Dracula di Bram Stoker

Transcript

Dracula di Bram Stoker
Federico Magi
Dracula di Bram Stoker
21 agosto 2009
Una grande storia d’amore. Questo prima di tutto, prima del generoso budget messo a disposizione
per la realizzazione del film, prima delle atmosfere da incubo proposte da Coppola, prima
dell’arcinota storia del vampiro per eccellenza: Dracula. Il Conte che, nella fattispecie, resiste al
tempo e alla non vita nel tentativo di rincontrare l’amore perduto tragicamente per un inganno
crudele. Lui, il Principe dei Carpazi, che la croce l’aveva pur servita, con onore e coraggio, nel
giorno più buio della sua vita giurò guerra a Dio e dannazione eterna per le sue vittime. Siamo nel
XV secolo, in Romania, e il suicidio dell’amata sposa Elisabetta precipita Dracula negli inferi più
profondi: diventa un vampiro, un non morto, destinato a vagare per l’eternità in assenza di pace. Ma
quando, alla fine del secolo XIX, gli si apre improvvisa la possibilità di ricongiungersi in modo
immortale all’amata, scovata a Londra, decide di avventurarsi nella capitale britannica e di
abbandonare il lugubre castello in Transilvania. Con abile stratagemma attira nel suo castello il
promesso sposo di Mina (reincarnazione della sua Elisabetta), l’avvocato Jonathan Archer, lo
imprigiona con un seducente incantesimo (le tre grazie vampire, tra cui spicca la procace bellezza
dell’allora giovanissima Monica Bellucci) e se ne parte in nave per l’Inghilterra, portandosi appresso
la sua terra maledetta, fondamentale per la sua vita senza vita. Ma il malinconico e feroce vampiro
non ha fatto i conti con Abraham van Helsing, erudito docente universitario olandese, dedito a
indagare scientificamente il fisico ma soprattutto il metafisico, che lo attende senza paure ed
egualmente minaccioso. La sfida conclusiva è in Transilvania, dopo che Dracula sembra aver
contagiato la consenziente Mina, che aveva subito riconosciuto il suo Principe, rinfocolando
quell’amore che ha resistito ai secoli per sublimarsi agli inferi. Amore e morte si fondono
armonicamente, nel suggestivo epilogo, trovando pace per un’anima dannata.
Un’opera inquietante e visionaria, che confermò Coppola, semmai ce ne fosse stato bisogno, come
regista dotato di estro e creatività fuori dal comune. Una pellicola che mescola horror, dramma
esistenziale e qualche spruzzata di ironia, trovando un’invidiabile amalgama sia dal punto di vista
visivo che narrativo. Dal punto di vista narrativo Coppola è abbastanza fedele al testo originale –
forse il più fedele, cinematograficamente parlando – salvo immaginare una storia d’amore alla quale
Bram Stoker non accenna nemmeno. Poco male, perché il regista americano crea una sorta di
plusvalore narrativo che a livello visivo funziona benissimo e gli concede la possibilità di un finale
simbolico e titanico, in ossequio ai motivi più puri della tradizione romantica. Al contempo Coppola
riesce a inquietare, innescando un sottile equilibrio empatico nello spettatore, il quale interiorizza la
figura del vampiro secondo una duplice chiave emotiva: repulsione e compassione. Sì, perché non si
può non compatire – e intimamente parteggiare, perché no – per un uomo che ha subito una simile
beffa dal destino. E non si può nemmeno non partecipare dell’inossidabile amore che abbatte le
barriere dello spazio e del tempo. Ecco che l’horror sfuma, in alcuni frangenti peraltro nodali della
1/2
Federico Magi
Dracula di Bram Stoker
21 agosto 2009
pellicola, nonostante Coppola sia maestro nell’inventare effetti e suggestioni visive ad alto tasso di
tensione. Sfruttando la bellissima scenografia, il regista gioca con l’ombra del vampiro per
amplificarne la portata orrorifica, guadagnando così in pathos e mistero. Evoca tutto il campionario
dell’ horror gotico, e lo fa così bene a livello visivo da lasciare più volte frastornato lo spettatore,
ammaliato da immagini di forte spessore artistico. Azzeccato anche il gioco di dissolvenza dei volti,
che appaiono improvvisi come i pensieri angosciosi, e che in breve scompaiono, quasi a gravare sul
destino dei personaggi. Buona anche la ricostruzione storica, che riguardo alle origini di Dracula
rimanda, a differenza del libro di Bram Stoker, al personaggio del principe romeno Vlad.
Nei panni del metamorfico Conte Dracula – vecchio decrepito, giovane, lupo, mezzo uomo mezza
bestia, topo e pipistrello – c’è un grande Gary Oldman, qui in una delle sue prove più note e intense,
nonostante il pesante trucco, decisamente a suo agio in ruoli di personaggi negativi o quanto meno
ambigui (oltre a questo film, penso al villain interpretato in Leon di Luc Besson, ad esempio); in
quelli della bella Nina, invece, una non troppo convincente ma sempre aggraziata Winona Ryder, che
non riesce a restituire lo stesso pathos della sua controparte amorosa. Discorso a parte per Van
Helsing-Anthony Hopkins, che monopolizza in sostanza la seconda parte della pellicola,
gigioneggiando un po’ troppo nei panni di un personaggio certamente caricato ed eccessivo, e forse
non così semplice da dominare, nonostante l’indubbio mestiere con cui lo approccia il bravo attore
britannico. Quello che convince meno è il qui – contestualizzo, perché l’attore al tempo era assai
valido – inespressivo Keanu Reeves, veramente fuori parte. Curioso ruolo per Tom Waits, nei panni
dell’adepto Renfield.
Detto della regia colma di visività e delle incantevoli scenografie, l’opera eccelle anche per il trucco
e per la colonna sonora di Wojciech Kilar, densa di molteplici suggestioni: dallo spaventoso al
romantico, si chiude sui titoli di coda con la perla di Annie Lennox, l’indimenticabile Love song for
a vampire, definitivo suggello a un’opera che innesta sul classico filone del vampiro i motivi
universali dell’amore e dello scorrere del tempo. Il logorio del fisico, la caducità del corpo, le
barriere dello spazio e del tempo: a volte nulla può resistere all’amore vero, quanto meno a livello
letterario e cinematografico. In fondo il vampiro ha sempre avuto un potente appeal, e Coppola lo
valorizza al massimo riuscendo in un’opera fascinosamente eccentrica dalle trovate originali (3
premi oscar, tutti tecnici), considerando il personaggio già ampiamente sfruttato dal mondo di
celluloide, che accosta per bellezza visiva e qualità artistica lo splendido Nosferatu di Herzog
(anche lì un amore fisico e al contempo metafisico, quello tra Dracula e Lucy), altra memorabile
pellicola che riprende le gesta dell’inossidabile vampiro.
Federico Magi, agosto 2009.
2/2