La Lupa - IC 16 Valpantena

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La Lupa - IC 16 Valpantena
LA LUPA di GIOVANNI VERGA
Era alta, magra, aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna - e pure non era
più giovane - era pallida come se avesse sempre addosso la malaria, e su quel
pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse, che vi mangiavano.
Al villaggio la chiamavano la Lupa perché non era sazia giammai - di nulla. Le donne
si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia, con
quell'andare randagio e sospettoso della lupa affamata; ella si spolpava i loro
figliuoli e i loro mariti in un batter d'occhio, con le sue labbra rosse, e se li tirava
dietro alla gonnella solamente a guardarli con quegli occhi da satanasso, fossero
stati davanti all'altare di Santa Agrippina. Per fortuna la Lupa non veniva mai in
chiesa, né a Pasqua, né a Natale, né per ascoltar messa, né per confessarsi. - Padre
Angiolino di Santa Maria di Gesù, un vero servo di Dio, aveva persa l'anima per lei.
Maricchia, poveretta, buona e brava ragazza, piangeva di nascosto, perché era figlia
della Lupa, e nessuno l'avrebbe tolta in moglie, sebbene ci avesse la sua bella roba
nel cassettone, e la sua buona terra al sole, come ogni altra ragazza del villaggio.
Una volta la Lupa si innamorò di un bel giovane che era tornato da soldato, e
mieteva il fieno con lei nelle chiuse del notaro; ma proprio quello che si dice
innamorarsi, sentirsene ardere le carni sotto al fustagno del corpetto, e provare,
fissandolo negli occhi, la sete che si ha nelle ore calde di giugno, in fondo alla
pianura. Ma lui seguitava a mietere tranquillamente, col naso sui manipoli, e le
diceva: - O che avete, gnà Pina? - Nei campi immensi, dove scoppiettava soltanto il
volo dei grilli, quando il sole batteva a piombo, la Lupa, affastellava manipoli su
manipoli, e covoni su covoni, senza stancarsi mai, senza rizzarsi un momento sulla
vita, senza accostare le labbra al fiasco, pur di stare sempre alle calcagna di Nanni,
che mieteva e mieteva, e le domandava di quando in quando: - Che volete, gnà
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Una sera ella glielo disse, mentre gli uomini sonnecchiavano nell'aia, stanchi dalla
lunga giornata, ed i cani uggiolavano per la vasta campagna nera: - Te voglio! Te che
sei bello come il sole, e dolce come il miele. Voglio te!
- Ed io invece voglio vostra figlia, che è zitella - rispose Nanni ridendo.
La Lupa si cacciò le mani nei capelli, grattandosi le tempie senza dir parola, e se ne
andò; né più comparve nell'aia. Ma in ottobre rivide Nanni, al tempo che cavavano
l'olio, perché egli lavorava accanto alla sua casa, e lo scricchiolio del torchio non la
faceva dormire tutta notte.
- Prendi il sacco delle olive, - disse alla figliuola, - e vieni -.
Nanni spingeva con la pala le olive sotto la macina, e gridava - Ohi! - alla mula
perché non si arrestasse. - La vuoi mia figlia Maricchia? - gli domandò la gnà Pina. Cosa gli date a vostra figlia Maricchia? - rispose Nanni. - Essa ha la roba di suo padre,
e dippiù io le do la mia casa; a me mi basterà che mi lasciate un cantuccio nella
cucina, per stendervi un po' di pagliericcio. - Se è così se ne può parlare a Natale disse Nanni. Nanni era tutto unto e sudicio dell'olio e delle olive messe a
fermentare, e Maricchia non lo voleva a nessun patto; ma sua madre l'afferrò pe'
capelli, davanti al focolare, e le disse co' denti stretti: - Se non lo pigli, ti ammazzo! La Lupa era quasi malata, e la gente andava dicendo che il diavolo quando invecchia
si fa eremita. Non andava più di qua e di là; non si metteva più sull'uscio, con quegli
occhi da spiritata. Suo genero, quando ella glieli piantava in faccia, quegli occhi, si
metteva a ridere, e cavava fuori l'abitino della Madonna per segnarsi. Maricchia
stava in casa ad allattare i figliuoli, e sua madre andava nei campi, a lavorare cogli
uomini, proprio come un uomo, a sarchiare, a zappare, a governare le bestie, a
potare le viti, fosse stato greco e levante di gennaio, oppure scirocco di agosto,
allorquando i muli lasciavano cader la testa penzoloni, e gli uomini dormivano
bocconi a ridosso del muro a tramontana. In quell'ora fra vespero e nona, in cui non
ne va in volta femmina buona, la gnà Pina era la sola anima viva che si vedesse
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errare per la campagna, sui sassi infuocati delle viottole, fra le stoppie riarse dei
campi immensi, che si perdevano nell'afa, lontan lontano, verso l'Etna nebbioso,
dove il cielo si aggravava sull'orizzonte.
- Svegliati! - disse la Lupa a Nanni che dormiva nel fosso, accanto alla siepe
polverosa, col capo fra le braccia. - Svegliati, ché ti ho portato il vino per rinfrescarti
la gola -.
Nanni spalancò gli occhi imbambolati, tra veglia e sonno, trovandosela dinanzi ritta,
pallida, col petto prepotente, e gli occhi neri come il carbone, e stese brancolando le
mani.
- No! non ne va in volta femmina buona nell'ora fra vespero e nona! - singhiozzava
Nanni, ricacciando la faccia contro l'erba secca del fossato, in fondo in fondo, colle
unghie nei capelli. - Andatevene! andatevene! non ci venite più nell'aia! Ella se ne andava infatti, la Lupa, riannodando le trecce superbe, guardando fisso
dinanzi ai suoi passi nelle stoppie calde, cogli occhi neri come il carbone.
Ma nell'aia ci tornò delle altre volte, e Nanni non le disse nulla. Quando tardava a
venire anzi, nell'ora fra vespero e nona, egli andava ad aspettarla in cima alla
viottola bianca e deserta, col sudore sulla fronte - e dopo si cacciava le mani nei
capelli, e le ripeteva ogni volta: - Andatevene! andatevene! Non ci tornate più
nell'aia! Maricchia piangeva notte e giorno, e alla madre le piantava in faccia gli occhi ardenti
di lagrime e di gelosia, come una lupacchiotta anch'essa, allorché la vedeva tornare
da' campi pallida e muta ogni volta. - Scellerata! - le diceva. - Mamma scellerata!
- Taci!
- Ladra! ladra!
- Taci!
- Andrò dal brigadiere, andrò!
- Vacci!
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E ci andò davvero, coi figli in collo, senza temere di nulla, e senza versare una
lagrima, come una pazza, perché adesso l'amava anche lei quel marito che le
avevano dato per forza, unto e sudicio delle olive messe a fermentare.
Il brigadiere fece chiamare Nanni; lo minacciò sin della galera e della forca. Nanni si
diede a singhiozzare ed a strapparsi i capelli; non negò nulla, non tentò di scolparsi. È la tentazione! - diceva; - è la tentazione dell'inferno! - Si buttò ai piedi del
brigadiere supplicandolo di mandarlo in galera.
- Per carità, signor brigadiere, levatemi da questo inferno! Fatemi ammazzare,
mandatemi in prigione! non me la lasciate veder più, mai! mai!
- No! - rispose invece la Lupa al brigadiere - Io mi son riserbato un cantuccio della
cucina per dormirvi, quando gli ho data la mia casa in dote. La casa è mia; non voglio
andarmene.
Poco dopo, Nanni s'ebbe nel petto un calcio dal mulo, e fu per morire; ma il parroco
ricusò di portargli il Signore se la Lupa non usciva di casa. La Lupa se ne andò, e suo
genero allora si potè preparare ad andarsene anche lui da buon cristiano; si
confessò e comunicò con tali segni di pentimento e di contrizione che tutti i vicini e i
curiosi piangevano davanti al letto del moribondo. E meglio sarebbe stato per lui che
fosse morto in quel giorno, prima che il diavolo tornasse a tentarlo e a ficcarglisi
nell'anima e nel corpo quando fu guarito. - Lasciatemi stare! - diceva alla Lupa - Per
carità, lasciatemi in pace! Io ho visto la morte cogli occhi! La povera Maricchia non
fa che disperarsi. Ora tutto il paese lo sa! Quando non vi vedo è meglio per voi e per
me... Ed avrebbe voluto strapparsi gli occhi per non vedere quelli della Lupa, che quando
gli si ficcavano ne' suoi gli facevano perdere l'anima ed il corpo. Non sapeva più che
fare per svincolarsi dall'incantesimo. Pagò delle messe alle anime del Purgatorio, e
andò a chiedere aiuto al parroco e al brigadiere. A Pasqua andò a confessarsi, e fece
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pubblicamente sei palmi di lingua a strasciconi sui ciottoli del sacrato innanzi alla
chiesa, in penitenza - e poi, come la Lupa tornava a tentarlo:
- Sentite! - le disse, - non ci venite più nell'aia, perché se tornate a cercarmi, com'è
vero Iddio, vi ammazzo!
- Ammazzami, - rispose la Lupa, - ché non me ne importa; ma senza di te non voglio
starci -.
Ei come la scorse da lontano, in mezzo a' seminati verdi, lasciò di zappare la vigna, e
andò a staccare la scure dall'olmo. La Lupa lo vide venire, pallido e stralunato, colla
scure che luccicava al sole, e non si arretrò di un sol passo, non chinò gli occhi,
seguitò ad andargli incontro, con le mani piene di manipoli di papaveri rossi, e
mangiandoselo con gli occhi neri. - Ah! malanno all'anima vostra! - balbettò Nanni.
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