R ug by C oppev ietate alle italiane?
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R ug by C oppev ietate alle italiane?
GIO R N A L E D I BR E S C IA SP O R T MERCOLEDÌ 17 OTTOBRE 2012 E nd urance M am é e Z anard ini o k a N av arra N A V A R R A Sulla nuova pista di Navarra nel norddella Spagna l’equipaggio bresciano Andrea Mamé e Mirko Z anardini su Lamborghini Gallardo nell’ultima uscita stagionale del trofeo Lamborghini di Endurance hanno chiuso con due podi nella categoria amatori. Un terzo posto in gara 1 ed un secon- do in gara 2, con un risultato che ha confermato la costante crescita dei due piloti in questo finale di stagione. Ora resta l’ultimo appuntamento di quest’anno per l’endurance a V allelunga, ma già i due bresciani stanno pensandoa come affrontare la prossima stagione. «Partiremo con il chiaro obiettivo di R ug b y C o p p e v iet at e alle it aliane? Pareri discordi dopo la prima giornata di Challenge e 4 sconfitte su 4: Cavinato sottolinea che con un buon progetto si può competere con le nazioni più attrezzate n Chi piange e chi ride. La Amlin Challenge Cup, lo scorso week end, si èaperta con quattro sconfitte su quattro per le squadre italiane: 245 punti subìti, in totale, contro la miseria di 53 all’attivo, 31 dei quali, va sottolineato, li ha realizzati il Calvisano. I gialloneri, da soli, contro l’Agen, hanno messo a segno più punti di quanti siano riusciti a raggranellarne il Prato, il Rovigo e il Mogliano messe insieme. Da qui, umori e analisi diversi sui risultati del fine settimana, e se Andrea De Rossi, coach del Prato, al telefono allarga metaforicamente le braccia, dopo la sconfitta dei suoi col Grenoble (3-59), Polla Roux, da Rovigo, rilancia sulla stampa locale l’idea che per competere in coppa servono selezioni e franchigie. «La mischia titolare di Perpignan pesava 914 chili, noi 885 - ha detto l’allenatore dei polesani al Gazzettino, dopo la batosta casalinga dei suoi, 12-79 contro l’Usap-. E con l’ingresso dei giovani il divario si è ampliato. Per non parlare di budget, superiore dieci volte». Nelle stesse ore, atmosfera molto diversa a Calvisano, dove pur recriminando sulla sconfitta di misura, Andrea Cavinato, coach del Cammi, poteva dire di essere orgoglioso «perché abbiamo dimostrato che il rugby italiano, se si ha la volontà di giocare, può stare alla pari in gare di Coppa e alla fine si è vista una bella partita». Insomma, il classico visto da destra e visto da sinistra, su cui a mente fredda Cavinato aggiunge qualche altra considerazione: «Il Treviso e il Calvisano hanno dimostrato di essere società capaci di lavorare su progetti di lunga portata e di avere un "sistema", un’organizzazione che funziona - dice l’allenatore dei campioni d’Italia -. Questo sistema ha permesso al Treviso di tenere testa a qualunque avversaria, sia in Heineken Cup che in Pro12, e al Calvisano di arrivare a un soffio dal battere l’Agen. Se questo sistema funziona per questi due club, non si capisce perché non dovrebbe funzionare per altri». E quali sono le caratteristiche che qualificano Treviso e Calvisano? «Un’organizzazione che va al di là dei singoli, non segue le mode e dà solidità e credibilità nel tempo a tutto il gruppo - spiega Cavinato - I giovani, 41 vincere - hanno detto Andrea Mamè e Mirko Z anardini - ora che i circuiti non sono più una novità per noi, ma abbiamo imparato a conoscere bene le piste, ed abbiamo dimostrato di essere maturati sotto il profilo agonistico, possiamo affermare che lotteremo per il podio in ogni gara e per la vittoria finale». g .m . S ci M ancano dieci g iorni alla C op p a e le bresciane sp op olano sul w eb BA S K E T L a F ortitudo nelle m ani di R om ag noli Trasconfitta e batosta c’è una certa differenza n S op ra i g iocatori del C am m i C alv isano lasciano il cam p o sconfitti 3 6 -3 1 dall’A g en, m a tra g li ap p lausi. S otto a destra A ndrea C av inato, allenatore del C alv isano, e A ndrea D e R ossi, coach de I C av alieri P rato per esempio: tutti parlano di dar spazio ai giovani, ma tante volte significa mandarli allo sbaraglio. Io ne ho lanciati molti e ho allenato per parecchi anni la Nazionale U20, ma dico che i giovani vanno fatti giocare quando lo meritano, nel contesto e con le cautele del caso. È inutile mandarli in campo tanto per farli giocare». E come si concretizza questo progetto a Calvisano, per quanto riguarda la partecipazione alla Challenge Cup? «Si concretizza nel fatto che noi fin dall’estate abbiamo pianificato un lavoro e un programma per far bene in Coppa. Non ci siamo arrivati alla garibaldina. E i giocatori sono stati scelti in funzione della loro esperienza e del loro curriculum, anche per giocare in Europa». E in effetti sabato, nei ventitrè a referto, il Cammi aveva, sì, sette U23, ma anche almeno nove atleti con esperienza di Celtic League o di Nazionale. Si chiama ambizione, ma anche equilibrio. Ora il Calvisano è atteso dalla trasferta di Bucarest, una partita dove c’è tanto da perdere e poco da guadagnare. Ma Cavinato promette che quello visto con l’Agen ormai è uno standard. Non ci saranno cali di concentrazione, né sconti. Almeno speriamo. Gianluca Barca BO L O GN A La Fortitudo Pallacanestro riparte da Giulio Romagnoli. L’imprenditore, già patron della Biancoblù (LegaDue), è stato l’unico a presentare un’offerta all’asta fallimentare (la base era 200.000 euro) in cui sono andati venduti i beni che costituiscono la storia della Fortitudo, oltre alla squadra degli Eagles che milita in Dna. Il fallimento che ha portato all’asta è legato alla gestione di Gilberto Sacrati, che nel 2007 aveva rilevato la squadra dopo il periodo d’oro di Giorgio Seragnoli (dieci finali scudetto, con due titoli conquistati) e una parentesi di meno di un anno di Michele Martinelli. Mentre Sacrati faceva fallire la Fortitudo, Romagnoli, imprenditore leader nel mercato delle patate, proprietario della squadra di Budrio, acquistava nel 2011 il titolo sportivo di Ferrara in Legadue e faceva nascere la Biancoblù. Un passaggio - simile alla rinascita della Virtus attraverso Castelmaggiore - che gli ha inimicato i tifosi della «Fossa» che avrebbero voluto che a suo tempo Romagnoli prendesse la Fortitudo originale. «Faremo tutti i passi per la riunificazione e la riappacificazione di un tifo che non ha eguali al mondo», ha promesso ieri prima della dura contestazione cui è stato oggetto all’uscita dal Tribunale. N adia, D ada e E lena nel v ideo sudam ericano n Da donne della neve a dive della Rete. Mancano dieci giorni all’inizio della Coppa del Mondo di sci con il Gigante d’apertura di Soelden, e le ragazze del Circo Bianco spopolano su Y ouTube con un video scherzoso. La clip si chiama «Italian Ski Team 2012-2013 - The show i (s)now!!! W ith special guest Aksel Lund Svindal» e ritrae le velociste azzurre, i tecnici e gli addetti ai materiali mentre cantano e ballano sulle note di «The lion sleeps tonight». In poco più di una settimana il video è stato visualizzato quasi 50.000 volte: nei giorni dell’impresa di F elix Baumgartner non è sufficiente per entrare nella Top Ten, ma la clip viaggia alla grande su siti e social network. La presenza del campione norvegese è valsa anche la citazione su un quotidiano del Paese scandinavo e un sito internet elvetico ha definito il video il migliore dell’anno. Il merito è tutto di V erena Stuffer, grande appassionata di riprese e montaggi, che nelle pause durante il ritiro estivo di La Parva ed Ushuaia, ha iniziato ad assemblare alcune immagini girate dagli operatori durante gli allenamenti. Poi ha aggiunto una canzone che le passava in testa ed ha coinvolto tutto il gruppo: «È stato solo un gioco - spiega la bresciana Daniela Merighetti - ed il bello è che tutti gli sketch sono stati fatti di getto, senza fare prove. Svindal? Era nel nostro hotel e l’abbiamo coinvolto, alla fine era esaltatissimo dal video». Presenti le tre bresciane della velocità, la più scatenata è stata certamente un’inusuale Elena F anchini. Le sorelle Nadia e Sabrina tornano invece oggi da Tignes, in F rancia, dove hanno fatto quattro giorni di allenamento in vista dell’esordio a Soelden. Tra una settimana e mezza l’impegno come attrici sarà solo un ricordo. Si farà sul serio, nuovamente sulla neve. F ab io T o nes i Bas k et L eo nes s a, la carica d ei q uat t ro cent o Una bella serata con la festa del settore giovanile. Stasera la prima squadra a Monticelli F oto di g rup p o p er p rim a sq uadra e settore g iov anile BR E S C IA Gino Cuccarolo, 2 metri e 20 cm di altezza, che prende prima per mano e poi in braccio Massimo, bambino del 2006 che supera il metro per soli 6 cm. È l’immagine simbolo di una stagione agli albori, ma già di successo. Perchè quando vedi una serata come quella andata in scena ieri alla palestra del V errocchio a San Polo, capisci che nessuna sconfitta potrà mai essere più significativa di un momento così. La festa d’inizio anno del settore giovanile della Centrale del latte Basket Brescia Leonessa e della V irtus Brescia (un esercito con 400 tesserati) si è trasformata in un happening capace di trasmettere emozioni che rimangono a lungo. Dai più piccoli ai più grandi: c’erano tutti. E chi non ha potuto esserci è stato ricordato al microfono. In prima fila anche la presidentessa Graziella Bragaglio e il marito Matteo Bonetti, il responsabile tecnico e quello organizzativo, Roberto F errandi e Alessan- dro Motta, anime di un settore giovanile composto anche da allenatori, dirigenti, volontari, genitori. Componenti fondamentali per far divertire bambini e ragazzi. Dal minibasket, passando alle squadre Under 13, 14, 15 e 17. A portare il saluto del Comune l’assessore allo sport Massimo Bianchini e il consigliere Marco Toma. E poi la sorpresa della prima squadra di coach Martelossi. È finita con Giddens, J enkins e Lombardi a creare un cerchio fatto di bambini nel quale a turno potevano ballare l’hip hop con i più grandi. Tutto molto bello. E la prima squadra questa sera giocherà a Monticelli (ore 20) contro i gialloblù di Morandi un’amichevole benefica con incasso (offerta libera) in favore dell’Istituto Tumori di Milano. Serata dedicata ad Andrea, un bambino di 9 anni che ha dovuto abbandonare in anticipo la sua partita. Ma il cui sorriso c’è sembrato di rivedere ieri sera in mezzo a quello di tanti. c. t .