TITOLO Troy REGIA Wolfgang Petersen INTERPRETI Brad Pitt, Eric
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TITOLO Troy REGIA Wolfgang Petersen INTERPRETI Brad Pitt, Eric
Troy Wolfgang Petersen Brad Pitt, Eric Bana, Orlando Bloom, Diane Kruger, Sean Bean, Brian Cox, Peter O'Toole, Brendan Gleeson, Saffron Burrows Azione - Guerra GENERE 163 min. - Colore DURATA USA - 2004 PRODUZIONE Nel 1193 A.C., Paride, principe di Troia, rapisce Elena, regina di Sparta e moglie di Menelao. Questo sarà l'eventò che scatenerà la guerra tra la Grecia micenea e Troia, una guerra lunga dieci anni che vedrà protagonisti due eroi contrapposti: Achille per i greci ed Ettore per i troiani TITOLO REGIA INTERPRETI “Ti dirò un segreto, una cosa che non insegnano. Gli Dei ci invidiano, ci invidiano perché siamo mortali, perché ogni momento può essere l'ultimo per noi, ogni cosa è più bella per i condannati a morte.. E tu non sarai mai più bella di quanto sei ora, questo momento non tornerà..” Trasposizione abbastanza fedele dell'Iliade, il manoscritto di Omero che narra le vicende relative alla guerra di Troia, "Troy" è uno dei film più belli dell'ultimo periodo. Basato su vicende inventate, ma incredibilmente verosimili, fino a pochi anni fa si pensava che Troia non esistesse, oggi sappiamo che è esistita e fu distrutta, ma l'Iliade e l'Odissea sono opere di fantasia. Il film cattura lo spettatore trasportandolo in un turbinare di azione, onore, eroi, grandi amori e patriottismo. Il tutto reso senza esagerazioni, senza sbilanciamenti, senza errori narrativi grossolani. Gran parte della bellezza del film va quindi ricercata proprio nella trama e nella sceneggiatura che è tratta fedelmente dall'opera del narratore greco, Omero. Il principale fattore di infedeltà alla storia da cui il film è tratto consiste nel fatto che Troy è depurato di ogni elemento mitologico, e la vicenda narrata è resa molto simile a un resoconto storico. Ma anche la recitazione è ottima: gli attori sono incredibilmente coinvolgenti, e persino Brad Pitt, che a prima impressione potrebbe sembrare troppo minuto per vestire i panni dell'eroe Achille, recita la parte in maniera egregia calandosi perfettamente nella parte. Il regista riesce a rendere alla perfezione odi, rancori, amori e gli altri stati d'animi che caratterizzano i personaggi durante la narrazione. Tuttavia forse a causa delle musiche non eccezionali e della ricostruzione che cerca di essere il più possibile similstorica e non esagerata, il film non raggiunge capolavori come "Il Gladiatore". Insomma, un film stupendo, pieno di atmosfera, azione, passione e pathos. Un film che piacerà non solo a chi ama i film di guerra e azione, ma anche a chi apprezza i capolavori della letteratura Omerica. Gli uomini hanno sempre combattuto guerre. Alcuni per il potere, alcuni per la gloria, altri per amore. Nell'antica Grecia, la passione fra i due più leggendari amanti della storia, Paride principe di Troia (Orlando Bloom) e Elena (Dianr Kruger) regina di Sparta, scatena una guerra che distruggerà una civiltà. Quando Paride sottrae Elena al marito, il re Menelao (Brendan Gleeson), compie un'offesa che non può essere tollerata. L'orgoglio della famiglia deve essere vendicato e sarà Agamennone (Brian Cox), il potente re di Micene, a farlo, chiamando a raccolta tutte le tribù della Grecia per andare a riprendere Elena a Troia. In verità Agamennone non è spinto solo dal desiderio di difendere l'onore del fratello, ma anche dalla sua enorme avidità, vuole conquistare Troia per assicurare la supremazia del suo già vasto impero. La città, circondata da possenti mura, è governata dal re Priamo (Peter O'Toole) e difesa dal forte principe Ettore (Eric Bana), e nessun esercito è riuscito mai a penetrarvi. Solo un uomo può ottenere la vittoria e sconfiggere Troia, Achille (Brad Pitt), il più grande guerriero di tutti i tempi. Arrogante, ribelle e apparentemente invincibile, Achille non è devoto a nessuno e a niente, vuole solo la gloria. E' la sua insaziabile sete di fama che lo porta ad attaccare Troia sotto le bandiere di Agamennone, ma sarà infine l'amore che deciderà il suo destino. Due mondi in guerra per l'onore e il potere. A migliaia moriranno per inseguire la gloria. E per amore una città sarà messa a ferro e fuoco. Il film riunisce attori come Brad Pitt "Ocean's Eleven", "Fight Club", Eric Bana "Hulk", "Chopper", Orlando Bloom "I Pirati della prima luna", la trilogia di "Il Signore degli anelli", Brian Cox "L.I.E.", "X2", Sean Bean "Il Signore degli anelli", "Don't Say a Word", Brendan Gleeson "28 Days Later", "Gangs of New York" e Peter O'Toole "L'ultimo imperatore", "Lawrence d'Arabia". Diretto da Wolfgang Petersen "La tempesta perfetta", "Das Boot", il film è prodotto da Petersen, Diana Rathbun, produttrice esecutiva di "La tempesta perfetta" e Colin Wilson "Terminator 3", la sceneggiatura è di David Benioff "La 25° ora", la fotografia è di Roger Pratt, BSC "Harry Potter e la camera dei segreti", le scenografie di Nigel Phelps "Pearl Harbor" e il montaggio di Peter Honess, ACE "Harry Potter e la camera dei segreti". Le musiche sono di Gabriel Yared "Possession". “si dica che ho vissuto al tempo di Ettore..domatore di cavalli...si dica che ho vissuto al tempo di Achille..”!! Critica: un Festival c'è sempre il timore che certi film siano talmente d'autore o esotici o artistici da provocare dotta sonnolenza, pensosa voglia di fuggire. Ma che fare quando ad annoiare con invincibili sbadigli è l'ultima perla della grande industria hollywodiana, quel tipo di blockbuster miliardario studiato a tavolino affinché, accatastando tutte le massime ovvietà, attiri moltitudini planetarie di grandi e soprattutto piccini? Troy (che prudentemente mantiene la stessa dizione inglese anche in Italia), dato ieri sera fuori concorso per scambievole sete di pubblicità tra produttori e Festival, sta uscendo in questi giorni (da noi il 21 maggio) in 46 paesi e gli si augura ogni bene, se non altro perché ricorderà pure ai più zucconi i giorni felici in cui si era adolescenti, anche se sottoposti all'affascinante barba provocata a scuola da Omero. Più o meno in tutta Europa (a casa nostra Moratti permettendo, perché negli Stati Uniti l'Iliade è roba da studi specialistici superiori e laggiù sarà più facile impazzire per l'amore "beautiful" tra Paride ed Elena e appassionarsi alle battaglie tra achei e troiani come a quelle tra romani e marcomanni "Il gladiatore" e tra hobbit, elfi e Uruk-hai "Il signore degli anelli". Il megafilm, costato sui 200 milioni di dollari e diretto dall'ultra sessantenne Wolfgang Petersen, specializzato in filmoni d'azione, si dice ispirato all'Iliade, riferimento che non appare nei manifesti, per non spaventare le masse: ispirato è la parola giusta, perché ovviamente il kolossal ha altre esigenze e figuriamoci se doveva rispettare un poema greco vecchio come il cucco, scritto forse da un tale chiamato Omero probabilmente tra l'VIII e il VII secolo a. C., e che narra una magnifica fiction di dei e di umani su un episodio storico che sarebbe avvenuto nel XIII secolo a. C., per di più tramandato oralmente visto che non esisteva ancora la scrittura. Va benissimo quindi che Achille abbia i lunghi boccoli biondi e i terrificanti pettorali di Brad Pitt, che Menelao (detto graziosamente il biondo nell'Iliade) sia un energumeno enorme, Brendan Gleeson, e che la dolce Briseide, (Criseide non c'è), provvista nel poema di marito ammazzato da Achille, qui sia una sacerdotessa vergine molto birichina interpretata da Rose Byrne. Se Omero o chi per lui si era preso a suo tempo molte libertà, perché non può averlo fatto oggi Petersen? Andare a cercare il pelo nell'uovo in un film spettacolare, per di più americano, è da antipatici professorini. Però è da normale spettatore arrivare stremati dopo 2 ore e 43 minuti di botte da orbi molto rumorose causa lance contro scudi e spadoni a picco sugli elmi, senza una sola parola omerica: tanto più che il famoso cavallo di Troia viene velocemente sbrigato con qualche guerriero che salta giù dalla sua pancia e immediato incendio e scempio di troiani, per non parlare dell'altrettanto famoso tallone di Achille. Che muore alla fine, e nell'Iliade non c'è ne è traccia mentre nell'Odissea sappiamo che è morto solo perché sta litigando nell'Ade, colpito nel solo angolino dove è mortale da una freccia lanciata da Paride. Ieri erano lì tutti insieme, a farsi fotografare, intervistare, adorare dalla folla plaudente su per la celebre scalinata del Palais, Achille con i capelli corti (ma non se li era tagliati come avrebbe dovuto per disperato lutto, davanti al cadavere di Patroclo) il giovinetto innamorato Paride (Orlando Bloom) la donna più bella di Sparta, (Diane Kruger, un po' sciampista), Ettore, buono come il pane anche se ammazzasette (Eric Bana, carino) e poi Agamennone, Andromaca, Menelao, Briseide, e Ulisse (Sean Bean) sgattaiolato fuori dall'Odissea per sentenziare, non invitato, nell'Iliade dove Omero non l'aveva invitato. Assenti: il vecchio Priamo re di Troia. Teti, la non più giovane dea mamma di Achille, Patroclo, l'amore di Achille, diventato nel film un cuginetto un po' effeminato e sciapo, cioè Peter O' Toole, Julie Christie (dea massima del cinema anni '60) e Garrett Hedlund. I presenti sbocconcellavano volonterosi alcune sentenze semiomeriche: per esempio Pitt-Achille: "Pare un assassino crudele e invece è un personaggio complesso e un po' misterioso perché vuole diventare immortale attraverso una morte gloriosa". BanaEttore: "E' un tipo coraggioso e nobile, ama la moglie e il figlio ma la sua vera famiglia è Troia. In un film così epico, la sua è una storia intimista". Bloom-Paride: "Mi piace perché è un antieroe che non pensa alla gloria ma all'amore". KrugerElena: "Meglio quella del film, meno frivola ed egoista, una donna che ha molto sofferto col marito Menelao e ha scelto i pericoli dell'amore". Infatti secondo l'Omero hollywoodiano la bella con corona di alloro dorato e abiti tipo Armani da sera, mentre Troia è in fiamme fugge con le donne di casa Priamo, mentre per l'Omero greco la bella nervosa signora per la quale era stata scatenata una guerra spaventosa, stufa dell'avvenente ma poco eccitante Paride, se ne tornò contentissima a Sparta con il suo Menelao: che quindi non morì in duello, ammazzato da Ettore come pretende Petersen. Film come Troy, oltre che sulla bellezza e la celebrità di attori come Pitt, che con quelle belle cosce nude in battaglia, quando non è tutto nudo a letto con devote schiave) scuote i sogni di signore e gay, vivono di scene di massa, di paesaggi infiniti, (qui messicani) di epiche battaglie, oggi moltiplicati dagli effetti speciali. Il mare invaso da mille imbarcazioni a vela e remi, la spiaggia sconfinata ridotta a una specie di formicaio composto da milioni di feroci guerrieri, battaglie impressionanti in cui volano teste e braccia ma non si capisce mai di chi, essendo elmi, corazze e graziosissimi coturni non solo troppo nuovi ma anche molto simili sia di qua che di là: interni assiro-cino-egizio-babilonesi enormi, banchetti con danzatrici del ventre, strade di Troia trafficate come oggi Milano, abiti di corte "tie blu cobalto. Unica scena vagamente commovente, a causa della voce meravigliosa di Peter O' Toole che riesce a non essere ridicolo neppure ricoperto di collane, quella in cui chiede ad Achille di restituirgli il cadavere dell'amato figlio Ettore, ridotto a polpetta per essere stato trascinato (dice Omero per giorni) nella polvere dalla biga dell'iracondo nemico. Natalia Aspesi, ‘la Repubblica’, 14 maggio 2004 "La sceneggiatura di David Benioff fornisce un bigino di tutte le leggende fiorite intorno alla guerra, ma limitandosi alla guerra stessa e saltandone premesse e conseguenze. Non ha molta importanza se modifica i destini di un bel po' di personaggi: facendone morire alcuni, fuggire e sopravvivere altri. La cosa un po' comica è che il famoso conflitto cantato dai poeti, anziché durare dieci anni, sembra una guerra-lampo; qualche settimana al massimo, cominciando con un arrivo dei greci sulla spiaggia d'Ilo che pare lo sbarco in Normandia, per finire con l'incendio e il saccheggio della città. Malgrado qualche pretesa di aggiornamento del mito affiori qua e là, la faccenda si risolve in un mastodontico gioco di soldatini, suddivisi in squadre e rivestiti degli stessi colori, come nel calcio: con l'eccezione di Aiace, che sembra il remake del gigante Golia in un peplum biblico anni 50. Wolfgang Petersen impagina diligentemente gli episodi, concedendosi un tocco sfizioso solo nella vestizione parallela di Ettore e Achille per il duello (che ricorda quella dei motociclisti di 'Scorpio Rising').(...) Questa guerra di Troia non s'aveva da fare, allora? E perché no? A prenderla come una traduzione interlineare dell'Iliade si commette un'ingenuità; accettandola per quel che è, un 'fantasy' con personaggi che si chiamano Agamennone e Ettore, Priamo e Ecuba, ti puoi ragionevolmente divertire. Anche se - ecco il tallone d'Achille - non credi un solo momento a quello che stai vedendo." Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 21 maggio 2004 (a cura di Enzo Piersigilli)