BloGlobal Weekly_N17 - Osservatorio di Politica Internazionale

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NUMERO 18, 4—10 NOVEMBRE 2012
B l o G l o b a l
We e k l y
RASSEGNA DI BLOGLOBAL — OSSERVATORIO DI POLITICA
INTERNAZIONALE
“We're not as cynical as the pundits believe. We are greater than the sum of our individual ambitions and we
remain more than a collection of red states and blue states. We are, and forever will be, the United States of
America.”
Barack Obama, November 7th 2012,
MONDO
AFGHANISTAN - In occasione della celebrazione della Giornata dell'Unità Nazionale e della Giornata delle Forze Armate, e a dieci
giorni dell’uccisione dell’alpino Tiziano Chierotti ad Herat, lo scorso 4 novembre il Presidente del Consiglio Mario Monti si è recato
a sorpresa in Afghanistan, incontrando per la seconda volta dal suo insediamento il Presidente afghano Hamid Karzai. La prima
fu, infatti, lo scorso 26 gennaio, quando fu firmato a Roma l'accordo sul partenariato e la cooperazione di lungo periodo fra i due
Paesi. Prima ad Herat - dove ha incontrato il contingente italiano nella base Isaf -, poi a Kabul, e prima di partire per il Laos (dove
si è tenuto il IX Vertice dell’Asia-Europa Meeting, ASEM), il Premier italiano ha colto l’occasione per delineare la nuova strategia
del nostro Paese in Afghanistan dopo il ritiro delle forze NATO previsto nel 2014. “La nostra - ha detto Monti - sarà una presenza
meno basata sul contributo militare e sempre di più sulla cooperazione economica nell'esplorazione e nell'utilizzo delle importanti
risorse minerarie di cui dispone il Paese e sarà una cooperazione anche per la 'instituition building', ovvero per fare dell'Afghanistan un Paese più solido e sempre più capace di resistere all'insorgenza interna”. Dopo quello che è considerato un “anno di svolta” per le sorti del Paese dell’Asia Centrale, l’Italia si impegnerà ad assicurare sicurezza e prosperità, nella speranza di un futuro
migliore per il popolo afghano. Lo stesso Karzai ha parlato del nostro Paese come un partner di vecchia data con il quale i rapporti di collaborazione sono ottimi. La dichiarazione di Monti non è tuttavia la prima di questo genere: già nello scorso aprile, infatti, il
Premier aveva manifestato al Segretario Generale della NATO Andres Fogh Rasmussen l’intenzione di proseguire l’impegno nel
Paese, soprattutto attraverso l’erogazione di investimenti per addestrare le forze di sicurezza afghane. L’aspetto della sicurezza
non è comunque l’unico fronte su cui il nostro Paese è coinvolto: da progetti umanitari a quelli sanitari, da quelli relativi allo sviluppo rurale a quelli riguardanti le infrastrutture stradali e l’implementazione della governance and rule of law, dal 2001 ad oggi l’Italia
ha destinato all’Afghanistan 570 milioni di euro. Dopo il 2014, in ogni caso, il governo di Kabul dovrebbe continuare a godere del
sostegno economico anche di altri attori internazionali: come stabilito lo scorso luglio nella Conferenza di Tokyo, all’interno del
Tokyo Mutual Accountability, verranno stanziati per la popolazione afghana 16 miliardi di dollari di aiuti fino al 2017, previo, tuttavia, impegno nel combattere la corruzione, nel condurre elezioni eque, nel proteggere i diritti umani e nell’aumentare le entrate del
governo.
ARGENTINA - Si sono tenute negli ultimi giorni una serie di proteste popolari in Argentina. Secondo le cifre diffuse dalla polizia di
Buenos Aires e da alcuni media privati nazionali, tra le 600 e le 700mila persone sono scese in piazza lo scorso 9 novembre nella
capitale e nelle altre principali città del Paese come Rosario, La Plata, Santa Fé, Cordoba e Mendoza per esprimere la loro rabbia
contro le politiche, definite dai manifestanti, “fai da te” della Presidente Cristina Fernandez de Kirchner. I malumori che da mesi
percorrono tutto il Paese sono sfociate in proteste pacifiche contro l'insicurezza, l'inflazione – ufficialmente registrata dal governo
al di sotto del 10%, ma nei fatti superiore al 25% come indicato dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale – la
corruzione e le restrizioni sul mercato cambiario. Cristina Kirchner era stata rieletta lo scorso anno (ottobre 2011) e da allora,
stando ai sondaggi, la sua popolarità è in costante diminuzione. Infatti, secondo gli ultimi rilevamenti, circa il 30% della popolazione argentina approva l'operato della Presidentessa, mentre tutti i detrattori la accusano di non avere la percezione della realtà e di
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quanto sia grave la crisi dell’economia nel Paese. Secondo i dati del governo, negli ultimi due anni l’economia dell’Argentina era
cresciuta di circa il 9%, mentre quest’anno dovrebbe arrivare a malapena al 3%.
CINA - È iniziato il diciottesimo Congresso del Partito Comunista Cinese, che dovrà sancire il ricambio al vertice della Repubblica
Popolare. La nuova leadership dovrebbe essere svelata giovedì 15 novembre, il giorno successivo alla conclusione del Congresso. Appare scontata la salita al potere di Xi Jinping, che sostituirà l’attuale Presidente della Repubblica Hu Jintao, e di Li Keqiang,
che prenderà il posto del Premier uscente Wen Jiabao. Dovrebbe anche svolgersi un più generale ricambio all’interno del Comitato Permanente del Politburo, l’organo che detta l’indirizzo politico del partito e dello Stato, i cui membri potrebbero essere ridotti
da nove a sette. Molto influente appare ancora la figura di Jiang Zemin, che dal 2002 non detiene più cariche formali, ma che ha
occupato il posto d’onore alle prime sedute del Congresso. Mentre si rincorrono le indiscrezioni sui nomi dei possibili nuovi membri del Comitato Permanente, il Congresso è stato aperto dal discorso del Presidente uscente e Segretario Generale del PCC, Hu
Jintao. Tale discorso ha avuto ampia risonanza a livello mondiale, ma non costituisce la presentazione dell’agenda politica del
futuro decennio, quanto il bilancio politico della leadership uscente. Bozze del discorso erano in effetti circolate prima dell’inizio
del Congresso, a dimostrazione della sua stesura collegiale. Nondimeno, si è trattato di una presa di posizione netta su alcuni
temi sensibili. Forse in risposta al gravissimo scandalo Bo Xilai, il Presidente ha espresso una ferma condanna dei fenomeni di
corruzione, considerati una delle prime cause di malcontento fra la popolazione, tanto da poter provocare “il collasso del Partito e
la caduta dello Stato”, se non combattuti adeguatamente. Nonostante tale affermazione, Hu Jintao ha voluto comunque specificare che la Cina “non copierà mai il sistema politico occidentale”, chiudendo qualunque prospettiva di apertura politica. In ambito
economico, il Presidente ha sancito l’obiettivo di raddoppiare il PIL del 2010 entro il 2020, prevedendo dunque la conservazione
un livello di crescita annua del 7%. Un annuncio significativo dato che per lungo tempo i vertici cinesi hanno considerato la soglia
dell’8% irrinunciabile, per motivazioni si sostenibilità economica, sociale ed ambientale.
ECONOMIA INTERNAZIONALE - Tra il 4 e 5 novembre scorsi, Città del Messico ha ospitato la riunione dei Ministri delle Finanze e dei
governatori delle Banche Centrali dei Paesi appartenenti al G20: il rapporto finale preparato dal Fondo Monetario Internazionale contiene un quadro a tinte fosche circa la ripresa dell'economia mondiale: i segni positivi come la stabilizzazione dei mercati
finanziari sono decisamente controbilanciati dall'incertezza creata da una restrizione della liquidità alle imprese oltre che da una
serie di politiche restrittive che minano la crescita nei Paesi avanzati, cui si aggiunge una frenata dell'offerta globale coincisa con
un aumento dei prezzi di beni alimentari ed energetici. Il PIL globale crescerà del 3,3% nel 2012 e del 3,6% nel 2013: in entrambi
gli anni le economie del G20 cresceranno solo dell'1,6%, mentre le economie emergenti vedono frenare la loro performance per
quest'anno dal 7,1% al 5,6%, in attesa di salire al 6,2% nel 2013. Desta naturalmente grande incertezza il futuro dell'economia su
cui incombe Damocle il cosiddetto "fiscal cliff", un precipizio fiscale che senza un accordo tra democratici e repubblicani condurrà
ad aumenti di tasse e tagli di spesa per un valore di 700 miliardi di dollari, stimati dal FMI in una contrazione del 4,5% del
PIL: spetterà ora ad Obama forzare la mano al Congresso (Camera ai repubblicani, Senato ai democratici dopo le ultime elezioni) per cercare un accordo entro la fine dell'anno. Oltre ad un warning sulla situazione del Giappone, il vero dato rivoluzionario è
la denuncia del possibile corto circuito fra rigore finanziario e crescita nell'eurozona: seppur in forma non pienamente ufficiale - il
documento non rispecchia infatti necessariamente le posizioni del Board - il Fondo inizia ad indicare l'austerità come politica non
pienamente sostenibile dal punto di vista politico e sociale, in opposizione a quello che Mario Draghi avrebbe pochi giorni dopo
affermato in conferenza stampa, legando indissolubilmente le riforme strutturali alla costruzione di un'integrazione economica,
bancaria e fiscale.
IRAN - Il Pentagono ha rivelato che lo scorso 1 novembre due velivoli da guerra iraniani hanno aperto il fuoco nei confronti di un
drone americano disarmato, modello Predator, che stava sorvolando il Golfo Persico in una missione di ruotine, sebbene secretata. Secondo la ricostruzione svolta da fonti militari americane, l’incidente si sarebbe svolto a 16 miglia dalla costa iraniana, quando i due velivoli hanno intercettato il drone e aperto il fuoco, obbligandolo ad allontanarsi. Ricordando che lo spazio aereo internazionale inizia a 12 miglia nautiche dalla costa, e affermando che il drone non è mai entrato nello spazio aereo iraniano, il portavoce del Pentagono, George Little, ha sottolineato che si tratta di un incidente senza precedenti e che il Presidente Barack Obama e
il Segretario alla Difesa Leon Panetta ne sono stati immediatamente informati. La risposta iraniana alle accuse americane è giun-
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ta nella giornata di venerdì, quando l’agenzia di stampa Fars ha rilanciato le dichiarazioni del Generale Massoud Jazayeri, fra le
più importanti personalità della gerarchia militare iraniana, secondo il quale “i difensori della Repubblica Islamica risponderanno
con decisione a ogni forma di intrusione via aria, via mare o via terra”, accennando dunque a un’invasione dello spazio aereo
iraniano da parte del drone. L’incidente si colloca in un delicato frangente, date le incombenti esercitazioni congiunte fra le forze
armate regolari iraniane e i Corpi della Guardia Repubblicana, denominate ‘Velayat 4’, e l’inasprirsi degli effetti delle sanzioni occidentali in Iran.
LIBIA - Lo scorso 6 novembre si è recato in visita ufficiale in Libia il Ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi di Sant'Agata. A Tripoli, il titolare della Farnesina ha incontrato il suo omologo libico Ali Aujali, il Presidente del Congresso nazionale libico Mohammed
Megarief, il Ministro della Cooperazione Internazionale Mohamed Abdel Aziz e il Premier Ali Zidane con i quali ha approfondito
l'attuale stato delle relazioni italo-libiche auspicando nel prossimo futuro un rafforzamento della partnership strategica esistente e
un ulteriore ampliamento dei campi di interesse della cooperazione bilaterale. Il Ministro Terzi è giunto nel Paese accompagnato
da imprese nazionali del calibro di Iveco, Saipem, Todini-Impregilo-Salini, Italferr, le Pmi rappresentate dalla Camera di commercio italo-libica, tutte presenti per promuovere i nuovi progetti di collaborazione infrastrutturale come l'autostrada costiera per il
tratto dal confine egiziano a Bengasi, opera questa da 800 milioni di euro e per un valore complessivo di 3,6 miliardi. In una Libia
sospesa tra voglia di stabilizzazione e rigurgiti di violenza, l'azione italiana mira dunque a favorire stabilità, sicurezza e prosperità
attraverso una diplomazia economica tratto distintivo della politica estera italiana nel Mediterraneo e nel Medio Oriente.
TURCHIA - Secondo la rete televisiva privata CNN Turk sarebbero iniziate lo scorso 7 novembre operazioni militari turche nel nord
dell’Iraq contro le basi del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK): le fonti locali riferiscono che si è trattato di un’incursione terrestre preceduta da raid aerei - nei quali sarebbero morti due civili nel villaggio di Sorgoulé - su campi ed altre strutture dei ribelli
curdi. Le forze turche hanno più volte condotto negli ultimi anni (almeno nove volte dal 1991) operazioni contro le postazioni del
movimento indipendentista nei territori montuosi dell’Iraq settentrionale: gli ultimi fatti più sanguinosi risalgono all’estate del 2011,
quando il leader del movimento curdo Abdullah Öcalan aveva messo fine al fragile cessate il fuoco istituito durante le elezioni
politiche del 12 giugno, fomentando così gli scontri nella provincia di confine di Diyarbakır. Secondo quanto reso noto dalle forze
armate turche, i bombardamenti di Ankara uccisero circa cento terroristi curdi ma anche alcuni civili. Nel corso del 2012 sono oltre
540 i morti in questo perdurante conflitto a bassa intensità. Nonostante Ankara sia già impegnata anche sul fronte siriano - che
quantunque coinvolge parzialmente anche la questione curda a causa del supporto di Damasco ai militanti del PKK - lo scorso 30
settembre il governo di Erdoğan aveva chiesto - e ottenuto - al Parlamento una proroga di un anno dell' autorizzazione a effettuare operazioni nel confine sud-orientale.
UNIONE EUROPEA I - Nel corso della conferenza stampa tenuta giovedì 8 novembre, Mario Draghi ha esposto le scelte di politica
monetaria operate dal Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea: l'Eurotower mantiene inalterato alle 0,75% il tasso di
rifinanziamento principale, così come il tasso sui depositi, rimasto a quota zero, e quello marginale, fermo all'1,5%. Draghi ha
fornito anche un rapporto sull'economia dell'eurozona, ancora debole con una contrazione del PIL dell 0,2% nel secondo trimestre
2012. Il programma di acquisto titoli OMT si è dimostrato sinora efficace per ridare fiducia ai mercati ma non è in grado di sopperire alle carenze strutturali nazionali, per le quali Draghi auspica un progresso nelle riforme, estendendo i buoni risultati ottenuti nel
consolidamento fiscale anche alle politiche del lavoro, ove si richiede maggior flessibilità e tutela della mobilità. Altri dati economici riguardano l'inflazione, al 2,5% nel mese di settembre (in calo rispetto allo 2,6% di agosti) ed è confermato il rallentamento dell'indice annuale dei prestiti al settore privato, con un-0,4% a settembre rispetto al -0,2% di agosto. Da maggio 2013, inoltre, la
BCE introdurrà una nuova serie di banconote dotate di leggere modifiche, a partire dal taglio da cinque euro.
UNIONE EUROPEA II - Mercoledì 7 novembre la Commissione Europea ha pubblicato il documento di previsione economica per
l'autunno: si stima un calo del PIL dello 0,4% nell'eurozona e dello 0,3% nell'intera Unione Europea per il 2012, mentre il 2013
dovrebbe vedere il ritorno del segno positivo con un +0,4% per l'UE ed un 0,1% per l'eurozona, segnata ancora da profonde divisioni interne a livello di competitività. Più rosee le prospettive 2014, con un +1,6% per l'UE e +1,4% per l'eurozona. Dati assolutamente negativi per la disoccupazione con 10.5% nell'UE e 11,3% nell'eurozona in attesa di toccare i massimi rispettivamente al
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mente negativi per la disoccupazione con 10.5% nell'UE e 11,3% nell'eurozona in attesa di toccare i massimi rispettivamente al
10.9% e 11,8% nel 2013. Olli Rehn e Marco Buti, rispettivamente Commissario e Direttore Generale agli Affari Economici e Monetari, confermano la bontà di politiche di aggiustamento fiscale unite a riforme strutturali concentrandosi sulla necessità di assicurare un'adeguata flessibilità di prezzi e salari, per facilitare una riallocazione efficace delle risorse tra i vari settori economici per
garantire una ripresa della competitività tra i vari Paesi. Intanto la politica del rigore continua a generare disagi sociali in Grecia,
dove il Parlamento ha approvato il terzo memorandum di misure di austerity: tagli per 13 miliardi di euro, tetto massimo di 1900
euro (2300 con eventuali indennità) ai salari di tutti i funzionari pubblici le misure draconiane accordate per ottenere la terza
tranche di aiuti da 31,5 miliardi da parte della troika FMI-BCE-Commissione.
USA - La settimana negli Stati Uniti non è stata caratterizzata solamente dalla rielezione del Presidente Barack Obama: inaspettato è arrivato l’annuncio di dimissioni del Direttore della CIA, il Generale David Petraeus, ufficialmente per aver tradito la moglie
dopo 37 anni di matrimonio: “un comportamento inaccettabile sia come marito che come leader di una organizzazione come la
nostra”. Secondo le indiscrezioni fornite da alcuni giornali statunitensi, la donna con cui avrebbe avuto la relazione extraconiugale
è Paula Broadwell, già autrice della biografia del Generale, “All In: The Education of General David Petraeus”. Secondo quanto
riportato da Associated Press, l’affaire sarebbe stato scoperto durante un’indagine del FBI, ma non è ancora chiaro su cosa effettivamente si stesse investigando. Sostituito ad interim con ogni probabilità dal suo vice, Michael Morell, Petraeus condusse con
successo la missione in Iraq sotto l’Amministrazione Bush, che gli valse la direzione del Central Command, il comando che gestiva le operazioni in Iraq, Medio Oriente e Afghanistan; durante il primo mandato Obama ha preso la guida delle operazioni in Afghanistan a seguito delle dimissioni del generale Stanley McChristal. Tuttavia, la mancanza di una visione comune tra il Presidente e il Generale sulla questione afghana prima, e le possibili incomprensioni sotto traccia tra il Dipartimento di Stato e la CIA dopo
i fatti dell’11 settembre libico, potrebbero essere alla base di tale scelta di Petraeus, il quale , secondo alcuni, potrebbe aver lasciato l’incarico istituzionale per intraprendere un nuovo percorso politico. Se da un lato il Sottosegretario di Stato Hillary Clinton
non dovrebbe più far parte della squadra governativa per prepararsi alla sfida presidenziale del 2016, sono in molti a supporre
che Petraeus possa in futuro essere il nuovo candidato repubblicano.
ANALISI
L’EUROPA ALLA RICERCA DI IDENTITA’: INTERVISTA AD ERIC JOZSEF
di Maria Serra - 5 novembre 2012
Nel suo libro “Storia dell’idea d’Europa”, Federico Chabod descrive l’Europa non solo come “una certa estensione di terre, bagnate da certi mari, solcate da certe catene montuose; sottoposte ad un certo clima etc;” ma intende “alludere ad una certa forma di
civiltà, ad un ‘modo di essere’ che contraddistingue di primo acchito l’‘Europeo’ dall’uomo di altri continenti”. Ciò a cui lo storico
italiano si riferisce è il patrimonio di idee e valori che caratterizzano le popolazioni europee, ciò che lui definisce “forma mentis”,
“l’eredità dei padri, antica ormai di millenni, che noi rechiamo in noi, sin dal nostro nascere; e che a nostra volta arricchiamo e
facciamo sempre più complessa con la nostra esperienza, i nostri pensieri, i nostri affetti, per tramandarla ai figli e ai nipoti”. Tutti
elementi, dunque, che ci differenziano dalle tradizioni e “dalle memorie di Indiani, Cinesi, Giapponesi, Etiopi, etc”. Eppure, presa
coscienza della propria complessità interna, arriva un momento in cui ci si confronta con l’esterno: riprendendo ancora Chabod,
arriva un momento in cui, cioè, si percepisce l’Europa come “qualcosa di essenzialmente diverso, per costumi, sentimenti, pensieri, dagli uomini abitanti in altre terre al di là del Mediterraneo, sulla costa africana, o al di là dell’Egeo e del Mar Nero, in terra asiatica”. Quando cioè non si designa più solo un complesso geografico, ma un’entità con suoi fattori morali, religiosi, politici che si
riferiscono ad essa sola. Di tale complessità che caratterizza l’Europa al suo interno, ma anche in rapporto a soggetti esterni, abbiamo parlato al termine dell’incontro “L’Unione senza forza – la crisi dell’identità europea”, nell’ambito del Festival di Internazionale 2012, con Eric Jozsef, corrispondente in Italia del quotidiano francese Libération, collaboratore del quotidiano ginevrino Le
Temps e di altre testate giornalistiche italiane. [continua a leggere sul sito]
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GLI STATI UNITI ALLE URNE: INFOGRAFICA DEI VOTI DECISIVI
di Luca Barana e Maria Serra - 6 novembre 2012
La lunga campagna elettorale è giunta al termine. Il Presidente uscente Barack Obama, candidato del Partito Democratico, e l’ex
governatore del Massachussets Mitt Romney, prescelto del Partito Repubblicano, si sfidano oggi per determinare chi sarà il Presidente degli Stati Uniti d’America per i prossimi quattro anni. L’Election Day arriva al culmine di una lunga corsa fra i due candidati,
che nell’ultimo mese sono stati protagonisti di un testa a testa inaspettato fino a poche settimane fa. Obama infatti è stato a lungo
in vantaggio, con un margine di quasi 5 punti a settembre, prima che il dibattito di Denver del 3 ottobre cambiasse improvvisamente il quadro della campagna. Ma ciò che conterà sono i cosiddetti “Stati in bilico“, che terranno fino all’ultimo con il fiato sospeso tutti coloro che stanotte seguiranno uno dei più grandi show del mondo. [continua a visualizzare l’infografica sul sito]
“THE BETTER IS YET TO COME”. OBAMA VINCE IN UN PAESE DIVISO
di Luca Barana - 7 novembre 2012
Barack Obama è stato rieletto Presidente degli Stati Uniti d’America. Risiederà dunque per altri quattro anni alla Casa Bianca: four more years, come lo slogan scandito a gran voce dai suoi sostenitori al quartier generale elettorale a Chicago e in Pennsylvania Avenue a Washington. Mitt Romney, il candidato repubblicano, si è dimostrato un avversario tenace. Non è stata infatti
una vittoria semplice, né scontata. Se per lunghi mesi Obama ha guidato nei sondaggi, il confronto alla pari che ha dominato l’ultimo mese di campagna elettorale sembrava riproporsi anche durante le concitate fasi di chiusura dei seggi e di esposizione dei
primi risultati, che lentamente contribuivano a disegnare la nuova mappa elettorale americana. I due candidati si vedevano assegnati gli Stati più scontati, ma erano ovviamente gli swing States a dominare la scena. Il testa a testa appariva infatti serrato in
Florida, dove aleggiavano i fantasmi di un nuovo finale all’ultimissimo voto come nel 2000. Romney guidava in Virgina, ma il vantaggio si assottigliava man mano che la nottata avanzava. In Ohio, Obama appariva saldamente al comando, ma l’intrinseca volatilità dello Stato in questione non permetteva di dettare delle conclusioni definitive. Poi è arrivata la tarda valanga azzurra, che ha
consegnato, secondo le ultime stime, al Presidente uscente tutti e tre i più importanti swing States: Ohio, Virginia, Florida. Senza
questi importanti tasselli, il progetto di vittoria di Romney si rivelava impossibile da portare a termine, anche perché il candidato
repubblicano aveva perso nettamente altri Stati in cui il GOP aveva sperato di portare un colpo a sorpresa, come Wisconsin, Stato natale di Paul Ryan, e, soprattutto, Pennsylvania, dove Romney aveva svolto una delle ultime fermate del suo interminabile
tour elettorale. [continua a leggere sul sito]
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LE VIGNETTE DI BLOGLOBAL
di Luigi Porceddu
Questa opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione —Non commerciale — Non opere derivate 3.0 Italia.
BloGlobal Weekly è a cura della Redazione:
Maria Serra, Giuseppe Dentice, Antonio Scarazzini, Davide D’Urso, Luca Barana