stili di respirazione

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stili di respirazione
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STILI DI RESPIRAZIONE
(Tratto da una Conferenza tenuta presso Melbourne, University, Luglio 1976.
Pubblicato in Energy and Character, vol. 8 n. 1 Gennaio 1977)
di David Boadella
(L’ETÀ DELL’UOMO - I° SEMESTRE 85 - ANNO II - APRILE/MAGGIO N. 6)
Traduzione di Claudio Amadio
Nel suo saggio sulla diagnostica muscolare, Nic Waal (1) aveva distinto parecchie
modalità di respirazione.
Ella indica come, in una respirazione naturale, il torace e l'addome di sollevino e si
abbassino sincronicamente durante le fasi inspiratoria ed espiratoria. Le molteplici
varietà attraverso le quali questo ritmo naturale può venir ad essere turbato sono
descritte, dall'autrice, come:
1) Respirazione toracica, ove la respirazione è principalmente attuata a livello del
petto, con movimenti addominali mantenuti al minimo;
2) Respirazione addominale, in cui la respirazione è essenzialmente diaframmatica,
ragion per cui si può osservare la parete dello stomaco salire e scendere, mentre il
movimento del torace è mantenuto al minimo;
3) Respirazione paradossale, che vede muovere sia torace che addome, ma fuori fase
e dissincroni;
4) Respirazione concitata, dove si coglie una completa mancanza di ritmo ed i
movimenti respiratori sono irregolari ed ineguali.
RESPIRAZIONE ENTRO UNA PARETE DI MUSCOLI INDURITI
Il tipo di respirazione che Reich ha per primo descritto, era quella caratterizzata
dall'indurimento dei muscoli del petto e dalla tensione della gabbia toracica, con la
corrispondente riduzione della libera mobilità del diaframma: «I muscoli
che partecipano al processo di corazzatura del torace sono i muscoli intercostali, i
larghi muscoli toracici (muscoli pettorali), quelli delle spalle (muscoli deltoidi) ed i
muscoli siti sopra e fra le scapole. L'espressione del torace corazzato è
essenzialmente quella di «autocontrollo e ritenzione». Le spalle, spinte all'indietro,
esprimono letteralmente «il trattenere». Assieme con la corazzatura del collo, quella
toracica esprime «rancore» represso e «ostinazione» (nel vero senso delle parole). In
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presenza di un'armatura muscolare l'espressione adeguata è di «immobilità» o «essere
senza movimento» (2).
Né Il linguaggio espressivo del vivente (Expressive Language of the Living), da cui
questa citazione è tratta, Reich non attua distinzione fra i vari stili di respirazione che
vengono espressi dalle persone con svariati tipi di armatura corporea ed i diversi
generi di esperienza e di vissuti. Il tipo di modello difensivo descritto sopra è
abbastanza specifico di modelli rigidi di armatura, ove un marcato indurimento ed
irrigidimento dei larghi fasci muscolari corporei è una caratteristica ben marcata. La
respirazione di tali persone è una respirazione arida. L'atto respiratorio viene ridotto a
causa delle tensioni, non riesce né ad esprimere le forti emozioni né a rispondervi
agevolmente.
La respirazione si attua attraverso una meccanica regolarità; espirazione ed
inspirazione avvengono a mezzo di passaggi prevedibili; l'atto si espande e si contrae
entro i limiti fissati ed imposti dalla pressione della gabbia toracica e della parete
addominale.
L'espansione cronica del torace crea una serie di problemi, ai quali le persone con
propensione alla rigidità e con corpi muscolarmente corazzati (nell'accezione
Loweniana) sono particolarmente inclini. Reich pone fra quei problemi «una
tendenza all'aumento della pressione sanguigna, palpitazioni ed ansietà; in diversi
casi di lunga permanenza, anche l'ipertrofia del muscolo cardiaco. Varie patologie di
disagi cardiaci risultano sia direttamente dall'espansione cronica, sia indirettamente,
come risultato di una sindrome di ansietà. L'enfisema polmonare è una conseguenza
immediata di questa perenne espansione toracica.» (3). Reich inoltre pone l'accento
su come il militarismo adotti ovunque l'espressione organizzata di questo tipo di
corazza. Mathias Alexander ha sottolineato nel suo libro sulle posture corporee, come
le metodiche di educazione fisica d'uso prevalente nel periodo in cui egli scriveva,
con la costrizione del «pancia in dentro, spalle indietro, petto in fuori», rafforzassero
l'attitudine corporea di una rigida risposta automatica ad un addestramento
meccanico. Wilfred Barlow, un professionista del metodo Alexander a scopo medico,
a proposito di tutte le patologie di trombosi coronarica che aveva incontrato scrisse:
«Non ho ancora visto un caso in cui la parte superiore del torace non fosse sollevata e
super controllata in modo rimarchevole. L'idea del «poderoso» magnate è sovente
abbinata all'immagine di un petto tronfio, strapieno.» (4).
RESPIRAZIONE INTESTINALE
Reich descrive inoltre una forma di corazza centrata sulla pressione addominale: «I
pazienti lamentano una intollerabile «pressione» allo stomaco, una cintura che
«stringe»; altri hanno una certa zona dell'addome manifestantesi come sensibilissima.
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Tutti hanno paura di essere colpiti nella pancia, e questo timore diviene il fulcro di
fantasie estremamente ricche. Altri ancora hanno la sensazione che ci sia qualcosa
nella pancia che non riesce ad uscire; «sembra come un piatto nel mio ventre»; «la
mia pancia è morta»; ecc.. Molte delle fantasie infantili riguardo la gravidanza ed il
parto orbitano attorno
alle sensazioni vegetative che essi colgono nel proprio addome.» (3).
Ora, vi sono modalità specifiche nell'utilizzare gli intestini come luogo per
sopprimere i sentimenti: l'intestino può essere compresso dalla pressione dell'addome,
dalla contrazione dello sfintere anale, dall'ingoiare i sentimenti, dalla tensione del
diaframma, attraverso cui la parte superiore del canale alimentare deve passare per
pervenire dal torace all'addome. Reich trattò questo aspetto in relazione alle
dinamiche energetiche del vomitare: «In molti casi di blocco diaframmatico vi è,
assieme all'incapacità di vomitare, una più o meno costante nausea. Non vi può essere
dubbio che i così detti disordini «nervosi» dello stomaco siano la diretta derivazione
della corazzatura di questa regione. Il vomitare è un movimento biologico espressivo,
la cui funzione consegue esattamente a ciò che viene «espresso»: una espulsione
convulsa di contenuti del corpo. Esso è basato su un movimento peristaltico dello
stomaco e dell'esofago, in direzione opposta alle loro usuali funzioni, cioè verso la
bocca (anti-peristalsi).
Il riflesso «apribocca» dissolve l'armatura del segmento diaframmatico velocemente e
radicalmente.
L'atto del vomitare è accompagnato da una convulsione del corpo, un subitaneo
piegarsi dell'epigastrio, con un sussultare in avanti sia della testa che delle pelvi.
Nelle coliche infantili, il vomito è seguito da diarrea.
Esprimendosi in termini energetici, le potenti ondate di eccitazione montano dalla
metà del corpo verso l'alto e verso il basso, in direzione della bocca e
dell'ano...Queste convulsioni iniziano con una profonda espirazione» (2).
Un bimbo a cui sia stata fatta provare vergogna e colpa a causa dell'espulsione dei
contenuti corporali, impara ad inghiottire i cattivi sapori ed, allo stesso modo, i cattivi
sentimenti, piuttosto che sputarli fuori; impara così ad inibire i movimenti peristaltici
del colon. Sovente egli sviluppa un modo specifico di respirazione che accompagna e
conferma il modello anti-peristaltico.
Si potrebbe parlare di respirazione intestinale.
Ho ricavato questa informazione da un paziente che, ogni qualvolta espirava,
riempiva e pressurizzava l'addome, anche mentre il suo petto era rilassato e muoveva
verso il basso. Questo è un esempio della respirazione paradossale, menzionata da
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Nic Waal: «Le direzioni del movimento nel torace e nell'addome sono in opposizione
l'una all'altra.
Quando il torace si espande l'addome si contrae e viceversa. L'addome, durante
l'inspirazione, è tirato in dentro; spinto in fuori, sotto l'effetto dell'espirazione; i
movimenti diaframmatici sono del tutto fuori rapporto con i movimenti del pet-to.»
(1).
In modo del tutto indipendente, anche Lowen definisce questa modalità respiratoria
come «paradossale» da Lowen, scrivendo a tal proposito: «Nella respirazione
paradossale l'inspirazione è prodotta da un movimento verso l'alto, piuttosto che da
uno verso l'esterno...In questo modo l'espansione del petto è accompagnata da un
restringimento della cavità addominale. Talvolta si osserva che il ventre è aspirato
all'interno durante l'inspirazione ed abbandonato in fuori durante l'espirazione. » (5).
Lowen ha evidenziato un simile modello in un paziente masochista: «Quando il
paziente tentò di fare una profonda espirazione, come pure in un profondo sospiro, il
torace era rilassato, ma l'onda discendente si ammassava entro una dura nodosità, nel
mezzo dell'addome... Mi fece pensare a qualcuno che si stesse sforzando seduto sopra
uno sgabello. Appariva come se stesse tentando di espellere qualcosa, ma contro una
resistenza» (6).
Abbiamo qui un esempio di respirazione trasferita al sistema respiratorio del sistema
intestinale, un esempio di respirazione che ci si potrebbe attendere da soggetti esposti
a situazioni nauseanti, tali da far sì che essi vogliano buttar fuori (il «veleno» della
paranoia), oppure con persone esposte ad avvenimenti di umiliazione anale e di
disgusto in re-lazione a contenuti addominali (la palude del masochismo).
RESPIRAZIONE COME SE SI SUCCHIASSE.
Lowen descrive nel carattere orale, l'opposto del petto gonfiato del carattere rigido:
«Una marcata tensione muscolare sembra assente dalla parte frontale del corpo, ma
ciò è solo causa della sgonfiata situazione del petto e dell'addome.» (6) In
contrapposizione con l'esempio sopra riportato, «il riflesso "apri bocca" è abbastanza
facile da provocare. Ciò può essere dovuto ai primi disturbi della nutrizione con
persistenti impulsi a vomitare.» (6).
È come se la difesa orale fosse un'abitudine al vuoto, «il petto è di norma sgonfio e la
pancia è priva di turgore, apparendo soffice e vuota alla palpazione.» (6). Lo
sgonfiamento della struttura fisica e delle peculiarità della personalità orale, che
Lowen ha così acutamente descritto, si fonda sul tipo di respirazione peculiare.
Possiamo riconoscere uno specifico tipo di respirazione orale, caratterizzato dalla
paura e dalla riluttanza ad esprimere avidità. Non è però che il soggetto sia impaurito
dalla sensazione dell'aria che affluisce all'interno dei polmoni, come per il paziente di
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Mott, citato nella Iª parte.
Sembra essere un atteggiamento appreso e trasferito dal suo modo di succhiare. Il
bimbo apprende ad essere deluso e abbandonato, sentendo fame non solo di cibo, ma
anche di aria. Questa esperienza di insoddisfazione che lo lascia svuotato e scarico è
assimilata al flusso del latte materno, che è un flusso che non può gestire.
Quando ciò è trasportato nell'atto respiratorio, significa che tale persona si sente
denutrita di aria, ha paura di trattenerla all'interno di sé e di mandarla giù.
Quando lavoro sull'inibizione a respirare della gente che evidenzia questo problema,
trovo di grande aiuto porre le mie mani a coppa su ciascuno lato del collo. Il
sovraccarico aiuta così a farvi fluire l'aria. Nel momento in cui una persona inizia ad
aprirsi ad un flusso d'aria più energico e ad esserne più desideroso, posso talvolta
percepire il flusso di energia riempire il collo, proprio come può accadere in una
pianta, che raggiunge il turgore quando viene innaffiata.
La propensione orale a succhiare nutrimento dal prossimo, o da surrogati, è corredata
da varie aggiunte; discende dal rifiuto di lasciar entrare nutrimento dall'aria e
dall'incapacità di lasciarsi abituare all'ossigeno.
«Ogni disturbo nella funzione di succhiare», scrive Lowen, «manifesterà una
immediata ripercussione sulla funzione della respirazione.».
LA RESPIRAZIONE DI CHI È NATO E DI CHI NON È NATO.
Reich ha descritto un modello di respirazione molto differente in un caso di
schizofrenia che ebbe modo di trattare e, sebbene questo modello appaia anche basato
su una certa riluttanza ad assumere aria, le sue origini e dinamiche sono ben diverse.
«Tentai di accostarmi alla sua disfunzione respiratoria. Il problema non era, come
nella corazza nevrotica, di dissolvere l'armatura del petto: qui sembrava non esserci
nessuna armatura. Il problema era come far entrare e quindi espellere l'aria attraverso
la sua laringe. Lei prese a dibattersi violentemente ogni volta che tentavo di ottenere
un pieno atto respiratorio, avevo l'impressione che la funzione della respirazione non
fosse impedita da una qualche immobilità, da far risalire all'armatura, ma che fosse
inibita come ad opera di un forte sforzo conscio.» (7).
Reich descrive come una delle funzioni di tale inibizione respiratoria sia quella di
interrompere nel corpo il moto delle correnti vegetative combattute dalla paziente
«attraverso il non permettere il passaggio di aria e dai polmoni.». Ciò presenta un
ovvio paradosso: se lo schizofrenico rifiuta di aspirare aria, muore per anossia;
proprio come quella persona che, assumendo una troppo piccola quantità di cibo, può
morire per anoressia. Ma lo schizofrenico non soccombe per mancanza di
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respirazione. La dinamica specifica di questa respirazione sembra implicare la messa
al minimo del movimento respiratorio. L'aspirazione di aria e la sua espulsione, in
altri termini, ha pure luogo, ma viene
ottenuta in modo quanto più impercettibile riesca possibile. È una respirazione
interiore, invisibile se viene paragonata con il respiro di una persona che vive nel
mondo con fiducia.
Non è che una persona che vive in questo modo non senta il diritto di essere nutrita
oralmente, riducendo di conseguenza la sua richiesta di aria, come nella situazione
descritta in precedenza. La respirazione impercettibile non è la negazione dell'aria,
ma del processo respiratorio stesso, che è il requisito fondamentale della vita
all'esterno del grembo materno. I movimenti della respirazione schizofrenica sono
una riproduzione a cui attenersi il più strettamente possibile, della stessa inattività
dell'apparato respiratorio nel periodo intrauterino. La debole, impercettibile
respirazione che Reich ha descritto è la «respirazione uterina». La respirazione cioè
di qualcuno riluttante o inabile a nascere.
A causa del concetto di stress transmarginale, si possono istituire alcune
ambivalenze; così come Lowen descrive un attacco di depersonalizzazione in
relazione alla respirazione che è accaduto ad un suo paziente, in questi termini:
«Talvolta vorrei vivere quella strana sensazione in cui io non ho controllo sul mio
respiro. Ciò mi nasce dalla constatazione che, se io potessi ad un tratto arrestare la
respirazione, non saprei riavviarla nuovamente.
Mi sembrava di essere al di fuori del mio corpo e di osservarlo come se lui non fosse
me. Provavo emozioni di debolezza e di vertigine, sentivo che stavo per morire.
Avrei quindi voluto gridare e sprofondare. Così i sentimenti si sarebbero lentamente
dissipati. Ero oltremodo terrorizzato.» (6).
Il grido di paura che allontana il senso di depersonalizzazione è in effetti un grido di
nascita. In qualche grado riconduce la persona depersonalizzata indietro, nel suo
corpo. Il timore, a cui si previene, per voler fermare la respirazione, causa un
affannoso respiro dell'aria che viene aspirata, in quanto la condizione
depersonalizzata si identifica con una predisposizione puramente emozionale a non
respirare, ad essere non-nato. Per una persona schizoide, il respirare vigorosamente,
può destare sensazioni pari al morire per annegamento. Lowen spiega ciò come
segue:
«L'aprire tutta la gola nel respirare, evoca sentimenti di annegamento in molti
pazienti. Uno di essi ha riferito di questa sensazione in un certo numero di occasioni;
tuttavia egli non ebbe modo di reperire nella propria memoria alcun incidente che
avrebbe potuto permettere di risalire ad una esperienza di tal tipo.
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L'interpretazione logica è che il senso di annegamento rappresentava la sua reazione
ad un flusso di lacrime e di tristezza, che scaturiva al livello della sua gola, quando le
tensioni venivano dissolte. Allo stesso modo, le sensazioni soffocanti, comunemente
riferite dai pazienti, potrebbero essere interpretate come «l'allontanamento» di questi,
straripanti sentimenti di tristezza. Il sentimento dell'affogare opera un prodigio per
ciò che riguarda una possibile associazione con l'esistenza intrauterina, ove il feto
fluttua in un oceano fluido. È ora risaputo che il feto compie movimenti respiratori,
nell'utero, circa dal settimo mese in poi. Questi non hanno alcun significato
funzionale; ciononostante, se lo spasmo uterino venisse ad essere interrotto per un
intervallo significante, e con esso il flusso del sangue ossigenato alla placenta, è
concepibile che questi movimenti di tentata respirazione potrebbero diventare reali
sforzi tesi a respirare. In questa situazione la sensazione di affogare risulterebbe dal
fluire del liquido amniotico all'interno della gola del feto. Questa è pura speculazione,
ma l'evenienza di tale esperienza intrauterina non può essere esclusa.» (5).
Un'altra forma di modello di respirazione schizoide, descritto da Lowen, appare
essere l'opposto di quanto mostrato dal paziente di Reich. È una situazione in cui la
persona blocca la respirazione al momento dell'inspirazione. «Questo tipo di
respirazione schizofrenica», scrive Lowen «porta un indizio emozionale: se provate
ad imitarlo (gonfiate il petto e tirate dentro l'addome), potrete udire come un sussulto,
mentre l'aria fluisce nel polmoni. Non è arduo riconoscere ciò come un'espressione di
spavento: lo schizofrenico respira come se vivesse in uno stato di terrore.» (6).
Se questo respiro affannoso, una volta che sia stato inalato, è espulso
impercettibilmente, allora l'espressione della paura è stata congelata ed introiettata.
Lo schizofrenico respira come un uomo che rischia la morte su un campo di battaglia
e
che sarà abbattuto se mostra, attraverso anche un solo respiro, di essere vivo. Egli può
respirare, ma non deve essere visto mentre lo fa.
La propensione alla respirazione isterica palesa tendenze contrarie: a tutti i costi il
soggetto deve essere visto respirare. Il respirare perlomeno comprova che egli è vivo
e fuori dal grembo materno; ma è la respirazione di chi agisce solo secondo questo
indirizzo, è un respiro di panico ansioso. Ansietà significa costrizione, ed il respiro
isterico è un respiro costretto, in cui colui che respira lotta per asserire se stesso.
«Immaginiamo», scrisse Reich, «che uno sia spaventato o preveda un grande
pericolo. Istintivamente tirerà dentro un respiro e rimarrà in questa posizione. Poiché
non si può continuare a far ciò, egli dovrà ben presto espirare.
Tuttavia l'espirazione sarà incompleta e superficiale; il soggetto non espirerà
completamente in un solo respiro, ma frazionatamente, a piccoli tratti, come fosse...
Qual'è la funzione dell'abitudine a respirare «superficialmente?» Se portiamo
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l'attenzione agli organi più interni ed alla loro relazione con il plesso solare, cogliamo
immediatamente che
cosa sta succedendo. Nella paura, involontariamente, si inspira; come, per esempio,
durante un annegamento, ove questa profondissima inspirazione conduce alla morte.»
(3). Reich prosegue nel descrivere come i bambini imparino a contrastare gli stati
d'ansietà con il contrarre il loro atto respiratorio e sopprimendo le emozioni
ansiogene. Se hanno successo, il risultante modello di blocco affettivo e di rigido
trattenimento conduce al blocco dei muscoli toracici, già descritto. Il modello fisico
dell'isterico fa fronte allo stress con «l'esprimere» alcuni sintomi ansiosi ed
imparando a manipolare l'ambiente attraverso di essi. Il modello di respirazione è
vicino a quello che Nic Waal descrive come
«respiro concitato» e conduce alla sensazione di avere il fiato corto.
È questo il modo in cui Katherine, la paziente di Freud, rispose alla sua domanda
«che cosa è che ti fa soffrire?»
«Mi va via il respiro. Non sempre; ma alle volte mi prende così tanto che mi sembra
di soffocare».
Freud commenta: «A prima vista, ciò mi apparve come un sintomo nervoso. Ben
presto però mi sopravvenne che probabilmente era solo una descrizione indicante un
attacco di ansietà: lei stava scegliendo la brevità del respiro, dal gruppo di sensazioni
che stavano emergendo dallo stato ansioso, e stava collocando l'eccessivo stress in
quel singolo fattore.» (7).
La conversazione fra Freud e Katherine prosegue nel modo seguente: «Siediti qui.
Che cosa ti accade quando ti "viene meno il respiro"?».
«Mi sommerge tutto ad un colpo. Anzitutto è come se qualcosa premesse i miei
occhi. La mia testa si fa molto pesante e si riempie di un insopportabile ronzio; io mi
sento così stordita che quasi non mi reggo in piedi. A questo punto c'è qualcosa che si
accalca nel mio petto cosicché non mi riesce più di respirare.»
«E tu, non noti qualcosa all'interno della tua gola?»
«La mia gola ne viene schiacciata contemporaneamente, come se stessi per
strozzarmi»
«Nella tua testa non accade nient'altro?»
«Si, v'è come un martellamento, abbastanza forte da farmela scoppiare»
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«E tu, non ti senti spaventata mentre accade tutto ciò?»
«Penso sempre che sto per morire, sono coraggiosa di norma e vado dappertutto da
sola, giù in cantina e su in montagna; ma il giorno in cui accade tutto ciò, non oso
proprio recarmi da nessuna parte, penso, per tutto il tempo, che qualcuno sta in piedi
dietro di me e si appresta ad afferrarmi completamente.» (7).
Questo esempio getta una quantità di luce all'interno della transizione fra i modelli di
respirazione isterici e schizoidi. Nei momenti in cui lei si strozzava e non poteva
trarre respiro, si creava la pressione alla testa. Reich annota che «se la capacità di
anticipazione ansiosa è mantenuta per un certo tempo, ecco apparire una pressione
alla fronte. Ho avuto
molti pazienti nei quali non era possibile eliminare la pressione alla fronte finché non
venni a scoprire la loro propensione all'anticipazione ansiosa, sita nella muscolatura
toracica.» (3).
Comunque, la tendenza isterica è di abreagire una parte del panico, di far apparire un
senso di soffocamento all'interno della respirazione concitata, vagheggiare un senso
di morte ma sempre dimostrando una vivida vitalità.
L'isterico respira con l'esitante respiro da panico di un bimbo che ha avuto una nascita
difficile.
Non sto suggerendo che si possa classificare rigidamente gli stili di respirazione e
collocarli meccanicamente su specifici modelli caratteriali. Le persone posseggono
esperienze uniche che conducono a tutte le gradazioni di colore, attraverso le
molteplici tendenze del carattere ed attitudini fisiche. Gli stili della respirazione
sfumano gli uni negli altri e nella medesima persona possono coesistere le estreme
polarità, quand'essa attraversa il limite dello stress, sotto le fluttuanti condizioni di
ansietà o tensione.
Il considerare i modi di respirazione in termini di esperienza uterina o di nascita, di
conflitti intestinali e di lotta interiore a livello muscolare, mi sembra che possa
incrementare la comprensione di alcune delle dinamiche che vediamo quando
lavoriamo con persone che lottano con tensioni, sensi di colpa e crisi esistenziali, per
aiutarle a liberarsi o a ridar loro aria.
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Bibliografia
1. Waal, Nic: Psychodiagnosis of the body unpublished ms, Nic Waal Institute, Oslo;
2. Reich, Wilhelm: The Expressive language of the living, in Character Analysis,
1949;
3. Reich, Wilhelm: The Function of the Orgasm, New York, 1942;
4. Barlow, Wilfred: The Alexander Principle, London, 1973;
5. Lowen, Alexander: Betrayal of the Body, New York, 1967;
6. Lowen, Alexander: Physical Dynamic of Character Structure, New York, 1958;
7. Freud, Sigmund: Studies in Hysteria, Penguin Books, 1975.
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