aida - IC 16 Valpantena
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Spettacoli 59 L'ARENA Lunedì 26 Maggio 2014 ARENA. Il livehachiuso ilSenzapauraTour RADIOPOPOLARE. Alle21 a«Diapason» Giorgia, sonogocce dimemoria edipresente IlWoody Guthrie d’Oltremanica SeratasuBragg Billyèun cantautoredi protesta Ospitiin studioTerragnoli eAlverà Branidall’ultimoalbum ma anche storici. L’artista romanascende in platea,abbraccia ifan esale acantare anche sulpalco reale Giulio Brusati Dove siamo? In una discoteca o in un jazz club? Giorgia non scioglie il dubbio, ieri sera in Arena per la tappa conclusiva del suo Senza paura Tour. Anche perché lei ha l'aria di divertirsi in entrambi i posti. Così il suo show all'anfiteatro procede a saliscendi: dalle emozioni delle ballad ai cambi di ritmo dei brani più dance, dai cori del pubblico (molto numeroso: oltre novemila i presenti) nei momenti più romantici ai balli scatenati, specie in platea. Giorgia sfoggia una forma fisica invidiabile: salta dalle pedane a lato del palco, corre da una parte all'altra, pianta un acuto dopo uno scatto e scende a note impossibili quando e come vuole. E quando la mette sul ballo («Volete muovere i fianchi», chiede al pubblico, «visto che fa bene anche agli organi interni?»), mette in mostra un fiato pazzesco: non è da tutte le cantanti ballare a quel modo e te- Eco-concerto ILTOURdi Giorgia ha attraversatol'Italia all'insegnadella grande musica, maanche della sostenibilitàambientale: graziealla collaborazione conEnelleemissioni di CO2prodotte sonostate compensatedal progetto Menegallia Sao Miguel do Guamà,nello stato di Parà inBrasile,conl’utilizzodi residuidelle biomasseal postodel legnoperla produzionedimattoni permettendodi limitarela deforestazione dell'Amazzonia.Ilprogetto prevede ancheil finanziamentodi un centromedico e di un'assicurazionesanitaria perglioperai,la donazione dimateriali didatticialla scuolalocale e l'organizzazionedieventi socialiperlacomunità. Giorgianell’Arena gremitada novemilaspettatori, l’ultimoconcertodelSenza paura Tour FOTO BRENZONI nere un controllo vocale perfetto o quasi. Sì, perché nello show di Giorgia c'è posto anche per qualche minima sbavatura, come una partenza a volume troppo basso. Insomma, siamo ormai abituati agli show perfetti, con i suoni calibrati al 100 per cento (tanto da farci pensare che siano preregistrati) che le piccolissime imperfezioni nel sound del gruppo di Giorgia appaiono come le prove della loro... umanità. Così Sonny T. (Thompson) al basso, Giorgio Secco alla chitarra, Gianluca Ballarin alle tastiere, Claudio Storniolo al piano e il poderoso Mylious Johnson alla batteria suonano come dovrebbe suonare una live band, e si scatena in una versione heavy funk di Happy, l'hit di Pharrell Williams. Ci mettono l'anima, come avverte la stessa cantante romana all'inizio: «Quando penso all' Arena, mi viene paura, e la paura viene dal cervello», ha detto. «Così non sono salita sul palco con il cervello, ma con l'anima. E ho voluto incontrare l'anima di tutti quelli che erano lì con me». La sua «soul» (visto che la signora Todrani ama la soul music) la si è vista in Gocce di memoria, in Come saprei, nei due recenti singoli Quando una stella muore e la pop song perfetta Non mi ami, ma soprattutto in Chiara luce. In quest'ultima scende a certe basse note sexy che vibrano in qualche parte del cervello, frugando dove non dovrebbero. È quasi inutile cosa sta cantando perché conta solo come; come la sua voce accarezza e stordisce. E commuove. Come quando dal palco reale, dall'altra parte dell'Arena, sa- le per cantare un medley (Nasceremo, Come Thelma & Louise, Infinite volte e Parlo con te). Dopo i successi (Vivi davvero, Tu mi porti su, Di sole e d'azzurro) saluta con un altro mix di canzoni del '94, vent'anni fa: Serenata rap di Jovanotti, Strani amori di Laura Pausini e il brano da discoteca The rhythm of the night dei Corona. Canzoni leggere che l’artista romana chiude con una frase profonda: «Credo nelle cose che non si vedono, credo nelle emozioni che si sentono e credo nei sentimenti». Sulla scaletta questa parte, eseguita con un kimono di velo nero trasparente, Giorgia la chiama «joke», lo scherzo, e anche questo fa parte della sua personalità. Disco o jazz club? Perché scegliere, quando di diverti in tutti e due i posti? • Sarà il cantautore inglese Billy Bragg, stasera alle 21, il protagonista della puntata di Diapason, trasmissione molto interessante e particolare, ideata, curata e condotta da Alessandro Nobis su Radio Popolare a cadenza settimanale (si può ascoltare sulla frequenza 104 FM o anche in streaming su www.radiopopolareverona. com, replica il sabato alle 14). A dialogare con Nobis ci saranno Elena Terragnoli di Radio Popolare e Diego Alverà, musicofilo e profondo conoscitore della musica di Bragg. Bragg, inglese classe 1957, è partito in piena era punk, più o meno contemporaneamente agli exploit dei Clash e dei Jam di Paul Weller. Con quest' ultimo, a metà degli anni Ottanta, Billy fu poi fautore del movimento Red Wedge, sostanzialmente un insieme di musicisti britannici coalizzati per far sentire le loro voci contro la politica, allora in pieno fulgore, della Lady di ferro Margaret Thatcher (fu allora che tornò in auge anche la Maggie's Farm di Bob Dylan, laddove la canzone urla più volte «Non lavorerò più per la fattoria di Maggie»). Ricordiamo appunto Bragg in un «concertone» italiano del Red Wedge - era il 1986 o il 1987, andiamo a memoria - : già all'epoca era un folksinger effettivamente «di protesta» e dichiaratamente schierato (pur scrivendo anche canzoni non politiche) e da allora si è sempre mantenuto con coerenza e cre- BillyBragg dibilità su queste posizioni. In questo si può dire che Billy sia un po' il più accreditato epigono inglese di colleghi americani come Phil Ochs e soprattutto Woody Guthrie. Non a caso ha dedicato ben due album, raccolti poi in un doppio cd intitolato Mermaid Avenue, ad inedite canzoni dall'archivio di Guthrie, messe a disposizione dalla di lui figlia Nora. Il su ultimo lavoro s'intitola Tooth and Nail e Bragg lo presenterà dal vivo anche in Italia (a Milano e Bologna) a luglio. A Diapason ascolteremo per intero due suoi EP, The Internationale e Live & Dubious, sue versioni di brani di Guthrie e, com'è tradizione della trasmissione di Nobis, qualche «bonus»: due live inediti di Suzanne Vega (che sarà a Verona Folk a luglio), un pezzo di Lloyd Cole e uno della rock band veronese Masons. • B.M. DISCO. Presentatoalla Feltrinelli Expressil quintovolumedi«Terrad’amore». Moltii contributi dicasa nostra Verona ambasciatrice di CapoVerde Al nuovo album hanno partecipato Karin Mensah, Roberto Cetoli e molti musicisti scaligeri Il quinto volume della serie Capo Verde terra d'amore, uscito in allegato con la rivista specializzata Musica Jazz del mese di maggio, è stato opportunamente presentato alla libreria Feltrinelli Express di Verona. Perché se è vero che il merito principale dell'iniziativa, che ha oltre a tutto finalità benefiche (gli utili saranno a favore del programma alimentare mondiale Wfp contro la fame), si deve al produttore friulano Alberto Zeppieri (che è anche discografico, traduttore/autore, nonché «catalizzatore» del progetto avviato nel 2006), bisogna sottolineare che già dai volumi precedenti si è sviluppato un rapporto privilegiato tra Capo Verde e l'Accademia di Alta formazione musicale di Verona, diretta dalla cantante originaria capoverdiana Karin Mensah. E Roberto Cetoli, pianista/compositore di vaglia nonché compagno di Karin, è anche il responsabile dell'Accademia Recor- ding Studio dove la maggior parte dei brani inclusi nel cdcompilation sono stati registrati. Ultimo ma non meno importante, nelle registrazioni hanno figurato, accanto ai nomi stellari del cast, molti musicisti scaligeri ormai affermati sulla scena jazz nazionale. Di questo ruolo importante rivestito dalla nostra città per Capo Verde terra d'amore vol. 5 c'è di che essere orgogliosi, perché il lavoro è veramente riuscito, senz'altro il più ricco, variegato e di maggior impatto tra quelli realizzati a tutt'oggi per questa serie dedicata alla musica dell'arcipelago al largo della costa occidentale africana, già colonia portoghese e terra di Cesaria Evora, che ne ha diffuso a fama mondiale la morna. Tutto il disco scorre piacevolmente, con alcune perle. A cominciare dal brano d'apertura, Buona vita (tutte le canzoni sono tradotte in italiano) un pezzo ottimamente interpretato da Ornella Vanoni, a suo agio accanto a Teofilo Chantre, Kaiti Garbi e Paolo Fresu. Di grande classe, come sempre, Gino Paoli con il pia- no di Remo Anzovino per Santo Me, canzone che ben si adatta alle sue più classiche corde interpretative. Splendida So già (versione italiana della famosissima Sodade) con Stefano Bollani e il canto della polacca Dorota Miskiewicz. Molto brava la cantante sarda Franca Masu con il suo quintetto per Luna mia testimone, così come Petra Magoni e Ferruccio Spinetti con Omar Sosa in A-mar-o-mar. Conclusione ideale con la bonus track La voce dell'amore, che la grande Cesaria Evora interpreta con Ron. B.M. -molti dei quali assistevano per la prima volta a una rappresentazione operistica al Filarmonico - nel capolavoro verdiano, senza omettere nulla della sua laboriosa partitura. Così in poco più di un'ora Aida è rivissuta con tutti i suoi quattro atti (aperti puntualmente dal suono di gong, come succede in Arena) e con le sue splendide arie, da quella del Celeste Aida, a Cieli azzurri, alla Marcia trionfale del secondo atto, all'incontro dei due amanti sul Nilo (non mancava neppure il padre di lei, Amonasro), all'atto conclusivo col processo per tradimento a Radames e la morte nella tomba dei due protagonisti. Pubblico entusiasta, che ha riempito il teatro, salutando ripetutamente, anche a scena aperta, i bravi e volenterosi interpreti. Per una volta «abbiamo visto i ragazzi portare a teatro i propri genitori e parenti e non viceversa. Forse un segno che qualcosa sta cambiando anche nel mondo della musica», ha sottolineato il sovraintendente della Fondazione Arena Francesco Girondini. Karin Mensah,cantantedi originecapoverdiana FONDAZIONE ARENA. Filarmonico:430 alunni in«Opera ApertaAida» AidaeRadames portano ateatro mammaepapà Grande spettacolo, a tratti persino commovente per l'impegno profuso, quello di Opera Aperta Aida al Filarmonico: un progetto di educazione musicale attuato da 17 istituti comprensivi della città. Dopo il grande successo degli anni scorsi al Ristori e alla Gran Guardia, l'Opera Aida è tornata a riproporsi nello spazio più allargato del Filarmonico per poter ospitare i 430 giovanissimi alunni e la loro interpretazione dell'opera verdiana, con tanto di scenografie e luci. Lodevole la prestazione dei piccoli esecutori, che hanno cantato e suonato, su piccoli vibrafoni, i tempi principali dell' opera, aiutati solo da una piccola orchestra di fiati e ottoni. La storia e le vicende di Aida e Radames sono state raccontate da un trio di bambini che hanno introdotto il numerosissimo pubblico di adulti Ilsovrintendente FrancescoGirondini Encomiabile il lavoro sostenuto, con grande determinazione e passione, dai dirigenti scolastici dei 17 istituti comprensivi della città per la rete Musica d'insieme per crescere e dalla eccellente direttrice Elisabetta Garilli che si è assunta anche l'onere di dirigere l'intera esecuzione di Aida. • G.V.