Il Gambero rosso della Louisiana
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Il Gambero rosso della Louisiana
Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 1 Ente Tutela Pesca Friuli Venezia Giulia Il Gambero rosso della Louisiana Aspetti ecologici, biologici e gestionali in Friuli Venezia Giulia Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 2 Realizzazione Ente Tutela Pesca del Friuli Venezia Giulia Testi Giorgio De Luise Foto L’immagine n. 6 è di N. Bressani, l’immagine n. 36 è di M. Ginaroli, le immagini n. 53, 54 sono di Juza Photo, l’immagine n. 55 è di L. Dorigo, le immagini n. 48, 58, 59 sono di S. Devetti, l’immagine di pag. 47 è del Museo di Storia naturale di Venezia, le restanti immagini sono di G. De Luise. Foto di copertina Nivardo Bressani Informazioni Ente Tutela Pesca del Friuli Venezia Giulia Via Colugna, 3 - 33100 - Udine Tel. 0432 551211 e-mail: [email protected] Impaginazione e stampa Tipografia Moro Andrea - Tolmezzo - 2010 Per la citazione di questo volume si raccomanda la seguente dizione De Luise G., 2010 Il Gambero rosso della Louisiana. Aspetti ecologici, biologici e gestionali in Friuli Venezia Giulia Ente Tutela Pesca del Friuli Venezia Giulia, Udine: 1-52 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 3 Sommario Premessa 5 Distribuzione Italiana 7 Distribuzione del Procambarus clarkii nella Regione FVG 10 Riconoscimento della specie Procambarus clarkii 14 Biologia ed Ecologia 21 Le tane del Procambarus clarkii 31 Predatori naturali 42 Gestione e controllo 44 Segnali ambientali riconducibili alla presenza del Procambarus clarkii 46 Principale bibliografia consultata 50 Ringraziamenti 52 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 5 L o studio di quanto accade nelle nostre acque è sempre stato uno dei connotati fondamentali nell’azione dell’Ente Tutela Pesca. Sol- tanto conoscendo le dinamiche degli ecosistemi siamo infatti in grado di comprendere come intervenire per difenderle e gestirle, garantendo così anche alle generazioni future il godimento di questo patrimonio naturale. Questo libro, dedicato al gambero rosso della Louisiana, un nuovo e poco gradito ospite delle acque regionali, che sta mettendo a repentaglio le specie che da sempre hanno abitato i nostri fiumi, conferma appieno la filosofia operativa dell’ETP. La struttura, ancora una volta, diventa protagonista di un’azione di studio e contenimento di animali che, provenienti da altri ecosistemi e purtroppo maldestramente gestiti dall’uomo, stanno colonizzando il nostro ambiente. Su questo versante l’Ente vanta, purtroppo, una lunga esperienza, perché da tempo è impegnato nel limitare la diffusione della savetta e del siluro che tanti danni arrecano ai delicati equilibri delle popolazioni ittiche autoctone. L’arrivo di questo crostaceo, considerato a livello mondiale tra le specie più invasive, apre un nuovo fronte. Come sempre l’ETP, oltre sulle sue competenze, potrà contare anche sulla collaborazione insostituibile degli appassionati ai quali è dedicata questa pubblicazione, frutto di un lungo e meticoloso lavoro di studio. Il volume curato da Giorgio De Luise, oltre a riassumere l’intensa campagna di rilevamenti avviata negli anni scorsi in regione, contiene tutte le indicazioni utili per imparare a riconoscere il Procambarus clarkii. L’Ente conta anche di aggiornare costantemente le mappe della sua diffusione proprio grazie alle segnalazioni di quanti frequentano le acque regionali. Il Presidente dell’Ente Tutela Pesca del Friuli Venezia Giulia Loris Saldan 5 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 6 Presentazione ETP L ’ETP ha compiti istituzionali molto ampi in materia di studio e salvaguardia della fauna ittica, nonché di miglioramento della naturalità dei corsi d’acqua e delle altre acque interne della regione FVG. La Regione stessa riconosce appieno la valenza ricoperta dagli ecosistemi connessi alle acque interne, per le funzioni ambientale, turistica, produttiva e socio-culturale. Da quasi 40 anni, la legge regionale quadro in materia è infatti del 1971, si è infatti individuato nella gestione pubblica della pesca sportiva esercitata nelle acque interne, lo strumento cardine per il governo della biodiversità degli ecosistemi acquatici, compresi quelli inseriti nella rete Natura 2000, anche attraverso un’importantissima presenza del volontariato che alimenta sia la vigilanza (guardie ittiche volontarie) e sia il monitoraggio della fauna (operatori ittici). La Regione inoltre, grazie all’impegno che ha avuto nel campo dell’ittiologia, con le ricerche ed i risultati conseguiti dal lontano 1988, soprattutto per quanto riguarda l’allevamento ed il ripopolamento, rappresenta ancor oggi uno dei punti di riferimento del mondo scientifico europeo in relazione all’astacologia, tanto da vedersi attribuiti citazioni e meriti anche a livello europeo. Sono trascorsi solo quattro anni da quando, nel novembre 2006, è stato presentato e pubblicato dall’Ente Tutela Pesca il libro sui crostacei d’acqua dolce presenti nelle nostre acque che, tra le numerose notizie sulla loro biologia, forniva i risultati dell’ultimo censimento di questa importante fauna acquatica, rilevante bio-indicatore dello stato di salute dei corsi d’acqua. Sono state così identificate tre specie presenti, tutte autoctone. A differenza di molte altre Regioni italiane, la nostra era considerata dagli addetti ai lavori, sino a quel momento, un’ “isola felice”, in quanto ancora immune da altre specie alloctone di gamberi, presenti invece anche nel vicino Veneto, con particolare riferimento alla fattispecie del cosiddetto gambero rosso della Louisiana: il Procambarus clarkii , uno degli ultimi regali faunistici provenienti dalle Americhe. Seguendo le numerose indicazioni pervenute da più parti, circa la possibile presenza del Procambarus clarkii in Friuli Venezia Giulia, nel 2009 l’Ente ha promosso un monitoraggio su alcune acque interne, i cui risultati hanno evidenziato c0me, nonostante gli sforzi profusi per tutelare le specie di gamberi autoctoni, questo crostaceo alloctono sia abbondantemente presente oggi anche nella nostra Regione. A detta degli esperti, questo fatto rappresenta un serio problema, certamente da non sottovalutare per tutta una serie di implicazioni, sia dal punto di vista faunistico e sia per l’ambiente stesso che, come già accade in altre parti, subisce notevoli alterazioni. Per questo motivo, sulla scorta dei risultati emersi dallo specifico studio, l’Ente ha voluto raccogliere in questa guida, le indicazioni utili a tutti coloro che operano sul territorio, per poter riconoscere agevolmente il Procambarus clarkii, anche attraverso i segni e i danni provocati all’ambiente acquatico. Grazie anche alle indicazioni di tutti coloro che avranno modo di incontrarlo o di osservare i corsi d’acqua, l’Ente potrà intervenire in tempo relativamente breve e tenere sotto controllo l’avanzata di questa nuova specie che, di fatto, rappresenta un reale problema per la fauna e per l’ambiente, da gestire attivando una serie di precise iniziative, indispensabili per far fronte alla sua espansione e avviare un mirato piano di intervento per controllarne la presenza. Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 7 Premessa Q uando nel Novembre 2006 sono stati presentati i risultati dell’ultimo censimento dei crostacei d’acqua dolce nel Friuli Venezia Giulia (concluso nel 2004), nelle acque regionali erano presenti esclusivamente specie autoctone ovvero: l’Astacus astacus (1) o gambero nobile, l’Austropotamobius pallipes (2): il gambero comune, l’Austropotamobius torrentium (3): il gambero di torrente ed il Potamon fluvialis1 (4): il granchio d’acqua dolce. 1 (G. De Luise, 2006. I crostacei decapodi d’acqua dolce in Friuli Venezia Giulia. Recenti acquisizioni sul comportamento e sulla distribuzione nelle acque dolci della Regione. Venti anni di studi e ricerche. Marzo 2006, p 91. Ente Tutela Pesca - Regione Friuli Venezia Giulia) In seguito ad alcune segnalazioni di agenti di vigilanza ittico venatoria del corpo forestale regionale e dell’Ente Tutela Pesca sulla presunta presenza di un altro gambero, nel 2009 è stato promosso dall’Ente stesso uno specifico monitoraggio a carattere preliminare su alcune acque della nostra Regione; la ricerca ha interessato 20 Sta- 7 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 8 1. Suddivisione della Regione Friuli Venezia Giulia in 15 Collegi di Pesca (in conformità dell’art. 27 del D.P.G.R. 16/11/72 n.04003/81) 2. Procambarus clarkii sorpreso a terra in un’ area limitrofa alla roggia di Palma (UD) 8 zioni individuate in base alle indicazioni avute, ovvero nei Collegi di Pesca n.2, 3,12,14,15. 1. Collegio di Gorizia 2. Collegio di Sagrado – Monfalcone - Trieste 3. Collegio di Pordenone 4. Collegio di Sacile 5. Collegio di Maniago – Barcis 6. Collegio di Spilimbergo 7. Collegio di S. Vito al Tagliamento 8. Collegio di Pontebba 9. Collegio di Tolmezzo 10. Collegio di Gemona – S. Daniele 11. Collegio di Tarcento – Nimis 12. Collegio di Udine 13. Collegio di Cividale del Friuli 14. Collegio di Codroipo – Latisana 15. Collegio di Cervignano – Palmanova A supporto e ad integrazione dei dati ottenuti dai campionamenti diretti, è stata anche realizzata un’ulteriore indagine utilizzando uno specifico questionario elaborato ed indirizzato ai pescatori di mestiere operanti nelle acque dolci del FVG, finalizzato ad una migliore conoscenza sulla eventuale presenza della specie in oggetto, in modo da ottenere un quadro generale che, seppur preliminare, fosse più aggiornato. I risultati hanno accertato che in alcuni corsi d’acqua regionali risulta ben presente anche un altro crostaceo estraneo alla nostra fauna: il Procambarus clarkii meglio noto come gambero rosso della Louisiana. Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 9 Distribuzione Italiana D a molti anni gli studiosi di tutto il mondo, ed in particolare quelli europei si stanno confrontando sulle problematiche legate alla presenza nelle acque dolci di specie di crostacei aliene. A tal proposito grande attenzione è stata rivolta all’invasione di una di quelle: il Procambarus clarkii (o gambero rosso della Louisiana, conosciuto anche con il nome di gambero killer); si tratta di un crostaceo d’acqua dolce originario degli Stati centro-meridionali nordamericani oggi presenta una distribuzione praticamente cosmopolita, essendo stato ormai introdotto in tutti i Continenti con esclusione dell’Australia, dell’Artide e dell’Antartide. Alcuni aspetti della biologia di P. clarkii (Huner & Lindqvist, 1995), quali la respirazione subaerea (Huner & Barr, 1991), il comportamento alimentare generalista ed opportunista (Mills et al., 1994), l’alta fecondità (Huner, 1988), la resistenza alle malattie (Lindqvist & Huner, 1999), e l’estrema plasticità del suo ciclo biologico (Gherardi et al., 1999) lo hanno reso particolarmente adatto ad esperienze di acquacoltura anche a livello amatoriale. 2.1. Esemplare di P. clarkii allevato per acquariologia Grazie a queste caratteristiche è attualmente considerato il gambero di fiume più diffuso al mondo, con popolazioni naturalizzate praticamente in ogni Continente. In Italia, a scopo di allevamento e a partire dal 1987, è stato importato dalla Spagna, dove era presente già dal’72. Al pari di altre nazioni eu- 9 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 10 ropee, l’inadeguatezza di molti stabilimenti di acquacoltura ha determinato anche nella nostra penisola la fuga di alcuni esemplari e la successiva stabilizzazione di popolazioni riproduttive in habitat naturali. P. clarkii è oggi presente in numerosi stagni, laghi e corsi d’acqua di diverse Province dell’Italia settentrionale e centrale (Gherardi et al., 1999), dove, a differenza di quelle della specie nativa Austropotamobius pallipes italicus, le popolazioni sembrano crescere rapidamente. In Italia, in cui la prima popolazione riproduttiva documentata è stata individuata in Piemonte nel 1989 (Del Mastro, 1992, 1999), la specie è ormai diffusa in molte Regioni: Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna (Mazzoni et al., 1996); Toscana (Baldaccini 1995; Gherardi et al., 1999); Umbria (Dorr et al., 2003); Marche (Gabucci et al. , 1990); Lazio (Gherardi et al., 1999); Abruzzo (Gherardi et al., 1999); Sicilia (D’Angelo & Lo Valvo, 2003). Nel 2005 la presenza di P. clarkii è stata pure accertata in alcuni corsi d’acqua della Sardegna centrosettentrionale. Attualmente è stato rinvenuto anche nel territorio veneziano, ed ora anche in Friuli Venezia Giulia. 3. Province italiane dove sono attualmente presenti in natura popolazioni di P. clarkii; in verde il FVG Ormai il gambero della Louisiana è ritenuto dalla maggior parte degli studiosi la specie aliena più dannosa presente in Italia dove in alcune zone della Lombardia, ad esempio, oggi rappresenta l’invertebrato di 10 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 11 grossa taglia più comune. Un quadro abbastanza esaustivo della sua presenza e distribuzione, può fare riferimento alla seguente descrizione presentata nel 1997 nel corso di uno specifico Convegno sull’argomento e parzialmente revisionata ed aggiornata nel 2008. A. pallipes A. torrentium A. astacus P. leniusculus O. limosus A. leptodactylus C. destructor P. clarkii 4. G. De Luise, A. Sabbadini 1997. Conservation and Enhancement of native crayfish of Italy. Roundtable The introduction of alien species of crayfish in Europe, How to make the best of a bad situation? Firenze, 24-27 Settembre 1997. Aggiornato al 2008 11 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 12 Distribuzione del Procambarus clarkii nella Regione Friuli Venezia Giulia I l ritrovamento di Procambarus clarkii in alcune acque della nostra Regione ha confermato la presenza di questa specie che, nei siti indagati e puntualmente georeferenziati, è risultata essere anche elevata, con percentuali stimate oscillanti da 1,7 a 3 individui/m2. Nell’interpretazione dei dati emersi sono state utilizzate le due seguenti Tabelle: Tab 1. Indice di abbondanza di Moyle & Nichols (1973) modificato Numero individui osservati su un tratto lineare di 50 mt 1-2 3 - 10 11 - 20 21 - 50 Oltre 50 Indice di Abbondanza Tab 2. Indice di struttura di popolazione Livello di struttura della popolazione Popolazione strutturata Popolazione non strutturata con dominanza di individui giovani Popolazione non strutturata con dominanza di individui adulti Indice di Struttura 1 1 2 3 4 5 2 3 Di seguito si riportano sinteticamente i rispettivi Indici di abbondanza e di struttura delle popolazioni catturate, i cui valori sono stati assegnati in modo oggettivo in base al numero e soprattutto alle classi di età e di lunghezza rilevate: Collegio n. 2 3 12 14 14 14 15 15 Indice di abbondanza 5 3 4 2 2 3 3 3 Indice di struttura 1 1 1 2 1 1 1 1 Nonostante che la verifica sia stata condotta solo su alcuni e precisi punti, dai dati della Tabella riassuntiva emerge comunque uno stato di 12 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 13 fatto che vede la presenza di questo gambero purtroppo ben consolidata e ben radicata con tutti gli effetti negativi (ambientali, fisici e faunistici) conseguenti. Questa situazione è particolarmente evidente soprattutto in una zona del monfalconese compresa in un’area SIC (Siti di Importanza Comunitaria) molto vasta (IT333005). In questa zona bisognerà approntare delle soluzione tecniche e pratiche sul lungo periodo, pena la futura alterazione dell’intero territorio, e dove questi animali dovranno essere gestiti secondo le vigenti e specifiche normative comunitarie. Gli animali catturati invece nel Collegio n.14 e nella fattispecie nel Fiume Torsa, ma soprattutto nel Fiume Stella, pur non propriamente coincidenti con l’area SIC (IT 3320026), sono con tutta probabilità ben presenti anche in questa zona protetta. 5. Parte della cattura effettuata nell’area SIC IT333005 nel 2009 6. Esemplare adulto catturato nel fiume Stella 13 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 14 2 Dove è riportato il reticolo relativo alla Carta Tecnica Regionale ed ogni bollino rosso indica il foglio 1:5000 entro cui è compresa la località di ritrovamento. 3 Ovvero la loro capacità di compiere anche grandi spostamenti. 14 La Cartina che segue2, evidenzia l’areale presunto del P. clarkii sul territorio regionale, ed i ritrovamenti accertati durante i campionamenti. È chiaro che la presenza anche nelle acque regionali di questa fauna indigena, deriva da una sua introduzione volontaria a scopo sia di pesca sportiva, sia per utilizzarla come esca viva (a detta degli esperti altamente attrattiva verso alcune specie ittiche), sia alimentare, e sia a scopo amatoriale; tutti questi fattori rappresentano infatti, la principale causa della sua rapida espansione osservata in tutta Europa negli ultimi anni; tali pratiche di transfaunazione attiva hanno sicuramente contribuito alla rapida diffusione della specie, amplificata anche dalla vagilità3 intrinseca di questi animali. Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 15 7. Preparativi per il monitoraggio del P. clarkii in un area all’interno di una azienda agricola in provincia di Gorizia 8. Esemplare di P. clarkii mentre si alimenta in un canale in pieno giorno 15 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 16 Riconoscimento della specie Procambarus clarkii S e comparato ai generi Astacus e Austropotamobius presenti nella nostra Regione, il genere Procambarus al quale appartiene il P. clarkii e che conta oltre 140 specie, si differenzia agevolmente per molteplici caratteristiche. Osservando la morfologia di questi animali, si possono apprezzare macroscopiche differenze soprattutto per quanto riguarda la loro struttura e soprattutto la colorazione del loro corpo; al genere Astacus appartengono animali capaci di raggiungere taglie elevate (talora fino a 300 gr.), al contrario degli individui del genere Austropotamobius che, invece, se rapportati ai primi, risultano di piccola taglia (raggiungono solo in casi eccezionali 130 gr.). 9. Comparazione morfologica generale delle specie presenti in Friuli Venezia Giulia Austropotamobius pallipes 16 Austropotamobius torrentium Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 17 Se si osserva un Procambarus clarkii, lo si distingue immediatamente dai gamberi nostrani principalmente per l’intensa colorazione rossa del suo esoscheletro, particolarmente accentuata sulle chele degli esemplari adulti. Procambarus clarkii Astacus astacus 17 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 18 4 G. De Luise (2003) Guida ai crostacei d’acqua dolce del Friuli Venezia Giulia pp.31- Ente Tutela Pesca del Friuli Venezia Giulia. Le Principali caratteristiche morfologiche sulle quali si basa il riconoscimento delle specie di gamberi attualmente presenti nelle nostre acque, oltre alle dimensioni e alle tipiche colorazioni del corpo4 riguardano soprattutto il rostro con il cefalotorace, le chele e l’addome. 10. Comparazione dei cefalotoraci delle quattro specie: A) Austropotamobius pallipes, B) Austropotamobius torrentium, C) Astacus astacus, D) Procambarus clarkii. Nello specifico: Il cefalotorace del Pallipes termina con un rostro a forma triangolare, depresso dorso ventralmente i cui bordi si presentano convergenti anteriormente in modo regolare verso l’apice; sulla faccia superiore è presente una cresta mediana (Cr) poco marcata e non denticolata; dietro il solco cervicale (Sc) sono presenti lateralmente delle spine (Sp) abbastanza evidenti. I solchi bradiocardici (sbc) sono ben evidenti, distanziati e quasi paralleli. 11. Particolare del cefalotorace di un A. pallipes 18 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 19 Il cefalotorace del Torrentium termina con un rostro a forma leggermente allungata e proporzionalmente più sviluppato di quello del pallipes, i cui bordi convergono leggermente verso la parte anteriore a forma di triangolo equilatero; sulla faccia anteriore non ci sono creste medio dorsali; dietro il solco cervicale (Sc) lateralmente non sono mai presenti spine, ma solo delle leggere protuberanze arrotondate. I due solchi bradiocardici (sbc) sono ben marcati e distanziati. 12. Particolare del cefalotorace di un A. torrentium Il cefalotorace dell’Astacus, più robusto e largo delle altre due specie, termina con un rostro snello a forma di grondaia, con i bordi lisci e quasi paralleli; la parte terminale ha una forma triangolare ben marcata. E’ provvisto di una cresta mediana (Cr) nettamente dentellata (carattere che si può maggiormente apprezzare esaminando il rostro di profilo); dietro il solco cervicale (Sc) sono presenti da una a due spine (Sp). I due solchi bradiocardici (Sbc) risultano arcuati e distanziati tra loro. 13. Particolare del cefalotorace di un A. astacus 19 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 20 Il cefalotorace del Procambarus appare marcatamente granuloso e rugoso sia prima, sia dopo il solco cervicale (Sc). Il rostro, piuttosto breve e stretto, assume una forma triangolare che si allarga progressivamente dall’apice alla base, con i margini laterali provvisti di una sola spina post orbitale. La cresta mediana è assente ed i solchi bradiocardici (Sbc), a differenza delle altre tre specie, sono uniti nella linea mediana. 14. Particolare del cefalotorace di un P. clarkii Un’ulteriore caratteristica distintiva ben evidente è l’addome che, al di là della tipica colorazione dei gamberi nostrani, nel P. clarkii presenta delle bande scure sulla parte dorsale. 15. Comparazione degli addomi delle quattro specie: 1) Austropotamobius pallipes, 2) Austropotamobius torrentium, 3) Astacus astacus, 4) Procambarus clarkii 20 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:01 Pagina 21 Comparando inoltre tra loro le chele delle 4 specie, si possono agevolmente osservare le evidenti e macroscopiche differenze tra quelle delle specie autoctone e quella del clarkii. 16. A.pallipes La chela è robusta e tozza con una superficie finemente granulosa, sul dito fisso è ben evidente uno scalino sul margine interno 17. A.torrentium La chela, che raggiunge maggiori dimensioni nella femmina, appare robusta, tozza e scabra con le ganasce adornate di tubercoli ed incisure di colore giallo aranciato Sc 18. A.astacus La chela è grossa e robusta con le ganasce provviste di evidenti tubercoli, con incavature lungo tutte le dita; sul dito fisso è ben evidente uno scalino (Sc) sul margine interno, ed una parte concava che, delimitata da due tubercoli. Ventralmente entrambe le chele assumono un tipico colore rosso carminio più o meno intenso, sovente tendente all’arancio 19. P.clarkii Le chele sono ben sviluppate con le loro ganasce rugose, uncinate ed ornate di tubercoli e spinule rosse, con i margini le cui rientranze - opposte fra loro - formano un organo di presa estremamente efficace. Sul carpopodite dei due chelipedi è ben visibile un robusto ed arcuato sperone, accompagnato da spine più piccole 21 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 22 A differenza delle nostre specie autoctone infine, se si osserva la parte ventrale di un maschio di clarkii in periodo riproduttivo, sono ben visibili alla base del 3° e 4° paio di pereiopodi dei piccoli denti uncinati. Tale particolarità, esclusiva della famiglia dei Cambaridi, aiuta a trattenere la femmina durante l’accoppiamento. 20. Maschio di Procambarus clarkii in posizione ventrale con i denti uncinati ben visibili in P3 e P4 5 Vengono emesse nel corso dell’accoppiamento che si svolge in modo simile alle altre specie di gamberi; sono una sorta di cilindretti contenenti gli spermatozoi che, a contatto con l’acqua, solidificano in una specie di placca che li conserva attivi per un lungo periodo. 21. Femmina di clarkii in posizione ventrale dove risultano ben visibili gli sbocchi dei due ovidutti (OD) in P3 e l’annulum ventralis (AV) 22 Nella femmina di questa specie poi, le spermatofore5 del maschio vengono ricevute negli appositi ricettacoli seminali che, nei Cambaridi per l’appunto, formano una caratteristica struttura impari mediana, conosciuta con il nome di annulum ventralis. Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 23 Biologia ed Ecologia I risultati ottenuti da numerose ricerche condotte, hanno permesso di definire un quadro sintetico che evidenzia alcune tra le caratteristiche eco-etologiche della specie Procambarus clarkii che ne favoriscono una rapida diffusione in natura: - il suo ciclo biologico altamente plastico, che riflette il ciclo idrogeologico e le variazioni della temperatura dell’acqua delle aree invase (Gutierrez -Yurrita et al., 1999); - la resistenza a stress ambientali, quali temperature estreme (Gherardi & Holdich, 1999; Paglianti & Gherardi, 2002), l’assenza di acqua superficiale, salinità, le basse concentrazioni di ossigeno e la presenza di agenti inquinanti (Gherardi et al., 2002a); - l’uso di tane, come risorsa fondamentale in alcuni momenti delicati del ciclo vitale (muta e riproduzione) e in condizioni ambientali estreme (disseccamento ed elevate temperature); - l’elevata capacità di dispersione attiva (Gherardi et al., 2000; Gherardi et al., 2002b;Gherardi & Barbaresi, 2000; Gherardi et al., 2002c, Barbaresi et al., 2004b); - le abitudini alimentari generaliste (Gherardi et al., in prep.); - la superiorità competitiva rispetto alle specie indigene per le maggiori dimensioni, le chele più grandi ed efficienti e la maggiore aggressività (Gherardi & Cioni, 2004). P. clarkii è un crostaceo estremamente rustico e scavatore, a sviluppo molto rapido, originario da corpi idrici lentici e lotici caldi ove si è adattato anche a luoghi e periodi nei quali le acque possono mancare per molti mesi all’anno. Per questo motivo trova l’ambiente ideale nelle paludi anche solo stagionalmente allagate, nei terreni agricoli ad inondazione periodica come le risaie, nel greto fangoso di corsi d’acqua periodicamente in secca, come pure in canali di bonifica e nelle loro innumerevoli diramazioni; ciò non toglie comunque, che questo gambero non abiti pure in corsi d’acqua perenni, anche di grandi dimensioni. 22. Comparazione delle diverse forme (F1 e F2-pag.23) e colorazioni dei chelipedi, riscontrata in alcuni soggetti catturati 23 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 24 E’ stato accertato che, laddove presente, tende a prendere il sopravvento su altri animali, sia crostacei, sia pesci non predatori, diventando in pochissimo tempo - anche a causa dell’assenza di specifici predatori naturali – l’anello più forte della catena ecologica. In ambiente naturale, il suo ciclo biologico generalmente non supera i 12-18 mesi (Souty-Grosset et al., 2006); è quindi un gambero dalla vita breve ma dalla eccezionale fertilità. 23. Due soggetti F 1 catturati nelle acque del FVG 24. Veduta ventrale di tre femmine catturate nel 2009 nelle acque del FVG: comparazione tra le due forme con l’evidente dimorfismo 24 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 25 P. clarkii può essere considerata una specie cosiddetta r-selezionata, una strategia riproduttiva, questa, tipica dei colonizzatori e di animali che vivono in ambienti instabili. Presenta infatti un’elevata fecondità (300-600 uova), una rapida crescita, una maturità precoce (raggiunta a 3-5 mesi di età e ad una lunghezza totale di 55-125 mm), associata ad una riproduzione annuale multipla. Nella famiglia di appartenenza del Procambarus, quella dei Cambaridi, una volta raggiunta la maturità biologica, si osserva6 l‘alternanza di due differenti forme, definite forma I (F1) e forma II (F2). La forma I corrisponde al gambero sessualmente attivo e viene mantenuta durante tutto il periodo riproduttivo; essa comporta alcune importanti modifiche morfologiche particolarmente evidenti nel ma- 6 a differenza degli Astacidi (ovvero dei gamberi autoctoni europei). 25. Due P. clarkii, a dx forma sessualmente attiva F1, a sinistra la forma sessualmente inattiva F2 26. Femmina ovifera di P. clarkii schio osservando soprattutto le chele che, in questa fase, si allungano e si irrobustiscono (foto 22). La colorazione generale del corpo, prima dai toni tenui e smorti, grigiastro,talora di colore marrone cangiante al verde7 (vedi immagine n.42), in F1 assume una tinta uniforme rosso scuro, su cui spiccano i tubercoli spinosi rosso rubino di tutto l’esoscheletro. Nella femmina invece, tali modifiche risultano meno spettacolari e si limitano semplicemente ad un ingrossamento delle chele. 7 All’occhio di un profano potrebbe essere confuso con il gambero comune. 25 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 26 8 Come avviene per le specie di gamberi che conosciamo. In condizioni normali, alcune settimane dopo l‘accoppiamento (nelle femmine circa tre dopo la schiusa delle uova) il gambero va incontro ad una muta passando nuovamente alla forma II, sessualmente inattiva: le chele risultano più corte e sottili, la colorazione è meno accentuata, si nota l’assenza di uncini, ed i gonopodi del maschio si presentano poco sclerificati. La forma I subentrerà nuovamente, con una muta, al successivo periodo riproduttivo. In realtà, in specie come Procambarus frequentemente si può osservare, una volta raggiunta la maturità sessuale, solo la forma I caratteristica, questa, evidente soprattutto nei soggetti che vivono in acque costantemente calde. Il passaggio dalla fase I alla fase II e viceversa, come già detto avviene attraverso una muta, ma non sono tuttora chiari i fattori che inducono maschi maturi a non esplicare la propria attività riproduttiva almeno per un dato periodo. I risultati di alcuni studi in tal senso (es. Barbaresi et al., 2004), indicano chiaramente che la forma I é più rappresentata nelle classi di taglia maggiori e la forma II in quelle di taglia minore. Il ciclo di maturazione delle uova dura da 6 settimane a 8 mesi (in rapporto alla qualità del sito), l‘incubazione propriamente detta, invece, da 2-3 settimane a 2-3 mesi, sempre in rapporto alla temperatura dell’acqua. Durante questa fase, la femmina non tiene continuamente sommerse le uova8 in quanto, nell’habitat caratteristico di questa specie, l‘acqua (nel periodo riproduttivo, ovvero nei mesi più caldi) è carente di ossigeno, per cui è preferibile che le uova stesse siano esposte sovente all’aria dove, grazie al movimento incessante dei pleopodi ai quali sono attaccate, possono ricevere l’ossigeno necessario al loro sviluppo. La crescita è assai rapida, a temperature comprese fra 20°C e 30°C, il giovane nato può mutare ogni 5-10 giorni; 27. Giovani larve 0+ catturate in provincia di Gorizia 26 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 27 in natura la maturità sessuale, come già visto, in condizioni ottimali del sito acquatico è raggiunta in 3-5 mesi, ovvero tra i 5 ed i 12 cm di lunghezza. Alle nostre latitudini, ed in modo particolare quando l’allagamento dei terreni ha una durata sufficiente, la specie presenta di solito almeno due generazioni all’anno; in altre tipologie di corsi d’acqua a carattere perenne, invece, si è visto che questi crostacei sono in grado di raggiungere persino quattro successive deposizioni annuali. In relazione principalmente alle condizioni idrologiche e alla temperatura dell’acqua (Gutierrez- Yurrita et al., 1999) il ciclo biologico del P. clarkii si è dimostrato estremamente plastico, con il raggiungimento della maturità sessuale in molti casi, ad una taglia che può variare da meno di 45 mm a più di 125 mm, eccezionalmente 150. Un individuo di P. clarkii può superare i 50 g di peso già all’età di 3-5 mesi, ed una femmina di 10 cm di lunghezza può produrre fino a 600 uova per ciascuna deposizione. Come già ricordato, lo sviluppo dei piccoli dipende molto dalla temperatura: esso avviene in circa 2-3 settimane a 22°C, mentre risulta praticamente fermo al di sotto dei 10°C. Le femmine di questa specie, al pari di tutti gli altri crostacei acquidulcicoli, hanno un’estrema cura della loro prole, che proteggono e trasportano anche per lungo tempo, permettendo così ai piccoli di completare il loro sviluppo, non appena le condizioni ambientali diventano favorevoli. Dopo essersi allontanati dalla madre, i giovani crostacei – come già ricordato - mutano frequentemente e per almeno due settimane si alimentano voracemente, assumendo nel frattempo un aspetto simile all’ adulto (Hunter e Barr, 1994, in Ackefors, 1999). Le temperature ottimali per questa specie si collocano tra i 21ed i 27C°, con un blocco della crescita a temperature inferiori a 12° C (Ackefors, 1999); è pure in grado di sopportare condizioni ambientali estreme e vivere a temperature fino a 35°C, limite massimo per la sua sopravvivenza. Esperimenti di laboratorio 28. Giovane esemplare di c.a. 4 cm. catturato nel corso della presente indagine 29. P. clarkii in tana 27 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 28 30. Rappresentazione schematica del percorso di due P. clarkii dotati di microsegnalatore (immagine al centro) che in particolari condizioni possono spostarsi anche velocemente come ben si vede dal tracciato. Da Gherardi & Barbaresi (2001) modificato 9 Tale comportamento è completamento diverso da quello dei gamberi autoctoni che, al contrario, seguono delle precise tappe biologiche dettate, in questo caso, dai gradi giorno dell’acqua come peraltro avviene per le specie ittiche. 28 hanno inoltre appurato la capacità di P. clarkii di sopravvivere e mantenere elevati tassi di accrescimento a temperature maggiori di quelle tollerate dal gambero autoctono (Austropotamobius pallipes), indicando una maggiore possibilità della prima specie di occupare così pure ambienti soggetti a inquinamento termico (Paglianti e Gherardi, 2004). Da un punto di vista comportamentale è interessante notare che P. clarkii alterna due modelli di attività, una fase errante, senza alcuna periodicità quotidiana, caratterizzata da picchi di breve ed elevata velocità di locomozione ed una fase più statica, durante la quale il gambero si nasconde durante il giorno nelle gallerie delle sue tane, emergendo solo al crepuscolo per alimentarsi. Durante la fase errante, i maschi riproduttori sono in grado di spostarsi fino a 17 km in quattro giorni coprendo un’area estremamente vasta. Questa attività intensa aiuta senza dubbio la dispersione di questa specie (Gherardi e Barbaresi, 2000. Infrastruttura nazionale biologica dell’informazione (NBII) & IUCN/CSD invasive specie Specialist Group). Quando il clarkii avverte lo stimolo migratorio esso può percorrere lunghe distanze (anche 3 Km in una notte), spostandosi senza apparenti problemi fuori dall’acqua anche durante il giorno. Il loro successo come colonizzatori è dovuto anche ad una loro tipica strategia definita a sviluppo ritardabile9. Quando arriva in un ambiente, il gambero della Louisiana ne prende rapidamente possesso, occupando qualsiasi habitat molto in fretta, grazie anche al fatto che può adattarsi alle condizioni ambientali più diverse, colonizzando persino le acque salmastre dove, a differenza dei nostri crostacei è in grado di sopravvivere fino a valori del 20‰, tollerando senza Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 29 problemi periodi di disseccamento ed acidità dell’acqua, e potendo vivere in un intervallo di pH compreso fra 5,6 e 10,4. Si ritrova pure in ambienti asfittici con l’Ossigeno inferiore ad 1 mg/l; ciò è possibile grazie alla particolare conformazione della sua camera branchiale che, al pari di altri crostacei, basta che contenga una minima quantità d’acqua per 31. Esemplare di P. clarkii in acque basse alla ricerca di alimento 32. Uno dei tanti canali presenti nell’Area SIC 333005 29 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 30 10 Questa struttura ghiandolare, svolge in parte un’azione paragonabile a quella del fegato dei vertebrati; è formata da numerose cavità dove giungono gli alimenti liquidi e dove grassi, proteine e carboidrati, vengono digeriti grazie agli enzimi secreti dalla ghiandola, 33. Immagine al microscopio di Microcystis aeruginosa 30 poter sfruttare sia l’ossigeno acquatico, sia quello atmosferico integrando al bisogno la respirazione acquatica con quella aerea (Huner & Barr1984); in tal modo il clarkii può così rimanere in acque calde con temperature di 25°C addirittura in anaerobiosi totale fino a 12 ore; lo stesso accade in acque più fredde con valori inferiori a 10°C, dove sopravvive senza apparenti problemi per alcune settimane. In caso di anossia ambientale, può raggiungere le acque basse delle rive od uscire sulla terra ferma proseguendo le sue normali attività. Ciò spiega come questa specie sia capace di restare vitale per lungo tempo all’interno delle profonde tane anche se il sito è stato prosciugato, sfruttando l’umidità del terreno. Un’ulteriore caratteristica che lo contraddistingue dai gamberi presenti nelle nostre acque, è la resistenza che questa specie manifesta a moderate quantità di inquinanti, decisamente superiori a quelle tollerate dalle nostre specie, tanto da rappresentare un serio rischio per la contaminazione dei livelli superiori della catena trofica, uomo incluso; ciò a causa principalmente dell’accumulo di metalli pesanti all’interno dei tessuti dell’animale, in particolare nell’epatopancreas10 e sul suo esoscheletro. Esiste quindi un reale problema di possibile non commestibilità legata evidentemente al luogo dove questi gamberi sono stati pescati, con la conseguente possibilità che le sostanze assorbite dall’animale lo contaminino irrimediabilmente. Utilizzato anche a scopo alimentare, questo crostaceo potrebbe risultare un vettore (ad esempio di piombo) anche per l’uomo. In assenza di certificazioni sanitarie, quindi, la specie se utilizzata a scopo alimentare, potrebbe costituire un pericolo per la salute umana, non quanto per i livelli di metallo pesante accumulato nella parte edi- Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 31 bile, ma soprattutto per le elevate concentrazioni presenti nel contenuto intestinale (spesso difficile da eliminare), derivanti dal sedimento introdotto con alimentazione. Un ulteriore problema è quello dell’altrettanto reale possibilità per questi crostacei di contaminare animali predatori (uomo compreso) con delle tossine. A tal proposito negli ultimi anni, la crescente eutrofizzazione delle acque dolci ha causato la formazione di consistenti fioriture di cianobatteri che, in determinate condizioni ambientali,possono produrre tossine che si accumulano nelle acque e nella fauna ittica, determinando rischi elevati per la salute umana (Carmichael e Falconer, 1993; Cox et al, 2005). Si tratta di sostanze che vengono conglomerate nelle singole alghe, soprattutto nella loro parete cellulare, e rilasciate poi nelle acque a seguito del loro progressivo invecchiamento o della loro morte. Attualmente, in Italia, molte Regioni sono interessare al problema delle fioriture e l’elenco stilato dal Ministero della Salute (1997) – pur datato - comprende 60 specie di alghe tossiche; alcune di queste, però, rilasciano sostanze il cui effetto tossico può colpire anche organismi animali, dai piccoli invertebrati acquatici, ai pesci, agli uccelli interessando alla fine anche l’uomo; è questo il caso della Microcystis aeruginosa ed i connessi problemi che può causare. La sua fioritura si manifesta solitamente a partire dalla seconda metà della primavera, per tutta l’estate e l’autunno ma si sono registrati anche casi di fioriture invernali. Le tossine prodotte, dette microcistine, hanno un effetto epatotossico sui mammiferi, sugli uccelli e sui pesci e, di conseguenza, anche sull’uomo. Da recenti studi si è accertato che molte specie ittiche tendono ad accumulare la microcistina nei propri tessuti ed in particolare nel fegato con ovvi pericoli per il consumatore (Ade e Funari, I999). Per questo motivo il consumo di pesci o crostacei può essere potenzialmente pericoloso anche fuori dai periodi di fioritura algale, provo- 34. Fioritura di Microcystis aeruginosa osservata nel lago di Massaciuccoli 31 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 32 35. Distribuzione in Italia della Microcystis aeruginosa 11 O cefali 32 cando danni cellulari accumulabili nel tempo; l’organo bersaglio è il fegato ma la tossina sembra esercitare anche un’attività di promotore tumorale (Ade e Funari, I999). A parità di peso, le microcistine sono 20 volte più potenti dell’acido cianidrico e della stricnina (Bruno et al.,2004). Dal momento che non esistono antidoti per le tossine prodotte dai cianobatteri (Morari, 1999), risulta essenziale garantire la sicurezza sanitaria del prodotto pescato e commercializzato in aree con presenza di tale fenomeno algale. E’ quello che è accaduto qualche tempo fa nel lago di Massaciuccoli dove, proprio durante il periodo estivo quando l’attività di pesca è più produttiva, nell’intero bacino sono stare messe in atto misure cautelative di divieto di pesca a causa delle consistenti fioriture di M. aeruginosa (Simoni et al., 2004). Sebbene non fossero stare osservate morie di pesci e di gamberi attribuibili a tali esplosioni algali (Simoni et al.,2004), le concentrazioni di microcistina rinvenute sono risultate superiori al limite raccomandato, inducendo i Comuni del comprensorio ad emanare nel 2002 e nel 2003, il divieto di pesca di entrambe le specie a Massaciuccoli (Simoni et al.,2004). Da analisi effettuate su campioni dell’ittiofauna prelevati durante detto fenomeno, è risultato che le maggiori concentrazioni di microcistina erano presenti, oltre che nel fegato dei Muggini11, nella parte anteriore (cefalotorace) di P. clarkii (Simoni et al.,2004). con concentrazioni medie di 218.9 μg/kg e le massime di 1092μg/kg. Un dato rassicurante è comunque che nella parte edule del gambero, la tossina è stata riscontrata in quantità minimali anche se l’intestino, l’organo che risulta il maggior accumulatore, spesso viene ingerito dal consumatore assieme all’addome. Tuttavia, l‘asportazione del telson del gambero ne comporta la rimozione, escludendolo quindi dal consumo (Vasconcelos et al., 2001). Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 33 Le tane del Procambarus clarkii La tolleranza del P. clarkii a condizioni ambientali estreme può essere messa in relazione sia ad adattamenti fisiologici sia al suo comportamento di scavo ed occupazione delle caratteristiche tane. Tali strutture, infatti rappresentano per questa specie una risorsa fondamentale, sia per la difesa da predatori in momenti critici del ciclo vitale, quali la muta e la riproduzione, sia per le condizioni di assenza di acqua superficiale e di temperature estreme. In ambienti idonei, lo scavo può essere intensivo e produrre danni, ben documentati nel caso di aree agricole. La plasticità comportamentale della specie è confermata anche dalle sue abitudini trofiche; a tal proposito,infatti, a seconda degli ambienti l’animale passa da una dieta detritivora ad una basata sul consumo di materiale vegetale fresco e viceversa, con una netta variazione della proporzione tra il materiale vegetale e quello animale ingeriti, a favore del secondo. Quando poi le risorse sono limitate, il clarkii si nutre di ciò che è maggiormente disponibile nell’habitat. Nel corso di eventi siccitosi o, comunque, durante i periodi asciutti si ritira nelle tane, scavate fino alla profondità di oltre 2 metri (ma si segnalano rifugi fino anche a 5 metri). In proposito si sono riscontrate sostanziali differenze di tali comportamenti tra le diverse aree geografiche, sia nella durata del periodo di inattività trascorso all’interno della tana (ibernazione/estivazione), sia nel periodo dell’anno in cui questo si realizza, come pure nel numero di eventi riproduttivi. Uno studio condotto su una popolazione italiana (Gherardi et al., 1999b) ha dimostrato, ad esempio, che il periodo di ibernazione in tana si protrae per tutto l’inverno (Novembre-Marzo) e che si realizzano due eventi riproduttivi, uno in primavera e uno alla fine dell’estate. In ogni caso, anche in presenza di un livello idrico normale, i gamberi utilizzano abitualmente le loro tane come rifugio contro i predatori ed in ciascuna di esse possono coabitare anche 50 animali. In base al comportamento sempre legato alla tana, generalmente i gamberi sono classificati come scavatori primari, secondari e terziari. Come già ricordato, il clarkii viene normalmente considerato uno sca- 36. Esemplare di P. clarkii mentre sta scavando una tana 33 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 34 vatore secondario/terziario: questa specie vive infatti in acque libere e si ritira nei rifugi durante condizioni ambientali sfavorevoli (fasi di disseccamento e di gelo) e durante alcune fasi vulnerabili del suo ciclo biologico (es. femmine in prossimità di ovo deposizione, od individui appena mutati) (Huner & Barr, 1984); a questo proposito Hobbs (1981) ha fornito un’eccellente descrizione del comportamento di scavo di P. clarkii, oltre che fornire una classificazione delle diverse categorie e tipologie di tali ricoveri. Di solito la tana più semplice è una struttura subverticale completamente sommersa, raramente più lunga di 15 cm e serve come rifugio temporaneo (Barbaresi et al., 2004a). Tane sub-verticali leggermente più complesse, inoltre, sono frequentemente associate a radici e grovigli di vegetazione, e risultano lunghe da 40 a 90 cm e talvolta occluse da tappi di fango. Queste tane possono accogliere da 4 a 10 gamberi. Rifugi ancora più complessi sono orizzontali a forma di “U” (Parker, 1974; Huner e Barr, 1984) e presentano molti rami e camere laterali dove si possono trovare, come già visto, fino a 50 esemplari riuniti assieme. 37. Tipologie costruttive di rifugi di Procambarus con evidenziati i siti di stazionamento del gambero all’interno della tana e le diverse strategie di estivazione sul fondo dei bacini in secca durante i periodi più caldi rispetto al livello idrico. (da A. mancini, 1986:Astacicoltura, allevamento e pesca dei gamberi d’acqua dolce. Edagricole, Bologna- modificato) 34 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 35 L’attività di scavo si realizza prevalentemente di notte, ma alcune specie di gambero, incluso il clarkii, possono scavare anche durante le ore diurne (Gherardi & Barbaresi, 2000). Un elevato numero di studi (Grow & Merchant, 1979; Grow, 1982; Richardson, 1983; Rogers & Huner, 1985; Hobbs & Whiteman, 1991) a tal proposito, ha evidenziato che questi gamberi sono incapaci di costruire tane permanenti in suoli in cui il sedimento è costituito da frazioni di dimensioni maggiori di quelle della sabbia (superiori cioè a 2 mm) e in cui non vi sia presente dell’acqua libera (Gherardi, 2002; Ilhéu et al., 2003). 38. Uscita secondaria di una tana osservata ad oltre due metri dal bordo del corso d’acqua 35 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 36 39. Particolare dell’ingresso di tane di P. clarkii osservate in prov. di Gorizia 40. Bordo di un canale in provincia di Gorizia con presenza di una colonia di P. clarkii 36 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 37 In condizioni favorevoli di terreno e umidità e se presenti in numero consistente, i gamberi di questa specie possono smuovere fino a 40.000 Kg/ha di suolo migliorando sì l’ossigenazione dei terreni ma portando quasi sempre alla distruzione degli argini. Il Procambarus è infatti considerato una vera calamità in molti Paesi, proprio a causa dei danni prodotti dalle attività di scavo alle coltivazioni agricole (Hobbs et al., 1989). Quando l’escavazione delle tane è intensa, può difatti causare seri danni ad aree agricole e ricreative, danneggiando ad esempio piantagioni di riso, dighe, argini di canali di irrigazione, di fiumi e di laghi 41. P. clarkii che si dirige verso una tana 42. Particolare di un esemplare mentre entra nella tana; si noti la sua colorazione verdastra (vedi pag. 21) 37 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 38 (Huner, 1988; Correia & Ferriera, 1995; Anastàcio & Marques, 1997), come pure la vegetazione riparia. L’impatto su queste piante, oggetto di un numerosi lavori (Richardson & Wrong, 1995), è principalmente legato alla costruzione di tane da parte di P. clarkii associato poi ad un 43. Cedimento strutturale di un tratto della sponda destra della roggia di Mortegliano causata dall’attività di scavo del P. clarkii effetto esercitato da fattori ambientali come le piogge, le temperature elevate e l’aridità del terreno, I risultati inerenti l’effetto diretto esercitato dall’attività di scavo di P. clarkii, mostrano che circa la metà delle specie sotto cui sono costruite le tane, più evidenti in Phragmites australis e Carex elata, subiscono un danno a causa di una maggiore esposizione delle radici all’aria e ad uno stato di secchezza maggiore. Ulteriori studi hanno dimostrato inoltre gli effetti sinergici nel tempo dell’attività di scavo e dell’attività alimentare di P. clarkii nei confronti di queste specie di macrofite. E’ stato infatti notato che l’attività alimentare di P. clarkii può provocare danni sulla specie P. australis, con taglio alla base delle piante, e Carex elata con consumo delle radici (R. Petrini, ex verbis). Un ulteriore impatto dei nascondigli di questo animale sull’habitat è l’incremento della torbidità dell’acqua con la successiva riduzione della penetrazione della luce e della produzione e crescita delle piante (Anastácio & Marques, 1997; Angeler et al., 2001). A tal proposito un chiaro segnale della sua presenza è dato anche dalla diminuzione della vegetazione e dall’intorbidimento delle acque, causato sia dal continuo lavoro di scavo per le tane, sia dalla maggiore den- 38 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 39 44. Stagno con massiccia presenza di P. clarkii e con evidente intorbidimento dell’acqua causato dalla intensa attività di scavo degli animali sità del fitoplancton dovuta all’eutrofizzazione provocata dagli animali stessi. In definitiva dove questo crostaceo si insedia provoca un doppio danno che è praticamente impossibile sanare, sia a livello fisico minando la stabilità degli argini dei corsi d’acqua e delle coltivazioni agricole, sia a livello faunistico. 45. Particolare di un argine in un’Azienda agricola del monfalconese con numerose tane di Clarkii 39 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 40 46. Particolare di alcuni degli argini interessati dall’attività di scavo dei crostacei 47. Evidente infiltrazione spondale interessante un tratto di c.a. 20 metri 40 Come si può osservare dalle due immagini di un sito friulano, l’attività di scavo di questi animali, unitamente alla loro elevata presenza, evidenziano i chiari segni di indebolimento e di demolizione degli argini, come pure le palesi infiltrazioni che preludono ad un prossimo crollo degli stessi, con effetti analoghi a quelli causati dalle Nutrie (Myocastor coypus). Sopravvive anche in acque occasionalmente coperte da ghiaccio, ed è Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 41 stato appurato che alle nostre latitudini è in grado di acclimatarsi anche in siti montani fino a circa 1200 m s.l.m.. La presenza di popolazioni riproduttive in alcune aree dell’Europa centro-settentrionale (Gherardi e Holdich,1999) sembra infatti indicare che le basse temperature non costituiscono, come al contrario riportato in letteratura, un fattore limitante il successo riproduttivo e la distribuzione della specie. Non va poi dimenticato che questo crostaceo alberga facilmente sia in pozze e canali, sia negli stagni come pure nei fossi e torrentelli, estendendo il proprio areale fino alla collina e alle medie montagne. Riguardo alla sua dieta, essa è alquanto varia, cibandosi di ogni sostanza organica disponibile, animale e vegetale. Questo gambero è anche in grado di catturare e manipolare molto più velocemente le prede rispetto ai nostri crostacei ed è capace di cibarsi di alimenti nuovi mai visti prima. Pur essendo onnivori e sovente – al pari di tutti i crostacei - anche cannibali, il regime alimentare degli adulti di P. clarkii è principalmente vegetariano, cibandosi preferibilmente di macrofite 48. Esemplare adulto di P. clarkii in prossimità del canale Brancolo (provincia di Gorizia) 49. Esemplare adulto catturato con bilancino innescato con del fegato suino 41 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 42 (prediligendo ad esempio il Myriophyllum, la Chara, il Potamogeton e la Nymphaea), secondariamente è detritivoro con delle varianti a seconda delle età e della stagione, al contrario dei giovani che invece preferiscono i macroinvertebrati. Dal punto di vista biologico, la presenza di popolazioni naturalizzate di gamberi non indigeni, che spesso raggiungono densità maggiori rispetto a quelli nativi, può produrre diversi cambiamenti. In particolare, il loro comportamento alimentare, soprattutto su molluschi, insetti, anfibi, pesci e macrofite, può indurre pesanti modificazioni nella rete trofica, giungendo perfino all’eliminazione di alcune specie (Nyström,1999); alcuni macroinvertebrati molto diffusi e comuni anche nelle nostre acque, oggi sono diventati estremamente rari (ad esempio Gasteropodi del genere Limnea e Planorbis). Anche certe macrofite acquatiche, di notevole interesse floristico ed abbondanti in molti siti acquatici fino a pochi anni fa, sono oggi scomparse o ridotte a pochi esemplari. Un’altra caratteristica negativa del gambero della Louisiana è che, se presente, preda attivamente soprattutto girini e piccoli anfibi, ivi compresi i sempre più minacciati Tritoni, ma anche piccoli pesci e loro avannotti. Nonostante le abitudini vegetariane, nel corso della presente ricerca si è osservato che, laddove l’ittiofauna non carnivora abbonda, essa diviene la componente alimentare principale di questa specie. Nell’elenco dell’ittiofauna predate fa eccezione la Gambusia (Gambusia affinis) che non sembra diminuire in presenza di P. clarkii, probabilmente perché questi pesci rappresentano delle prede estremamente mobili 50. P. clarkii incontrato sulla terraferma, lontano dal corso d’acqua in atteggiamento di difesa 42 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 43 e quindi difficilmente catturabili (D’Abramo & Robinson, 1989; Ilhéu & Bernardo, 1993ab). In base a quanto affermato da Ilhéu & Bernardo (1993ab) e Lowery & Mendes (1977), P. clarkii oltre ai vari pesci vivi, cattura più velocemente quelli ammalati o con lesioni e mutilazioni ed, in alcuni casi, causa danni sub-letali soprattutto agli avannotti. In generale, comunque, i cambiamenti riscontrati nelle comunità di pesci a causa dell’introduzione di gamberi non indigeni (Lodge et al., 1994) sono associati alla capacità di queste specie di predare uova (Dean,1969; Magnuson et al., 1975; Savino & Miller, 1991; Miller et al., 1992; Ilhéu & Bernardo,1993ab; Love & Savino, 1993; Rubin & Svensson, 1993; Guan & Wiles, 1997) e, come già visto, di alterare l’habitat attraverso il consumo selettivo di macrofite (Serol & Coler, 1975; Lodge& Lorman, 1987). Dal punto di vista sanitario, è stato ampiamente accertato che il gambero della Louisiana sovente è portatore sano della Peste dei gamberi, veicolata dal fungo Aphanomyces astaci (Schikora) trasmettendo così la patologia ai gamberi autoctoni presenti; può anche essere affetto da alcune forme virali che possono rivelarsi dannose sia per gli allevamenti ittici ed astacicoli, ma che non risultano efficaci per controllare le popolazioni naturalizzate di P. clarkii. Oltre ad essere un vincente competitore dei gamberi autoctoni, come l’Austropotamobius pallipes italicus, questo animale ne favorisce il contagio, sia direttamente che indirettamente; ciò a causa dei pescatori, dei pesci e degli uccelli che lo predano che possono contribuire alla diffusione dei rispettivi agenti eziologici, spore in primis. Non a caso è proprio di pochi mesi fa la notizia della ricomparsa della Peste del gambero in popolazioni di A. pallipes dell’Abruzzo, del Lazio e della Toscana dovuta con tutta probabilità alla diffusione di P. clarkii in questi areali. 51. P. clarkii mentre si alimenta con un pesce appena catturato 52. Resti di pesce adulto predato da Clarkii tratto da un fotogramma di un video 43 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 44 Predatori naturali 53. Airone bianco (Casmerodius albus) con un P. clarkii appena catturato 44 Nella Regione di origine, la popolazione di questi gamberi è tenuta sotto controllo grazie alla predazione non solo di vari uccelli, tra cui particolarmente efficienti i Cormorani, gli Ardeidi, i Corvidi, i Falchi ed i Gufi, ma anche di Lontre,Visoni, Procioni e Rettili, inclusi Tartarughe e Alligatori, come pure da pesci predatori di grande taglia. Non sono invece segnalati specifici nemici naturali a livello di parassiti o batteri. In Italia non si può fare assegnamento su un’altrettanto ricca fauna selvatica per la naturale limitazione di P. clarkii. Siamo perciò praticamente senza difese, salvo l’aiuto che ci possono dare alcuni uccelli che hanno imparato a cibarsene (Aironi, Garzette, Tarabusi ad esempio, come pure dei ratti presenti in zona), come dimostrano gli abbondanti residui di gamberi lungo il perimetro dei luoghi umidi infestati. Da noi ha ancora troppo pochi nemici naturali, ed è evitato anche da svariati uccelli ittiofagi, soprattutto di piccola taglia, perché molto battagliero e capace di difendersi con le chele e la coda e causare anche ferite e lesioni ai malcapitati predatori soprattutto a livello gastro esofageo. In molte altre aree italiane dove questo gambero è da tempo presente, si è visto che alla comparsa di popolazioni ad alta densità di P. clarkii è associata la sempre più diffusa utilizzazione di questa specie come preda da Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 45 parte di alcune specie di uccelli; resti di gamberi sono infatti sempre più spesso rinvenuti intorno alle garzaie in particolar modo durante il periodo riproduttivo di molti Ardeidi; da un confronto con i dati relativi all’alimentazione di questi uccelli nelle fasi pre e post invasione di P. clarkii, si è visto che le catene alimentari dell’ecosistema si sono nettamente semplificate. In pratica, il Gambero della Louisiana è andato a sostituire nella dieta degli Aironi (ma probabilmente anche di altri gruppi) quell’ampio spettro di prede che in passato era costituito dagli invertebrati acquatici e dagli anfibi. In questi siti inoltre, la diversa distribuzione di individui mutilati nelle varie classi di taglia, potrebbe riflettere la presenza di un maggiore comportamento difensivo nei confronti di predatori da parte di animali più piccoli. Casualmente può essere predato anche da specie onnivore come la Folaga che, pur con un regime alimentare principalmente vegetariano, se riesce, non disdegna questo animale con cui condivide l’habitat. Ricerche di campo condotte per oltre un decennio anche nel nostro Paese su certe specie di pesci, hanno accertato che alcune di esse si cibano di questi gamberi. Tra i pesci autoctoni, soprattutto il Luccio (Esox lucius) ed il pesce Gatto (Ictalurus melas) predano attivamente il Procambarus; merita inoltre ricordare anche l’Anguilla (Anguilla anguilla) che si è dimostrata un’ efficiente predatrice di questo crostaceo ed in particolar modo delle sue forme giovanili; non a caso in Svizzera si è tentato di utilizzarla per controllarne le popolazioni. 54. Folaga (Fulica atra) con un P. clarkii di notevoli dimensioni 45 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 46 Gestione e controllo Molti Paesi europei e Regioni italiane, da tempo si sono mosse legiferando in materia e, non a caso, la UE ha certificato che il Procambarus rientra nella lista delle 100 specie invasive più pericolose al mondo (Delivering Alien Invasive Species Inventories for Europe). Seguendo le diverse esperienze europee in questo specifico campo,i provvedimenti tecnici e politici che dovranno essere intrapresi senza esitare nella nostra Regione, possono essere riassunti e sintetizzati nei seguenti punti con le rispettive priorità di intervento: - prosieguo del monitoraggio del P. clarkii in forma più mirata ed analitica; - tutoraggio degli agenti di vigilanza di ogni corpo di appartenenza (regionale, provinciale e dello Stato); - verifica della possibilità di estendere la cattura da parte dei pescatori sportivi di questa specie, inserendola a titolo nel Calendario di pesca con le ovvie regolamentazioni; - tutoraggio di un limitato e scelto numero di soggetti in possesso della licenza di pesca al fine di rilasciare una specifica delega atta alla cattura del Clarkii senza limiti temporali e con ogni mezzo consentito; in questo caso, ovviamente, dovrà essere predisposto un apposito piano di intervento con l’obbligatorietà di istituire un punto di controllo del pescato; - nella reale impossibilità di eradicarla, messa a punto di un piano di catture selettive della specie nell’area SIC, al fine di mantenere la popolazione a un livello non virulento; - coinvolgimento dell’ARPA per la verifica dei bioaccumuli e delle fitotossine con particolare riguardo all’area di transizione della zona Alberoni; ciò perché l’utilizzazione del materiale pescato deve essere valuta attentamente, soprattutto se il prodotto viene destinato a scopi alimentari od immesso, come già accaduto sul mercato di Grado. In questo senso sono necessarie analisi approfondite per accertare se tali animali risulteranno commestibili; - coinvolgimento diretto della Protezione civile al fine di monitorate altre aree che presentino caratteristiche di argini in fase di smottamento e che siano attribuibili con la presenza di questa specie; - sempre nelle aree SIC, redazione di un piano strategico tecnico atto alla sperimentazione della immissione di specie ittiche predatrici almeno a stadio sub adulto (Luccio e pesce Gatto in particolare) con il successivo monitoraggio degli incrementi ponderali delle 46 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 47 - stesse, e puntuale verifica dei contenuti stomacali di un campione (atti ad accertare l’avvenuta predazione dei crostacei), in contemporanea al prosieguo del monitoraggio del P. clarkii; notifica dei risultati ai competenti Organi del Ministero dell’Ambiente; istituzione di un tavolo tecnico con le Amministrazioni pubbliche confinanti (già interessate al problema), ampliando- se è il caso anche la collaborazione transfrontaliera con la vicina Slovenia e Austria. 55. Esemplare di P. clarkii rinvenuto in Provincia di Gorizia nelle vicinanze del canale Brancolo 47 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 48 Segnali ambientali riconducibili alla presenza del Procambarus clarkii 56. Resti di P. clarkii sparsi su un’ampia zona del monfalconese 57. Resti di P. clarkii osservati in due distinte stagioni sotto alcune garzaie 48 Uno dei segni maggiormente visibili della presenza di P. clarkii che si possono osservare lungo gli argini di corsi d’acqua è senza dubbio quello legato all’attività di scavo di questi animali (tane) con fori singoli, ma più spesso associati sulle pareti; unitamente alla loro elevata presenza, si evidenziano inoltre fenomeni di alterazione e demolizione degli argini, come pure infiltrazioni che preludono ad un loro prossimo crollo. Un altro segnale che ci permette di verificare la presenza di questa specie nei siti che stiamo visitando, è fornita da loro resti sparsi nelle vicinanze dei corsi d’acqua, rinvenibili anche a notevoli distanze dagli stessi; questi reperti derivano sia dalla predazione di animali, sia dall’attività erratica della specie che, se compiuta in situazioni ambientali avverse, porta alla morte dell’animale lontano dall’acqua. Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 49 Si ricorda infine che, qualora vengano avvistati, segnalati od ancor meglio catturati esemplari di P. clarkii sulla terraferma (o come nel nostro caso su una strada) questo è un inequivocabile segnale di una loro elevata presenza in quel territorio, e non bisognerebbe indugiare nell’attivarsi con ogni mezzo! 58. Esemplare maschio rinvenuto in pieno giorno da un agente della stazione forestale di Monfalcone lungo la strada che costeggia il canale Brancolo (Go) 49 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 50 In conclusione se abbiamo la fortuna, o per meglio dire sfortuna di incontrare questo crostaceo o di presumerne la presenza, è opportuno avvisare senza indugio il personale dell’Ente Tutela Pesca; solo così i tecnici potranno aggiornare la mappa della sua espansione per far fronte, dove è ancora possibile, a questa nuova emergenza ambientale che, a detta degli esperti, è per molti versi paragonabile a quella della più conosciuta zanzara tigre per la cui lotta vengono tuttora impiegate notevoli risorse soprattutto economiche, senza comunque riuscire a debellarla. E’ bene ricordare che questo problema faunistico è più grave di altre introduzioni animali legate all’ambiente acquatico (vedi la Nutria) e, anche se non viene percepito dalla maggior parte delle persone e degli Enti pubblici a causa della sua apparente invisibilità, quando le conseguenze ambientali (sia fisiche, sia biologiche) diverranno palesi, sarà ormai troppo tardi. 59. P. clarkii catturato all’interno della Riserva naturale regionale Foce dell’Isonzo 50 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 51 51 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 52 Principale bibliografia consultata Achefors,1999. The positive effects of established crayfish introductions in Europe. Crustacean Issues, 11: 49-61. Alderman D.J., Polglase J., (1988). Phatogens, parasites and commensales. Freshwater crayfish: biology, management and exploitation, pp. 167-212 Aquiloni et All., 2006. The effects of X-ray irradiation on the reproductive potential of invasive crayfish. 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Atti del convegno: “I biologi e l’ambiente oltre il 2000...”. Venezia 22-23 novembre 1996. Froglia C.,1978. Guide per i l riconoscimento delle specie animali del le acque interne italiane. 4-Decapodi (Crustacea, Decapoda). C.N.R. AQ/1/9, Verona. 39 pp. Gherardi,2000. Infrastruttura nazionale biologica dell'informazione (NBII) & IUCN/CSD invasive specie Specialist Group. Gherardi et All, 1999. Crayfish in Europe as alien species. How to make the best of a bad situation? A. A. Balkema, Rotterdam, pp. XI + 299. Hobbs, 1974. A checklist of the north and middle american crayfishes (Astacidae and Cambaridae). Smithsonian Contr ib. Zool . , N° 116. 52 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 53 Holdich, 1988. The danger s of introducing alien animal swith particular reference to crayfish. Freshwater Crayfish, 7: 15-30. Holdich,1988. The dangers of introducing alien animal with particular reference to crayfish. Freshwater Crayfish, 7: 15-30. Mancini A. , 1986. 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Paolo Stefanelli, Direttore dell’Ente Tutela Pesca per aver validamente contribuito all’impostazione della presente pubblicazione; gli agenti C.F.R. della Stazione forestale di Monfalcone, ed in particolare l’ispettore sig. Devetti Silvano che, oltre ad aver individuato per primi questo crostaceo, si sono prontamente adoperati per le ricerche all’interno dell’area SIC IT3330005; il M.llo C.F.R. Ervin Zorzin in servizio presso l’Ente Tutela Pesca per aver egregiamente coordinato le operazioni di campagna ed aver gestito i questionari rivolti ai pescatori di mestiere operanti nelle acque interne della nostra Regione; le Guardie ittiche dell’Ente Tutela Pesca: sig. Daniele Larice e sig. Bruno Tosolini per essersi ripetutamente prodigati nella cattura di esemplari presenti in un’area limitrofa alla roggia di Palma, sig. Nivardo Bressani per aver fornito utili indicazioni per le ricerche sul fiume Torsa. 54 Il Gambero_15x21 OK:Layout 1 11/06/10 09:02 Pagina 55