- Michele Francesconi
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- Michele Francesconi
PIANISMO JAZZ Premessa Il pianista di jazz è un pianista che possiede una “competenza sintattica” sui linguaggi (Piras), cioè è in grado di rielaborare e ricombinare diverse formule dopo averle assimilate. A questa competenza egli aggiunge la propria sensibilità e le proprie scelte estetiche/etiche sulla musica. E' per questo che quando ascoltiamo un famoso pianista di jazz anche se cerchiamo di imitarlo totalmente non avremo mai l'impatto che egli ha sulla sua musica, perchè in lui la sintesi dei linguaggi è personale, e segue il suo gusto, mentre noi avremo sempre un' altra sintesi, un’ altra sensibilità: cioè, da qualsiasi punto partissimo, anche mutuando tutta la competenza sintattica dell'altro, poi gli sviluppi sarebbero diversi. In questo senso ognuno cerca il proprio stile secondo un'autenticità che si trova solo scavando nel proprio intimo. E' un'operazione lunga. Ci vuole tempo, pazienza, umiltà e sincerità. Inoltre se non “sentiamo” e vogliamo fortemente suonare jazz non potremo farlo, mentre anche controvoglia e per lunghi periodi potremmo studiare delle partiture scritte, eseguendole in maniera mediocre. La voglia di scoperta, di curiosità, la capacità di mettersi in discussione e l’apporto creativo nel jazz sono elementi fondamentali, e questo atteggiamento deve essere parallelo a una ricerca storica-culturale. Un tipo di apprendimento linguistico “induttivo”, dal particolare all’universale (Pieranunzi), costituirà quello che definisco “senso critico”, che è il bagaglio personale che ci accompagna e forma come persone e musicisti. Lo studio “artigianale” Ci vuole pazienza quando si studia. Relax. Soprattutto non facciamo confusione nello studio dei parametri, ricordiamoci che se stiamo sviluppando un parametro sicuramente un altro entra automaticamente in gioco ma forse non lo teniamo sotto controllo (cfr. il concetto di “Target Approach” da Hal Crook). Trovare l'equilibrio tra l'apprendimento del contenuto e quello del gesto. Per le cose belle ci vogliono tempi da artigiano. Un artigiano ha bisogno di calma, di un ambiente tranquillo. Una bottega non è un’industria, e deve fare un uso mirato della tecnologia. Io consiglio di usare gli strumenti moderni come i programmi di scrittura (Finale o Sibelius), quelli per rallentare i brani (es. Transcribe), quelli per crearsi delle basi ritmiche (es. Band In A Box, oppure le basi Aebersold, o l’IRealBook), e quelli per registrarsi, ma continuare a usare anche la carta su cui scrivere di getto le idee che ci vengono e il metronomo, che nella sua semplicità rimane uno strumento fondamentale. Inoltre bisogna praticare: andare alle jam session, suonare, fare tante gig (serate), progettare, vivere e rischiare nei progetti…anche quelli che sembra risultino fallimentari o che non hanno continuità e sviluppo. Ci sono diversi tempi per lo studio (parliamo di studio avanzato, quello che non ha difficoltà tecniche basilari e di lettura...). Per entrare in un brano bisogna suonarlo molte volte. Però prima di farsi prendere dal gesto (che è quello che fa vivere la musica) è importante rallentarlo per studiare i voicing, il tocco, insomma mettere in ordine le priorità attraverso un senso critico e fare delle scelte chiare alla base di un’ interpretazione. Poi, volendo citare Virginia Woolf, dopo che si è letto un libro bisogna aspettare che ci si posi la polvere sopra, e solo allora va riletto: così per gli standard e le song... L’apprendimento creativo L’apprendimento del jazz avviene attraverso un atto creativo, perciò più che essere metodici, nel senso sterile del termine, io consiglio di essere “curiosi ma rigorosi”. Curiosi nel senso che se ascoltiamo una cosa che ci piace giochiamoci come bambini per ore intere (l'apprendimento avviene attraverso il piacere). Rigorosi perché il bravo jazzista conosce molto bene il sistema temperato. Capacità di analisi: in fase di studio dobbiamo avere la capacità di analizzare un linguaggio se vogliamo poterlo riprodurre: capire perché un musicista del quale vogliamo apprendere lo stile sta facendo una determinata cosa (che sia un fraseggio, un voicing o un’intenzione timbrica). Altra cosa: le strategie di studio vanno personalizzate. Ognuno impara i propri sistemi di apprendimento durante il proprio percorso e li scopre da solo. E’ come quando per la prima volta guadagnamo dei soldi: ciò che si ottiene con impegno e sudore ha sempre più valore di ciò che ci viene regalato, e ci dà psicologicamente più forza e sicurezza. Certamente l’insegnante può essere dispensatore di consigli preziosi, ma questi vengono recepiti dall’allievo in un determinato momento del suo percorso. Spesso alcuni consigli sono prematuri, e quindi bisogna tenerli presenti ma sapere che si interiorizzeranno solo in un secondo momento. Dirò di più: come insegnante spesso mi chiedo se in realtà non si debba “aspettare” l’allievo, addirittura per anni: aspettare che il suo linguaggio si formi, e quindi in un certo senso è importante solo guidarlo attraverso gli stimoli giusti. A un allievo di pianoforte jazz cerco di dire: “Io posso svelarti i processi che hanno portato al mio gesto, e possiamo, magari insieme, indagare i processi che portano al gesto dei grandi pianisti di jazz, ma sarai tu a scegliere quello che vorrai assimilare...” I tasselli di un mosaico. Ogni volta che suoniamo mettiamo un tassello del mosaico che è la nostra storia. All’inizio è come spostare una montagna All’inizio è come spostare una montagna, perchè tutti i parametri vanno tenuti sotto controllo: ritmo, melodia, armonia, timbro...o meglio, se più ci piace prendiamo l’esempio di tanti rubinetti aperti (è chiaro che data la stessa quantità di acqua se apriamo solo un rubinetto il fiotto verrà più forte, ma la miscela che dobbiamo fare per avere buona musica è su tanti fattori). Dobbiamo inserire tante competenze all’interno di noi per poter suonare jazz. Per questo io credo sia necessaria la chiarezza, nel senso che è importante togliere alcuni automatismi che spesso ci portiamo dietro da anni (come battere il ritmo col piede in maniera non controllata, o spezzare l’accompagnamento della sinistra, o fare formule reiterate ma inutili musicalmente con la mano destra solo perché ci vengono bene). E’ importante quindi passare anche attraverso una fase di “repulisti” del nostro stile per poter dare peso alle tecniche più efficaci. Ricordiamoci anche che il nostro sviluppo musicale è legato alla percezione. Dire che certe volte si migliora a suonare “non suonando” non è sbagliato. La maturità si acquisisce attraverso tanti altri momenti di crescita che si riflettono nella nostra musica. Un mio amico musicista una volta mi ha detto: “Le idee migliori vengono da altri campi”. Lo stress arriva quando sono aperti più canali. Se riusciamo ad averli sotto controllo non c’è problema. Per questo se noi dobbiamo tenere sotto controllo troppi parametri in musica facciamo fatica, proprio in fase di studio. Cerchiamo di capirli e non accumularli. Cerchiamo quantomeno di gestirli, diminuendo le difficoltà di un canale se sappiamo che in un altro arriveranno i problemi (per esempio rallentando la velocità o dandoci dei limiti nella gestione armonica, o nel fraseggio). Una delle cose più difficili da capire per un interprete di musica colta che si avvicina al jazz è che lo sviluppo di ciò che si suona dipende dalla creazione di un gusto maturato attraverso gli ascolti. E' il concetto di una lingua viva, parlata, e non di un segno depositato sulla carta. Per questo anche in fase di sola armonizzazione il risultato non dipende dalla nostra tecnica o dalla nostra preparazione musicale, ma in definitiva dipende da un gusto formato: è come se l'orecchio richiedesse in anticipo a noi un certo tipo di voicing o di tecnica da applicare. Da qui poi passiamo a parlare del contenuto in rapporto al gesto. Se voglio un approccio più armonico allo strumento devo pensare più lentamente (come fa Monk). Se voglio un approccio più gestuale consiglio di studiare con le gambe stese e rilassate per capire che l'energia è nel corpo, togliendo tutti i movimenti inutili. Secondo Steve Kuhn l'energia deriva addirittura dalla punta del piede. ASCOLTI CONSIGLIATI Ho compilato una lista dei pianisti utili da conoscere per un quadro generale del panorama jazzistico. I pianisti sono stati divisi per decenni, seguendo un criterio storico - stilistico di massima. Una concezione moderna della storia della musica però tiene conto di un’idea sincronica dell’evolversi musicale, per cui i musicisti posti in un decennio sono chiaramente stati attivi in altri periodi, sia precedenti che posteriori. Oltre a questo la scelta è stata dettata da un percorso personale di conoscenza e di gusto. SCOTT JOPLIN (1867/1868 – 1917) (Ragtime) ANNI 20 JELLY ROLL MORTON (1890 –1941) WILLIE “THE LION” SMITH (1893 –1973) (Stride) JAMES P. JOHNSON (1894 –1955) (Stride) Albert Hammons (Boogie Woogie) / Pine Top Smith (Boogie Woogie) / Eubie Blake (Ragtime) / Fate Marable / Henry Ragas (Original Dixieland Jazz Band) ANNI 30 EARL HINES (1903 –1983) (Trumpet – Piano Style) FATS WALLER (1904 –1943) (Stride) COUNT BASIE (1904 –1984) (Swing) Joe Bushkin / Don Ewell (Stride) / Teddy Napoleon (Swing) / Mary Lou Williams / Johnny Guarnieri (Stride) / Jess Stacy (Swing) ANNI 40 ART TATUM (1909 – 1956) TEDDY WILSON (1912 – 1986) DUKE JORDAN (1922 – 2006) (Bebop) Milton Buckner (Block Chords) / Al Haig (Bebop) / Eddie Heywood / Billy Kyle / Ralph Sutton (Stride) ANNI 50 DUKE ELLINGTON (1899 – 1974) THELONIOUS MONK (1917 – 1982) NAT KING COLE (1919 – 1965) GEORGE SHEARING (1919 – 2011) (England) HERBIE NICHOLS (1919 – 1963) DAVE BRUBECK (1920 – 2012) JOHN LEWIS (1920 – 2001) ERROLL GARNER (1921 – 1977) RED GARLAND (1923 – 1984) ELMO HOPE (1923 – 1967) BUD POWELL (1924 – 1966) RUSS FREEMAN (1926 – 2002) HAMPTON HAWES (1928 – 1977) SONNY CLARK (1931 – 1963) WYNTON KELLY (1931 – 1971) Billy Taylor / Bengt Hallberg (Sweden) / Dick Hyman / George Wallington / Walter Bishop ANNI 60 BILL EVANS AHMAD JAMAL MC COY TYNER HERBIE HANCOCK OSCAR PETERSON LENNIE TRISTANO HORACE SILVER ANDREW HILL BARRY HARRIS HANK JONES CEDAR WALTON BOBBY TIMMONS HANK JONES KENNY DREW JAKI BYARD CECIL TAYLOR MAL WALDRON TOMMY FLANAGAN ANNI 70 KEITH JARRETT CHICK COREA JOE ZAWINUL (Austria) PAUL BLEY (Canada) CLARE FISCHER DON PULLEN RAY BRYANT DAVE MCKENNA JIMMY ROWLES ABDULLAH IBRAHIM - DOLLAR BRAND (South Africa) KENNY BARRON MISHA MENGELBERG (Holland) CESAR CAMARGO MARIANO (Brasil) ANNI 80 GEORGE CABLES KENNY KIRKLAND GERI ALLEN HAL GALPER LYLE MAYS JOHN TAYLOR (England) MARTIAL SOLAL (France) MONTY ALEXANDER (Jamaica) MULGREW MILLER RICHIE BEIRACH ALEX VON SCHLIPPENBACH (Germany) FRANCO D'ANDREA (Italy) ANNI 90 EGBERTO GISMONTI KENNY WERNER RUSSELL FERRANTE FRED HERSCH ANDY LAVERNE MICHEL PETRUCCIANI LUCA FLORES (Italy) ENRICO PIERANUNZI (Italy) BOBO STENSON GONZALO RUBALCABA BOJAN ZULFIKARPASIC BRAD MEHLDAU ANNI 2000 DANILO PEREZ MARIO LAGINHA (Portugal) MISHA ALPERIN MATTHEW SCHIPP MARCUS ROBERTS KEVIN HAYS ANTHONY COLEMAN VIJAY IYER CRAIG TABORN FABRIZIO PUGLISI (Italy) ROBERT GLASPER JASON MORAN ASCOLTATI DI RECENTE: NUOVE GENERAZIONI 2010 AARON PARKS (quartetto di Gretchen Parlato) BILL CHARLAP ANDERS AARUM ANDRE’ MEHMARI (BRASIL) BILL CARROTHERS COLLIN VALLON (LAVORI PER ECM) ERIC LEGNINI (gruppi francesi di Stefano di Battista e Flavio Boltro) FEDERICO LECHNER (origini argentine, vive a Madrid) ALTRI ALAN BROADBENT (arrangiatore) BENNY GREEN BILLY WALLACE CLARENCE PROFIT DANNY ZEITLIN DONALD BROWN JAN JOHANSSON URI CAINE (arrangiatore) GIORGIO GASLINI (Tempo e relazione) GORDON BECK (England) HORACE PARLAN JAMES WILLIAMS JAN HAMMER JOANNE BRACKEEN JOE BONNER JOHN HICKS JUNIOR MANCE KIRK LIGHTSEY LARRY YOUNG (organista) LOU LEVY MARCUS ROBERTS MARIAN MCPARTLAND ONAJE ALLAN GUMBS PETE JOLLY RANDY WESTON RICHIE POWELL RONNIE MATTHEWS SAL MOSCA (allievo di Tristano) STANLEY COWELL STEFANO BATTAGLIA (improvvisazione libera) STEVE KUHN TADD DAMERON (compositore – arrangiatore) TETE MONTOLIU WALTER DAVIS JR. JACKY TERRASSON LATIN JAZZ MICHEL CAMILO RUBEN GONZALES CHUCHO VALDES ERNESTO LECUONA HILTON RUIZ SONNY BRAVO GILBERTO COLON JR. LINO FRIAS LUIS MARTINEZ GRLNAN SCAR HERNANDEZ PEDRO JUSTIZ (PERUCHIN) PAPO LUCCA NORO MORALES CHARLIE PALMIERI EDDIE PALMIERI HECTOR INFANZON (MESSICO) MARIUS PREDA piano & cimbalon FLAMENCO CHANO DOMINGUEZ JOSE LUIS (PEPE) TORRES DIEGO AMADOR PABLO RUBEN MALDONADO SERGIO MONROY ABDON ALCARAZ LIBERA IMPROVVISAZIONE CECIL TAYLOR (album Silent Tongue, For Olim) PAUL BLEY MATTHEW SCHIPP KEVIN HAYS ANTHONY COLEMAN KEITH JARRETT (ALCUNI DISCHI IMPULSE) CRAIG TABORN ANTONELLO SALIS ENRICO PIERANUNZI STEFANO BATTAGLIA FRANCO D’ANDREA LUCA FLORES FABRIZIO PUGLISI VERYAN WESTON (LONDRA) ALEXANDER VON SCHLIPPENBACH (BERLIN) AKI TAKASI (BERLIN) JAQUES DEMIERRE (GINEVRA) HERBERT HENCK (SVIZZERO) interprete CHRISTIAN WALLUMRØD RAN BLAKE MISHA MENGELBERG WAYNE HORVITZ GUUS JANSSEN MUHAL RICHARD ABRAMS BLUES, BOOGIE E NEW ORLEANS STYLE vedi documento dedicato CONTAMINAZIONI - MUSICA SCRITTA Louis Moreau Gottshalk (1829-1869): pianista compositore di New Orleans Federico Mompou (Francia) primi Novecento musica per piano. Kapustin Goulda APPUNTI SPARSI PIANO SOLO Qual è l’approccio bianco e quello nero? Ha ancora senso questa distinzione? Come si fa a suonare puliti ma con l’intenzione sporca? Perché vuoi suonare pulito? Perché ti piace il controllo dello strumento senza spingere. Questo però ti chiude altre porte… ma basta saperlo. Se vuoi aprirle basta sporcarsi un po'. In questo sento che la musica è veramente un atto intimo che va a toccare i lati più profondi del mio carattere e del mio essere. Quando improvvisi sapere quanto eti/esteticamente ti CONCEDI di sporcare, perchè solo di lì può nascere qualcosa. Pensa a una casa perfetta, pulita e in ordine... e poi pensa a una casa piena di bambini, di chiasso, di disordine ma anche di movimento, pensa a quanto calore ti darebbe. Il cambiamento che devi fare è togliere un po’ di schema e tornare un po’ di più a perderti (riassociarsi...) Concentrazione e relax. Essere “in time”. Spesso nel piano solo c’è troppo pieno. Anche in Cecil Taylor sento poco respiro (anche se forse in lui questa cosa è voluta). Rette parallele Uno stato di interesse avviene quando c’è uno scontro di parametri, non un parallelismo. Se muovo 2 parametri non creo interesse. Se lascio fermi 2 parametri non creo interesse. Se muovo 1 parametro e lascio fermo l’altro creo interesse. Armonizzazione (il contenuto) Quando armonizziamo al pianoforte andiamo lentamente, e pensiamo da arrangiatori. Eliminiamo tutti i difetti “pianistici” e pensiamo da organisti. Dobbiamo fermare il tempo e concentrarci sulla bellezza di ogni voicing. Come in cucina J (Da una mail) Solo una piccola riflessione. Dopo la lezione di lunedì in cui avevo promesso a S. che avrei armonizzato Polkadots & Moonbeams mi sono messo nei ritagli di tempo a darci un'occhiata. Ho dato un'occhiata alle trascrizioni del grande Bill Evans, e devo dire che armonizzare un brano comporta veramente tanto tanto tempo. E' esattamente come una ricetta. Se facciamo fare il ragù a 100.000 nonne in Romagna verranno fuori 100.000 ragù diversi. Basta un pizzico di sale in più, una foglia d'alloro, qualche minuto in più di cottura... Esattamente come l'armonizzazione. E' per questo che si dice che Bill Evans stesse delle ore su un voicing (e cento anni prima lo faceva Chopin). Per cui, a meno che non dobbiamo fare un arrangiamento, non serve molto scrivere l'armonizzazione, ma serve di più suonarla e sentirla VIVA. Quindi, per concludere, bisogna fare assimilare al nostro corpo e al nostro orecchio tutte le tecniche possibili. Il mio consiglio è di avere calma quando ci dedichiamo a questo lavoro, e non spingere mai: lasciate respirare il suono... Non bluffate mai, non mentite a voi stessi, e cercate, comunque, una COERENZA su come state conducendo il brano. Se iniziate un’ armonizzazione in modo scarno portatela avanti così, e sarà molto più bella da sentire che un’ armonizzazione complessa nella fase iniziale che però non riuscite a mantenere. Ok? Comping (occhio agli automatismi!) Evitare di spezzare o arpeggiare l’accompagnamento della sinistra a meno che non si tratti di una scelta consapevole. In generale tutte le “tecniche” pianistiche (arpeggi, trilli, cluster, stride piano… ) dovrebbero essere funzionali alla musica. I grandi maestri come Bill Evans e Thelonious Monk sono un esempio di ciò: nella loro musica ogni tecnica specificamente pianistica è usata in maniera “sostanziale”, di contenuto. Quando accompagniamo ad esempio possiamo pensare alla sezione fiati di una big band, che non è certo spezzata: il godimento del nostro orecchio quando sentiamo jazz è dato dalle tensioni sui vari parametri…per questo sentire un comping interessante dal punto di vista ritmico significa che è più sobrio da altri punti di vista: più compatto, più interessante a livello di voicing, e non arpeggiato. Chiarezza ritmica prima di tutto: i grandi hanno chiarezza ritmica. Il pedale Il pedale non deve essere di default, serve per il risultato sonoro...imparare ad ascoltarlo, ad ascoltarsi, ascoltare il proprio suono anche in relazione alla sala in cui si è. Ogni tanto mi dimentico di quanto è bello suonare il pianoforte, ...di quanto sia bello spingere i tasti, insieme. Non è solo il concetto di armonia che esprimo, ma quella sensazione di intimo calore che questo strumento trasmette da più di trecento anni. Sul pianoforte suoniamo Chopin. E Ellington. Possiamo suonare un adattamento di un'opera. E’ uno strumento autarchico, che si basta da solo per creare bellezza. Me ne accorgo anche in questo periodo che sto studiando su una tastiera elettronica. Ma è il concetto: gli 88 tasti, come una tavolozza di colori. Suonare il pianoforte facendo sentire i 3 registri (dividiamolo come se fosse l’equalizzatore di un mixer): se noi suoniamo con sicurezza non si sentirà la mancanza di niente, anzi sarà ancora più godibile sentire affiorare di tanto in tanto i bassi, l’armonia e il lirismo. Dove stiamo andando? Verso che pianismo stiamo andando? Un pianismo di sintesi, ma TESO. Dopo Corea chi? Craig Taborn? Robert Glasper? VIJAY IYER? Stiamo andando verso un pianismo o verso un TASTIERISMO? In fondo è il concetto di tastiera, che da secoli si fa avanti, non quello di pianoforte. I contesti che accolgono il pianoforte cambiano col tempo. Danilo Rea Secondo Danilo Rea dovrei legare di più, magari togliere un po' di sinistra (di armonia evansiana) per liberare la destra. Suonare come lui dice “cromatico”, alternare la melodia a cromatismi jazzistici. Danilo usa le none vuote nella sinistra che gli danno quella sonorità POP caratteristica del suo stile. Gesto e contenuto Di solito il gesto è più veloce del contenuto. Se si vuole più contenuto si devono rallentare i gesti. Cosa spiego agli allievi? Che quando studiano le armonizzazioni devono evitare il gesto. Pensiamo a Flores: è in gran parte sintesi di contenuto, più che di gesto. Gesto e contenuto: se inverto il gesto e il contenuto in due pianisti viene fuori un disastro. Proviamo a suonare i cluster di Monk col tocco di Bill Evans, o i voicing di Bill Evans col tocco di Monk... Nell’interpretazione classica il contenuto, depositato nella carta, nella partitura, vive attraverso il gesto dell’interprete, anche se credo che in un certo senso il gesto possa anche essere in qualche modo “scritto”. L'agogica del pianobarista Il modo tipico di suonare “da nave” crea un rubato che segue la melodia. Non è sbagliato, anzi, è piacevolissimo (penso a chi il pianobar lo sapeva suonare bene, prima dell'avvento delle basi o dei sequencer). Però non è jazz. Perchè nella ballad jazz il time rimane OGGETTIVO, e solo all'interno della griglia della song si interpreta ritmicamente il tema. Certo, anche nel jazz il rubato è sempre esistito, ma forse come elemento di contrasto: Ellington, Tatum, Evans etc. ). Less is more In piano solo non si deve sentire la mancanza di niente. Non devo sentire la MANCANZA del contrabbasso, perchè io suono il piano. Chi l'ha detto che ci deve essere il contrabbasso? Perciò seguire questo criterio: meno si è più si deve togliere. LESS IS MORE, come dicono gli americani. Fare sempre una scala di priorità quando si suona. Visto che la musica è performativa siamo noi a decidere a chi dare preminenza e cosa si può tralasciare. Quando siamo in equilibrio coi parametri allora arriva l'emozione. Capacità di AUTOALIMENTARSI, come un orologio da polso che si ricarica da solo. Appena forziamo sul pianoforte (o su altri strumenti) fermiamo il flusso, lo sentiamo e stiamo male. Quando suono i bassi (tipo walking ma non solo) devo stare nel registro dei bassi. Solo Dado Ho partecipato a un piccolo incontro con Dado Moroni in cui ha parlato del piano solo: - uso delle decime e dello stride - uso del drop 2 e dei block chords partendo dal basso (risulta meno naturale alla mano ma musicalmente è molto bello) - uso dei controcanti, movimento delle voci interne (come spiega Barry Harris) - come diceva Oscar Peterson puoi riempire dei vuoti di fraseggio della destra con parti armonizzate. Mi ha consigliato di ascoltare un pianista che si chiama Dave McKenna (e che è diventato uno dei miei preferiti per la classe e l’eleganza che ha). Aprire ai parametri Qual è la differenza tra l'approccio interpretativo e quello performativo? Il suono. Appena suono io apro ai parametri, e tutto è nuovo. Invece l'approccio interpretativo PREPARA il suono, fino all'ultimo, cercando la perfezione; ma così si chiude la strada... Inoltre: La differenza sostanziale tra un approccio romantico in Chopin e in una ballad è dato dalla concezione agogica. In Chopin o Beethoven è la melodia che ci porta a cantare e a variare l’agogica, nella ballad jazz tutto deve essere più sobrio (all’interno dell’oggettività metronomica) e anche più teso. Pensiamo a come espone un tema Chet o Bill Evans. Tocco Monk-Corea: un po' spinto, sui tempi medio-veloci. Leggera pressione delle dita sui tasti: gusto per gli accenti (gesto). Uso dei cluster. Accompagnamento Allenarsi (ad esempio su un 3 quarti scorrevole come Someday My Prince Will Come) a lasciare andare solo la sinistra. Allenarsi in modo casuale a togliere la destra. Questo vuoto non ci deve più spaventare. In questo modo non avremo paura, il brano scorrerà e noi faremo le pause nei fraseggi della destra. Siamo pianisti, non trombettisti Ricordarsi sempre che suoniamo il PIANOFORTE: cioè io posso allenarmi a cantare come se suonassi uno strumento a fiato, ma poi “organologicamernte” il pianoforte è portato a far sentire più voci, più suoni contemporaneamente, e ha un'indole percussiva: per cui aprire la mano alle ottave nella destra, ai bicordi... Canto “brasiliano” Studio su Chega de saudade Allenarsi a suonare il tema indietro e in avanti, anticipando e ritardando. Lap Dance! Esempio del ballerino in una coreografia con un oggetto inanimato (o come mi suggeriva un mio allievo smaliziato la Lap Dance). Stessa cosa è il tempo metronomico. Dobbiamo essere noi ad adattarci a lui. E a rendere morbido e dinamico il movimento. Ieri si suonava di più ...nei locali, nei piano bar...magari la qualità era peggiore, ma si aveva più tempo per stare sullo strumento. Oggi è tutto quasi troppo “ottimizzato”. Voler bene anche a un modo di fare musica più “underground”, senza per forza avere la perfezione dell'”evento” o del “progetto”. Spartiti senza tema Con una nota cantante con cui ho suonato alcuni spartiti non avevano il tema. Di solito per me è indispensabile per capire l'armonia, ma in questo caso mi ha aiutato a liberare di più la percezione... scordarmi della melodia per stare dentro la successione accordale. Equilibrio timbrico Descrivere la dinamica base del trio Il trio jazz alla fine è una questione di EQUILIBRIO TIMBRICO! Piacere fisico di stare sul tempo. Time. La scrittura ha condizionato il pensiero E' solo una questione di priorità! Difficoltà di decidere le priorità. Schemi culturali. Per uno che ha studiato anni musica classica sarà difficile rinunciare all'esattezza e alla mensurabilità ritmica. Discorso sporco-pulito. Differenza tra avere controllo di un parametro e farsi sopraffare dalla priorità della pulizia. E' un po' lo stesso confine che esiste tra l'ordine e l'ossessione (conosco bene questo tema). Paolo Birro Piede in battere, su tempi medi; sinistra sul levare del secondo e del quarto quarto. Per dare il senso di poliritmia (sembra un po' di suonare la batteria). Dà molta stabilità sul time e rafforza il senso dello swing. Puglisi: un buon modo per prendere un accordo è un’estensione di nona vuota. Pieranunzi invece faceva usare voicings di settima con la fondamentale e la seconda. Diteggiature Il pensiero della diteggiatura è diverso tra l'interprete di musica colta e il jazzista. Quando ci troviamo a dover diteggiare ad esempio una trascrizione di Bud Powell o Bill Evans quello che interessa in primo luogo il jazzista sono i movimenti della mano in rapporto ai processi compositivo-armonici-melodici. E' diverso diteggiare una ballata di Chopin, in cui, ad esempio, alcuni passaggi possono essere suonati legati perchè pre-visti e in cui la priorità è rappresentata dalla precisione delle note e della concezione del fraseggio o delle seconde voci.... Nel jazz l'improvvisazione impone al pensiero estemporaneo del jazzista una logica che ha a che fare spesso con le formule armoniche-melodiche da portare in giro sulla tastiera in tempo reale. Il piacere di accompagnare Sto studiando un bel brano bluesy di Joshua Redman che si chiama Home Fries. Lo studio sul disco a sottovelocità, e devo dire che scopro piano piano il piacere di accompagnare, di cercare dei voicing diversi volta per volta. E' uno dei compiti del pianista, quello di accompagnare, ma forse solo adesso intravedo la maturità di questo compito e il piacere di assolverlo, senza la smania di arrivare subito al mio assolo. Kyle Rhythm Changes Viene fatto risalire al pianista Billy Kyle questa sostituzione armonica nelle prime 4 battute del rhythm changes: invece di partire col turnaround si parte in discesa di dominanti dal sesto grado minore: per esempio su un anatole in Bb partiamo con Gb7 F7 E7 Eb7 D7 Db7 C7 B7 Da un analisi sulla variazione dedicata a Bud Powell di Bill Dobbins Nel fraseggio di Bud Powell su un accordo semidiminuito è pensato un accordo di settima posto una terza maggiore sotto. Ad esempio: Am7(b5) sopra ha un fraseggio di F7 (che può poi essere mantenuto anche per il D7). Ne parla anche Barry Harris. La consapevolezza supera il talento E' solo nel momento in cui si prende coscienza di una cosa che la si comincia ad usare veramente. Prima era un automatismo, anche se talentuoso. E' la consapevolezza che supera il talento. Parametro Narrativo Imitazione – contrasto in interplay con gli altri. Parametro Narrativo Breve workshop con Federico Lechner (pianista di origine argentina che vive a Madrid) “L’assolo è una questione di energia.” Ci ha fatto fare in cerchio (eravamo circa 5/6 persone) un esercizio ritmico basato sul 3-32 (quarto puntato – quarto puntato – quarto) dicendo rispettivamente le sillabe TUM (ginocchio) – PA (mani) – TUM (ginocchio). Poi, a turno, ognuno improvvisava liberamente sopra questa sequenza tenuta da tutti gli altri. Molto bello. Con questa cosa voleva porre l’attenzione sul fatto di allenarsi senza strumento a livello ritmico su qualsiasi groove (tango, swing…qualsiasi ritmo). Quando si improvvisa cercare di far venire bene tutto, soprattutto le cose semplici. Concentrarsi per esempio o sulle note o sul ritmo. Problema dei pianisti: non devono respirare per suonare, quindi suonano sempre. Federico invita i suoi allievi a parlare mentre tengono un ostinato ritmico, in modo da sdoppiare la coordinazione. RHUMBA FLAMENCO EEFFGFEE Su questa armonia o cambia note o cambia ritmo, non cambia mai le cose contemporaneamente. Non confondere l’intensità con la dinamica. Una frase molto intensa può essere suonata con una dinamica di pianissimo. Prima ballare e poi suonare: Prima sentire e poi suonare. Sensazione che si prova accompagnando l’assolo di contrabbasso prima di arrivare al solo del piano. Blues tocco Monk-Corea con sostituzioni prese dal Dobbins Per avere un suono acido usare le sonorità esatonali all’interno degli accordi di dominante. Dare sempre coerenza comunque all’assolo alternando anche momenti orchestrali. Riferimento: Blues for Art di Corea Studia anche blues di Ellington suonato da Puglisi (Creole Love Call) con concezione orchestrale. Il riff vince sugli accordi. Guitar Style Accompagnamento della mano sx alla Freddie Green, ma come veniva ripreso da Erroll Garner con una acciaccatura iniziale dal basso. Partire da Red Garland per una concezione mainstream e bluesy, e senso dello swing. Tutti i dischi degli anni 50. Forza di gravità Ogni grande performer pianistico ha un proprio rapporto con la forza di gravità Fusion Ascoltati e studiati brani di Dave Weckl, Yellowjackets, Metro, Fourplay… gusto per le sonorità con slash chords. Monk Usare la nona minore vuota in basso: è già piena di significato. E’ un dominante puro. Dopo anni a studiare il gesto, l’appoggio, le sfumature dinamiche nel fraseggio…adesso voglio concentrarmi sul contenuto e vedere come cambia il mio studio. E quindi posso abbandonare un po’ il bel suono. E’ quasi deresponsabilizzante. Cambiare BPM, metro e tonalità ci fa vedere il pezzo sotto aspetti diversi. In piano solo, soprattutto, quando c’è dispersione di fill, pensa come SE AVESSI UNA MANO SOLA (concetto orchestrale). Tirare giù dai caposcuola? Si, ma non solo, anzi… tengo molto a questa teoria di avvicinarsi a ciò che è vicino a noi. Può essere un pianista minore, non importa. Se fa una cosa bella prendiamola. Anche perché il formulario delle frasi non ha una paternità chiara depositata all’ufficio brevetti. Tadd Dameron Turnaround CMaj7 – EbMaj7 – AbMaj7 – DbMaj7 Guardati I Hear A Rhapsody di Corea Trio Music Live in Europe. Corea fa un assolo meloritmico prima di suonare il tema. Tecnica gemella all’assolo armonico. Petrucciani accompagnamento sinistra in “All The Things You Are” in Conversation Come chiamare la tecnica delle ottave spezzate in ottavi usate da Ray Bryant? Trovata nella variazione di Pete Johnson del IV vol. del Dobbins. Si chiama “eight to the bar” Time Remembered di Bill Evans Studiato a 70 di metronomo ballad. Usati i voicing tipici di Evans col semitono interno che crea drammaticità e i Shearing voicing. Notato che il brano è tutto su 2 colori: dorico e lidio. Per l’improvvisazione è meglio pensarlo come un suono-colore più che suono-frase (da Maurizio Franco). Infant Eyes (Wayne Shorter) Oltre alla bellezza del brano, alla perfezione della costruzione…l’assolo di Shorter è abbastanza di atmosfera, usa cromatismi…colori, ma quello che colpisce è Hancock, appoggio diminuito a batt 5 della B e poi durante la sua A la settima maggiore per creare tensione. Il peso specifico dei colori. Appunti dal vecchio doc sull’armonizzazione Quadriadi diminuite sopra dominanti (scala dim½). La scala diminuita è formata dalla sovrapposizione di due quadriadi diminuite a distanza di un tono, per cui ci possono essere tantissime combinazioni. Diciamo in generale che su un accordo di base di C7 la quadriade di C#° mi dà una tensione di b9, mentre la quadriade di Eb° (che è anche quella del C°, cioè della fondamentale dell’accordo) mi dà le tensioni più forti. Queste tensioni ultime sono anche riconducibili al colore del blues, infatti quando suoniamo un blues in realtà possiamo considerare durante l’improvvisazione lo stesso accordo diminuito nascosto nell’accordo di dominante, perché sono presenti entrambe le blue note (terza minore e quinta diminuita) e la tredicesima, che fanno parte delle scale blues minore (più scura) o maggiore (più chiara). Progressione di diminuiti diversi alternati su un frammento di scala diminuita (Bill Evans in Waltz for Debbie batt 14, oppure in A Time For Love batt 16). Tecnica Evans modulazione alla tonalità lontana (siamo in Eb, modulazione F#m B7 EM7, e poi si torna a Eb). Clichè armonici da brani celebri (Es. Night and Day = #IVsemidim / IV min / IIImin / bIIIdim / II / V7 / I ) Herbie Hancock chord (F, C, Ab, e triade in secondo rivolto di Eb) & Kenny Barron chord (2 accordi 1,5,9 a distanza di decima minore). Left Hand Voicing: quattro usi dello stesso left hand voicing (Es. Ab C D G): Bb13 / Fmi6/9 / G frigio / E7alt. Usare il side stepping anche sui left hand voicing: da sotto, da sopra, da sopra-sotto e da sotto-sopra. Qual è la differenza tra suonare il piano e comporre per più strumenti? Che se uso più strumenti posso fare più pause al piano. Lavorare per sottrazione.