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Vita di S. Audeno L’epoca più prolifica di crimini fu come testimoniato dalla storia il periodo merovingio. Lo stato di barbarie in cui si trovavano i Franchi ne fu senza alcun dubbio la principale causa. Ma allo stesso modo in quest’epoca ci fu il trionfo della religione cattolica che mentre stabiliva il suo impero sul pensiero, faceva nascere in certe anime privilegiate le più sublimi virtù, accanto agli spaventosi misfatti dei successori di Clodoveo I. Proprio, infatti, quando Brunilde e Fredegonda smisero di stupire il mondo con il loro sanguinoso conflitto, si vide apparire sui gradini del trono dei santi di cui la chiesa venererà sempre la memoria: Eligio che fu la gloria di Dagoberto I°; e Dadon o santo Ouen, Audoenus l'illustre arcivescovo di Rouen, di cui mi accingo a raccontare la vita. Verso la fine del vii° secolo, sotto il regno di Clotario II, re di Francia, viveva a Sancy-les-Cheminots piccolo villaggio sito non lontano da Soissons un signore di nome Autario, che aveva sposato una donna di nome Aiga, ambedue illustri per le loro virtù tanto quanto per la loro nascita. Avevano tre figli: Adon, Dadon e Radon. Adon, il maggiore, dopo aver vissuto qualche tempo alla corte di Clotario e di Dagoberto, rinunciò al mondo per dedicarsi a Dio. Radon, l'ultimo, fu soprintendente delle finanze, dove, per una fortuna di cui ci sono troppo pochi esempi, si santificò al centro stesso dei pericoli della corte e della mondanità. Il secondo dei tre fratelli, Dadon o Ouen, (Adoenus), venne al mondo all’inizio del VII° secolo. La sua virtuosa madre gli insegnò presto a conoscere Dio, a volgere il suo cuore a lui ed amarlo. Ella si fece un dovere di far nascere nell’anima del suo giovane figlio germogli di qualità rare e preziose. Dio fece si che, nuovo Giacobbe, Audoenus ricevesse fin dalla più tenera età, la benedizione celeste che si estese su tutta la vita e lo protesse. Siccome la famiglia si faceva pio dovere quello di dare ospitalità agli stranieri, ai viaggiatori e soprattutto ai religiosi, capitò che durante l’infanzia di Audeno, San Colombano si trovasse a passare dal villaggio di Ussy-sur-Marne dove Autario era allora con tutta la sua famiglia. Autario e la moglie lo accolsero con una gioia straordinaria, e la virtuosa Aiga era convinta che la benedizione di questo grande santo non poteva essere che un felice presagio per l’avvenire dei suoi bambini, li presentò al venerabile abbate che li benedì e predisse loro che sarebbero stati un giorno, tre uomini molto utili allo stato e alla chiesa. Predizione che si verificò soprattutto al riguardo di Audeno; che fu cancelliere di Francia e arcivescovo di Rouen. Dopo aver ricevuto da sua madre i principi di una buona e santa istruzione, si giudicò che era giunto il momento di dare ai suoi studi una direzione più solida e continua. L’abbazia di San Medardo a Soisson, eccellente al tempo per l’alta reputazione di pietà, e per la vastità dei suoi insegnamenti nelle scienze e le lettere umane. Fu scelta questa affinché il nostro giovane santo apprendesse all’ombra del chiostro e del santuario questa scienza della vita, questa conoscenza del cuore umano, così necessaria a tutti, e purtroppo così poco conosciuta dalla maggioranza. Così fu in questa abbazia che Audeno attinse ancora giovane i principi religiosi, questa pietà, questa fede viva, questa carità ammirabile, che ritrovò in se lungo tutta la sua vita. Fu la che apprese queste conoscenze profonde che gli permisero di ricoprire in seguito con distinzione le prime cariche statali. Ma arrivò presto il giorno in cui il nostro santo dovette fare il suo ingresso nel mondo. Se avesse seguito solo i suoi gusti, egli certamente avrebbe preferito il ritiro alle agitazioni e alle gioie chiassose della corte. Tuttavia dovette per obbedienza conformarsi ai desideri di suo padre, che nella sua qualità di signore1 e favorito del principe volle presentare suo figlio al re Dagoberto. Non oso immaginare quale fu l'impressione di Audeno alla vista dello spettacolo che si offrì alla sua vista quando, per la prima volta, fu chiamato a vivere nel mezzo di quelle che si si definiscono le gioie mondo. Lasciando da parte tutto ciò che può adulare le passioni, non ebbe altra ambizione che piacere a Dio e fare rapidi progressi nelle virtù. Ebbe la fortuna di incontrare a corte un amico vero, nella persona di sant’Eligio che fu costantemente il custode della sua innocenza, il suo consigliere ed il suo modello nella pratica del bene, non si saprebbe ammirare mai a sufficienza il genere di vita che condussero questi due amici. Tutti impegnati che erano nei disbrighi del mondo, non si stancarono mai di pregare, e di assistere i poveri e i malati. Portando sotto i loro ricchi abiti gli strumenti della penitenza, diedero sempre, sebbene fossero solo laici, delle prove splendenti della loro pietà, del loro zelo e della loro carità. Anche, il re, fu contento di trovare nel figlio di Autario un giovane uomo che univa alla scienza ed al merito, le qualità e le virtù più rare, lo volle a corte, e lo nominò referendario o cancelliere di Francia. A partire da questo momento, Audeno fu sempre amato dai re, riveriti dai grandi e dal popolo, gradito a tutti. Unendo alla bellezza del corpo un spirito saggio, previdente, giudizioso, gli si affidarono tutti gli affari dello stato. Ed il suo consiglio, fu gradito sempre al re e ai ministri che osservavano i suoi pareri come degli oracoli. Egli esortava sovente il re a guardare a Gesù Cristo come il sovrano Signore, senza la cui assistenza nessun principe saprebbe governare con giustizia. Lo consigliava soprattutto a prendersi una cura particolare di tutto ciò che riguardava la chiesa, ad essere il protettore dei poveri, degli orfani, degli stranieri, ed a provvedere al sollievo di tutti coloro che erano nella sofferenza. Dagoberto accoglieva i suoi consigli con gioia, e li metteva in pratica; ciò lo rese il principe più onorato della sua epoca. Dopo la morte di questo re; Clodoveo II, il suo successore, continuò ad affidare i sigilli dello stato ad un così eccellente ministro. Tuttavia, alcune persone ragguardevoli per la loro pietà convinsero Audeno a lasciare la condizione di laico per abbracciare lo stato di religioso. Il nuovo monarca acconsentì a separarsene per consegnarlo alle necessità della chiesa. Audeno ricevette dunque l’ordinazione da Dieudonnè, vescovo di Mâcon, nell'anno 644. Nel frattempo, san Romano, arcivescovo di Rouen, morì, ed il clero, fu obbligato a nominare un altro prelato al suo posto. La grande reputazione del santo cancelliere fece gettare lo sguardo; su di lui per questa sede vacante. Si ricordava con Riconoscenza l'affetto che aveva manifestato agli abitanti di Rouen, ottenendo dal re in favore della loro città il “privilegio del prigioniero2”, per perpetuare la memoria del grande miracolo di san Romano, che se dovessimo credere alla leggenda, aveva liberato il loro territorio da un drago che divorava tutti quelli che si avvicinavano alla sua caverna. Il nostro, santo, dopo avere resistito alle preghiere del re, dei grandi e del clero si arrese infine al loro volere; ma si guardò bene dal farsi consacrare immediatamente. Volle esercitarsi prima nella predicazione per non passare immediatamente dal disbrigo degli affari mondani all'esercizio delle sublimi funzioni dell'episcopato. Avendo rinunciato agli affari secolari dunque lasciò la corte, ed andò a predicare la parola di Dio al di là della Senna e della Loira. Insegnò a molti i principi della fede; fortificò altri nella dottrina che avevano già ricevuto; ne riportò altri alla chiesa che l'eresia aveva fatto loro abbandonare. Attaccò con un coraggio infaticabile tutti i vizi che sfiguravano la sposa di Gesù Cristo. Più tardi si distinse per il suo amore per la disciplina in un concilio tenuto a Chalons, nel 650; ed in un sinodo tenuto ad Orléans, nel 651, dove fu condannato un eretico, venuto dall’Oriente ad Autun e che spargeva tra i fedeli gli errori del monotelismo. Si racconta che essendo andato in Spagna, per portare li la luce del vangelo, ottenne miracolosamente per le sue preghiere una pioggia abbondante che restituì la fecondità a quella contrada afflitta da sette anni da una grande siccità, e che passando dall'Angiò, al suo ritorno in Francia, guarì in modo miracoloso un mugnaio che era stato colpito di una paralisi per avere violato, la santificazione della domenica. Infine, arrivando a Rouen, ritrovò, con gioia molto grande, il suo vecchio amico, sant’Eligio, appena nominato vescovo di Noyon e di Tournay e che era andato ad incontrarlo; il 14 maggio 646, tutti due furono consacrati vescovi nel monastero di San Pietro che diventò più tardi la celebre abbazia di Saint’Ouen. Nessuno saprebbe esprimere bene il modo in cui questo ammirevole arcivescovo si comportò, nella condotta del suo popolo fin dal giorno della sua consacrazione. Ecco la tabella che P. Giry3 ci ha tracciato della vita episcopale di Sant’Audeno: Conservò sempre, ci dice egli, la stessa modestia e la stessa serietà che 'aveva. La sua umiltà, ben lontano dal diminuire, al contrario, aumentò. I suoi abiti erano semplici, i suoi mobili poveri, viaggiava senza pompa e senza lussi. Mortificava la sua carne con veglie e frequenti digiuni. La sua astinenza era così rigorosa, che la fame che soffriva quasi sempre gli rendeva il viso pallido, e tanto che faticava a reggersi. Pieno di disprezzo per gli onori del mondo, fuggiva la compagnia dei grandi, preferendo loro i poveri, gli schiavi ed i prigionieri. Mai prelato ebbe più tenerezza e bontà per il suo popolo. Aveva cura di istruirlo con i suoi sermoni, di correggerlo con i suoi rimproveri, di aiutarlo con la sua generosità, Non contento di predicare nella sua cattedrale, faceva ogni anno, la visita della sua vasta diocesi, percorrendo le città, i borghi, i castelli ed i villaggi, visitando anche i terreni a mezzadria e le frazioni più lontane, per conoscere tutto il suo popolo, avendo grande piacere a spiegargli i misteri della nostra fede, e ad elevare gli spiriti più grossolani alla conoscenza ed all'amore del nostro Signore Gesù Cristo. Il suo clero era anche il principale oggetto delle sue cure. Stabilì per esso un'ammirevole disciplina ed un modo di vita piena di edificazione. Tra i differenti personaggi che ricevettero il sacerdozio e che si formarono alla scuola del nostro santo, ricordiamo: san Germer, sant’Herbland e sant’Ansbert, il suo successore, all'arcivescovado di Rouen. Egli abbellì la sua cattedrale donò per essa dei libri, dei calici sacri, dei mobili preziosi. Ma fu soprattutto nella costruzione delle chiese e dei monasteri che il santo arcivescovo dispiegò il più grande zelo, egli ne elevò un gran numero nella sua diocesi e in altre contrade di Francia. Fu allora che san Vandrille, che aveva ordinato diacono, fondò l'abbazia di Fontenelle a sette leghe da Rouen, dove costruì quattro chiese che furono dedicate tutte a sant’Audeno. Questo santo pontefice che quand’era ancora referendario, aveva fatto costruire nella foresta di Brie, nel 634, il monastero di Rebais, nella speranza di potervisi lì ritirare più avanti, per vivere lontano dagli affanni umani, e non pensare che a Dio ed alla sua eternità. Prese ancora parte molto attiva alla costruzione dell'abbazia di San Germer. Fu anche sotto il suo pontificato che l'abbazia di Jumiéges fu fondata da san Philbert, religioso dell'abbazia di Rebais, grazie ai doni ed alle devote liberalità di Clodoveo II e della regina Batilde. Fu ancora su persuasione di Audeno che san Waninge, ricco signore del paese di Caux, e che era stato miracolosamente riportato in salute grazie alle preghiere del santo arcivescovo, decise di costruire la celebre abbazia di Fécamp. Fu infine sotto il pontificato di questo santo prelato che fu costruito l'abbazia di San Pietro, chiamata più tardi abbazia di Saint-Saens, e di cui il primo abate fu san Sidoine di Jumiéges, discepolo di san Philbert; l'abbazia di Pentalion, a Ponte-Audemer e Honfleur, governata da san Germer; l'abbazia di Pavilly, governata da san Austreberthe. Firmò vari privilegi ad abbazie. Così, nel 658, sottoscrisse l'esenzione dell'abbazia di Saint-Denys, nel 664, il privilegio di Saint 'Pierre de Corbie, nel 665, le lettere di esenzione concesse alle abbazie di S. Colombe e Saint-Pierre-le-Vieux. Egli inoltre fondò degli ospedali per accogliere i poveri, i pellegrini e i malati. Soprattutto aveva una profonda venerazione per le reliquie dei santi, e da un viaggio che fece a Colonia, riportò una certa quantità di questi preziosi resti per ornare la sua cattedrale. Ebbe anche con il consenso dell'abate di Nanteuil, per la solenne traslazione delle reliquie di San Marcoul. La pace regnava in tutta la Francia, ed la tranquillità che viveva la sua diocesi, gli fecero concepire la devozione di intraprendere un viaggio a Roma, per onorare le reliquie dei santi apostoli Pietro e Paulo. Non si saprebbe esprimere la pietà con la quale il nostro eccellente pellegrino percorse tutte le stazioni della capitale del cristianesimo. Si racconta che essendo un giorno prima della confessione in San Pietro, cominciò l'antifona: Exultabunt sancti in gloriâ, ed sentì subito, una voce celeste che rispose: Lectabuntur in cubilibus suis. Il papa Adeodato e tutti quelli che c'erano di illustre nel clero gli resero onori straordinari; ed in riconoscenza delle benedizioni temporali che aveva portato in Italia, gli si donarono parecchie reliquie di santi; ciò lo riempì di una gioia indicibile. Al suo ritorno in Francia, la gioia della sua diocesi era così grande che la gente delle città e dei villaggi accorrevano incontro con croci e candele accese, per accoglierlo. Ma la fatica del lungo pellegrinaggio e la tarda età del santo presule, non gli permettevano più di salire a cavallo, fu costretto ad andare in carrozza per visitare il suo popolo. Ora, un giorno che era nel mezzo della campagna, vicino a Louviers, i muli che la tiravano si fermarono senza che fosse possibile farli andare avanti. Stupito di questo incidente, sant’Audeno sollevò gli occhi al cielo, e vide una croce così splendente, che spargeva la sua luce in ogni lato. Dio gli fece così capire, allo stesso tempo, che aveva destinato questo luogo al suo servizio, e che voleva essere onorato. Il nostro santo segnò sulla terra la figura di una croce, e vi pose sopra alcune reliquie dopo di ciò poté continuare per la sua strada, senza che i muli facessero nessuna resistenza. Fin dalla sera stessa e durante tutta la notte, apparì in questo luogo, una colonna di fuoco più brillante del sole. Tutti gli abitanti del paese la videro. Un'infinità di persone vennero ad offrire i loro voti a Dio; e parecchi furono guariti miracolosamente da ogni tipo di malattie. San Leufroi costruì su questa stessa area, in onore della santa croce e di sant’Audeno, una chiesa ed un monastero che furono designati per molto tempo con il nome di abbazia di San Leufroi o di Saint’Ouen. Tuttavia, malgrado il molto lavoro che gli procurava il suo zelo, non perdeva assolutamente di vista gli affari politici, intimamente legati a quelli religiosi, in questo momento soprattutto quando il potere dei maggiordomi di palazzo cominciavano a turbare i regni degli ultimi Merovingi. Il re Teodorico III lo incaricò di parecchie missioni importanti, fra cui di ristabilire la pace tra i Franchi di Neustria e quelli di Austrasia, questi armatisi contro i primi e guidati da Pepino di Herstal. In quell’occasione ebbe luogo la controversia tra le due regioni. Il re di Neustrie, Teodorico III, aveva alla sua corte un principe molto distinto, chiamato Varaton, e che era stato elevato alla dignità di maggiordomo di palazzo. Suo figlio, Gislemar, giovane signore debosciato, cospirò contro suo padre, e portò l'empietà fino a volere usurpare la sua carica. Ma aveva appena preso possesso della carica di maggiordomo del palazzo, che guidò la divisione tra Neustriani e Austrasiani, dichiarando guerra a Pepino, duca di Austrasia. Sant’Audeno invano cercò con la saggezza dei suoi consigli e mmonimenti paterni di far tornare Gislemar alla sottomissione e al dovere. Questo corse verso sua rovina, e perì nel combattimento, così come gli aveva predetto il nostro santo. Varaton fu mantenuto nel suo carico, e riprese l'amministrazione degli affari dello stato. Il suo primo impegno fu di ristabilire la pace tra gli abitanti di Neustria e di Austrasia. Per questo il re Teodorico incaricò di questo importante negoziato il santo arcivescovo di Rouen. Sant’Audeno, sebbene avesse allora l’avanzata età di ottantanove anni, accettò con sollecitudine questa missione delicata. Andò a trovare Pepino a Colonia. Egli riuscì pienamente nel negoziato, e ebbe la consolazione di rendersi ancora utile allo Stato portando una felice notizia per il suo principe, che poi tenne l’assemblea generale dei vescovi e nobili del regno, nel suo castello di Clichy, a due leghe da Parigi. Dio sembrò voler ricompensare, fin da questa vita, la generosa devozione del suo servitore, perché, lungo il cammino, gli fece operare due miracoli che fecero un grande clamore nella vita del nostro santo; il primo a Colonia stessa, dove rese ha un muto l'uso della parola; e l'altro passando da Verdun, dove liberò una donna posseduta che il demonio tormentava crudelmente. Ma il momento era arrivato perché Dio ricompensasse con una misura eterna di gloria una vita così piena e così feconda in opere per il cielo. Arrivato a Clichy, per rendere conto al re del successo della sua ambasciata, cadde lì malato. La stanchezza del viaggio aveva portato un grave attentato alla sua vigorosa vecchiaia: aveva allora novant’anni. Ma i progressi della malattia furono così veloci, e la febbre che divorava il nostro santo, presentò dei sintomi talmente gravi, che il devoto arcivescovo capì che la sua ultima ora si avvicinava, e che il nostro Signore Gesù Cristo veniva a liberarlo delle miserie di questa vita, per ricompensarlo per il suo lavoro. Si preparò dunque alla morte con tutta la pietà che ci si poteva aspettare da un uomo che aveva passato tutta intera la sua vita in un'innocenza ed una santità così fuori dal comune. Nel mezzo delle sue sofferenze, ed in presenza delle sue fine vicina, un solo pensiero si presentava allo spirito del pastore, era un pensiero di amore e di attaccamento al suo popolo. Perciò chiese egli costantemente a Dio, nei suoi ultimi momenti, che volesse bene accordare al suo buon popolo di Rouen un pontefice secondo il suo cuore. La sua preghiera fu esaudita; ed una voce interiore gli fece conoscere, quello che il cielo gli avrebbe dato come successore. La sua gioia fu piena, quando questa voce gli disse che era Ansbert, abate di San Vandrille. Quando il re gli fece visita nel corso della malattia, il nostro santo aveva appena ricevuto questa comunicazione celeste, si affrettò quindi a raccontarla al suo sovrano. Egli quindi gli fece il nome del suo successore, e non ebbe problemi a fargli accettare una scelta così prudente e vantaggiosa non solo per la diocesi di Rouen, ma anche per tutta la Neustria, Infine, pieno di speranza al pensiero di avere per successore un vescovo che si sarebbe preso cura del suo caro gregge, continuò ad offrire al Signore ferventi preghiere per questo popolo che aveva amato tanto. E dopo avere pregato per tutti gli ordini della chiesa, e per il regno di Francia; rese pacificamente il suo spirito che fu trasportato in cielo per mano degli angeli a Dio. La sua felice morte arrivò il 24 agosto 689. Santo Audeno aveva governato felicemente per quarantaquattro anni la diocesi di Rouen. Gli ultimi momenti del nostro santo hanno giustificato pienamente queste parole dei nostri libri santi: Felici sono quelli che muoiono nel Signore.... E là morto dei santi è sempre preziosa agli occhi del Signore. Felice, dunque il cristiano che cerca di imitare le virtù dei santi; meriterà di sentire nella sua ultima ora, queste parole consolanti da parte del suo Dio: «Servitore buono e fedele entra, per l'eternità, nella gioia ed il possesso del vostro Signore. » Il Corpo di sant’Audeno fu trasportato a Rouen con una pompa ed un magnificenza straordinari. Il re, la regina, il Maggiordomo di palazzo, tutta la corte, e la maggior parte dei vescovi e dei signori che si erano recati a Clichy, per assistere all'assemblea generale, lo condussero fino a Pontoise, ai limiti della diocesi di Rouen, e lo deposero in una cappella che poi è divenuta una parrocchia in suo nome. Là, i vescovi e gli abati, i preti ed i religiosi della provincia di Neustrie, con un'infinità di gentiluomini e di persone di ogni condizione, lo vennero a prendere in processione, e lo portarono alternativamente sulle loro spalle fino alla città di Rouen. Fu inumato con i più grandi onori nella basilica di San Pietro, costruita dal il re Clotario I°, e che è oggi la celebre chiesa di Saint-Ouen. La santità del devoto prelato non tardò ad essere confermata dai numerosi miracoli che si operarono con la sua invocazione, non solamente presso la sua tomba, ma anche' in diversi altri luoghi, dove la sua memoria era celebre. La devozione dei fedeli aumentò a tal punto che dopo la canonizzazione già, si contavano nella diocesi di Rouen più di quaranta chiese che gli erano dedicate. In oltre, si celebravano quattro feste in onore di sant’Audeno, tanto la devozione a questa felice guida della diocesi di Rouen era diventata popolare. La prima che era la principale, perché si celebrava con un'ottava, aveva luogo il 24 agosto, giorno della morte di sant’Audeno; la seconda, il 5 maggio, in memoria della traslazione delle sue reliquie fatta da san Ansbert; la terza, il 14 maggio anniversario della sua ordinazione; e la quarta, il 1° febbraio, in ricordo di un'altra traslazione delle reliquie del nostro santo. Ho detto che una volta, nella diocesi di Rouen, c'era una festa in onore di santo Ouen, per perpetuare la memoria della traslazione delle sue reliquie fatta da sant’Ansbert. Ecco in quale occasione questa traslazione aveva avuto luogo. Testimone dei numerosi miracoli che si operavano presso la tomba del santo, ed allo stesso tempo per rispondere alla devozione dei fedeli, sant’Ansbert, suo successore, tre anni dopo la morte di questo santo pastore, il giorno stesso dell'Ascensione, fece trasferire il suo corpo dal luogo dove era inumato per metterlo in un luogo più onorabile, e lo si trovò ancora tanto perfettamente conservato come al tempo del suo decesso. Si fece allora una distribuzione delle reliquie del santo. E parecchie abbazie che erano state fondate sotto il pontificato di sant’Audeno ottennero alcune di queste preziose reliquie. La città di Rouen, fu onorata di possedere la maggior parte di questi resti sacri, fece costruire una magnifica teca, dove li si riposero, e scelse il santo arcivescovo come uno dei suoi principali protettori. Durante le guerre dei Normanni, dice ancora il P. Giry, questa teca fu portata a Parigi, per il timore che cadesse tra le mani di questi infedeli; ma quando si fu ceduta loro la Neustria, e che ebbero accolto la fede cattolica, Raoul, il loro duca, chiese vivamente che questo grande tesoro fosse restituito alla città di Rouen. La sua richiesta fu accordata, i principali ecclesiastici, e i signori normanni vennero a prenderlo e da Parigi, lo portarono solennemente fino a Darnétal, cittadina situata a tre chilometri di Rouen. Volevano proseguire la loro processione; ma, dice la leggenda, il corpo diventò così pesante, che fu loro impossibile sollevarlo. Il duca, informato, venne lì, scalzo e a capo scoperto, vestito di un semplice abito di bure; si gettò ai piedi del santo, lo supplicò, con le lacrime agli occhi e le mani levate verso il cielo, di non privare la sua città della consolazione della sua presenza. E per meritare questo favore, diede tutta la terra tra Darnétal e Rouen alla sua chiesa. Subito la sua preghiera fu esaudita, e la teca riprese il suo stato normale. Il duca personalmente la sollevò insieme ad altri nobili, e la riportò nel suo vecchio luogo, in mezzo a canti di gioia, di salmi, di cantici e di inni che fecero chiamare questa strada Longpaon che significa lunga lode. Una chiesa molto bella fu costruita, e intitolata a sant’Audeno nel luogo del miracolo. Ma questa magnifica teca che rinchiudeva i preziosi resti davanti a cui i re ed i principi si erano più di una volta inginocchiati, e che ne avevano avuto tanto rispetto, doveva sparire, e diventare preda, del vandalismo. Quando nell'anno 1562, i calvinisti vennero ad esercitare le loro devastazioni in Normandia, saccheggiarono le chiese, i monasteri, le abbazie. Tutto ciò che era consacrato fu destinato alla distruzione o alle profanazioni sacrileghe. Le reliquie di Sant’Audeno furono saccheggiate, profanate, bruciate, e le loro ceneri disperse al vento. La città di Rouen sarebbe priva oggi, dei preziosi resti di uno dei suoi principali patroni, se, un degno successore di questo grande santo non avesse pensato, nella sua sollecitudine pastorale, di dare alla chiesa di Sant’Audeno una parte del tesoro di cui lei, era stata spossessata da così tanto tempo. Questo devoto arcivescovo, sapendo che l'abbazia di San Vandrille possedeva ancora reliquie del nostro santo, ne fece richiesta. E felici di avere ottenuto una parte la mise in un bellissimo reliquiario; la traslazione fu fatta, in modo solenne, il mese di aprile 1860, con una grande partecipazione del clero e del popolo. In modo che il viaggiatore che visita, ora che scriviamo queste parole, la magnifica chiesa di Sant’Audeno può vedere, dietro il grande altare, il reliquiario che contiene ancora alcuni resti del grandi santo che Dio suscitò nel vii secolo per essere la gioia della Francia, la gloria della chiesa, il consigliere dei re, il padre del suo popolo ed il modello di tutti i cristiani. FINE. Rouen. —Imp. MÉGARD e C, vie S. - Hilaire, 136. 1 2 Proprietario feudale Per secoli, il capitolo della cattedrale di Rouen ebbe il diritto di perdonare e rilasciare ogni anno un condannato a morte. L'origine di questo eccezionale privilegio, fu secondo la leggenda, la vittoria dell'arcivescovo romano su di un terribile drago. 3 Padre François Giry nato a Parigi il 15 settembre 1635, Faceva parte dell'Ordine dei Minimi.Ha servito per diversi anni la formazione nell'Ordine. Ha scritto vari libri tra cui (Vie des Saints) 1645. Padre Giry morì a Parigi presso il Convento della Piazza Reale il 20 novembre 1688.