Notiziario del 15/12/2009

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Notiziario del 15/12/2009
DICEMBRE 2009
PROGETTO
DIRITTI IN CARCERE
Frelimo e Armando Emilio Guebuza vincono le elezioni in Mozambico
APERTA LA STRADA
AI NUOVI LEADER
Carissimi sostenitori,
i risultati delle elezioni mozambicane (28 ottobre scorso) confermano quanto era già evidente a
chi aveva visitato il Paese nei mesi precedenti: la vittoria schiacciante della Frelimo (Fronte di Liberazione del Mozambico), e del suo candidato alla presidenza della Repubblica, Armando Guebuza, eletto
per la seconda volta con i voti di tre mozambicani
su quattro!
Guebusa ha ottenuto il 75.46% dei voti contro il
16.51% del suo diretto avversario, il candidato della Renamo (Resistenza Nazionale Mozambicana),
Afonso Dhlakama.
In occasione di queste elezioni è comparso anche un nuovo movimento con un particolare consenso tra i giovani, il Mdm (Movimento Democratico del Mozambico), che così diventa la terza forza
del Paese frapponendosi nella storica dinamica tra
Frelimo e Renano.
Con queste elezioni la Frelimo conferma il potere che detiene ormai da quasi 25 anni, forse più
per mancanza di alternative che per l’effettivo consenso. Al contrario, la Renamo, nel corso degli anni,
ha perso sempre più consensi passando, da quasi la
metà dei voti delle prime elezioni (1994), all’attuale
16 %.
In questo quadro, tra i pochi altri partiti che sembrano poter guadagnare spazio in questa dinamica, c’è il Movimento Democratico del Mozambico
(MDM) che è riuscito ad esprimere quest’anno il
terzo concorrente alle presidenziali.
David Simango rappresenta per lo meno due
aspetti importanti. Il primo è che da sindaco di Beira (la seconda città del Paese che ha governato dal
2003) ha mostrato un nuovo modo di concepire la
gestione della cosa pubblica, sganciato dalle logiche del partito a cui apparteneva. Una gestione che
gli è valsa una riconferma nel 2008, con oltre il 60%
dei voti ottenuti da indipendente perché il partito
non lo aveva candidato a favore di un personaggio
minore voluto dai militanti più duri.
La seconda è che Simango, 45 anni, rappresenta la rottura con la generazione dei “vecchi combattenti” dell’una o dell’altra fazione, e in qualche
modo apre la strada a chi si candiderà alle presidenziali quando i partiti dovranno pensare a persone
nuove e cresciute politicamente post lotta armata.
Anche se Simango non costituisce la miglior
alternativa, certamente la sua elezione è il segnale che, sul fronte da sempre monolitico delle forze
politiche, si sta muovendo qualcosa. Parallelamente a quanto lentamente sta accadendo nella società
civile e nelle pieghe delle istituzioni.
Cristiano Bolzoni
Programmi Mozambico
ProgettoMondo Mlal
Dopo le attività passate in carcere, il Progetto è alle prese con un reinserimento tutt’altro che facile in una società che certamente non aiuta il processo
RICOMINCIARE DA TRE... EX DETENUTI A NAMPULA
La Mostra Anamawenchiwa (“rigenerati” in lingua Makua) è un un lavoro di antropologia visuale,
firmato dal fotografo Ismael Miquidade, che da un
lato racconta la vita quotidiana dei reclusi del penitenziario di Nampula, impegnati nelle attività che il
Progetto ha introdotto in questi tre anni, e dall’altra
espone delle foto ritratto che gli stessi reclusi hanno fatto durante il corso di fotografia che Miquidade ha tenuto nella prigione.
All’inaugurazione del 4 dicembre scorso a Maputo, erano presenti anche tre ex reclusi: Domingos Lisboa, Castelo de Araujo e Nascimento Trinta. Tre ex
reclusi che hanno partecipato alle offerte di formazione del Progetto e che hanno fondato un gruppo
di teatro che ora porta in scena una commedia sulla
difficile vita nelle prigioni, tra solidarietà e abusi. Tre
ex reclusi dalle esperienze differenti, tutti alle prese
con un reinserimento tutt’altro che facile in una societá che certamente non aiuta a ricominciare.
Domingos Lisboa, originario di Nampula, è entrato in prigione per furto. Condannato a 9 anni, ne
sconta 4 ed esce in libertà condizionata nel marzo
2009. In prigione è una testa calda e si fa rispettare
anche grazie alla sua mole. Si è avvicnato al teatro
solo ed esclusivamente per stare qualche ora fuori
dalla cella, non certo per una vena artistica.
Ma accade l’inaspettato: pian piano il processo artistico lo coinvolge, lo cambia (a suo dire) e
lo “cattura”. Esce dalla prigione. Il Progetto lo appoggia dapprima con una borsa lavoro impiegandolo come giardiniere in un vivaio, e poi con un
piccolo finanziamento per metter su una baracca
al mercato che vende generi alimentari. Funziona.
Un progettino di poche pretese ma che col tempo
contribuirà al suo reinserimento. Rimasto una testa
calda, ha però continuato il processo artistico con
una crescita esponenziale che lo porta ad essere
apprezzato a livello nazionale. Oggi dichiara che lui
è “un attore che per nulla al mondo lascerá questa
che per lui è stata una disciplina del corpo e dello
spirito”, comunque consapevole che l’arte non gli
darà mai il pane quotidiano.
Castelo de Araujo, originario di Beira (nel centro
del Paese) è entrato in carcere per aggressione a
pubblico ufficiale ed è stato condannato a 4 anni,
scontandone solo 2. È uscito dal carcere in agosto,
per buona condotta. È giovane, in prigione ha subito molte violenze psichiche e fisiche, anche per
questo sta molto sulle sue. Si è avvicinato dapprima
al teatro, ma la vera molla scatta solo quando prende in mano una macchina fotografica.
Ha la fortuna di avere un grande maestro che gli
passa l’amore per l’immagine. Quando esce di prigione il Progetto lo appoggia con una borsa lavoro
come cameriere nel ristorante del Centro sociale. È
un buon giovane dicono tutti, al punto che quando decide di dedicarsi completamente alla fotografia, lascia un vuoto nella clientela del ristorante.
Studia e si dedica alla fotografia accompagnato dal
suo maestro. Per un mese ritrae la vita di Nampula.
Riesce persino a montare la sua prima esposizione
“ Ritratti del mio quotidiano”.
Ora il progetto vorrebbe sostenerlo nell’apertura di un suo piccolo studio di fotografia nella speranza che questo possa essere il primo tassello per
mettere insieme un collettivo di fotografi.
Nascimento Jose Trinta, originario di Quelimane
(Zambesia) è entrato in prigione per furto aggravato ed è stato condannato a 16 anni di prigione. Ne
ha scontati 9.
Nove anni lontano da un Paese che cambia rapidissimamente, lontano da una famiglia povera che
non ha possibilità di venire a fargli visita a causa an-
che dalla distanza (tra Quelimane e Nampula c’è un
giorno di viaggio). Alla morte della madre non gli è
stato permesso di partecipare al funerale, il padre
era morto un anno prima di essere arrestato. Sua
moglie si è risposata creando un’altra famiglia. I suoi
fratelli sono cresciuti e hanno preso strade diverse.
Una mattina un funzionario del carcere entra
nella cella e gli dice “Nascimento, vattene sei libero”.
Nascimento esce senza un soldo (gli ultimi che
aveva, glieli hanno requisiti in prigione), senza lavoro, senza famiglia...
Il suo eterno sorriso diventa una smorfia, cade,
cede all’alcolismo, dorme 1 ora massimo per notte (porta i segni sul corpo e nella memoria di tanti
tentativi di ucciderlo). La sua personalità si sdoppia
diventando schizofrenica (per la psicologia occidentale) o dimora per uno spirito (secondo la magia di qui).
Il Progetto lo ha accolto dandogli un luogo dove
dormire (nella casa dei nostri operatori), gli concede una borsa lavoro come cameriere, e poi come
giardiniere. Nascimento riprende a fare teatro.
Non sappiamo ancora come andrà. Se riuscire-
L E
mo a recuperare una persona o se falliremo inesorabilmente. Lo Stato in tutto questo non esiste. Non
esiste aiuto, accompagnamento, non esiste la cura
alla persona.
Abbiamo lavorato tanto in questi 3 anni e siamo
a un nuovo inizio.
Stefano Fontana
capoprogetto Diritti in Carcere
(foto Ismael Miquidade)
N O V I T à
Si sono conclusi con una grande festa i corsi organizzati dal Progetto
TEATRO, MUSICA E DANZA CON MAESTRI D’ECCEZIONE
Il neonato gruppo di ex detenuti, Anamuispuela, ha presentato la sua Prima all’Università Cattolica
del Mozambico. L’opera teatrale si intitola “Bene o male, noi lo raccontiamo”. È una commedia in un
atto e racconta di tre amici, o meglio tre ex compagni di cella, che si incontrano in una baracca a bere e
a ricordare i brutti e bei tempi che furono.
La commedia si avvicina alla nostra commedia dell’arte con una trama che si snoda dal paradosso al
grottesco, dalla burla al dolore, molto rapidamente.
Inoltre, si sono recentemente conclusi i corsi di chitarra e di fotografia con uno spettacolo di teatro/
danza e canto del gruppo culturale Anamawenchiwa allestito nella struttura della Penitenziaria Industriale di Nampula.
Nelson Mendes, alias Tchecho, chitarrista indipendente di Maputo (il Manu Chao del Mozambico,
ndr.) era stato invitato a Nampula per lavorare con il gruppo di chitarristi della Penitenziaria. Tchecho,
dalla ricca vena del cantastorie, anima la vita nelle baracche più popolari. Così ha visto nel gruppo un
potenziale umano e musicale immenso, e in 25 giorni di lavoro ha portato a dei risultati meravigliosi,
compresi l’acquisto di materiale elettronico e la creazione di una vera e propria banda musicale. Gran
Lavoro!
Anche la collaborazione del fotografo Ismael Miquidade, alias Boogie, con noi da 2 anni, ha costituito
una grande risorsa. Miquidade è infatti un vero e proprio sociologio dell’immagine con la curiosità di un
bambino. Sono quelle persone innamorate del proprio lavoro e come lui ama ripetere: “un vero fotografo
deve poter fare una grande fotografia al giorno”. Ismael Miquidade è rimasto con Tchecho a Nampula
e ha gestito un secondo corso di fotografia per detenuti. Un corso più complesso in cui ha mescolato il
classico al moderno. Così il giorno della chiusura dei corsi è stato un giorno di amicizia, musica e immagini. Una grande festa dei sensi.
primo piano
Sono state finalmente trasferite dalla prigione maschile alla casa coloniale del Centro Aperto Rex
IL DIRITTO DELLE DONNE DETENUTE
B R E V I
Dopo quasi tre anni di lavoro, ci siamo riusciti. Le
donne sono finalmente state trasferite dalla prigione maschile alla casa coloniale ristrutturata da noi
nel Centro Aperto Rex.
Sono occorsi due anni di pressioni, compromessi e lavoro di lobby a livello
centrale. Bisognava portar via
le donne da quel posto. Assolutamente. Scarsa igiene,
mala alimentazione, violenze
psicologiche e fisiche subite
giornalmente:
immaginate
15 donne in una stanza di 40
metri quadrati e separate con
una porticina da 700 uomini.
Una porticina che di notte si
apriva spesso e volentieri...
ProgettoMondo Mlal è stato costante, paziente
e coerente. Non siamo caduti nell’errore di limitarci
a una denuncia che –sebbene eticamente sacrosanta- ci avrebbe allontanato. Abbiamo insistito,
mandato giú tanti rospi, sopportato cose che ci saremmo volentieri evitati. Ma è servito.
Con il nostro lavoro siamo riusciti a creare un interesse politico a livello nazionale. Il ministro della
giustizia è venuta a farci visita e ha dato ordini. E
quando i potenti si muovono le cose si muovono
veramente.
Ora le donne sono in una casa coloniale a 15 km
dalla cittá, grandi spazi, stanze da 5/6 persone, orto,
pollaio e la possibilità di fare tante cose, vista anche
la vicinanza di un secondo edificio ristrutturato e
ora dedicato alle attività di formazione per le detenute. Attualmente serve ad esempio il lavoro al
crochet (uncinetto).
Nina, nostante sia al 7 mese di gravidanza, è infatti una macchina da guerra.
E in generale tutte le donne ci
dimostrano come nei nostri
Paesi sia persino esagerato
quel clima di bambagia in cui
rimane immersa una donna
prima e dopo il parto. Il livello
di qualità del crochet è senza
dubbio elevato. Gonne, cappelli, borse, maglie, una varietá di prodotti invidiabile.
Infine, proprio pochi giorni
fa è stato inaugurato anche un corso professionale
di modista con l’assunzione di Donna Julieta, una
modista di Nampula che ha un bell’atelier in centro
città. L’idea è potere creare un atelier permanente
nella prigione femminile.
A livello di gestione della vita quotidiana c’é ancora molto da fare. La scarsa capacità del personale
interno (guardie carcerarie o poliziotti) nel trattare
con le detenute ci ha obbligato a contrattare una
giovane educatrice che svolgerà un ruolo di sostegno allo sviluppo di questa nuova comunitá femminile.
Stefano Fontana
capoprogetto Diritti in carcere
• VITA DENTRO, NUOVO PROGRAMMA COFINANZIATO DALL’UNIONE EUROPEA. L’Unione Europea
ha approvato un nuovo progetto in difesa dei diritti dei detenuti, Vita Dentro. Partirà nei primi mesi del
2010 e sarà la naturale prosecuzione di questo Progetto sostenuto anche dalla Conferenza Episcopale
italiana. Si tratta di un’opportunità molto importante che ci consentirà di portare a termine tante inziative oggi solo abbozzate.
• L’AGENDA DEI PROSSIMI MESI. In programma per le prossime settimane la consegna dei diplomi dei corsi da fabbro e falegname e quelli scolastici di alfabetizzazione. La cerimonia di chiusura si svolgerà in municipio con la presentazione della mostra fotografica Anamawenchiwa.
Grazie alla collaborazione di un tecnico professionista, sarà possibile incidere un cd musicale con i
lavori realizzati durante il corso. Contestualmente, e sempre con l’obiettivo di valorizzare i lavori di poesia e di fotografia promossi in carcere, verrà realizzato un primo libro bilingue di poesia e immagini.
• EREDITÀ PER IL FUTURO. In previsione della conclusione di queste attività formative, e poi anche del
Programma, si è pensato di creare un nucleo di futuri educatori che possano costituire un’eccellenza
per il contesto carcerario e anche lavorare su diversi fronti.
viale Palladio, 16 37138 Verona, tel. 045 8102105, e-mail: [email protected] www.progettomondomlal.org
Versamenti Intestati a ProgettoMondo Mlal
c/c postale 12808374
c/c bancario, Banca Popolare Etica (IBAN IT 36 E 05018 12101 000000512960), causale “Progetto Diritti in Carcere”