I cinque capisaldi della filosofia aristotelica
Transcript
I cinque capisaldi della filosofia aristotelica
I cinque capisaldi della filosofia aristotelica 1) C’è un solo mondo, quello che conosciamo attraverso i sensi, quello di cui parla il nostro linguaggio quotidiano; la conoscenza di questo mondo è stata progressivamente acquisita dagli uomini, ad essa si è accumulata nella trdizione del sapere. E’ illusorio e fuorviante introdurre accanto o sopra a questo mondo, un altro livello di realtà, come quello delle idee platoniche. 2) Questo mondo è in sé ordinato; c’è una legalità insita sia nei processi della natura sia nella società umana. Questa legalità garantisce la regolarità dei fatti naturali umani e il loro orientamento verso la condizione migliore possibile. Non c’è alcun bisogno di interventi esterni (come sono in Platone quello divino del demiurgo e quello umano del filosofo-re) per assicurare l’ordine del mondo. 3) Le conoscenze di cui disponiamo intorno al mondo possono venire organizzate in una enciclopedia del sapere, in grado di spiegare la struttura di ognuno dei campi diversi in cui il mondo è diviso. Compito della filosofia è quello di costruire e chiarificare queste conoscenze, disporle ordinatamente nel piano generale dell’enciclopedia, individure gli elementi concettuali che garantiscono l’unità e la coerenza del sistema dei saperi, e quindi del mondo che essi descrivono. 4) La filosofia non deve cambiare il mondo né inventare mondi possibili, ma comprendere e spiegare l’unico mondo esistente. Spiegare vuol dire capire le cause e le ragioni per le quali le cose stanno così come sono, sia nell’ambito dei processi naturali sia in quello dei comportamenti umani. 5) In questo modo, la filosofia non risulta più separata dal mondo, torna ad abitare nel campo dei saperi sulla natura e sull’uomo; in quanto capace di organizzare e chiarificare questi saperi, mantiene la sua supremazia sulle conoscenze (come ha preteso Platone), ma non si presenta più come alternativa radicale rispetto ad esse, e rinuncia all’ambizione di governare direttamente la vita degli uomini. Il primato della filosofia è dunque in Aristotele meno ambizioso, più sobrio e misurato, rispetto alla pesante eredità trasmessagli dal maestro. 1