Relazione introduttiva del Presidente del CNSU Muratore

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Relazione introduttiva del Presidente del CNSU Muratore
I Convegno Nazionale delle Rappresentanze Studentesche, promosso dal CNSU,
Roma, 11-12-13 Gennaio 2006
Relazione introduttiva del Presidente del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari Salvatore Muratore
È con vivo orgoglio che apro i lavori di questo primo Convegno Nazionale delle rappresentanze
studentesche.
Saluto i rappresentanti degli studenti, le Autorità politiche ed i dirigenti MIUR, i Rettori, i
Direttori Amministrativi e le associazioni studentesche e ringrazio fin d’ora, per la partecipazione,
gli autorevoli relatori, gli Enti e le Organizzazioni che rappresentano. Sapranno tutti, sicuramente,
dare spunti interessanti a questo nostro Convegno.
Il CNSU, massimo organismo di rappresentanza studentesca, che io presiedo, ha voluto con
tenacia la realizzazione di questo appuntamento, al quale ha contribuito il MIUR ed in particolare la
direzione dell’ufficio IV per il diritto allo studio. I lavori che produrremo e gli interventi saranno
raccolti e diffusi sul nostro sito internet.
A questo Convegno noi diamo svariati significati:
1. un momento di confronto tra le categorie protagoniste della politica universitaria;
2. un’occasione per tentare di definire punti di eccellenza e punti di criticità della Università
italiana, non esitando a paragonare il nostro sistema formativo con quelli di altri Paesi;
3. la coraggiosa volontà di raccogliere ed elaborare il contenuto della nostra proficua
capacità propositiva; permeata sulle nostre esperienze di rappresentanti e sulla forza
innovatrice di noi giovani europei.
A questa sfida non vogliamo rinunciare, non intendiamo delegare e ci poniamo come
protagonisti attivi di un processo di analisi critica e propositiva della nostra Università.
Auspico che con la massima imparzialità e serenità si possa discutere durante le sessioni del
Convegno sullo stato delle Università italiane a partire dalle questioni più importanti: Didattica,
Cittadinanza studentesca, Governance.
Didattica e Riforme
Le riforme degli ultimi anni configurano l’Università come un cantiere aperto: tanto materiale ma
una struttura ancora incompleta!
Il nuovo ordine europeo sancito dalla “Dichiarazione di Bologna”, siglata da 32 Ministri europei
dell’istruzione, vincola i sistemi universitari europei a raggiungere un livello minimo di
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compatibilità volto a creare entro il 2010 uno “spazio europeo dell’istruzione superiore”; la riforma
del 1999 sembra muoversi in tale direzione.
Per molti anni, dall’affermarsi dell’università di massa, i due terzi degli iscritti all’Università non
si laureavano e quelli che si laureavano lo facevano in tempi lunghi.
Con l’introduzione del nuovo percorso universitario, che prevede una Laurea Triennale ed una
eventuale Laurea Specialistica, la percentuale dei laureati è aumentata del 33% in pochi anni. Le
immatricolazioni sono aumentate del 13% e gli abbandoni sono passati dal 70% al 35%, come
anche sono diminuiti i tempi di laurea. Per valutare i modi ed i tempi di ingresso al mondo del
lavoro ci risulta utile la continua ricerca dati di Alma Laurea).
Purtroppo dobbiamo evidenziare come, tra i tanti cavilli normativi appesantiti dalla convivenza
tra i nuovi ed i vecchi ordinamenti, i contenuti dei precedenti corsi siano stati costretti nel triennio;
come abbiano prevalso le discipline sugli obiettivi dei corsi di studio; come siano emerse tra i
docenti (non tutti) logiche personalistiche con una smisurata proliferazione di corsi di studio
fantasiosi, scollegati dal mondo del lavoro, nonché vere e proprie spugne di risorse finanziarie.
Auspichiamo, già per i prossimi mesi, una inversione di tendenza!
Quest’anno verrà introdotto il dettato del D.M. 270/04, che prevede l’ulteriore modifica degli
ordinamenti. Verrà avviato il così detto percorso a “y”, ovvero l’‹‹1+2+2›› in sostituzione del
“3 e 2”.
Ho in più contesti ribadito, anche al Ministro, l’inopportunità di introdurre un nuovo
ordinamento didattico che convivrà negli Atenei insieme ad altri due ordinamenti, a maggior
ragione se consideriamo che pochi anni ci si offrono per analizzare gli esiti del D.M 509/99.
Il nuovo D.M. 270 potrebbe peraltro apportare nuove insidie: eccessiva parcellizzazione dei
percorsi formativi; blocchi con differenze di tasse tra il primo ed il secondo biennio; ed a proposito
di CFU, corrispondenti oggi a 25 ore di lavoro, si passerebbe alla dizione “d’impegno”. Ciò
potrebbe causare forti ambiguità e dare un duro colpo alla mobilità studentesca già non sempre
agevolata dalla differente attribuzione dei CFU che gli Atenei attribuiscono ad uguali discipline
formative. A tal proposito il CNSU ha presentato una mozione con la quale si chiede di armonizzare
in tutti gli Atenei il numero di CFU minimi, almeno per le discipline fondamentali e caratterizzanti i
corsi
In tale contesto, risultano di particolare interesse i principi ispiratori del così detto Diploma
Supplement, utile alla certificazione dei titoli secondo modelli conformi a quelli adottati dai Paesi
europei.
Abbiamo seguito inoltre con attenzione il riordino delle Classi di corso di studi che purtroppo in
questi anni hanno prodotto innumerevoli ricorsi, nonché richieste di equipollenze.
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L’applicazione del D.M. 270, per i motivi esposti, potrebbe quindi risultare traumatica per gli
Atenei e per i giovani studenti, cosicché con senso di responsabilità abbiamo chiesto al Ministro
l’istituzione di un “tavolo nazionale di confronto”, con studenti e docenti, sulla applicazione del
nuovo ordinamento; oggi lo chiediamo anche alla CRUI!
Ai tanti colleghi chiediamo un forte impegno partecipativo negli organi di Governo degli Atenei,
nelle commissioni didattiche paritetiche, nelle assemblee studentesche.
Occorre evitare che l’autonomia universitaria da occasione di sviluppo dei singoli Atenei, come
noi la intendiamo, diventi paravento per una gestione miope e personalistica di un servizio pubblico.
Penso anche che il CNSU possa fare propria la proposta della CRUI di organizzare al più presto
gli Stati Generali sull’Università: docenti e studenti, personale tecnico-amministrativo e mondo
del lavoro, forze politiche di governo di opposizione devono potersi incontrare in una grande assise
nazionale per produrre una strategia d’azione comune che favorisca la crescita reale dei saperi nel
nostro Paese.
Mi preme inoltre condividere con voi una riflessione in me ricorrente: sia la tanta normativa che
il dibattito diffuso trascurano l’obiettivo principale della didattica: formare giovani e prepararli ad
apprendere lungo tutto l’arco della vita. Oggi più che mai vogliamo guardare alla cultura delle idee,
della creatività ed all’esercizio del pensiero che solo una buona cultura generale può dare. Spesso
non ci viene data la possibilità di viverli perché troppo assorbiti da una società individualistica ed
alienante, che ai più vuole distribuire “saperi minimi”, in contrasto con lo spirito stesso della
formazione universitaria, ed a fronte della crescente complessità dei saperi contemporanei. I “saperi
minimi” rischiano di risultare il frutto di una semplice sottrazione quantitativa di nozioni e del
ridimensionamento delle ambizioni dell’Università, per definizione luogo dei “saperi massimi”.
Saperi che necessitano di essere integrati con tirocini e stage formativi aperti alla totalità degli
studenti di ogni corso. (Mi soffermo in particolare sui corsi di Giurisprudenza ed Economia: con
mozione del CNSU abbiamo chiesto al Ministro di programmare l’inserimento del periodo di
praticantato post-laurea all’interno del percorso formativo, con lo scopo di ridurre i tempi di
ingresso nel mondo del lavoro. Non abbiamo ancora risposte concrete.)
In questa particolare fase dell’autonomia didattica, secondo noi, và più che mai rilanciato il
rapporto con lo studente lungo il corso di studi. Gli Atenei devono scommettere su standard di
eccellenza e qualità ed al tempo stesso devono costruire le condizioni ed il clima culturale idonei a
rendere lo studente parte attiva di un processo dinamico e negoziale che giunga a concreti sbocchi
professionali. Solo così i giovani e le famiglie possono tornare a considerare l’alta formazione
viatico per prospettive di vita migliore rispetto a quella di partenza. Solo così possiamo guardare al
mondo dal nostro territorio senza complessi di inferiorità. Quindi immaginiamo l’Università come
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soggetto fondamentale per valorizzare i nostri tanti e diversi territori e le nostre tante e diverse
“intelligenze”.
Valutazione.
Il nuovo assetto universitario apre la strada, peraltro, al tema della valutazione chiave di volta del
moderno sistema formativo basato sull’autonomia universitaria. La scommessa, che sentiamo pure
nostra, è di predisporre sistemi di valutazione e di garanzia della qualità dei singoli corsi di studio,
degli Atenei e dell’intero sistema universitario, nel quale con forza includiamo la necessità di
valutare “i servizi” agli studenti.
Valutazione dei risultati rispetto agli obiettivi e dei fini rispetto ai mezzi, valutazione
dell’efficacia dei processi formativi. Valutazione non solo per la distribuzione dei budgets, ma
soprattutto per indirizzare le scelte di governo alla qualità!
Ad oggi le Università stanno raccogliendo molti dati, che però non vengono utilizzati
efficacemente o lo sono poco. L’utilizzo che se ne fa serve a giustificare i risultati e non per fare
valutazione; non si prende spunto da essi per correggere le azioni. Occorre che i dati siano tradotti
per consentire a chi ne ha la responsabilità, rettori, direttori amministrativi ed organi collegiali, di
prendere decisioni accurate e proficue.
La valutazione della qualità delle politiche universitarie è un tema troppo complesso per pensare
che il Ministero sia in grado di gestirlo con le sue sole forze. Di recente si è persa un’occasione!
Appare dunque naturale per noi proporre una vera e propria Agenzia di Valutazione con funzioni
indipendenti sia dal Governo finanziatore, che dagli Atenei. Un’Agenzia che dia dimensione di
sistema e unitarietà di metodologica.
Insomma occorre creare le condizioni per ottenere nelle Università sia prontezza manageriale
all’interno del controllo pubblico, sia dinamicità ed innovazione all’interno di regole certe e stabili
che abbiano come protagonista lo studente!
In attesa di Agenzie terze e autonome noi chiediamo, con una mozione già presentata al
Ministro, l’introduzione di rappresentanze studentesche nel CNVSU e nei Nuclei di Valutazione
d’Ateneo; gli studenti devono assumere tale responsabilità.
Riordino del CNSU e Partecipazione al CUN
Il CNSU sta elaborando un progetto di riordino dello stesso organismo, senza tradire lo spirito del
legislatore che istituì il Consiglio, che verrà consegnato al Parlamento ed al Governo,. Alcune
proposte,già condivise, sul riordino prevedono la reale affermazione del potere di rappresentanza
riguardano:
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1. la previsione che il Consiglio si esprima con parere in merito alla istituzione di nuove
Università o di nuove “sedi distaccate”
2. la possibilità che il Consiglio si esprima in merito a questioni particolari di singoli Atenei
in conflitto con la normativa nazionale;
3. la revisione del sistema elettorale per il rinnovo del CNSU, volto a garantire una più
diffusa rappresentanza territoriale ed a coinvolgere al voto un numero alto di studenti.
Mi preme altresì evidenziare come attendiamo ormai da troppo tempo il riconoscimento pieno
degli studenti delegati a far parte del CUN, perché ad oggi gli otto studenti del CNSU per
banali cavilli giuridici forse mai affrontati non ne fanno parte a pieno titolo ma solo da invitati.
Auspichiamo di potere dare al più presto il nostro contributo, nella pienezza del nostro ruolo,
nell’ importante organismo consultivo.
Diritto allo studio e Cittadinanza studentesca
Il concetto di diritto allo studio richiede una concreta rivisitazione sostanziale. Il numero di studenti
universitari, circa 1.800.000, e la necessità di internazionalizzare il nostro sistema formativo “in
entrata ed in uscita”, spingono alla costruzione di una vera e propria Cittadinanza Studentesca
imprescindibilmente legata alla creazione di un welfare studentesco aperto, inclusivo, solidale ed
innovativo.
Servono nuovi strumenti normativi ad ogni livello decisionale.
-Non possiamo più rinviare alla stesura e legittimazione dello “STATUTO NAZIONALE dei
DIRITTI e dei DOVERI degli STUDENTI”. Il CNSU avvierà delle consultazioni con le
rappresentanze studentesche e con l’associazionismo universitario dai quali prenderà spunti per la
redazione dello Statuto del quale chiederemo un riconoscimento parlamentare.
-La fase transitoria del nostro sistema formativo, a mio avviso troppo lunga, e le tante e nuove
esigenze degli studenti richiedono l’emanazione di un nuovo DPCM sul diritto allo studio in quanto
il DPCM del 2001 comincia ad essere inadeguato.
-Urge ridare linfa ed immediata applicazione all’accordo del 2003 tra ANCI, CRUI, ANDISU e
CNSU; anche in questo caso prevedendo nuove modifiche, se necessarie, da elaborare in tempi
brevi.
-Occorre un serio impegno politico, su base nazionale e regionale, per aumentare i fondi per il
diritto allo studio e per l’edilizia universitaria; purtroppo le recenti “finanziarie” hanno considerato
il tema come una voce di spesa da far quadrare e non come un investimento sulle nuove generazioni
e per il Paese.
Risulta infatti che il Fondo Integrativo per il diritto allo studio sia stato
decurtato negli ultimi anni, mettendo in difficoltà le Aziende per il Diritto allo Studio. A ciò si
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aggiungano i tagli sui trasferimenti alle Regioni che hanno indotto alcune di esse a tagliare i loro
finanziamenti per il diritto allo studio universitario.
Serve al nostro sistema di welfare studentesco il rafforzamento di alcuni strumenti di intervento e
l’introduzione di nuovi, avendo come priorità la tutela dei giovani con disponibilità economiche
medio-basse ma meritevoli, mettendoli in condizione di poter studiare per poter competere.
Borse di studio
Tanti studenti, pur presentando i criteri richiesti, ovvero risultando idonei per il conseguimento
della borsa di studio, non la ricevono per mancanza di fondi. Questo accade a tre studenti idonei su
dieci. Occorre interrompere questa ingiustizia.
Prestiti, Borse e Part-Time
Consideriamo, poi, che in Italia per i giovani è impossibile accedere al credito durante gli studi e
spesso anche dopo la Laurea.
Il sistema dei prestiti agli studenti ci appare una soluzione, ma non dovranno mai sostituire la
funzione e lo spirito della borsa di studio, non dovranno mai assorbire le risorse occorrenti per il
rilascio delle borse di studio. Ci sembra altresì meritevole di ulteriori investimenti da parte delle
Università, la così detta “borsa-lavoro”, ovvero il lavoro part-time presso le stesse Università,
purché in mansioni confacenti al percorso di studi effettuato.
Abitazioni, Edilizia universitaria e relative normative
È ormai noto a tutti l’annoso fardello del sistema residenziale per studenti.
In Italia, il numero di posti letto messi a disposizione dallo Stato è di 30mila a fronte di una
popolazione di fuori sede di oltre 500mila studenti. Tragica appare poi la situazione del mercato
degli affitti, caratterizzato dalla illegalità.
Nel 2000 fu approvata una legge che prevedeva la costruzione di nuove “case dello studente” in
tutta Italia. Ad oggi non sappiamo cosa i decreti attuativi abbiano prodotto! Occorre un
rifinanziamento cospicuo della legge e bisogna accelerare sul fronte della residenzialità pubblica per
avvicinarci alla media europea e per ottenere anche, di riflesso, il sicuro effetto calmierante del
mercato privato degli affitti.
Si aggiunga la quasi totale inapplicazione della legge 431/98 sostitutiva della legga sull’equocanone. Nonostante siano stati previsti incentivi per i locatori virtuosi, come l’abbassamento
dell’ICI (a Bologna l’azzeramento!) o le deduzioni sull’imponibile IRPEF o sugli oneri di
registrazione, il risultato porta ad un 85% di affitti in nero. Al riguardo, pensiamo sia utile che
l’ANCI promuova campagne pubblicitarie sui citati incentivi.
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Vivere la città
Sempre all’ANCI chiediamo di farsi portavoce tra i Comuni italiani affinché impostino politiche di
accoglienza e di partecipazione per gli studenti, costituendo le “consulte studentesche”, creando
nuovi luoghi di aggregazione culturale ed impostando una politica dei trasporti più efficiente.
Bisogna ricordare che molte città italiane vivono dell’apporto culturale ed economico degli
studenti universitari!
Caro-libri
Accesso al sapere significa anche possibilità per tutti di acquistare i testi universitari.
Il CNSU ha di recente consegnato al Ministro una mozione in merito, promuovendo un riduzione
dei costi per gli studenti che risultano essere idonei alla assegnazione di borse di studio, riducendo
l’aliquota IVA.
Studenti lavoratori
Una rinnovata politica di welfare studentesco ci viene richiesta dai tanti studenti lavoratori, più
della metà (dato almalaurea), si tratta nella maggior parte dei casi di lavori saltuari, occasionali, non
coerenti con gli studi. Sicché, ne concludiamo, che molti giovani lavorano per mantenersi agli studi,
con tutte le difficoltà e le conseguenze negative che ciò comporta loro.
Tasse universitarie e Fondo di Finanziamento Ordinario
Il recente dibattito sulle modalità di raccolta delle risorse utili alle Università hanno fornito accenni
alla liberalizzazione della determinazione delle tasse universitarie.
Allo stato attuale riteniamo assurdo pensare di aumentare indiscriminatamente le tasse agli
studenti per attenuare la mancanza di fondi. Riteniamo invece opportuno che il governo centrale
destini più fondi al FFO decidendo di ergere tra le priorità del Paese la formazione; con l’ultima
“finanziaria” registriamo tagli consistenti.
Pensiamo inoltre che le imprese italiane possano e debbano contribuire a sostenere l’Università
italiana tramite fund-raising, tenendo presente che potrebbero trarre ritorni dai risultati della
Ricerca, che trova o dovrebbe trovare nell’Università la naturale collocazione.
Con un parere del Consiglio sul Fondo di Finanziamento Ordinario, abbiamo proposto
l’attribuzione di incentivi alle sedi universitarie che finalizzano risorse proprie all’implementazione
delle misure per la tutela al diritto allo studio. Tale forma di incentivo deve chiaramente
configurarsi come aggiunta rispetto alle risorse destinate dalle Regioni, che devono comunque
costituire la principale fonte di finanziamento per il diritto allo studio.
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Sempre con parere abbiamo ribadito la necessità di introdurre meccanismi di finanziamento atti a
ridurre il divario esistente fra diversi Atenei, spesso determinata dalle differenti realtà socioeconomiche. Realtà difficili come quelle del Mezzogiorno abbisognano, per la formazione come
per le imprese, di maggiori investimenti del Governo centrale. Lungi da noi semplici provvedimenti
assistenziali!
Internazionalizzazione e Mobilità
La formazione universitaria propende a completarsi se la dimensione culturale volge alla
internazionalizzazione dei saperi, delle esperienze e della capacità attrattiva del nostro sistema
formativo.
Così, se la nostra tradizione è europea, non possiamo rinunciare alla costruzione di ponti
culturali con i Paesi del Mediterraneo.
Purtroppo, secondo le ultime indagini di AlmaLaurea, diminuisce il numero di studenti che
effettua esperienze di studi all’estero (passiamo dal 13,5% dei laureati ai vecchi corsi al 7,1% dei
laureati alla Laurea triennale ed al 9,6% dei laureati in corsi di laurea a ciclo unico). Nel
Mezzogiorno le percentuali diminuiscono ulteriormente per la scarsa propensione degli Atenei a
rafforzare accordi e convenzioni.
È auspicabile implementare le risorse per affermare come strategica, per l’intero Paese, la
mobilità studentesca internazionale.
Di contro il nostro sistema universitario deve sviluppare caratteristiche tali da attrarre studenti,
docenti e ricercatori da tutto il mondo. Se in Italia contiamo circa 200 studenti cinesi, la Francia ne
ospita già circa 6000.
Orientamento
Le politiche sull’orientamento in Italia sembrano crescere, ma troppo spesso si riducono a mera
pubblicità dell’offerta formativa di un Ateneo.
Una sana ed efficace competizione tra gli Atenei deve contenere una seria politica di
orientamento che riguardi non solo la scelta del corso di laurea, ma anche le opportunità per
affrontare al meglio il percorso di studi, la conoscenza dei servizi che si hanno a disposizione, non
dimenticando che oggi più che mai risulta fondamentale l’orientamento al lavoro (l’ANDISU
sembra muoversi in questa direzione).
Alle diverse attività si deve però dare una impostazione capace di promuovere nell’individuo
l’autonomia nelle scelte e la capacità di sapersi orientare.
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Rinnovare e Ringiovanire l’Università e la Ricerca
Sta alla politica indirizzare ed agevolarne il processo.
L’Università è un settore che non va conservato ma potenziato e siamo convinti della necessità di
avviare Riforme dopo decenni di conservazione. Ma, siamo anche convinti che le Riforme vadano
comunque condivise quantomeno con i soggetti direttamente coinvolti. Forse le recenti
manifestazioni, istituzionali e non, ci segnalano la mancanza di condivisione!
Un’azione che ambisce a rinnovare vecchi schemi, come ad esempio il caso della Legge sul
reclutamento dei docenti e dei ricercatori, se crea dure contrapposizioni sulla sostanza, è una
azione destinata a favorire perplessità a prescindere dalla paternità politica dell’azione stessa. I
giovani brillanti quali risposte trovano alla loro ambizione di fare bene, di avviarsi alla carriera
universitaria, di fare Ricerca nel proprio Paese, di non pensare più che ogni singola carriera debba
essere “pilotata”?
Passa anche da qui la sfida per rinnovare e ringiovanire l’Università e la Ricerca, se
consideriamo importante rinnovare e ringiovanire.
Occorre acquisire una chiara conoscenza ed una chiara consapevolezza dei processi in atto a
livello internazionale.
Occorre il coraggio di abbandonare uno stile chiuso ed autoreferenziale che avvolte caratterizza
l’agire politico degli italiani. Mi viene in mente l’annoso problema degli ordini professionali,
quanti disegni di legge, quanti proclami di imminenti aperture o addirittura abolizioni e poi nulla di
fatto. Anzi sempre più alti gli ostacoli per accedervi, anzi sempre più giovani laureati brillanti senza
eredità professionale hanno dovuto abbandonare il loro sogno quasi realizzato.
Conclusioni
Lasciatemi chiudere con un appello.
Per fare politica, ed in particolare per fare politica universitaria, vi è bisogno di passione, di
competenza, di giovani.
Se parliamo di Università lo facciamo perché ci crediamo, perché siamo capaci di entusiasmo e
di creatività, perché, forse, al momento, è la nostra missione, la stessa di tanti altri rappresentanti
degli studenti, di tante associazioni studentesche e degli stessi studenti.
Ne vogliamo parlare e sentir parlare in modo competente, perché abbiamo letto e studiato di
Università, nelle aule a volte piccole, nelle biblioteche a volte sfornite e nelle assemblee spesso
rumorose ma sempre cariche di passione e di fiducia nel futuro, nell’Università e nel Paese.
Senza giovani, Didattica, Ricerca, Università e Paese non hanno né senso né futuro!
Grazie
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