Lavoro Bancario e Assicurativo

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Lavoro Bancario e Assicurativo
9/12
il
settembre/dicembre
2004
mensile
Fiba
anno XLXIII
Poste Italiane Spa - Sped. abb. post. d.l. 393/2003
(conv. in l. 27/02/2004 n.46) art.1, com.2, dcb Roma
Rinnovo Abi: un tavolo
difficile, ma vitale
Tante attese
dai
lavoratori.
Vogliamo
costruire
una banca
eticamente
e
socialmente
responsabile
3
Credito
Assicurativi:
cooperativo: ecco quando il lavoro
la piattaforma
esce dalle imprese
A proposito di
appalti, spin-off,
cessione ramo
d’azienda
Lo scenario del settore
e le nostre richieste
14
Inoltre:
Riscossioni
8
Covip
9
Asili nido
13
A tutti
gli iscritti FIBA
i nostri auguri
di Buon Natale
e Buon Anno
16
Donne
19
Conti correnti
21
IN BREVE
UN PROGETTO
COMUNE PER IL
MEZZOGIORNO
è convergenza comune sull’insoC’
stenibile gap tra Nord e Sud del
nostro paese. Di recente anche il presi-
dente della Repubblica Ciampi è intervenuto per chiedere azioni concrete.
Ma quali? Le ricette degli ultimi anni
hanno lasciato piccoli segni e spesso
anche veri e propri danni. Il sindacato
italiano si è mosso e ha firmato il 2 novembre un importante Progetto Mezzogiorno, incise ad Abi, Ania, cooperazione, Confindustria, Confesercenti,
mondo agricolo.
Tre le priorità indicate: consolidamento
di un tessuto imprenditoriale aperto all’innovazione e alla competizione; l’attrazione di nuovi investimenti nazionali
ed esteri; la valorizzazione delle specificità produttive, culturali, ambientali locali. Tra i primi interventi, un premio fiscale alle imprese che si concentrano e
crescono di dimensione; specializzare
SviluppoItalia nella crescita delle reti locali; il rilancio del turismo e la riqualificazione dei centri urbani. Non manca
un passaggio sul ruolo del credito, a cominciare dall’adeguamento del funzionamento dei principali Fondi di garanzia pubblici, anche per renderli idonei
alle nuove regole del Basilea2. Il documento si conclude con un rilancio della
concertazione e degli impegni assunti
dalle singole parti.
CORRENTISTI
LENTAMENTE
PIÙ TECNOLOGICI
G
li sportelli bancari sono saliti del
30% in neanche 10 anni: sono ormai oltre 30mila, a fronte di un calo degli istituti di credito del 18,8%. Non sorprende, da una recente indagine Bankitalia, il conseguente boom dei bancomat:
erano appena 8mila nel 1995, sono in
tutti gli sportelli oggi, con netta prevalenza di quelli multifunzionali. D’altra parte
sono oltre 900mila i negozi che accettano bancomat per i pagamenti. Meno noto è il progressivo spostamento dei clienti
verso i servizi via Internet: ormai sono 2
milioni e mezzo (Forrester research parla
di 4), con tendenza costante alla crescita, anche se restiamo gli ultimi in Europa.
D’altra parte se aumentano le sedi sotto
casa, a quali condizioni servirsi di servirsi on-line è davvero un risparmio e non
un costo aggiuntivo?
CONOSCI
LA COSTITUZIONE
EUROPEA?
l Trattato entrato in vigore da novemIStati
bre e in corso di ratifica dai singoli
(in Italia da parte del Parlamento e
non con referendum tra i cittadini) rappresenta una svolta storica. Fissa pilastri
importanti sul rispetto di valori comuni e
la costruzione di società basate su pluralismo, tolleranza, solidarietà. Rafforza la vita democratica dell’Unione e introduce la figura di un ministro degli
Esteri comune. Fissa tra gli obiettivi comuni la pace, la libertà, la sicurezza e
la giustizia, lo sviluppo sostenibile e il
progresso scientifico, la coesione economica e sociale, la solidarietà tra Stati
membri, lo sviluppo del patrimonio culturale europeo. È possibile avvicinarsi
al complesso e dettagliato documento
utilizzando questo sito: http://europa.
eu.int/italia
IL PUNTO
SULLE FONDAZIONI
ono già 13 le fondazioni che hanno
S
dimesso tutte le azioni dalla propria
società bancaria. Altre 12 stanno sotto il
5%. In sostanza non sono più holding di
controllo di banche trasformate in società per azioni in enti non profit, la cui
partecipazione può rivestire solo un valore di diversificazione finanziaria. Sono
ancora 48 quelle con partecipazioni dal
5 al 50% e 15 quelle sopra il 50%. Probabilmente sarà l’evoluzione delle regole europee a favore di acquisizioni anche incrociate tra gruppi continentali a
favorire un rimescolamento delle carte.
Forte è ancora il ruolo, soprattutto locale, delle fondazioni nel sostenere iniziati-
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ve non profit. Il tasso di crescita delle risorse è stato fin qui del 25% annuo, con
un patrimonio calcolato sui 37 miliardi
di euro. Il principale segmento sostenuto
è quello dell’arte e dei beni culturali.
IN CRESCITA I FONDI
PENSIONE
con la tradizione anglosassoIprioparagoni
ne restano impietosi, ma sembra proche qualcosa si muove sul fronte dei
Fondi pensione italiani. L’attivo (2 miliardi) dell’ultimo anno è cresciuto del 36% e
gli iscritti veleggiano verso i 400mila
iscritti. Ovviamente il futuro dipende
quasi tutto dalle regole introdotte dall’imminente riforma previdenziale, in particolare sull’uso del Tfr da dirottare almeno in parte verso i Fondi. A scoprire oggi
i Fondi sono i lavoratori dipendenti, cresciuti fino al 37%, e in generale il Centro-Nord. Resta un nodo che è di carenze informative, ma anche di visioni del
proprio futuro: la scarsa propensione dei
giovani ad aderire: in appena 30mila
aderenti hanno meno di 29 anni.
QUEL CONTRATTO
MI PIACE DI PIÙ
n anno di applicazione della cosidU
detta legge Biagi sul mercato del lavoro è stato analizzato da Assolombar-
da. Ne emerge il successo prioritario del
“contratto di inserimento”, cioè la nuova
versione della vecchia formazione/lavoro. Nettamente distanziati sono il “job
on call” e il “job on sharing”. L’interesse
è per ora concentrato sulle aziende medio-grandi, sopra i 250 dipendenti, anche se dal sondaggio emerge disponibilità all’uso delle nuove opportunità nel
55% delle imprese lombarde dai 249 ai
50 dipendenti. Molte voci poi si lamentano per l’eccesso di offerta di soluzioni
in questa fase iniziale, con conseguente
ricorso agli strumenti più conosciuti rispetto a quelli ancora tutti da valutare.
Resta il nodo del passaggio dai contratti
flessibili al “posto” a tempo determinato:
nella stessa Lombardia, secondo Cgil,
appena il 3% dei giovani riesce nella
agognata impresa.
ATTUALITÀ
3
ABI: UN RINNOVO DIFFICILE
di Giuseppe Gallo
Vogliamo una banca
eticamente e
socialmente
responsabile.
E il contratto
nazionale può
essere uno
strumento decisivo
in questa direzione.
Cogliamo le grandi
attese dei
lavoratori.
Ecco il punto su un
percorso di rinnovo
a dir poco
accidentato
N ella tarda serata dell’11 luglio 1999, verso le 23, quando
firmammo l’ipotesi di accordo
del ccnl, dopo oltre due anni
di trattative complesse e di
tensioni conflittuali iniziate
nella primavera del 1997, pensammo che le profonde innovazioni introdotte (un unico
contratto dagli ausiliari ai quadri direttivi, il fondo di solidarietà di settore, gli assetti professionali ed inquadramentali)
avrebbero favorito la stabilità
delle relazioni sindacali nel
medio-lungo periodo ed agevolato i successivi rinnovi
contrattuali.
Non potevamo prevedere che le
nostre valutazioni sarebbero
state complessivamente ridimensionate e, talora, smentite
dagli eventi successivi. Ai quali
è opportuno dedicare una breve ricognizione per comprendere le difficoltà del rinnovo
contrattuale in corso.
Dopo le speranze
del 1999 per
relazioni produttive
Emerse, infatti, in forme sempre più visibili negli anni successivi al 1999, che il ccnl trovava crescenti difficoltà applicative soprattutto nelle componenti più innovative e lungimiranti dedicate al ruolo strategico delle risorse umane ed alla
loro, coerente, gestione.
Il sistema bancario italiano aveva recuperato, in teınpi brevi,
standard competitivi europei
sotto il profilo economico, reddituale e patrimoniale sacrificando, però, al riequilibrio
competitivo il profilo di qualità
delle risorse umane e, in generale, degli asset intangibili ad
esse direttamente o indirettamente correlate rappresentati
dal capitale cliente e dal capitale organizzativo. L’elusione e i
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deficit applicativi del ccnl rinviavano, pertanto, non solo alle
inevitabili difficoltà nella gestione di innovazioni profonde,
ma alle opzioni strategiche, al
modo stesso di concepire e di
tradurre la funzione economica
e sociale delle aziende di credito, al modo di essere e di fare
banca.
Questione assai più complessa
della riforma delle scatole craniche (talora burocraticamente
ingrippate) di molti capi del
personale (o della loro sostituzione).
A proposito dell’accordo
dell’aprile 2002
Di qui ha preso avvio la riflessione che ha condotto all’accordo del 4 aprile 2002.
Quell’accordo, nel momento in
cui rinnovava il primo biennio
economico 2002-2003, impe-
4
gnava, infatti, le Parti sociali alla definizione di un Protocollo
di sviluppo socialmente ed ambientalmente sostenibile e
compatibile del sistema bancario italiano, ovvero chiamava in
causa direttamente il passaggio
dal riequilibrio competitivo allo sviluppo e dallo sviluppo indifferenziato ad uno sviluppo
qualificato dalla compatibilità
con la coesione sociale e con
l’equilibrio ambientale.
Il nesso tra le difficoltà applicative del ccnl e le scelte strategiche e gestionali delle banche
veniva, così, correttamente riconosciuto. Le difficoltà incontrate nell’esigibilità delle 50 ore
di formazione annua pro capite
(per fare un esempio eloquente) non derivavano dalla cattiva
volontà dei capi del personale
ma da politiche commerciali
“Siamo andati al cuore
del problema.
Un atto di coerenza col disagio
percepito e di coraggio negoziale”
esasperate di brevissimo periodo, dalla priorità assoluta degli
obiettivi di budget, dalle distorsioni dei sistemi incentivanti, ovvero da determinanti
strategiche e gestionali con le
quali la formazione permanente non era conciliabile.
Essere andati al cuore del problema è stato un atto di onestà
intellettuale, di coerenza con il
profondo disagio manifestato
dalla nostra categoria e di coraggio negoziale. Il rinnovo
contrattuale si è, pertanto, immediatamente qualificato come
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un progetto rigoroso e difficile
ad un tempo. Lo testimonia il
percorso tormentato della prima fase, che ha condotto alla
firma con l’Abi del Protocollo
per lo sviluppo socialmente ed
ambientalmente sostenibile e
compatibile del 16 giugno scorso, dopo aver consumato la rottura tra il primo tavolo negoziale (Fiba, Falcri, Fisac, Uil.Ca
in rappresentanza di 160.000
iscritti) ed il secondo (Fabi, Discredito, Sinfub in rappresentanza di 90.000 iscritti), aver
vissuto la presentazione di
piattaforme separate e la firma
separata del Protocollo, ritenuto premessa fondamentale per
il rinnovo contrattuale dal primo tavolo e dileggiato dal secondo sino al momento della
firma, apposta con motivazioni
di dichiarato opportunismo.
5
Un punto di svolta:
il Protocollo
di quest’anno
Il Protocollo rappresenta, per
noi, un punto di svolta. Esso si
regge sul postulato secondo il
quale il modello di banca autocraticamente centrato sul primato dell’azionista rispetto agli altri
portatori di interessi (stakehol-
“Mettere i lavoratori
al riparo dalle pressioni esasperate
sulle vendite”
der), sugli obiettivi interni rispetto alla reputazione esterna, sulla
quantità rispetto alla qualità, sulla tattica rispetto alla strategia,
sul breve periodo rispetto al me-
dio-lungo periodo ha palesato
tutte le sue contraddizioni e le
sue tare strutturali.
Per questo il Protocollo opera
all’interno di una sintesi ampia
laddove mettere i lavoratori al
riparo dalle pressioni esasperate sulle vendite, dal “mal di
budget” diffuso e dal mobbing
crescente, tutelandone la dignità umana e professionale,
implica, contestualmente, mettere al riparo la clientela da po-
➜
SALARIO
Per una politica solidale
rinnovo del contratto nasulle politiche salaIrialilzionale
ha una proposta con una
forte connotazione di solidarietà fra i lavoratori attuali
ma anche nei confronti dei
futuri addetti al settore.
Le maggiori storture sul versante salariale si sono realizzate da quando le aziende
hanno iniziato ad avvalersi,
come in altri settori, della
propria prerogativa imprenditoriale di definire quote discrezionali di salario aggiuntivo: il cosiddetto salario incentivante o premiante.
Attualmente tale quota salariale ha raggiunto una dimensione assolutamente significativa e l’Abi sostiene
che, soprattutto per i quadri
direttivi, non sono giustificati
aumenti salariali legati alla
professionalità richiesta dalla
prestazione lavorativa. L’idea
espressa dalle aziende è che
l’incentivazione è di per se
una forma di retribuzione che
contribuisce a remunerare la
professionalità, il risultato
raggiunto ed il tempo dedicato al lavoro oltre il normale
orario.
Da tutto ciò deriva un modo
di operare distorto e discrezionale che crea grandi disuguaglianze nel retribuire il lavoro in tutte le sue componenti. Infatti crea diversificazione profonda di remunerazione a prescindere dalla
professionalità espressa e dal
tempo di lavoro prestato. Si
tratta di un modello che da
grande centralità al lavoro in
ambito commerciale, ma incapace di valorizzare armonicamente il contributo degli
addetti in molti altri settori
operativi.
Il sindacato da anni lavora
per orientare questa impostazione aziendale, nella direzione dell’adottare un modello incentivante del personale
capace di adottare obiettivi
di qualità del lavoro, supe-
rando la logica dell’utilizzo
esclusivo di obiettivi quantitativi. In una visione più evoluta, questi ultimi dovrebbero
essere condivisi con gli addetti che operativamente dovrebbero raggiungerli alla luce delle condizioni locali di
mercato. Questa impostazione sindacale è solidale, valorizza tutti i contributi lavorativi, è capace di creare partecipazione attiva.
La distanza tra i due orientamenti è profonda, con le
aziende di credito focalizzate
sul massimizzare il profitto
attraverso forti sollecitazioni
al raggiungimento di obiettivi
incentivati con elevati premi,
ed il sindacato che punta ad
inserire un limite quantitativo
ai salari incentivanti ed obiettivi qualitativi da affiancare a
quelli quantitativi.
Il duro confronto sul rinnovo
del contratto, che ha richiesto
ai lavoratori più giornate di
sciopero, ha l’obiettivo di argi-
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nare una visione aziendale del
lavoro finalizzata a comprimere il salario professionale ed
anche l’adeguamento del potere d’acquisto dei salari ma,
contestualmente, ad erogare
premi discrezionali sempre più
elevati. Un approccio che motiva alcuni ma crea profonda
demotivazione in tanti altri,
che accresce la dipendenza
economica in coloro che, per
via “dell’incentivante”, abituandosi ad una remunerazione più elevata non possono fare a meno di raggiungere gli
obiettivi aziendali.
Il contratto, grazie al contributo di tutti i lavoratori che
hanno capito la posta in gioco, vuole contribuire a ricreare una stretta correlazione tra
prestazione professionale e
salario, un rapporto solidale
fra tutti i lavoratori che collettivamente contribuiscono a
creare il vero valore aggiunto
per l’azienda.
Mario Mocci
6
litiche commerciali potenzialmente indifferenti alle propensioni finanziarie che essa manifesta e, in ultima istanza, mettere al riparo le aziende di credito da gravi cadute dell’indice
reputazionale associato a distruzioni di valore sia nel breve, sia nel lungo periodo.
Si tratta, come ognuno può osservare, di questioni tutt’altro
che accademiche ed asettiche.
Esse esprimono, al contrario,
nella complessità del nostro
momento storico una concezione confederale della rappresentanza sindacale che guarda ai
nostri colleghi come persone (portatrici di domande inderogabili di dignità), come lavoratori (portatori di tutela soli-
dale nell’unità del lavoro dipendente), come bancari ed assicurativi (portatori di domande di specifica tutela economica e professionale).
La seconda fase ha preso avvio
dopo il 16 giugno, data della
firma del Protocollo, con l’intento di tradurre la piattaforma
in contratto, all’interno dell’“utile cornice” rappresentata
dal Protocollo.
Il tentativo dell’Abi di imporre
la formula: Protocollo + inflazione programmata = rinnovo
contrattuale, ha condotto alla
rottura del 13 luglio, allo sciopero nazionale del 10 settembre, agli scioperi regionali del
1° e del 4 ottobre, alle manifestazioni di protesta in numero-
se città. La partecipazione massiccia dei lavoratori alle iniziative di lotta ha indotto l’Abi a
riprendere le trattative cambiando tattica: il rifiuto pregiudiziale a discutere le richieste
normative della piattaforma ha
lasciato il posto alla disponibilità purché le OO.SS. riconoscessero la legittimità delle sua
contropiattaforma (soppressione dell’indennità di rischio, superamento delle garanzie sui
trasferimenti, riduzione di un
livello retributivo nella terza
area professionale, ridimensionamento dell’area contrattuale,
esasperazione delle flessibilità
di orario, applicazione integrale della riforma del mercato del
lavoro ex D.Lgs. 276/2004).
QUADRI DIRETTIVI
L’importanza di investire nelle risorse umane
area professionale dei quaL’
dri direttivi, opportunamente focalizzata nella piattaforma
di rinnovo del Ccnl, rappresenta per molti aspetti una delle
contraddizioni gestionali realizzate dalle banche negli ultimi
anni. Le strategie di sviluppo
professionale e di valorizzazione di ruolo sono state sacrificate sull’altare di un orientamento
al profitto di breve periodo caratterizzato da politiche commerciali esasperate: antitesi e
paradigma di una logica incompatibile con la qualità del
servizio e con la responsabilità
sociale. Il confronto in atto con
l’Abi ripropone, tra gli altri, i
temi ineludibili di questa area
professionale in ordine a previ-
sioni ed orientamenti (in parte
già contenuti nel Ccnl 1999)
frequentemente elusi.
La prestazione lavorativa, i
sistemi incentivanti, lo sviluppo professionale, i ruoli chiave rappresentano le specificità di “area”, che unitamente ad altri temi di interesse
dell’intera categoria (area
contrattuale, recupero economico, tutela del rischio professionale ecc.) misureranno
le coerenze dell’Abi ma, soprattutto, orientano la posizione della Fiba e delle altre
organizzazioni sindacali del
primo tavolo negoziale.
Lo spartiacque tracciato dal
Protocollo del 16 giugno 2004
sullo sviluppo sostenibile e
compatibile del sistema bancario richiama i principi che giustificano una svolta delle banche italiane anche nel senso sopra richiamato e che, tuttavia,
ancora arrancano nella perpetuazione di modelli orientati alla contrazione dei costi.
Eppure, la valorizzazione del
capitale umano e dei contributi professionali rappresenta la principale garanzia di
competitività in un mercato
oggettivamente traumatizzato
ed alla ricerca delle basi sulle
quali ricostruire un rapporto
fiduciario tra la clientela e le
aziende di credito.
L’evidenza di questi fatti richiede un investimento sul capitale umano a partire dalle
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alte professionalità che solamente l’Abi pare non avere
ancora compreso.
Scandali, default e crisi di reputazione sono il sintomo evidente di una patologia che
non rappresenta l’eccezione,
ma l’orientamento di fondo di
un sistema che ha creduto in
una scorciatoia illusoria e che
ha tradito, prima di tutto, il
diritto al futuro dei lavoratori.
Sul tavolo del confronto, anche
per i colleghi quadri direttivi, ci
sono questioni molto concrete
che riguardano la loro prospettiva professionale in un sistema
che sia in grado di guardare ai
risultati come prodotto della responsabilità e della qualità.
Alessandro Spaggiari
7
Clima di incertezza,
ma in noi idee chiare
La contropiattaforma dell’Abi
ha indotto le OO.SS. del primo
tavolo a dichiarare il blocco
delle relazioni sindacali di
gruppo e di azienda ed ha risospinto la vertenza verso una
nuova, più grave, rottura evitata, il 25 ottobre u.s., allorché
l’Abi ha accolto la nostra richiesta di ritirare le proprie pregiudiziali e di ricercare un equilibrio di alto profilo a partire
dalle proposte normative della
piattaforma sindacale.
Liberato il terreno del confronto
negoziale dalle scorie inquinanti
(alcune radioattive) scaricate
dall’Abi, la trattativa nel mese di
novembre, mentre scriviamo, ha
assunto una dialettica più fisio-
logica e produttiva. Nel frattempo Dircredito, dopo un confronto approfondito, è stato accolto,
con soddisfazione, al primo tavolo. Se la bonifica del terreno
preluda ad un buon raccolto non
possiamo ancora dire. Terremo
ferma la direzione di marcia faticosamente conquistata: un contratto per le lavoratrici ed i lavoratori in una banca eticamente e
socialmente responsabile.
GIOVANI
La solidarietà generazionale
le richieste specificatamenai giovani nel rinnoTvo ratedelrivolte
Ccnl credito, il sindacato
ha proposto un incremento economico indiretto, in riferimento
alla copertura previdenziale
complementare, dell’1%, come
versamento aggiuntivo nei fondi
pensione aziendali.
Tale richiesta è rivolta agli assunti successivamente al 19
dicembre 1994, data in cui
venne sottoscritto il contratto
nazionale che prevedeva l’abolizione degli automatismi
di carriera e la riduzione de-
gli scatti per i neo assunti.
La stagione dei rinnovi contrattuali della seconda metà degli
anni novanta, in particolare del
’94 e del ’99, fu infatti caratterizzata da una forte attenzione
del sindacato al tema del risanamento del settore, che doveva affrontare le sfide dell’introduzione dell’euro e dell’ampliamento dei mercati finanziari come scenario competitivo
nuovo per il sistema bancario.
La tutela dei livelli occupazionali, la creazione del Fondo di solidarietà di settore per l’accom-
pagnamento agli esodi, le nuove tutele professionali (nascita
dei quadri direttivi) e salariali
(l’introduzione di elementi negoziali nei nuovi sistemi incentivanti) hanno accompagnato le
innovazioni contrattuali di quegli anni, comprendendo anche
una riduzione in termini complessivi del costo del lavoro per
i nuovi assunti post- ’94, per favorire comunque una politica di
assunzioni di giovani.
Con il rinnovo contrattuale in
corso, il sindacato ha scelto di
dirottare una parte di richie-
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sta salariale in termini di incremento della quota di previdenza complementare per i
giovani, come segnale concreto di attenzione della categoria ad un rapporto di solidarietà tra generazioni che
lavorano fianco a fianco nelle
aziende, e come contributo
qualitativo in considerazione
della sempre maggiore importanza del secondo pilastro
previdenziale, al fine di pervenire ad un riallineamento
salariale di questi lavoratori.
Sergio Girgenti
8
RIFORME
Dopo un anno
di batti&ribatti,
ancora incertezze
sui criteri
della riforma
U na
scelta obbligata,
quella della proroga. Fino
al 31 dicembre 2005 nulla
cambierà nelle attuali
concessioni del settore riscossione, come il pagamento dell’Ici attraverso
il modello F24. Almeno
questa è la proposta contenuta in Finanziaria.
La Commissione Finanze
della Camera ha discusso
a lungo sul provvedimento, fino a schierarsi a favore di una proroga più
lunga, fino al dicembre
2005. Particolarmente attiva su questa scelta Alleanza Nazionale, con
l’on.Leo, vicepresidente
della Commissione, e
l’on. Contento, sottosegretario all’Economia e al-
RISCOSSIONI:
non basta la proroga
le Finanze. Ma il Governo
in Finanziaria ha preferito una proroga più breve.
Non migliore accoglienza
ha avuto un’una articolata proposta di Risoluzione, avanzata a fine settembre, dall’opposizione
e sostanzialmente accolta
da tutta la Commissione.
Il testo firmato Benvenuto, Pistone, Lettieri, richiedeva un attento studio sulle conseguenze
delle riforma e, in caso di
riforma entro giugno
2005, la garanzia dei livelli occupazionali e il
pieno rispetto dei parametri contrattuali, giuridici e retributivi per i lavoratori del settore.
Nulla di ciò risulta in Fi-
Accordi sul Fondo di solidarietà
in Caralt e Sestri
Con la firma dello scorso 13 agosto si è formalizzato l’accordo sul
Fondo di solidarietà per il sostegno del reddito, dell’occupazione
e della riconversione e riqualificazione professionale del personale della Caralt Spa, società per la riscossione dei tributi della provincia di Alessandria.
L’intervento, di natura straordinaria ed incentrato sulla mera volontarietà, riguarderà un numero di dipendenti massimo quantificabile in 13 unità, su un totale di circa 80 dipendenti attualmente
in forza.
Oltre all’utilizzo degli strumenti della formazione e dell’addestramento professionale, l’accordo prevede che venga riconosciuto un
incentivo ‘una tantum’ pari a due mensilità della retribuzione utile
per il calcolo del Trattamento di fine rapporto e che verrà erogata
entro un mese dalla data di comunicazione dell’aliquota applicata
al Tfr da parte dell’Inps.
L’accordo siglato lo scorso mese di agosto menziona altresì che
per coloro che volontariamente accederanno al Fondo vengano
mantenute per l’intera durata del periodo di transito nel fondo
stesso, le coperture per l’assistenza sanitaria con le medesime prestazioni previste per il personale in servizio.
Stesse tutele anche nell’altro accordo stato siglato lo scorso 1° luglio con la Sestri, società del Gruppo Banco Popolare Verona e
nanziaria. Sparito anche
l’impegno al coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, tuttora
mancante in questa strana riforma-non-riforma,
annunciata più volte ma
sempre avvolta nel mistero.
La preoccupazione del
sindacato
è
ormai
profonda. Per Alessandro Delfino, del Coordinamento nazionale Fiba,
“appare del tutto insufficiente l’invito rivolto dalla Commissione al Governo di accompagnare la
proroga di un anno con
un’attività di controllo
volta a verificare che le
banche di riferimento
delle attuali società con-
cessionarie della concessione non riducano i livelli di investimento in
risorse e persone , necessario al funzionale svolgimento del servizio”.
Siamo vicini a un progressivo processo di svuotamento di attività e l’ulteriore allungamento può
vanificare le tutele previste per lavoratrici e lavoratori.
Fabi, Fisac, Uilca e Falcri
hanno dunque ancora richiesto con forza incontri
col nuovo ministro dell’Economia e audizioni da
parte delle Commissioni,
affinché tutti siano consapevoli delle ricadute di
scelte non ben meditate.
p.g.
Novara. L’intesa raggiunta prevede una riduzione complessiva a
tutto il 2004 di 55 unità.
Nello specifico l’accordo prevede che a coloro che aderiranno volontariamente al Fondo venga corrisposto a titolo di incentivazione all’esodo un importo corrispondente a due mensilità lorde di
retribuzione, liquidato come anticipo nella misura del 70 % entro
il mese successivo alla risoluzione del rapporto di lavoro, mentre il
saldo verrà corrisposto non appena l’Inps darà comunicazione
dell’aliquota fiscale applicata al Tfr.
Nel contempo l’azienda, in un ottica mirata a voler riservare alla
Sestri prospettive di continuità e sviluppo attraverso l’efficientamento ed il miglioramento operativo ed in virtù della diminuzione
di personale a seguito dell’avvio del Fondo di solidarietà, ha
provveduto ad avviare una profonda revisione del proprio assetto
gestionale ed organizzativo.
Il progetto di ristrutturazione prevede infatti l’accentramento
delle funzioni prima suddivise in sette concessioni (Asti, Biella,
Imperia, Novara, Savona, Vercelli e Verbano Cusio Ossola) in
tre Aree operative (Liguria, Piemonte Est e Piemonte Ovest). A
tal proposito, i processi di riconversione e riqualificazione del
personale saranno favoriti dall’ampio utilizzo degli strumenti
della formazione e dell’addestramento professionale che si rendono indispensabili per elevare l’efficienza dell’organizzazione
produttiva.
QUESTO È IL MENSILE DELLA FIBA CISL «LAVORO BANCARIO E ASSICURATIVO» - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004
Marco De Ambrosis
9
COVIP
Quali sono le prospettive
L
a nomina, da parte del
governo, del presidente
della Commissione di Vigilanza sui Fondi pensione,
nella persona del prof. Luigi Scimìa, e il suo insediamento unitamente alla
contestuale nomina dei
commissari Eligio Boni e
Fabio Ortolani, a completamento del collegio, sono
atti che sembrano porre fine allo stato di incertezza
in cui si è trovata ad agire
negli ultimi tempi la Covip.
Questa autorità, creata
con il decreto legislativo
124 del lontano 1993, per
vigilare sulle forme di
previdenza complementare, cioè su quel secondo
pilastro previdenziale che
dovrebbe garantire nel futuro adeguati livelli di copertura pensionistica a
noi (ahimè) futuri pensionati, sembrerebbe così essere tornata alla piena
funzionalità del proprio
organo di governo.
Inoltre la legge delega in
materia pensionistica, di
recente approvazione, ha
attribuito alla Commissione nuovi e importanti
compiti, stabilendo fra
l’altro la devoluzione dell’intero Tfr, con il meccanismo del silenzio assenso, ai fondi pensione.
Ciò che nelle intenzioni
del legislatore dovrebbe
contribuire ad ampliare le
dotazioni patrimoniali dei
fondi e, nel futuro, rafforzare il ruolo dei fondi
pensione e permettere a
questi ultimi di erogare
pensioni complementari
in grado di rappresentare
una seria integrazione al
futuro assegno pensionistico erogato dall’Inps, è
dal punto di vista della vigilanza sui fondi pensio-
ne un aumento dell’impegno ed implica una intensificazione delle attività
di vigilanza svolte sui singoli fondi.
Sul percorso appena delineato si profilano però alcuni ostacoli, derivanti da
situazioni mai affrontate
e definite una volta per
tutte.
Il primo ostacolo è ancora
rappresentato dal disegno di legge risparmio, il
quale pur essendo ancora
lontano dall’essere varato, non sembra aver perso quel contenuto di riordino delle competenze
delle autorità di vigilanza
esistenti e, conseguentemente, di accorpamento
delle funzioni della Covip
ad altra autorità.
Il secondo è invece rappresentato dalla situazione in cui opera la Covip:
una carenza di risorse
umane, unita alla precarietà del posto di lavoro
dei dipendenti esistenti,
ed una altrettanto notevole carenza di risorse finanziarie. Sono tutte situazioni, queste, che pongono anche un problema di carattere strutturale circa la capacità
della stessa di operare
nel mutato quadro legislativo.
È dunque con queste premesse e con questa realtà
operativa che i nuovi vertici della Covip si dovranno misurare nell’immediato futuro. Non si tratta
pertanto solo di riallineare
l’organizzazione
della
Commissione alla luce
delle nuove ed aumentate
competenze, o di ottenere
il riconoscimento della
Covip (ancora!) quale regolatore indipendente del-
l’attività dei fondi pensione, come da più parti viene invocato, anche in considerazione della necessità di una singola autorità dedicata al settore
della previdenza complementare.
Probabilmente la soluzione del principale problema, cioè la sopravvivenza
della Covip alla luce del
riordino delle autorità indipendenti ed il riconoscimento della indipendenza, potrebbe essere
propedeutica alla soluzione delle problematiche circa l’operatività della Commissione.
Senonchè
apparirebbe
migliore, rebus sic stantibus, che i problemi riguardanti la scarsità delle
risorse umane e finanziarie abbiano una separata
e rapida soluzione. Ciò
per evitare che, nell’attesa, la Covip debba continuare ad effettuare tutti i
compiti ad essa demandati per legge con una
inadeguata capacità finanziaria e di personale.
Sembrerebbe infatti molto difficile poter continuare ad esercitare una
vigilanza efficace su circa
650 fondi pensione, con
59 dipendenti (se si pensa poi che il 50% per cento circa della attuale e
molto qualificata forza lavoro è rappresentato da
personale a tempo determinato o in prestito da altre amministrazioni) e
con una dotazione di circa 5 milioni di euro, e una
possibile fonte di autofinanziamento che, una
volta attivata, potrebbe
garantire risorse per poco
più di un milione di euro.
In tale situazione il ruolo
che la rappresentanza della Fiba Cisl intende svolgere all’interno dell’Istituzione, sarà di sicuro sostegno
alle iniziative rivolte al riconoscimento dello status
QUESTO È IL MENSILE DELLA FIBA CISL «LAVORO BANCARIO E ASSICURATIVO» - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004
di autorità indipendente a
tutti gli effetti.
Per svolgere però una piena ed efficace azione sindacale, l’opera della rappresentanza Fiba dovrà
necessariamente avere come ulteriore obiettivo
quello della contrattualizzazione del rapporto di
lavoro, cosa che invece attualmente si realizza, anche con indebite intromissioni dei ministeri vigilanti Lavoro e Economia, per
il tramite di atti unilaterali della Commissione.
In tale mutato scenario la
rappresentanza Fiba Cisl
potrebbe non solo offrire
una valida collaborazione
ai vertici dell’Ente, ma individuare soluzioni all’insieme delle problematiche
precedentemente
esposte proponendo anche, qualora possibile, interventi sui decreti legislativi di attuazione della
delega o sui decreti ministeriali sui quali si è già
incominciato a discutere,
e che potrebbero contenere le necessarie disposizioni circa l’aumento
della dotazione patrimoniale dell’autorità e la
modifica della pianta organica, per adeguare le risorse di personale e finanziarie ai nuovi e più
numerosi compiti posti in
capo alla Covip dalla delega previdenziale.
Nel quadro delineato dunque l’impegno della rappresentanza aziendale della Fiba è quello di riuscire
a realizzare un ampio e sereno confronto con i vertici della Commissione e
con le forze politiche, per
trovare soluzioni non solo
ai problemi della Covip,
ma anche per offrire risposte certe ai risparmiatori e
ai vigilati nell’interesse
primario della previdenza
complementare.
Gianluca Poggetti
10
Dieci anni a tutto GAS
Etica e solidarietà nel carrello della spesa
F arina, pasta, olio, riso.
Detersivi, prodotti per la
casa. Prodotti che tutti
quanti conosciamo, usiamo, compriamo quotidianamente.
Cosa ci attrae nell’acquisto di un bene, cosa ci
spinge ad acquistare
quella determinata pasta, quel determinato detersivo? Il prezzo, il colore della scatola, la qualità? L’abitudine, l’allestimento del negozio, la comodità?
Dieci anni fa, a Fidenza,
un gruppo di famiglie
ponendosi queste domande andò oltre: i criteri di scelta divennero criteri legati alla solidarietà, alla critica verso
un modello di sviluppo
non più sostenibile, alla
ricerca di un’alternativa
più equa nell’acquisto di
prodotti.
Da qui hanno origine i
Gas, Gruppi di Acquisto
Solidale.
…La politica si fa in ogni momento della vita: al supermercato,in banca, sul posto di lavoro, all’edicola, in cucina, nel
tempo libero. Scegliendo cosa
e quanto consumare, da chi
comprare, come viaggiare, a
chi affidare i nostri risparmi,
rafforziamo un modello economico sostenibile o di saccheggio, sosteniamo imprese
responsabili o no, sosteniamo
un’economia solidale e dei diritti o un’economia di sopraffazione reciproca.”
Francuccio Gesualdi
CENTRO NUOVO MODELLO
DI SVILUPPO
Assunta è una dirigente
sindacale della Fiba Cisl
di Lecco, lavora alla Banca Popolare di Milano. Alcuni anni fa, lei e il marito decisero di entrare a
far parte di un Gas.
La incontro alla cooperativa Karibuny, una bottega del commercio equo e
solidale, nell’alta Brianza,
a Bevera di Castello Brianza, per capire meglio il significato di questo consumo alternativo.
Cos’è un Gruppo di Acquisto Solidale?
divisi sul territorio in sottogruppi di circa quindici
famiglie, ciascuno con un
proprio referente.
All’arrivo della merce,
stoccata presso la cooperativa, ciascun referente
con altri volontari ritira i
prodotti, che verranno poi
ridistribuiti tra i componenti del sottogruppo.
La spesa assume pertanto un notevole significato sociale, non sei
tu sola davanti allo
scaffale del supermercato…
Dal 1994 sono ormai oltre un
centinaio i gruppi GAS censiti
in Italia.
Dai due o tre della Campania
e della Sicilia, alle decine e
decine di gruppi del Piemonte,
della Lombardia, dell’Emilia
Romagna.
L’elenco completo dei gruppi
organizzati è reperibile sul sito www.retegas.org, una rete
di collegamento che ha lo scopo di scambiare le informazioni tra i gruppi e diffonderne l’idea.
cità, nella qualità, nel rispetto delle risorse naturali, dei lavoratori, nell’impatto ambientale. La
ricerca di nuovi fornitori
viene spesso effettuata
cercando di conoscerli direttamente, di incontrarli.
I tuoi colleghi di banca
conoscono la tua scelta? Cosa ne pensano?
Il Gas è un insieme di persone che decidono di incontrarsi per acquistare
all’ingrosso prodotti alimentari e non, direttamente dai produttori, L’obiettivo non è il risparmio in sé, ma il risvolto
etico della scelta di consumo. Per rendere quotidiana la parola solidarietà, solidarietà tra i
componenti del gruppo,
per garantire il lavoro ai
piccoli produttori che forniscono i prodotti, per la
ricerca di un modello di
sviluppo rispettoso dell’ambiente e dei lavoratori, in ogni angolo del
mondo, vicini e lontani.
Effettivamente il valore
aggiunto del Gas sta proprio qui. È una rete di relazioni che nasce, che si
consolida, che ti permette
uno scambio ed un confronto continuo. Non è un
supermercato, ma diventa
luogo di riflessione, di
condivisione, di amicizie,
di solidarietà. Per questo
ogni sottogruppo vive momenti propri di incontro,
oltre la distribuzione della
spesa, per il gusto di stare
insieme e di non sentirsi
soli nella propria critica
al consumismo.
Dal punto di vista organizzativo, come funziona?
La priorità viene data ai
piccoli produttori, spesso cooperati- Per chi vuole saperne di più, per chi
ve, piuttosto vuole avviare un gruppo d’acquisto
che
alle LA GUIDA DEI GAS
grandi azien- Andrea Saroldi
de. I requisiti “Gruppi di Acquisto Solidali”
vanno ricerEdizioni EMI, 2001
cati nell’eti-
Noi facciamo parte di un
gruppo molto numeroso,
circa centoventi famiglie,
che si appoggia alla bottega Karibuny. Essendo molto numerosi, ci siamo sud-
Come scegliete i fornitori?
QUESTO È IL MENSILE DELLA FIBA CISL «LAVORO BANCARIO E ASSICURATIVO» - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004
Sì, ne sono a conoscenza.
L’esperienza dei Gas direi
che suscita molto interesse e tantissima curiosità.
Se non altro per la qualità
dei prodotti.
Aderire ad un Gas è semplice. Basta collegarsi in
rete e contattare il gruppo più vicino. Perché non
imitare Assunta, Maurizio, Lara, Roberto, Elena e
tanti altri? È arrivato anche per noi il momento di
Gasarci!!
Maurizio Locatelli
11
PROMOTORI Fiba:
Proponiamo
una Basilea2
del risparmio
per la reale tutela
del cliente
incentivare la cultura
del risparmio
di Carlo Piarulli
Q
uanto sta accadendo
nelle reti di vendita di
prodotti finanziari oggi, è
speculare a quanto è accaduto nel sistema bancario in termini di aggregazioni e fusioni, con un
problema in più, ossia la
mancanza totale di strumenti a tutela dei promotori finanziari.
Dopo l’euforia degli anni
1999/2000 dove le banche si sono dotate di una
rete di promotori finanziari e le Sim hanno richiesto la licenza banca,
siamo di fronte oggi alla
situazione paradossale in
cui il massimo dell’aspirazione di queste aziende
è trovare il modo per
chiudere le reti di promotori finanziari.
Tutto ciò sta a dimostrare
come spesso vi sia poco
di razionale, nelle scelte e
nelle strategie che vengono messe in campo, e come spesso, purtroppo, sia
semplicemente il rincorrere una “moda”.
Naturalmente il costo di
progetti costruiti sulla
sabbia, oggi viene scaricato sui lavoratori, dipendenti e promotori finanziari, che sono stati coinvolti in queste avventure.
Prima hanno gettato la
spugna le realtà meno forti, quali Claris Net di Veneto Banca, Banca Idea,
della Popolare di Vicenza,
Desio Partner del Banco
Desio e della Brianza; poi
abbiamo assistito a cessioni inaspettate quali la
vendita di Banca Primavera da parte di Banca Intesa
al gruppo Generali, di Ing
a Unicredit Xelion Banca,
di Area Banca a Bipielle
Investimenti, di Banca Bnl
Investimenti a Rasbank.
Infine rimane il dubbio di
quanto potranno reggere
sul mercato realtà quali
Axa sim, Intra Private
Banking piuttosto che
Aletti Invest sim o quanto
siano ancora strategiche
oggi, nello sviluppo dei
gruppi, realtà quali Banca
Finanza e Futuro piuttosto che Fineco, se non addirittura Banca Fideuram,
la pietra miliare della promozione finanziaria.
Noi abbiamo la convinzione, e i dati della raccolta netta lo dimostrano,
che lo spazio sul mercato
per le reti dei promotori
finanziari sia ancora ampio. Sarà necessario abbinare sempre di più alla
vendita dei prodotti, la
profonda conoscenza dei
mercati, il saper cogliere
il profilo del cliente, soddisfarne i bisogni finanziari presenti e futuri, insomma senza voler assegnare troppa enfasi al termine, realizzare quella
che viene definita consulenza oggettiva e indipendente.
In tal senso la Fiba Cisl,
attraverso il Coordinamento Nazionale dei Promotori Finanziari, si sta
attrezzando al fine di avviare, fin dalla prima sessione del 2005, percorsi
formativi in preparazione
della certificazione Epfa,
ossia la certificazione europea di financial advisor,
rispondente alle caratteristiche richieste dalla direttiva che entrerà in vigore con il 2006. Con questa ulteriore opportunità i promotori finanziari
avranno gli strumenti per
essere sempre di più vicini alle istanze del cliente,
loro vero patrimonio.
C’è ancora
spazio
per le reti
I passaggi descritti sono
fondamentali alla luce del
permanere della situazione di difficoltà dei mercati finanziari: ciò non è solo un problema delle banche o delle reti di pf, ma
ricade in ultima analisi
sulle famiglie, detentrici
ultime della ricchezza,
colpendo proprio quelle
più deboli, per le quali
il risparmio accumulato
con sacrificio deve assi-
QUESTO È IL MENSILE DELLA FIBA CISL «LAVORO BANCARIO E ASSICURATIVO» - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004
curare l’integrazione di
modesti redditi, spesso
di pensione, la protezione contro circostanze avverse, un tenore di vita
dignitoso nella stagione
non più verde della vita.
Prima ancora che un’esigenza economica, dunque, la tutela del risparmio è un’istanza etica ed è
per questo che lanciamo
la proposta di realizzare
la Basilea 2 del risparmio.
Così come le aziende di
credito si stanno attrezzando per Basilea 2 verso
il mondo delle imprese,
così le banche e l’industria
del risparmio gestito devono attrezzarsi per la
reale tutela del cliente!
Perché la tutela del risparmio non è la protezione di ogni capitale investito, né tanto meno la
sicurezza di un rendimento, ma due sono i pilastri della tutela: la cultura del risparmiatore e
un ordinato svolgimento
del mercato finanziario.
Ma incentivare la cultura
del risparmio vuol dire
anche diffondere i principi della sua importanza,
educare tutti partendo dai
giovani, a considerarlo
una risorsa fondamentale
del paese a cui dedicare
rispetto ed attenzione.
Chi viene derubato del risparmio, viene privato
del futuro. Non è solo un
reato contro il patrimonio
ma un’offesa verso la persona nella sua componente più alta: la possibilità
di realizzare i propri disegni e noi possiamo contribuire a far sì che ai nostri ragazzi non venga
sottratto il futuro.
12
BANCA INTESA:
Laboratorio Fiba Cisl
sul clima aziendale.
Da novembre
i 32mila colleghi
segnalano
volontariamente le
criticità meno visibili
che stress
D
a almeno un quinquennio a fronte di fusioni, incorporazioni e ristrutturazioni, l’organizzazione delle banche è
percorsa da “ansia”. Sia la
dimensione
operativa
(azioni e decisioni che
dovrebbero consentire di
raggiungere gli obiettivi
prefissati – i budget! –),
sia la dimensione relazionale (intreccio di sentimenti ed emozioni che
scaturiscono dalla collaborazione e dal confronto
tra i colleghi, dal loro lavorare insieme per raggiungere gli stessi obiettivi), sia la stessa concezione del lavoro presuppongono ansietà.
L’idea stessa del lavoro
come produzione di servizi che possono essere
considerati utili sembra
essere soppiantata dall’idea del lavoro come costante preoccupazione
dell’organizzazione stessa. La vera finalità del
comportamento organizzativo non è quella di “lavorare per migliorare la
qualità della vita”, ma
quella di “lavorare per sopravvivere” .
L’ansia ed il conseguente
stress che ne deriva sono
strettamente legati ai temi della vulnerabilità e
della provvisorietà; il
senso di incertezza che
può accompagnare lo
svolgimento dei compiti
di lavoro non sfugge mai
alla compagnia dell’ansia.
Quando l’organizzazione
è mal disegnata o mal gestita si viene a creare
stress o ansietà in quanto
viene a mancare la necessaria barriera protettiva
all’incertezza ed alle turbolenze esterne.
L’esercizio del potere gerarchico rappresenta un
crocevia nodale particolarmente insidioso, in
quanto l’esecuzione di
ogni tipo di lavoro, dal
più semplice al più complesso, apre in ogni occasione interrogativi in
tema di potere.
Ad esempio: chiedere o
rifiutare un consiglio,
tentare o lasciarsi convincere, concedere tempo o prendersi tempo
per riflettere, rendersi
disponibile
o non concedere
la
propria disponibilità.
L’incertezza
nella copertura di un
ruolo
può
indurre, per
esempio, a
sottovalutarsi e a non ritenersi all’altezza
dei
compiti affidati.
Per
converso, un
ruolo negato
potrebbe generare sentimenti di frustrazione e
stress, originando una
valutazione
del
clima
lavorativo
come non equo e svalutante. Vi sono inoltre altri fattori scatenanti dello
stress: lo sviluppo di carriera, le relazioni di lavoro (con i superiori, con i
colleghi, con i sottoposti).
Una situazione prolungata di stress o d’ansia nel
lavoro incide in modo significativo sull’individuo,
logorandolo e inducendolo ad allontanarsi dal proprio ruolo nell’organizzazione (aumento dei giorni
malattia ed esplosione
delle dimissioni).
Alle banche non è sfuggita la problematica del-
QUESTO È IL MENSILE DELLA FIBA CISL «LAVORO BANCARIO E ASSICURATIVO» - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004
lo “stress da ristrutturazione” e si sono quindi
moltiplicate le cosiddette “indagini di clima”
commissionate a società
specializzate in sondaggi… a fronte dei quali
emerge inevitabilmente
che, a parte qualche leggera tensione, tutto va
bene!
Per questa ragione la Fiba ha deciso di scendere
in campo con una propria indagine di clima
sullo stress in ambiente bancario, utlizzando
uno strumento semplice,
immediato, scientifico e
che garantisca riservatezza ai 32.000 lavoratori delle diverse aree professionali del Gruppo Intesa che, a partire da fine novembre, saranno
chiamati ad esprimersi
“liberamente” sul reale
clima aziendale.
L’ intento della Fiba non
è solo quello di rilevare
dati ma quello di recuperare un ambiente di lavoro vivibile, dove operare
con qualità e crescere
professionalmente, monitorando a livello locale in modo preciso ed
analitico elementi di criticità poco visibili ma in
netto
contrasto
con
quanto previsto dalla
normativa vigente (626),
poichè non si può prescindere dal principio
che la salute e la sicurezza dell’individuo corrispondono alla salute e
sicurezza dell’azienda.
Marcello Minora
13
Qualcosa si muove per gli
ASILI NIDO
L
a Sas Fiba Cisl della Banca di Cesena (Banca di Credito Cooperativo) ha proposto all’azienda un progetto di sostegno per i dipendenti
con figli di età fino a tre anni, tramite l’intesa che prevede che, dal
mese di settembre i figli dei lavoratori possono fruire di un
“asilo nido aziendale”.
È questa, in estrema sintesi, la notizia che tuttavia merita di essere
approfondita in ogni sua parte,
comprese le citazioni testuali.
Il progetto, che ha carattere sperimentale, prevede, per l’anno scolastico 2004/2005, che i dipendenti
possano presentare richiesta di
utilizzo di convenzioni che la banca ha stipulato con alcuni asili nido privati. I figli dei lavoratori in
possesso dei requisiti necessari
hanno accesso all’asilo nido prescelto fra quelli convenzionati ed
il genitore usufruisce di un contributo al pagamento della retta
da parte dell’azienda per un periodo di dieci mesi.
Gli obiettivi del progetto sono:
1) fornire una risposta alla domanda di asilo nido che il sistema pubblico non riesce a soddisfare;
2) accedere al sistema privato agli
stessi costi di quello pubblico;
3) incentivare l’utilizzo di percorsi
educativi rivolti ai bambini anche prima della scuola materna;
4) consentire ai genitori una maggiore tranquillità nell’organizzare la propria attività professionale.
Non si tratta, dunque, di un autentico asilo nido aziendale, ma
di una forma più flessibile per il
lavoratore e meno onerosa per l’azienda.
Esperimento
a Cesena,
promosso
da Fiba,
con integrazione
economica
da parte
dell’impresa,
per accesso
ad asili privati
ai costi
dei pubblici
Sul versante socio-pedagogico
questo modello, inoltre, permette
ai bambini provenienti da diversi ambiti sociali di relazionare tra loro e di integrarsi, elemento rilevante se consideriamo
che viviamo in una società che si
configura come multietnica.
Per quanto riguarda la copertura
economica del progetto, la stessa è a
totale carico della Banca di Cesena,
anche perché i finanziamenti pubblici attualmente previsti sono rivolti ad esperienze che prevedono la
gestione diretta dell’asilo e non forme di convenzione come in questo
caso. La normativa nazionale, inoltre, è oggetto di contesa tra lo Stato
e le Regioni per una questione di
competenza, mentre gli Enti Locali
potrebbero essere in difficoltà nel finanziare progetti integrativi agli asili nido pubblici causa la diminuzione dei trasferimenti dallo Stato.
www.fiba.it:
Con l’intesa raggiunta tra la Sas Fiba/Cisl e la Banca di Cesena Bcc si
sono soddisfatte le esigenze di
quel 50% di lavoratori che non
avevano trovato posto, per i loro figli, nelle strutture pubbliche; al termine di questa sperimentazione le parti potranno valutarne gli esiti. L’esperimento riveste una notevole importanza
poiché rappresenta, finalmente, la
nascita di esperienze concrete nel
mondo del lavoro, in cui sindacato
ed azienda si impegnano per fornire risposte all’aumento dell’occupazione femminile ed alla natalità. Da un lato il sindacato Fiba/Cisl realizza il mandato “sociale” che i propri iscritti gli hanno conferito, dall’altro Banca di
Cesena Bcc pratica una forma
di responsabilità sociale di impresa nei confronti dei propri
dipendenti.
tutte le risposte ai tuoi problemi
QUESTO È IL MENSILE DELLA FIBA CISL «LAVORO BANCARIO E ASSICURATIVO» - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004
RINNOVI
14
BANCHE DI CREDITO
di Antonio Maranella
S i sono svolte nei mesi di settem-
bre-ottobre in tutte le Bcc italiane
le assemblee per la discussione e
approvazione della piattaforma rivendicativa per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro per i Quadri Direttivi e per il
personale delle Aree Professionali
dei dipendenti del sistema delle
Banche di Credito Cooperativo.
L’ampio consenso espresso dai colleghi nelle assemblee tenute in tutte le aziende del Movimento costituisce per Fiba Cisl una conferma
ampiamente positiva degli obiettivi strategici della piattaforma rivendicativa: rilanciare il ruolo partecipativo dei dipendenti nel Credito Cooperativo.
Credito Cooperativo in pillole
Anno 2003
Banche di Credito Cooperativo
Regioni / Prov.Aut.
Piemonte
Valle d'Aosta
Liguria
Lombardia
Bolzano
Trento
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Emilia-Romagna
Marche
Toscana
Umbria
Lazio
Campania
Abruzzi
Molise
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Totale B.C.C. Italia
B.C.C.
10
2
1
48
52
53
41
16
25
21
35
5
26
23
8
3
22
6
19
28
1
445
Sportelli
131
19
16
569
189
327
493
180
307
136
234
36
177
108
60
14
84
29
82
128
4
3.323
Dipendenti
928
127
4
5.060
1.607
2.036
3.769
1.202
2.480
1.007
2.075
160
1.462
709
308
49
586
97
452
817
30
24.965
Società ed Enti del Gruppo
Società ed Enti del Gruppo
Dipendenti
Federcasse + Federazioni Locali
Iccrea + Casse Centrali
Società Elaborazione Dati
Società collegate al Gruppo
782
1.024
1.348
795
Totale Società ed Enti del Gruppo
3.949
Tali obiettivi contribuiscono a rafforzare ulteriormente il ruolo e la
funzione del sindacato
nel settore del Credito
Cooperativo, anche per
mantenere e rilanciare
l’autonomia e la specificità del sistema rispetto
agli altri soggetti del comparto creditizio e finanziario.
In data 4 novembre 2004,
quindi, la piattaforma è
stata formalmente presentata a Federcasse, da
parte delle Segreterie nazionali e dei Coordinamenti nazionali delle organizzazioni
sindacali
unitarie.
Le proposte sindacali confederali sono state ampiamente dibattute e condivise dalla stragrande
maggioranza dei lavoratori con una percentuale
media di consensi superiore al 90% dei partecipanti.
QUESTO È IL MENSILE DELLA FIBA CISL «LAVORO BANCARIO E ASSICURATIVO» - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004
Il Credito Cooperativo ha in questi
anni sviluppato e rafforzato il proprio ruolo di banche locali e di sostegno alla piccola e media impresa e alle famiglie. Si è mantenuto
costante la funzione di intermediazione creditizia senza esasperare
la leva finanziaria che, di fatto, ha
reso sempre più difficile e poco
trasparente il rapporto con la
clientela.
Questo sviluppo ha portato le
Aziende del sistema cooperativo a
forti incrementi dei volumi e a significative acquisizione di nuove
Sistemi a co
anno
1975
1980
1985
1990
1995
2000
2002
Aziende
431
419
400
349
351
343
354
A.B.I.
Sportelli
10.706
11.173
11.833
15.929
21.210
25.311
26.843
Dipende
279.
310.
325.
330.
325.
319.4
Fonte dei dati:Bollettino S
15
COOPERATIVO
clientela. Tale ruolo deve oggi trovare un riconoscimento reale nel
nuovo Contratto collettivo di lavoro che dovrà essere rinnovato.
Anche le materie della previdenza
e dell’assistenza sono state ampiamente discusse. Per quanto riguarda il Fondo pensione nazionale
fermo restando il positivo giudizio
sugli andamenti finanziari degli
ultimi anni particolari attese si registrano per la diversificazione degli investimenti e la istituzione del
multicomparto.
Per quanto riguarda la Cassa mutua nazionale viene confermata la
validità del modello “autogestito”.
Andranno ulteriormente razionalizzate le prestazioni e aggiornata
la rete dei servizi.
È di tutta evidenza che il Fondo
pensione nazionale e la Cassa mu-
tua hanno la necessità di aumentare le risorse disponibili. Solo in
questo modo potranno essere sviluppati gli obiettivi che tutti i lavoratori del sistema ritengono importanti tenuto conto dell’abbattimento reale che la previdenza e
assistenza pubblica hanno sancito
con le nuove legislazioni.
In conclusione, i livelli di partecipazione e di confronto registrati nelle
assemblee confermano l’attenzione
e l’attesa che i lavoratori del Credito Cooperativo hanno nei confronti
del nuovo Contratto di Lavoro.
Il sistema del Credito Cooperativo
potrà ulteriormente sviluppare la
propria presenza e il proprio ruolo
solo garantendo ai lavoratori i giusti riconoscimenti economici e
normativi e il loro ruolo di partecipazione.
Le nostre richieste
quote di mercato. Anche l’occupazione nell’ultimo biennio è cresciuta, con un aumento complessivo di
circa il 6% della forza lavoro. Attualmente gli addetti delle Bcc, delle Federazioni e delle Società collegate al Gruppo sono circa 29.000.
Nella consultazione assembleare
appena conclusa è emerso, quindi,
come lo sviluppo complessivo del
sistema è stato reso possibile da
una evidente capacità dei lavoratori del Credito Cooperativo di svolgere il proprio ruolo di consulenza
e assistenza nei confronti della
nfronto
enti
n.d.
369
105
591
291
792
434
Presentata
la piattaforma
per il rinnovo
del contratto nazionale
Aziende
643
650
701
715
619
499
461
tatistico - Ed. Ecra
B.C.C.
Sportelli
911
1.001
1.200
1.792
2.382
2.967
3.208
Dipendenti
n.d.
7.120
10.301
14.688
19.809
22.703
24.520
Particolare attenzione dovranno trovare tutte le materie più qualificanti come:
•
la tutela del potere di acquisto delle retribuzioni e il riconoscimento economico
delle funzioni effettivamente svolte;
•
la valorizzazione della qualità professionali della prestazione lavorativa.
Particolare attenzione dovrà essere dedicata ai percorsi formativi e di
formazione permanente;
•
occorre valutare in modo approfondito la struttura delle scale parametrali sia
per i Quadri Direttivi sia per le Aree Professionali;
•
sviluppare il ruolo di partecipazione dei dipendenti del sistema rafforzando sia
le procedure informative, sia gli enti bilaterali, sia un rapporto più stringente
con la base sociale;
•
corrette politiche aziendali nella commercializzazione dei prodotti nel rispetto
della clientela e dei lavoratori;
•
la solidarietà della categoria;
•
il riequilibrio territoriale per favorire lo sviluppo economico e occupazionale
del Mezzogiorno;
•
il potenziamento e la rimodulazione del sistema delle relazioni sindacali per
l’effettiva esigibilità delle previsioni contrattuali;
•
il consolidamento dell’area contrattuale anche con la determinazione di regole
certe sui trasferimenti e cessioni di rami d’azienda;
•
la difesa della stabilità occupazionale anche alla luce della nuova legislazione
in materia di mercato del lavoro.
QUESTO È IL MENSILE DELLA FIBA CISL «LAVORO BANCARIO E ASSICURATIVO» - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004
16
ASSICURATIVI:
quando il lavoro esce dalle aziende
di Carlo Coletta
A ppalto, spin-off, cessione di ra-
mo d’azienda; sono questi i modi
con i quali le imprese si “alleggeriscono” liberandosi di attività
non sempre marginali in nome di
una maggiore flessibilità, per poi
concentrarsi esclusivamente sul
“core business”, ossia sul prodotto. Questa tendenza ha cominciato ad affermarsi agli inizi degli
anni ’80 in coincidenza con la crisi del fordismo, caratterizzato dal
gigantismo delle imprese, rigide e
fortemente gerarchizzate, e con
l’inizio della globalizzazione. Essa ha dapprima interessato i settori industriali, per poi espandersi recentemente anche alle Banche
ed alle Compagnie di Assicurazione. Negli anni ’90, in seguito alla
liberalizzazione dei mercati seguito al completamento del processo di unificazione europea, in
un quadro economico interessato
da fusioni e scorpori e cessioni di
L’APPALTO
Generalmente il ricorso alle
esternalizzazioni che rientrano nella tipologia degli
appalti viene presentato dalle aziende come una scelta
strategica il cui vantaggio
può essere quello di concentrare le risorse interne sul
“core business” affidando a
terzi la gestione di attività
che possono essere marginali, come il servizio di pulizia degli uffici, la manutenzione delle reti informatiche
e telematiche e degli immobili d’uso, la mensa aziendale ecc. o ben più importanti
come l’Information Tecno-
rami di attività, la flessibilità sia
in termini di mansioni che come
possibilità di ricorrere all’outsourcing, è diventata per le aziende un imperativo categorico ed un
obiettivo primario da raggiungere
attraverso la contrattazione collettiva ed integrativa. Già in occasione del rinnovo del Ccnl assicurativo firmato il 18.12.1999 il presidente dell’Ania , Alfonso Desiata, chiedeva mano libera per le
imprese del settore di poter esternalizzare tutte quelle attività non
facenti parte “del core business”
(Ced, ufficio posta, paghe e contributi ecc). Attraverso la contrattazione, sia nel settore bancario
che in quello assicurativo, e con il
sostegno dei lavoratori, il sindacato è riuscito a porre degli argini
alle esternalizzazioni rafforzando
l’area contrattuale, potenziando
l’informazione sia a livello nazionale che aziendale e delimitando
l’area delle attività complementari appaltabili regolando nel contempo la relativa procedura che
vede come parti attive le organizzazioni sindacali aziendali e na-
logy, la contabilità paghe e
contributi ecc. In tutti questi
casi (outsourcing di base)
non si assiste alla dismissione di settori aziendali ma alla cessazione di una attività
ed al subentro da parte dell’appaltatore nella gestione
della stessa, con effetti negativi sui livelli occupazionali
dell’impresa. È indubbio che
una delega all’esterno di attività prima svolte in proprio,
produce come prima conseguenza un esubero di personale che può essere assorbito attraverso programmi di
riconversione se l’azienda è
in forte sviluppo. Le cose
cambiano radicalmente se
zionali (art.16 ccnl credito). Molto
è stato fatto ma c’è ancora tanto
da fare, anche perché a livello di
singola impresa sono frequenti i
tentativi di eludere le norme contrattuali delegando all’esterno attività svolte in proprio il cui effetto è quello di produrre all’interno
dell’azienda una minore necessità
di manodopera. Una particolare
attenzione deve essere riservata
alle “cessioni di ramo d’azienda”,
in alcuni casi fatte a società controllate dal venditore per procedere poi a licenziamenti collettivi,
una volta isolata l’area con il relativo personale.
Qualsiasi processo di esternalizzazione di attività deve essere posto
sotto la lente di ingrandimento da
parte del sindacato per le possibili
ripercussioni negative nei confronti dei lavoratori. Ad esso spettano
due compiti fondamentali:
1) mettere a fuoco le reali motivazioni che spingono un’azienda
ad esternalizzare attività e, nel
caso possano derivarne gravi
pregiudizi per i lavoratori, contrastare l’operazione.
2) approntare un quadro di garanzie per i lavoratori che dovessero seguire l’attività, avendo cura
di acquisire tutte le necessarie
informazioni sull’acquirente.
l’azienda è in ristrutturazione per motivi che possono
essere diversi e che implicano una riduzione del personale, poiché all’esubero
strutturale va ad aggiungersi
quello derivante dalla esternalizzazione delle attività.
LO SPIN-OFF
Nel settore assicurativo il via
è stato dato dall’Ina quando
nel 1998 costituì l’Unim
(Unione Immobiliare) attribuendo ad essa il suo enorme patrimonio costituito da
palazzi ed abitazioni sparsi
QUESTO È IL MENSILE DELLA FIBA CISL «LAVORO BANCARIO E ASSICURATIVO» - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004
in tutto il Paese, seguita dall’Uniorias (poi Swiss Re). A
questa operazione ne sono
seguite altre anche nel settore bancario ( Banca di Roma) che ha visto la costituzione di società create ad
hoc per la gestione di patrimoni immobiliari. Tra le operazioni più recenti vanno annoverate lo spin-off della
Banca Popolare di Vicenza
che ha conferito alla società
controllata
“Immobiliare
Stampa” il proprio patrimonio immobiliare del valore di
169 milioni di euro, nonché
il personale e la struttura organizzativa preposta alla gestione dello stesso e lo spin-
17
off realizzato dalla Banca
Antonveneta con Antonveneta Immobiliare. Se lo spin-off
immobiliare va ricondotto
nella tipologia di quelle operazioni dettate dalla necessità di effettuare interventi
per razionalizzare la gestione e migliorare l’efficienza e
la redditività aziendali, diverso è il caso di quei processi effettuati sotto la spinta
di crisi aziendali che comportano eccedenze di personale; in questi casi il personale in esubero, soprattutto
se professionalmente preparato, può essere motivato
nell’intraprendere un’attività
in proprio, collegata con l’azienda di origine. In tutti i
casi i processi di spin-off
possono avere delle ripercussioni negative sui dipendenti
che trasmigrano nella nuova
società nonché sugli assetti
occupazionali delle imprese
madri; basta pensare all’impatto dello spin-off dell’Ina –
sui 100 dipendenti addetti
agli immobili passati all’Unim ed in seguito spezzettati
in miriadi di società e su alcune aree della casa madre
come le Risorse Umane e il
Ced, in termini di minor lavoro per gli addetti.
LA CESSIONE
DI RAMO
D’AZIENDA
Sono evidenti i pericoli ai
quali va incontro il lavoratore “ceduto” al quale la Legge stabilisce che devono essere conservati i diritti acquisiti e l’obbligo per l’acqui-
rente di applicare i trattamenti economici e normativi
previsti dai contratti collettivi, anche aziendali, vigenti
alla data del trasferimento fino alla scadenza, salvo sostituzioni. Detti trattamenti,
come risulta nel caso della
vendita del call-center (Sicurtà 1879 spa) della Zuritel, con circa 23 addetti, ad
Innovaconsulting,
società
operante in Sardegna, sono
stati messi in discussione
dall’acquirente
mediante
l’applicazione del contratto
del commercio ai dipendenti
trasferiti. Altro rischio per i
lavoratori può essere rappresentato dal subentro nell’attività ceduta da parte di
un imprenditori non affidabili commercialmente con un
possibile grave pregiudizio
per i posti di lavoro.
QUESTO È IL MENSILE DELLA FIBA CISL «LAVORO BANCARIO E ASSICURATIVO» - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004
ALTRI CASI
Tra i casi di esternalizzazioni non regolati dalle
Leggi può rientrare “l’esproprio” di lavoro da parte di Società o Gruppi esteri
operanti in Italia che hanno
acquisito imprese nazionali; in più di un caso si è verificato il trasferimento all’estero di attività prima
svolte sul territorio italiano
con grave pregiudizio per
gli assetti occupazionali.
Ricordiamo il caso della
Swiss Re che dopo aver acquistato l’Unione Italiana di
Riassicurazione, trasferì il
portafoglio estero detenuto
da quest’ultima in altre imprese del gruppo creando
così i presupposti per un
esubero strutturale all’interno dell’azienda.
ORGANIZZAZIONE
18
RICERCA E FORMAZIONE:
un dipartimento “nuovo” per la Fiba Cisl
di Pier Luigi Ledda
“R
ispondere ai mutamenti e alle
sfide di nuovi contesti è un impegno ormai abituale per chi fa sindacato”, soprattutto nella Cisl.
Questo è quanto si evince nella
premessa dei documenti che i quadri sindacali hanno discusso nell’assemblea programmatica e organizzativa della Fiba del 2003 e che
dovrà tradursi in proposte da dibattere nell’oramai prossimo confronto congressuale. Una riflessione certamente condivisibile, tipica
dell’impostazione cislina; infatti la
nostra organizzazione sindacale è
da sempre impegnata a rinnovarsi
costantemente per rispondere adeguatamente alle sfide che il tempo
via via pone.
Oggi viviamo nell’era dell’economia globale e questo richiede la
presenza di soggetti (individuali e
collettivi) dotati di quantità crescenti di conoscenza, competenze
ed informazioni. Richiede strutture sociali ed economiche (sindacati, imprese) che siano in grado di
trarre tutti i possibili vantaggi derivanti dalla disponibilità di capitale intellettuale qualificato. Richiede un’azione convergente tesa,
da una parte, a contribuire ad innalzare la qualità del capitale umano e, dall’altra, a qualificare le
strutture sociali ed economiche
nelle quali l’individuo, le comunità, le organizzazioni, come la
nostra, vivono ed agiscono.
E in questo quadro che va inserita
la decisione con la quale la Federazione nazionale ha, pochi mesi or
sono, ricostituito in un Dipartimento l’attività della ricerca e della formazione. Obiettivo: valorizzare, sistematizzare, rendere sinergica l’attività che nel campo
della ricerca e della formazione
tradizionalmente già svolgeva.
La Fiba in questo modo ha teso a
dimostrare, concretamente, la vo-
lontà di voler lavorare per favorire
un ulteriore crescita delle competenze sindacali, della capacità di
elaborazione politica, della qualità
del proprio “capitale umano”. E ciò
per rappresentare sempre meglio
le istanze del mondo del lavoro che
cambia, anche nell’area finanziaria.
E in questa ottica e con queste prospettive che alla ricerca ed alla formazione è richiesto il difficile
compito di provare a migliorare il
proprio lavoro, mantenendo coerenza e qualità, conservando come
punto di riferimento primario le
esigenze dei lavoratori, dell’organizzazione, degli individui e delle
comunità nel nuovo contesto della
società della conoscenza.
Ma per riuscire ad affrontare questo difficile compito, con qualche
speranza di successo, occorre seguire alcune linee di azione ed assumere una prospettiva globale
che guardi alla ricerca ed alla formazione non come a realtà separate ma come componenti integrate
tra loro e nel sistema Fiba.
Chiarito ciò, alla ricerca va il compito di fornire strumenti che possano
praticamente facilitare la Fiba nella
valutazione e nell’individuazione
delle possibili soluzioni per la gestione di problemi complessi. Infatti, per interpretare il contesto e tracciare gli scenari futuri, oggi è sempre più necessario ricorrere, con sistematicità, all’ausilio di metodologie e di strumenti di natura scientifica conseguibili attraverso la realiz-
zazione di studi teorici ed empirici
promossi con esperti dei vari settori.
Mentre alla formazione va il compito di elaborare un programma
formativo nazionale che si rivolga
ai quadri sindacali per “motivarli”
in specifici percorsi formativi. Tutto questo andrebbe sistematizzato
all’interno di un modello di formazione integrata per fare in modo
che la programmazione dell’offerta formativa si muova dai fabbisogni accertati sul territorio e realizzi un sistema teso alla erogazione
di saperi essenziali.
In estrema sintesi integrazione di
ricerca e formazione, scambio e
circolazione delle esperienze, acquisizione di competenze, saldatura di “sapere” e “saper fare” finalizzata a conferire una più efficace
dimensione operativa alla ricerca
ed alla formazione. Sono queste
sfide alle quali la Fiba dovrà dare
una risposta, per le quali il dipartimento ha già iniziato a lavorare e
sulle quali si impegnerà ancora di
più nel prossimo futuro.
La composizione del Dipartimento Ricerca e Formazione
responsabile: Pier Luigi Ledda
Ufficio Ricerca
coordinatore: Andrea Scaglioni
Corrado Giani
Matteo Ghisellini
Giovanni Sentimenti
Domenico Iodice
QUESTO È IL MENSILE DELLA FIBA CISL «LAVORO BANCARIO E ASSICURATIVO» - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004
Ufficio Formazione
coordinatore: Luca Scatena
Sandro De Cristofaro
Maurizio Locatelli
Paola Vinciguerra
Anna Masiello
Antonio Masciale
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La Fiba ha bisogno delle
DONNE
di Giusi Esposito
“L
a Cisl ha bisogno delle donne”
è uno slogan caro a Savino Pezzotta e nel nostro caso coniugato nella nostra federazione diventa “La
Fiba ha bisogno delle donne”.
Inizia in questi giorni il lungo periodo del percorso congressuale
ed è pur sempre attuale il tema del
riequilibrio della rappresentanza
tra donne e uomini, tema che necessariamente deve essere affrontato in maniera forte in tutti i livelli e momenti di dibattito, adottando misure adeguate ad una realtà
paradossale:
il mondo del lavoro si sta femminilizzando;
poche sono le donne che lo rappresentano.
Ogni momento decisivo della vita
della nostra organizzazione mette
a fuoco iniziative volte a facilitare
tale riequilibrio, vengono assunte
deliberazioni dagli organismi preposti. Rimane comunque lungo il
cammino per renderle attuative
ma soprattutto per praticarle.
Un tema strano questo, se ne parla
nei momenti dei congressi e delle
assemblee organizzative come se
tutti si aspettassero uno spazio
del dibattito su tali argomenti…un
eventuale vuoto sarebbe oltremodo ingombrante, ma tra un momento rituale e l’altro sembra quasi che la quotidianità e l’emergenza tengano gli addetti ai lavori lontani da tali problematiche.
Eppure la scarsa presenza femminile nei nostri gruppi dirigenti è una
situazione che va affrontata giorno
per giorno, creando, individuando,
e sfruttando tutte le opportunità
che il lavoro quotidiano fra i lavoratori e nell’organizzazione offre come opportunità alle donne.
E noi, come donne del Coordinamento femminile nazionale, riteniamo che in questo momento sia
prioritario rivedere soprattutto i
contenuti della contrattazione intercettando le domande
contrattuali delle
donne.
Tra queste ne citiamo solo alcune come
le esigenze al rientro dalla maternità,
le flessibilità variamente richieste, la
salute nei luoghi di
lavoro, il clima ambientale, il differenziale salariale tre
donne e uomini, l’incidenza della flessibilità sul salario differito, l’opportunità
di utilizzare fondi
nazionali per finanziare progetti sperimentali nei casi non
previsti dal contratto nazionale e
dai contratti collettivi.
Questi sono solo alcuni dei temi
che rappresentano la quotidianità
del lavoro del nostro coordinamento ma che ci sforziamo con
ogni mezzo di riportare lì nelle sedi dove si negozia per migliorare
la qualità della vita dei lavoratori,
e cioè nelle aziende.
I Coordinamenti femminili finora
si sono battuti intervenendo sulla
legislazione, promuovendo nuove
leggi o migliorando quelle in vigore. Non basta, la nostra esperienza
di vita sindacale ci insegna che
una semplice legge non è sufficiente a frenare le aziende, è necessario che le stesse siano recepite nei contratti e soprattutto nella
contrattazione di secondo livello.
E per questo che abbiamo scelto di
“lavorare a porte aperte” con tutte
le donne della nostra organizzazione che vivono la quotidianità
della sas di complesso e soprattutto con la referente delle politiche
di genere.
In particolare nell’immediato abbiamo chiesto la loro collaborazione per la raccolta e studio dei dati
biennali che le aziende al di sopra
QUESTO È IL MENSILE DELLA FIBA CISL «LAVORO BANCARIO E ASSICURATIVO» - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004
È prioritario, in questo
momento, intercettare
le domande contrattuali
delle donne
dei 100 dipendenti sono tenute a
consegnare alle consigliere di parità e alle organizzazioni sindacali.
Parliamo dei dati ex art. 9 legge
125, dati disaggregati per genere
sulla situazione del personale nei
quali sono indicati in particolare
gli stipendi, le ore di formazione,
le assunzioni, le fuoriscite, gli
avanzamenti di carriera.
L’indagine è tuttora in corso ma da
una prima sommaria analisi i risultati che emergono sono sconfortanti. I dati, se forniti, sono qualche volta non conformi agli schemi
previsti, spesso inesatti, aggregati
in maniera da renderli poco utilizzabili per un confronto di sistema
ma qualche volta addirittura inesatti se non artatamente costruiti e
non incrociabili con altri, pure ufficiali, come il bilancio annuale, il
bilancio sociale, le semestrali.
In questa fase di rinnovo contrattuale e soprattutto dopo la firma
del Protocollo del 16 giugno sottolineare le incoerenze con cui si utilizzano gli strumenti che a fatica
le donne e gli uomini del sindacato
si sforzano di costruire per limitare il libero arbitrio delle aziende ci
sembra oltremodo doveroso.
20
CONSULENZE
RISPARMIATORI
a caccia di certezze
di Luigi Verde
L a dichiarazione di nullità
delle clausole anatocistiche
(di quelle clausole cioè che
prevedono la capitalizzazione trimestrale degli interessi dovuti dal correntista
alla banca, ad es. quelli che
si pagano quando il c/c va
in rosso) precedenti al
1999, pronunciata dalla
nota sentenza della Suprema Corte di cassazione a
sezioni unite del 4 novembre 2004, fa sorgere il problema di individuare quali
siano i crediti di cui oggi si
possa pretendere il pagamento e quali siano invece
quelli da considerare prescritti.
Si tratta in buona sostanza
di individuare, alla luce dei
principi dell’ordinamento
sulla prescrizione dei diritti,
la “portata” temporale della
retroattività della dichiarazione di nullità fatta dalla
Suprema Corte delle clausole anatocistiche contratte
prima del ’99 (anno in cui
la Cassazione dichiarò per
la prima volta nulle tali clausole e il legislatore, con il
DLgs n. 342, ridefinì le modalità di calcolo degli inte-
ressi su base paritaria tra
banca e cliente).
Le disposizioni del codice
civile, che disciplinano la
prescrizione dei diritti, sono, come noto, l’articolo
2935 del Codice civile, per
il quale “la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere
fatto valere”, e l’articolo
2946 sempre del codice civile per il quale “salvi i casi
in cui la legge dispone diversamente, i diritti si estinguono per prescrizione con
il decorso di dieci anni”. Ci
si chiede ora se il termine,
che nel caso in questione è
appunto quello dei dieci anni, inizia a decorrere dal
giorno in cui l’interesse anatocistico è stato conteggiato
dalla banca sul conto corrente, a fronte delle sue periodiche chiusure (la chiusura periodica del conto è infatti il momento in cui l’interesse viene capitalizzato); o
se la recente sentenza della
Sezioni unite rimetta in
qualche misura in gioco tutti
coloro che possano dimostrare di aver in ogni tempo
subito il prelievo di interessi
anatocistici.
Ora, alla luce di quanto
precede e segnalando che
www.fiba.it:
Quelle clausole
Le clausole “anatocistiche”
sono quelle che prevedono
la capitalizzazione trimestrale degli interessi dovuti
dal correntista alla banca,
ad esempio quelli che si
pagano quando il conto
corrente va in rosso.
sulla portata della retroattività le valutazioni sono ancora discordi, ci appare allo stato più fondato l’orientamento espresso dagli
esperti giuridici che, commentando “a caldo” la sentenza, hanno giudicato non
plausibile ritenere che il recente intervento della Cassazione possa rimettere in
termini i crediti di rimborso
per la cui riscossione vi sia
stata un’inerzia ultradecennale.
Secondo la giurisprudenza
consolidata nel pagamento
indebito il termine di prescrizione decorre dal momento in cui si accerti che
chi ha ricevuto il pagamento non aveva diritto di conservare quanto ricevuto
(Cassazione 2028/1971).
Nel caso dell’anatocismo
quindi sarà possibile avviare il contenzioso, interrompendo la prescrizione, sollecitando la restituzione di
quanto indebitamente versato a partire dal 1994 (i
dieci anni per l’esercizio
del diritto), o meglio dall’ultimo trimestre del 1994.
Così a poter ottenere il rimborso sarebbero solo i
clienti che avessero inserita
nel contratto di conto corrente una clausola anatocistica nel periodo compreso
tra il 1994 e il 2004.
Di fatto però il periodo utile
ai fini del recupero sarebbe
quello compreso tra il 1994
e il 1999, in quanto che dopo il ’99 la prassi della capitalizzazione trimestrale
degli interessi passivi per il
cliente è stata dimessa dalle
banche. Si segnala infine il
fatto che, in pratica, i risparmiatori interessati potranno intraprendere l’azione nei confronti delle banche sino al 2010, quando
l’utilità del contenzioso si
estinguerà naturalmente dal
momento che, come dicevamo, a partire dal 2000
clausole anatocistiche non
sono più state inserite nei
contratti bancari.
chiedi ai nostri esperti
QUESTO È IL MENSILE DELLA FIBA CISL «LAVORO BANCARIO E ASSICURATIVO» - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004
21
CONTI CORRENTI:
costi alle stelle
N
essun rendimento, ma
spese sempre maggiori. Le
associazioni dei consumatori fanno i conti ai conti
correnti bancari e scoprono che per la maggior parte
dei clienti questi rappresentano ormai un puro costo e sempre più elevato.
Secondo Adiconsum, che
ha recentemente presentato una ricerca condotta in
collaborazione con il Consumers Forum, un conto
corrente standard può arrivare a costare ad una famiglia anche 500 euro.
I costi di un pacchetto medio di 180 operazioni annue (tra prelievi Bancomat,
assegni, invii di documentazione) oscilla tra i 130 e i
500 euro. Le condizioni migliori sono quelle praticate
da Poste Italiane, anche se
bisogna considerare che il
vantaggio di costo di questo istituto va confrontato
con un’offerta di prodotti e
servizi più ridotti rispetto
a quella proposta dalle
banche. Un aspetto importante che emerge dall’indagine è che le banche offrono alla propria clientela soprattutto “conti a pacchetto” che, a fronte di un canone periodico forfettario
forniscono una serie di servizi e la possibilità di accedere ad alcune convenzioni
in ambito extrabancario: i
servizi non inclusi nel pacchetto, però, possono costare anche molto.
L’associazione
denuncia
poi in particolare i costi affrontati per la chiusura di
un conto (fino a 60 euro) a
cui si aggiungono quelli
per trasferire eventuali titoli di risparmio gestito
(oltre 100 euro a titolo).
Riguardo poi ai fondi comuni di investimento l’indagine si è basata sui prospetti
informativi dei 4 gruppi
bancari che dominano il
mercato italiano dei fondi
comuni. Confrontando il
rendimento e il Ter (Total
expenses ratio) per gli anni
2002 e 2003 è emerso che
molto spesso il rendimento
ottenuto da un fondo viene
eroso in modo rilevante da
costi e commissioni previsti
dai contratti, e in alcuni casi si arriva a non essere
neppure sufficienti a coprirli. Mentre nel 2003 nessuno dei fondi ha conseguito un risultato negativo, nel
2002 sono addirittura 5 i
fondi che presentano un
rendimento netto sfavorevole per i risparmiatori. E
questo rendimento già di
segno negativo viene aggravato dai costi previsti da
contratto.
I dati di di Adiconsum trovano riscontro in un’altra ricerca condotta dal sociolo-
go Enrico Finzi, presidente di Astra e
Demoskopea che ha
analizzato il tasso
di fiducia dei clienti
nei confronti della
propria banca: il
58% del campione
della ricerca chiede
“maggiore trasparenza” ed è del 53%,
invece, il grado di
insoddisfazione per quanto
riguarda il rapporto qualitàprezzo dell’offerta bancaria.
Nel complesso gli insoddisfatti sono cresciuti negli
ultimi vent’anni dal 42% del
campione al 69% allineandosi al 72% di chi ha meno
fiducia nel sistema bancario in generale. Secondo
l’indagine la rapidità delle
risposte da parte delle banche è migliorata dell’8% in
dieci anni e ancora più velocemente si è moltiplicata
l’offerta di nuovi servizi
(+31%) da parte di un sistema che ha fatto enormi
passi avanti sul fronte tecnologico. Tutto questo però
è avvenuto a discapito del
rapporto umano. Il tasso di
“simpatia” del personale
TIRANDO QUALCHE SOMMA
Nel 2002 i soldi in banca si sono svalutati del 2,5% (tasso medio di inflazione annua). Gli istituti di credito hanno versato un interesse poco lontano dallo zero e, solo
nei casi migliori, pari allo 0,99%. In più c’è l’aggravio delle spese, 400 euro all’anno.
Dall’Abi fanno sapere che effettivamente gli aumenti ci sono stati. Ma non tutte le
banche si sono comportate nello stesso modo.
Per esempio, secondo le condizioni standard della Banca Popolare di Milano per un
conto con saldo attivo di diecimila euro si ottengono appena 2,5 euro di interessi. Intesa
e Banca Sella, che applicano ai depositi in conto corrente un tasso dello 0,05%, pagano
infatti 5 euro per una giacenza dello stesso ammontare. E la Popolare di Verona e Novara arriva a remunerare un conto di 10 mila euro con appena 55 euro di interessi.
Ma a questo azzeramento degli interessi corrisposti ai risparmiatori che lasciano sul
conto i loro soldi, non corrisponde una riduzione dei costi per operazione o di tenuta
del conto. Ad esempio i bonifici: il costo di un ordine di versamento su di un altro conto corrente arriva a costare in banche come la Popolare di Bergamo fino a 4,13 euro.
Attenzione poi ad andare in rosso. Se questo avviene, oltre ai tassi passivi, quelli applicati dalla banca al cliente che va in scoperto di conto corrente, talvolta superiori al
14%, la banca prevede una commissione di massimo scoperto (0,75%) cui spesso si
aggiunge una commissione di istruttoria che può superare i 50 euro trimestrali.
Ma sono le spese di tenuta conto, o spese di chiusura trimestrale, la voce standard che
rischia di far lievitare maggiormente il costo di un conto corrente. Alcune banche arrivano a praticare spese di chiusura trimestrale superiori ai trenta euro, un ammontare che
a fine anno può rappresentare anche un terzo, o la metà del costo complessivo di un
conto corrente, a seconda del numero di operazioni effettuate e del grado di utilizzo.
QUESTO È IL MENSILE DELLA FIBA CISL «LAVORO BANCARIO E ASSICURATIVO» - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004
era giudicato pari al 27%
degli intervistati vent’anni
fa, mentre oggi è sceso al
17%; quello di “cordialità” è
passato invece dal 36% al
23%. Una fotografia del settore che dovrebbe far riflettere le banche , le quali
vengono giudicate attraverso l’impatto del pubblico
nei confronti dei loro dipendenti.
Secondo la Fiba, lo strumento per risolvere questi
problemi è il “protocollo
sullo sviluppo socialmente
compatibile e sostenibile”
firmato con l’Abi il 16 giugno scorso. Basti pensare,
come ha sostenuto il segretario nazionale della Fiba,
Mario Mocci in occasione
della presentazione della
ricerca
di
Adiconsum,
quanto gli impiegati addetti alla vendita dei prodotti
finanziari siano pesantemente condizionati dal sistema incentivante e dalle
priorità che vengono indicate dalle direzioni centrali. Gli incentivi raggiungono cifre importanti, in alcuni casi prevedono il raddoppio dello stipendio, e
spesso il dipendente per
poter raggiungere questi
obiettivi è costretto a non
guardare troppo al profilo
del risparmiatore.
Si tratta di una delle più
evidenti incongruenze nell’organizzazione del lavoro
bancario.
Peccato che le banche non
mostrino grande fretta per
entrare nel merito del problema e rendere il protocollo uno strumento concreto.
Angela Cappuccini
CONSULENZE
22
BONUS previdenziale:
per capire di più
È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 6 ottobre 2004
il decreto ministeriale, attuativo della legge delega di riforma
del sistema pensionistico (L. 243/04), che concede un “bonus”
previdenziale a chi rinvia il pensionamento di anzianità.
Il decreto ha efficacia a partire dal 6 ottobre 2004,
data di entrata in vigore della L. 243/04
L a legge prevede che i lavoratori
dipendenti del settore privato,
che maturino il diritto a pensione
di anzianità nel periodo 20042007 e che decidano di rinviare la
data del pensionamento, possano
godere di un incentivo economico
in busta paga durante il suddetto
periodo.
Il bonus sarà corrisposto fino al
31 dicembre del 2007, oppure fino al compimento dell’età pensionabile, se raggiunta prima di
tale data.
In sostanza, il lavoratore potrà
chiedere di essere esonerato dal
versamento dei contributi, a decorrere dalla prima data utile per
l’accesso al pensionamento: in tal
modo, la sua retribuzione risulterà aumentata della quota percentuale di retribuzione lorda,
dovuta dal datore di lavoro e dal
lavoratore per la contribuzione pensionistica (IVS).
Ad esempio: per la generalità dei lavoratori,
l’aliquota contributiva
complessiva (quota IVS)
è pari al 32,70% della
retribuzione lorda, di
cui il 23,81% a carico
del datore di lavoro e
l’8,89% a carico del lavoratore.
L’incentivo
economico consiste nel
fatto che l’8,89% non
verrà detratto dalla re-
tribuzione dell’interessato, mentre
alla stessa sarà aggiunto il 23,81%.
Ricordiamo che, per alcune categorie di lavoratori (ad es. gli agricoli), sono previste aliquote contributive inferiori, che conseguentemente produrranno un importo
del bonus più basso.
Al momento del pensionamento,
sarà erogato l’importo della pensione che sarebbe spettato alla data della domanda di esenzione
contributiva, maggiorato della sola
perequazione nel frattempo intervenuta.
I lavoratori che hanno la finestra
di uscita già aperta, per ottenere il
bonus sulla busta paga di novembre 2004 dovranno presentare la
domanda entro il 30 ottobre.
Anche se le modalità applicative,
inerenti il beneficio, non sono state ancora rese note, si può presu-
QUESTO È IL MENSILE DELLA FIBA CISL «LAVORO BANCARIO E ASSICURATIVO» - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004
La rubrica curata da
mere (ancorché l’importo del bonus sia netto) che l’aumento del
reddito disponibile per il lavoratore potrebbe influenzare l’eventuale diritto a prestazioni di sostegno
al reddito (ANF, ISE, ecc.).
Coloro che intendano avvalersi
dell’incentivo, dovranno presentare apposita richiesta al proprio
Istituto previdenziale ed al datore
di lavoro: il modello della domanda è disponibile presso tutte le sedi dell’Inas Cisl.
Il patronato Inas è in grado di assistere i lavoratori interessati nella
compilazione della domanda, e
può determinare a quanto ammonterà la retribuzione comprensiva
dell’incentivo, calcolando, con il
proprio programma informatico,
l’importo mensile del “bonus”.
Ricordiamo, in proposito, che la
tutela e l’assistenza fornite dal patronato Inas-Cisl sono
assolutamente gratuite.
Dipartimento
Politiche Sociali Inas
Per la consulenza e l’assistenza necessarie, ci si
può recare presso la più
vicina sede dell’Inas Cisl
(gli indirizzi si trovano su
www.inas.cisl.it, oppure
chiamando il numero verde 800 001 303): ricordiamo che la consulenza
offerta dall’Inas è assolutamente gratuita.
CONSULENZE
FISCO e SUCCESSIONI:
23
Rubrica curata da
quando e come occorre ancora pagare
Come è noto l’imposta sulle successioni e
le donazioni è stata soppressa con effetto
sulle successioni che si sono aperte a partire
dal 25 ottobre 2001. Sui beni caduti in successione a partire da tale data, dunque, non
è più dovuta l’imposta di successione indipendentemente dal loro valore e dal grado
di parentela che legava il defunto agli eredi.
Le imposte ipotecarie
e catastali
Fanno eccezione i beni immobili per i quali
restano ancora dovute le imposte ipotecaria
e catastale rispettivamente nella misura del
2% e dell’1% dell’imponibile determinato secondo le norme relative all’imposta sulle successioni.
L’importo minimo da versare è comunque
pari a 129,11 euro per ogni tributo.
Le imposte vanno liquidate dagli eredi e versate utilizzando il modello F23, reperibile in
formato pdf sul sito dell’Agenzia delle Entrate all’indirizzo:
http://www.agenziaentrate.it/documentazione/versamenti/modello_f23/2002/nuovof23c.pdf
Le agevolazioni
“prima casa”
Se almeno uno degli eredi ha diritto alle
agevolazioni prima casa, le imposte ipotecarie e catastali si applicano in misura fissa,
pari a 129,11 euro.
Ricordiamo brevemente che per ottenere tali
agevolazioni è anzitutto necessario che si
tratti di abitazioni non di lusso (per le caratteristiche delle abitazioni di lusso vedi il DM
2 agosto 1969). Inoltre, l’immobile deve essere ubicato nel Comune di residenza dell’erede oppure nel Comune in cui l’erede stabilirà, entro 18 mesi, la propria residenza. Infine l’erede, dovrà dichiarare di non possedere altra abitazione nello stesso Comune e di
non aver mai usufruito di simili agevolazioni.
La dichiarazione
di successione
La dichiarazione di successione deve essere
presentata solo nel caso siano caduti in successione beni immobili siti nel territorio italiano. La
dichiarazione deve essere presentata entro do-
dici mesi dal decesso, all’Ufficio dell’Agenzia
delle Entrate nella cui circoscrizione era fissata
l’ultima residenza del defunto. La dichiarazione va resa utilizzando il modello 4 e può essere sottoscritta anche da uno solo degli eredi.
Alla dichiarazione vanno allegati il certificato di morte (o autocertificazione), lo stato di
famiglia (o autocertificazione), il prospetto
di liquidazione delle imposte ipotecaria, catastale, di bollo e della tassa catastale e il
modello F23 utilizzato per il pagamento.
Il modello 4 è reperibile in formato pdf sul
sito dell’Agenzia delle Entrate all’indirizzo:
http://www.agenziaentrate.it/modulistica/altri/dichiarazione_successione.pdf
Dopo la dichiarazione
Entro 30 giorni dalla presentazione della dichiarazione di successione occorre presentare la richiesta di voltura degli immobili
presso gli Uffici del territorio.
Gli eredi che abbiano presentato la dichiarazione di successione sono invece esonerati
dalla presentazione della dichiarazione ICI.
Spetta infatti all’Ufficio delle Entrate che ha
ricevuto la dichiarazione, trasmetterne copia
ai Comuni in cui si trovano gli immobili.
I vostri quesiti
Lavoro occasionale
D.: Avrei bisogno di alcuni
chiarimenti riguardanti le
prestazioni di lavoro autonomo occasionale: trattandosi di prestazioni escluse
da Iva ai sensi dell`art. 5
DPR 633/72, è necessario
per chi effettua la prestazione essere titolare di partita IVA? Inoltre vorrei sapere se la ritenuta d’acconto
del 20% ai fini Irpef deve essere versata dal committente o da chi effettua la prestazione ed entro quali termini? Ringrazio e cordialmente saluto.
R. Nel caso di prestazione
di lavoro autonomo soltanto occasionale la partita
IVA non è necessaria. La
partita IVA è necessaria per
coloro che esercitano attività di lavoro autonomo in
modo abituale (art. 5 co. 1
D.P.R. 633/72). Il versamento della ritenuta d’acconto è a carico del committente/sostituto d’imposta e deve essere effettuato
entro il giorno 16 del mese
successivo a quello in cui è
operata la ritenuta (cioè
quando viene pagata la
prestazione) con il codice
tributo 1040.
Case e successioni
D.: Mio suocero, regolarmente sposato, ha acquistato la
casa in cui vive abitualmente
con la famiglia nel 1971
quando non era ancora in vigore la legge sulla comunione o separazione dei beni e
pertanto risulta intestata soltanto a lui. La scorsa settimana è venuta a mancare mia
suocera. Le chiedo: “La successione deve essere effettuata anche se la casa è intestata a mio suocero?”.
R. Assolutamente no, nel caso prospettato tale cespite
non ricade in successione.
Conguagli
D.: Volevo sapere se il debito risultante dal modello 730 e non conguagliato dal sostituto d’imposta,
possa essere versato dopo la scadenza del 20 luglio senza applicazione delle sanzioni previste in caso di ravvedimento operoso.
R Il conguaglio del debito
senza applicazione delle sanzioni previste dalla legge è
possibile soltanto nel caso in
cui il datore di lavoro/sostituto d’imposta abbia comunicato al dipendente l’impossibilità ad effettuare operazioni di conguaglio (Circolare
11/E del 18 marzo 2004).
www.fiba.it: una rete di protezione
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24
Il
“NODO GORDIANO”
della giustizia del lavoro
Seminario europeo su conciliazione e arbitrato
“Una profezia condusse Gordio
a divenire, da contadino, re dei
Frigi; un vaticinio, inoltre aveva
predetto la fine di tale regno a
vantaggio di chi fosse riuscito a
sciogliere il nodo che legava il
suo aratro. Alessandro Magno,
spazientitosi dopo numerosi e infruttuosi tentativi, recise con un
colpo di spada il nodo gordiano:
divenendo, sia pure per breve
tempo, il conquistatore di tutta
l’Asia Minore”. Qualcuno dei corsisti, udendo tali parole dalla
bocca del relatore, avrà per un
attimo pensato di avere sbagliato
appuntamento o contesto. Ma
quando, poco dopo, la storia ha
assunto i contorni della metafora, il paragone con l’attuale stato
della giustizia pubblica è apparso appropriato nella sua drammaticità.
I rappresentanti delle categorie
contrattuali dei Quadri direttivi
italiani ed europei si sono dati
convegno, il 12 e 13 novembre
scorsi, presso il Centro studi Cisl
di Fiesole, per tentare di dipanare l’attuale “nodo” della giustizia
del lavoro: come coniugare celerità di giudizio, semplificazione
di procedure e tutele del lavoratore. L’occasione del confronto è
stato il seminario europeo su
“Arbitrato e conciliazione: strumenti di prevenzione dei conflitti
di lavoro nelle imprese del settore
bancario in corso di ristrutturazione organizzativa”. L’iniziativa,
organizzata dall’Associazione
quadri e alte professionalità della Fiba (Apf) con il patrocinio di
Uni e finanziato dalla Commissione europea, con l’intento di
promuovere l’armonizzazione
normativa nei vari Paesi dell’Unione.
Dopo la presentazione del Progetto, a cura di Andrea Pastacaldi
e Roberto De Santis, l’introduzione di Pietro Veneri ha evidenziato le criticità del sistema giudiziario italiano.
Domenico Iodice, del dipartimento nazionale Ricerca Fiba,
ha condotto un’attenta disamina
degli strumenti alternativi in
uso in Europa per la risoluzione
delle controversie individuali di
lavoro, soffermandosi sull’attuale normativa di legge (che riconosce centralità al ruolo sindacale) e contrattuale.
Rileggendo l’articolo 9
del contratto
In particolare, da una rilettura
dell’art. 9 del nostro ccnl si sono ricavati spunti di riflessione
per il definitivo decollo degli
istituti conciliativo e arbitrale. Il
leit-motiv, condiviso nella tavola
rotonda, è che occorre lavorare,
prima che sugli strumenti giuridici, sulla diffusione di una cultura del dialogo e della (ri)conciliazione sociale, riconducendo le
parti dalla sclerosi di posizioni
conflittuali ad un sano e fisiologico confronto tra interessi contrapposti. Per ottenere ciò, è necessario riavvicinare le vertenze
ai luoghi di lavoro e fornire a
chi è arbitro o conciliatore adeguata conoscenza del contesto
tecnico-professionale.
Si è discusso, ancora, di arbitrato
di equità: osteggiato per anni in
quanto considerato pericolosa
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breccia nel sistema di tutele del
lavoratore, esso è invece, nell’attuale quadro normativo, strumento di garanzia dei valori costituzionali della persona (artt. 3 e 4),
in grado di informare le decisioni
arbitrali verso l’obiettivo di una
giustizia sostanziale e dinamica.
Hanno arricchito il dibattito gli
interventi dei delegati del Belgio
(Angelo Macchia del Gnc) e della
Spagna (Emilio Corral Aloràs dell’Utc-Ugt) e, per il settore pubblico, di Mario Canuzzi (Quadrinet),
presidente della Camera di Conciliazione di Roma.
Nella seconda giornata, dopo una
sintesi dei lavori, si è svolta una
feconda tavola rotonda sulle
concrete prospettive di sviluppo
degli strumenti della giustizia
convenzionale privata.
I lavori del seminario si sono conclusi con la formulazione, da parte dei partecipanti, di alcune proposte, che saranno a breve restituite alla Commissione Europea.
Un anticipo?
Forti patti d’incentivo tra aziende e territorio (in attuazione del
principio comunitario di sussidiarietà), diretti a raffreddare le
tensioni sociali e a promuovere
il dialogo come strategia di
struttura.
Più che obblighi giuridici, servono insomma veicoli di cultura:
perché la conciliazione divenga
regola pervasiva del sistema.
I tempi del cambiamento non sono brevi; ma l’ottimismo della
volontà che ci anima sfida la tentazione autoritaria di modelli legislativi coercitivi, imposti con il
classico “colpo di spada”.
D.I.
25
BANCASAI
L’evoluzione di
coinvolge anche il settore assicurativo
È
stato siglato nei giorni scorsi
il protocollo d’intesa riguardante
la fusione per incorporazione di
Effe Investimenti in BancaSai.
L’operazione che si concretizzerà
entro il 31/12/2004, ha lo scopo
di razionalizzare e valorizzare le
società del Gruppo Fondiaria
Sai operanti nel settore Banca e
Risparmio Gestito, al fine di garantire una migliore collocazione
di prodotti e servizi finanziari
verso l’utenza.
Effe Investimenti consta di un organico di 32 risorse di cui 14 dipendenti della Società e 18 distaccati da altre Società del
Gruppo. Il protocollo ha garantito per tutti i lavoratori, che la fusione non porterà né ricadute occupazionali né professionali e i
rapporti di lavoro dei dipendenti
di Effe Investimenti passeranno
senza soluzione di continuità in
capo alla Milano Assicurazioni
con il mantenimento dell’anzianità e dei diritti maturati, pertanto continuerà ad essere applicato
il ccnl delle Assicurazioni nonché il contratto integrativo della
Milano Assicurazioni.
Dato significativo è che, anche
per questi soggetti, vengono
estese tutte le tutele riportate
nell’accordo quadro del 30 luglio 2002 di cui elenchiamo i
principi cardine vale a dire: rinuncia alla legge 223/91 in materia di licenziamenti collettivi,
trasferimenti solo su consensualità dei lavoratori, indennità
di trasferimento ecc...; non solo,
ma anche le tutele degli accordi
applicativi successivi a tale data. Inoltre è stato respinto il tentativo aziendale di effettuare la
prestazione lavorativa il venerdì
pomeriggio. Con questo accordo
le parti riconoscono la temporaneità del distacco e pertanto
convengono di effettuare entro
il 15/12/2005 un incontro di verifica, conseguente al processo
di fusione.
Tra un anno la verifica
sulla fusione
Nella fattispecie saranno affrontate problematiche in ordine a
ricollocazioni laddove sia venuto meno l’istituto del distacco, al
fine di garantire il rientro del lavoratore nella sede di lavoro di
appartenenza, salvaguardando
l’equivalenza di mansioni e funzioni precedentemente svolte.
La Fiba Cisl ha cercato, con questo nuovo accordo, da un lato di
estendere tutte le garanzie di tutela e di salvaguardia sia dell’occupazione che della professionalità acquisita a tutti i lavoratori
interessati al processo di fusione, entrando così sempre di più
nella logica di Gruppo, dall’altra
proprio in coerenza con la logica
di Gruppo, lavorare per raggiungere l’obiettivo di costituire un
contratto integrativo aziendale
di cui BancaSai è sprovvista. Riteniamo che le condizioni oggi
sussistano, sia in quanto dettate
dalla collocazione di prodotti finanziari competitivi, che in presenza di un organico di alta professionalità. Il fine sarà quello di
rendere omogenea questa categoria di lavoratori, sia verso il
Gruppo a cui appartengono, sia
verso il mondo bancario.
Andrea Rochas
Per tutti gli iscritti:
chiedete l’accesso al portale www.fiba.it
Il portale della Fiba è sempre più vicino agli iscritti: Servizi Utili, Vorrei
sapere, Chiedi all’esperto, Forum, Sondaggi, Pubblicazioni, Documentazione, Fisco, Previdenza, Legislazione, e tanto altro.
Da oggi possiamo rilasciarvi automaticamente login e password che vi
consentiranno l’accesso al mondo Fiba.
Per avere questo codice rivolgiti alla sede della Fiba territoriale o al responsabile sindacale della tua sas, quindi, vieni sul nostro portale:
www.fiba.it nell’area registrazione e, digitando il codice, ti verrà rilasciata la tua login e la tua password, che ti permetteranno di accedere ai
servizi e aprire una casella di posta.
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LO SAPEVI?
26
TUTTO PER L’ISCRITTO
La Fiba cerca di offrire ai propri iscritti opportunità di risparmio, dalla spesa quotidiana agli
acquisti straordinari. Come iscritto, ti sono riservati vantaggi e servizi. Hai a tua disposizione
servizi di consulenza gratuita che puoi richiedere per posta, fax o e-mai quali:
I SERVIZI
DELLA FIBA CISL
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I nostri consulenti ti informano e ti consigliano nel modo più efficace e ti indicano
il comportamento legalmente più corretto, aiutandoti a risolvere eventuali problemi; se necessario, intervengono direttamente per arrivare a una soluzione rapida e amichevole della controversia.
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incendio/furto, responsabiltà civile ecc).
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possono godere di sconti in diversi punti vendita sparsi in Italia, nei vari settori
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R.C.Patrimoniale; R.C.Ammanchi di
cassa, R.C.Capofamiglia, Infortuni Caso Morte.
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copertura assicurativa abbinata alla
tessera del sindacato viene offerta gratuitamente a tutti gli Iscritti;
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– IL MIGLIOR MUTUO
TURISMO:
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del gruppo
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tante notizie fresche e consigli utili
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“VALORI”, IL PERIODICO DELL’ECONOMIA SOCIALE E DELLA FINANZA
Un nuovo progetto editoriale a cui partecipano Fiba e Cisl
“Valori” è la rivista dell’economia sociale e della finanza etica.
Ora si presenta al pubblico con una nuovo progetto editoriale
che coinvolge la Cisl e la Fiba.
Abbiamo chiesto al direttore responsabile, Andrea Di Stefano,
di illustrarci gli obiettivi di questo importante strumento di comunicazione.
Chi sono i vostri lettori, e chi intendete rivolgervi, in particolare?
Tutti quelli che non si accontentano di leggere le versioni “ufficiali” sugli avvenimenti dell’economia e della finanza e desiderano approfondire le implicazioni e risvolti di fenomeni che
possono avere effetti materiali molto concreti. Per esempio nel
primo numero abbiamo puntato l’attenzione sul ruolo della speculazione finanziaria nel boom dei prezzi petroliferi scoprendo
che secondo gli esperti dieci dollari dell’attuale prezzo del barile di greggio sono riconducibili esclusivamente ai “giochi” di
mercati dei derivati petroliferi.
La Fiba da tempo avverte l’importanza di dialogare e comunicare sui temi relativi allo sviluppo economico eticamente alternativo. Siamo l’unico sindacato che ha scelto di partecipare ad una iniziativa come la vostra, per aprirsi al mondo
esterno in un rapporto di condivisione su tali temi. Quali spa-
zi si aprono, quindi, grazie a “Valori” per noi, come Fiba, e
come Cisl?
Io credo grandi opportunità per offrire ai cittadini un supporto
concreto per difendersi dall’invadenza e prepotenza di un
mondo dove il danaro produce solo altro danaro e la povertà
altra povertà. Il sindacato può costruire una relazione nuova
con mondi diversi, ma molto vicini nello spirito e negli ideali a
quelli di un grande movimento dei lavoratori come è la Cisl in
Italia. Per esempio il tema della democrazia economica potrebbe diventare un terreno di confronto e un domani di alleanza
concreta a sostegno di un economia socialmente responsabile.
Passiamo ad un informazione utile, per chi fosse interessato:
a chi rivolgersi e come effettuare l’abbonamento?
Nei prossimi giorni sarà online anche il sito www.valori.it, una
vetrina di informazione aperta ogni giorno sul mondo dell’economia, della finanza e dell’economia e finanza etica. Altrimenti è a disposizione un numero 02.67199099 dove abbonarsi
telefonicamente con carta di credito oltre al sempre valido conto corrente postale, n. c/c 28027324 intestato a Cooperativa
Editoriale Etica, Via Copernico 5, 0125 Milano, o il bonifico
bancario sul c/c 113600 Abi 5018 Cab 12100 della Banca
Popolare Etica intestato a Cooperativa Editoriale Etica, Via Copernico 5, 20125 Milano
QUESTO È IL MENSILE DELLA FIBA CISL «LAVORO BANCARIO E ASSICURATIVO» - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004
DATI freschi dati freschi
Fiba
dati freschi
dati freschi
Mensile della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Cisl
n. 9/12
Settembre-Dicembre 2004
2 – Contratto Abi: un rinnovo difficile
Giuseppe Gallo
8 – Riscossioni: non basta la proroga
9 – Covip: quali sono le prospettive
Gianluca Poggetti
10 – A tutto Gas
Maurizio Locatelli
11 – Promotori Fiba
Carlo Piarulli
12 – Che stress in Banca Intesa
Marcello Minora
13 – Asili nido
14-15 – Bcc: presentata piattaforma
rinnovo ccnl
Antonio Maranella
16-17 – Assicurativi: quando il lavoro
esce dalle aziende
Carlo Coletta
18 – Ricerca e formazione: nuovo
dipartimento
Pierluigi Ledda
19 – Donne Fiba
Giusi Esposito
20 – Risparmiatori in cerca di certezze
Luigi Verde
21 – Conti correnti: costi alle stelle
Angela Cappuccini
22 – Bonus previdenziale
23 – Tutto su fisco e successioni
24 – Conciliazione e arbitarato
25 – BancaSai
GLI AUTORI
Angela Cappuccini è resp.ufficio stampa
Fiba Cisl
Carlo Coletta è nella segr. Fiba Roma-Lazio
Marco De Ambrosis è membro del Coord.
Piemonte Ascotributi e nella sas Sestri
Giuseppe Gallo è segr. gen. Fiba Cisl
Sergio Girgenti e Alessandro Spaggiari
sono segr.naz. Fiba settore credito
Pierluigi Ledda è resp. Dip. Formazione e
ricerca Fiba nazionale
Maurizio Locatelli è resp. formazione Fiba
Lombardia
Antonio Maranella è resp. del Coordin.
Nazionale Bcc Fiba
Marcello Minora è segr. di Coordin. Fiba
Banca Intesa
Mario Mocci è segr. naz. Fiba
Carlo Piarulli è resp. del Coordin.
Nazionale Promotori Fiba
Gianluca Poggetti è resp.Fiba in Covip
Luigi Verde è resp. ufficio legale Fiba
nazionale
2005:
IL NUOVO LAVORO BANCARIO
E ASSICURATIVO
Dal prossimo numero la nostra rivista si rinnova.
Le novità riguardano la veste grafica, il taglio degli articoli, l’impostazione generale e la cadenza: da mensile a bimestrale.
Ricordiamo che “Il lavoro bancario e assicurativo” nasce nel
gennaio 1983 con l’unificazione de “Il lavoro bancario” della Fib
e de “Il dibattito” della Fila.
Da allora di acqua ne è passata sotto i ponti…La rivista è ormai
uno strumento consolidato, apprezzato e sicuramente utile per
chi opera nel nostro settore, per tutti i nostri iscritti ma non solo.
Nel corso degli anni ci sono stati diversi cambiamenti, dettati
dall’esigenza di adeguarsi ai tempi e quest’ultimo nasce dalla
necessità di realizzare uno strumento più di approfondimento,
ma senza nulla togliere all’attualità.
I tempi cambiano, gli strumenti di conseguenza. Oggi operiamo
in un settore altamente tecnologizzato e come Fiba abbiamo
uno strumento di comunicazione fortemente innovativo come il
nostro portale (www.fiba.it) dove gli iscritti possono cogliere le
informazioni in tempo reale.
Ma ciò non toglie che la carta stampata mantenga la sua utilità
e il suo fascino.
Più pagine, più foto, informazioni più approfondite caratterizzeranno il nuovo numero che partirà il prossimo anno. Buon 2005.
Le principali
novità del
Decreto di
riforma
del mercato
del lavoro
Comunicate le vostre VARIAZIONI di indirizzo alle Fiba locali!!!
il
COPIE NON RECAPITATE da restituire a Fiba, via Modena 5, 00184 Roma
28
???????
Direttore:
Giuseppe Gallo
Comitato di direzione:
Giovanni Casiroli, Guido Cavalieri,
Giuseppe Gallo, Sergio Girgenti,
Pietro Mariani, Mario Mocci,
Giancarlo Pezzanera, Alessandro
Spaggiari, Matteo Tammaro,
Elena Vannucci, Marina Zanobini,
Eligio Boni (dir. resp.).
Redazione:
Andrea Baccherini, Umberto Bognani,
Angela Cappuccini, Giusi Esposito,
Pierluigi Ledda, Maurizio Locatelli,
Anna Masiello, Paola Vinciguerra
Illustrazioni:
Michelangelo Pace
LAVORO BANCARIO
E ASSICURATIVO
Aut. decreto n. 236/92
del 15/04/1992 - reg. stampa Roma
Poste Italiane Spa - Sped. abb. post. d.l.
393/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n.46)
art.1, com.2, dcb Roma
Direzione e amministrazione:
Via Modena 5, 00184 Roma Tel. 06/4746351 - Fax 06/4746136
e-mail: [email protected]
sito web: www.fiba.it
Fotolito:
Top Colors srl - Via Giamaica, 6 00040 Pomezia (RM), tel. 069107235
Stampa:
Società Tipografica Romana srl
Via Carpi, 19 - 00040 Pomezia
(Roma), tel. 0691251177