Francesca Mariani Arcobello

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Francesca Mariani Arcobello
Angelo Maria Stoppani (1768-1815) e Giovanni Battista Pioda
(1786-1845), due biografie a confronto
Francesca Mariani Arcobello
Introduzione
Mentre il biennio di associazione al Labisalp volge al termine, pare utile stilare un primo
bilancio delle ricerche svolte. Oggetto di studio sono le famiglie Stoppani e Pioda,
esponenti del notabilato dei baliaggi italiani prima e del cantone Ticino poi tra la metà del
XVII secolo e la fine del XIX nel caso degli Stoppani e la fine del XVIII e l’inizio del XX
in quello dei Pioda. Attraverso l’analisi, focalizzata sull’Ottocento, delle biografie familiari
di questi due casati ci si propone in primo luogo di approfondire le conoscenze dell’élite
politica ticinese, ancora relativamente poco studiata. L’obiettivo è tentare in tal modo di
fornire nuovi spunti per una lettura rinnovata della storia politica cantonale, sinora
incentrata perlopiù sullo sviluppo dei partiti storici e sulla loro reciproca opposizione. Gli
interrogativi che guidano la ricerca – un lavoro di dottorato tuttora in fieri presso
l’Università di Losanna – vertono in particolare sulle strategie economico-patrimoniali,
politiche e sociali che caratterizzarono questi due casati confrontati con un periodo di
mutamenti politico-istituzionali ed economici di rilievo. Le reazioni della classe dirigente al
processo di modernizzazione, avviato simbolicamente dalla creazione del cantone Ticino
nel 1803 e dal processo di edificazione statale e nazionale che ne conseguì, occupa dunque
una posizione centrale nell’analisi.
Nello spoglio – avviato in parallelo – degli archivi di famiglia Pioda e Stoppani, entrambi
piuttosto cospicui, ci si è finora concentrati su Giovanni Battista Pioda (1786-1845), primo
esponente del suo casato di cui sono state tramandate le carte, e Angelo Maria Stoppani
(1768-1815) 1. Le fonti hanno infatti permesso di rilevare alcune analogie tra queste due
figure contemporanee, ciò che ha orientato il vaglio del materiale documentario e motiva la
scelta di proporre un primo confronto tra loro al fine di formulare alcune riflessioni
preliminari sulle strategie dei rispettivi casati. In merito ai materiali studiati sinora, su cui si
basa tale raffronto, è bene osservare che, se nel caso dell’archivio Pioda – ordinatamente
organizzato, raccogliendo in successione le carte prodotte dai principali esponenti della
famiglia2 – è possibile procedere in modo mirato e sistematico, in quello dell’archivio
Stoppani la consultazione è ostacolata da una catalogazione meno recente e più disagevole3.
Considerato il ricorrere di nomi identici nella genealogia dei Pioda e degli Stoppani e onde evitare continue,
fastidiose precisazioni, i due protagonisti di questo breve raffronto verranno in seguito indicati semplicemente
come Giovanni Battista Pioda e Angelo Maria Stoppani. I nomi di parenti omonimi (come il padre e il figlio
del primo e il nonno del secondo) saranno invece accompagnati da indicazioni che ne chiariscano l’identità.
2 La consultazione dell’archivio Pioda è notevolmente favorita dall’inventario puntuale e dettagliato di Carlo
Agliati, che ne ha curato il riordino e la catalogazione, pubblicando pure alcuni contributi sulla storia della
famiglia. Cfr. C. Agliati, Le carte dei Pioda locarnesi. Un archivio di famiglia per la storia del XIX secolo, in Archivio
storico ticinese (in seguito: AST), n. 111, 1992, 5-32; Idem, Lettere inedite dai carteggi Pioda, in AST, n. 112, 1992,
pp. 301-320; Idem, Una famiglia tra Europa e America, in AA. VV., I costruttori della Repubblica, Castagnola, 2005,
pp. 97-110.
3 Sulla famiglia Stoppani non sono per contro disponibili studi specifici, ad eccezione delle opere – piuttosto
datate e di tono encomiastico – di Nino Ezio Greppi. Cfr. N. E. Greppi, La vita e l’opera dell’avv. Angelo Maria
De Stoppani. Bellinzona, 1932 e Idem, Un precursore della Riforma del ’30 Angelo Maria de’ Stoppani, in Gazzetta
Ticinese, 31.3.1930.
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La differente struttura dei due fondi così come la prevedibile diversità dei documenti in essi
contenuti ha in gran parte determinato una certa asimmetria quantitativa e qualitativa delle
informazioni raccolte sulle due famiglie.
Il presente scritto costituisce quindi un primo paragone, del tutto provvisorio, tra Pioda e
Stoppani, nell’attesa di proseguire lo studio delle fonti e approfondire gli interrogativi ad
esso sottesi. Il testo si suddivide in tre parti principali. Nelle prime due saranno presentati il
profilo e la collocazione in seno ai rispettivi casati di Angelo Maria Stoppani e Giovanni
Battista Pioda, selezionando e sintetizzando gli avvenimenti più significativi dei loro
percorsi biografici. In conclusione verranno formulate alcune considerazioni su queste due
figure e sulle strategie messe in atto dai loro gruppi familiari.
Angelo Maria Stoppani (1768-1815), l’inizio del declino?
Antica famiglia di origini comasche con numerose ramificazioni nella regione lombarda, dal
XVI secolo gli Stoppani o De Stoppani sono attestati anche nei baliaggi italiani e in
particolare a Caneggio, Purasca (attualmente nel comune di Croglio), Ponte Tresa e
Lugano. Il primo esponente documentato nell’odierno territorio ticinese, Antonio,
originario di Veleso, fu console di Caneggio nel 1553. Ultima in ordine cronologico la linea
di Ponte Tresa, poi anche di Lugano, si trasferì nel baliaggio di Lugano dalla vicina
Valmarchirolo, probabilmente dal comune di Lavena Ponte Tresa 4, dove continuò a
possedere beni e diritti. Gli Stoppani mantennero a lungo stretti legami con il ducato di
Milano. Le origini del potere del casato risalgono al XVII secolo, durante il quale i suoi
membri acquisirono il diritto di percepire i dazi per il transito delle merci tra il baliaggio di
Lugano e il ducato di Milano. Si compì allora l’ascesa sociale della famiglia, insignita nel
1616 del titolo nobiliare, concesso insieme alla cittadinanza di Milano a Giovanni Battista
Stoppani di Ponte Tresa da Filippo III, re di Spagna e duca di Milano; da ciò deriva l’uso
(discontinuo) della particella nobiliare 5. Alla costituzione del cantone Ticino gli Stoppani
erano dunque già membri a pieno titolo dell’élite sottocenerina.
Benché il percorso degli antenati di Angelo Maria Stoppani oltrepassi in gran parte i limiti
cronologici fissati per il lavoro di dottorato in cui si inserisce anche questa ricerca, mi pare
utile risalire almeno brevemente la genealogia familiare, presentando quanto è noto delle
figure del nonno Angelo Maria e del padre Nicola (cfr. Tavola 1).
Nicola Stoppani nacque a Ponte Tresa probabilmente il 21 settembre 1728 da Angelo
Maria, figlio di Gerolamo, e Margherita Rusca, figlia di Alessandro. In un contratto di
affitto del 1714 il padre risulta locatario di due camere e una cantina nella contrada del
Lauro a Milano6, dove risiedé forse per motivi di studio. Economo a Lugano nel 1730 e
titolare di un diploma di notaio del 1734 7, questi fu pure vicario di giustizia e delegato nelle
trattative per il regolamento dei confini tra il ducato di Milano e i baliaggi italiani nel 1752.
Angelo Maria sr fu padre di dodici figli8, di cui sono noti – oltre a Nicola – Nicolò, frate nel
Il comune di Lavena Ponte Tresa è separato da quello di Ponte Tresa dal fiume Tresa, che anticamente
segnava il confine tra baliaggi italiani e ducato di Milano e oggi separa Svizzera e Italia.
5 Archivio De Stoppani presso Archivio di Stato del Cantone Ticino a Bellinzona (in seguito: AS), istanza di
Giovanni Battista Stoppani al Regio Governo di Milano per ottenere la carta di sicurezza e cittadinanza,
7.8.1817.
6 AS, 10.4.8, contratto di affitto stipulato tra Angiola Cattarina Gianella e Angiolo Maria Stoppani, 17.11.1714.
7 AS, 10.4.3, diploma di accettazione e nomina a notario di Angelo Maria Stoppani in Lugano, 13.12.1734.
8 Nel luglio del 1746 Angelo Maria sr presentò un’istanza al comune di Lavena per poter beneficiare di
un’immunità, imprecisata ma forse di carattere fiscale, a seguito della nascita del dodicesimo figlio (cfr. AS,
10.4.13, istanza, 3.7.1746), che ritirò nel novembre a causa della morte del neonato (AS, 10.4.13, lettera,
15.11.1746).
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convento di S. Maria degli Angeli a Lugano e professore di filosofia e teologia, Alessandro,
abate somasco, Leone, canonico e decano del duomo di Como, Maria Ippolita Caterina e
Angela Benedetta, monaca nel convento di Busto Arsizio.
Nicola, apparentemente destinato a dare continuità al casato, sposò probabilmente
Marianna Bellasi, figlia di Felice9. Tenente delle truppe dei XII cantoni, egli divenne
vicescriba, fiscale10 e vicario di giustizia del baliaggio di Lugano nonché podestà della
signoria di Magliaso. È interessante notare come sia il padre Angelo Maria sia il figlio
Nicola fossero vicini ai Beroldingen, molto influenti nel baliaggio di Lugano 11. Inoltre,
Nicola rappresentò legalmente diverse famiglie del notabilato sottocenerino, fra cui i Rusca,
i Torriani e i Riva, oltre alla pieve di Riva San Vitale 12. Egli fu padre di diversi figli: sono
attestati, oltre ad Angelo Maria, anche Felice (ca. 1776-1799), aiutante maggiore e
commissario di guerra ucciso durante i disordini antifrancesi dell’aprile del 1799, Giovanni
Battista (1779-1855), su cui torneremo in seguito, e Antonia, sposata con Nicola Noghera
di Berbenno in Valtellina13.
Angelo Maria, verosimilmente il primogenito, nacque il 10 agosto 1768 14 a Lugano, dove il
padre si era trasferito, riservando la casa di Ponte Tresa ai soggiorni estivi della famiglia.
Dopo il collegio dei padri somaschi di S. Antonio a Lugano, dove insegnava lo zio Nicolò,
e il collegio S. Luigi di Bologna (dove è attestato attorno al 1784), dal 1787 al 1789
frequentò corsi di diritto civile romano all’Università di Friburgo in Brisgovia e nel 1790
conseguì la laurea utriusque iuris all’Università di Pavia. A proposito dell’istruzione di Angelo
Benché Greppi affermi che Angelo Maria ebbe per madre una Riva (cfr. Greppi, La vita e l’opera, cit., p. 10),
nell’Archivio De Stoppani è più volte attestato che il padre Nicola sposò Marianna Bellasi (si veda ad esempio
AS, 12.8.3, certificato di battesimo di Giovanni Battista Stoppani dell’11.4.1779 sortito il 10.3.1799).
10 AS, 10.3.14.
11 Se attorno al 1745 il primo sborsò 900 lire a saldo di un debito contratto da Francesco de Beroldingen
verso la zia Carolina Turconi (AS, 10.4.7, professione di debito del barone Francesco de Beroldingen verso la
contessa donna Carolina Turconi per lire 1245, 16.4.1745), il secondo deve allo stesso (o forse ad altro)
Francesco de Beroldingen la nomina a vicescriba e podestà della signoria di Magliaso (cfr. AS, 10.3.5, atto di
nomina a vicescriba di Nicola Stoppani, 6.6.1768 rispettivamente AS, 10.3.6, atto di nomina a podestà della
signoria di Magliaso e sue pertinenze, 31.7.1769). Nicola aveva probabilmente ricoperto tali cariche anche in
precedenza.
12 AS, 10.3.5.
13 AS, 12.1.1, albero genealogico della famiglia Stoppani, datato marzo 1801 ma aggiornato successivamente.
14 AS, 10.3.5, fede di battesimo di Angelo Felice Rocco Maria del 20 agosto 1768, 25.4.1783.
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Maria, così come dei fratelli minori Felice e Giovanni Battista, è interessante notare
l’influenza esercitata dagli zii Leone e Nicolò, regolarmente consultati dal padre Nicola 15. In
seguito Angelo Maria si perfezionò nell’avvocatura a Milano, dove fu praticante presso il
Regio tribunale criminale (che lo ammise all’alunnato tra il maggio del 1791 e il gennaio del
1792) e gli studi del consigliere Luini e del marchese Antonio Fortis, consigliere e
procuratore generale della Lombardia austriaca. Nel capoluogo lombardo, dove poteva
contare sull’appoggio di alcuni parenti stretti, fra cui l’avvocato Pietro Stoppani, cugino di
primo grado del padre, Angelo Maria frequentò casati di spicco quali i conti Melzi d’Eril, i
Fè e i Marcacci. Il soggiorno milanese dovette quindi avere un’influenza di rilievo sulla
formazione del giovane Stoppani.
Rientrato definitivamente a Lugano attorno al 1794, dopo essere stato nominato podestà di
Osteno, egli fu tra le figure di maggiore spicco del circolo di intellettuali che gravitò attorno
alla tipografia Agnelli e alla Gazzetta di Lugano, principale centro di diffusione delle idee
della Rivoluzione francese in Ticino. Membro del Corpo di volontari della città di Lugano
istituito nell’aprile del 1797, fu alla testa del moto cittadino del 15 febbraio dell’anno
successivo, che – in seguito al fallito tentativo di un gruppo di patrioti di prendere il potere
a Lugano – proclamò la libertà e l’indipendenza dell’antico baliaggio. Il Congresso generale
riunitosi poco dopo a Lugano lo nominò segretario del governo provvisorio, mentre nella
primavera successiva la sua famiglia – come quella dei Vicari, altrettanto ricchi ed influenti
– venne attaccata nei tumulti popolari scoppiati nella regione di Agno per i diritti signorili,
in particolare di pesca, che deteneva.
La Repubblica elvetica, proclamata ufficialmente ad Aarau nell’aprile dello stesso anno e
preceduta nel Ticino dalla serie di agitazioni che prese il via con il moto luganese di
febbraio, fu un momento forte del percorso politico di Angelo Maria, che si accostò allora
con decisione alla politica e alle istituzioni, divenendo tra l’altro presidente della Camera
amministrativa del cantone di Lugano, organo centrale del regime intr odotto dalla
Costituzione elvetica del 12 aprile 1798. Esponente moderato del notabilato illuminato
luganese, egli confluì nelle file dei repubblicani filoelvetici, unendosi alla schiera di notabili
che con il rifiuto verso l’annessione alla Repubblica Cisalpina e la fedeltà alla Svizzera
difendevano anche i propri interessi economici e politici. Come sottolinea infatti Sandro
Guzzi-Heeb, la classe dirigente degli antichi baliaggi guardava probabilmente con timore
alla soppressione della frontiera, che paradossalmente acquisiva nel contempo – proprio in
seguito alla costituzione della Cisalpina – una maggiore “densità” rispetto al passato.
L’integrazione nello Stato vicino avrebbe infatti significato, da un lato, la perdita dei
privilegi che avevano fino ad allora protetto l’élite economica degli antichi baliaggi dalla
concorrenza lombarda e, dall’altro, la perdita di quell’autonomia politica, direttamente
dipendente dalla debolezza del regime balivale, su cui si era fondato il potere della classe
dirigente ticinese. Quest’ultima sarebbe quindi stata pericolosamente esposta alla rivalità
delle potenti famiglie del notabilato comasco e milanese 16. L’adesione ideale ai principi della
Rivoluzione francese conferiva tuttavia alla figura di Angelo Maria Stoppani tratti
moderatamente progressisti, riconfermati dalle posizioni di orientamento democratico 17
assunte durante la cosiddetta “rivoluzione di Giubiasco” del 1814, di cui fu uno dei
principali promotori.
Si veda la serie di lettere, conservate nell’archivio De Stoppani, citate per esteso da Nino Ezio Greppi (cfr.
Greppi, La vita e l’opera, cit., pp. 11-15).
16 S. Guzzi-Heeb, Dalla sudditanza all’indipendenza: 1798-1803, in R. Ceschi (a cura di), Storia della Svizzera
italiana dal Cinquecento al Settecento, Bellinzona, 2000, p. 557.
17 In occasione dell’elezione a Lugano di coloro che avrebbero dovuto rappresentare il circolo a Giubiasco,
Stoppani propose di concedere il diritto di voto a tutti i partecipanti alla riunione – oltre ai cittadini attivi,
anche un delegato per ogni famiglia luganese – che avessero almeno 25 anni, pagassero le imposte e
risiedessero nel borgo da almeno 25 anni. Si veda R. Ceschi, Il Cantone Ticino nella crisi del 1814, Bellinzona,
1979, p. 196.
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Durante la Mediazione egli fu deputato al Gran Consiglio, a cui fu eletto nel 1803 in
sostituzione del dimissionario Giulio Pocobelli e in cui rimase fino al 1808. Nominato
membro del Piccolo Consiglio pure nel 1803 in sostituzione del dimissionario Alessandro
Maderni, entrò in contrasto con Vincenzo Dalberti e Giuseppe Rusconi, rappresentanti
sopracenerini, per la questione del capoluogo 18 e nel 1805 mancò la rielezione. Fu poi
commissario di governo fino al 1807, quando – non riconfermato – fu sostituito in questa
carica da Giovanni Battista Quadri a seguito di un’elezione tutt’altro che trasparente.
Membro dal 1810 del tribunale d’amministrazione e presidente di quello d’appello tra il
1809 al 1813, uscì sconfitto dall’elezione a deputato nell’agosto del 1813. Si distinse poi per
il ruolo di primo piano nel movimento che, poggiandosi su un ampio consenso comunale,
si oppose al progetto di Costituzione del 29 luglio 1814 elaborato dal governo ticinese,
approvato dalla Dieta federale, ma respinto dagli elettori ticinesi. Membro del Consiglio
cantonale provvisorio in rappresentanza del circolo di Carona e della Reggenza provvisoria,
che ambivano a rimpiazzare rispettivamente il Grande e il Piccolo Consiglio, per ordine del
commissario federale Ludwig von Sonnenberg, inviato in Ticino con la missione di
riportarvi la calma e ristabilire le istituzioni legittimamente elette, fu arrestato e ucciso in
carcere il 15 gennaio 1815 in circostanze poco chiare.
Le qualità umane e politiche di Angelo Maria Stoppani appaiono controverse. I
contemporanei ci offrono di lui immagini contrastanti. Se fra i frequentatori del circolo
giacobino della Gazzetta di Lugano si distinse per “la lucida intelligenza e il carattere
austero”, altri lo descrivono come un uomo di talento dall’indole impetuosa, mentre i suoi
avversari lo considerarono un “mezzo matto” 19. Difficile trarre un giudizio equilibrato e
veritiero.
D’altra parte, la morte di Angelo Maria, principale esponente della sua famiglia in Ticino,
ebbe conseguenze di rilievo sulle strategie di quest’ultima. Mentre Giovanni Battista
Stoppani pare aver in qualche modo sostituito il fratello maggiore alla guida della famiglia, il
casato accusò il colpo infertogli da questo rovescio politico, sparendo temporaneamente dai
centri del potere cantonale. Benché non sia possibile in questa sede entrare nei dettagli della
biografia di Giovanni Battista, si osservi che nel 1815 – dopo la morte di Angelo Maria –
egli sposò Speranza Riva; dalla loro unione nacque nel 1825 Leone, che in seguito avrebbe
riportato la famiglia ai vertici dello Stato ticinese. Prima di questa riaffermazione, gli
Stoppani sembrano aver in qualche modo ripiegato al di là del confine sui loro
possedimenti lombardi. Nel 1817 Giovanni Battista – attivo già da tempo nel capoluogo
lombardo – presentò infatti un’istanza al governo di Milano perché gli fosse riconosciuta la
cittadinanza austriaca. In essa sottolineò i propri legami con la Lombardia e Milano in
particolare, affermando di essere nato solo per “accidentalità” a Lugano 20.
Brevi notizie sul patrimonio degli Stoppani
Benché la famiglia sia considerata fra le più ricche del Luganese, in questa sede – per
ragioni di spazio e per la necessità di approfondire ulteriormente lo spoglio del materiale
documentario tramandato – non è possibile esaminare a fondo la sua situazione
patrimoniale. Mi limiterò dunque a proporre alcune osservazioni sulla base delle
informazioni contenute in particolare nello strumento di ripartizione dei beni tra gli er edi
del defunto Nicola Stoppani – i figli Angelo Maria e Giovanni Battista e il fratello Leone –
rogato il 18 luglio 1814 21. Tale documento ci permette innanzitutto di constatare come le
Ibid., pp. 190-191.
Ibid., p. 190.
20 AS, 12.8.3.
21 AS, 13.10.2.
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proprietà degli Stoppani si dividessero abbastanza equamente tra il Ticino, e in particolare
Lugano e Ponte Tresa, e la Lombardia, dove si concentravano specialmente nel comune di
Lavena Ponte Tresa e dintorni, a Como e a Milano. A pochi mesi dalla morte violenta di
Angelo Maria, le sue proprietà vennero dunque divise tra i due figli e il fratello: mentre
Giovanni Battista ricevette una parte consistente dei beni nella città di Milano, in cui
risiedeva, e a Leone furono riservati quelli di Como, Angelo Maria ottenne le proprietà al di
qua del confine. Questa ripartizione rafforza l’ipotesi suggerita dai rispettivi percorsi
biografici di una certa suddivisione delle responsabilità familiari fra Angelo Maria e
Giovanni Battista, l’uno destinato a curare gli interessi di famiglia in territorio elvetico,
l’altro in terra lombarda. Questa presunta specializzazione all’interno del gruppo familiare
fu probabilmente rimessa in discussione dalla scomparsa improvvisa di uno dei due e
dall’apparente incapacità dei figli di Angelo Maria di sostituirsi al padre.
È inoltre interessante notare come gli Stoppani fossero impegnati in ambito creditizio,
attività peraltro tipica delle famiglie più agiate in questo periodo precedente la fondazione
di istituti specializzati. Il casato era titolare in particolare di un credito di 31'000 lire milanesi
concesso a un tasso d’interesse del 5% a Giovanni Battista Bonsignori di Milano e di un
altro di 1500 lire verso il Monte nazionale di Milano, succeduto al Monte Napoleone,
mentre i conti Francesco e Luigi Melzi d’Eril gli erano debitori per 30'700 lire italiane.
Questi crediti, attribuiti nella divisione a Giovanni Battista, comprovano la solidità del
patrimonio familiare e la sua apparente diversificazione. La sua esatta composizione resta
tuttavia ancora da chiarire.
Giovanni Battista Pioda (1786-1845), “capostipite politico” dei Pioda?
Discendente da un casato attestato dal XIII secolo a Locarno, dove i suoi membri furono
ascritti alla Corporazione dei Borghesi, Giovanni Battista nacque in questa cittadina il 13
dicembre 1786 da altro Giovanni Battista e da Francesca Bustelli (cfr. Tavola 2). Il padre,
mercante, ampliò e consolidò il patrimonio economico della famiglia, che attorno alla fine
del XVIII secolo era di notevole cospicuità. Mentre Maria Lucrezia Franzoni, vedova di
Lorenzo Pioda, risulta essere debitrice di Antonio Bustelli per 100 scudi e 12 lire terzole 22 e
di Maria Giacobba Orelli per 360 lire 23, il figlio Giovanni Battista concesse soprattutto da
metà degli anni 1780-90 un notevole numero di crediti, in parte legati alla sua attività
commerciale. Fu quindi lui a cominciare a tessere la fitta rete di debitori – su cui torneremo
in seguito – che, oltre a collocare la famiglia fra le classi più agiate della popolazione, pose
verosimilmente le basi della sua successiva ascesa politica. Già imparentato con due
influenti casati – i Franzoni originari della Vallemaggia e i Bustelli di Locarno –, Giovanni
Battista padre fu pure il probabile promotore di un’utile politica matrimoniale, accasando
una figlia con Giacomo Fanciola, figlio del giudice di pace Carlo Antonio. Il legame con il
casato emergente dei Fanciola, che acquisì il vicinato borghese nel 1789 24, fu poi rafforzato
dalla stretta collaborazione di Giacomo con il cognato Giovanni Battista Pioda, coronata
dal matrimonio tra Giovanni Battista Fanciola, figlio del primo, e la cugina Teresa Pioda,
figlia del secondo (Tav.2).
Archivio Pioda presso Archivio di Stato del Cantone Ticino a Bellinzona (in seguito: AP), 1.1.1, strumento
d’obbligo, 20.3.1749.
23 AP, 1.1.1, strumento d’obbligo, presumibilmente 20.3.1749. È peraltro interessante osservare che la stessa
Maria Giacobba Orelli rilevò lo stesso giorno il credito di Maria Lucrezia Pioda con Antonio Bustelli. Non
sono noti i motivi che spinsero la vedova Maria Lucrezia a contrarre tali debiti.
24 R. Huber, Locarno nella prima metà dell’Ottocento, Locarno, 1997, p. 359.
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Tracciato alquanto sommariamente il quadro familiare, torniamo ora al percorso di
Giovanni Battista 25. Dopo aver frequentato il collegio a Gorla Minore, nel distretto di
Busto Arsizio, tra il 1803 e il 1805 egli si stabilì a Lucerna, dove fu inviato dal padre –
evidentemente intenzionato a impiegare il figlio nell’attività di famiglia – a svolgere un
periodo di pratica commerciale. Tornato a Locarno, Giovanni Battista sposò,
probabilmente prima del 1806, Teresa Ghiringhelli, figlia di Carlo Giuseppe, fiscale di
Bellinzona, e sorella di Vittore (1774-?), segretario del governo provvisorio di Bellinzona
nel 1798 e segretario di Stato durante la Mediazione, nonché di Paolo (1778-1861), illustre
monaco benedettino.
Alla morte del padre nel 1807, Giovanni Battista ne rilevò l’attività (oltre al credito e al
commercio di cereali e altre derrate alimentari, anche un’osteria) che gestì direttamente fino
al 1816, quando decise di intraprendere la carriera militare, arruolandosi nel reggimento di
Ludwig Auf der Maur al servizio dell’Olanda (1816-20, 1822-24). Risale a quel periodo
l’intensificarsi della collaborazione con il cognato Giacomo Fanciola, che curò gli interessi
economici di Giovanni Battista durante la sua assenza e prese in affitto l’osteria dei Pioda.
Da allora le carte dell’archivio della famiglia documentano una suddivisione dei compiti fra
i due. Anche dopo il rientro in patria di Giovanni Battista, Giacomo Fanciola sembra infatti
aver collaborato strettamente alla gestione del patrimonio del Pioda, mentre questi si
dedicava in primo luogo alla carriera militare e politica.
A proposito del periodo trascorso da Giovanni Battista nel reggimento Auf der Maur, in
cui raggiunse il grado di tenente colonnello, è interessante rilevare come tale esperienza gli
abbia permesso, da un lato, di attivarsi professionalmente nell’ambito del servizio
mercenario e del reclutamento di truppe in particolare nel quadro della capitolazione
militare con l’Olanda e, dall’altro, di guadagnarsi una posizione di qualche rilievo nel
contesto dei traffici clientelari attorno all’assegnazione delle diverse cariche militari. Se la
consistenza dei guadagni realizzati da Giovanni Battista nell’ambito del reclutamento di
truppe rimane incerta, fra le sue carte sono frequenti le lettere in cui persone diverse si
appellavano a lui per ottenere cariche militari. Queste sollecitazioni, che continuarono
Sulla biografia di Giovanni Battista Pioda si veda in particolare Agliati, Le carte dei Pioda lorcarnesi, cit., pp. 1417.
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anche dopo il rientro in patria, incoraggiate dalle cariche di ispettore ed istruttore militare
del contingente cantonale a lungo ricoperte da Giovanni Battista, si sovrapposero quindi ai
legami clientelari derivanti dalla rete di debitori ereditata dal padre.
Alla morte del Landamano Andrea Bustelli si presentò a Giovanni Battista l’opportunità di
riprendere la carriera politica, già avviata nel 1814. Nell’aprile di quell’anno egli aveva infatti
sostituito in Gran Consiglio, dove aveva seduto per pochi mesi, Giacomo Francesco Lotti,
deputato di Bignasco. Nel luglio dello stesso anno aveva inoltre partecipato quale inviato
della città di Locarno al congresso delle deputazioni dei circoli riunitosi a Giubiasco.
Membro della delegazione inviata alla Dieta federale di Zurigo in quei giorni, aveva quindi
preso posizione, seppur moderatamente, in favore della Reggenza provvisoria, di cui aveva
fatto parte Carlo Antonio Fanciola, anch’egli delegato di Locarno. Nel periodo iniziale della
Restaurazione tale coinvolgimento lo sfavorì forse, considerato che fino al 1824 egli
scomparve dalla scena politica cantonale. Rimane da appurare se la decisione di
abbandonare il Paese due anni più tardi per intraprendere la carriera militare possa essere in
qualche modo ricondotta al rovescio politico del 1814. In ogni caso, chiamato a sostituire il
defunto Bustelli, nel 1824 tornò definitivamente in Ticino ed entrò a far parte del Gran
Consiglio, dove rimase ininterrottamente fino al 1830, quando la riforma costituzionale
dichiarò incompatibili le cariche di Consigliere di Stato e deputato, e di nuovo dal 1839 al
1845. Membro dell’esecutivo cantonale dal 1824 al 1838 con alcune interruzioni, fu pure a
più riprese delegato alla Dieta federale (1826, 1828, 1833). Fino al 1830 Giovanni Battista
costruì la propria fortuna politica all’ombra dell’influente Giovanni Battista Quadri, legame
che gli fu poi rimproverato dai compagni di partito dopo che si fu accostato al liberalismo e
da cui prese le distanze il figlio Giovanni Battista, di orientamento ideologico più coerente.
La vicinanza al Quadri va comunque ricollocata nel contesto dell’epoca, caratterizzato dallo
sviluppo graduale e ancora incompiuto dei due partiti storici. Sopravvivendo politicamente
alla disfatta del Quadri nel 1830, egli riconfermò comunque una non trascurabile abilità
politica.
Dopo che il padre ebbe ampliato e consolidato il patrimonio della famiglia, con Giovanni
Battista gli orientamenti economici dei Pioda parvero spostarsi dalla mercatura a nuove
attività, che privilegiavano in particolare la presenza nelle istituzioni. Questo cambiamento
di strategia e la conseguente dipendenza, anche economica, dalle posizioni acquisite in seno
all’amministrazione pubblica risulta evidente tra l’altro nel 1839, quando in seguito alla
vittoria elettorale dei conservatori nel mese di febbraio, il benessere economico dei Pioda
parve essere messo seriamente a repentaglio, tanto che lo stesso Giovanni Battista sr
meditò brevemente di seguire i figli Paolo e Luigi sulla via per l’America 26. In seguito alla
rivoluzione del dicembre successivo la famiglia poté però riguadagnare solidamente la sua
posizione in seno al regime liberale. Il colpo di mano del dicembre del 1839 segnò
comunque un avvicendamento ai vertici della famiglia: Giovanni Battista, minato nella
salute dallo stesso male di cui perì sei anni più tardi, cedette infatti le redini al figlio
omonimo, nominato segretario di Stato in seno al nuovo governo. Alla luce di questo
presunto riorientamento delle strategie familiari a partire da Giovanni Battista, mi pare utile
aggiungere alcune osservazioni – forzatamente sintetiche – sulle condizioni economiche dei
Pioda.
La fortuna dei Pioda
Sebbene allo stato attuale ce ne sfugga ancora una visione d’assieme di sufficiente
precisione, alla fine del XVIII secolo il patrimonio economico dei Pioda raggiunse
26
Agliati, Le carte dei Pioda lorcarnesi, cit., p. 20.
8
probabilmente un buon grado di solidità e ricchezza da ultimo grazie all’operato di
Giovanni Battista padre (1740-1807). Nelle carte sulle attività economiche di quest’ultimo e
del figlio omonimo sono attestati un commercio al minuto e al dettaglio di granaglie, una
bottega in cui venivano vendute anche altre derrate alimentari (quali carne, formaggio, vino
e acquavite) e un’osteria. È pure documentata la produzione e la vendita di legname di
diverso tipo e un’attività di spedizioniere forse gestita in società con la famiglia Andreazzi
di Bellinzona, imparentata con i Pioda probabilmente tramite i Ghiringhelli 27. A ciò si
affiancava, l’attività creditizia dettagliatamente registrata in voluminosi quanto preziosi
documenti contabili, fra cui in particolare un libro mastro, che ne registra entrate ed uscite
tra il 1760 e il 1844. Anche in questo caso quindi l’attività avviata dal padre, fu ripresa e
proseguita da Giovanni Battista. Nel 1807, alla morte del padre, il complesso delle attività
economiche appare pertanto piuttosto diversificato: alle attività commerciali e creditizie si
univano le diverse proprietà immobiliari di cui la famiglia era titolare a Locarno e dintorni.
Giovanni Battista, erede di questo patrimonio, ne mantenne a grandi linee la struttura.
Molti dei documenti contabili del padre furono infatti completati sotto la gestione dal figlio
senza soluzioni di continuità. Come visto, per ragioni che ancora ci sfuggono, nel 1816
Giovanni Battista decise però di affidare la cura dei propri interessi economici al cognato
Giacomo Fanciola per attivarsi nell’ambito del servizio mercenario. Alla carriera militare
affiancò poi dal 1824 quella politica, di cui probabilmente pose le basi durante la sua
assenza dal Ticino. Al periodo tra il 1816 e il rientro in patria risalgono infatti i primi
contatti documentati con alcuni esponenti di rilievo dell’élite politica ticinese, fra cui in
primo luogo Giovanni Battista Quadri 28. A proposito di questo parziale riorientamento è
utile osservare a margine che l’abituale interesse delle famiglie della classe dirigente a
controllare le cariche pubbliche, riscontrabile già durante l’ancien régime, fu probabilmente
ulteriormente motivato dalla creazione dello Stato ticinese e in particolare dalle risorse
economiche che il cantone controllava. Benché ampiamente insufficienti agli obiettivi di
modernizzazione posti alle autorità, esse dovevano esercitare una sicura attrazione sulla
classe dirigente degli antichi baliaggi29.
Il mutamento degli equilibri patrimoniali della famiglia Pioda può essere accertato anche
confrontando due documenti selezionati per la loro ricchezza di informazioni: il già
menzionato libro mastro relativo all’attività creditizia e lo strumento di divisione della
sostanza di Giovanni Battista Pioda del 30 dicembre 1845, da cui si ricava una fotografia
piuttosto utile dello stato del patrimonio di famiglia alla morte di quest’ultimo. Per quanto
l’analisi della contabilità relativa all’attività creditizia sia ancora in corso, è già possibile
formulare alcune osservazioni di qualche interesse. Innanzitutto, il numero complessivo di
debitori e quindi di crediti dipendenti da strumenti d’obbligo o polizze concessi tra il 1760 e
il 1844 è stimato a diverse centinaia e colpisce dunque per la sua grandezza. Inoltre, come
appare chiaramente dalla rappresentazione grafica dei dati raccolti nel libro mastro (cfr.
Grafico 1), la maggior parte dei debitori si concentrava nel Locarnese, nella valle
Onsernone, nella Vallemaggia e nella valle Verzasca, coinvolgendo anche il Bellinzonese e
la Riviera. In alcuni comuni – come Loco, Intragna, Avegno o Lavertezzo – la quasi totalità
degli abitanti era pertanto in qualche modo indebitata con i Pioda30. Una parte
considerevole dei crediti furono stipulati tra la fine del decennio 1790-1800 e i primi anni
Sull’attività nel campo delle spedizioni, di cui sono conservati nell’archivio Pioda un copialettere del 179596 e un libro mastro del 1788-99 (cfr. AP, 8 rispettivamente 9.1) non vi sono ulteriori riscontri diretti; la
portata del coinvolgimento della famiglia locarnese in questa attività resta quindi dubbia.
28 AP, 10.5.7, lettera di Giovanni Battista Quadri a Giovanni Battista Pioda, 28.2.1816.
29 Su questo tema mi permetto di rinviare a F. Mariani Arcobello, Notables, partis et clientélisme: le cas tessinois entre
permanences et adaptations au processus de modernisation, in O. Mazzoleni, H. Rayner (a cura di), Les partis politiques
suisses: traditions et renouvellements, in preparazione.
30 Anche Roberto Bianchi e Andrea Ghiringhelli (1890 – Il respiro della Rivoluzione, Bellinzona, 1990, p. 49)
hanno peraltro già riscontrato tale distribuzione.
27
9
del XIX secolo e risalgono quindi verosimilmente alla gestione di Giovanni Battista padre.
Inoltre, per quanto non si disponga ancora di dati complessivi sulla massa creditizia, è noto
da un inventario del 29 marzo 1816 che i crediti di cui i Pioda disponevano allora nel solo
comune di Loco ammontavano a circa 118'000 lire milanesi 31.
Sulla base dello strumento di divisione della sostanza di Giovanni Battista Pioda del 30
dicembre 1845, è possibile stabilire che egli lasciò in eredità alla moglie Teresa e ai dieci
figli32 beni immobili per un totale di circa 115'000 lire milanesi, crediti per 70'000, debiti per
53'000 e beni mobili per un valore noto di 12'000 33. Mi soffermerò in questa sede
unicamente sui crediti per formulare una prima sommaria osservazione sull’evoluzione del
patrimonio dei Pioda nella prima metà del XIX secolo. Confrontando il dato sin d’ora
disponibile sul totale dei crediti detenuti dalla famiglia nel solo comune di Loco nel 1816,
circa 118'000 lire, con quello relativo alla massa creditizia detenuta complessivamente da
Giovanni Battista Pioda nel 1845, 70'000 lire (a fronte peraltro di circa 53'000 lire di debiti),
è possibile supporre una sostanziale diminuzione della massa creditizia dei Pioda nella
prima metà del secolo. Per quanto se ne debbano ancora indagare i motivi, in quest’ambito
la gestione patrimoniale della famiglia sembra quindi aver conosciuto un importante
mutamento.
Accanto al passeggero progetto di Giovanni Battista di emigrare negli Stati Uniti, vale la
pena rilevare i reiterati incoraggiamenti a restare oltreoceano indirizzati da quest’ultimo ai
figli Paolo e Luigi, trasferitisi in California34. Giovanni Battista argomentava i suoi consigli,
sottolineando le scarse opportunità di crescita professionale e sociale che i due figli
avrebbero potuto cogliere in patria. Le richieste di inviare denaro alla famiglia in Ticino 35,
che accompagnavano l’invito a non tornare, rafforzano l’ipotesi di una certa fragilità della
situazione economica del numeroso gruppo dei Pioda.
AP, 3.2.3, inventario dei crediti di GB Pioda esistenti nel comune di Loco riformato il 29.3.1816.
Maria, figlia di Giovanni Battista e Teresa Ghiringhelli, di cui non restano altre notizie nell’archivio Pioda,
se non una lettera scritta con le sorelle attorno ai 15 anni, non è menzionata nello strumento di divisione, ciò
che lascia supporre che fosse deceduta in precedenza. Cfr. Agliati, Le carte dei Pioda lorcarnesi, cit., p. 17.
33 È necessario però osservare che il valore della maggior parte dei beni mobili, fra cui anche azioni del
palazzo ad uso del governo a Locarno, del ponte di Melide e della Società dei Saleggi, non è noto; di fatto fra i
beni mobili si conosce solo il valore di un legato Andreazzi, stimato a 11'000 lire, e di una parte delle azioni
della Cassa di risparmio (588 lire). Cfr. AP, 1.2.1, strumento di divisione della sostanza di Giovanni Battista
Pioda, morto a Lugano il 29 giugno 1845, rogato dal notaio Bartolomeo Rusca a Locarno (copia), 30.12.1845.
34 Si veda fra le altre AP, 13.1.5, lettera di Giovanni Battista Pioda a Paolo Pioda, 4.4.1841.
35 AP, 13.1.5, lettera di Giovanni Battista Pioda a Paolo Pioda, 5.7.1845.
31
32
10
Grafico 1. Distribuzione geografica dei debitori dei Pioda
Vira
Verscio
Vergeletto
Spruga
Someo
Solduno
Russo
Ronco sopra Ascona
Ronco
Pedemonte
Peccia
Orselina
Muralto
Mosogno
Monteggio
Minusio
Maggia
Magadino
Lugano
Losone
Loco
Locarno
Lavertezzo
Intragna
Intra
Gresso
Gordevio
Gerra Verzasca
Fusio
Cugnasco
Crana
Consiglio mezzano
Comologno
Coglio
Cevio
Cavigliano
Campo
Camedo
Brione Verzasca
Brione sopra Minusio
Berzona
Bellinzona
Avegno
Aurigeno
Ascona
?
0
10
20
30
40
50
60
70
80
Fonti: AP, 2
11
Alcune considerazioni conclusive
I percorsi di Angelo Maria Stoppani e Giovanni Battista Pioda presentano una prima
analogia interessante: entrambi sembrano in qualche modo condividere le responsabilità
derivanti dal loro ruolo di capifamiglia con un parente, collaterale nel caso del primo,
acquisito in quello del secondo. Se la collaborazione tra Giovanni Battista Pioda e il
cognato Giacomo Fanciola pare sottendere una ripartizione per così dire funzionale dei
compiti, tra Angelo Maria e il fratello Giovanni Battista sembra esservi piuttosto una
suddivisione spaziale o territoriale, apparentemente compromessa e rivista in seguito alla
morte di Angelo Maria. Come abbiamo visto infatti, dopo la decisione di Giovanni Battista
Pioda di intraprendere la carriera militare partendo alla volta dell’Olanda, fu Giacomo
Fanciola a curare gli interessi economici del cognato. Tale delega si mantenne peraltro
anche in seguito al rientro in patria. Nel caso dei fratelli Stoppani, formatisi entrambi oltre
confine, la ripartizione dei compiti non appare legata all’area geografica di attività. Mentre
Angelo Maria fece ritorno in Ticino dopo il periodo di pratica d’avvocatura a Milano,
dando avvio alla sua carriera professionale e politica nel cantone subalpino, Giovanni
Battista, pure avvocato, si trattenne a lungo nel capoluogo lombardo.
Benché in questo ambito sia indispensabile procedere con grande cautela in ragione delle
minori informazioni disponibili in particolare sugli Stoppani e delle differenze fra i percorsi
delle due famiglie, su cui tornerò tra breve, un’ulteriore analogia fra i due casati pare poter
essere colta nella struttura patrimoniale delle due famiglie. Sia i Pioda sia gli Stoppani
condussero infatti attività economiche alquanto diversificate, caratteristica riscontrabile in
misura più marcata nel caso del casato locarnese, affiancando il credito alla proprietà
fondiaria e a iniziative imprenditoriali di diverso tipo e rilievo 36.
Questa affinità è tuttavia sfumata da una prima differenza, riscontrabile tanto nella struttura
patrimoniale quanto nelle strategie più generali delle due famiglie. Mentre i Pioda appaiono
più fortemente ancorati al territorio ticinese – locarnese in particolare –, gli Stoppani si
collocano a cavallo tra i territori elvetico e lombardo, coltivando ambizioni e interessi al di
qua e al di là del confine. A tal proposito è interessante ricordare la tesi già esposta di
Sandro Guzzi-Heeb, che sottolinea come in effetti la frontiera fra questi due spazi si sia
consolidata e abbia acquisito rilevanza per le strategie familiari solo in seguito alla
costituzione della Repubblica Cisalpina. In ragione della sua permeabilità, in precedenza il
confine aveva influito in misura minore sulle strategie delle famiglie sottocenerine, che
avevano generalmente interessi non trascurabili in Lombardia37. Dal canto suo, Stefania
Bianchi analizza la struttura e il compenetrarsi delle proprietà “svizzere” in Lombardia e
lombarde in territorio elvetico, constatando tra l’altro come le prime sembrino essere di
dimensioni e valore ridotti rispetto alle seconde. L’autrice osserva inoltre che gli Stoppani,
come i Crivelli, disponevano di possedimenti di rilievo a Lavena 38. Sarà interessante chiarire
se, data la consistenza di questi ultimi (pure da approfondire), la struttura delle proprietà
fondiarie degli Stoppani si distanzi almeno in parte da quella generalmente riscontrata dei
A sostegno di questa tesi è utile constatare come nel 1806 Angelo Maria Stoppani abbia ottenuto dal
Piccolo Consiglio, di cui era membro, il diritto di privativa per l’escavazione delle miniere nei circoli di Sessa e
della Magliasina. Cfr. Greppi, La vita e l’opera, cit., p. 50.
37 S. Guzzi, Logiche della rivolta rurale. Insurrezioni contro la Repubblica elvetica nel Ticino meridionale (1798-1803),
Bologna, 1994, p. 15.
38 S. Bianchi, Proprietari stranieri in Lombardia e “possessori” lombardi nella Svizzera italiana (XVI-XVIII secc.), in L.
Lorenzetti, N. Valsangiacomo (a cura di), Lo spazio insubrico. Un’identità storica tra percorsi politici e realtà
socioeconomiche 1500-1900, Bellinzona, 2005, pp. 109-128. Sui temi della permeabilità del confine tra Cisalpina e
Repubblica elvetica e del compenetrarsi dei possedimenti tra i due Stati, si veda inoltre S. Bianchi, Fra
Cisalpina ed Elvetica: un fragile confine, in A. Gili (a cura di), Lugano dopo il 1798. L’ex-baliaggio tra 1798 e 1803,
Lugano, 1999, pp. 135-144.
36
12
possedimenti svizzeri in Lombardia, forse proprio in ragione delle origini lombarde della
famiglia.
Infine, per quanto contemporanei, Giovanni Battista Pioda e Angelo Maria Stoppani
incarnano due fasi diverse dei rispettivi percorsi familiari. Se quest’ultimo discende da una
famiglia che vanta una posizione consolidata in seno alla classe dirigente ticinese, Giovanni
Battista Pioda è probabilmente il primo membro del casato ad acquisire un certo rilievo
sulla scena politica e istituzionale. Esponente della classe sociale tradizionalmente
dominante, il cui potere fu rimesso in discussione dalla modernizzazione avanzante, Angelo
Maria Stoppani si situa all’apice della parabola percorsa dal suo casato, che subì con la sua
morte una netta flessione, attenuata solo temporaneamente dal successo ottenuto dal
nipote Leone. Giovanni Battista Pioda è per contro il capostipite politico di un casato
emergente, che compì dopo di lui una veloce ascesa raggiungendo con il figlio Giovanni
Battista i vertici dello Stato svizzero. Tuttavia, i primi segnali di un indebolimento delle basi
su cui poggiava l’influenza dei Pioda possono forse essere colti già durante la sua vita, e in
particolare nel presunto mutamento della struttura patrimoniale della famiglia legato in
primo luogo a una flessione della massa creditizia controllata dai Pioda. Questa ipotesi
necessita tuttavia di più ampi approfondimenti.
Lo studio comparato della biografia politica di questi due personaggi, di orientamento
politico affine seppur maturato secondo modalità differenti, solleva un ulteriore
interrogativo attorno al ruolo che le rispettive reti di relazioni dovettero avere nel
determinare il successo delle loro strategie di potere. Se la cerchia di frequentazioni fu in
parte comune, un personaggio nodale di tali reti pare essere Giovanni Battista Quadri, che
favorì l’ascesa politica del Pioda, mentre fu forse all’origine di alcuni degli insuccessi dello
Stoppani. Anche questa ipotesi resta tuttavia da verificare.
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