rossetti_ebook_estratto

Transcript

rossetti_ebook_estratto
Livio Rossetti
la filosofia
non nasce
con talete
e nemmeno con Socrate
Copertina: Jimmy Knows S.C.P., Barcelona (ES)
Immagine di copertina: Teatro di Mileto, foto di Jiuguang Wang
(fonte: http://www.flickr.com/photos/jiuguangw/7961703500/)
Impaginazione: Stefano Savella
© Diogene Multimedia
Via Marconi 36, 40122 Bologna
I edizione, Settembre 2015
INDICE
Per cominciare
I La filosofia l’ha forse ‘inventata’ Talete?
9
15
1. Talete protofilosofo
15
2. Se non Talete, chi altri?
22
3. La stagione dei filosofi inconsapevoli
31
4. Gorgia inventore mancato della filosofia? O forse Melisso?
5. La filosofia come risorsa pubblica
II Storia e preistoria della filosofia: alcune date
cruciali
35
44
47
1. La filosofia del cupo Hagen e quella di molti altri
47
2. Sapere è un vantaggio, ma non sempre e non necessariamente
50
3. Il caso di Parmenide, un filosofo da ‘defilosofizzare’ piuttosto
energicamente
55
4. Ma se non Talete, allora chi? Forse Platone?
5. Un inizio retrodatato di circa due secoli
III Storia e preistoria della parola “filosofia”
59
70
81
1. Il problema
81
2. Philosoph- prima del 425 a.C. circa
84
3. Philosoph- ai tempi della maturità di Socrate
87
4. Philosoph- riferito a Socrate
100
5. Philosoph- subito dopo la morte di Socrate
111
6. Due diverse accezioni di philosophia, una ‘antica’ e una ‘moderna’
131
Appendice I. Isocrate a proposito di Policrate (D2)
138
Appendice II. La “storia della sophia presocratica” di Ippia di Elide
140
Appendice III. La ‘digressione’ del Teeteto sul filosofo e su Talete
145
IV Ripensare la preistoria della filosofia
(in Grecia)
149
1. Tre date da ricordare
149
2. Il caso dei Sofisti
153
3. Socrate testimonial delle idee di Platone
158
4. Ma allora esiste una filosofia più genuina di altre?
169
V Talete il misuratore
173
1. Alla scoperta di un Talete instancabile nel voler capire
173
2. Talete alle prese con le ‘parti’ del ciclo annuale
190
3. Ma come avrà fatto a datare solstizi ed equinozi?
194
4. Misurare il sole (e/o la luna)
199
5. L’ampiezza angolare di sole e luna tra Mandrolito ed Eraclito
207
6. Talete sophos a Atene
214
Epilogo
223
Le fonti analizzate nel cap. III
227
In breve / Overview
228
Nota bibliografica
245
Indice dei nomi
261
A David, Vita,
Gabriele, Samuele e Giovanni,
nostri splendidi nipotoni
Per cominciare
Il ‘polveroso’ mondo dei filosofi presocratici? Non proprio.
Una vasta comunità scientifica si è mobilitata attorno a questo tema e si direbbe determinata ad accelerare. Sono uscite
di recente (e vengono annunciate) opere ambiziose, mentre
la cerchia degli addetti ai lavori ha dato vita anche ad associazioni e appuntamenti che si susseguono a un ritmo così intensivo da fare notizia. Ricordo soltanto che la IAPS (Intern.
Assoc. For Presocratic Studies) celebra i suoi congressi biennali
(a Salonicco nel 2014; poi sarà la volta di Austin in Texas) senza
nemmeno preoccuparsi di pubblicare gli atti, pensando cioè
che non ve ne sia bisogno, tanto poi si pubblica quasi tutto comunque. Inoltre, per ‘tenersi in esercizio, negli anni dispari ci
sono gli appuntamenti, anch’essi divenuti biennali, di Eleatica
(ad Ascea SA, per merito della Fondazione Alario).
Sul versante libri, alcuni eventi maggiori si sono verificati di recente. Per quanto riguarda i testi, Daniel Graham li ha raccolti
tutti con introduzioni, sobrie note e bibliografia; Georg Wöhrle
9
ha intrapreso l’allestimento di raccolte più esaurienti che mai
intorno ai tre maestri di Mileto; si sa che una nuova, impegnativa raccolta dei testi dei Presocratici è in allestimento ad opera
di André Laks e Glenn Most per la Loeb. Ma si dovrebbero menzionare anche gli Heraclitea di Mouraviev e molto altro. Intanto, sul versante della presentazione di ciò che si sa sul conto dei
presocratici abbiamo ora il primo volume del nuovo Überweg. Il
termine deriva dal fatto che, nel 1863, in Germania uscì il primo
volume di un vasto Compendio di storia della filosofia: il fortunato Grundriss di Friedrich Überweg. Tra il 1924 e il 1927 quei
tre volumi divennero cinque e ora sta uscendo il nuovo ‘compendio’ in una quarantina di corposi volumi. Per quanto riguarda l’antica Grecia, il volume 1 sui presocratici è stato preceduto
da quattro solidi tomi usciti tra il 1983 e il 2007 e coordinati da
Hellmut Flashar, professore emerito a Monaco di Baviera.
Come dire che gli addetti ai lavori sono ben serviti e potrebbero non chiedere più di questo.
Eppure! Eppure, se solleviamo il tappeto, non mancheremo di
trovarvi svariati mucchietti di polvere, non mancheremo cioè
di rilevare la presenza di molteplici schematismi sui quali bisognerà pur ritornare. Alcuni riguardano questioni di dettaglio,
ma uno no, tocca problemi identitari. Mi riferisco al supposto
inizio della filosofia con Talete. Basti pensare che all’Università
di Rennes provarono a celebrare il ‘compleanno’ della filosofia
facendo festa il 28 maggio perché l’eclisse prevista da Talete
fu, si ritiene, quella del 28 maggio 585. Ma una domanda semplice semplice è là a fare problema: Talete seppe forse qualcosa della filosofia? Non se conobbe o meno la parola “filosofia”, perché sarebbe troppo, ma almeno: ebbe idea di ciò a cui,
come dicono, mise mano? Ebbe idea della direzione di marcia
che, secondo quanto accade di leggere per lo più, egli stava de10
lineando? In altre parole: fino a che punto egli fu un filosofo di
fatto, anche se non di nome? E quando è accaduto, invece, che
altri ebbero la ventura di essere filosofi sapendo di esserlo?
Uno spesso velo ci invita da secoli a non domandare, a non
volerne sapere di più. Ma perché? Che succede se andiamo
a vedere le cose più da vicino? Rose Cherubin, per esempio,
riferisce, in una recente email: ho incoraggiato studenti del
mio corso sui Presocratici a chiedersi, per ogni autore studiato,
perché e da chi questi fu trattato come un filosofo e quando
cominciò ad essere chiamato filosofo1. È un bel modo di preservare la distanza dalle qualifiche attribuite solo per tradizione. Per l’appunto, anche questo libro racconta un tentativo di
andare a vedere come stanno esattamente le cose.
Si tratta di una esplorazione che ha avuto luogo, in gran parte,
nella prima metà del 2015. Cercavo le tracce della filosofia tra
i presocratici e, al loro posto, ho trovato filosofemi attribuiti
all’uno o all’altro, ma su basi sorprendentemente incerte, per
non dire fragili. Da qui l’avvio della ricerca di dati meno aleatori. Il capitolo iniziale ripercorre per sommi capi questo primo
passaggio.
L’attuale secondo capitolo – un tentativo di rispondere alla domanda sull’inizio effettivo della filosofia – l’ho pubblicato su
academia.edu nel febbraio 2015 aprendo, con l’occasione, un
forum dedicato all’argomento: venti giorni nel corso dei quali amici, colleghi, personalità di spicco, giovani e persone che
non conoscevo si sono mobilitati per commentare e darmi una
1 «I have encouraged students in my course on the “pre-Socratics” to ask,
for each figure we study, why and by whom this figure was considered to be
a philosophos, and when he began to be called a philosophos». Si fa riferimento a corsi professati alla George Mason University, Fairfax VA.
11
mano: Enrico Berti, Guido Calenda, Laura Candiotto, Giovanni
Cerri, Gabriele Cornelli, Elena Corsi, Enrique Hülsz, Giovanni
Fanfoni, Walter Fratticci, Mariana Gardella Hueso, Roberta Ioli,
Joaquin Meabe, Gaetano Messina, David Murphy, Enrico Piergiacomi, Vincenzo Placella, Massimo Pulpito, Aurelio Rizzacasa
e Alessandro Stavru. Poi altri, come Francesca Alesse. In dialogo con loro, le idee si sono precisate e sono, per così dire,
lievitate. Che bello! Dopo un confronto così serrato, ho trovato normale mettermi a precisare e assestare ulteriormente le
considerazioni allora proposte. Non a caso l’attuale secondo
capitolo differisce visibilmente da quel testo, che nel frattempo è uscito sulla rivista brasiliana Archai.
Dopodiché ha preso forma una domanda ben precisa: quando
e in che veste la parola “filosofia” è entrata in circolo? Come
è potuto accadere che si cominciasse a parlare e scrivere di
filosofia in Grecia? Per significare che cosa?
In questo caso, i miei debiti concettuali si sono articolati su
più piste parallele: nella fase di redazione del mio testo ho
avuto l’impagabile privilegio di fruire con larghezza dell’occhio
amico di Fiorenza Bevilacqua, Sandra Peterson, e Alessandro
Stavru (nonché, su alcuni punti, di Nicola Galgano, Emanuele Lelli, Gaetano Messina, Christopher Moore, David Murphy,
Camillo Neri, François Renaud e Mario Trombino); e anche di
confrontarmi con gli interlocutori di un altro forum dedicato,
in particolare con Gottfried Heinemann, Luca Gili e, di nuovo,
Francesca Alesse, Rose Cherubin e Walter Fratticci.
Il quarto capitolo, invece, ho deciso di tenerlo tutto per me:
non l’ha letto nessuno, i primi siete voi. C’è un motivo: è il capitolo in cui mi gioco, per così dire, la reputazione. Data la situazione, non voler trascinare nessuno nel baratro è semplice
correttezza, giusto?
12
Nel quinto capitolo, infine, ho creduto di ripartire da Talete,
riproponendo qualche idea precedentemente anticipata in alcuni articoli. Anche in questo caso ho contratto debiti (di natura diversa o diversissima) con Stefano Caciagli, Guido Calenda,
Cristiana Caserta, Francesca Gambetti, Delfim Leão, Andrea
Mannino2, Flavia Marcacci3, Salvatore Nicosia, Andrea Porcarelli, Carlo Rovelli e Fernando Santoro. È stata anche l’occasione buona per mettere a punto una intera serie di dettagli.
La tentazione di continuare con un sesto capitolo, un settimo
etc. è stata forte, ma si sa, bisogna preservare il senso del limite. Del resto, ciò che non ho osato raccontare in questa occasione magari troverò il modo di raccontarlo un’altra volta, se
ce la faccio.
Mi resta da far presente che, a voler confrontare ciò che figura
in questo libro e ciò che ho scritto pochi o molti anni fa, sarebbe agevole notare a più riprese delle divergenze di vedute
importanti o piuttosto importanti. Si capirebbe che su molte
questioni ho proprio cambiato idea. La cosa un po’ mi dispiace, non potrebbe essere diversamente, ma un po’ mi rassicura
(quale migliore indizio per pensare che ho effettivamente condotto altre indagini e tentato di guardare più attentamente?).
Non sta a me dire se, così facendo, alcuni nodi sono effettivamente venuti al pettine. Semmai posso dire che il tentativo
di decondizionarmi da un intero gruppo di tabù storiografici
ha accompagnato e caratterizzato questo itinerario, che mi ha
condotto alla ricerca non dei primi vagiti (reali o supposti) del­
la filosofia, ma del sofisticato e potente congegno che a un
2 Ad Andrea si deve l’immagine, appositamente eseguita, che figura a p.
211.
3 Di Flavia è la tabella riportata alle pp. 176-186.
13
certo punto è stato messo in funzione: quel congegno che, se
capisco bene, ha ottenuto di immettere la filosofia nel nostro
mondo in maniera tutt’altro che passeggera.
L’idea di congegno avrebbe attitudine a portare lontano, ma
la sua analitica esplorazione non è stata nemmeno intrapresa,
per ora. È come se, in corso d’opera, mi fosse accaduto di mettere gli occhi su un’altra formidabile macchina di Antikytera.
Intuendone la complessità e le potenzialità. Bene, ho creduto
di parlarne, ma non di improvvisare un’analisi per la quale probabilmente si richiederebbe un’attrezzatura diversa da quella
disponibile ora. Di conseguenza mi è sembrato prudente farne
parola in maniera piuttosto succinta. Almeno per il momento.
Lavori tuttora in corso, dunque.
Perugia, luglio 2015
LR
14
I
La filosofia l’ha forse
“inventata” Talete?
1. Talete proto-filosofo
L’ho già detto, in questa storia di Talete proto-filosofo qualcosa
non quadra. Che ne sapeva lui della filosofia? Ne seppe forse
qualcosa? Innumerevoli indizi negativi portano a concludere
che egli non ne seppe assolutamente nulla, dopodiché il fatto
che Aristotele abbia proposto di ravvisare in lui un iniziatore
è troppo poco per poter modificare la situazione. La filosofia
non ha preso forma grazie a Talete. Fosse stato per lui, saremmo forse rimasti senza filosofia. Dunque la filosofia ha preso
forma per iniziativa (e per merito) di altre persone, e almeno
questo è davvero certo.
Dopotutto per potersi considerare antesignani e ‘padri’ di qualcosa bisognerebbe aver dato un contributo tangibile all’ideazione di ciò che in seguito fu conosciuto sotto un certo nome.
15
Leonardo da Vinci, per esempio, investì energie considerevoli
nella ricerca di un modo per riuscire a volare, si chiese con
quali accorgimenti ci si potrebbe riuscire, ha provato a immaginare un modo plausibile di trasformare il moto delle gambe
in moto delle ali, e per questo è considerato un antesignano
delle macchine volanti. Che cosa avrebbe dovuto fare Talete
per essere anche lui un antesignano dello stesso genere? Difficile dirlo.
Che cosa possiamo dir di sapere sul conto di Talete? Il materiale informativo è sorprendentemente vasto e, come sempre,
bisogna distinguere tra ciò che si può appurare con ragionevole certezza e ciò che rimane fatalmente aleatorio. Farò un paio
di esempi. Secondo Simplicio «gli uni, per il fatto di porre un
unico elemento (stoicheion), lo dissero infinito in grandezza,
come Talete l’acqua, gli altri…» (11A13 DK = Th 419 W.1). In un
caso del genere, la notizia originaria quasi scompare: non solo
Aristotele e Teofrasto, ma anche Simplicio ha ritenuto di poter
dire, con la terminologia a lui congeniale, che l’acqua costituì,
per Talete, l’unico elemento. Ma Talete come si sarà espresso?
Su che base avrà affermato che l’acqua è (o si può presumere
che sia) originaria e quantitativamente infinita? Aristotele ne
parla a distanza di due secoli e mezzo, Simplicio di undici e
ognuno con i propri mezzi espressivi. In un caso del genere l’informazione fornita soffre di rilevante instabilità semantica; infatti non è decodificabile in modo univoco per carenza di specifiche, per cui non la si può mettere sullo stesso piano di quelle
che hanno il pregio opposto, il dono della nitidezza e stabilità.
Tale è, per esempio, la notizia che Talete seppe rilevare l’ana1 Qui e in seguito le fonti relative ai tre maestri di Mileto vengono identificate anche in base all’edizione Wöhrle (2009 e 2011). Nella numerazione
Wöhrle Th sta per Thales, Ar per Anaximander, As per Anaximenes.
16
logia tra la “pietra di Magnesia” e l’ambra strofinata, arrivando
a inferirne che gli oggetti inanimati (apsuchoi) non dovrebbero
essere propriamente e totalmente inanimati, diversamente da
come il nome lascerebbe intendere (Diog. Laert. I 24). Queste considerazioni sono documentate per un solo intellettuale
greco, Talete, sono molto precise e non si prestano ad essere
manipolate. Quindi godono di un alto grado di stabilità semantica e hanno ben altro valore informativo.
Nel primo caso l’informazione è dunque oltremodo sommaria e dai contorni sfumati2; nel secondo caso abbiamo un dato
preciso e univoco, e è difficile non ravvisare in esso la traccia
(la punta dell’iceberg) di un ragionamento, di una argomentata esposizione o lezione che Talete verosimilmente fece. Infatti, se da questa osservazione egli è potuto arrivare a dedurre
che i corpi inanimati non sono, in verità, inanimati come sembrano (perché la pietra di Magnesia e l’ambra strofinata, per
esempio, si muovono o fanno muovere altri corpi; perché se
di corpi non inanimati ne abbiamo trovati già due, probabilmente ce ne saranno a decine; dopotutto il ferro lasciato lì si
consuma da solo, quindi è come se invecchiasse…), e subito
dopo si è spinto ad affermare che la classificazione delle ‘cose’
come oggetti apsuchoi ci nasconde qualcosa, allora non siamo in presenza di una semplice notiziola, ma di una ricerca
specifica, di un criterio al quale Talete si sarebbe attenuto, di
una riflessione che si spinge lontano, della conclusione di un
2 Non viene chiarito in che senso l’acqua sarebbe un elemento; non viene
precisato se si tratta di materia prima o di sostanza primordiale; né abbiamo
idea di come Talete poté spiegarsi in che modo dalla materia prima o sostanza primordiale si è arrivati al ‘nostro’ mondo. Sono tutte domande che questi
autori lasciano senza risposta.
17
ragionamento e, diciamo pure, di un discorso del quale non
conosciamo gli ulteriori sviluppi3.
Per nostra fortuna, possiamo confrontare questo specifico insegnamento con altre acquisizioni a partire dalle quali Talete
costruiva, possiamo supporre, discorsi intelligibili e insegnamenti. Quando per esempio egli provava a spiegarsi le piene
periodiche del Nilo con il contrasto, altrettanto periodico, rappresentato dai venti etesii4 (che nella Ionia e, più in generale,
nell’Egeo spirano d’estate da nord), capiamo che anche qui
prende forma qualcosa di più di una notizia affidabile. Infatti
si delinea una congettura o teoria, un’ipotesi di spiegazione
probabilmente fondata sul fatto che la piena si determina in
approssimativa concomitanza con il cessare di tali venti. Ora
ben difficilmente questa spiegazione venne proposta come
congettura estemporanea. Si trattava di provare a spiegarsi
un fenomeno misterioso (quanto famoso) in base a un evento
concomitante che in Grecia tutti ben conoscevano, e di istituire un nesso causale elementare, di rappresentarsi la regolarità
dei fenomeni naturali, e così pure di venire a capo di un altro
segreto su come funziona il mondo. Inoltre è agevole intuire
che la sua poteva ben essere una teoria controversa, discussa,
da difendere con opportuni ragionamenti. Tanto basta perché
3 Eppure l’intuizione di Talete non è rimasta priva di sviluppi. Qui mi basti ricordare che, secondo Parmenide, un animale completamente privo di
ragione (zōion alogon kuriōs) non potrebbe esistere (28A45 DK). Ma anche
Empedocle porta il discorso sulle calamite, per poi generalizzare anche lui
asserendo: «sappi che ogni cosa ha phronēsis, criterio» (31B110.10 DK). Né
gli sviluppi sono terminati con Empedocle.
4 La fonte principale è Erodoto II 20, ma Wöhrle ha individuato informazioni specifiche e convergenti anche in altre undici unità testuali. Le elenca
in calce al passo di Erodoto che, nella sua raccolta, è identificato dalla sigla
Th12 W.
18
la fisionomia di Talete cominci a precisarsi, cosa che si desidererebbe invano finché su parla dell’acqua intesa come elemento (stoicheion) o, meglio, come principio (archē). Come scrisse
Panchenko (2005, 69), «alcune delle informazioni su Talete
sono molto specifiche».
L’impensato sale di livello quando si perviene a notare che
Talete risulta essersi cimentato nel tentativo di misurare un
gran numero di distanze e durate, tutte oltremodo refrattarie
al tentativo di misurarle. In effetti, che egli abbia legato il suo
nome a un numero impressionante di misurazioni diverse è un
dato. Non è difficile fornire un elenco: fonti universalmente
note ci dicono che egli arrivò a capire come si può riuscire a
misurare l’altezza delle piramidi (1) e la distanza delle navi dalla costa (2), trovò il modo di misurare la durata esatta dell’anno
solare (3), di individuare la data di solstizi (4) e equinozi (5) per
poi confrontare la durata non solo dell’anno ma anche delle
stagioni (6) e meravigliarsi nel constatare che queste cadenze
trimestrali presentano alcune irregolarità quanto alla durata
(7), di stabilire quindi anche quanti giorni passano dopo l’equinozio di autunno prima che le Pleiadi scompaiano definitivamente alla vista (dei milesii) (8), di stimare l’ampiezza angolare
(!) di sole e luna (9). Ci sono poi indizi di una ricerca orientata a
rilevare la ciclicità delle eclissi di sole (10), la ciclicità delle crisi
nella produzione di olio d’oliva (11), e perfino la correlazione
tra la ciclicità dei venti etesii e quella delle piene periodiche
del Nilo (12)5. La lista – che potrebbe anche rivelarsi non esaustiva – non scaturisce dalla scoperta di papiri e altri inediti; le
fonti sono là, a disposizione di tutti, quanto meno dal 1903,
quando Hermann Diels pubblicò il primo volume dei Fragmen5 Uno specifico precedente di questa lista figura in White 2008, pp. 90 ss.
Avverto che l’argomento verrà ripreso all’inizio del cap. V.
19
te der Vorsokratiker successivamente diventato, per note ragioni, il famosissimo Diels-Kranz.
La lista, di una lunghezza impressionante, è tale da erigersi
a prova certa intorno all’attendibilità di un gruppo di notizie
molto omogeneo. Se poi confrontiamo tutte queste informazioni con ciò che sappiamo sul conto di qualunque altro presocratico, constatiamo agevolmente che nessun altro risulta
aver impostato ed eseguito una serie comparabile di misurazioni. Pertanto l’aver tentato e l’essere riuscito a effettuare
non una, ma una considerevole varietà di misurazioni eterogenee, costituisce per forza un tratto qualificante, una di
quelle informazioni che hanno il potere di sollevare il velo su
chi realmente sia stato il supposto padre della filosofia occidentale. Da una parte abbiamo infatti delle informazioni su
una intera gamma di investigazioni intraprese con successo
da Talete e persino alcuni riscontri, dall’altra un’opinione che,
malgrado l’autorevolezza di chi l’ha emessa e la notorietà che
ha raggiunto, rimane sfocata e priva di reali riscontri6. Una
bella differenza, dunque!
Date le circostanze, sarà il caso di riconoscere senza ulteriori
esitazioni non solamente la strabiliante novità dei suoi insegnamenti, ma anche la loro specificità: segreti da carpire alla
natura, misurazioni da impostare ed effettuare in maniera
plausibile (cioè intelligibile e difendibile). Ciò significa che Talete dovette essere un innovatore e un iniziatore, una mente
eccelsa e oltremodo versatile, il portatore di teorie e di ragionamenti con cui spiegare perché la singola congettura o la singola misurazione meriti di essere considerata attendibile. Di
6 Non per nulla gli interpreti moderni si sono dovuti affannare per individuare considerazioni che potessero dar ragione ad Aristotele quando questi
fa di Talete l’iniziatore della filosofia.
20
conseguenza direi che il capitolo su Talete, divulgativo o professionale che sia, non possa più incominciare con la solita storia dell’acqua-archē. Non sarebbe il caso di cominciare con una
rassegna delle misurazioni in questione? “Perché no?”, io direi.
Ma ciò prova forse che egli fu il primo filosofo? Che il tipo di
sapere da lui elaborato possa o debba considerarsi filosofico
non solo è da dimostrare, è anche un’opinione che poté prendere forma solo quando la filosofia era ormai diventata una
realtà dotata di vasti riconoscimenti. Infatti solo a quel punto ebbe senso dire: “perbacco, Talete già si era incamminato
nella nostra direzione, quindi ha il non piccolo merito di aver
fatto i primi passi, e di averli fatti senza nemmeno aver idea di
ciò che stava facendo, delle opportunità che stava istituendo,
delle potenzialità di ciò che stava imparando a fare. Ma che
bravo!”
Riprendiamo allora il confronto con Leonardo. Il Talete che
si ingegnava per capire esattamente quando ha luogo l’equinozio di autunno e se veramente i quattro trimestri hanno o
meno la medesima durata (“è mai possibile che non abbiano
la medesima durata?”) e per venire a capo di non pochi altri
interrogativi, non poteva non rendersi conto di aver intrapreso il tentativo di mettere le mani su vere e proprie scoperte,
su segreti cosmici che sembrava impensabile poter scoprire
(cioè disvelare) e che invece egli stava riuscendo a ‘carpire’,
a ‘strappare’ (per poi insegnare, spiegare, disvelare questo e
molto altro, arcano su arcano). Ora di ciò Talete non poté non
essere pienamente consapevole, perché si trovava a perseguire (e con apprezzabile successo) obiettivi conoscitivi del
tutto inediti. Analogamente Leonardo non poté dubitare di
star facendo dei tentativi di ideare la macchina per volare e
sperare di essere sulla buona strada perché, quanto meno,
il movimento delle gambe era effettivamente in grado di tra21
sformarsi in movimento delle ali grazie a un uso sapiente degli ingranaggi. Forse poté anche convincersi che, sulla strada
verso la macchina con cui volare, c’era ancora molto lavoro
da fare; forse si rese conto che il risultato non si poteva considerare già a portata di mano; ma che stesse provando, nientemeno, a mettere gli umani in condizione di volare, questo
certamente non gli sfuggì. Né gli sfuggì di essere un maestro
nella pittura. Semmai poté dubitare di essere anche uno scrittore di vaglia, o addirittura un filosofo, sapendo di essere ben
diverso da coloro che ai suoi tempi erano considerati filosofi.
Ma, per l’appunto, Leonardo aveva notizia dei filosofi, Talete
no. Oserei dire addirittura che il suo sapere dovette essere,
verosimilmente, un sapere mosso dall’ansia e dal piacere di
arrivare a rispondere in maniera plausibile a domande che
all’epoca nessuno si poneva, il sapere di un antesignano, dunque. E faccio ugualmente fatica a vederci proprio la filosofia.
Che a Talete si debba riconoscere anche il merito di aver dato il
via alla filosofia è, quanto meno, una cosa da dimostrare, non
certo una informazione da dare per scontata.
2. Se non Talete, chi altri?
Ma se non è stato Talete, chi è stato? Chi ha dato questo famoso ‘calcio di inizio’ alla filosofia? E del resto: la filosofia è forse
una cosa che si inventa, o cui si può dare il calcio di inizio?
Domande non facili, perché se ci mettiamo a dire “non Talete
ma Anassimandro” ‒ oppure “non Anassimandro ma Eraclito”,
“non Eraclito ma Parmenide”, “non Parmenide ma Socrate”,
“non Socrate ma Platone”, “non Platone ma Aristotele” ‒ non
è per niente facile dimostrare che non siamo ancora fermi al
punto di partenza.
22
Proviamo a dare un breve sguardo.
Padre della filosofia poté essere, se non Talete, almeno Anassimandro? Dell’apeiron si è fatto un gran parlare da tempi immemorabili; più di recente, grazie a Heidegger, si è fatto un
gran parlare del fr. 1 sulla morte che ha la stessa scaturigine
della vita e sul pagare la pena per l’ingiustizia secondo l’ordine
del tempo, quasi che in questi due insegnamenti fosse concentrata la quintessenza del suo insegnamento e da ciò emergesse la prova certa della potenza filosofica del ‘pensiero’ di
Anassimandro.
Ma se così fosse stato, cosa dovremmo pensare dell’insieme
degli altri suoi insegnamenti? Perché si tratta di un insieme
quanto mai nutrito. Infatti solide ragioni inducono a presumere che il resto dei suoi insegnamenti dovesse includere anche:
(A1) l’invenzione e realizzazione del primo mappamondo
dell’Occidente, passando per la raccolta e organizzazione di
una mare di informazioni diverse, fornite dai naviganti, al fine
di rappresentare gli spazi, i mari, le isole e quant’altro in maniera approssimativa ma non stravagante;
(A2) l’individuazione e adozione del punto di osservazione virtuale, con conseguente possibilità di puntare tutto sulla rappresentazione diagrammatica della linea costiera dell’intera
area mediterranea (il suo famoso pinax, impresa mai tentata
prima)7;
(A3) una impressionante dilatazione delle dimensioni supposte del disco terrestre, da (approssimativamente) così:
7 Sull’argomento v. Rossetti 2013a.
23
Copyright
Giovanni e Fanny Cerri
2006
a (approssimativamente) così:
24
per cui da una terra larga circa 1500 km si passa a una terra che
si avvicina ai 5000;
(A4) l’individuazione e rappresentazione del diametro terre­stre;
(A5) l’idea che sarebbe stato pertinente usare questa grandezza (il diametro terrestre) come una unità di misura astronomica (la prima AU mai immaginata!);
(B) l’elaborazione dell’idea – memorabile – che il sole debba
continuare il suo viaggio notturno con il medesimo percorso
circolare e, dunque, essere in grado di passare sotto la terra,
presumibilmente alla stessa distanza dai due lati;
(C) l’individuazione di una ragione plausibile per ritenere logico
che la terra non corra alcun serio rischio di precipitare nel vuoto;
(D) l’elaborazione dell’idea che la terra debba costituire non
semplicemente una immensa superficie pressoché pianeggiante, circolare e circondata da un fiume Oceano di immane
lun­ghezza; ma una sorta di solido che al bordo esterno dell’Oceano continua con un invalicabile strapiombo e, sotto, dà luogo a un’altra superficie avente le stesse dimensioni, anch’essa
grosso modo pianeggiante e grosso modo parallela, denominata antitheton;
(D1) forse anche l’elaborazione dell’idea che nell’altro lato pianeggiante non ci sia alcun rischio che le acque e altri oggetti
non radicati al suolo si allontanino definitivamente da quella
superficie (direzione di caduta opposta a quella caratteristica
dell’area mediterranea);
(E) una congettura sullo spessore del cilindro terrestre espressa in termini di AU (un terzo);
(F) l’elaborazione di idee sugli astri e, in particolare, sulle di­
stanze dei vari corpi celesti dalla terra, fornendo delle cifre
configurate come multipli dell’AU;
(G) l’elaborazione congetturale di un embrione di macrostoria
del cosmo, dalla condizione originaria, quando il sole e gli al-
25
tri astri non si erano ancora staccati dalla terra, al progressivo
prosciugarsi di una terra ormai non così calda, alla concentrazione delle acque nei mari, e al suo prevedibile futuro, quando
i mari fatalmente si ridurranno fino a essiccarsi;
(H) l’elaborazione di congetture su cosa possa essere accaduto
a quegli animali marini che, per primi, si sforzarono di sopravvivere fuori dall’acqua, sull’eventualità che un tempo la terra
sia stata agitata da un vortice che però ora riguarda solo gli
astri, e su una varietà di altri punti;
(I) l’elaborazione di altre congetture su come avranno fatto i
primi uomini a sopravvivere quantunque, nei primi 12-15 anni
di vita, essi siano notoriamente non in grado di provvedere a
se stessi, e sul provvidenziale ruolo svolto, a tale scopo, da alcuni grandi pesci;
(L) l’elaborazione di una spiegazione unitaria dei fenomeni meteorologici (egli omnia ad spiritum rettulit, “li ricondusse tutti
all’aria”, dice Seneca, il quale poi spiega in dettaglio);
(M) la determinazione della data esatta (quanti giorni dopo l’equinozio di autunno) in cui le Pleiadi scompaiono all’orizzonte,
rettificando le cifre fornite da Talete.
La lista è lunga, ma sicuramente non esaustiva, sia perché
all’individuazione dei punti ora elencati si arriva non in base a
un resoconto organizzato ma in base ad informazioni sparse,
sia perché altre informazioni sono effettivamente disponibili8.
Osservo inoltre che anche la documentazione relativa a questa messe di dati è ampiamente disponibile sin dal 1903, non
diversamente da quel che è accaduto con Talete.
Una serie così imponente e così organica di congetture lascia
intravedere, di nuovo, un sapere molto strutturato, un autore
8 Tra gli interventi più recenti su Anassimandro si segnalano Couprie 2011;
Calenda 2015, pp. 79-153; Panchenko 2015.
26
che investe energie imponenti per poter arrivare a tutti questi risultati, e anche il dispiegamento di considerevoli energie
mentali, con l’obiettivo di organizzare ed esporre con accettabile ordine un così vasto e inedito insieme di insegnamenti.
Si intuisce inoltre che, nella mente del geniale ideatore di un
così elaborato sistema di congetture, questa messe di accertamenti e insegnamenti non può non aver avuto un posto e
un’importanza preminenti.
Che pensare allora della supposta filosofia di Anassimandro?
Possiamo persistere nel presumere che la sua filosofia sia consistita nella teoria dell’apeiron e nell’oscura teoria della pena
da scontare per l’ingiustizia secondo l’ordine del tempo? A me
pare logico presumere che a questi temi egli poté dedicare, al
massimo, un briciolo delle sue energie intellettuali. Con quali
argomenti sostenere il contrario?
Certo, sulla scia di Aristotele e Heidegger tutti noi siamo stati
educati a pensare che quella sia la sua filosofia, ma il quadro
delle notizie intorno a come Anassimandro ha configurato il
suo sapere parla ben altro linguaggio. Pertanto non è scontato
nemmeno che il sapere di tipo filosofico si debba individuare
nella teoria dell’apeiron e nella teoria della pena da scontare.
Per Anassimandro vale, comunque, la constatazione già fatta
nel caso di Talete: lui della filosofia non ebbe nemmeno una
pallida idea! Dunque, se fu filosofo, lo fu in maniera del tutto
involontaria e inconsapevole.
Passiamo al terzo maestro di Mileto, Anassimene. Questi lavorò attorno alla nozione di aria erigendola, come pare, in idea
centrale e strategica, tanto da poter spiegare una quantità virtualmente illimitata di fenomeni osservabili a partire dall’idea
che l’aria, condensandosi, assuma sempre nuove forme, per
cui acqua e melma, nuvola e vento, terra e roccia non sono al27
tro che aria variamente addensata. Inoltre egli si è rappresentato la terra come ‘avvolta’ nell’aria, verosimilmente pensando
che l’aria non pesa e non cade; inoltre ha ravvisato nell’aria
respirata non semplicemente un tratto caratteristico di molti viventi ma addirittura il principio vitale. Ora supponiamo
per un momento che, in aggiunta, egli avesse insegnato che
una spiegazione è buona se ‒ e solo se ‒ trova applicazione
in una infinità di contesti diversi. Questa sì che sarebbe stata
un’idea dotata di innegabile potenziale filosofico! Tuttavia di
un simile meta-insegnamento non c’è traccia. Pertanto, anche
Anassimene rientra, nella migliore delle ipotesi, tra i filosofi
non consapevoli di esserlo. Ma bisogna aggiungere che resta
da individuare la connessione con la filosofia, che si dovrebbe
argomentare tale connessione. Non la si può trattare come pacifica solo per tradizione!
Occupiamoci ora di Ecateo, il quarto grande maestro di Mileto.
Per età, egli avrebbe potuto essere allievo di Anassimene, ma
il suo punto di riferimento fu Anassimandro per via del pinax,
la rappresentazione grafica del mondo. Il suo sapere implica
una drastica presa di distanza dagli altri maestri di Mileto. Infatti egli risulta aver perfezionato il pinax di Anassimandro e
aver fatto fortuna con la sua nuova versione del mappamondo9. Ma questo non è tutto, poiché il suo nome è legato a due
opere che prescindono completamente dal tentativo di carpire
segreti al cosmo. Anziché occuparsi del cielo e della terra intesi
come realtà astronomiche, egli ha scritto un libro di storia e
un libro di geografia. Con il primo, Genealogiai, egli provò a
mettere un po’ d’ordine tra leggende, miti e ricordi di un pas9 Ce lo fa sapere Agatemero all’inizio della sua epitome di geografia (12A6
DK = Ar 47 W.).
28
sato più o meno remoto. Noi ne sappiamo poco, ma sappiamo
che questo fu il primo o uno dei primissimi tentativi di fare
storia, innovativo sia quanto all’oggetto, sia quanto al tipo di
informazioni raccolte e all’obiettivo perseguito. Con il secondo,
Periēgēsis, egli tentò un’altra impresa memorabile: predisporre un giro virtuale del Mediterraneo raccogliendo e ordinando
le informazioni più diverse su città, luoghi, popoli.
Se questo egli seppe fare, allora Ecateo non fu semplicemente
l’autore del più antico libro di storia e del più antico libro di geografia scritti in greco, il che costituisce già una benemerenza
di primissimo ordine. Per il fatto di essersi formato a Mileto
dopo i ‘magnifici tre’, egli dovette in qualche modo motivare, e
forse non solo mentalmente, la decisione di disinteressarsi del
mondo fisico (del macrocosmo) e di limitarsi a raccogliere una
quantità di informazioni strutturalmente imprecise ed effimere, perché quasi tutte di seconda mano, basate su ricordi, su
cose riferite o sentite dire. Infatti egli dovette convincersi ‒ e
convincere ‒ che stava facendo ricerche pur sempre pregevoli
in quanto dotate di valore conoscitivo e, d’altronde, complementari a quelle dei ‘magnifici tre’.
Pertanto Ecateo può ben dirsi padre delle scienze umane, che
non è piccolo merito, ma più difficilmente filosofo. Dopotutto,
nella raccolta dei frammenti dei Presocratici che tuttora funge da testo base (il Diels-Kranz) e nella generalità delle altre
opere d’insieme, anche recenti10, il capitolo dedicato a Ecateo
manca, ma non per buone ragioni. Eppure, se e finché tra i
filosofi ci sono gli altri tre milesi, anche lui avrebbe titolo a far
parte della compagnia.
10 Conosco una sola eccezione: Moscarelli 2005.
29
A questo punto, da Mileto ci trasferiamo a Samo e concentriamo la nostra attenzione su Pitagora, la cui nascita dovrebbe
collocarsi tra Anassimene ed Ecateo. Pitagora è stato da tempo
‘detronizzato’, perché sembra che egli sia stato un leader carismatico, una sorta di sciamano al quale solo in seguito vennero
attribuiti gli insegnamenti più mirabolanti in matematica e in altri ambiti. La testimonianza convergente di Cicerone (Tusc. V 3.84.10) e di Diogene Laerzio (VIII 8 e I 12) invita a immaginare che
sia stato lui a coniare e usare il termine philosophos riferendolo
a se stesso11. Ma, se Pitagora avesse davvero provato a presentarsi come filosofo (cosa che, di per sé, non possiamo escludere),
quell’uso sarebbe risultato del tutto episodico tanto che, ancora
ai tempi di Platone, i pitagorici non fecero nulla per essere considerati filosofi. Del resto lo status di Pitagora come filosofo ha
preso forma solo a distanza di secoli e nemmeno con Filolao (che
fu coetaneo di Socrate), ma con Platone e seguaci, poi più massivamente in età imperiale, cioè a distanza di 7-8 secoli dai suoi
tempi. Pertanto non è stato ‘detronizzato’ senza motivo.
Data l’assenza di precursori, a poter avanzare qualche titolo alla
qualifica di primo filosofo è semmai Senofane per via di due benemerenze alquanto speciali che gli vengono comunemente riconosciute: da un lato la critica all’antropomorfismo (frr. 14-16
DK) connessa con l’affermazione di un solo dio che non somiglia
affatto agli uomini (fr. 23 DK) e che, con la sola forza del pensiero, tutto scuote senza provare fatica e senza bisogno di spostarsi
(fr. 25-26 DK); dall’altro una vera e propria elaborazione teorica
11 Ricordo che le più antiche occorrenze di philosophos figurano in Gorgia
(Elena 13) e poi nelle Ecclesiazuse di Aristofane (anno 392 a.C.), ma come
aggettivo. L’uso come sostantivo è documentato solo a partire da Platone.
L’argomento viene ripreso nel cap. III.
30
intorno all’idea di progresso (fr. 18 DK) e sui limiti della capacità
conoscitiva degli umani (fr. 34 DK)12. Siamo virtualmente certi
che si sia trattato di idee nuove di zecca e che non siano cose
da poco. Infatti la portata sistemica di questi due punti è davvero considerevole. Il primo avrebbe avuto attitudine a scompaginare l’intero sistema di credenze costituito dalla religione
olimpica; il secondo trova riscontri intuitivi in nodi fondamentali
della cultura filosofica moderna. Pertanto, nel caso di Senofane
si può ben dire che abbiamo solide ragioni per pensare che egli
sia stato un vero precursore, quantunque senza alcuna realistica
possibilità di prendere coscienza dello speciale status che sarebbe potuto spettare a queste sue idee.
Viene perciò da concludere che, per poter dire che una certa
persona è stato il più antico filosofo a noi noto, non basta nemmeno sapere con certezza che questa persona ha concepito e
lanciato idee dotate di un sostanzioso e non controverso potenziale filosofico. Infatti, che io sappia, malgrado le benemerenze
nessuno ha mai pensato di far cominciare la filosofia greca con il
poeta-sophos Senofane. Solo perché non l’ha detto Aristotele?
Solo perché offuscato da Parmenide? Solo perché, nel caso, egli
sarebbe stato un filosofo a tempo parziale?
3. La stagione dei filosofi inconsapevoli
Le considerazioni svolte da ultimo meritano qualche ulteriore
nota di commento. Si dice che tutti siamo e non possiamo non
12 Ci sarebbe poi il fr. 38 DK, che è degno di Eraclito: «Se Dio non avesse
fatto il biondo miele, direbbero che i fichi sono molto più dolci» (trad. G.
Reale). Ricordo che Senofane vanta non poche altre benemerenze che sono
significative, ma più difficilmente riconducibili alla filosofia.
31
EPILOGO
Rileggendo queste pagine provo io stesso un po’ di vertigine,
come se si fossero attraversate non poche valli e montagne di
gran passo, una dietro l’altra, senza sosta e come se ora, invece, fosse divenuto impellente rifiatare, anzi fermarsi, sfilarsi
gli scarponi, bere. Chissà che non possa accadere qualcosa di
simile anche a chi dovesse leggere queste pagine e accompagnare l’autore in scorribande su e giù per Talete, su e giù per
Parmenide, su e giù per Sofisti e Socrate, su e giù per Platone
e Aristotele.
Sta di fatto che giunge ora il momento delle verifiche, dei riscontri, delle ipotesi alternative, delle esitazioni, della prevedibile serie di “ma siamo proprio sicuri?”.
Ciò che mi attrae, è la prospettiva di un nuovo forum sul quale
le opinioni dei lettori possano confluire prima di sedimentarsi,
essere occasione di confronto ben prima di tradursi in articolate proposte di correzione di rotta. Infatti ciò che è stato de-
223
lineato è un ripensamento che riguarda anzitutto le categorie
da cui muovere nel fare storia della filosofia presocratica (o,
se si preferisce, nel tentativo di rendere conto del sapere dei
Presocratici), anzi nell’impostare le storie della filosofia. Per
l’appunto le categorie, la precomprensione non si prestano ad
essere discusse al pari di un accertamento su chi fu Talete o su
chi furono i primi filosofi consapevoli di esserlo. Infatti, quando è in gioco un pezzo di pre-comprensione, diventa difficile
capire che cosa dimostra che cosa. Nelle pagine precedenti ho
dato voce a idee, valutazioni e convinzioni, insomma al mio
punto di vista sull’argomento; invece chi legge parte dalle sue
convinzioni, e c’è sempre spazio per rivendicare la difendibilità
di un’idea revocata in dubbio, oppure individuare gli impliciti
indesiderabili che sono insiti in un’idea non condivisa. Da qui il
lato attraente di un confronto che abbia luogo prima che il processo di sedimentazione delle idee congeli tutto o quasi tutto.
In che modo? Non lo so ancora, ma confido che un modo appropriato (un blog?) possa rapidamente saltar fuori.
Concludo con un pensiero per chi – in primis molti professori di liceo italiani, e subito dopo gli autori di manuali e voci
di enciclopedia – si è avvicinato a questo libro partendo dal
presupposto che, su come la filosofia abbia fatto i suoi primi
passi in Grecia (dapprima Talete, poi Anassimandro e così via),
siano disponibili, e non da ieri, valutazioni consolidate, per cui
non dovrebbe esserci molto da aggiungere. Ahimé, non siamo
d’accordo. Per la fase che va da Talete a Platone condivido ben
poco di questo pacificato ottimismo; un po’ alla volta ho finito
per formarmi la convinzione che ci sia da ripensare e da scavare
moltissimo, accettando di revocare in dubbio molti schematismi consacrati dal tempo. Non solo: anche la convinzione che,
quando ci si occupa di questa fase, ci sia molto altro da andare
224
a vedere senza presumere di sapere in partenza come stanno
le cose, molto altro da scoprire, di cui tener conto. Quando
poi la mente mi torna su un punto, che Talete potrebbe ben
essere stato colui che ha ideato, fra l’altro, la nozione di open
source (p. 209), beh mi vengono i brividi: che altro non sappiamo e dovremmo sapere sul suo conto, indipendentemente dal
fatto che egli sia stato o non sia stato anche il primo filosofo?
Filosofi o non filosofi, sul conto di questi presocratici c’è una
quantità incredibile di cose ancora da scoprire, da guardare
con rinnovata attenzione, da tentar di capire, indipendentemente da come siamo stati educati a inquadrare tutti questi
personaggi. Sbaglio?
225
Le fonti analizzate nel cap. III
(A1) Talete
(A2) Anassimandro
(A3) Pitagora
(A4) Eraclito
(B1) Gorgia, Encomio di Elena 13
(B2) Erodoto, I 30.2
(B2a) Senofonte, Simposio 8.39
(su Solone)
(B3) Tucidide, II 40.1
(B4) Scuola medica ippocratica,
Antica Medicina 20
(B5) Antifonte
(B6) Aristofane, Nuvole
(B7) Ippia di Elide, Sunagōgē
(B8) Dissoi Logoi, 90 1.1 DK
(C1.1) Senofonte, Memorabili I
6.2
(C1.2-3) Senofonte, Memorabili I
2.29-37 e Platone, Apologia 23d
(C1.4) Senofonte, Memorabili IV
2.23
(C2) Eschine di Sfetto in Plutarco,
De curiositate 2 516c
(C3) Platone
(C3.1) Platone, Carmide 153d
(C3.2) Platone, Apologia 23d
(C3.3) Platone, Apologia 29c-30a
(C3.4) Platone, Fedone 96-100
(C3.5) Platone, Eutidemo 305c7
(D1) Aristofane, Ecclesiazuse 571 s.
227
(D2) Policrate, Katēgoria
Sōkratous e Isocrate, Busiride
(D3) Alcidamante, § 2, § 15
(D4) Lisia
(D4.1) Lisia, fr. 1 Gernet-Bizos
(D4.2) Ateneo su Lisia
(D4.3-4) Lisia VIII 11 e XXIV 10
(E1) Eschine di Sfetto, POxy 2890
verso
(E2) Fedone, Zopiro
(E3) Antistene in Senofonte,
Memorabili I 2.19
(E4.1) Aristippo in Diogene Laerzio II 66-83
(E4.2) Aristippo in Aristotele,
Retorica 1398b29-31
(E5) Senofonte
(E5.1) Senofonte, Economico 16.9
(E5.2) Senofonte, Simposio 1.5
(E5.3) Senofonte, Simposio 4.62
(E5.4) Senofonte, Anabasi II 1.13
(E5.5) Senofonte, Ciropedia VI
1.41
(E5.6) Senofonte, Poroi 5.3-4
(E5.7) Senofonte, Cinegetico
13.6-9
(F1) Isocrate
(F2) Erodoro
(F3) Aristotele
In breve1
I. La filosofia l’ha forse “inventata” Talete?
1.1. Talete protofilosofo. — Sul conto di Talete le fonti, che
sono disponibili dall’ormai lontano 1903, celano appena una
gamma sorprendente di insegnamenti di gran pregio, per lo
più trascurati malgrado si basino su informative molto affidabili (infatti sono dotate di un alto livello di stabilità semantica).
Occorre chiedersi inoltre se egli fu davvero il primo filosofo,
e non ci vuol molto a capire che le basi per affermarlo sono
piuttosto fragili.
1 Esiste anche un’altra ‘sintesi’ di questo libro. Si tratta di Rossetti 2011b.
228
Overview2
I. Was philosophy perhaps 'invented' by Thales?
1.1. Thales the Proto-philosopher. — The sources on Thales,
available from the now distant year 1903, barely conceal a
stunning array of teachings of great value. These teachings
(especially about time and space distances) have been mostly
overlooked, despite the fact that they are based on very reliable information (all reports being marked by a high level of
semantic stability).
The question is also whether Thales was really the first philosopher. On this point, it does not take long to realize that the
basis for calling him the first philosopher is quite fragile.
2 A different 'synthesis' of this book is available since 2011 (in Rossetti
2011b).
229
1.2. Se non Talete, chi altri? — Se a dare il via alla filosofia non
è stato Talete, sarà stato forse Anassimandro? Oppure Anassimene? Oppure Ecateo? Ma tutti costoro furono, nella migliore
delle ipotesi, dei filosofi di fatto, non consapevoli di esserlo
(quindi anche involontari).
1.3. La stagione dei filosofi inconsapevoli. — Filosofi non consapevoli, non intenzionali, furono anche molti altri presocratici.
Ma forse è il caso di rappresentarci gli esordi della filosofia in
Grecia come un parto che ebbe adeguata gestazione e di ricercare le manifestazioni della filosofia embrionale, quindi alcune
fasi avanzate di gestazione.
1.4. Gorgia inventore mancato della filosofia? O forse Melisso?
— Tale potrebbe essere il caso di un’opera di Gorgia, il Peri tou
mē ontos. Perché quest’opera così creativa non ebbe il potere
di dar luogo alla nascita della filosofia? La domanda si direbbe
legittima. Un altro candidato plausibile è forse da ravvisare nel
libro di Melisso.
1.5. La filosofia come risorsa pubblica. — In realtà si può capire che due libri come questi, pur essendo così sofisticati,
non siano riusciti a far nascere la filosofia. A quei libri mancò
il supporto di un valido canale comunicazionale. Dopotutto la
filosofia la si fa insieme.
II. Storia e preistoria della filosofia:
alcune date cruciali
2.1. La filosofia del cupo Hagen e quella di molti altri. — A volte
si prova a risalire perfino oltre Talete, per esempio alla filosofia
di Omero. In realtà l’universo delle filosofie virtuali è molto,
molto più vasto e, comprensibilmente, include anche tutti i
Presocratici.
230
1.2. If not Thales, then who else?— If it was not Thales who
started philosophy, was it, perhaps, Anaximander? Or Anaximenes? Or Hecataeus? No. All of them were, at best, philosophers de facto, unaware, and necessarily unintentional.
1.3. The season of intellectuals unaware of being philosophers.—In a similar way many other Pre-Socratics were unintentional philosophers.
But maybe it is time to represent the beginnings of philosophy
in Greece as a birth that had an appropriate period of gestation, and therefore research what may be evidence of an embryonic philosophy, a philosophy still in stages of gestation.
1.4. Gorgias unsuccessful inventor of philosophy? Or maybe Melissus? — That could be the case for a work of Gorgias, Peri tou
mē ontos. It would be not out of place to ask why so creative a
work did not have the power to bring philosophy to 'birth'. That
could well be considered a legitimate question. Another plausible candidate could perhaps have been the book of Melissus.
1.5. Philosophy as a public resource. — It is not difficult to understand why these two books, though marked by so high a level
of sophistication, failed to give rise to philosophy. They lacked
the support of an effective channel of communication. After all,
one does philosophy together with other people, not by oneself.
II. History and prehistory of philosophy:
some crucial dates
2.1. The philosophy of the dark Hagen and that of many others.
— Sometimes one tries to go back before Thales, for example
back to the philosophy of Homer. However, that universe of
potential philosophies is much broader, and does not include
just all the Presocratics.
231
2.2. Sapere è un vantaggio, ma non sempre e non necessariamente. — Essere filosofi non virtuali ma consapevoli è una
condizione che presenta evidenti vantaggi (uno sa cosa sta facendo), ma non mancano gli inconvenienti. Tra questi ultimi
figura il rischio di credere di sapere già come stanno le cose.
2.3. Il caso di Parmenide, un filosofo da “defilosofizzare” piuttosto energicamente. — Emblematico è il caso di Parmenide.
Si sa per certo che solo una piccola parte del suo poema era
dedicata all’esposizione della dottrina sull’essere; nel resto
del poema si discuteva di decine di argomenti di astronomia
e di scienze della vita, lanciando non poche idee di primaria
importanza che riusciamo quanto meno a individuare. Di conseguenza è alquanto scandaloso continuare a scrivere libri e
capitoli su Parmenide in cui di questi altri contenuti non si fa
nemmeno parola. Parmenide attende di essere ripensato su
altre basi.
2.4. Ma se non Talete, allora chi? Forse Platone? — Dopo queste premesse, giunge il momento di provare a dire quando la
filosofia è nata. La risposta ha ben poco di aleatorio: è nata
con e grazie a Platone. In proposito è disponibile una prova
eclatante: fin verso il 390 a.C. le parole del gruppo philosophebbero una circolazione molto limitata (sono attestate appena
una quindicina di occorrenze), invece subito dopo, con Platone, Isocrate e pochi altri, la quantità delle occorrenze schizza
a circa 450 senza contare Aristotele. La domanda “che cosa
ha saputo fare Platone?” sembra richiedere una risposta dalle
molte facce.
2.5. Un inizio retrodatato di circa due secoli. — Provvide poi
Aristotele a lanciare, e con successo, l’idea di retrodatare gli
inizi della filosofia di ben due secoli, così da farla convenzionalmente risalire fino a Talete.
232
2.2. Knowledge is an advantage, but not always and not necessarily. — To be not merely a potential, but an actual conscious
philosopher has its advantages (one knows what he or she
is doing), but that doesn’t happen without some drawbacks.
Among the latter are the risk of believing that one already
knows the way things are even when one is far from knowing it.
2.3. The case of Parmenides, a philosopher who needs to be
'de-philosophized' rather vigorously. — The case of Parmenides
is emblematic. It is a fact that only a small part of his poem
was dedicated to the exposition of a doctrine of being; in
the rest of the poem (perhaps 75% of the original whole) he
dealt with dozens of topics in astronomy and life sciences,
while launching ideas of prime importance that we can at
least identify. Therefore it is quite outrageous to continue to
write books and chapters on Parmenides where these other
contents continue to be passed over in silence. Parmenides is
waiting to be completely rethought.
2.4. But, if not Thales, then who else? Perhaps Plato? — It is
now time to say when philosophy was actually ‘born’. Very
little is uncertain about that: it was born in the time of, and
thanks to, Plato. Striking evidence of this is available: Until
around 390 BCE words of the group philosoph- had a very limited circulation (barely fifteen occurrences are attested). Soon
after, with Plato, Isocrates and a few others, the number of occurrences would jump to about 450 (not counting occurrences
in Aristotle). The ensuing question, "How did Plato succeed in
doing that?" seems to require a many-sided response.
2.5. A beginning backdated by about two centuries. — Then
Aristotle decided to launch, and launched successfully, the
idea that the beginning of the philosophy should be backdated
by two whole centuries: back to Thales.
233
Questa e la precedente sono due date che possono ben meritare di essere tenute presenti.
III. Storia e preistoria della parola “filosofia” 3.1. Il problema. — E che pensare delle occorrenze di parole
del gruppo philosoph- nel periodo anteriore a Platone? Che
idea di filosofia si intravede nelle rare occorrenze d’epoca preplatonica? E che ruolo vi ha verosimilmente giocato Socrate?
3.2. philosoph- prima del 425 a.C. circa. — Pitagora ed Eraclito (e a maggior ragione Talete, Anassimandro, Anassimene e
altri), non contribuirono all’introduzione di parole del gruppo
philosoph- negli usi linguistici del greco.
3.3. philosoph- ai tempi della maturità di Socrate. — Qualche
tempo dopo il 430 a.C. in Hel. 13, Gorgia si trovò a identificare le philosophōn logōn amillai (le dispute che si fanno con
i discorsi “filosofi”) distinguendole da altri tipi di discorsi di
pregio. Sembra che, nei discorsi “filosofi”, egli abbia ravvisato
delle provocazioni o avventure della mente, come ad es. le
antilogie.
Erodoto usa philosopheōn in relazione a Solone e, sempre con
riferimento a Solone, qualcosa di analogo si ritrova in Senofonte. I termini usati suggeriscono l’idea dell’Importanza riconosciuta all’elaborazione mentale delle esperienze.
Anche Tucidide ha un philosophoumen significativo e congruente; mentre più problematica appare l’occorrenza corrispondente nel De vetere medicina ippocratico. Da registrare
è anche il silenzio di Aristofane, che nelle Nuvole non parla di
filosofia.
234
This and the previous one are two dates (they indicate small
groups of years) that may well deserve to be kept in mind.
III. History and prehistory of the word 'philosophy'
3.1. The problem.— What are we to make of the occurrences
of words in the group philosoph- prior to Plato? Which idea of
philosophy can be seen in these occurrences prior to, and independent from, Plato? And did Socrates play a role in shaping
this very preliminary idea of philosophy?
3.2. philosoph- before ca. 425 BCE — Pythagoras and Heraclitus (and a fortiori Thales, Anaximander, Anaximenes and
others) did not contribute to the introduction of philosophwords into the linguistic practices of Greek.
3.3. philosoph- at the time of maturity of Socrates. — Some
time after 430 BCE, in Helen 13, Gorgias found himself
identifying philosophōn logon amillai (disputes that are made
with ‘philosophical’ speeches) as distinct from other types of
fine speeches. It seems that, with ‘philosophical’ speeches, he
may have had in mind provocations or adventures of mind,
such as the antilogies.
Herodotus uses philosopheōn in relation to Solon and,
again with reference to Solon, something similar is found in
Xenophon. Their wording seems to convey the idea of ​​the importance to be attached to mental processing of experiences.
Thucydides’ philosophoumen also has a significant and
consistent meaning; while the corresponding occurrence
in the Hippocratic De vetere medicina appears more
problematic. Also to be noted is the silence of Aristophanes,
whose Clouds fails to mention philosophy.
235
3.4. philosoph- riferito a Socrate. — Vengono poi esaminate
delle dichiarazioni riferite ai tempi in cui Socrate era in vita:
quattro dichiarazioni di Senofonte, la storia di Iscomaco che
incontra Aristippo a Olimpia (dal Milziade di Eschine di Sfetto)
e cinque passi platonici.
3.5. philosoph- subito dopo la morte di Socrate. — Per il periodo immediatamente posteriore alla morte di Socrate vengono valorizzati un verso delle Ecclesiazuse di Aristofane, la
Katēgoria Sōkratous di Policrate, il Busiride di Isocrate, il fr. 1
di Lisia (discorso contro Eschine di Sfetto) e qualche altra testimonianza secondaria.
Si passano poi in rassegna i singoli socratici. Eschine si distingue per non tirare in ballo la filosofia; Fedone rimane un caso
dubbio; Antistene sembra essere rimasto estraneo alla parola
filosofia; nel caso di Aristippo, si notano solo tracce di impiego
dell’accezione ‘moderna’ di filosofia.
Segue l’esame di svariate occorrenze della parola in Senofonte,
alcune delle quali sono piuttosto problematiche.
È infine la volta della testimonianza di Aristotele che, nel parlare di Socrate, non introduce nemmeno una volta parole del
gruppo philosoph-.
3.6. Due diverse accezioni di philosophia, una ‘antica’ e una
‘moderna’. — Dall’insieme di queste evidenze, molto diverse
tra loro, emerge un’idea di filosofia facilmente distinguibile da
quella che venne successivamente accreditata da Platone. Per
ora la filosofia evoca l’intellettuale brillante, creativo, pieno di
risorse e buon parlatore. Niente a che vedere con l’amore della
sapienza o la meraviglia.
C’è dunque anche una terza data da ricordare, quel 425 circa,
quando il termine cominciò a circolare anche per iscritto e a
caratterizzarsi sul piano del significato.
236
3.4. Philosoph- words reported of Socrates. — Some statements
used to talk about Socrates, or at least referring to the time
when Socrates was alive — four statements of Xenophon,
the story of Ischomachus who meets Aristippus at Olympia
(from the Miltiades of Aeschines of Sphettos) and five Platonic
passages — are then examined.
3.5. Philosoph- words immediately after the death of Socrates. — For the period immediately subsequent to the death
of Socrates, the Ecclēsiazusae of Aristophanes, the Katēgoria
Sōkratous of Polycrates, the Busiris of Isocrates, a fragment
of Lysias (speech against Aeschines of Sphettus) and some
other secondary evidence seem relevant for the present
investigation.
As to the individual Socratics, Aeschines stands out for his silence about philosophy; Phaedo remains a doubtful case; Antisthenes appears to have remained foreign to the philosophwording; in the case of Aristippus, only traces of use of the
'modern' idea of philosophy have survived.
Several occurrences of the word in Xenophon, some of which
are rather problematic, are examined in the sequel. Then the
testimony of Aristotle follows. When mentioning Socrates,
Aristotle never introduces words of the philosoph- group.
3.6. Two different meanings of philosophia, an 'ancient' and a
'modern'. — From the examination of so many documents an
idea of ​​philosophy emerges, which is easily distinguishable from
that which was later validated by Plato. Before Plato, and for
a period of some four decades, the term 'philosophy' evoked
the brilliant intellectual, creative, resourceful and a good talker.
Nothing to do with the love of wisdom or with wonder.
So there is also a third date to be entered, 425 BCE or so, when
the term began to circulate in writing and to be marked out on
the level of meaning.
237
IV. Ripensare la preistoria della filosofia (in Grecia)
4.1. Tre date da ricordare. — Le tre date (425 circa, 385-80,
350 circa) lasciano intravedere l’esigenza di ripensare a fondo
la rappresentazione corrente degli inizi della filosofia, che ebbero luogo non a Mileto ma a Atene, e non ai tempi di Talete
ma ai tempi di Platone. Che incidenza ha potuto avere un così
largo uso di date ‘sbagliate’?
4.2. Il caso dei Sofisti. — La sua incidenza è particolarmente
vistosa nel caso dei Sofisti. La damnatio memoriae che ha gravato su di loro fin dai tempi di Platone ha reso desiderabile una
loro riabilitazione come filosofi, ma la polemica antisofistica
non poté rispecchiare un qualche desiderio di dichiararli nonfilosofi, perché essi rimasero del tutto estranei alla ‘nuova’ filosofia di Platone (quanto meno, non abbiamo nessuna evidenza
del contrario).
4.3. Socrate testimonial delle idee di Platone. — Una portata
ancora maggiore queste tre date la manifestano nel caso di Socrate per il fatto di alimentare un serio dubbio sull’affidabilità
di molti aspetti del racconto platonico, a partire dal Fedone. Infatti si vengono moltiplicando gli indizi in base a cui presumere
che Platone si sia servito di Socrate come risorsa di carattere
promozionale (come testimonial), non esitando a intervenire
sugli stessi dati di fatto, sottoposti agli adattamenti più diversi.
Di conseguenza si fa strada il sospetto che Socrate non sia stato filosofo nel senso suggerito da Platone e si delineano nuove
prospettive per l’interpretazione sia della figura di Socrate sia
dell’opera di Platone.
4.4 Ma allora esiste una filosofia più genuina di altre? — L’accezione ‘antica’ di filosofia non era in grado di dar luogo a niente che potesse somigliare alla filosofia che tutti conosciamo;
pertanto l’accezione ‘moderna’ non ha rivali. Semmai si può
238
IV. Rethinking the prehistory of philosophy (in Greece)
4.1. Three dates. — So we can identify three dates (about 425,
about 385-380, about 350). Because of them, there arises a
certain need to rethink the current representation of the
beginnings of philosophy. Philosophy began in Athens, not in
Miletus; and not at the time of Thales, but the time of Plato.
And since a wide use of the 'wrong' dates occurred, one could
ask what may have been the impact of such a misuse.
4.2. The case of the Sophists. — In the case of the Sophists
misuse may have been especially prominent. The damnatio
memoriae which has affected them since the days of Plato has
made it desirable to rehabilitate them as philosophers, but
they remained completely foreign to the 'new' philosophy of
Plato, and showed no desire to be considered philosophers (or,
at least, nothing suggest the contrary stance). If so, no proper
rehabilitation is needed.
4.3. Socrates as testimonial for the ideas of Plato. — These
dates are even more meaningful in the case of Socrates
because they have the power to raise serious doubt as to
the reliability of many aspects of how Plato tells his story,
especially in the Phaedo. In fact, more and more clues suggest that Plato exploited Socrates to promote his (Plato's) own
ideas and, to this end, dared to adjust even facts, submitting
them to various adaptations.
Consequently, it is not out of place to suspect that Socrates
was not a philosopher in the sense suggested by Plato. This is a
starting point for the renewal of the interpretation of Socrates,
and therefore also of Plato.
4.4. In search of a genuine philosophy. — The 'old' meaning
of philosophy could not have given rise to anything that resembles the philosophy we all know; therefore the 'modern'
239
discutere del prezzo che Platone ha accettato di pagare: giudizi esageratamente severi sui Sofisti, silenzio su gran parte dei
contemporanei, uso ‘spavaldo’ dell’immagine di Socrate a fini
promozionali.
V. Talete il misuratore
5.1. Alla scoperta di un Talete instancabile nel voler capire. —
Se cambiano alcune coordinate fondamentali, ha senso riproporre la domanda su Talete. Chi fu mai Talete?
Le evidenze disponibili indirizzano con decisione verso il nutrito gruppo di misurazioni ‘impossibili’, come la disuguaglianza
dei trimestri, l’altezza delle piramidi, la misurazione dell’ampiezza angolare del sole. Queste ardue misurazioni sono documentate molto meglio di una varietà di altre sue teorie e
massime in quanto sono basate su informative dotate di alta
stabilità semantica.
5.2. Talete alle prese con le “parti” del ciclo annuale. — Abbiamo la prova che Talete pervenne a fissare l’occorrenza (le
date) degli equinozi, operazione che si presume sia stata particolarmente impegnativa. Il passaggio successivo consistette
nel (far) contare i giorni per più anni, così da notare, fra l’altro,
che la durata di ciascun trimestre varia in misura apprezzabile.
Ciò è buon indizio del grado di precisione raggiunto nelle misurazioni.
5.3. Ma come avrà fatto a datare solstizi ed equinozi? — Sul
modo in cui Talete potrebbe essere riuscito a individuare il
giorno degli equinozi è inevitabile accontentarsi di congetture
(l’individuazione del giorno dei solstizi fu, probabilmente, molto più facile). Ne viene qui avanzata una.
240
meaning has no rivals. A point worth examining is the price
Plato may have paid for the establishment of philosophy in
our world forever: overly severe judgments on the Sophists,
silence on most contemporary Socratics, use of a 'bold' image
of Socrates for promotional purposes.
V. Thales, the Measurer
5.1. Discovering a Thales relentless in wanting to understand. — With some fundamental coordinates modified
(above), it would be pertinent to rethink the identity of Thales.
Who after all was Thales?
The available evidence is such as to focus on a substantial group
of 'impossible' measurements, e.g. the unequal duration of trimesters, the height of the pyramids, the angular width of the
sun. These measurements are much better documented than
a variety of other theories and maxims. Moreover, in comparison, their sources enjoy a much higher semantic stability.
5.2. A Thales struggling with the 'parts' of the annual cycle. —
We have evidence that Thales came to fix the occurrence
(dates) of the equinoxes, an operation that may have proven
to be particularly challenging. The next step would have consisted in counting the days for additional years, so as to note,
among other things, that the lenght of each quarter varies appreciably. This is a good indication of the degree of precision
achieved in these measurements.
5.3. But how could he have succeeded in dating solstices and
equinoxes? — As to how Thales might have come to identify
the day of the equinoxes, there is room only for conjectures
(the identification of the day of the solstices was probably
much easier). One such conjecture is being argued for here.
241
5.4. Misurare il sole (e/o la luna). — Anche il modo in cui Talete poté pervenire a quantificare l’ampiezza angolare del sole
(1/720) può solo essere oggetto di congetture. Varie ipotesi
vengono discusse nel corso di questo paragrafo.
5.5. L’ampiezza angolare di sole e luna tra Mandrolito ed Eraclito. — Quest’ultima misurazione avrebbe grandemente emozionato un contemporaneo di Talete, Mandrolito di Priene.
Numerosi indizi lasciano intuire che Eraclito scelse, invece, di
irridere a questa misurazione, adducendo che si trattava di una
misurazione facilissima (“sarebbe stato molto più semplice
dire che il sole ha la misura di un piede umano”). Se ci fu irrisione, d’altronde, allora un famoso passo del Papiro di Derveni
non può essere interpretato nel modo corrente.
5.6. Talete sophos a Atene. — Altri indizi ci parlano della diffusa notorietà raggiunta da Talete, che sembra essersi recato
anche a Lesbo su invito di un famoso poeta eolico, Alceo.
Queste circostanze gettano nuova luce sul racconto che concerne i Sette Sapienti. È verosimile che intorno al 582 a.C. Talete sia stato fatto venire ad Atene per conferire a lui, e poi
anche a Solone e ad altri, il titolo di sophos con una cerimonia
apposita.
L’impressione complessiva che scaturisce da questi dati è che
la figura di Talete celi ancora molte virtualità, che andrebbero
studiate a fondo e su nuove basi, possibilmente guardandosi
dall’immagine iper-semplificata dei suoi insegnamenti, immagine che ha fortemente oscurato e banalizzato il personaggio.
242
5.4. Measuring the sun (and/or the moon). — In likewise manner, a conjecture as to how Thales came to quantify the angular size of the sun (1/720, i.e. half a degree) is the only option
available to us. Various hypotheses are being examined here.
5.5. The angular size of the sun and moon between Mandrolitus and Heraclitus. — The latter measurement is likely to
have greatly excited a contemporary of Thales, Mandrolitus of
Priene.
Heraclitus, on the other hand, probably mocked Thales for this
measurement, arguing that it was a very easy measurement
("simple, the sun’s size is that of a human foot!"). If there was
mockery, however, then a famous passage of the Derveni Papyrus cannot be interpreted in the way that it currently is.
5.6. Thales sophos in Athens. — Other indicators tell us a lot
about the widespread fame achieved by Thales. He seems to
have gone to Lesbos at the invitation of a famous poet, Alcaeus.
These circumstances shed new light on the story concerning
the Seven Sages. Thales is likely to have been invited to Athens
towards 582 BCE in order to be appointed as sophos with a
special ceremony. Then, Solon and other distinguished persons were appointed as sophoi by the Athenians.
The overall impression that emerges from the above is that
the figure of Thales still hides many possibilities; that it is still
to be studied in depth and on a new basis, possibly avoiding
the oversimplified picture of his teachings which has strongly
overshadowed and trivialized his character.
243