Lavoro Bancario e Assicurativo

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Lavoro Bancario e Assicurativo
8/9
il
agosto
settembre
2002
Fiba
mensile
anno XLXII
Sped. abb. post. art. 2 com. 20/c.l.662/96 - filiale Roma
Un Patto
p e r i l l a v o ro ,
argine al
neoliberismo
N
é ““salvifico”,
s a l v i f i c o ” , nné
é
Né
““scellerato”.
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eeconomica
c o n o m i c a nnel
e l ggoverno
overn o
Assicurativi:
un rinnovo
tutto in salita
Intesabci:
nuovi manager,
con quale fiducia
nei dipendenti?
Per il sindacato
valgono le richieste
in piattaforma e non
le pretese Ania
Un’attenta
ricostruzione dei
problemi, delle
novità, delle attese
5
Inoltre:
Donne
10
Etr Spa
12
Mobbing
2
Banche
cooperative,
al via i
regionali
6
Da Emilia Romagna
e Trentino, parte
la stagione
dei rinnovi di
secondo livello
14
A ottobre: BANCHE POPOLARI
13
2
UN PATTO PER IL LAVORO,
ARGINE AL NEOLIBERISMO
di Eligio Boni
del Patto siglato tra go’ effetto
verno e parti sociali continua
L
a proiettare la sua ombra ben al-
Non sentiamo questo testo di accordo come un “Patto per l’Italia”,
come, impropriamente e in modo
roboante, è stato chiamato dal solo governo, ma neanche come
qualcosa di “scellerato”, come imprudentemente affermato da Cofferati. Certo è un patto difensivo
rispetto alla nostra tradizione, ma
dall’esito complessivamente accettabile.
soccupazione, al ritiro della modifica delle norme sull’arbitrato e le
correzioni sulla cessione del ramo
d’azienda (che avrebbe avuto conseguenze devastanti per il rispetto
delle aree contrattuali bancaria e
assicurativa). E sono ampi gli impegni programmatici di confronto
a breve col sindacato (dal riordino
del collocamento alla realizzazione degli impegni verso il Mezzogiorno, fino al decisivo varo di un
equo Statuto per tutti i lavori presenti sul mercato, specie quelli
meno garantiti).
dilà del solleone estivo. Ed è importante saperne valutarne ora, a
freddo, la portata, proprio perché
di un Patto dotato di una sua eccezionalità si è trattato. Eccezionalità di metodo, ma anche di circostanze.
Noi per primi sentiamo che non è
caduta tra i lavoratori la voglia di
parlarne, approfondirlo, vederne
le ricadute per il lavoro sindacale
ulteriore. Ed è quanto stiamo facendo sui luoghi di lavoro, a cominciare dal dialogo coi nostri
iscritti.
I toni della polemica tra organizzazioni restano ancora troppo alti, ma la sensazione è che si stia
rientrando almeno nell’ambito di
un confronto civile, fuori dalle
esasperazioni delle prime ore. E
un clima più distaccato può ora
aiutare a vedere con maggior
chiarezza alcuni punti fermi dell’accordo.
Le novità per l’art.18 sono più
simboliche che di sostanza. Per
come il governo aveva voluto, ormai un anno fa, cominciare il confronto con piglio decisionista, era
difficile immaginare di poterne
uscire senza che l’art.18 rimanesse illeso. È stato salvato per tutti
coloro che oggi ne usufruiscono,
ma – che è più importante – anche
per la massa dei neoassunti.
Inutile star a parlare oggi di cosa
accadrà tra 3 anni. La sperimentazione è mirata, controllata, dai
probabili effetti pratici minimi
(che sarà un motivo in più per rispondere picche alle “voglie” di
smantellamento in Confindustria).
Resta l’alternativa dell’indennizzo
economico ai licenziati illegittimi
per le aziende dove le nuove assunzioni faranno salire i dipendenti sopra i 15: in esse si appli-
L’inversione di rotta nel governo è sostanziale. Ci interessa poco qui attribuire ad un asse o ad
un altro dentro la coalizione di governo un ruolo centrale in questo
ripensamento. Fatto sta che le iniziali intenzioni neoliberiste di un
governo “schiavo” della Confindustria hanno dovuto via via lasciare
il campo a più miti consigli, fino a
mettere sul terreno numerosi buoni temi di confronto da sviluppare.
Certo non è più la concertazione
come l’avevamo conosciuta per un
decennio, ma il sindacato – con la
sua fermezza e il suo senso di responsabilità – ha saputo riconquistarsi un valido ruolo di interlocuzione e rappresentanza.
I risultati immediati sono numerosi. Li abbiamo riassunti nella scheda a fianco per maggiore
evidenza. Andiamo dalle riduzioni
fiscali per la massa dei lavoratori,
all’aumento dell’indennità di di-
Sommario
n. 8/9
agosto/settembre 2002
Editoriale sul Patto di luglio,
con scheda
Eligio Boni
2
Assicurativi. Rinnovo in salita
Giovanni Casiroli
5
Intesa Bci: una medicina amara
La segreteria Fiba di gruppo
6
Gruppo Carime. Un accordo
dopo un anno di dura lotta
8
Mobbing: Convegno Fiba Lombardia
Maria Rita Gatti
14
Brevi
9
Call Center: Quelli di serie b
A.M.Lunardon e P.P.Merlini
15
Come cambia il volontariato
Giordano Sepi
17
Esattoriali: La storia infinita E.Tr
12
Giovanni Gattuso e Giancarlo Natale
Recensioni
Anna Masiello e P.G.
18
BCC: in Emilia-Romagna il primo
integrativo
Amadori, Bruschi, Sentimenti
Storie di ufficio: Carloni
e il credito balneare
Tiziano Menta
19
Coordinamento Donne Fiba.
10
Dal corso “Oltre il giardino”.
Esposito, Vittone, Porrini, Mecangeli
13
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cherà tutto il resto dello Statuto,
mentre se rimanessero sotto la soglia non ne godrebbero affatto!
Certo lo sentiamo come un punto
debole dell’accordo, ma l’alternativa era rifugiarsi nel referendum,
partendo da una lesione più grave
del diritto nell’ipotesi di partenza
governativa (3 ipotesi, tutte contro i giovani), e con elevato grado
di incertezza sull’esito finale.
Ora è il governo a dover dimostrare la propria attendibilità.
Con il mondo sindacale firmatario
il governo si è impegnato a non ridurre l’attenzione e le risorse verso lo Stato sociale: istruzione, sanità, previdenza ecc.
Saprà rispettare questi impegni e
non prevedere nella Finanziaria
ulteriori tagli? Il dubbio è legittimo. Il fallimento della politica economica del ministro Tremonti è
sotto gli occhi di tutti, per l’intestardirsi su tassi di sviluppo impossibili persino nella comparazione europea.
Per un governo che aveva annunciato tra le sue 5 emergenze la riduzione delle tasse per le fasce alte, non sarà facile uscirne. Ma per
noi è essenziale poter contare su
quegli impegni per reperire risorse da destinare al rinnovo dei contratti pubblici, al sud, agli ammortizzatori sociali.
Oggi sentiamo il Patto come un
argine utile. Continuiamo a non
capire la caparbietà di chi lotta
per farlo decadere, anziché aiutarci a far rispettare i suoi contenuti. Chi ha firmato il Patto non
ha consegnato a nessuno cambiali
in bianco: se ci saranno nel governo passi indietro o comportamenti
scorretti, la Cisl saprà trarne le
conseguenze. Come sempre, ma
anche perché forte dell’accordo
sottoscritto.
A chi farà in queste settimane raccolte di firme e manifestazioni, rivolgiamo l’invito a riflettere su “a
chi giova” davvero questa agitazione.
Intanto mi auguro che il nostro
settore possa essere un campo di
ripresa del dialogo tra le sigle sindacali, in occasione nel delicato
rinnovo dei ccnl credito e assicurativo.
I CONTENUTI DEL PATTO
TRA GOVERNO, IMPRENDITORI, SINDACATI
Con esso il sindacato ha:
– modificato la politica del governo
– ottenuto 5,5 miliardi di euro per i redditi fino a 25mila euro
– elevato l’indennità di disoccupazione al 60% dell’ultimo salario (700 milioni di
euro anui di impegno)
– reso immutate le tutele garantite dall’articolo 18
– conquistato il confronto sulle politiche sociali
POLITICA DEI REDDITI
Convergenza su obiettivi come:
– stabilità e forza alla crescita economica
– raggiungimento dell’equilibrio della finanza pubblica nel rispetto del Patto di stabilità definito dal Consiglio d’Europa
– salvaguardia del potere di acquisto delle
retribuzioni
– innalzamento del tasso di occupazione.
POLITICHE FISCALI
– si riducono le tasse per lavoratori e pensionati con redditi compresi da 0 a
25mila euro (all’incirca 50 milioni di lire) con vantaggi individuali, rispetto ad
oggi, che vanno dalle 500mila al milione di lire circa all’anno. Vengono destinati a questa riduzione delle tasse 5,5
miliardi di euro
– sono accolte le richieste della Cisl sul recupero di progressività (le aliquote sopra i
25mila euro non cambiano), sulla priorità
alla famiglia e ai carichi familiari e sui
trasferimenti per chi non gode di sgravi fiscali, sull’innalzamento della soglia esente, sulle spese di produzione del reddito
– sono rinviati a ulteriori negoziati i punti
controversi della riforma che il sindacato
ha contestato
– viene messa sotto controllo l’imposizione
fiscale nazionale, regionale e comunale
con l’obiettivo di ridurre la pressione fiscale complessiva.
MERCATO DEL LAVORO
Obiettivo:
realizzare un circolo virtuoso tra sostegno al reddito, orientamento e formazione, impiego e
autoimpiego
Gli strumenti
I SERVIZI PER L’INCONTRO TRA DOMANDA E OFFERTA DI LAVORO
– riordino delle regole del collocamento mediante il rafforzamento dell’Anagrafe del
lavoratore
– diffusione dei servizi all’impiego anche
con il coinvolgimento del Terzo settore
– gestione dell’incontro domanda-offerta,
bisogni formativi, selezione e ricollocazione
– programmi formativi con frequenza obbligatoria per quanti percepiscono l’indennità di disoccupazione e verifica dello stato di disoccupazione
LA NUOVA INDENNITÀ DI DISOCCUPAZIONE:
– primi 6 mesi: 60% della retribuzione percepita al momento del licenziamento
– terzo trimestre: 40%
– quarto trimestre: 30%.
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LO SVILUPPO DELLA BILATERALITÀ
I settori sprovvisti di ammortizzatori sociali,
nei casi di sospensione temporanea dell’attività lavorativa, utilizzeranno risorse contrat-
tuali incentivate da sgravi fiscali e affidate al
sistema degli Enti bilaterali
ARTICOLO 18
– nelle aziende che, facendo nuove assunzioni, superano la soglia dei 15 dipendenti non si applica il reintegro ma resta
in vigore la norma della giusta causa e
l’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato. In queste aziende sarà applicato lo Statuto dei lavoratori
– la sperimentazione è temporanea e reversibile: tra 3 anni è prevista una verifica
congiunta
– è stata cancellata la modifica proposta
dal governo che scardinava l’art.18
perché ne prevedeva l’esclusione nei
casi di trasformazione da contratto a
termine in contratto a tempo indeterminato (con la pratica esclusione di quasi
tutti i nuovi assunti). Ogni eventuale iniziativa legislativa sulla sperimentazione
necessiterà di un avviso comune delle
parti sociali
EMERSIONE DAL NERO, RECUPERO CONTRIBUTIVO
Con delibera Cipe il lavoratore ha ottenuto la
copertura, fino al 66% del costo, del recupero contributivo degli ultimi 5 anni. La coper-
tura finanziaria sarà garantita da un fondo
alimentato da contributi e tasse pagate delle
aziende che emergono
RAMO DI AZIENDA
– mantenimento dei diritti dei lavoratori in
caso di trasferimento di imprese, di stabilimenti o di parti di imprese e stabilimenti
– previsione del requisito della utonomia
funzionale del ramo di azienda nel mandato del suo trasferimento
– adeguamento della disciplina vigente alle
norme comunitarie
– regime particolare di solidarietà nei cambi di appalto
POLITICHE PER IL MEZZOGIORNO
– destinazione di risorse aggiuntive per investimenti pubblici e incentivi alle imprese
e al lavoro
– rilancio della programmazione negoziata e
regionalizzata dei Patti territoriali con recupero del finanziamento dei Patti già istruiti
– impegno del governo per l’attuazione degli investimenti produttivi nel sud anche
per orientare i processi di “delocalizza-
zione produttiva”, attraverso adeguati finanziamenti inseriti nel contratto di programma, col concorso delle Parti sociali
– cumulabilità del credito di imposta e della
Tremonti bis a vantaggio dei nuovi investimenti
– realizzazione con procedure rapide di infrastrutture per viabilità, trasporti, logistica, reti idriche ed energetiche
TAVOLI APERTI
Su Politica dei redditi, Politiche sociali, Fisco,
Mezzogiorno, Processo del lavoro, Statuto
dei lavori (compresi le nuove tipologie contrattuali)
AVVISI COMUNI
Su Lavoro sommerso, Conciliazione e arbitrato, Trasferimento ramo di azienda
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ASSICURATIVI
rinnovo in salita
on solo è in salita, ma irta
N
di ostacoli la strada del rinnovo del ccnl assicurativo. Il
primo ostacolo è il regolamento
per il “Fondo per il sostegno
del reddito e all’occupazione”. Nella bozza presentata dall’Ania e respinta dalle organizzazioni sindacali, si introdurrebbe il principio dell’obbligatorietà, estraneo rispetto all’attuale contratto nazionale, stipulato
nel dicembre 1999, che prevede
la volontarietà del lavoratore interessato all’adesione al Fondo.
Quando poi in trattativa a Milano
il 4 e 5 luglio si sono affrontati i
temi della piattaforma per il rinnovo del contratto, l’Ania ha negato la discussione contrapponendo le proprie richieste.
Sul tema centrale dell’area contrattuale l’associazione datoriale ritiene utile introdurre l’applicazione di altri contratti
estranei alla categoria degli assicurativi, a seconda delle funzioni svolte da una parte di lavoratori come, ad esempio, per gli
Duro confronto
con Ania
sul contratto
nazionale
addetti al settore informatico.
Di fatto, si vuole, in nome della
flessibilità e del contenimento
dei costi, scardinare l’attuale
struttura contrattuale che al
contrario ha consentito al settore di affrontare senza traumi le
trasformazioni imposte dal mercato, negli ultimi anni.
Il sindacato ha ribadito con forza la necessità di garantire e migliorare la gestione unitaria dell’impresa, con il rafforzamento
dell’area contrattuale rispetto
alle “novità” dei gruppi assicurativi e delle società di servizi.
Ma le richieste dell’Ania non si
sono fermate qui, le “esigenze”
sono andate oltre ogni negativa
aspettativa. Per la delegazione
di trattativa delle Compagnie,
infatti, il futuro del nostro settore necessita di alcune modifiche contrattuali partendo dall’orario di lavoro con: la reperibilità fuori orario, l’esecuzione
del lavoro al venerdì pomeriggio, i turni con copertura 24 ore
e il prolungamento dell’intervallo. A questo si deve aggiungere
la revisione del ruolo dei funzionari e dei permessi personali
e l’obbligo della certificazione
medica dal primo giorno di malattia. Manca il salario da ridurre…! Prontamente l’Ania ci propone di ridurre gli scatti di anzianità e di congelare la parte
fissa del premio di produzione
che non dovrà essere riconosciuta ai nuovi assunti.
Questo scenario di trattativa è
senza dubbio preoccupante. La
radicalizzazioni delle posizioni
dell’Ania se confermata alla ripresa degli incontri, previsti a
metà settembre, é profondamente errata e improduttiva. Il
settore assicurativo impegnato
in profonde trasformazioni,
spinte dai crescenti livelli di
concorrenzialità del mercato europeo, necessita al contrario di
relazioni industriali tra sindacati e Imprese stabili e concrete,
prive di impostazioni ideologiche o pregiudiziali.
I lavoratori della categoria sono
coscienti del proprio ruolo e sapranno comunque garantirsi il
rinnovo del contratto partendo
dalla piattaforma approvata dai
colleghi.
Giovanni Casiroli
Fusione Sai-Fondiaria: cosa significa per i lavoratori
Il 30 luglio è stato stipulato un protocollo d’intesa fra le parti sulla fusione Sai-Fondiaria. Questo protocollo ha validità per la durata del piano industriale (2003-2005) che vede nascere il terzo
gruppo nel mercato assicurativo italiano (dopo Generali e Ras)
con un bacino di utenza di 8 milioni La penetrazione dei principali gruppi nel mercato creditizio e assicurativo porta le società
meno grandi a cercare di unire le forze per rimanere competitivi. La fusione vede incorporare la Fondiaria nella Sai sotto il nuovo nome di FONDIARIA SAI con sede a Firenze. I rapporti di lavoro del personale della Sai e della Fondiaria continueranno
“senza soluzione di continuità” nella nuova società Fondiaria Sai
Spa. Per quanto riguarda i lavoratori il protocollo parla di “contenimento degli organici e di ottimizzazione delle risorse”, ma le
eventuali richieste di mobilità avverranno solo con la consensualità dei lavoratori secondo i principi e le modalità sperimentate
nelle aziende del gruppo. I cambiamenti di mansione saranno finalizzati a consentire una adeguata valorizzazione professionale del personale. Sembra, insomma, che la rivoluzione, che dovrebbe portare una fusione, sia “di velluto” e non si farà troppo
sentire sulla pelle dei lavoratori.
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INTESA
BCIamara
una medicina
Le preoccupazioni Fiba dopo i
primi incontri con Passera.
Le strade del rilancio o
dell’inefficiente carrozzone
n IntesaBci, con l’avvento del
Iintravedere
Ceo Passera, si cominciano a
alcune linee strategiche. Intanto sembra risolta la
questione della regia. Il nuovo
gruppo dirigente è stato individuato ed è in prevalenza di provenienza esterna. Sembra anche
chiara la volontà di mettere a
punto una strategia di gruppo,
ponendo fine allo scoordinamento e alla grande autonomia
delle varie società.
Era estremamente necessario
ovviare al caos che ha caratterizzato quest’ultimo periodo.
Anche dal punto di vista sindacale era importante avere un interlocutore.
È inoltre significativo il fatto
che al nuovo responsabile delle
risorse umane, Micheli, sia stata
anche attribuita l’Organizzazione. Nell’ultimo anno abbiamo
sperimentato i danni creati dall’assenza di collegamento di due
funzioni così importanti quali il
personale e l’organizzazione.
In un incontro avuto in luglio
Passera ha dichiarato essenziale
per Intesa l’incremento dei ricavi, che passa attraverso un recupero di efficienza e un contenimento dei costi operativi.
Facile prevedere una ristrutturazione dolorosa.
Che sia necessario un cambiamento è certo. Guardando
al prossimo futuro, alla più che
probabile dichiarazione di esuberi, è però impossibile non
esprimere un moto di rabbia nei
confronti della dirigenza che ci
ha portato a questa situazione.
Sono state effettuate scelte avventate, eccessivamente ambiziose che hanno creato confu-
Cambiare,
ma come?
Non bastano
nuovi registi
sione e sfiducia.
In primo luogo la creazione di
divisioni fortemente autonome ha innescato processi di
competizione e cannibalismo
estremamente negativi.
La presenza di divisioni così autonome, con propri obiettivi e
propri bilanci, oltre alla moltiplicazione dei costi fissi produceva concorrenza interna,
scoordinamento nei confronti
della clientela che doveva rapportarsi con più soggetti.
La scelta di alleggerire il modello divisionale e ricondurlo ad
un unico centro decisionale,
sia centrale che di Area, dovrebbe ovviare agli errori
del passato. Anche questa
scelta peserà però sui lavoratori che vivranno nuovi disagi, cambiamenti di mansione, cambiamento di sede di
lavoro, incerte prospettive
professionali.
Il nuovo Amministratore ha di
fronte parecchi problemi tra i
quali:
– il rilancio di un gruppo in fase
di impasse. Far ripartire una
grossa macchina non è un’impresa semplice, riteniamo comunque che ci sia un patrimonio di risorse umane, di esperienza e di clientela tali da
rendere possibile un rilevante
miglioramento.
– l’unificazione dei sistemi
informatici, vitale per superare le criticità dell’ultimo anno
e per dare credibilità alla banca nata dalla fusione.
– la sovrapposizione di sportelli
in IntesaBci. L’inerzia strategica dell’ultimo anno ha fatto sì
che il problema non sia stato
minimamente affrontato, oggi
le strade sono due: chiusura e
magari spostamento dello
sportello con il rischio di
creazione di esuberi o vendita
con la certezza di perdere
quota di mercato. Non sappiamo se si dovrà ricorrere alla
vendita di un pacchetto di
sportelli. Passera a questo
proposito il 25 luglio ha dichiarato alla WebTv interna
che”oggi non abbiamo progetti di vendita di altri sportelli.”.
Da parte nostra ricordiamo
che nel 2001 è stato sottoscritto un accordo per il quale
era ultimata la vendita degli
sportelli .
– la scelta di un modello organizzativo efficiente: sono stati
fatti rilevanti investimenti in
alcuni poli di estero merci che
avrebbero dovuto effettuare
le lavorazioni di gran parte
del territorio nazionale. La
scelta si è rivelata poco felice
ed ha contribuito alla perdita
di quota di mercato di IntesaBci. La decisione di accentrare o decentrare è delicata
per l’azienda e soprattutto per
i lavoratori perché comporta
disagi e mobilità.
Il 5 agosto è stato comunicato
lo smantellamento delle direzioni centrali delle tre divisioni. Questo con ogni probabilità comporterà problemi di
esuberi e/o di ricollocamento
di quote significative di personale.
Alla nuova direzione la nostra
organizzazione chiederà un accordo per evitare che le scelte
negative del passato incidano in
maniera dolorosa sui lavoratori.
Siamo consapevoli che il cambiamento è necessario, ma vanno cercate soluzioni che contemperino un buon andamento
aziendale con la tutela della
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qualità della vita e della salute
psicofisica del lavoratore.
Il prossimo anno il Gruppo si
gioca il suo futuro, le alternative sono il rilancio o la prospettiva di diventare un carrozzone
inefficiente e in difficoltà.
Noi riteniamo che sia possibile un rilancio, ma che condizione indispensabile sia il
consenso interno. È urgente
creare un clima di fiducia e
di condivisione. I lavoratori
non possono subire ristrutturazioni continue senza obiettivi
chiari, senza risultati e senza
vedere processi caratterizzati
da lungimiranza e da equità.
Hanno subito disagi, inefficienze e hanno visto tanti sprechi. È
“I lavoratori
non possono subire
continue ristrutturazioni
senza obiettivi chiari
e un clima di equità”
arrivato il momento in cui la dirigenza deve mostrare capacità
e senso di responsabilità.
Riteniamo inoltre che il rilancio passi anche attraverso relazioni sindacali corrette. Il sindacato ha un suo preciso ruolo, garantito dalla legge e
dai contratti, volto alla tutela
del lavoro, ma a nostro avviso
un rapporto costruttivo contribuisce anche a creare il clima di
consenso interno del quale il
gruppo IntesaBci ha un grande
bisogno.
I compiti della nuova segreteria
La Segreteria di Gruppo si occuperà di materie che coinvolgono più aziende,
in primo luogo le materie derivanti dal ccnl: confronto sul piano industriale,
mobilità infragruppo, occupazione (fondo esuberi, distacchi, ecc…), poi di
materie che accomunano più aziende quali Cassa sanitaria, previdenza di
Gruppo, associazione dipendenti, formazione come da art. 18 del contratto
nazionale e in un prossimo futuro Associazione azionisti e Comitato aziendale europeo.
Sempre più le politiche aziendali sono decise a livello di gruppo e il sindacato deve adeguare la sua struttura e la sua organizzazione.
La segreteria di Gruppo IntesaBci
IL GRUPPO INTESABCI
LA SEGRETERIA DEL GRUPPO INTESABCI
Occupa 70.189 dipendenti al 30.6.2002.
IntesaBci occupa alla stessa data 35.109 unità ed è nata dalla fusione di Ambroveneto, Cariplo, Comit e Mediocredito Lombardo.
Fanno parte del gruppo molte altre banche in Italia e all’estero tra
le quali Cariparma, Friuladria, Banca di Trento e Bolzano, le Casse del Centro, il Banco di Chiavari, la Cassa di Risparmio di Biella
e Vercelli.
Permane per queste ultime aziende bancarie il modello federale
che vede alcune holding (Casse del Centro, Carinord 1 e 2).
Nel Gruppo sono presenti due società di servizi: Iss per l’attività
informatica e Intesa Gestione Crediti. Sono inoltre presenti una
molteplicità di società prodotto: per il leasing, per il factoring, per
l’asset management, per il mediocredito e alcune importanti società esattoriali.
Dotto Caterina
Intesa Bci Segretario Responsabile
Ciani Marco
IntesaBci
Ghilarducci Stefano
Nextra
Mare Pietro
Cariparma
Mazzarella Pierangelo
Friuladria
Pescetelli Bruno
C.R. Rieti
Tagliarini Ernesto
IntesaBci
www.fiba.it: per seguire tutte le novità della tua azienda
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VERTENZE
Gruppo Carime.
Un anno di dura lotta per trovare
un accordo per la dignità dei lavoratori
bbene sì, ci sono voluti 365 giorni di lotta per ripristinare in
E Banca Carime la legalità nei rapporti tra azienda e lavora-
tori. Senza tema di smentite, è al Coordinamento Fiba (in stretta collaborazione con Giuseppe Orizio e l’avvocato Vigilante)
che va ascritto il maggior merito per i risultati di una lunga
vertenza che aveva visto inizialmente il management scelto da
ComIndustria:
• negare ai lavoratori qualsiasi informazione sull’acquisto di
Carime e sul suo futuro,
• azzerare unilateralmente ogni intesa o accordo aziendale
preesistente,
• interpretare e applicare in maniera “personalizzata” le norme del ccnl,
• effettuare trasferimenti chiaramente disagevoli,
• esasperare i controlli sui lavoratori e sull’agibilità dei sindacalisti e disporre con frequenza il ricorso a provvedimenti disciplinari sovradimensionati sia per gli uni che per
gli altri,
• limitare drasticamente tutte le autonomie operative,
• sostituire ad una organizzazione di lavoro chiara e
normata un controllo trasversale dell’azienda operato da pochi e immancabili “pretoriani”,
• vessare i lavoratori per il raggiungimento di assurdi obbiettivi e minacciarli personalmente al fine di azzerarne le
rivendicazioni e l’appartenenza ad un sindacato.
Anche nei confronti della clientela, l’approccio di questo management è stato caratterizzato dagli atteggiamenti precostituiti e dai sentimenti di sfiducia già manifestati nei confronti dei
dipendenti.
Il sindacato aziendale ha da subito coinvolto e mobilitato tutti i
lavoratori attraverso un’informazione continua e, con ben oltre
150 assemblee, ha contestato ogni iniziativa aziendale avviando vertenze legali contro le attività antisindacali; ha organizzato l’avvio di migliaia di giudizi individuali su problematiche
generalizzate e ha sostenuto le numerosissime vertenze di carattere personale; ha proclamato 4 giornate di sciopero che
hanno sempre registrato adesioni superiori all’80%, ha portato
centinaia di lavoratori del sud a manifestare nel cuore della
city milanese; ha gradualmente sensibilizzato sempre più ampi
e autorevoli strati di opinione pubblica, di strutture sindacali e
di governo, di ambienti politici ed economici anche al di là dei
confini nazionali.
È così che, attraverso un difficile percorso che ha visto numerosi momenti di sconforto ma anche momenti di grande esalta-
8
zione, si è pervenuti a sottoscrivere, con il nuovo management
di ComIindustria, l’accordo che ristabilisce non solo le giuste
regole ma il rispetto della dignità dei lavoratori tutti di Banca
Carime.
L’accordo, come giustamente condiviso dai lavoratori che
l’hanno ampiamente approvato, contiene nella parte normativa soluzioni per le varie problematiche, atteso che le norme
non sono altro che una, pur se ampia, parziale riproposizione
di accordi preesistenti, mentre per la parte economica di irrisoria consistenza il giudizio non è esaltante.
A valorizzarlo significativamente, provvedono le dichiarazioni,
riportate sia in premessa che nel corpo dell’articolato, del nuovo management del Gruppo e dell’azienda, sottoscritte con la
condivisione convinta della rappresentanza dell’Abi che ha
partecipato alla trattativa. In esse si legge la condanna degli
atteggiamenti e della politica esercitata in quest’ultimo anno, si
riconosce la validità della vertenza, si assumono impegni rispetto alle regole comportamentali da tenere per il ripristino
della dignità e dei ruoli di tutti i soggetti sia per il risanamento
delle situazione pregresse che per l’esame dell’annunciato
nuovo Piano Industriale di Gruppo.
È bene evidenziare che la sconfitta della nefasta politica gestionale del duo Bizzochi-Botton, ad onor del vero facilitata
dalle “particolari qualità” della stessa, interessa l’intero sistema bancario.
Infatti, la stessa, dopo anni di incubazione in altre realtà
bancarie, aveva trovata nell’aggregazione del “duo”
in Banca Carime, grazie alla “benedizione” del “Banchiere” Vigorelli e anche ad un favorevole contestuale clima politico, le condizioni ideali per svilupparsi e, attraverso
la prevista risonanza, generare adepti, anch’essi, vogliosi di
percorrere velocemente la scala gerarchica aziendale attraverso una politica di esasperazione dei “doveri” e di eliminazione
dei diritti e della dignità dei lavoratori gestiti.
Al di là del successo politico di questa vittoria, però, restano due
problemi irrisolti che sollecitano le strutture sindacali più attente a
non abbassare il livello d’attenzione e d’impegno già manifestati.
Il primo è quello che vede anche i manager più illuminati condizionati dal teorema che vuole i lavoratori bancari appartenenti
ad aziende del meridione impossibilitati ad essere valutati e incentivati in misura analoga ai colleghi che operano in istituti del
settentrione, anche se appartenenti allo stesso Gruppo.
Il secondo è il convincimento che, mentre buona parte dei danni causati direttamente ai lavoratori sono stati avviati a soluzione, quelli provocati all’intera azienda, nella sua organizzazione interna e, ancor più, nei rapporti commerciali con vaste
area di clientela primaria, richiedendo notevoli impegni per il
loro risanamento potrebbero riproporre negative ricadute sull’incolpevole personale.
Michele Troccoli
www.fiba.it: il mondo del credito spiegato giorno per giorno
Questo è il mensile della Fiba Cisl «Lavoro bancario e assicurativo» agosto/settembre 2002
9
IN BREVE
Incontri europei.
A confronto cinque sindacati del credito
n importante seminario formativo si svolgerà, su iniziativa
della Fiba nazionale, a Firenze presso il Centro Studi Cisl.
Tra il 16 e il 18 settembre, saranno messi a confronto i contratti nazionali del credito in Italia, Francia, Germania, Grecia e
Spagna, nella prospettiva dell’avvio di un processo di integrazione contrattuale europea.
Le sigle coinvolte sono la spagnola Fes-Ugt, la francese FfsbsfCfdt, la greca Otoe, la tedesca Ver.di, con la Fiba a fare da
ospitante.
I temi affrontati andranno dagli strumenti di dialogo sociale
già esistenti nel settore, la struttura della retribuzione e dell’orario di lavoro, le possibili collaborazioni future.
È prevista anche una tavola rotonda allargata a Uni Europa Finance e alla giuslavorista Donata Gottardi.
U
Tassa Tobin
178.000 firme raccolte
a campagna per la Tobin Tax italiana è arrivata a 178.000
firme, tra cui 163.000 su moduli vidimati e 15.000 petizioni
raccolte tra extracomunitari e minorenni.
Il risultato va oltre ogni tipo di aspettativa visto che la campagna di Attac (l’associazione che promuove internazionalmente
la Tobin Tax) aveva puntato alle 150.000 firme.
Oltre al fatto che nei 252 comitati promotori si sono sviluppati
dibattiti, seminari sulla Tobin Tax, bisogna ricordare che la
composizione della coalizione pro Tobin Tax è molto eterogenea: associazioni laiche e religiose, ong, partiti, istituzioni locali, singoli cittadini oltre a 83 parlamentari e alla Fiba, tra le
poche sigle sindacali nelle vesti di promotrice.
Ma la battaglia non si esaurisce in Italia, anzi continua in tutti i
paesi dell’Ue.
La Tassa Tobin, come è scritto nel numero 6 di Lavoro Bancario
e Assicurativo, prende il nome dall’ultimo grande economista
keynesiano, James Tobin.
La Tassa verrebbe posta a tutti i movimenti di capitale sia per
evitare le speculazioni finanziarie, sia per cercare fondi per lo
sviluppo e per combattere le disuguaglianze sociali.
L
Ciao Claudio
l 30 giugno scorso è mancato Claudio Oddo.
Una inesorabile malattia, in pochi mesi, ci ha privati di un
amico.
Si sa che la morte non fa distinzione tra ricchi e poveri, tra
buoni e cattivi ne tra sindacalisti e padroni.
Il rimpianto nasce però sempre quando chi ci lascia è persona
seria, gentile, moderata e corretta.
Tutto questo era Claudio.
Un sindacalista che negli ultimi anni aveva lavorato in IntesaBci
rete Cariplo, con dedizione e in una situazione delicatissima
per la nostra sigla ottenendo, proprio grazie alla sua serietà e
correttezza, eccezionali risultati.
Ciao Claudio, ci mancheranno, in questo nostro mondo di fanfaroni e di urlatori, la tua pacatezza, la tua sobrietà, la tua
lealtà, il tuo equilibrio, il tuo fare le cose passo dopo passo…… ma farle.
I
(g.s.)
Questo è il mensile della Fiba Cisl «Lavoro bancario e assicurativo» agosto/settembre 2002
Ubaldo Zaninello
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DONNE
Oltre il giardino
ifficile sempre scegliere
D
un nome, un titolo, una
metafora, quando poi si tratta
di un percorso formativo che
si vuole lungo ed articolato, le
difficoltà aumentano.
Le uniche certezze che avevo
erano le richieste esplicite delle componenti il coordinamento nazionale donne: conoscere
la nostra storia ed acquisire
strumenti per l’attività quotidiana.
Ma non ci interessava una storia fatta di date ed eventi, sentivamo tutte il bisogno di avere tra noi la testimonianza viva di una donna che avesse
contribuito con la sua attività
a scrivere una parte della nostra storia. Una testimonianza
che non fosse solo limitata ad
una relazione d’aula ma che
continuasse anche nei momenti informali di una giornata di corso.
Carla Passalacqua, proveniente dalla Federscuola e responsabile, per oltre dieci anni, del
coordinamento donne Cisl
dall’ottobre del 1982, ha accolto il nostro invito accettando di vivere con noi una giornata speciale, intensa di emozioni, nella quale ci ha dato la
prova tangibile della forza e
della grinta che le donne dei
primi coordinamenti dovevano avere per cominciare a
scalfire quello che era un
mondo esclusivamente maschile.
Con questa testimonianza si
sperava di ottenere quella
Dalle partecipanti
uello che ho apprezzato è stato il mare di sensazioni che mi hanno as-
Q salito durante e dopo il corso.
La curiosità di conoscere altre donne, fare amicizia, vedere i tuoi problemi,
attraverso gli occhi di altre, farsi meno grevi.
La gioia di chiacchierare di sindacato senza “dietrologie”.
La ritrovata capacità di ridere e divertirsi spensieratamente.
La nostalgia del ricordo, del come eravamo e questo quando abbiamo conosciuto Carla: non tanto durante il corso, quanto durante la cena, quando
lei ha “negoziato” il menu per noi!!
Carla Passalacqua mi ha riportato alla mente gli anni ’70, quando ero alle
superiori ed iniziavano i movimenti studenteschi, a come vedevo le donne
allora: arrabbiate, aggressive, peggio degli uomini. E nel mio piccolo portavo avanti la mia rivendicazione: far lavare i piatti anche ai miei fratelli …
consapevolezza necessaria
per trovare la giusta spinta e
la giusta motivazione in un
cammino che non è ancora
completamente compiuto, anche se tante sono le conquiste
che con leggi e contratti abbiamo ottenuto per le donne
in questi anni.
Tra i primi strumenti indispensabili poi per l’attività
quotidiana, si è scelto di iniziare ad approfondire le tecniche della comunicazione dentro l’elaborazione di progetti a
distanza ed per questo abbiamo chiesto l’aiuto di Paolo
Giammarroni, sociologo e
giornalista, consulente di comunicazione organizzativa,
nonché capo redattore del nostro giornale.
Desidero ora citare qui di seguito anche se in maniera parziale alcuni dei contributi che al termine dei lavori alcune
corsiste hanno sentito il desiderio di esprimere, in maniera
del tutto spontanea e solitamente inusuale per i corsi di formazione.
La mia battaglia si era risolta con una clamorosa sconfitta, ma io adesso
posseggo una lavastoviglie!!!
E la lotta delle donne non è finita: si è solo modificata la strategia.
La speranza nel domani. Il nostro ruolo, dopo Carla e le donne del suo
tempo, è un ruolo di transizione: quello che deve “addestrare” l’uomo a
convivere con la nostra specificità, quello di favorire la crescita di uomini e
donne capaci di creare un mondo a misura di uomini e donne insieme.
Nadia Vittone (Coord. Reg. Piemonte)
Questo è il mensile della Fiba Cisl «Lavoro bancario e assicurativo» agosto/settembre 2002
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“Far uscire
il lavoro delle donne
nell’organizzazione,
per renderlo riconoscibile”
A questo punto, ideato il corso e progettatolo, cercare un
nome, un titolo una metafora
che raccogliesse in poche
semplici parole tutto l’itinera-
rio che si era prospettato non
è stato semplice: origini, linfa,
radici, innesti, fiorire e dar
frutto… che nomi banali mi
sono sentita tanto un giardiniere folle!
Ed ecco: “Oltre il giardino”!!!
Questo si può essere il titolo
per il cammino che insieme
vogliamo percorrere.
Noi donne del coordinamento
abbiamo voluto così significare che desideravamo uscire
dal giardino protetto ed un
po’ fatato che avevamo contribuito a costruire.
Siamo riuscite, con la forza e
la perseveranza di chi ci ha
preceduto, a conquistarci una
arissima Carla, nel rivederti i ricordi corrono veloci e mi guidano lungo il
C percorso duro e faticoso che le donne hanno dovuto affrontare nel passato.
Ci hai ricordato, che i primi coordinamenti femminili prendevano forza ed ispirazione dai nostri bisogni quotidiani, tesi ad esempio ad ottenere il divorzio, il
controllo delle nascite, una migliore e nuova gestione del rapporto di coppia.
Dobbiamo molto a donne come te che hanno fatto la storia dei nostri coordinamenti.
Solo chi ha vissuto come te le questa prima fase travagliata sa quanto è stato
difficile far accettare certe politiche al femminile, quanto è costato a chi ci sosteneva.
Sottolinei che “il cambiamento richiede capacità di lettura: dobbiamo quindi recepire il nuovo che emerge e non soffocarlo, il che implica coraggio e
senso del rischio”.
Per queste realizzazioni fondamentali è stato necessario tornare alle radici
della Cisl, e ai suoi valori, alla solidarietà, equità, libertà e valore del lavoro che il nostro sindacato predica.
Occorre veramente ripensare al passato e ai suoi valori per poi calarsi nel
presente e progettare per il futuro.
“Essere nei nostri coordinamenti significa interagire con il presente, essere
protagoniste nel sociale”, sostieni fiera e combattiva. Grazie ancora per la
tua solidarietà, la tua grinta e la tua ironia.
Maria Lucia Porrini (Coordinatrice Reg. Abruzzo)
fetta nell’organizzazione dove
potevamo esprimere la nostra
specificità, ma ecco che il nostro essere donna l’ha curata
fino a farlo diventare un bel
giardino, utilizzando quel lavoro di cura cosi insito in noi.
Ma non era questo solo il nostro compito: dovevamo far
uscire da lì il nostro lavoro,
essere concrete e dare un contributo forte all’organizzazione, altrimenti era inevitabile
non essere riconosciute.
Per uscire dal giardino dobbiamo quindi attrezzarci ad affrontare quelli che sembrano
essere “giungla” e “ branco”.
Occorre si acquisire tecniche
ben precise, ma anche vincere
le paure ancestrali con la consapevolezza delle nostre prime battaglie e della necessità
di individuare nuove strade e
nuove tutele. Tenendo, però,
sempre ben presente che
quanto sino ad oggi ottenuto
non può, però, essere dato per
scontato ma continuamente
difeso e vigilato perché non
venga disperso.
Giusi Esposito
l momento per me più toccante, quello che mi porterò sempre dentro, è
I stato l’incontro con Carla Passalacqua.
Carla incarna dentro di sé la storia stessa del Coordinamento. Questa
signora, tanto carica di energia e tanto ricca di esperienza, rappresenta
secondo me l’anello forte di congiunzione tra il passato e il presente.
Dopo aver ascoltato con attenzione tutti i nostri interventi e dopo aver
assistito all’esposizione di alcuni nostri lavori di gruppo, ha dichiarato:
“Voi, oggi, avete parlato da sindacaliste, senza dimenticare di essere
donne… non avete imitato gli uomini, ma avete conservato il valore della differenza”.
Non dobbiamo mai imitare gli uomini per essere accettate, sia sul posto di
lavoro sia all’interno dell’Organizzazione sindacale. Dobbiamo essere
sempre noi stesse, guardando con occhi di donna tutti quei problemi che
quotidianamente il sindacato si trova ad affrontare e che fino ad ora erano stati visti con un solo occhio. I problemi sono tanti e derivano principalmente dalle nuove caratteristiche del cambiamento che oggi è pervasivo
(tocca tutto il mondo e tutti i settori), profondo (non modifica le cose solo
in superficie) e veloce (non riusciamo ancora a capire dove siamo, che è
già andato oltre).
È importante accettare ogni forma di cambiamento e saperla sempre gestire anziché respingerla.
Isabella Mecangeli (Coordinam.Femm.le Regionale Roma e Lazio)
Questo è il mensile della Fiba Cisl «Lavoro bancario e assicurativo» agosto/settembre 2002
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E.TR.
la storia infinita
L’imminente scadenza (30
ottobre) del contratto di
solidarietà all’E.Tr. Spa,
stipulato il 9 ottobre 2000
al ministero del Lavoro, è
l’occasione per avanzare
precise riflessioni.
icordiamo intanto i preceR
denti. La situazione economica dell’E.tr nel 1998 evidenziava un deficit di circa 37 miliardi di £, che sarebbero diventati in brevissimo tempo circa
50 se non vi fossero state correzioni immediate di rotta. Il piano industriale presentato nell’ottobre 99 prevedeva 498 eccedenze di personale, su un totale di 969 addetti. Per respingere questa ipotesi, il sindacato
dopo una lunga trattativa giunse alla sigla di quell’accordo.
L’intesa sul contratto di solidarietà contenenva una filosofia
di fondo al proprio interno: i lavoratori calabresi e salernitani
accettavano un sacrificio economico importante, mentre l’azienda si impegnava nei 2 anni
di vigenza ad uscire da uno stato di sofferenza e crisi che si
perpetuava da tempo.
La continuità aziendale, anche
oltre la concessione decennale”,
doveva essere assicurata grazie
a nuove attività quali l’attività di
recupero crediti. Ma, ancora nel
febbraio scorso, alcune pratiche
non aventi valore superiore ai
trenta milioni di vecchie lire, sono state ora sotratte all’E.Tr. Come hanno detto i rappresentanti aziendali, vi è il progetto che Intesa Gestione Crediti
(attuale detentrice di tali pratiche) affidi quelle di importo
più rilevante! Attendiamo in fiduciosa attesa, anche perché l’attuale amministratore delegato di
Intesa Gestioni Crediti è stato il
principale artefice e garante dell’accordo 9/10/2000, in qualità
di Amministratore Delegato di
Intesa Riscossione Tributi. Sic!
Vi era inoltre, la previsione che
si costituisse una Società orientata alla fiscalità locale, definita
nel piano industriale “linea di
business a più alto valore aggiunto in termini di contribuzione economica”.
Purtroppo, anche in questo caso, le speranze sono state disattese: la fiscalità locale è probabilmente la grande assente
da questa azienda. Occorrevano prodotti e competenze, oltre
che innovazione e strumenti
tecnologici/finanziari adeguati,
così non è stato. Anzi, ora l’azienda dichiara che non vi è
redditività nella fiscalità locale.
Sempre a detta dei rappresentanti aziendali, non vi può essere futuro per il sistema se viene meno
la clausola di salvaguardia. Certamente vi può essere del vero in
questa affermazione, ma non
possiamo dimenticare che il piano industriale che ci era stato
presentato prevedeva gli introiti
della ormai famosa “lettera d”
tendenti a zero in forza degli
orientamenti ministeriali.
Tralasciamo inoltre, per carità
di patria, la favola delle decine
e decine di persone che dovevano trovare occupazione definiti-
va all’interno di IAIS 4 e delle altre società del gruppo. I fatti ci
dicono che ciò si è avverato solo per pochi dipendenti, tra l’altro in regime di distacco.
Se il panorama è questo, è lecito
supporre che probabilmente alla fine del Contratto di solidarietà, un nuovo periodo di instabilità si prepari per i lavoratori dell’E.Tr. Spa.
È bene intendersi da subito:
la Fiba/Cisl (ma riteniamo
senz’altro anche le altre OO.SS.
aziendali) non è disponibile a
firmare ulteriori aperture di credito a questa classe dirigente.
Troppe cose sono state disattese, troppi impegni non sono
stati rispettati.
Pensiamo ad esempio alla mancata introduzione di un sistema
incentivante, ritenuto incongruo secondo i rappresentanti
aziendali in un’azienda in crisi,
anziché vederne le ricadute sulla produttività complessiva.
Anche col sostegno delle Segreterie nazionali, sono state messe
in cantiere in questi mesi una serie di iniziative, fra le quali ricordiamo, oltre ad una richiesta
di convocazione presso il Ministero del Lavoro, anche un incontro a Banca Intesa, vera capogruppo di E.Tr, con l’augurio di
incontrare interlocutori che meritino la fiducia dei lavoratori.
Non sarà più consentito loro di
sedersi ad un tavolo senza la
piena consapevolezza dei problemi da affrontare, problemi
enormi in quanto attengono al
futuro di decine di famiglie.
Chiediamo una sola cosa: smettere di essere considerati un caso e poter guardare al futuro, se
non con estrema tranquillità almeno con la stessa preoccupazione che tutti gli altri lavoratori del settore Ascotributi hanno.
Non è più possibile che uno
starnuto in categoria, per Etr
rappresenti una polmonite, non
è giusto che il consapevole stato di preoccupazione che attraversa il settore debba per i lavoratori dell’E.Tr essere fonte
d’ansia e paura.
Questo è il mensile della Fiba Cisl «Lavoro bancario e assicurativo» agosto/settembre 2002
Giancarlo Natale
Giovanni Gattuso
13
bcc
accordo del 20 giugno in
L’
Emilia Romagna è risultato
innovativo, raccogliendo sia lo
spirito ed i demandi del Contratto Nazionale, sia le esigenze
e le peculiarità della regione.
In un momento storico in cui la
sussidiarietà sta diventando patrimonio comune in politica, in
economia e nelle relazioni sindacali, non è pensabile che si possa continuare a gestire in termini accentrati i risultati dei Cir.
Non solo cambiano le situazioni
economiche e sociali fra le regioni in cui operano le Bcc e di
conseguenza anche i bilanci ed
i bisogni dei lavoratori e delle
aziende, ma perfino all’interno
della stessa regione si riscontra
una eterogeneità fra le Bcc.
Sarebbe opportuno, quindi, che
le parti cominciassero, fin dal
termine di questo rinnovo, ad
interrogarsi sul futuro dei Cir.
Per quanto riguarda la trattativa
avvenuta in Emilia Romagna, la
Fiba Cisl è stata trainante fin
dalla stesura della piattaforma,
anche perché con i suoi 1.200
iscritti su 2.150 dipendenti è la
sigla sindacale più rappresentativa.
Non sono mancati momenti forti, in cui si è rischiato la rottura
con la controparte, ma il pragmatismo e la coerenza del percorso fatto dai presenti al tavolo hanno consentito di raggiungere un’intesa.
L’accordo è consultabile nel portale della Fiba (www.fiba.it) nella sezione Coordinamento Credito Cooperativo, per cui di seguito sono riportati solo alcuni
dei temi affrontati.
In Emilia
Romagna
il primo
integrativo
Figure professionali: come da
demandi sono stati individuati i
profili professionali esemplificativi della 3° area 2° livello retributivo e 3° livello retributivo
ed i percorsi di conseguimento.
Relazioni sindacali: in coerenza con il ccnl si è attivato un
percorso informativo a livello
aziendale sulla situazione e
prospettive delle Bcc.
Formazione: è stato confermato che il quantitativo previsto
dal ccnl ha valenza oltre l’anno
di competenza; è prevista una
precisa normativa per consentire di fruire effettivamente dell’autoformazione.
Ti c k e t p a s t o : aumentato a
€ 5,28 dal mese di luglio.
Premio di risultato: l’applicazione dell’accordo raggiunto in
Anche nel settore delle
Banche di Credito
Cooperativo si è aperta la
stagione del rinnovo dei
Contratti Integrativi Regionali
sede nazionale ha consentito di
erogare ad ogni Bcc la propria
produttività e redditività, inoltre si è provveduto, in ottemperanza ai provvedimenti legislativi, a riconoscere quota parte
del premio di produttività ai lavoratori con contratto non a
tempo indeterminato.
Come tutti gli accordi anche il
Cir una volta sottoscritto è da
gestire. Sarà indispensabile,
quindi, un forte impegno da
parte dei dirigenti sindacali
aziendali che, avvalendosi del
sostegno delle strutture territoriali e regionale, si attivino per
la sua applicazione. È risaputo
che svolgere attività sindacale
in realtà di piccole dimensione
è difficile, ma se l’obiettivo è
quello di avvicinare il centro
decisionale al luogo in cui nascono le esigenze, il percorso è
segnato. Occorrerà un investimento formativo ed una delega
più ampia nei confronti dei rappresentanti sindacali, ma anche
le aziende dovranno fare la loro
parte.
Marco Amadori (segretario regionale)
Giovanni Sentimenti
(coordinatore regionale Bcc)
Stefano Bruschi (esecutivo regionale Bcc)
LO STATO DEI RINNOVI
Integrativi rinnovati:
1. Emilia Romagna (20 giugno)
2. Provincia di Trento (22 agosto)
Piattaforme presentate in:
1. Calabria
2. Campania
3. Lombardia
4. Marche
5. Toscana
www.fiba.it: per rinforzare la rete dei coordinamenti
Questo è il mensile della Fiba Cisl «Lavoro bancario e assicurativo» agosto/settembre 2002
TENDENZE
14
Un fenomeno in
costante aumento,
analizzato in un
convegno Fiba
Lombardia
di Maria Rita Gatti
Dip. Organizzativo Fiba Lombardia
PERICOLO
MOBBING
unedì 8 luglio la Fiba
Cisl Regionale LomL
bardia ha organizzato un
convegno sul mobbing,
aperto a tutti i Quadri
sindacali della Lombardia
con lo scopo di informarli sulle problematiche relative al fenomeno, sensibilizzarli, individuare
strumenti ed elaborare
proposte per l’intervento
sindacale sui luoghi di lavoro
La prima relatrice D.ssa
Jeri, ha curato in particolare l’aspetto psicologico
del mobbing, soprattutto
dal punto di vista degli
effetti che tale fenomeno
ha sulla salute psico-fisica dell’individuo oggetto
di tale “violenza”.
Si può infatti definire il
mobbing come “una forma di terrore psicologico
che viene esercitato sul
posto di lavoro attraverso
ripetuti attacchi da parte
di colleghi e/o superiori”,
attraverso emarginazione, maldicenze, critiche
continue e persecutorie,
dequalificazione, compromissione della propria
immagine sociale.
Scopo del mobbing è di
eliminare la persona “sco-
moda”,
distruggendola
psicologicamente e socialmente, in modo da provocarne il licenziamento o
da indurla alle dimissioni
I dati statistici relativi ai
casi di mobbing, trattati
presso la Clinica del Lavoro di Milano, testimoniano un fenomeno in continuo aumento (siamo passati da 132 casi trattati
nel 1997 ai 707 del 2001),
e una maggior consapevolezza e conoscenza da
parte delle persone coinvolte.
Diventa importante allora
il discorso della prevenzione nei luoghi di lavoro, sia sensibilizzando
l’opinione pubblica, la comunità scientifica e soprattutto gli ambienti sindacali, sia imparando a
distinguere tra situazioni
di disagio, di stress dovuti a carichi di lavoro eccessivi, di problemi di
rapporti interpersonali,
dai fenomeni di vero e
proprio mobbing.
Abbiamo poi ascoltato
Ghilarducci, che ha raccontato la sua esperienza
di sindacalista che ha cercato di aiutare una collega in un caso di mobbing,
ma ha dovuto scontrasi
con i silenzi, le complicità e le leggi che non ci
sono e non aiutano.
Infatti l’avv. Biagioni ha
evidenziato come sia difficile intentare un’azione
legale per causa di “mobbing”, fenomeno non riconosciuto dalle leggi vigenti e comunque difficile da provare: pochi (per
non dire nessuno) colleghi disposti a testimoniare, necessità di affrontare
ancora una volta, in tribunale, il proprio persecutore, difficoltà di stabilire il
nesso di causa con le condizioni di mobbing e
quindi di arrivare al risarcimento del “danno biologico subito”. E allora ecco
che molto raramente i casi di mobbing arrivano a
sentenza, ma per lo più si
chiudono con una conciliazione ed un risarcimento di danni “monetario”,
senza salvaguardia del
posto di lavoro, sempre
che il lavoratore“ mobbizzato” possa permettersi
di perdere il posto di lavoro.
L’ultimo intervento, di
Angelico Corti, ha richiamato con forza i quadri
sindacali al dovere della
vigilanza e della prevenzione, anche attraverso la
contrattazione collettiva
e l’introduzione dei “codici di buone prassi” e
da accordi aziendali specifici, nei quali siano contenuti indicazioni chiare
di comportamenti ritenuti
illegittimi.
Il dibattito, che ha portato alla luce altre testimonianze di mobbing vissute in prima persona e delle sofferenze che tali
comportamenti causano,
ha rafforzato ancora di
più i presenti nella consapevolezza dell’importanza del ruolo sindacale,
non solo di chi è impegnato nella contrattazione, ma ancor di più di chi
vive ogni giorno a contatto con i colleghi e che deve, come ci ricorda Brecht, ascoltare e vedere
“ciò ch’è abituale, ciò che
succede ogni giorno…. Ma
pur sia consueto, trovatelo strano! Inspiegabile,
pur se normale! Quello
che è usuale, vi possa sorprendere! Nella regola riconoscete l’abuso, dove
l’avete riconosciuto procurate rimedio.”
Questo è il mensile della Fiba Cisl «Lavoro bancario e assicurativo» agosto/settembre 2002
15
CALLla CENTER
serie b…
Per amor di patria,
non facciamo i nomi delle
aziende, ma in giro c’è di
tutto e non solo “sale prova”
per bancari di domani
a queste pagine, nei numeri
scorsi, sono state presentaD
te alcune realtà di Call Center
che, giustamente, erano definiti
di serie A.
Con questo articolo semiserio,
si vuol portare alla luce della ribalta anche l’altro lato di questo
pianeta che, pur aspirando alla
promozione, per adesso è relegato in serie B.
Se abbiano letto di call center
come palestre, una sorta di officine che forgiano i bancari del
domani oggi parliamo di realtà
che delle officine hanno solo il
ritmo da vecchia ferriera o, nella migliore delle ipotesi, una organizzazione del lavoro simile
a quella della catena di montaggio in “Tempi Moderni”.
Di queste realtà non citeremo i
nomi e la ragione si capirà proseguendo nella lettura.
In questi call l’età media è bassissima, e la presenza femminile è in netta maggioranza, sono
aziende che, se fanno parte di
qualche grande gruppo, sono
relegate ai confini più remoti
dell’”impero”, altre volte sono
aziende a se stanti.
Questa situazione pone già dei
grossi impedimenti circa la possibilità, dopo un certo periodo
di adibizione alle cosiddette
“cuffiette”, di riuscire a staccarsi e cambiare attività. Se nella
Riflessioni su
strutture meno
“privilegiate”
e “in”
banca telefonica di IntesaBci dopo due anni di telefono c’è la
possibilità di finire in rete, qui
al massimo, da un’isola si può
passare ad un’altra, ma sempre
con le inseparabili cuffiette.
Quale carriera
puoi fare?
Questo ha un’altra conseguenza:
l’unica progressione di carriera
è quella di diventare supervisor
o team leader, sono la stessa cosa, ma, a secondo del Call, cambiano nome. Insomma una carrierona, ci si stacca finalmente
dal telefono, spesso dai turni. Le
aziende però non regalano nulla
a nessuno, questo è un posto
veramente ambito: è l’unica possibilità di cambiar mansione, di
non dover sempre rispondere al
telefono e di non dover aspettare la propria pausa per andare ai
servizi o per “tirare il fiato”, sperando che non ci siano troppe
telefonate in attesa al momento
della pausa stessa, altrimenti bisogna aspettare tempi migliori!
Spesso nei super visor scattano
dei meccanismi strani per cui
uno si sente in qualche modo
obbligato, così c’è la trasformazione: da team leader in affrancato, da supervisor in “schiavo
liberato”. Non è la totalità, però,
come sempre, fanno molto più
notizia 4/5 kapò che 10/15 onesti lavoratori, d’altra parte questi 4/5 individui riescono a condizionare molto più pesantemente il clima rispetto agli altri.
Si racconta che questi liberti comincino a scalpitare se, alle
7.55, il lavoratore con il turno
delle 8.00 non è ancora collegato al sistema: lo scalpitio si traduce in strilli, urli ed invettive
verso il lavativo di turno, spesso in Cfl, o a tempo determinato quando non interinale (alla
faccia del tanto oggi chiacchierato art. 18). Una delle cose che
più indispettisce i nostri “eroi”
sono poi certe illogiche richieste, come, per esempio, il poter
andare alla toilette fuori dalla
propria pausa.
Le pause: altro triste capitolo. In
serie A, gli addetti alle banche
on line sono equiparati ai videoterminalisti e, quindi, hanno diritto ad una pausa di 15 minuti
ogni due ore di adibizione. Nella
serie cadetta purtroppo, ogni
realtà la interpreta come vuole:
chi non applica la pausa perché
in fondo i lavoratori usano il
Vdt ma, per definizione, sono
addetti al telefono e quindi…,
altri la applicherebbero, ci mancherebbe altro, ma è così difficile prevedere una giusta turnazione, meglio non far torto a
nessuno…, altri ancora nominalmente la prevedono, però se ci
sono tante telefonata in coda, se
qualcuno è ammalato, se…
Resta inteso che, in ogni modo,
nelle isole è vietato mangiare,
intrattenere i colleghi, distrarsi,
Questo è il mensile della Fiba Cisl «Lavoro bancario e assicurativo» agosto/settembre 2002
16
fare e/o ricevere telefonate personali: si racconta di un call dove la direzione ha diramato un
Ordine di servizio dove si lamentavano le eccessive rotture
delle tastiere dei Vdt. Questi
guasti, da un’analisi effettuata,
non si sa bene da chi, sono da
imputare a briciole e gocce di
caffè lasciati cadere da distratti
lavoratori: si raccomanda, naturalmente, maggior attenzione,
chissà, si potrebbero addebitare
i costi di riparazione?!
Comunque anche quando ti viene riconosciuta la pausa, questa
è elettronicamente controllata
dal pc del team leader: accade
così che, se allo scoccare del
quindicesimo minuto non ci si è
ancora ricollegati, il pc stesso
segnala il “ritardo” attraverso
un segnale acustico. In un call
center hanno modificato il sistema ed ora, il segnale acustico, è stato trasformato in un
verso di animale, ciascun impiegato ha il suo verso, chi la mucca, chi il cane ….. un vero zoo.
Anche per quanto riguarda le
telefonate personali, quindi non
soggette a registrazioni, ci sono
diversi comportamenti, il più
carino è un telefono a scheda
installato al piano superiore rispetto all’ubicazione del call.
Domanda: senza proporre il caso
in cui un lavoratore non ha diritto alla pausa, ma se uno nei suoi
15 minuti arriva al telefono e lo
trova occupato, cosa fa? Rimanda
la telefonata? Convince il collega
a liberare il telefono? La risposta
più semplice potrebbe essere che
ci si compri un telefonino? Inutile, nelle isole l’uso dei telefoni
cellulari è severamente proibito!
La dura attività
sindacale
Ultima chicca, l’attività sindacale. Anche per i nostri rappresen-
“Carriera?
Qui al massimo si passa
da un’isola all’altra,
con l’inseparabile cuffietta”
tanti la vita non è facile: un
esempio su tutti. Ad un nostro
dirigente sindacale è stato raccomandato, dal suo team leader,
di fare attività sindacale durante
l’intervallo di pranzo, come un normale libero professionista: si riceve
solo su appuntamento. Immaginatevi cosa vuol dire
poi assentarsi per
qualche riunione: il
supervisor ti fissa
duro, ti squadra
dalla testa ai piedi,
poi , pesando le
parole, facendoti
sentire colpevole
di tutti i mali del
mondo, in particolare di quelli del
call center: “Se proprio non puoi farne a meno…, e ricordati di mandare
avanti il permesso
a me e in copia al
capo, al direttore,
al responsabile
delle risorse…”
C’è da dire che in
questa serie cadetta, come spesso accade, è nelle situazioni più dure che
escono i temerari,
le nostre Sas presenti in questi
call center sono composte da
persone giovani, donne e uomini, con la coscienza di essere
portatori, non di privilegi per
qualcuno, ma di una possibilità
di miglioramento di situazioni
attualmente al limite della decenza. Gente che non si piange
addosso, ma che lavora per
cambiare la realtà, per questo,
in occasione del rinnovo del
ccnl, stanno predisponendo un
documento per attirare l’attenzione delle segreterie nazionali
e di Abi sulla questione, ma questa è la parte “seria” del pianeta.
Anna Maria Lunardon &
Pier Paolo Merlini
Questo è il mensile della Fiba Cisl «Lavoro bancario e assicurativo» agosto/settembre 2002
Fiba Milano
17
SOCIALE
Rilevazione Fivol 2002
COME CAMBIA
IL VOLONTARIATO
L
a Fivol (Fondazione Italiana per il Volontariato)
ha curato una rilevazione
sul mondo del volontariato
nel 2001 studiando 13.095
organizzazioni volontarie
su 26.400 che ha dimostrato che il volontariato sta
mutando in profondità, anche se lentamente.
Si conferma la collocazione
principale nel settore del
Welfare, sia pure in diminuzione a favore della protezione civile, sportiva, ricreativa e dell’educazione.
Ma le OdV stanno mutando: partono da libere iniziative, non si legano con
motivi religiosi o ideologici, sono realtà più visibili.
È difficile ormai anche
chiamarle vere e proprie
Odv poiché sono disposte
a rinnegare la loro natura
prettamente di volontariato per presentarsi come
più “efficaci”.
Sul piano geografico, è in atto una riduzione della tradizionale forbice tra sud e
nord, anche se la maggioranza delle organizzazioni
si trova ancora al nord. I tassi di presenza rispetto alla
popolazione sono più alti in
Val d’Aosta, Emilia Romagna, Sardegna, Toscana.
La nascita di un organizzazione di volontari non è
dovuta più ad “ordini dall’alto” (né affiliazioni a centrali nazionali, né promozioni ecclesiastiche). E probabilmente chi fa il volontario non lo fa per “salvarsi
l’anima”: diminuiscono, infatti, le organizzazioni di
tipo confessionali, mentre
aumentano quelle senza
una matrice culturale.
Queste organizzazioni sono anche più visibili: sono
registrate con atto pubbli-
co, lavorano con continuità
e la maggioranza ha un orario d’apertura settimanale.
Perché si diventa
volontari
I volontari veri e propri sono quasi un milione. Anche
se aumentano le organizzazioni, non aumentano i
volontari. Si delinea, in effetti, un corpo snello delle
organizzazioni composto
da galassie di più piccoli
gruppi: leggiadre farfalle e
non mastodontici elefanti.
Il volontario medio rientra
nella fascia d’età 46/65 anni, i giovani sono la maggioranza nell’8,3% delle organizzazioni. Le donne sono in leggera maggioranza
rispetto agli uomini nel
mondo del volontariato.
Diminuiscono le associazioni composte solo da volontari. La formula prevalente è quella di volontari
ai vertici e molti associati
alla base: ma c’è anche un
processo di professionalizzazione che mette le OdV
davanti alla scelta se preferire la purezza del volonta-
riato o “lo scambio” di una
gestione più efficiente.
In totale sostengono il
mondo del volontariato 5
milioni di persone.
La dimensione
economica
Il fatto che il 75% delle organizzazioni sia iscritto ai registri del volontariato istituiti a livello regionale con
la legge 266/91 vuol dire
che c’è un bisogno di pubblicizzazione. Il finanziamento pubblico sta diventando sempre più importante per le OdV. Quasi la metà
delle organizzazioni si finanzia attraverso contribuzioni, il 35% attraverso convenzioni o corrispettivi di
servizi resi dal volontariato,
solo l’8% attraverso progetti.
Sempre più cresce la tendenza a fare rete: il fenomeno è soprattutto a livel-
Tipologia
Volontari attivi e continuativi
Volontari attivi ma non continuativi (saltuari)
Soci, iscritti, tesserati non attivi
Donatori di sangue (attivi) o di organi
Obiettori di coscienza
Religiosi
Persone che usufruiscono di un rimborso spese forfettario
Retribuiti a rapporto di collaborazione
Retribuiti alle dipendenze a tempo parziale
Retribuiti alle dipendenze a tempo pieno
Persone a consulenza occasionale
Totale
Scheda
L’indagine si è svolta nel 2002.
Interessa metà dell’universo di
partenza, anche se Fivol ritiene
che un 25% delle sigle ufficiali sia
in realtà non attivo. Tra le Regioni
meglio rappresentate dal campione ci sono Marche e Trentino,
mentre scarsa è stata la collaborazione di Veneto e Friuli V.G.
L’ha curata Renato Frisanco (Settore studi e ricerche).
Sintesi della ricerca è pubblicata
sul sito www.fivol.it/bancadati/
ricerche/sintesifivol2002.htm.
lo locale mentre si allenta
il legame con le unità sopranazionali.
La dimensione raggiunta
dal mondo del volontariato
ne fa ormai un valido interlocutore per i partiti politici e per le confederazioni sindacali, oltre che un
soggetto centrale del cosiddetto Terzo settore.
Giordano Sepi
% su totale OdV
indagate
Stima sul fenomeno
nazionale
95,3
62,8
55,2
18,9
12,1
11,4
7,1
9,6
6,0
5,9
9,2
550.000
400.000
2.480.000
1.370.000
12.000
6.000
11.500
10.900
3.500
8.500
9.200
4.861.600
Questo è il mensile della Fiba Cisl «Lavoro bancario e assicurativo» agosto/settembre 2002
RECENSIONI
Un evento ancora
tutto da capire
L’euro contribuirà a creare benessere e a modernizzare paesi come
l’Italia? Saremo vittime di paesi
forti, o sapremo costruire una Federazione di scuola americana? E
con quale classe dirigente costruire i nuovi equilibri finanziari e politici? Rampini, giornalista economico di La Repubblica, da tempo
negli Usa, guarda ai temi europei
con distacco sano: niente retorica,
facili allarmismi o sogni. L’euro
non basta, bisogna costruire
un’Europa più dinamica e competitiva, senza perdere per questo la
propria anima. Lo “Stato minimo”
non è un requisito indispensabile:
il coraggio e la determinazione,
come quella dimostrata dagli statunitensi quest’anno, sì.
Federico Rampini
Effetto euro.
Capitalismo italiano, modello europeo, sfida americana
Longanesi 2002, pp. 160
a cura di P. G.
Musulmani,
fuori dall’Oriente
Docente di filosofia a Ginevra e
consulente del parlamento europeo, Ramadan osserva i milioni
di cittadini europei di fede musulmana. Al loro radicamento, al
sentirsi cittadini, ma anche ai propri progetti comuni di etica musulmana. Parliamo di musulmani di
seconda generazione, sganciati
dai paesi d’origine. A loro in primis è rivolto questo testo fondamentale per l’analisi sulle fonti
classiche, cioè per un delicato lavoro di riflessione sui principi e di
declinazione sulla realtà di ogni
giorno. Un libro utile comunque
anche a chi continua a coltivare
un’immagine dell’Islam fuori dal
tempo e dalla storia.
Tariq Ramadan
Essere musulmano europeo
Città aperta 2002, pp. 340
18
La musica inquietante
di quel violino
T
alento, genio, passioni
assolute,
sfondi potenti e
suggestivi: ecco gli ingredienti della seconda fatica del trentenne francese
Maxence Fermine, l’autore di Neve.
Ci aveva colpito ed entusiasmato col suo primo
romanzo, ci incanta e ci
ammalia con questo violino nero, vero protagonista del romanzo, che – citato nel titolo – appare
solo a metà dell’opera
aleggiando su tutti come
una promessa di felicità
o di sventura (al lettore
l’interpretazione).
L’opera si legge d’un soffio, la scrittura è chiara e
pulita, la struttura articolata per quadri come il
canovaccio di una pièce
teatrale.
1796 – Parigi. Comincia
la campagna napoleonica
d’Italia e Johannes, genio
musicale precoce e violinista affermato, vede la
guerra decidere della sua
vita e soffiargli la possibilità di realizzare le sue
aspirazioni. Ma il destino
è d’intralcio o gli dà una
mano?
Ferito e in fin di vita sul
campo di battaglia incontra una dama misteriosa
il cui segreto gli sarà svelato più tardi da Erasmus,
un anziano liutaio, che lo
ospiterà durante la sua
convalescenza. Sullo
sfondo di una Venezia
che (nonostante qualche
elemento già frequentato)
l’autore ci restituisce magica e onirica, i destini
dei protagonisti si intrecciano tra loro con al centro sempre l’inquietante
violino nero costruito dal
liutaio tempo prima.
Tutti gli elementi sono
simbolici ed evocativi: lo
zigano che Johannes incontra “casualmente” da
bambino e che lo ammalia con la propria musica,
l’anziano saggio che lo
ospita, Erasmus, il creatore del violino che ha il
potere di rendere folle
chi lo suoni. Nomi, dettagli, personaggi in un continuo rimando a eloquenti topoi letterari.
Tali elementi così rassicuranti sono lo scenario
ideale ove sogno e realtà
si incrociano abbandonando per alcuni istanti i
rispettivi piani di esistenza. Ciò basta per regalare pienezza e follia
ai personaggi del romanzo, resi sensibili a queste
interferenze dalle loro
passioni e dalla avventatezza insita nel volerle
assecondare.
È la strada che, come
George Gray dell’Antologia di Spoon River, ci ricorda che spiegare le vele
e abbandonare il porto sicuro può condurre alla
follia ma anche alla felicità: senz’altro dona intensità e amore a questa
“rappresentazione unica”
che è la vita.
Il violino nero è la conferma dell’arte di un giovane scrittore che aveva
affrontato la cultura
orientale in un libro lieve, delicato, come un
fiocco di bianca neve. La
trilogia sarà presto completata da un’opera che
avrà per suggestione il
color oro.
Anna Masiello
Maxence Fermine
Il violino nero
Bompiani 2002, pp.144
Questo è il mensile della Fiba Cisl «Lavoro bancario e assicurativo» agosto/settembre 2002
STORIE DI UFFICIO/2
C
arloni non faceva che
pensare alle ferie imminenti. Fra due giorni si sarebbe potuto sdraiare su
di un lettino nella spiaggia
preferita e sorseggiare lentamente una bibita ghiacciata, senza l’asillo costante di superiori e colleghi
sempre pronti a chiedergli
un impegno crescente.
“Carloni! Carloni! Sveglia…Cosa fa, sogna ad occhi
aperti?!” – urlò il Titolare –
tra due minuti nel mio ufficio, ho importanti comunicazioni che la riguardano!”.
Carloni, nonostante la temperatura elevata, cominciò
a sudare freddo e, pur
sforzandosi, non riusciva a
ricordare episodi recenti
che lo avessero coinvolto
negativamente.
“Senta, Carloni, – esordì il
Titolare – a lei piace molto il
mare, vero?! Sole, nuotate,
belle donne in bikini, eh?
Ho pensato di farle un grosso favore, la voglio togliere da questi uffici trasformati in forni per mandarla,
invece, a lavorare alla brezza marina… Contento?!”.
Carloni deglutì nervosamente alcune volte prima
di rispondere, poi d’un fiato: “ Ma io dovrei iniziare le
ferie dopodomani… non si
potrebbe rimandare la cosa al mio ritorno?”.
“No! Non si può, Carloni! Il
“Grande Capo” in persona si
è raccomandato di inviare
subito un impiegato preso il
Bagno “Al Corsaro Nero”. Ho
già provveduto a revocarle
le ferie ed a posticiparle
a novembre. Contento?!
Per tutta l’estate le abbiamo
affittato una cabina, l’ombrellone e la sdraio; inoltre
le forniremo un tavolino da
usare come scrivania e
grossi salvagente che lei
gonfierà ed offrirà come
omaggio ai clienti. Porteranno la scritta: “Se non vuoi
affondare aggrappati al
Credito Balneare”. Capito,
Carloni? Lei ha, per primo,
l’onore di offrire il nostro
nuovo prodotto: il Credito
Balneare!! Sa, con quello che
costa oggi noleggiare om-
19
CARLONI
E IL CREDITO BALNEARE
brelloni e sdraio ci voleva
proprio quest’idea!!”.
Carloni non ebbe neanche
il tempo di rispondere che
si trovò in mano un grande
pacco di salvagente sgonfi
e ricevette una grossa pacca sulle spalle dal Titolare:
“Mi raccomando, Carloni…
Si faccia onore… “Lui” ci
tiene, non lo deluda!!”.
Il giorno dopo, all’alba, Carloni era già seduto al “Corsaro Nero” con il seguente abbigliamento: sandali, calzettoni rosa, bermuda rosso
fuoco, canottiera fucsia con
cravatta a pois e cappello
con visiera portante la scritta: “Più bello il mare con il
Credito Balneare”.
I primi bagnanti che arrivarono pensarono di avere le
traveggole, ma Carloni lesto
come un fulmine gonfiò alcuni salvagenti e li infilò
sotto le ascelle dei malcapitati. Tramite un altoparlante, prestato dal bagnino,
tempestò di comunicazioni
pubblicitarie per tutto il
giorno i poveri bagnanti.
Verso sera fu organizzata
una spedizione punitiva
che si concluse con la cattura di Carloni che inutilmente aveva tentato di nascondersi nella toilette delle signore. Fu rinchiuso in uno
sgabuzzino, legato coi salvagente e costretto a sorbirsi per tutta la notte, con volume assordante, la sua voce registrata che reclamizzava il Credito Balneare.
Finalmente giunse l’ala e
Carloni riuscì a liberarsi e
ad uscire all’aria aperta
stravolto. Come aprì la porta fu colpito da un gavettone dialmeno trecento litri
d’acqua e scoppiarono subito fragorose le risate dei
burloni che avevano organizzato lo scherzo. Inviperito Carloni prese la prima
cosa che trovò a portata di
mano: un cocomero di
dieci chili ben maturo lì
abbandonato e lo scagliò
con forza contro quegli
energumeni. Centrò in
pieno “Lui” che era venuto
a quell’ora insolita per controllare l’operato di Carloni.
Scacciando le mosche che
già gli ronzavano intorno,
con voce isterica disse:
“Carloni, venga subito nel
mio ufficio, pardon, nella
mia cabina!!”.
Carloni si trascinò come un
condannato a morte verso
il patibolo e, con voce supplichevole, cercò di dare
spiegazioni dell’accaduto.
Venne subito interrotto:
“Carloni, lei è una persona ignobile! Lei è un inetto! Quanti contratti ha concluso?”.
Carloni mostrò orgoglioso
due foglietti stropicciati
che era riuscito a far sottoscrivere. “Bene – disse “Lui”
– …e le garanzie?”. Carloni
estrasse due collanine di
corallo con la scritta “vera
plastica” ed un tappeto
spelacchiato vero persiano “made in Taiwan”.
L’urlo che seguì fu udito a
molti chilometri di distanza con grande spavento
della popolazione.
Passò qualche giorno ed i
colleghi cominciarono a
chiedersi dove fosse finito
Carloni, dato che non si era
più visto in giro. Finalmente
il più temerario osò chiedere, dopo un lungo giro di parole, al Titolare quale fosse
stata la sorte di Carloni.
“Adeso sta bene, è al fresco
e respira aria buona…” rispose con fare misterioso il Titolare. Poi aggiunse; “ Dovrebbe essere un segreto,
ma ve lo svelo ugualmente.
Carloni è stato mandato su
una vetta innevata dove,
vestito da tirolese, è incaricato di offrire un nuovo prodotto, nato dalla fertile fantasia del nostro “Grande Capo”: il Credito Alpino! Ogni
volta che una cordata raggiunge la cima si presenta ed
offre a tutti una grappa ed
un depliant illustrativo: Lo
slogan che ripete a tutti è:
“Piaciuto il grappino?! Ora
prova il Credito Alpino!!”.
Questo è il mensile della Fiba Cisl «Lavoro bancario e assicurativo» agosto/settembre 2002
Tiziano Menta
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Giuseppe Gallo, Pietro Mariani, Mario Mocci, Giuseppe Orizio,
Giancarlo Pezzanera, Pierluigi Ramponi, Matteo Tammaro,
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Redazione: Andrea Baccherini, Umberto Bognani, Giusi Esposito,
Paolo Giammarroni, Maurizio Locatelli, Paola Vinciguerra
Illustrazioni: Michelangelo Pace
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