05 Monaci e beness - Accademia Italiana di Scienze Forestali
Transcript
05 Monaci e beness - Accademia Italiana di Scienze Forestali
05 Monaci e beness 24 01 2006 13:35 Pagina 37 Nell’ambito del programma di ricerca COST E39 inerente a «Foreste, salute umana alberi e benessere» si sono tenute presso L’Accademia Italiana di Scienze Forestali in Firenze, nei giorni 20-22 aprile 2005, alcune sedute del Gruppo di lavoro n. 2 relative a «Produzioni forestali, ambiente forestale e salute umana». Nelle pagine che seguono sono state sinteticamente riportate le esperienze monastiche italiane nel conservare e diffondere le più antiche conoscenze in fatto di fitomedicina ed in genere di benessere collettivo ed individuale. ANTONIO GABBRIELLI (*) - GIOVANNI SANESI (**) I BENEDETTINI: DALLA FORESTA AL BENESSERE Il monachesimo benedettino ha avuto un ruolo fondamentale nella cultura italiana e più in generale in quella dell’Europa occidentale, nel trasmettere fin dal Medio Evo le conoscenze botaniche e farmaceutiche. La tradizione benedettina nell’uso dei vegetali e dei vari prodotti del bosco e del sottobosco è stata determinante per il benessere degli uomini. Essa si è tramandata nei secoli attraverso libri e manoscritti, ancora conservati in molti monasteri, che oggi possiamo rileggere ed apprezzarne il valore scientifico PREMESSA Dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente fino allo stabilirsi di un nuovo regime feudale, l’Italia e gran parte dell’Europa furono caratterizzate da una grave crisi non solo politico istituzionale, ma anche socio-economica e culturale. In questo periodo dominato dal progressivo disgregarsi degli insediamenti romani, dalla rottura di rapporti codificati tra città e campagna e della conseguente gestione del territorio, un punto di coesione fu senza dubbio costituito dalla chiesa e dagli ordini monastici. Questi oltre a rappresentare un tessuto connettivo dal punto di vista sociale assunsero anche il ruolo di custodi del patrimonio culturale tramandato dai Greci e dai Romani. Infatti, sotto la pressione delle popolazioni nomadi, quasi scomparve la capacità acquisita nei secoli precedenti di «controllare» la natura e di governare le risorse naturali (*) Accademia Italiana di Scienze Forestali. (**) Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali – Università di Bari. – A.I.S.F. Annali 2005 05 Monaci e beness 24 01 2006 13:35 Pagina 38 38 in rapporto alle condizioni ambientali e climatiche (CARDINI E MIGLIO 2002). Nelle abbazie, trasformate grazie all’opera di monaci amanuensi in centri di riproduzione, conservazione e diffusione di testi di diversa natura che altrimenti sarebbero scomparsi1, si poté garantire la salvaguardia e la trasmissione di esperienze e tecniche che riguardavano, tra l’altro, la gestione delle acque, i cicli delle stagioni, la conservazione del suolo, la crescita delle piante, la produzione di fiori e frutti e il loro utilizzo, la medicina. L’incertezza istituzionale tipica di quell’epoca relegò la nascita dei centri monastici soprattutto nelle aree interne del paese dove poteva essere esercitato con maggiore attenzione l’esercizio spirituale. Per questi motivi i centri di aggregazione monastica si diffusero, almeno all’inizio, nel centro sud dell’Italia soprattutto nell’ambito dei territori collinari-montani, in corrispondenza della presenza di ampi patrimoni boschivi. San Benedetto costruì nel 529 l’abbazia di Montecassino in una zona montana che si erge verso il cielo e che all’epoca era completamente circondata da boschi. Fu qui che elaborò la Regula Benedicti2 che costituì la nascita del monachesimo occidentale nonché contribuì a realizzare uno dei primi capitoli della storia europea dell’assistenza ai malati e della medicina. Quasi coevo (550) è il monastero di Vivarium in Calabria fondato da Cassiodoro3. Questi furono modelli per i successivi monasteri medioevali anche per la loro localizzazione nell’ambito di territori ricchi di risorse naturali e boschi4. In tutti i secoli successivi e per tutta la parte iniziale dell’Alto Medio Evo, i centri monastici furono fondati prevalentemente nell’ambito dei territori più verdi dell’Italia quasi come a sancire un’unione indissolubile tra salute spirituale, benessere fisico e natura. 1 Claustrum sine armario est quasi castrum sine armamentario è un antico motto monastico grazie al quale sono state istituite presso le abbazie importante biblioteche. 2 I contenuti della regola sono facilmente consultabili su: http://sanvincenzo.silvestrini.org/regola/rsb_it.htm, http://www.columbia.edu/acis/ets/seminar/benevent.html, http://www.osb.hu/lelki/regula/l_regula/l_regula.html 3 Informazioni sulla storia e le opere di Cassiodoro sono ricavabili da: http://www.cassiodoro.it/index.htm 4 A Vivarium Cassiodoro istituì uno scriptorium per la raccolta e la riproduzione di manoscritti. Questo probabilmente rappresentò il modello per gli amanuensi già citati in precedenza. 05 Monaci e beness 24 01 2006 13:35 Pagina 39 39 La terra prescelta per il monastero diviene una «terra promessa» da trasformare ed umanizzare, un paesaggio veduto e sentito come un incantesimo, uno sfondo di contemplazione per l’ascesi. Come scrive il FALLANI (1975) «La foresta può recare non soltanto un’utilità pratica, essa implica uno sviluppo dei concetti della vita dell’anima… La teologia mistica e gli esempi frequenti delle allegorie nascono da un linguaggio che il monaco ha a sua disposizione, guardando ed ascoltando la natura». IMPORTANZA E DIFFUSIONE DEI BENEDETTINI IN ITALIA IN RELAZIONE ALLA CULTURA MEDICA, FARMACEUTICA E BOTANICA San Benedetto costituisce oltre che esempio per la chiesa, attraverso la Regola5, anche uno dei punti di riferimento per l’esercizio della cura nei confronti dei malati. Infatti agli «infermi deve essere fornita ogni cura necessaria senza porre indugio»6 e queste attenzioni dovevano essere apprestate dall’infirmarius, un confratello che esercitava verso l’ammalato sia le funzioni del religioso sia quelle del medico-farmacista. Si tratta quindi di un primo esempio di approccio olistico alla malattia e il supporto psicologico nei confronti dell’infermo assume non poca rilevanza (MAZZUCOTELLI, 1999). Un esempio di questo approccio e dell’importanza che veniva data all’ammalato è costituito anche dal progetto per il monastero di San Gallo, elaborato tra gli anni 820 e 830, che prevedeva una serie di locali specialistici per gli ammalati e per somministrare e conservare i medicamenti nonché una serie di attrezzature per il benessere e l’igiene, quali bagni e i sistemi di riscaldamento che all’epoca costituivano senza dubbio un’assoluta novità (FROHN, 2004). Grazie alla nascita dell’ordine benedettino, alla Regola e al riconoscimento anche da parte del potere politico7, le abbazie e i monasteri conobbero un periodo di grande fioritura culturale che garantì l’approfondimento delle conoscenze nelle diversi settori della medici5 Il capitolo 36 della regola di San Benedetto è interamento dedicato alla cura dei fratelli infermi. 6 Infirmorum cura ante omnia et super omnia adhibenda est 7 Carlo Magno concesse all’abbazia di Montecassino numerosi privilegi e intravide nell’opera di San Benedetto un fattore di aggregazione del suo impero. 05 Monaci e beness 24 01 2006 13:35 Pagina 40 Pagina tratta dai «Ruralia Commoda» di Pietro de’ Crescenzi. Immagine gentilmente concessa dalla biblioteca dell’Accademia dei Georgofili, coll. Inc. 1. 05 Monaci e beness 24 01 2006 13:35 Pagina 41 Frontespizio del commentario ai libri di Dioscoride di Pietro Andrea Mattioli, pubblicato a Francoforte da Nicolai Bassaei nel 1598. Immagine gentilmente concessa dalla biblioteca dell’Accademia dei Georgofili, coll. R. 14. 05 Monaci e beness 24 01 2006 13:35 Pagina 42 42 na, farmacia e botanica. Le fonti classiche utilizzate furono quelle provenienti dalla cultura greca e romana. Già Cassiodoro raccomandava la lettura del De materia medica di Dioscoride (Πεδα′ νιος Διοςχονρι′ δης)8 di cui curò la traduzione in latino, nonché delle opere di Claudius Galenus (Κλαυ′διος Γαληυο′ς)9 e di Plinio il Vecchio10. I benedettini divennero ben presto i detentori del sapere medico e della raccolta e trasformazione delle piante a fini farmacologici. Diversi abati furono i medici di fiducia dei regnanti in Italia nell’Alto Medio Evo e la stessa scuola medica salernitana, prima istituzione pubblica a formare i medici, pose le sue fondamenta iniziali sull’apporto dei benedettini (MAZZUCOTELLI, op. cit.). In questo periodo abbondano le prescrizioni di preparati vegetali che si basano fondamentalmente sulle fonti classiche di origine greca e romana. Questo sapere ben presto si contaminò anche di influenze 8 Pedacio Dioscoride (I sec. d .C.) fu un medico militare del I sec. d.C. che prestò servizio nell’esercito dell’imperatore Claudio. Elencò in cinque libri tutti i farmaci allora conosciuti che prevalentemente erano di origine vegetale. Sono descritti l’aspetto delle piante e gli effetti che il loro uso determina. Il titolo originale greco era «Peri hyles iatrikes/Perí haplón pharmákon» (La Foresta Medica/ La Materia Medica). L’opera fu dedicata al medico Areios, amico e collega di Dioscoride. Comprende composti medicinali da tutti e tre i regni naturali, quello vegetale, quello animale (compreso l’uomo) e quello dei minerali. Sono i vegetali a prevalere con la enumerazione di ben ottocentotredici piante medicinali, mentre i prodotti di origine animale sono centouno e quelli minerali centodue. In tutto si tratta dunque di circa 1000 sostanze, previste per 4740 applicazioni terapeutiche diverse. Ad ogni preparato medicinale è dedicato un capitolo, suddiviso in maniera sistematica. Per i vegetali generalmente in sette paragrafi: 1) nome della pianta e sinonimi in uso in vari Paesi; 2) area di diffusione della pianta; 3) descrizione molto precisa (Dioscoride non inserì illustrazioni per evitare errori dovuti alla particolarità di campioni); 4) effetti e proprietà; 5) indicazioni sulla preparazione (ricette di fabbricazione); 6) indicazioni sulla verifica della autenticità dei prepararti, della loro purezza e qualità; 7) la raccolta delle piante, la conservazione e trasformazione e sulle apparecchiature da usare. L’opera è strutturata in 5 libri, in cui vengono trattati rispettivamente: 1) essenze, olii, alberi e loro succhi e frutti, nonché unguenti; 2) prodotti animali terrestri (grassi e latte) e acquatici, vengono trattati inoltre cereali, ortaggi, piante aromatiche (compresi gli agli); 3) radici di piante e loro estratti acquosi, nonché semi; 4) ulteriori piante, anche arbustive, non considerate nei volumi precedenti, nonché funghi); 5) la vite e gli effetti benefici di vari vini, nonché metalli e sali. Per ulteriori informazioni si rimanda a: http://www.amo-bulbi.it/ad_biogr_juliana_anicia_dioscorides.htm, http://www.tiscalinet.ch/materiamedica/. Prima di Dioscoride, Diocle da Caristo, medico greco del IV sec. a. C. effettuò una descrizione di piante e dei loro effetti medicinali. 9 Nato a Pergamo il 129 d.C. 10 Funzionario dell’impero romano visse dal 23 al 79 d.C., sviluppò un interesse di tipo enciclopedico che lo portò a compilare i 37 libri della Naturalis historia una raccolta del sapere dell’epoca che raccoglieva anche nel campo medico ciò che era a conoscenza della scienza greca e romana. 05 Monaci e beness 24 01 2006 13:35 Pagina 43 43 arabe, grazie soprattutto a Costantino detto l’Africano. Costantino, formatosi scientificamente in Egitto e India, si fece frate dopo essere fuggito dall’Africa; durante il periodo monastico scrisse, ma forse è più proprio dire tradusse in latino, diverse opere arabe che riguardavano, tra le altre, le proprietà di alcune piante. È interessante evidenziare come anche il sapere arabo fosse nettamente influenzato dalla letteratura greca e romana. Infatti si trovano numerose traduzioni di Dioscoride in lingua araba. La medicina monastica e l’uso delle piante seppe quindi evolversi grazie anche alla contaminazione con altre culture. Questa contaminazione fu favorita anche dalla diffusione dell’erbario (hortus siccus) grazie al quale era possibile riconoscere le piante raccolte. Da traduzioni arabe è probabile che provenga anche il Tacuinum sanitatis, una raccolta inerente anche gli effetti medicinali delle piante del quale nel corso dei secoli furono prodotte diverse edizioni con miniature. Per altro i conventi rappresentavano una vera e propria rete di sapere che favorì gli scambi di nozioni anche con il centro e nord Europa dove nel frattempo erano stati fondati importanti centri benedettini. Esemplificativo è il caso di Rabano Mauro, monaco di Fulden (Germania) il cui testo manoscritto De rerum naturis è conservato negli archivi dell’Abbazia di Montecassino11. Nel Basso Medio Evo grande importanza ebbe la congregazione benedettina di Monte Oliveto che si affermò come centro di produzioni di farmaci che venivano preparati dall’aromatarius, un esperto conoscitore delle piante che una volta raccolte e selezionate le conservava nell’armario pigmentorium. Si trattava di vere e proprie farmacie o spezierie che hanno caratterizzato fin quasi dall’inizio la storia dei monasteri. In questi luoghi si raccoglievano i prodotti provenienti dal bosco o dagli orti dei semplici. Quest’ultimi costituivano uno dei punti centrali del convento e dell’abbazia che oltre ad avere una funzione allegorica descritta da Rabano Mauro nel libro 19 del De rerum natura, riprendevano la cultura produttiva romana ed erano dedicati alla produzione stabile delle piante che era più difficile raccogliere in natura. 11 Hrabanus Maurus, 1997. De rerum naturis. Il codice 132 dell’Archivio di Montecassino, riproduzione integrale su CD Rom, Cassino. Università degli Studi di Cassino. Il monaco è una figura importante per la storia della cultura in quanto ha tramandato il patrimonio culturale di Prisciano, di Isidoro di Siviglia, di Beda, in compilazioni non originali. 05 Monaci e beness 24 01 2006 13:35 Pagina 44 44 Donati: Frontespizio del Trattato de’ semplici, pubblicato a Venezia presso Pietro Maria Vertano nel 1631. Immagine gentilmente concessa dalla biblioteca dell’Accademia dei Georgofili, coll. R. 300. 05 Monaci e beness 24 01 2006 13:35 Pagina 45 45 Tavola botanica tratta dal libro di Leopardi Plukenetii Amaltheum, pubblicato a Londra nel 1705. Immagine gentilmente concessa dalla biblioteca dell’Accademia dei Georgofili, coll. R. 63. 05 Monaci e beness 24 01 2006 13:35 Pagina 46 46 Una rappresentazione iconografica del herbolarius dove si coltivavano queste piante medicamentose è sempre ricavabile dal progetto per la costruzione del Monastero di San Gallo. Diverse opere monacensi sono comunque dedicate alla descrizione di questi orti, in particolare si ricorda l’Hortulus o Liber de coltura hortorum di Valfrido Strabone monaco del IX secolo che fornisce una descrizione dell’organizzazione degli spazi e delle colture nonché un elenco delle piante da coltivare e i relativi effetti terapeutici (CARDINI e MIGLIO, op. cit.). Si tratta presumibilmente di indicazioni provenienti dai testi di Dioscoride anche se con un dettaglio nettamente inferiore. Sempre dal già citato progetto per il Monastero di San Gallo è possibile estrapolare anche le seguenti informazioni (C ARDINI e MIGLIO op. cit.): – l’utilizzo del Juniperus sabina come pianta allegorica e terapeutica in prossimità del pozzo; – la presenza di spazi destinati alla produzione di fiori; – tre spazi per la coltivazione di piante per l’alimentazione e la cura della comunità monastica. Anche in epoca moderna la cultura botanica, medica e farmaceutica si fusero spesso in un unico sapere che fu proprio di molti monaci appartenenti alle diverse congregazioni benedettine. Cassinesi, Vallombrosani e Camaldolesi ci hanno lasciato numerosi scritti che fanno riferimento alla fitoterapia su basi empiriche piuttosto che su una vera e propria metodologia scientifica. Nel corso dei secoli le biblioteche dei monasteri si arricchirono di opere anche di autori laici come nel caso dell’opera Dei Discorsi di Pietro Andrea Mattioli12, medico senese che pubblicò nel 1544 una rielaborazione in lingua italiana dell’opera di Dioscoride13. Sebbene nel XVI secolo si incominci a diffondersi la iatrochimica e conseguentemente la farmacia chimica, fino al XVIII secolo le spezierie benedettine si diffusero e si affermarono in tutta Italia. Queste spezierie oltre che centri per la preparazione delle medicine divennero anche biblioteche dove venivano raccolti libri e manoscritti inerenti le diverse conoscenze legate alla fitoterapia non solo di scienziati religiosi, ma anche di laici. 12 P. Andrea Mattioli (1500-1577) fu uno dei più grandi fitografi e fitologi del cinquecento in quanto riunì e coordinò tutte le conoscenze di botanica medica del tempo. 13 Un’edizione del 1604 è oggi presente presso la biblioteca dl Monastero di Camaldoli. 05 Monaci e beness 24 01 2006 13:35 Pagina 47 47 Questo sapere legato alla natura in alcune congregazioni benedettine, come i Vallombrosani prima ed i Camaldolesi successivamente, determinò anche una specializzazione nel settore forestale. Già nelle costituzioni Vallombrosane del 1350 ci si sofferma sull’importanza della coltivazione dei boschi. Questo è un tema che comunque sarà ripreso ripetutamente anche nei secoli successivi (TORCHIO e TORCHIO ROGGERO 1972). Nel ’700 si assiste ad una laicizzazione delle farmacie. Questo fenomeno è legato a fattori quali: – un’evoluzione autonoma della farmacia rispetto alle altre scienze, la sempre maggiore importanza della chimica e la conseguente specializzazione nella preparazione di formulati; – l’affermazione di corporazioni con statuti autonomi, il controllo sulla diffusione e preparazione dei medicinali da parte delle istituzioni pubbliche; – i divieti provenienti sia dalla gerarchia ecclesiastica sia dal potere laico-ufficiale nei confronti dei monaci di preparare e commercializzare in modo diffuso i loro prodotti farmaceutici. Nell’Ottocento le alienazioni dei beni ecclesiastici operate prima sotto il dominio napoleonico e successivamente direttamente dal Governo italiano (1866) determinarono la quasi scomparsa delle farmacie monastiche che però in alcuni casi sporadici si conservarono fino al XX secolo. I VEGETALI MEDICAMENTOSI DELLA MEDICINA MONASTICA Nell’armario pigmentarium l’aromatarius raccoglieva ed ordinava una notevole gamma di piante, la cui efficacia era stata già descritta nei testi classici, ma che anche gli stessi monaci avevano propagandato nei loro manoscritti. In particolare si far riferimento all’opera di Dioscoride De Materia medica di cui esistevano nel Medio Evo numerose traduzioni con illustrazioni per facilitare il riconoscimento delle piante. Numerosi potevano essere anche i riferimenti alle opere di Galeno e di Avicenna. Numerosi Hortulus tra cui quello di Valfidro Strabone furono scritti ed si diffusero in tutti i principali centri monastici. I conventi dove si sviluppò la scienza medica elaborarono anche veri e propri ricettari. All’epoca di Carlo Magno, famoso era quello dell’Abbazia di Lorsch in Germania. Sempre nella medicina medievale note- 05 Monaci e beness 24 01 2006 13:35 Pagina 48 48 vole influenza ebbe la badessa benedettina di Rupertsberg Hildegard von Bingen che scrisse Physica nella quale detta i consigli per l’utilizzo delle piante medicinali. Di seguito si espone una breve elencazione. Pianta Effetti terapeutici Fonti bibliografiche Artemisia abrotanum L. Galeno, testi monastici vari Vitex agnus-castus L. Artemisia vulgaris L. Fagus silvatica L. Fraxinus excelsior L. Glycyrrhizia glabra L. Laurus nobilis L. Matricaria camomilla L. Myrtus communis L. Silybum mariano L. Hedera helix L. Hypericum perforatum L. Ilex aquifolium L. Pinus mugo L. Populus alba L. Quercus robur L. Salix sp.p. Viscum album L. Verbena officinalis L. Valeriana officinalis L. Infiammazioni gengivali, rottura capillari Sedativo Digestivo Antipiretico Antipiretico Digestivo, disturbi epatici Contusioni, digestivo Infiammazioni, dolori Punture insetti Disturbi epatici Infiammazioni e dolori Disturbi psichici Antipiretico Tosse e raffreddore Antipiretico Infiammazioni Antipiretico Difesa dell’organismo Digestivo Sedativo Thymus vulgaris L. Digestivo Testi monastici vari Dioscoride, testi monastici vari Dioscoride, testi monastici vari Dioscoride, testi monastici vari Dioscoride, testi monastici vari Testi monastici vari Dioscoride, testi monastici vari Dioscoride, testi monastici vari Testi monastici vari Plinio il Vecchio, Galeno Dioscoride, testi monastici vari Dioscoride, testi monastici vari Plinio il Vecchio, testi monastici vari Dioscoride, testi monastici vari Plinio il Vecchio, testi monastici vari Plinio il Vecchio, testi monastici vari Dioscoride, Plinio il Vecchio, testi monastici vari Galeno, testi monastici vari IL VALORE ATTUALE DEL SAPERE BENEDETTINO NELLA VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE FORESTALI COLLEGATE AL SETTORE DEL BENESSERE E DELLA SALUTE UMANA La presenza odierna di abbazie, monasteri ed eremi attivi, appartenenti alla confederazione benedettina è ancora notevole sul territorio nazionale. I Cassinesi, Sublacensi, Camaldolesi, Vallombrosani, Silvestrini, Olivetani hanno comunità monastiche diffuse prevalentemente nel centro sud. A queste si devono aggiungere i centri di due congregazioni cistercensi, i monasteri trappisti, le certose e le comunità monastiche benedettine femminili. Nel complesso, nonostante la scarsità di vocazioni, il monachesimo benedettino sensu lato risulta vitale in circa 200 centri (MONZIO COMPAGNONI, 2000). Questi centri monastici trovano particolare riferimento dove maggiore è la diffusione di foreste, ma, seguendo anche una tradizione che si è affermata 05 Monaci e beness 24 01 2006 13:35 Pagina 49 49 dopo il XIII secolo, si trovano inseriti anche nelle immediate prossimità di grandi insediamenti urbani. La tradizione della coltivazione delle erbe officinali, raccolta e trasformazione di prodotti collegati alle risorse forestali è ancora ricca e, anzi, ha trovato un notevole impulso nel corso degli ultimi decenni. La tab. 1 mostra alcuni centri monastici che hanno attivato la produzione e/o commercializzazione di prodotti legati alla tradizione erboristica. Nella maggior parte si tratta di tisane, liquori, amari, unguenti, creme, saponi e quanto altro pertinente la sfera del benessere e salute umane. Le produzioni appartengono alla tradizione e si sono tramandate nel corso dei secoli quasi invariate nella loro qualità. In certi casi (Monastero di Orte) si tratta di produzioni impiantate ex novo, partendo però sempre dal recupero di ricettari inseriti in alcuni manoscritti e libri esistenti all’interno della comunità monastica. Diffusa è anche la produzione di miele14 e di prodotti dell’apicoltura nonché di tutto ciò che appartiene comunque ad una tradizione tipica delle comunità rurali (succhi e concentrati di frutta e di piante forestali, marmellate, etc.). In questi centri monastici sono presenti un numero elevato di fonti bibliografiche legate alla conoscenza della botanica, medicina e farmacia che hanno, oltre che un valore storico e culturale, anche una potenziale valenza scientifica, specie per indirizzare la verifica della potenzialità di alcune piante nella pratica della fitomedicina. CONCLUSIONI Nel corso degli ultimi anni sempre maggiore importanza viene data anche da parte degli storici alla riscoperta del valore culturale del Medio Evo e dell’opera di salvaguardia dei testi classici operata in quel periodo grazie all’attività degli ordini monastici. I monasteri costituirono delle vere e proprie roccaforti del sapere che, almeno fino all’inizio, trovarono la loro allocazione al centro di boschi e fore14 Il miele nel passato era strettamente legato alla somministrazione dei medicinali in quanto conferiva un sapore piacevole a composti da sapori non piacevoli. Toscana Marche Emilia Romagna Toscana Veneto Lazio Abruzzo Veneto Marche Toscana Lazio Toscana Regione X – X X – – – X – X X – tisane – X X X – – X – – X X – apicoltura – – X – – – – X X X X – sciroppi X – X X X X – – – X X X liquori – – X X X – – X – X X X cosmetici e benessere – X X – – – – – – – X – olii essenziali X – X X – X – X – X X – altro 13:35 S. Maria degli Angeli Pistoia S. Silvestro Abate Fabriano S. Giovanni Evangelista Parma Camaldoli S. Daniele Abano Terme S. Caterina d’Alessandria Cittaducale Santo Volto N.S.G.C. Giulianova Praglia S. Cristina Senigallia S. Maria Vallombrosa S. Maria delle Grazie Orte Valserena Guardistallo Monastero/convento/eremo 24 01 2006 Tabella 1 05 Monaci e beness Pagina 50 05 Monaci e beness 24 01 2006 13:35 Pagina 51 51 ste. I monaci ed i centri monastici ebbero una stretta relazione con il paesaggio circostante: utilizzarono le risorse forestali, modificarono gli assetti vegetazionali (ad es. diffusero la coltura del castagno per fini alimentari), comunicarono una propria impronta alla fisionomia e morfologia del territorio. Queste modifiche si sono perpetuate nei secoli e sono ancora oggi visibili nel paesaggio delle nostre colline e montagne. Attraverso un’attenta lettura del paesaggio, è pertanto possibile riscoprire questo nostro passato e l’importanza, non solo spirituale, degli ordini monastici. Sotto questo punto di vista, il bosco, gli spazi verdi, gli artefatti e il patrimonio storico culturale lasciati dai monaci possono essere «riscoperti». Il bosco quindi non solo come spazio da dove potere attingere risorse per la salvaguardia del nostro corpo, ma anche luogo (genius loci) per il ricovero olistico dell’essere umano. Gli alberi e le piante, grazie alla riscoperta di questa cultura, assumono quindi un valore che è più ampio del singolo materiale o prodotto in grado di fornire. Il bosco assume quindi un valore complesso che è tipico di ogni singolo luogo e ne costituisce patrimonio inscindibile. SUMMARY Benedictine monks: from forest to wellbeing The Benedictine monks have played a fundamental role in Italian and indeed western European culture by the transmitting and spreading of botanical and pharmaceutical culture since the Middle Ages. The monasteries not only represented places of knowledge and learning which favoured the conservation of works dating back to Greek and Roman times, but were also centres where the very activity carried out influenced the characterisation of both the culture and the landscape of entire territories. The Benedictine tradition of using vegetables or silvicolous produce in the production of medicines or other preparations for the enhancement of wellbeing has been handed down over the centuries thanks to manuscripts and books, some of which are today conserved in monasteries, the others having become part of the wealth of the more important public and private library collections. Nowadays it is possible to reread these works and appreciate their historical, cultural and scientific value. It would therefore appear to be clear that certain pharmaceutical products which have been handed down over the centuries take on a holistic value. 05 Monaci e beness 24 01 2006 13:35 Pagina 52 52 BIBLIOGRAFIA CARDINI F., MIGLIO M., 2002 – Nostalgia del paradiso. Il giardino medioevale. Editori Laterza. Pp. 202. FALLANI G., 1975 – Introduzione, in: Abbazie e conventi. Touring Club Italiano. FROHN B., 2004 – La medicina dei monasteri. Editrice Pisani. Pp. 220 MAZZUCOTELLI M., 1999 – Cultura scientifica e tecnica del monachesimo in Italia. Vol. I. Abbazia S. Benedetto. Seregno. MONZIO COMPAGNONI G., 2000 – S. Giovanni Gualberto e il monachesimo: panorama storico, in: Attraverso le regioni forestali d’Italia. Edizioni Vallombrosa. TORCHIO M., TORCHIO ROGGERO C., 1972 – Studi ed uso razionale della natura nei benedettini italiani dell’Evo Moderno. Natura, 63 (3): 205255. Soc. It. Sc. Nat. Museo Civio St. Nat. Milano.