La Voce del - Liceo Statale "Isabella Gonzaga"

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La Voce del - Liceo Statale "Isabella Gonzaga"
Anno scolastico 2014-15
La Voce del
Marzo 2015
Numero 1
Marcia della Memoria e dell'Impegno
La verità illumina la giustizia
23 marzo 2015 : la Rete provinciale di
scuole 'Percorsi di legalità' ha celebrato,
in questa data, la Giornata della Memoria
e dell'Impegno con una marcia della legalità che ha visto sfilare lungo le vie principali della città di Chieti, oltre 900 studenti,
i docenti e i dirigenti delle 15 Istituzioni
scolastiche aderenti alla Rete.
Le attività del Gonzaga:
De Ritis Giulia 3L (C.R.)
Garbero Francesca 3C
Moretta Valentina 3C
Desario Carlotta 3N
Del Bianco Rebecca 3N
Stage/Viaggi istruzione:
Lisio Valeria 3D (C.R.)
Miccio Camilla 3D
Di Marcoberardino Luisa 3D
Barbetta Marzia 3D
Attualità’:
Vincitorio Rossana 3L (C.R.)
Consiglio Veronica 3L
Ricci Beatrice 4N
Recensioni libri/film:
Di Giorgio Francesco 3L (C.R.)
Cellini Giorgia 4N
D’Alessandro Virginia 4L
Branciari Francesca 4L
Origlia Esther 4L
Nanni Arianna 3M
Cultura/Scrittura creativa:
Corrado Sara 5C (C.R.)
Iezzi Benedetta 4E
D’Arcangelo Chiara 4E
L’Intervista:
Marinucci Elena 4M (C.R.)
Capoccia Valentina 3L
De Silvestre Lorenza 3M
Je don’t hablo Italienisch:
Pepe Marta 4N (C.R.)
Rosa Mariantonella 4N
Palmerio Anna 4N
La posta del Cuore:
Candeloro Marco 4N (C.R.)
Gialluca Martina 4N
Di Luzio Vittoria 3L
Stenta Sharon 3L
Pace Ludovica 3L
Schiazza Michela 4E
Redattore veste grafica:
Marusco Samuel 4N
Direttore Responsabile
Responsabile Grafica
Prof.ssa Simona D’Angelo
Prof.ssa Lorella Frastornini
nali e altro materiale a tema, frutto di un
lavoro di impegno portato avanti nelle
classi dall'inizio dell'anno scolastico.
Protagonisti i ragazzi che, giunti nel punto
di raccolta a Piazza Valignani, hanno preso
la parola con lo stesso incipit 'Siamo qui
perché' e hanno espresso le loro riflessioni
sul significato della giornata e sul bisogno
di una giustizia più umana che realizzi la
piena legalità.
“ La precondizione della giustizia è la legalità, affinché ci sia una società equa con
regole che stabiliscano i doveri ma che
tutelino i diritti fondamentali civili”, ha
affermato la Prof.ssa Gabriella Orlando,
Dirigente Scolastico del Liceo Gonzaga,
scuola capofila. Con queste parole, la Preside ha aperto la cerimonia in Piazza Valignani; presenti anche il Sindaco, il vice
Il tema della marcia,' la verità illumina la Prefetto, il vice Questore e il vescovo
giustizia', è lo slogan lanciato dall'Associa- Bruno Forte, che hanno rivolto messaggi
zione Libera per la XX Giornata della Me- di saluto e di speranza ai giovani presenti.
moria e dell'Impegno. Le scuole stanno
lavorando, nell'anno scolastico in corso, All'iniziativa promossa dalla rete, hanno
sul sentimento di giustizia all'interno dell'i- aderito anche la Consulta provinciale degli
tinerario formativo sulla Costituzione sen- studenti e il Consiglio comunale dei ragaztimentale, oggetto del percorso di legalità zi e delle ragazze.
condiviso dalla Rete.
Classi 1A e 2C
La marcia è, dunque, una pratica di educazione civile che testimonia la proposta
educativa della Rete di rimettere al centro
del lavoro didattico i valori fondamentali
del vivere civile codificati nella Carta Costituzionale.
Partito alle 10,00 dalla Villa Comunale, il
corteo è stato animato dalla viva partecipazione degli studenti che hanno preparato
per l'occasione cartelloni, striscioni, gior-
Sommario:
Le attività
del Gonzaga
2
Attualità
9
Scrittura creativa/
Laboratori
11
Le nostre
recensioni
18
Je don’t hablo
Italienisch
23
Pensieri e parole
26
La posta del
cuore
27
LA POSTA DEL CUORE…DEL DOTTOR STRANAMORE!!
VISITA AL MUSEO UNIVERSITARIO DI CHIETI
CARO DOTTOR STRANAMORE, mi piace tanto un ragazzo del quinto anno, non so se è il caso di dirglielo, sono bruttina e mi prendono in giro per questo, ho paura di essere rifiutata. Cosa potrei fare?
Partiamo dal presupposto che nessuno si può permettere di dirti che sei brutta. Cammina a testa alta ridendo in faccia a
quelli che ti sfottono, perché sono sicuro che sono loro le prime persone insicure della propria immagine. Mia cara, non
permettere mai a nessuno di demoralizzarti. Non ti disperare se non sei un metro e ottanta, se non hai occhi azzurri e
capelli biondi. Cerca la bellezza che è dentro di te, quella che ti rende unica, quel particolare che ti rende te stessa, perché sei una bellezza controcorrente. Purtroppo viviamo in una società dove l'avvenenza è molto importante ma ascoltami; è meglio una mela un po' rovinata ma dolcissima dentro, che una esteriormente bellissima, ma di plastica. Perciò, ti
consiglio di imparare ad amare te stessa. Perché solo amandosi per i propri difetti si riesce a capire come amare gli altri.
Ps: Non fantasticare troppo su quelli più grandi di te, perché poi, a volte, le fantasie sono più belle delle persone reali.
L'8 ottobre la classe 1C ha effettuato una visita
guidata al museo, per ripercorrere la storia
dell'ominazione, presso la Villa Comunale di Chieti. All’ingresso la grande scultura di una tartaruga che sostiene sul guscio la città, accoglie i visitatori. Che sia un ulteriore riferimento alla storica lentezza della “città della camomilla”? Nella
famosa favola di Esopo “La lepre e la tartaruga”,
è quest’ultima ad arrivare al traguardo battendo
la superba rivale che si era concessa un pisolino.
Nel museo, a fare da guardia a tutto il complesso e ad attirare l'attenzione dei passanti anche
più frettolosi, c'è un Allosauro. Il percorso inizia
con un audiovisivo nel quale viene illustrata la
fase più antica della Storia della Terra ed i meccanismi attraverso i quali ha avuto origine la vita.
Una piccola sezione iniziale illustra, con materiali
e pannelli, la natura dei fossili. Segue una rapida
carrellata attraverso le tappe principali dell'evoluzione della vita sul nostro pianeta, con fossili
marini, acquatici ed aerei. Nella sezione sulle
origini dell'uomo è delineato il percorso dell'evoluzione umana attraverso l'esposizione di riproduzioni dei più importanti reperti fossili di ominidi, di diorama e di ricostruzioni dei nostri più
antichi antenati.
Sezione 'LE ORIGINI E L'EVOLUZIONE DELL
A
V
I
T
A
'
La Sezione ha lo scopo di illustrare al visitatore
l'origine della vita sulla Terra e l'evoluzione delle principali forme viventi dai tempi più antichi
fino all'attuale. L'origine della vita nei mari primordiali risale ad oltre due miliardi di anni fa,
ma le primissime tappe dell'evoluzione molecolare organica che ha preceduto la comparsa dei
primi organismi monocellulari non ha lasciato alcuna traccia sotto forma di fossili. L'esposizione
continua attraverso fossili originali e calchi e
mediante pannelli illustrativi trans-illuminati.
Ciascun pannello riporta un periodo geologico,
mostrando le caratteristiche degli organismi
principali che hanno popolato la Terra ed i mari.
Dottor Stranamore, mi piace tanto un ragazzo di Roma. Abita troppo lontano, ma lui è tanto dolce con me l'ho conosciuto quest'estate al mare. Aiutami cosa posso fare!?
Ciao, Roma è lontana solo se ci vai a piedi. Mi sembra molto difficile iniziare una relazione seria su Facebook o tramite
il telefono. Se ti piace davvero, ma davvero tanto, metti da parte 13 € e prendi il treno per Roma alla stazione di Chieti
Scalo. (Se non ti fidi di me cerca su Internet). Al cuore non si comanda. Appena arrivata, gli spiegherai perché sei li.
Fidati; ascolterà di più una donna che si è ”sorbita” un viaggio di due ore in treno, che un'altra comoda in pigiama davanti a Facebook. Vivi la vita adesso, senza rimpianti.
Anche se la tua avventura romana andrà male, comunque avrai qualcosa da raccontare alle tue amiche.
Sono innamorato di una ragazza, lei mostra interesse verso di me ma non capisco se vuole essere solo un'amica o vuole
qualcosa di più! Aiutami please!
Caro amico, siamo nel 21esimo secolo, siamo circondati da tecnologia e con gli aerei possiamo arrivare velocemente
verso mete, che solo 100 anni fa, sembrano lontanissime. Ma allora, perché quando conosciamo una persona che ci piace
ci ritroviamo come dei cavernicoli, senza parole?
Solo per l'odiosissima paura di sembrare dei “tordi”. È sempre la solita storia: se nessuno fa la prima mossa la situazione
non cambierà mai. Vuoi sapere veramente cosa prova lei per te? Devi fare una cosa molto difficile ma efficace. Parlarle!
Ho un problema con i miei genitori perché la pensano in modo completamente diverso da me. In più non provano minimamente a comprendermi. Cosa posso fare?
Non abbatterti, non ti aspettare che pensino ciò che pensi tu. Perché non è detto che se fanno parte della tua famiglia siano tuoi cloni. Sono persone diverse da te, quindi giustamente non ragionano come te. Comincia a capirli tu e inizia una
discussione. Sii semplicemente te stesso/a… Ti consiglio di fare loro un bel discorsetto e dimostrare che sei cresciuto/a,
senza mettere la coda tra le gambe. Parla di questi disaccordi e cerca di trovare una via di incontro e se anche così non
capiscono che spesso, noi giovani viviamo un periodo strano e abbiamo bisogno di comprensione, fai valere le tue ragioni e tira fuori il tuo carattere...ma fallo sempre con dolcezza e determinazione. Sei quasi maggiorenne!!
Spero davvero di esserti stato utile e che troverai presto la tua strada.
Sezione
'LE
ORIGINI
DELL'UOMO'
Lungo i percorsi del Museo è possibile ricostruire la lunga evoluzione che ha condotto all'uomo
moderno, partendo dall'Egittopiteco, il più antico ominoideo conosciuto, vissuto circa 30 milioni
di anni fa, attraverso il driopiteco, il ramapiteco,
il pre-australopiteco, l'australopiteco gracile,
Attualmente il museo è diviso in sezioni.
l'australopiteco robusto, l'uomo abile, l'uomo
Ne abbiamo scelte alcune:
eretto, l'uomo di Neanderthal, via via fino
la Sezione "Le origini e l'evoluzione della vi- all'Uomo di Cro-Magnon (20.000 anni fa), in una
ta";
suggestiva rassegna corredata da ricostruzioni
di ominidi e calchi di reperti ossei. Sono inseriti
la Sezione "Le origini dell'uomo";
nel percorso un grande diorama riproducente le
la Sezione "Storia del popolamento umano in
celebri impronte di Laetoli (Tanzania), nonché
Abruzzo"
una ricostruzione a grandezza naturale di Homo
Sono anni che mi piace un ragazzo e non riesco a liberarmi dal pensiero che non potrà mai essere mio. Tuttavia intuisco
che sarei capace di capirlo… Dottore, lei cosa mi consiglia?
Firmato: Diamante
Cara Diamante,
Per rispondere alla tua domanda te ne devo fare un'altra io. Perché non riesci a liberarti dal pensiero che questo ragazzo
non potrà mai essere tuo? Cosa ti dice che tutto ciò che tu stai provando, da anni, non sia ricambiato da lui e che lui, in
realtà, semplicemente si vergogna ad esprimere i propri sentimenti nei tuoi confronti? Quindi se il sentimento é forte,
muoviti tu, sveglialo, fagli capire che tu ci sei. Siamo nel 2015, donne fate il primo passo!
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La Voce del Gonzaga
Mi piace un ragazzo più piccolo di me e questa cosa mi blocca… per questo mi limito ad osservarlo da lontano. Che posso fare?
Beh, innamorarsi è una delle cose più belle che ci possa capitare ma riesco benissimo a capire i tuoi dubbi e le tue angosce.. credo, però, che ciò che ti fa più paura, sia il giudizio degli altri..
In pratica, ti spaventa il fatto che, quando vi vedranno insieme, ti scambieranno per la sua “babysitter”.
Ma non ti deve interessare il giudizio degli altri anche perché ti giudicano e giudicheranno sempre, non ti devi lasciar
condizionare. Non farti influenzare dal conformismo della gente ma fatti guidare dai tuoi sentimenti. Non preoccuparti,
provaci con questo ragazzo se ti piace veramente, ti farà stare bene, fidati!
Se è un ragazzo maturo non vedo assolutamente il problema!! Buttati!! L'amore non ha età!
La Voce del Gonzaga
IN QUESTA PAGINA I RAGAZZI HANNO SENTITO IL BISOGNO
DI RIVOLGERE UN PENSIERO AI LORO AFFETTI PIU’ CARI…
NOI DUE CRESCEREMO INSIEME…
PER TE, MARTINA!
Sarà difficile diventar grande, prima che lo diventi anche tu …
tu che farai tutte quelle domande e io fingerò di saperne di più.
Sarà difficile, ma sarà come deve essere …
metterò via i giochi e proverò a crescere.
Cit.
Aggiato Natascia 1M
PER TE, PAPI...
"E quando arriva la notte
e resto sola con me
La testa parte e va in giro
in cerca dei suoi perché
[..]
La vita può allontanarci,
l'amore continuerà"…
Cit.
Rosita Di Virgilio 1M
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La Voce del Gonzaga
habilis, ed un calco del fossile più famoso: uno
Popolazioni relative alla "romanizzazione"
scheletro quasi completo denominato "Lucy". Sono LE MUMMIE
esposte, inoltre, testimonianze di prime sepolture
Il contatto delle comunità locali, prevalentemente
dei morti, relative all’uomo di Neanderthal.
isolate, con le popolazioni romane, non fu di tipo
genetico, ma prevalentemente culturale. Ciononostante lo stile di vita di alcune comunità cambiò in
modo radicale e si hanno evidenze di luoghi nei
quali le popolazioni locali, soggiogate dopo le guerre sannitiche, subirono gli effetti della romanizzazione anche a livello biologico. Da poco tempo in
questo museo è stato aperto un secondo piano che
raccoglie molte mummie e scene di vita con manichini in grandezza reale, del nostro Abruzzo Prestorico. La raccolta antropologica costituisce la
parte più importante delle collezioni del museo.
Essa comprende circa 6000 scheletri umani ed
una ventina di mummie. Alcuni resti scheletrici
Sezione 'STORIA DEL POPOLAMENTO IN
sono antichissimi e appartengono ai fossili della
ABRUZZO'.
razza di “CRO-MAGNON”, primi abitanti della
Il percorso espositivo si snoda attraverso le prinregione. Considerevoli nuclei di questa raccolta
cipali fasi che hanno caratterizzato la storia del
sono i resti scheletrici delle necropoli sannite di
popolamento umano nella nostra Regione.
Sulmona e di Teramo.
Preistoria (dal Paleolitico all'età dei metalli)
Questa fase è scarsamente documentata attraverso materiali diretti; ciononostante il nostro
territorio dispone di una delle rare popolazioni di
uomini fossili note in Italia quale rappresentante
dell'antica etnia chiamata "cro-magnoniani"
Popolazioni italiche (paleobiologia delle popolazioni autoctone pre-romane)
Il popolamento autoctono in Abruzzo, nelle varie
fasi pre-romane era caratterizzato dalla grande
bio-diversità umana dei vari gruppi che abitavano
le differenti zone della regione. Le zone interne,
caratterizzate da una grande stabilità biologica,
con gruppi umani geneticamente chiusi, sono illustrate attraverso le popolazioni di Opi Val Fondillo, di Alfedena, di Pennapiedimonte e di Bazzano.
Queste comunità, molto diverse per stili di vita e
per ambiente nel quale erano inserite, sono perfettamente conosciute dal punto di vista paleobiologico. Per le popolazioni più vicine alla costa e
più dotate di scambi anche genetici, oltre che culturali, è riportato il caso dell'antica popolazione
di Campovalano.
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Martina Di Girolamo, Elena D’Ettorre,
Roberta Di Giovanni, Alessia Di Federico,
classe 1C
La Voce del Gonzaga
SENZA DIRITTI NON C’È GIUSTIZIA,
SENZA GIUSTIZIA VIENE MENO LA DEMOCRAZIA
La classe IE, in collaborazione con la Prof.ssa Gilda
Pescara e con la prof.ssa Corrias, ha partecipato al
concorso promosso dal Distretto 2080 del Rotary dal
titolo “Luce sui tempi della giustizia” con uno scatto
fotografico dal titolo “Il mio tempo in mano alla giustizia”. La parola giustizia ha in sé molti significati,
uno di questi e l’applicazione della legge ai fatti reali.
Nel nostro paese i tempi di questa giustizia sono molto lunghi, ovviamente una certa quantita di tempo e
necessaria per emettere una sentenza giusta e imparziale e il verdetto dev’essere deciso con cura, lealta ed
equita. Eppure la giustizia deve tener conto anche del
tempo della vita, troppo spesso ‘sprecato’ a causa delle lungaggini dei processi che contrastano col senso di
umanita al quale la giustizia stessa deve ispirarsi.
tura dell’etica”. Il forum ha avuto inizio con la presentazione da parte del Presidente Commissione Distretto 2080, Patrizia Cardone che ha illustrato ai presenti
(nélla sala c’érano circa 450 invitati) i témi ché avrébbero affrontato.
Sono seguiti interessanti interventi, tra cui il Dottor
Carlo Schilardi, Consigliere di Stato, Prof. Giovanni
Maria Flick, professore emerito Diritto Penale e Dott.
Nicola Gratteri, Procuratore del Tribunale di Reggio
Calabria che ha ricordato ai ragazzi, parlando della
mafia, che “i mafiosi sono utili idioti di pochi capi” ed
ha spiegato ai ragazzi che e veramente importante
apprendere “la cultura della legalita”. Si e discusso
sulle riflessioni e aspettative dei cittadini per una tutela rapida e giusta dei propri diritti e doveri, della
Lo “scatto” prodotto dalla classe e stato frutto di un corruzione e sui tempi della Giustizia Italiana troppo
laboratorio curriculare, tenuto dalla prof.ssa Gilda lunghi. Il Forum si e concluso con la premiazione dePescara, grazie al quale i ragazzi si sono aggiudicati al gli studenti vincitori del concorso.
III posto a livello nazionale. Il giorno 20 marzo 2015
la classe si e recata a Roma presso il Comando Generale della Guardia di Finanza “Gen. B. Sante Laira” per
ritirare il premio, un tablet che sara a disposizione
della scuola. La classe e stata accompagnata dal Dirigente Scolastico Prof.ssa Annunziata Gabriella Orlando, dalla coordinatrice della classe Prof.ssa Lucia Vincitorio e dai rappresentanti del Rotary Club di Chieti
tra cui il Presidente Dottor Giuseppe Bernabeo.
Nel Salone d’Onore della Caserma, la classe ha potuto
partecipare alla 6°edizione del Forum “Legalita e cul-
QUEL MERAVIGLIOSO MONDO DEI BAMBINI
Relazione dello stage della classe IIID- Liceo delle Scienze Umane
I giorni 15-16-17 e 19 dicembre 2014 noi alunne della classe 3°D ci siamo recate presso le Scuole dell’Infanzia di
“Via Arenazze” e “Via Valera”. Entrambe le scuole sono suddivise in 3 classi:
- quella dei bambini di 3 anni, che devono ambientarsi alla vita scolastica;
- quella dei bambini di 4 anni, che a partire da questa età entrano nella fase della conoscenza e della distinzione;
- quella dei bambini di 5 anni, che si preparano ad affrontare la scuola elementare.
Ogni classe è composta da circa una ventina di bambini tra i quali alcuni stranieri. Nelle scuole le aule sono molto
colorate, con cartelloni che rappresentano le quattro stagioni, i numeri, le lettere dell’alfabeto e le regole fondamentali da rispettare. Un ambiente scolastico corretto, infatti, deve prevedere arredi e materiali a misura di bambino, che
possano essere usati in modo sicuro. Nelle aule si trovano molti giochi alla portata di tutti i piccoli alunni, riposti nei
ripiani più bassi dei vari scaffali. Inoltre vi sono fogli, colori, tempere e matite, il pongo di varie tonalità con cui
sviluppano creatività e manualità. Il bambino deve poter agire liberamente all’interno di un ambiente organizzato
per uno sviluppo ottimale; per farlo pensare e agire autonomamente infatti, è necessario che egli si senta autonomo,
non condizionato dall’adulto. Ad esempio, ci è stato spiegato dalle insegnanti, se i bambini colorano con colori
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La Voce del Gonzaga
STAGE LINGUISTICO A LONDRA (17-24 febbraio 2015)
Dal 17 al 24 febbraio 2015, gli alunni delle classi 4L, 4M e 4N, accompagnati dalle insegnanti Lorella Frastornini,
Carla De Crecchio e Marisa Di Lello, sono stati impegnati in uno stage linguistico che si è tenuto in Inghilterra, presso il Purley Language College, a due passi da Londra. Le giornate erano così articolate: la maggior parte erano dedicate alle lezioni, le altre della capitale del Regno Unito: Londra.
I ragazzi con le tre docenti sono partiti con il volo delle ore 20:40 dall’aeroporto di Pescara per giungere a destinazione, ovvero all’aeroporto di Stansted, alle ore 0:00.
Successivamente hanno dovuto prendere un autobus che li ha condotti da Stansted a Purley, piccola cittadina inglese non molto distante da Londra, con un viaggio della durata di circa due ore.
L’autobus ha effettuato la sua fermata davanti al Purley Language
College, dove le famiglie d’accoglienza erano in attesa dell’arrivo
dei ragazzi da ospitare nelle loro case.
I ragazzi, nonostante lo sfinimento e la stanchezza erano soddisfatti dell’esito del volo, della gentilezza e della calda ospitalità con
cui sono stati accolti dalle famiglie presso le quali hanno alloggiato.
La mattina seguente, alle ore 9:00, i ragazzi hanno seguito la prima
lezione nel Purley Language College. Essi hanno come prima cosa
svolto un test per verificare il loro livello di conoscenza della lingua, in base al quale si sono poi formate le classi.
I docenti si sono mostrati di buona qualità, intraprendenti, con molto carisma e tanta voglia di fare. Le lezioni si sono
tenute all’insegna di scambi di informazioni e conversazioni, ma il divertimento non è affatto mancato perché spesso
gli alunni avevano il compito di dar spazio alla loro creatività e fantasia: dovevano ad esempio fingere di dar vita a
partiti politici o inventare sitcom televisive con tanto di trama, personaggi etc..
Durante il pomeriggio hanno avuto l’opportunità di conoscere meglio la città di Purley e lo stesso si è fatto nelle
giornate in cui il programma non prevedeva che si partisse per Londra: cioè venerdì, domenica e martedì.
Nelle serate di venerdì 20 e lunedì 23 febbraio, la scuola ha organizzato due fantastici incontri per i ragazzi: nella
prima tutta, professoresse comprese, hanno avuto la possibilità di scatenarsi e danzare al ritmo delle canzoni straniere più in voga al giorno d’oggi, dato che era stata allestita una vera e propria discoteca. Anche la seconda delle due
serate è stata caratterizzata dalla musica, però in maniera differente: coloro che avevano la passione per il canto si
sono cimentati nel karaoke, spesso cantando in gruppo per condividere l’allegria e la voglia di stare insieme e creando così una magica atmosfera.
Le emozioni più forti sono state però provate nelle giornate in cui i
ragazzi hanno visitato Londra, fulcro e cuore del Regno Unito. Contemplare la Saint Paul’s Cathedral, il Globe Theatre, viaggiare sul
battello del lungo Tamigi, trovarsi davanti agli occhi la residenza
reale di Buckingham Palace, l’Abbazia di Westminster, il Big Ben e
la torre di Londra, ha regalato emozioni indescrivibili a ciascuno dei
ragazzi che, davanti ad ogni monumento simbolo della città, hanno
scattato fotografie assieme i propri compagni di viaggio, inviandole
poi in tempo reale alle loro famiglie
Non è difficile immaginare come, al termine di ognuna di queste
giornate, dopo aver camminato ore ed ore senza sosta nella capitale
britannica, gli alunni fossero esausti e distrutti.
Ma la magia e l’incanto di questa città meravigliosa sono riusciti a
fare breccia non solo nel cuore dei ragazzi, ma anche delle docenti che già vi erano state in precedenza; infatti si scopre sempre qualcosa di nuovo anche quando si torna più volte a visitare la stessa città, specie se questa si chiama”Londra”!
Martedì 24 febbraio, gli alunni con le loro docenti sono tornati in Italia con il volo delle 16,30 da Stansted, per poi
atterrare a Pescara alle 20:30, concludendo così allegramente, stanchi ma felici, un viaggio per loro indimenticabile,
salutandosi affettuosamente con un “ALLA PROSSIMA”!!
Palmerio Anna 4N
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La Voce del Gonzaga
SI PARTE PER CANNES!!!
Dimanche 22 février nous sommes partis à 8 heures pour aller faire un
stage à Cannes. Après 11 heures de voyage en bus, nous sommes arrivés en France à 19 heures. Nous sommes arrivés à l’ école de Pierre
Overall et nous sommes allés avec nos familles d'accueil.Lundi 23
nous sommes allés à l’ école pour suivre trois heures des cours de
français. Après l’ école nous sommes allés à Cannes pour faire un
rallye.Mardi 24 , nous avons été très contents de visiter Grasse. Après
l’ école nous sommes partis en bus et nous sommes allés à Fragonard,
après la visite de la parfumerie nous avons visité Saint Paul De Vence,
un beau village médiéval.Mercredi 25, après l’ école nous sommes
allés à Nice. Nous nous sommes promenés dans le parc de la
"Promenade du Paillon". Ensuite un groupe est allé voir le défilé du
Carnaval de Nice et un autre groupe est allé visiter la vieille ville.Jeudi 26, nous sommes allés à l’ école où nous avons
rédigé un questionnaire et l'après-midi nous avons posé les questions aux habitants de Cannes. Après nous avons fait quelques courses dans les boutiques cannoises où nous avons acheté de petits cadeaux pour nos familles et nos amis.Vendredi
27, le matin nous sommes allés à l’ école et nous avons écouté des chansons françaises. L’ après-midi nous sommes allés
à Antibes où nous avons visité le musée Picasso qui contient des peintures et des céramiques très intéressantes. Ensuite
nous sommes allés à la mer, le temps était magnifique.Samedi 28, nous sommes repartis pour rentrer en Italie. Pendant le
voyage de retour nous nous sommes arretés à la Principauté de Monaco deux heures où certains élèves ont visité le musée
océanographique. D'autres ont admiré le palais princier et les plus audacieux sont allés à pied jusqu'à Montecarlo. Après
dix heures de voyage nous sommes arrivés à Chieti un peu fatigués mais aussi très contents d'avoir fait une telle expérience!
CLASSE 3M
sbagliati, non bisogna rimproverarli, altrimenti si limita la loro fantasia. È molto
importante che l’ambiente scolastico sia ben organizzato per sviluppare il processo
di crescita. La giornata nella scuola materna è divisa in vari momenti: l’accoglienza,
il gioco libero, la merenda, l’ascolto, l’attività pratica e, per concludere, il pranzo.
Fondamentale pertanto, è la programmazione, che le maestre preparano mese per
mese, mettendo sempre in primo piano le capacità sensitive del bambino. Poiché il
nostro stage si è svolto negli ultimi giorni di scuola prima delle vacanze natalizie, i
bambini non erano impegnati nelle normali attività scolastiche, ma principalmente
nella preparazione della recita e dei lavoretti di Natale. Nonostante ciò, abbiamo
imparato davvero molto, grazie al sostegno delle
maestre che hanno saputo guidarci in questo
nostro percorso didattico. I piccoli alunni sul
palcoscenico del teatro del Tricalle hanno cantato mimando, hanno recitato bellissime poesie a memoria, divertendosi ad esibirsi davanti ai genitori e ai nonni.
Durante l’osservazione abbiamo notato che l’unico modo per far apprendere al
bambino (anche in maniera indiretta) è attraverso il gioco. Essi agiscono d’istinto
basandosi sulle loro esperienze e su quello che è il loro mondo, senza pensare o
riflettere su cose astratte, poiché la loro mente non è ancora completamente sviluppata. Arrivato l’ultimo giorno, tutte eravamo commosse: oramai c’eravamo
affezionate ai bambini, e loro a noi, e allontanarci da loro è stato molto faticoso.
Partecipare a questo stage ci ha aiutato a maturare e a farci riflettere su quello che
magari un giorno potrà diventare il nostro lavoro. Abbiamo capito che i bambini sono speciali e molto importanti
poiché come dice Maria Montessori: “ Il bambino di oggi è l’adulto di domani”
La classe 3D
Tanto per precisare…
“Quindi com’è andata la gita in Francia?”
“Era uno stage”.
“Appunto, la gita, com’è andata? Hai visto bei posti?”
“Allora, mettiamo in chiaro due cose:
-non era una gita, ma uno stage. Sono andato lì per migliorare il mio francese, a discapito dell’italiano perché per due
settimane ho parlato con una ‘r’ più marcata del solito. Per
non parlare di tutti gli strafalcioni che abbiamo fatto in giro
per la città.
Io proporrei uno stage in Inghilterra a tutti i francesi, non
per cattiveria, semplicemente perché non mi voglio sentire
denigrato se, chiedendo le indicazioni per lo Starbucks locale, mi viene risposto che: ‘Si dice Starbœx”. Ora, non per
aizzare ancora di più il fuoco del pregiudizio, ma che ai
francesi non piacesse l’inglese era una cosa risaputa. Basti
pensare alla semplice differenza che intercorre fra
“ordinateur” e “computer”. Sì, gemelli separati alla nascita…
-I posti erano magnifici, per non parlare del mare. Un bel
salto dal verde insalubre di Francavilla, al blu oltremare,
scusate il gioco di parole, di Nizza e Cannes. Sì, perché,
rischiando di finire investiti da qualche automobile a caso,
siamo anche riusciti a vedere il mare e a prendere il sole,
sembrando comunque dei turisti dalle remote steppe della
Norvegia, con tanto di pantaloni lunghi e calzini rigorosamente scuri.
Pagina 24
E che dire, poi, degli autobus? O vi incontravi un italiano
fuggito negli anni ottanta, che ci mancava solo si accertasse
sull’esistenza degli Abruzzi, o i più si divertivano a giocare
a ‘Spintoniamo-i-ragazzi-davanti-a-noi-pour-plaisir’.
I negozi, dove dovevi donare in affitto un rene per avere
quantomeno l’accesso allo stabile, erano la cosa che accomunava di più la Francia con l’Italia. Se non fosse che qui
un negozio Rolex, verrebbe svaligiato dopo i primi due
giorni di attività!!!... Ma non stiamo troppo a pensare ai dettagli.
Le famiglie erano tutte gentilissime e calorose, il che ha
compensato le diverse abitudini in campo culinario…
Ovviamente, il tutto coadiuvato da qualche panino McDo’ e
crêpes, gustate comodamente in piedi, derisi dai cittadini del
luogo che, furbescamente, si erano lanciati all’attacco dei
tavoli liberi, ordinando comodamente da lì.
Però c’è una cosa che possiamo assicurare: superate le barriere culturali che ci dividono, da questo viaggio abbiamo
potuto ricevere solo insegnamenti positivi.
Non solo in campo linguistico, ma anche in campo personale. In quella breve settimana abbiamo stretto legami, riso,
scherzato e imparato qualcosa in più su noi stessi. Personalmente, non credevo che sarei mai riuscito a camminare su
un marciapiede pulito, ma la Francia mi ha riservato parecchie sorprese.”
Francesco Di Giorgio, 3L
La Voce del Gonzaga
IL PROF. GIUSEPPE MARI INCONTRA GLI STUDENTI DEL GONZAGA
Venerdì 16 Gennaio 2015, presso l’aula magna del Liceo
“Isabella Gonzaga”, gli alunni del Liceo delle Scienze umane si sono confrontati con il docente Giuseppe Mari, ordinario di Pedagogia generale,sociale e interculturale dell’Università Cattolica di Milano, nonché coautore del libro di testo “Scienze Umane”, il quale è intervenuto sul tema
“Identità e prospettive universitarie e lavorative”. Entriamo
nel “vivo dell’incontro” parlando della problematica che
colpisce duramente noi studenti, prossimi nell’affrontare una
scelta importante per il nostro avvenire. E’ diventato ormai
lampante il senso d’insicurezza e di precarietà che affligge i
giovani, i quali, in una società “liquida” (come ha affermato
il professore, citando Bauman), che cambia continuamente,
si sentono disorientati e non all’altezza di poter decidere del
proprio futuro, che non è più visto come “futuro-promessa”
bensì come ”futuro-minaccia”. Questo malessere che aleggia, non è fonte di una causa specifica, ma è riconducibile al
riflesso della crisi dell’intera società nel singolo. Rifacendosi a un libro intitolato: “L’epoca delle passioni tristi”, scritto
da due psichiatri (Besanayag Miguel, Gerard Schmit) il prof.
Giuseppe Mari si è pronunciato dicendo che i ragazzi, essendo sfiduciati dalle scarse prospettive future, prediligono il
benessere immediato, vivendo nel presente, senza aver cura
di preservare se stessi, facendo uso di alcolici e sostanze
stupefacenti, dimostrando in questo modo di avere una scarPagina 5
sa considerazione della propria persona. Ciò significa che
nell’adolescente non si verifica più quel passaggio naturale
dalla libido narcisista, il cosiddetto ”amor proprio”, alla libido oggettuale “amore verso gli altri”. Come si può, quindi,
amare l’altro senza prima amare se stessi? Ci ricorda, però,
che dovremmo conservare con parsimonia sia il nostro corpo
che la nostra mente per il semplice fatto di possedere la vita
e di appartenere al genere umano. Continua dicendo che, un
requisito indispensabile per uno studente, è avere un sogno!
E’ fondamentale che rifletta su come immaginerebbe la sua
vita fra una ventina di anni ma in particolare in quale professione si vedrebbe coinvolto. A tal proposito esordisce dicendo “Non bisogna vivere per lavorare”nota definizione di
“schiavitù” ma “Lavorare per vivere” in quanto il lavoro
deve essere visto come una parte della vita e non come essa
stessa. Avere come sfondo delle proprie azioni un sogno,
dunque, è necessario per indirizzare e pianificare la propria
vita. Attenzione però, il “bravo sognatore”deve modellare i
propri sogni a seconda della realtà, per cui deve essere disposto a “aggiustare la mira” come meglio può. “Tutto quello che vale costa”, è con questa frase che il professore ricorda a noi ragazzi che soltanto il duro sacrificio (a parte il costo materiale) porta il risultato desiderato.
SARA CORRADO 5C
La Voce del Gonzaga
STAGE LINGUISTICO A LONDRA (21-28 ottobre 2014)
TUTTI INSIEME PER EXPO!
A partire da ottobre la nostra classe è stata impegnata nel
concorso “ Scuole per Expo” che ci ha coinvolte nella realizzazione di un progetto che trasmettesse l’importanza di
una giusta alimentazione, legata alle tradizioni del nostro
territorio.
Dopo una certa indecisione siamo giunte alla conclusione di
creare un blog, in modo da poter raccogliere in modo efficace sia testi che immagini e video sempre realizzati da noi.
Un secondo problema è stato decidere quale argomento nello specifico avrebbe dato il via al nostro progetto.
Alla fine abbiamo pensato che trattare sia delle pietanze
dolci che piccanti, fosse la decisione più adatta per descrivere le contraddizioni della nostra regione, l’Abruzzo, nella
quale convivono paesaggi tra i più differenti (dalla montagna al mare, dalle colline ai laghi). Così è iniziato il lavoro
vero e proprio, che ci ha tenute costantemente impegnate in
tutti questi mesi. “Abruzzo dolce e piccante”, questo è il
nome del nostro blog, racchiude ogni nostro sforzo e soprattutto la nostra creatività.
Per possedere un vasto numero d’informazioni, le professoresse hanno organizzato per noi degli incontri. Alcune di noi
si sono recate in un agriturismo dove hanno potuto apprendere di più sulla coltivazione del peperoncino nella nostra
regione ed in questo luogo sono state scattate la maggior
parte delle fotografie presenti nel nostro blog. A scuola abbiamo assistito a lezioni di una nutrizionista, di un farmacista del centro di ricerca sul piccante di Filetto e di un giornalista. Incontrare queste figure professionali è stato importante per aiutarci a capire l’importanza della ricerca che stavamo facendo.
Abbiamo cercato di seguire le mode di internet e di rendere
il nostro blog giovane oltre che meno didattico possibile;
volevamo che per chiunque fosse piacevole leggere i nostri
brevi articoli di approfondimento.
Per questa ragione siete tutti invitati a vistarlo; il link è sul
sito del nostro Istituto.
Benedetta Iezzi 4E
Alla scoperta dei nostri tesori
In una mattinata di pioggia battente, durante l’allerta per il
rischio di esondazione del fiume Pescara, il 23 gennaio ci
ha fatto visita il Sindaco del Comune di Manoppello, dott.
Gennaro Matarazzo, accompagnato dall’assessore Petaccia
Sandro e dalla Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo “ G. Marconi”, prof.ssa F. G. Di Berardino, per assistere alla proiezione di un video realizzato dalla classe IV
D del Liceo delle Scienze Umane, dal titolo “Manoppello:
tra terra e cielo a mani piene”. I graditi ospiti, accolti affettuosamente dalla nostra D.S. prof.ssa A. G. Orlando, sono
rimasti positivamente sorpresi dal nostro lavoro e, ringraziandoci, ci hanno raccontato di tante esperienze vissute
nel loro Comune, che custodisce una straordinaria e misteriosa reliquia, conosciutissima all’estero (si è tenuto un
Convegno a New York), e oggetto di studi accurati e di
aggiornatissime indagini scientifiche.
Riportiamo la presentazione del lavoro fatta in Aula Magna
in quel giorno.
rente per l’Università degli studi “D’Annunzio” di Chieti,
nella primavera dello scorso anno scolastico, abbiamo avviato un progetto di Archeologia civile dal titolo “Ero, sono
e sarò. Storia, tutela e valorizzazione” in collaborazione
con il dipartimento delle Scienze psicologiche, umanistiche
del territorio. Dopo l’introduzione alle nostre uscite didattiche con la presentazione dell’art.9 della Costituzione italiana e con l’art. 6 del “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, che recita, a proposito della valorizzazione del patrimonio culturale “lo Stato promuove la cultura tramite i
cittadini da singoli privati o da associati”, abbiamo capito
che noi stessi possiamo promuovere i beni culturali del
nostro splendido “bel Paese”. Ci siamo subito messi all’
opera con il proposito di mettere in pratica quanto studiato.
Quindi svolte le visite guidate nei musei principali della
città e persino della Chieti sotterranea con l’ aiuto degli
speleologi, abbiamo notato che molti dei nostri Comuni di
provenienza sono rappresentati dai corredi funerari esposti
e da diverse opere d’ arte dei quali non eravamo a conoscenza. Abbiamo scelto, fra le nostre città, quella che più ci
sembrava un preziosissimo tesoro ancora nascosto, noto
solo a pochi.
Abbiamo deciso quindi di trasformarci per un week-end in
veri e propri “Ciceroni”, proponendo un itinerario turisticoculturale del nostro paesaggio abruzzese. Ringraziamo la
prof.ssa Di Donato Silvia, autrice della maggior parte dei
testi, per averci letteralmente accompagnato in questo viaggio alla scoperta di Manoppello, ed il dott. Zaccagnini
“Sollecitati dalla dott.ssa Marida De Menna, docente refe- Mauro per le riprese interne ed esterne.”
Classe 4D
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La Voce del Gonzaga
CHIETI, 21/10/'14 – Le classi 5M e 5L del liceo linguistico hanno raggiunto la capitale britannica per trascorrere
una suggestiva settimana accompagnati dai prof.ri Settimio e Bellelli.
in contatto con la cultura anglosassone, con il cibo e la
lingua.
I programmi delle varie giornate erano impegnativi e frenetici.
Ogni mattina, nel Purley Language College si tenevano le
lezioni, dalle 9.00 am alle 12.30 pm. Le classi erano divise per livelli e alcune erano composte anche da studenti
di altre nazioni, quali Russia, Spagna e Giappone.
Le ore pomeridiane erano dedicate alla scoperta della città. Tra i posti visitati Camden Town (la preferita dal gruppo), Greenwhich e l'Università, Trafalgar Square, Buckingham Palace, Covent Garden e Piccadilly Circus dalla
quale i ragazzi hanno raggiunto Oxford Street per uno
shopping last minute. Immancabili anche le visite al British Museum e alla National Gallery.
Nonostante i ritmi accelerati e talvolta stancanti delle
giornate, i ragazzi sono riusciti a divertirsi grazie anche
alla coppia Bellelli-Settimio, che ha saputo gestire al meAll'arrivo a Purley, una piccola cittadina nei pressi di glio l'intera settimana, compresi i vari inconvenienti.
Londra, i ragazzi sono stati accolti dalle famiglie del poFrancesca Marvulli, Giulia Modesti 5M
sto, grazie alle quali hanno avuto la possibilità di entrare
Questa immagine è il risultato del lavoro svolto in classe da un gruppo di ragazze che, attraverso un video, hanno approfondito vari aspetti del Rinascimento: il teatro, la poesia e la storia.
The Renaissance explained by… Class “4D”!
During our training we had the pleasure of knowing all the details of the Renaissance, from a historical and literary point of view. We made a video full of pictures and interesting explanations. After scanning some videos
we focused our attention on drama and we made a performance, with a little embarrassment in front of the
whole class, we can say that the Renaissance was definitely one of the artistic periods of greatest splendour of
the British theatre! Through the video we can see how very important Shakespeare was. He, with his genius,
brought a new way of seeing the world through the power of poetry. In making the video we had a lot of fun.
It was an experience that helped us to use English better and find out a lot of curious facts.
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La Voce del Gonzaga
Molti ragazzi sembrano odiare i libri, in particolare quelli consigliati a scuola, forse solo per mettere in risalto il proprio
spirito ribelle, tipico degli adolescenti, o anche semplicemente perché non accettano la costrizione, mentre si vorrebbe avere la libera scelta, in base ai propri interessi…Si, probabilmente è proprio questo! Ci sono persone che leggono tantissimi
libri ma, se poi gli si chiede di leggerne uno al di fuori di ciò che scelgono loro, si rifiutano e hanno come un rigetto . I libri
sono fondamentali perché ci aiutano a crescere, ad imparare e a vivere anzi, essi ci fanno vivere. I libri sono il motore della
vita; di generazione in generazione sono state tramandate storie meravigliose e tutti noi, sicuramente ricordiamo, con piacere una favola che ci è rimasta impressa durante la nostra infanzia. Leggere allarga la mente e mantiene attiva l’attività
celebrale anche in età più avanzata. Ogni libro ha un messaggio fondamentale ed è importante apprenderlo, capirlo e rielaborarlo in maniera personale in modo da portarne frutto. I ragazzi di oggi amano, incondizionatamente, libri con tematiche come il razzismo, la droga, l’amore, l’amicizia, l’adolescenza… tutto ciò che riguarda la loro vita concreta, forse perché
immedesimandosi nei personaggi, provano emozioni sempre più forti e si sentono spinti “psicologicamente” ad addentrarsi nelle situazioni narrate nel libro. Comunque sia, amati o odiati, i libri sono dei mezzi di comunicazione, ma anche di
trasporto, veramente fantastici, e per questo andrebbe dedicata almeno anche solo una minima parte della giornata alla
lettura, anche perché leggendo sviluppiamo le competenze di scrittura …e chi dice che un giorno non saremo noi a scriverne uno?
Miccio Camilla 3D
IL LICEO “GONZAGA” ANCORA PROTAGONISTA A STRASBURGO
VALERIA BUCCIONE STRA…VINCE!
Come ogni anno, il Movimento per la vita ha indetto un
concorso aperto a tutti gli Istituti di istruzione secondaria
di II grado. Quest’anno il tema sul quale si basava il concorso era: “Matrimonio: vuoi unire la tua vita alla mia?”
Il Liceo Gonzaga ha partecipato attivamente al concorso:
undici suoi alunni si sono distinti. Il primo premio è toccato a me e, a dire il vero, è stato molto più che inaspettato. Dal 12 al 16 Gennaio 2015 sono stata ospitata, insieme ad altri 180 studenti provenienti da tutta Italia, presso
il Centro Europeo della Gioventù a Strasburgo (Centre
Européen de la Jeunesse).
"THE HELP"
TRAMA
Jackson Mississipi, prima metà degli anni sessanta. Eugenia Phelan, detta
Skeeter, è una giovane ragazza bianca che, dopo aver conseguito la laurea, torna a casa dai suoi genitori, facoltosi proprietari terrieri. Diversamente dalle sue coetanee, ormai sposate e dedite completamente alla famiglia, Skeeter ha come primo obiettivo la sua realizzazione lavorativa.
Per questo si concentra sul piccolo lavoro che ottiene presso un quotidiano della città.
Skeeter si guarda attorno e trova sempre più anacronistica la situazione
dello stato del Mississippi, profondamente caratterizzato da segregazione
e razzismo. A Jackson molte donne afroamericane lavorano come domestiche presso le famiglie bianche benestanti e sono costrette a subire umiliazioni e trattamenti discriminatori, come quello di mangiare utilizzando
stoviglie proprie e stando ben lontane dal tavolo dove tutta la famiglia si
serve. Aibileen Clark è una donna afro-americana che ha passato la maggior parte della sua vita a crescere i figli dei bianchi e che da poco tempo
ha perso il suo unico figlio a causa di un incidente sul lavoro senza che
nessuno soccorresse il giovane. Ora lavora presso l'immatura Elizabeth ed
il suo compito principale è quello di badare alla sua bambina, della quale
ormai è praticamente la vera mamma. Minny Jackson è anche lei una domestica, dal carattere particolarmente spinoso, sposata ad un uomo violento e madre di cinque figli (…)
COMMENTO
Siamo tutti delle persone: il corpo è formato allo stesso modo, cambia solo il colore della pelle, ma indubbiamente
non varia la dignità della persona. Il film ci fa riflettere sulla discriminazione che, come nel passato, troviamo anche
nella società moderna. Noi diamo sempre giudizi sulle persone, le classifichiamo, anche se certe volte non ci danneggia, comunque l'opinione personale è libera, per quanto possa essere frutto di impulsi irrazionali o di ignoranza.
Consiglio a tutti di vedere questo film.
Buona Visione!
Cellini Giorgia 4N
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La Voce del Gonzaga
Un interminabile viaggio di quasi otto ore di treno fino a
Milano, seguito da altrettante ore di autobus, è stato lo
scenario di partenza di questa indimenticabile esperienza.
L’atmosfera da “Big Family” si è creata fin da subito: noi
ragazzi di Abruzzo, Molise, Puglia e Basilicata abbiamo
scandito e riempito quelle giornate, a suon di canzoni e
risate, proprio come una “grande famiglia”. L’appuntamento più atteso è stato visitare il Parlamento Europeo.
Mercoledì 14 gennaio, siamo stati accolti presso una sala
del Parlamento dove l’onorevole Carlo Casini, presidente
dell’Associazione, ha relazionato circa la storia dell’Unione Europea e illustrato i rapporti tra gli Stati e la Comunità Europea. In seguito abbiamo assistito alla seduta
parlamentare in corso nella Sala dell’Emiciclo; è stata
una grande occasione poter toccare con mano e vedere in
prima persona ciò che siamo tutti abituati a guardare da
dietro uno schermo televisivo, in qualche telegiornale. La
grandezza e l’internazionalità di quei luoghi è impressionante. Il nostro lavoro lì non era finito; infatti in serata,
dopo una cena alquanto appagante in ostello, abbiamo
analizzato un documento di 13 articoli riguardanti famiglia e matrimonio. L’Abruzzo ha elaborato un emendamento riguardo l’articolo 13. Abbiamo modificato la parola ‘ostacolo’ in ‘vincolo’ in quanto l’accostamento dei
termini ostacolo e famiglia crea un’immagine antitetica in
relazione con la parola famiglia. Inoltre, siamo stati tutti
attivamente coinvolti in una simulazione di seduta parlamentare, nella quale si sono effettuate le votazioni ed il
documento così modificato è stato approvato e verrà diffuso nelle opportune sedi. In quei cinque giorni abbiamo
unito l’utile al dilettevole: accompagnati da un sole splendente, abbiamo colorato e scaldato l’atmosfera di quella
bellissima città dai tratti tedeschi.
Valeria Buccione 4N
A lezione di ... Didattica dei servizi educativi
Università di Bologna - Dipartimento di Psicologia e Scienze della Formazione—13 marzo 2015
"Gli insegnanti ci dicono sempre: dobbiamo sbrigarci,
dobbiamo andare avanti con il programma... ma si può
sapere dove dobbiamo andare?”. Con queste riflessioni la
prof.ssa Schenetti ha "catturato" per ben due ore l'attenzione di tanti studenti illustrando il pensiero del prof. G.
Zavalloni sulla pedagogia della lentezza. I bambini hanno diritto all'ozio, a sporcarsi, ad usare le mani, al silenzio, invece vivono le esperienze prevalentemente in spazi
molto strutturati. La natura, inoltre, si studia sui libri e
spesso l'educazione ambientale è più una moda che una
strategia didattica. L'esperienza di outdoor education,
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promossa da alcune scuole di Bologna nei mesi di ottobre, febbraio e maggio consente di fare scuola nel bosco
condividendo le giornate anche con i genitori.
“Sicuramente - evidenzia la docente - i bambini si sono
sporcati, ma hanno scoperto i colori delle foglie, la vita
dei lombrichi, lo sciogliersi della neve, il tramonto…”
Si sta perdendo tempo? In un sistema sociale, incentrato
sul profitto ad ogni costo, questi momenti sarebbero “veri
peccati”; l'impresa è ardua ma fattibile e poi il rischio si
corre… per crescere!
Classi 4C e 4E
La Voce del Gonzaga
IL MONDO E’ FATTO PER FINIRE IN UN BEL LIBRO
Che fine fanno i nostri rifiuti? Il Gonzaga riflette con gli esperti
CHIETI - Il giorno 4 marzo 2015, presso l’aula magna del nostro Liceo, si è tenuto un incontro dal titolo Il
riciclaggio dei rifiuti come risorsa, mediato dall’assessore Marco Bevilacqua, dall’ingegnere Nicola Della
Corina, dall’ingegnere Giustino Angeloni, dal nostro Dirigente Scolastico, prof.ssa Orlando e da alcuni
nostri docenti.
Durante questo incontro sono emersi i problemi che dominano la nostra società fondamentalmente consumistica. Il tema principale della giornata è stato la ‘nuova moda’ di ricomprare (quindi buttar via) oggetti
che potrebbero benissimo essere riparati; di qui la necessità di imparare a produrre meno rifiuti e la convinzione che la spazzatura possa diventare una risorsa ‘pulita’ per noi tutti, al fine di inquinare molto meno.
Un altro problema che abbiamo affrontato ha avuto come tema il nostro territorio, l’Abruzzo, che sin dagli
anni ’70 viene continuamente compromesso proprio a causa dei rifiuti.
La visione di un breve filmato ci ha portato a riflettere sull’influenza che ha la società di oggi su noi giovani e su come noi giovani dovremmo mettere in atto il cambiamento, per essere gli artefici di un futuro migliore.
Flavia Catavitello, Aurora Bascelli 1O
AL GONZAGA…TUTTI IN PISTA!!!
I docenti di Educazione Fisica, in collaborazione con la Scuola Italiana Sci Passolanciano, hanno
organizzato un corso di avviamento allo sci, previsto nel periodo 23-27 febbraio, con partenza
alle 8 circa e rientro giornaliero al Terminal di Chieti.
A partecipare, accompagnati dal collaboratore scolastico Giuseppe De Leonardis, siamo stati in
dodici: Masci Sindy, Ottaviano Fiorenza, Paolini Cristiana e Sentuti Maria Chiara della 1°E, D’Amario Riccardo della 1°L, Di Toro Mammarella Stefano, Sablone Leonardo e Scipione Giulia della
1°M, Di Paolo Giulia e Gasbarri Aurora della 1°O, Anzideo Lucrezia e Mazza Tatiana della 4°C.
A parte qualche problema intercorso in seguito al maltempo, il programma è stato seguito alla
lettera. Con partenza da Chieti alle 8 e arrivo a Passolanciano, le lezioni erano così suddivise: la
mattina dalle 9.30 alle 11.30 e altre due ore dalle 13.30 alle 15.30, con una pausa pranzo di due
ore.
Dal primo giorno ci hanno diviso tra principianti ed esperti, con un istruttore a gruppo. Ci hanno
provvisti di attrezzatura adatta a ciascuno di noi: sci, bastoni e scarponi da sci. Ai nostri due gruppi si sono uniti altri ragazzi e professori di un’università di Bologna. Il gruppo più avanzato è andato da subito in pista provvisti di skipass mentre i principianti sono andati a fare qualche esercizio di base per poi andare in pista dal secondo giorno.
Venerdì 27 ci sono state le gare nelle quali venivano premiati i primi tre classificati delle tre categorie; femminile, maschile e categoria cuccioli (vi era, infatti, un bambino che stava insieme al
gruppo dell’università).
Questi i risultati: nella categoria maschile si sono classificati ai primi due posti due universitari ed
al terzo posto Sablone Leonardo della 1°M. Nella categoria femminile si è classificata al primo
posto una professoressa dell’università, al secondo posto Di Paolo Giulia della 1°O ed al terzo
posto Scipione Giulia della 1°M. Nella categoria cuccioli, ovviamente è stato premiato solo il bambino come primo classificato. Inoltre ci è stata assegnata una tessera di affiliazione allo sci alpino, con l’indicazione degli obiettivi raggiunti e il relativo punteggio. L’esperienza è stata molto positiva! Si spera di poterla ripetere anche il prossimo anno.
Giulia Scipione 1M
Pagina 8
La Voce del Gonzaga
“Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo”
Gianni Rodari
Chi legge non ha mai dei libri preferiti, per il semplice motivo che ne avrà già letti troppi. Ogni libro può diventare
un amico a cui non importa se “hai un bel vestito” o se “ i capelli sono in ordine”. Il libro ha la stessa fedeltà di un
cane, non dirà mai se hai pianto o sorriso mentre lo hai letto. Nel momento in cui il libro si chiude, le domande rimangono tra te e lui, magari in qualche pagina bagnata di lacrime o in qualche frase sottolineata. In quel momento si
è soli con il proprio libro ed è qualcosa di unico. Ci si ritrova catapultati in un mondo che non è nostro, immaginando
di essere i personaggi della storia e vivere così la vita di un drago, di un poliziotto, di un drogato, di una ragazza
qualunque, o magari di una cuoca. Leggere significa essere liberi davvero. I libri insegnano sempre qualcosa, che
siano di fantascienza, autobiografici o gialli. Ci saranno sempre quei personaggi che rimangono di più degli altri nel
cuore di chi legge, perché si sente di aver trascorso con loro maggior tempo di quanto si sia soliti fare. Magari a volte viene quella voglia irrefrenabile di voler conoscere quel protagonista o forse quell’altro, per poi capire che non
esiste realmente, e allora si vorrebbe conoscere ancora di più l’autore, chiedergli come è riuscito a pensare una storia talmente bella da non aver fatto dormire chissà quante persone, perché si è rimasti a leggere fino alle quattro del
mattino ; chiedergli della sua vita, perché scrivere un libro non è una delle cose più semplici del mondo, perché quasi
sempre l’autore non ha avuto una vita semplice . Attraverso le righe di qualsiasi tipo di libro si deve trasmettere
quell’emozione che lo stesso autore prova. Come dice J-AX ,famoso cantante, parlando del suo talento da scrittore: “
Io e la mia penna contro il resto del mondo”. Nessuna persona dirà mai che leggere troppo comporta qualche tipo di
problema, l’unica conseguenza è avere un naufragio di emozioni in quello che prima era un mare troppo tranquillo e
silenzioso, la mente. E’ strano, e accade come quando si ha il cellulare spento : solo un libro può colmare il vuoto
che abbiamo dentro, e in un inchiostro nero come la paura, in esso è disegnato un mondo che noi ragazzi , senza filtri, giovani lettori che si sono appena affacciati alla vita, senza cognizione di causa, recepiamo come un bagliore folgorante, una luce che ci indica la strada per crescere . Mentre si legge si è se stessi, non ci si deve nascondere dietro
nessuna maschera, ci si può solo affacciare su un’altra vita e sorridere, così come non si è fatto mai e, se magari si
può avere qualche problema nella propria quotidianità, ci si può sempre tuffare in quella vita chiamata “libro” e pensare che domani andrà molto meglio. Un libro ben scelto può salvare la vita da qualsiasi cosa, anche da se stessi, può
cambiare le scelte che si fanno, aiutando a capire. Scriveva Stephane Étienne Mallarmé “Il mondo è fatto per
finire in un bel libro”.
Di Felice Alessandra 3D
Un libro può…
Che cos’è leggere un libro? Cosa suscita leggere un libro? Come sarebbe un mondo senza libri? Sono davvero così importanti i libri? I libri sono fonte di profonde emozioni, ma perché non tutti sembrano capirlo? Forse perché i tempi sono cambiati, i valori non sono quelli di una volta, e tutto muta velocemente. Oggi come oggi non ci si può fermare neanche un
minuto. Tutti corrono, tutti hanno da fare qualcosa, e soprattutto pensano solo al lavoro, nient’altro che al lavoro. Forse la
colpa è anche di questo momento buio che gli italiani stanno vivendo. Se prima ci si fermava a tavola tutti insieme, si parlava e si scherzava, oggi non è possibile; se prima ci si poteva concedere di leggere un libro, oggi sembra che per molti non
sia più possibile. Insomma sarebbe proprio il caso di fermarci e riflettere che il tempo alla fine passa rapidamente, e che noi
stiamo perdendo le sane e vere abitudini. Forse vi starete chiedendo cosa c’entra quanto detto con la lettura, ma questo è
proprio il punto della questione. Un libro può aiutare una persona sola a ritrovare dei sentimenti e delle emozioni che purtroppo da tempo non provava più, un libro può aiutare a ‘staccare la spina’, a distrarsi da situazioni ed esperienze di vita
faticose o tristi, un libro può rallegrare, può far piangere, o addirittura può farci trasformare in qualunque personaggio si
voglia. Un libro può far arrivare i lettori più avventurosi anche nei posti più assurdi, e far vivere esperienze fantastiche a
quelli più fantasiosi. Insomma chi più ne ha ne metta! Purtroppo, però, non tutti sembrano ispirati da questo, ma perché?
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La Voce del Gonzaga
The Giver - Il Donatore
Quante volte ci è capitato di dire "sto morendo di fame", pur non intendendolo alla lettera? Un'affermazione del genere non potremmo farla nel mondo di Jonas, dove la
"precisione di linguaggio" è essenziale. Parlo del romanzo "The Giver-Il Donatore",
primo di una quadrilogia distopica della scrittrice Lois Lowry, ad oggi tradotto in più di
trenta lingue. Jonas ha dodici anni e vive in un mondo perfetto. Nessuna guerra e nessun dolore fanno parte di questo mondo, ma anche nessuna emozione, nessuna sensazione, nessun colore. Solo regole ferree imposte dalla sua comunità. Da quando durante
la "Cerimonia dei Dodici" al ragazzo viene affidato il prestigioso compito di diventare
il nuovo Accoglitore di Memorie, la sua vita cambia radicalmente. Proverà sulla propria pelle un terribile e misterioso dolore che nessun altro membro della comunità può
comprendere. Un romanzo struggente, tratta temi estremamente attuali come l'infanticidio e l'eutanasia, un libro dove la perfezione diventa un incubo ad occhi aperti. Una
lettura per tutti coloro che detestano la superficialità e, sono disposti, a scavare nel profondo di questa storia, comprendendone le mille strazianti sfaccettature.
Francesca Branciari 4L
Cercando Alaska
Se siete stati contagiati dalla febbre di "Colpa delle stelle", allora questo libro non
può non piacervi. Romanzo d'esordio del noto autore John Green, "Cercando Alaska" è la storia di un adolescente comune con una passione poco comune: le Ultime
Parole Famose. Miles decide di cambiare scuola trasferendosi in Alabama alla ricerca del suo "Grande Forse". Qui stringe amicizia con il Colonnello, suo coinquilino;
con Takumi, talentuoso appassionato di freestyle e con Alaska, una ragazza molto
misteriosa ed attraente. Miles è un adolescente, come noi, e come tale si troverà ad
affrontare molte situazioni, alcune delle quali parecchio comiche. Ciononostante non
mancano spunti per riflettere sul senso della vita e sul "Labirinto del dolore", specialmente dopo che qualcosa di imprevisto turberà la felicità di Miles. Se amate i romanzi che regalano emozioni forti e apprezzate lezioni di vita sulla perdita, sulla religione, sulla crescita, sull'amicizia e sull'amore, allora questo è il libro giusto per voi.
Quando lo finirete avrete la sensazione di aver lasciato un vecchio amico, che vi ha
donato attimi di gioia e tristezza insieme a grandi interrogativi ai quali trovare risposta.
Virginia D'Alessandro 4L
Mondo senza fine
Nel caso aveste letto il best seller di Ken Follet "I pilastri della terra" e vi sia piaciuto,
non potete perdervi "Mondo senza fine". Romanzo storico ambientato nella città medioevale di Kingsbridge, immersa nell’Inghilterra del 1300. Il libro segue le orme del
primo 200 anni dopo: Storie d'amore, intrighi e congiure vedono sullo sfondo l'imponente cattedrale di Kingsbridge. Le vite e le passioni dei personaggi si incontrano, si
intrecciano e si separano continuamente dando vita ad una storia ricca di avvenimenti
e forti emozioni. Un romanzo con una bella regia, presenta una struttura chiara e lineare. Non mancano colpi di scena che vi faranno restare con il fiato sospeso fino
all'ultimo capitolo. Consigliato a tutti quelli che amano immergersi nella storia e lasciarsi trasportare dall'atmosfera medioevale, ma anche agli inguaribili romantici che
sperano sempre in un lieto fine.
Ester Origlia 4L
Pagina 20
La Voce del Gonzaga
FEMMINICIDIO: FERMIAMO L’ONDA LUNGA DELLA VIOLENZA
Con il termine ”femminicidio”, un neologismo contemporaneo,
si intende un omicidio doloso o premeditato, compiuto dall’uomo, che ha come vittima la donna per motivi di genere, in ambito familiare o comunque all’interno di relazioni sentimentali
spesso problematiche.
L’uso del termine risale al 1800 (“femicide” in Inghilterra), ma
solo negli anni ’90 del secolo scorso alcune studiose, tra cui la
criminologa Diana Russell, hanno attribuito a questo termine il
significato di "uccisione di una donna da parte di un uomo, per
motivi di odio, disprezzo, piacere o senso di possesso delle
donne".
Si tratta di una “nuova” forma di crimine contro le donne, in
aumento a livello mondiale; in Italia, l’80% delle donne uccise
sono italiane, i delitti vengono commessi all’interno della casa
della coppia o della vittima, con varie modalità.
Il Generale in congedo dei Carabinieri, biologo ed ex Comandante del R.I.S. di Parma, Luciano Garofano, nell’opera “I labirinti del male” (Infinito, 2013), un’approfondita indagine
nell’universo della violenza contro le donne, afferma che nel
mondo, ogni otto minuti viene assassinata una donna e che in
Italia ne viene uccisa una ogni due giorni: sono prede facili,
emarginate,
spesso
abbandonate
da
tutti.
L’indagine compiuta ci racconta storie tristi di donne spaventate, umiliate e rassegnate; i dati dell’Istat sono alquanto allarmanti, poiché registrano un incremento degli omicidi in ambito
familiare e sentimentale. Spesso il passaggio dallo stalking
all’omicidio diventa facile, ma le istituzioni non sono sempre in
grado di tutelare le vittime.
Nella prefazione al saggio citato, la giornalista Barbara Palombelli afferma che il femminicidio: “È un’emergenza che dobbiamo fronteggiare tutti insieme”. Infatti, non è sufficiente l’intervento di uno psichiatra per ricostruire l’ambito familiare e le
motivazioni soggettive che inducono l’assassino ad agire; si
tratta di intervenire con un’attenta azione preventiva di tipo
culturale.
Anche lo stalking, secondo lo psichiatra Alessandro Meluzzi:
“…è una storia dell’Occidente post-industriale e post-moderno.
Non è una storia planetaria. Parliamo di una storia che è socioculturalmente ben definita nella nostra società”. Probabilmente,
la parità dei diritti conquistata dalle donne induce molti uomini
a respingerla e a non accettare l’idea di una separazione o di un
abbandono.
Le pagine di cronaca nera sono piene di esempi, di cui gli ultimi
sono:
- Veronica Valenti, assassinata a fine ottobre con 60 colpi di
coltello
dall’ex
fidanzato
senegalese.
- Sonia Trimboli, di Milano, strangolata con un laccio dal fidanzato
42enne,
Gianluca
Gerardo
Maggioncalda.
- Angelina Butera e la figlia Concetta Traina, di San Giovanni
Gemini, assassinate con colpi di arma da taglio dal fidanzato
30enne, Mirco Lena, probabilmente per gelosia.
“Dà fuoco all'appartamento per uccidere la moglie”,
“Uccisa a colpi d'ascia dal marito nel nuorese”,
“Donna uccisa con undici coltellate”, ma la lista continua.
Sono state 128 le vittime in Italia solo nell’anno 2013, ma purtroppo sempre più spesso si viene a conoscenza, grazie alle
testimonianze e ai mass-media, di episodi di violenza sulle
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donne, un fenomeno che sembra crescere di anno in anno, e
che ha fatto sì che sorgessero, in modo vertiginoso, organizzazioni ed associazioni che si occupano della prevenzione e
dell’aiuto rivolto alle donne vittime di violenza.
Esiste un profilo psicologico degli aggressori?
Sono persone che hanno già particolari problemi legati alla loro
sfera affettiva, sessuale, familiare e che manifestano da tempo
segnali precisi.
L’uomo è spesso prigioniero del fantasma di un femminile materno castrante da cui deve liberarsi, mentre la donna mette in
discussione il suo ruolo egemonico, grazie alla conquista della
parità.
Tuttavia, non bisogna sottovalutare gli aspetti culturali e comportamentali anche a livello mediatico.
Spesso l’aggressore agisce in maniera violenta e immediata,
credendo, come in un videogioco, che la soppressione dell’altro
sia resettabile. Inoltre, il rapporto di coppia appare attualmente
più complesso, per lo scambio dei ruoli, per i cambiamenti economici, ecc…
E’ evidente, allora, che le persone che manifestano sintomi
aggressivi, molto prima di esibire un comportamento violento,
vadano aiutate e curate con interventi di prevenzione.
E’ pur vero che nella nostra società, la pubblicità propone un
modello femminile sensuale, a volte provocatorio, strumentalizzato quasi ai fini della legittimazione culturale ad una condotta illegale.
Occorre indubbiamente un ampio progetto di cambiamento,
attraverso la scuola, la famiglia, la stampa ed altre istituzioni
che sollecitino la pratica di comportamenti sociali rispettosi
“dell’altro”, come persona portatrice di diritti e valori universali sin dalla nascita.
La vita è il valore supremo: nessuno può decidere dell’esistenza
dell’altro, violentandolo o privandolo della sua essenza.
La vita ha una sua dignità intoccabile.
Sara Colella, Benedetta Di Pietrantonio,
Benedetta Tamburro 2N
La Voce del Gonzaga
La libertà: necessaria, ma senza esagerare!
Fin dalla notte dei tempi, l’uomo è conosciuto per il esempio, alcuni ragazzi si ribellano alle regole imparti-
Hanno tutti ragione
suo spirito libero, nomade, apolide, dotato d’intelletto te loro dai genitori, non capendo che la libertà è impore di raziocinio. Questo modo di vivere, così, lontano tante, ma non deve essere un qualcosa di assoluto, che
da regole e costrizioni, è un po’ alla base di quasi tutte non conosce ostacoli.
le nostre vite.
Per me la libertà è un valore al quale nessun uomo de-
Ma, tornando indietro nel tempo, possiamo pensare la ve rinunciare, poiché ormai l’età della schiavitù è finita
ricerca di libertà come l’obiettivo di guerre e rivolte, da tempo, ma ci sono comunque dei limiti da rispettacome per esempio la Rivoluzione Americana (nella re, poiché l’esagerazione porta sempre a finali spiacequale le colonie americane inglesi si ribellarono alla voli, con per esempio giovani che scappano da casa e
madrepatria in cerca di autonomia), come la Rivolu- non tornano mai più.
zione Francese (che portò i cittadini francesi a ribellar- Non dico che bisogna rispettare tutte le regole che ci
si all’antico regime assolutistico dei sovrani di Fran- vengono imposte, ma almeno qualcuna (le più imporcia) o come il Risorgimento in Italia, che portò all’uni- tanti), poiché, come dice un vecchio detto, “alcune voltà nazionale nel 1861. Ma ci furono altre ricerche di te le regole sono fatte per essere infrante”.
libertà nella storia, come quella di culto; o la libertà di
stampa che, nel Medioevo e nell’Età moderna, era contrastata dalla censura e dall’Indice dei Libri proibiti
(organi che bloccavano la produzione e la pubblicazione di opere che avevano come fine recondito l’esposizione della ricerca della libertà).
La ricerca della libertà, in questi casi, è stata concretizzata, ma a caro prezzo della vita, poiché numerosi giovani, fautori di questa ricerca, sono morti per questo.
Attraversando un periodo molto difficile poiché pieno
di sofferenze e di grandi aspettative, posso affermare
di sentire un piccolo senso di ribellione interiore, ma
non per questo ho perso i miei valori morali. Perciò mi
sento di poter affermare che bisogna essere liberi, liberi in tutti sensi.
Ognuno deve essere libero di fare ciò che si sente di
fare, di professare qualsiasi religione, credo politico, di
avere le amicizie che vuole e di scegliere autonoma-
Al giorno d’oggi, la ricerca della libertà, dell’autono- mente … ma senza esagerare!
mia, non porta alla morte, ma si manifesta in altro modo, anche se molti ragazzi interpretano la libertà come
Alessandra Perrino 4N
fuga e allontanamento dalle regole, che sono necessarie per evitare e per scongiurare nuove rivolte. Ad
Non sopporto i fidanzati, poiché ingombrano.
Non sopporto le fidanzate, poiché intervengono.
Non sopporto quelli di ampie vedute, tolleranti e spregiudicati.
Sempre corretti. Sempre perfetti. Sempre ineccepibili.
Tutto consentito, tranne l’omicidio.
Li critichi e loro ti ringraziano della critica. Li disprezzi e loro ti ringraziano bonariamente. Insomma, mettono in difficoltà.
Perché boicottano la cattiveria.
Quindi, sono insopportabili.
Passato alle luci della ribalta con il suo ultimo film “La grande bellezza” che gli ha permesso di vincere un Oscar,
molti non sanno che Paolo Sorrentino è anche un ottimo scrittore. Il libro in questione è “Hanno tutti ragione”.
La peculiarità di questo testo sta nel modo in cui l’autore decide di raccontare la storia: Sorrentino usa la tecnica del
monologo e questa scelta gli permette di far scorrere la storia alla velocità di una prova attoriale.
Il protagonista è Tony Pagoda, l’alter ego di Tony Servillo che, oltre ad aver ispirato l’autore per la creazione di
questo personaggio, è presente in molti film di Sorrentino. Lo scrittore e regista ha voluto anche che l’attore recitasse il monologo di Tony Pagoda per poi aggiungere l’audio all’opera: quest’innovazione risulta incredibilmente efficace probabilmente perché l’autore in questione ha molta esperienza come scrittore di sceneggiature.
Tony Pagoda è un cantante lirico neomelodico di Capri durante gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso.
Tony avrà un grande successo e riuscirà, grazie ad esso, ad arrivare a cantare con il suo idolo Frank Sinatra.
All’apice del suo successo, Tony torna a Capri ed è qui che si svolge la quasi totalità dei fatti di cui si parla nel romanzo: incontrerà diversi personaggi e l’autore si servirà di essi per descrivere molto dettagliatamente la società
dell’epoca. Nel frattempo, matura l’idea di sparire, di cercare il silenzio, travolto da dubbi e insicurezze.
Il registro linguistico è informale, il protagonista giudica ogni cosa attraverso i propri pensieri, le descrizioni sono
sempre esagerate dalla sua personalità eccentrica e non mancano termini forti e gergali, tipici del linguaggio parlato
ripulito, ma sinceramente napoletano.
Nei dialoghi il protagonista esprime il massimo della sua poetica, ma prima di arrivare al dialogo diretto Sorrentino
ci fa entrare nei pensieri di Tony, aumentando così il senso di immedesimazione che si prova attraverso la lettura.
L’umorismo è onnipresente, grottesco e amaro. I personaggi incontrati da Tony sono sempre analizzati con cura,
attraverso il loro stile di vita, i loro atteggiamenti peculiari e, soprattutto, attraverso il lato nascosto del loro carattere, ed è questo che permette al lettore di entrare nella testa di ogni personaggio.
L’opera presenta uno stile agile e fantasioso che alleggerisce la durezza della vita…
Sebastiano Giordano 4A
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La Voce del Gonzaga
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La Voce del Gonzaga
Ecco ora alcune recensioni di libri e film...Buon divertimento
VIVA L’ITALIANO!
Dalla parte delle bambine
In una scuola come la nostra dove le lingue straniere sono una priorità, in un mondo in cui se non si conosce almeno una lingua che non sia la propria si hanno difficoltà ad inserirsi nella società, ognuno di noi è più interessato a parlare perfettamente una lingua come l’inglese, piuttosto che a parlare correttamente l’italiano.
L’addestramento alla delicatezza
Specialmente noi giovani, davanti alla nostra lingua, pensiamo: “Tanto la so già”. Conosciamo davvero la nostra
lingua madre o ci limitiamo a parlarla e a farci capire?
Quali sono gli errori che commettiamo maggiormente? Qui di seguito dieci dei più frequenti.
“Dalla parte delle bambine” di Elena Gianini Belotti è un saggio sociologico e pedagogico scritto nel 1973.
L’autrice affronta un tema delicato e ancora di attualità: l’educazione delle bambine che generalmente è diversa da
quella dei bambini.
La scrittrice argomenta con proprie riflessioni e considerazioni, in base a ciò che ha osservato nel corso degli anni.
Il suo scopo è di far riflettere il lettore su alcune differenze educative che sono ingiustificabili. Ovviamente va considerato che il saggio, ai tempi di ampia portata innovativa, è stato scritto nel 1973 e forse, in parte, alcune situazioni sono oggi diverse, anche se il mito della presunta superiorità maschile persiste e costituisce un forte disvalore
all’interno delle società contemporanee.
Il concetto di base da cui il saggio parte è che nella primissima infanzia, già durante l’allattamento, si radicano molti
comportamenti femminili indotti da atti educativi che le donne non possono controllare e che le omologano. Infatti
ogni cultura in tutti i modi cerca di plasmare individui, maschili e femminili con comportamenti adeguati ai valori
che essa vuole consolidare e trasmettere. Il primo passo è quello di identificare il nuovo nato principalmente con il
sesso cui appartiene: questo avviene con molta “naturalezza”, anche con piccoli gesti quotidiani che potrebbero passare inosservati, creando pregiudizi e aspettative che sfuggono alla ragione, condizionando il comportamento degli
individui in funzione del loro sesso: “Le radici della nostra individualità ci sfuggono; altri le hanno coltivate per
noi, a nostra insaputa”.
Un’educazione in tal senso forma alla dipendenza, al legame molto forte con i valori dell’ambiente sociale in cui si
vive, con il rischio di un’accettazione acritica di questi e il desiderio di “possedere al massimo grado le caratteristiche approvate dall’ambiente, di uniformarsi alle richieste altrui”.
La lettura del saggio è gradevole in quanto il linguaggio è chiaro, diretto e allo stesso tempo formale, con espressioni accurate e ricercate. Per rendere più fluida la lettura, l’autrice riporta dialoghi e situazioni realmente accaduti.
Personaggi, luoghi e vicende sono diversi, per permettere argomentazioni generiche, ma con concreti riferimenti.
Essendo un saggio pedagogico e sociologico, la scrittrice si sofferma sulla psicologia dei personaggi, riportando
spesso i loro ragionamenti e descrivendone al meglio personalità e mentalità. Dunque, la loro cultura influenza molto la narrazione anche perché i personaggi agiscono e riflettono secondo la loro cultura.
Un punto a sfavore di questo testo è la difficoltà che il giovane lettore ha di immedesimarsi perché non è un romanzo incentrato su un personaggio e la sua trama. C’è però da evidenziare la fluidità di lettura, il lessico ricercato, ma
non noioso, la presenza di molti dettagli.
Il libro è consigliato ai genitori che sono alle prese con i loro figli e che nell’educazione non vogliono commettere
gli stessi errori del passato.
Giulia Ricchio 4A
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La Voce del Gonzaga
L’apostrofo - In cima alla classifica, ovviamente, c’è l’apostrofo. Davvero uno degli amici più antipatici
della lingua italiana. Si mette con tutte le parole femminili, quindi: un’amica sì, un amico no. Inoltre,
trattandosi di elisione, non si può dire lo apostrofo, diventa quindi l’apostrofo.
Qual è - Un altro degli errori più comuni commessi dagli italiani. In questo caso, l’apostrofo ci vuole oppure
no? Assolutamente no. Qual è si scrive senza. Sempre.
A fianco o affianco? - A fianco si usa per dire "a lato di", affianco è la prima persona singolare del presente
indicativo del verbo affiancare.
Purtroppo è proprio così - Se vi dovesse sembrare strano fateci l’abitudine perché “pultroppo è propio
così”.
Entusiasto o entusiasta? - Forma corretta anche in caso di riferimento a un nome maschile è entusiasta; al
plurale torna la distinzione fra maschile e femminile: entusiasti ed entusiaste.
Un pò o un po’? – Trattandosi di troncamento la forma corretta è con l’apostrofo: un po’.
È piovuto o ha piovuto? - Se il verbo piovere si utilizza per indicare la pioggia che cade dal cielo sono corrette entrambe le forme; in tutti gli altri casi, ad esempio “piovere critiche”, si deve utilizzare il verbo
essere.
A me mi piace o a me piace? - La forma corretta nella maggior parte dei casi è “a me piace”. Da qualche
tempo l’Accademia della Crusca ha affermato che la forma “a me mi” è passabile purché rafforzativa
anziché pleonastica.
Menomale o meno male? - La forma corretta è “meno male”. “Menomale” come variante di “minimale”
è un neologismo derivante dalla parola inglese “minimal”, che non è attestata. Alcuni ritengono che la
scrizione univerbata sia possibile e giustificabilissima.
Fa o fà? – La forma corretta è senza accento: “fa”. Se seconda persona singolare al tempo imperativo del
verbo fare diventa fa’ perché apostrofata per elisione dell’ultima lettera.
Francesca Branciari 4 L
I Il tributo del Maestro della Satira, Giorgio Forattini; ai 150 dell'Unità d'Italia
al Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa
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La Voce del Gonzaga
I CROODS: quando l’uomo dipingeva nelle grotte…
Gli alunni della 1C si catapultano nel passato…
Nell'età della pietra, quando gli uomini stavano nelle caverne per proteggersi dalle bestie feroci e trovare di cosa cibarsi significava rischiare la
vita, tutto era molto diverso da oggi, tranne ... l'adolescenza. Nel 2013 è
uscito un divertente film d’animazione ispirato all’età della pietra. Hip, la
protagonista del film, è la figlia di un forzuto uomo delle caverne, che cerca con tutta la sua forza di mantenere unita la sua famiglia, di salvarla dai
pericoli d’ogni tipo che minacciano il suo clan, i Croods. La grotta dove
vivono, sulle cui pareti disegnano le loro mani, è la sua sicurezza. La
ragazza, come tutte le adolescenti, vuole uscire, curiosare, in una parola:
vivere. Perché mai tutto ciò che è nuovo dev'essere considerato letale?
Hip proprio non se lo spiega. Conosce un bel ragazzo, e grazie a lui vivrà
mille fantastiche e pericolose avventure, dalle quali alla fine sarà proprio
suo padre a salvarla.
SECONDA FASE: L’ETÀ ORIENTALIZZANTE E ARCAICA (VIII-VI SECOLO A.C.)
Durante questo periodo persiste l’uso di realizzare tombe a tumulo, anche se le dimensioni si riducono a un diametro
costante di m 4 e non si usano più le file di menhir allineati su un fianco della crepidine. Assieme ai tumuli si trovano
anche le semplici tombe a fossa.
Con il VI secolo sparisce l’uso di tombe a tumulo e si ha la definitiva affermazione della tomba a fossa semplice.
Una novità legata a questa fase della necropoli riguarda le sepolture neonatali: l’area fino ad oggi esplorata della necropoli di Fossa ha restituito un’altissima percentuale di sepolture infantili (circa duecento). Il corredo in questi casi è
spesso assente.
Con la nostra classe 1C abbiamo svolto un laboratorio di storia sulle pittu- I Croods, film di animazione
re rupestri, durante il quale abbiamo colorato con gli ossidi la pietra della
del 2013, regia di Chris
Maiella. Scopritele con noi!
Sanders, Kirk De Micco
Nel film c’è una grande allusione al mito della caverna della Repubblica di PLATONE
IL MITO DELLA Caverna di PLATONE
Il mito della caverna di Platone è probabilmente il più conosciuto tra i suoi miti ed è raccontato all'inizio del
libro settimo de La Repubblica. Il filosofo ateniese metaforicamente vuol presentare il problema della conoscenza: alcuni prigionieri sono stati incatenati, fin dall'infanzia, nelle profondità di una caverna. Non solo le
membra, ma anche testa e collo sono bloccati, in maniera che i loro occhi possono solo fissare il muro dinanzi a loro. Alle loro spalle è stato acceso un enorme fuoco e, tra il fuoco ed i prigionieri, corre una strada
rialzata. Lungo questa strada c’è un muretto lungo il quale alcuni uomini portano forme di vari oggetti, animali, piante e persone. Le forme proiettano la propria ombra sul muro e questo attrae l'attenzione dei prigionieri. Se qualcuno degli uomini che trasportano queste forme parlasse, si formerebbe nella caverna un'eco
che spingerebbe i prigionieri a pensare che questa voce provenga dalle ombre che vedono passare sul muro. Si supponga che un prigioniero venga liberato dalle catene e sia costretto a rimanere in piedi, con la faccia rivolta verso l'uscita della caverna: in primo luogo, i suoi occhi sarebbero abbagliati dalla luce del sole ed
egli proverebbe dolore. Inoltre, le forme portate dagli uomini lungo il muretto gli sembrerebbero meno reali
delle ombre alle quali è abituato; persino se gli fossero mostrati quegli oggetti e gli fosse indicata la fonte di
luce, il prigioniero rimarrebbe comunque dubbioso e, soffrendo nel fissare il fuoco, preferirebbe volgersi verso le ombre. Allo stesso modo, se egli fosse costretto ad uscire dalla caverna e venisse esposto alla diretta
luce del sole, rimarrebbe accecato e non riuscirebbe a vedere alcunché. Il prigioniero si troverebbe sicuramente a disagio e s'irriterebbe per essere stato trascinato a viva forza in quel luogo. Volendo abituarsi alla
nuova situazione, il prigioniero riuscirebbe inizialmente a distinguere soltanto le ombre delle persone e le
loro immagini riflesse nell'acqua; solo con il passare del tempo potrebbe sostenere la luce e guardare gli
oggetti stessi. Successivamente, egli potrebbe, di notte, volgere lo sguardo al cielo, ammirando i corpi celesti con maggior facilità che di giorno. Infine, il prigioniero liberato sarebbe capace di vedere il sole stesso,
invece che il suo riflesso nell'acqua, e capirebbe che: resosi conto della situazione, egli vorrebbe senza
dubbio tornare nella caverna e liberare i suoi compagni, essendo felice del cambiamento e provando per
loro un senso di pietà: il problema, però, sarebbe proprio quello di convincere gli altri prigionieri ad essere
liberati. Infatti, dovendo riabituare gli occhi all'ombra, dovrebbe passare del tempo prima che il prigioniero
liberato possa vedere distintamente anche nel fondo della caverna; durante questo periodo, molto probabilmente egli sarebbe oggetto di riso da parte dei prigionieri, in quanto sarebbe tornato dall'ascesa con "gli
occhi rovinati". Inoltre, questa sua temporanea inabilità influirebbe negativamente sulla sua opera di convincimento e, anzi, potrebbe spingere gli altri prigionieri ad ucciderlo, se tentasse di liberarli e portarli verso la
luce, in quanto, a loro dire, non varrebbe la pena di subire il dolore dell'accecamento e la fatica della salita
per andare ad ammirare le cose da lui descritte.
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La Voce del Gonzaga
TERZA FASE: L’ETÀ ELLENISTICA (IV-II SECOLO A. C.)
In questo periodo, la diversità delle tipologie sepolcrali è sempre più percepibile, tanto da far pensare a profonde stratificazioni sociali.
Di questa fase sono le tombe a camera, a cassone, a segnacolo monumentale, a fossa semplice e le sepolture neonatali. Spiccano in modo particolare le tombe a camera a pianta quadrangolare. Esse erano dei sepolcri di famiglia, poiché vi troviamo più di un defunto.
Anche se i corredi in questo periodo tendono a semplificarsi, in alcune tombe a camera sono stati rinvenuti oggetti di
splendida fattura.
Con l’ultimo secolo (il I a. C.) si diffonde l’uso dell’incinerazione accanto a quello dell’inumazione; Con questa fase
sparisce anche la consuetudine di deporre oggetti di corredo. E’ questo il momento in cui si percepisce ormai la definitiva assimilazione al contemporaneo costume funerario romano.
Alessia Petrocco e Roberta Di Giovanni 1C
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La Voce del Gonzaga
TIPI DI DISEGNO NELLE GROTTE
L’enigma dei Vestini
1) PITTURE RUPESTRI
La Necropoli di Fossa: Stonehenge d’Abruzzo?
Molti italiani vanno in Inghilterra a visitare Stonehenge, ma in quanti sono
andati a Fossa a vedere la magnifica necropoli? Spesso non ci accorgiamo delle grandi ricchezze del nostro Paese e così andiamo in altre nazioni a studiare
luoghi altrettanto interessanti, che possiamo trovare anche in Italia.
Ed eccoci alla scoperta di uno dei più suggestivi ed insoliti parchi archeologici
della nostra terra abruzzese. Cosa ci riserverà la nostra misteriosa ricerca? Seguiteci!
Dopo essere entrate a Villa Frigerj per il quarto laboratorio di storia, il 14 gennaio 2015, l’archeologa Elena ci ha accolto prontamente e ci ha portate in una
stanza al secondo piano del Museo, dove ci ha mostrato uno splendido modello
in scala della necropoli di Fossa. L’antichissima area sepolcrale fu rinvenuta
nella piana alluvionale tra le località Casale e Cave di Pietra, in provincia di L’Aquila. Il ritorno alla luce di questa
necropoli è avvenuto in maniera casuale, nell’estate del 1992, durante la rimozione del terreno per la realizzazione di
impianti industriali.
La necropoli fu frequentata per quasi mille anni, dal IX al I sec. a.C. Gli
archeologi hanno ricostruito le varie fasi di esistenza della comunità che la
utilizzò per tutto questo tempo: le fonti storiche ci dicono che si parte
dall’età protostorica fino alla Romanizzazione. Proprio i Romani in età storica chiameranno “Vestini” questi uomini. Il nome "Vestini" deriva da quello di Vesta, dea del focolare e della casa, oppure del dio umbro Vestico, il
"dio-libagione".
Secondo alcuni, invece, il nome Vestini sarebbe formato dalle voci celtiche
"Ves", significa fiume o acqua, e da "Tin" che significa paese indicando in
tal modo un "paese delle acque", visto che il territorio occupato dai Vestini era particolarmente ricco di corsi d'acqua
e sorgenti (il fiume Aterno…).
L’area indagata nelle campagne di scavo corrisponde a mq 3500, e al suo interno le tombe scavate sono circa 500:
tumuli, fosse semplici, fosse con cassone, tombe a camera, a incinerazione e sepolture infantili.
Si definiscono pitture rupestri quelle pitture realizzate in una grotta o in muri di pietra o in soffitti.
Quando furono rinvenuti per la prima volta questi
graffiti, alla metà del XIX secolo, essi vennero considerati primitivi, ma una recente rivalutazione e nuove
scoperte ci hanno permesso di comprendere l'importanza dei lavori dell'Età della Pietra, che non sono
solamente di alto livello artistico (essendo già presenti accenni di prospettiva, ombreggiatura, rilievo),
ma costituiscono anche degli importanti indizi per
una migliore conoscenza della cultura e delle credenze di quell'epoca. I soggetti più comuni nelle pitture
rupestri sono i grandi animali selvaggi, come il bisonte, il cavallo, il cervo e l'orso. I colori usati per pitturare sono il rosso, il giallo e il nero, che erano ricavati
da materiali trovati in natura come il carbone.
2) INCISIONE
Le incisioni rupestri (dette anche petroglifi o graffiti) sono segni scavati nella roccia con strumenti appuntiti di vario genere, come una punta di roccia più dura a forma di scalpello, utilizzando una tecnica di
picchiettatura, guidata o meno da un percussore o una punta metallica (tipo pugnale, di bronzo o di ferro),
o usando una tecnica di raschiatura a graffio, da cui il nome graffito. Le figure formate in alcuni casi, da
una fitta concentrazione di buchi, dette coppelle, si pensa potessero essere ricoperte di sostanze coloranti, in alcuni casi servivano per veicolare il sangue di animali sacrificati, durante riti animistici. Si trovano
incisioni rupestri ancestrali a partire da quando è comparso l'Homo sapiens, fino in epoca recente. In tutto
il mondo solitamente si trovano in alpeggi da pascolo, vicino a fonti e a laghi. Rappresentano sia realtà
della vita quotidiana pastorale e agricola, sia figure simboliche e fantastiche. In Abruzzo finora sono state
ritrovate solo delle incisioni.
D’Agostino Alice e Tocco Aurora 1C
PRIMA FASE: L’ETÀ DEL FERRO (IX-VIII SECOLO A.C.)
I primi due secoli (IX e VIII a. C.) sono caratterizzati dall’architettura sepolcrale dei tumuli.
I tumuli sono realizzati con cospicui ammassi di terra e sassi, a volte ricoperti da uno strato di pietrame; hanno un diametro medio
compreso tra otto e quindici metri, e sono racchiusi da una
“corona” di lastre infisse orizzontalmente nel terreno. In alcuni casi, affiancate ai tumuli, ci sono delle file di menhir messi in ordine
crescente.
Nell’interpretazione più suggestiva essi sono visti come una sintesi
allegorica della vita umana, rappresentata nei suoi primi anni dalle
lastre più piccole e nella sua maturità da quelle più grandi, fino ad
arrivare all’ultima stele, che potrebbe rappresentare la morte.
I corredi sono in questi primi secoli realizzati con schemi ricorrenti.
Il prestigio del vasellame che si trovava nelle tombe dell’VIII secolo, era dovuto alla quasi sicura provenienza esterna, probabilmente etrusca o picena; sarebbero quindi beni d’importazione, destinati solo agli individui più importanti
della comunità.
Alcuni elementi che distinguevano gli uomini dalle donne erano gli oggetti che si trovavano nelle diverse parti del
letto di deposizione: rasoi e armi per gli uomini, gioielli in diversi materiali per le donne.
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La Voce del Gonzaga
Disegni con gli ossidi realizzati da noi alunne su cartoncino e poi sulla pietra della Maiella…e non solo
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La Voce del Gonzaga
DOPO AVER RIFLETTUTO SULLE STRAGI NAZISTE, I RAGAZZI SI SONO
IMMEDESIMATI NEGLI ORRORI DELLA GUERRA E HANNO PRODOTTO
PAGINE DI DIARI E LETTERE INTIME E SENTITE.
"Cara Elis,
Caro diario,
oggi qui è una fredda giornata d'inverno e lo sfollamento in questa scuola elementare é reso difficile più dal busto di
Mussolini all'entrata, che dal freddo.
Questa sera, alla solita luce fioca che accendiamo per nasconderci dai bombardamenti che sento stridere di notte
come in un incubo, i tedeschi sono arrivati e mi hanno strappato dalle ginocchia di mio nonno Pietro.
Non so dove sia adesso. Spero che, se si trova su un treno, sarà riscaldato dai corpi degli altri ebrei che condividono
il nostro stesso triste destino.
Il nonno è un barbiere. Cosa diranno i clienti che ogni mattina lo salutavano affettuosamente?
Sentiranno la sua mancanza come già la sento io?
Le barbe dei tedeschi sono più dure delle nostre immagino, come è duro questo inverno, duro il busto del duce e
duro il dolore che ci invade il cuore.
Ma i nostri cuori non diventeranno mai duri come i loro finché questa debole luce di candela schiarirà le nostre notti
come l'amore nei confronti del mio povero nonno alimenterà la speranza di vederlo tornare e di tingere con il bianco
della sua schiuma, il volto di Elia che ci è stato portato via ieri.
Domani sorgerà il sole come oggi, ma non sarà lo stesso senza il nonno che mette al centro del tavolo la tazza di
latte per intingere il pane.
Guarderò il cielo coperto di nuvole e trafitto dalla scia degli aerei tedeschi e affiderò ad essa il compito di portargli
il mio buongiorno, come una rete invisibile che nel dolore e nell'amore ci unisce.
Buonanotte nonno, se mi stai ascoltando, ovunque tu sia, ricordati che il tuo piccolo Dino ti vuole bene.
Tuo Dino
Due anni dopo, il nonno di Dino tornò a casa, scampato alla morte grazie alla sua abilità di barbiere, ma con la morte negli occhi, la morte dei suoi simili, dei suoi fratelli, quella morte che con i suoi occhi non avrebbe mai meritato
di vedere.
Erica Liberatore 1M
Ho paura sai? Mia mamma dice di stare tranquilla, ma come faccio? Mio padre non so dove sia, se è ancora vivo o è
morto.
Ti scrivo per dirti che mi manchi. È passata solo una settimana da quando ce ne siamo andati.
Qui è tutto diverso, la "casa", se si può definire così è bruttissima: c'è solo un bagno, una stanza da letto e una cucina ma penso proprio che qui non ci troveranno.
Siamo soli: io, mio fratello e mia mamma. É da tre giorni che non mangiamo, mio fratello ha la febbre alta e mia
madre è distrutta, se ora ci fosse papà sarebbe tutto diverso.
Tutte le notti quando noi dormiamo lei scoppia a piangere, io la sento sempre e mi si distrugge il cuore. Elvis ho
paura. Non resteremo qui nascosti per molto, ci troveranno lo sento! Ora devo andare. Ti voglio bene. Ci rivedremo
presto te lo prometto."
Quella fu l'ultima lettera che inviai a Elis, senza risposta. Era la mia migliore amica e separarmi da lei è stato un
colpo al cuore. Io mia mamma e mio fratello eravamo fuggiti dai nazisti e ci eravamo nascosti in una vecchia cantina all'interno di una casa abbandonata molto lontano dal nostro paese. Senza cibo e senza acqua.
Mio fratello dopo alcuni giorni morì per la fame e per la sete, mia madre pianse molto ed io con lei, non ce la facevamo più. Abbiamo passato così due settimane o forse più fino a quando i nazisti trovarono mia madre e la presero.
Io mi ero nascosta sotto il pavimento di legno, ormai rotto da anni, di colpo sentii tre spari: una lacrima mi scese
dagli occhi. Le avevano sparato e, subito dopo, i nazisti se ne andarono. Io rimasi lì nascosta per circa un giorno per
paura che tornassero. Quando riuscii ad uscire corsi subito fuori, ritrovai il corpo di mia madre. Mi avvicinai a lei e
le strinsi la mano: era fredda. Lentamente mi allungati per terra e appoggiati la mia testa sul suo corpo e, piangendo,
mi addormentai...
Elisabeth Cellini 1M
Ho paura, qui è freddo, qui è buio qui è tutto morto.
Vedo solo donne senza capelli, senza sorriso, senza forma. Scheletri ormai.
Camminano ma non sono più vive, non gli brillano più gli occhi. Sono mogli a cui sono stati portati via i propri mariti, madri a cui sono stati portati via i figli, donne a cui è stata portata via la dignità e con essa tutta l'eleganza, la
femminilità e l'orgoglio che solo una donna ha.
Io sono solo una ragazza come tante, che non riconosce più il volto sfinito di sua madre, a cui sono stati strappati di
mano i propri fratelli, che solo Dio sa dove sono andati a finire.
Separata con violenza da mio padre. Spogliata di ogni cosa, rasata, strattonata e messa lì, in un angolo gelido ed inquietante.
Quasi fossi un pacco postale diretto da qualche parte, non so di preciso dove, ma so per certo che non sarà piacevole.
Vedo questo posto mutarsi lentamente in un deserto, partecipo senza volerlo al dolore di migliaia di persone, eppure
quando guardo il cielo penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata crudeltà cesserà,
che ritorneranno la pace e la serenità.
Ma per ora, da qui, si sentono solo grida strazianti, e qualcuno che dice di andare nelle docce. Ma di quali docce
parlano?...
Vittoria Giordano, 1M
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La Voce del Gonzaga
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