“Da che arte stai?”
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“Da che arte stai?”
Periodico bimestrale numero 3 - anno 5 Maggio - Giugno 2013 La rivista del benessere globale Luca Beatrice “Da che arte stai?” Salute Benessere Cultura Società Ambiente Fashion Design Sport 58 Sommario IN COPERTINA Luca Beatrice 4 L’INTERVISTA Intervista a Francesco Zampa SALUTE, BELLEZZA E BENESSERE La felicitá in un morso Corpo, simulazione incarnata, intersoggettivitá Quando il bambino è piccolo alla nascita Emergenza autismo Trattamento laser delle emorroidi Gamberi marinati Wealth Planet Convegno nazionale CULTURA E SOCIETÀ Dal globale all'individuale Articolo 67 della Costituzione L'uomo e la natura Le Gaite del drago SPETTACOLO E INTRATTENIMENTO Simone Ravenda Casting e provini 6 10 12 14 16 20 28 30 4 40 44 46 48 52 54 SPAZIO APERTO DIRITTO E TUTELA DEL CITTADINO La possibile riscoperta dell'impresa agricola 56 TURISMO Alla scoperta dei Kanak National museum of Australia 58 62 AMBIENTE ED ECOSOSTENIBILITÀ Anavra 64 DESIGN Specchio! specchio delle mie brame... 66 MODA Zeppe 68 SPORT L'uomo al comando Massimiliano Santopadre 72 HI TECH Grafene 74 EVENTI Cinecartoline dai Carabinieri Cerimonia delle Onorificienze 76 78 40 16 30 Apicoltura Galli pag. 26 Eutonia pag. 18 Farmacia Le Fornaci pag. 37 Ju-Jitsu Massimo Bistocchi pag. 70 Linea Tricologica del Dr. Luca De Fazio pag. 22 Officina Ortopedica Semidoro - Villa Cecilia pag. 38 Wealth Planet magazine 68 66 REDAZIONALI PUBBLICITARI TM 62 72 Wealth Planet magazine 1 Editoriale Direttore Editoriale Direttore Responsabile G.Laura Ascione Massimo Poggioni “Essere” consapevolmente In giro per l’Italia alla scoperta di nuove “rovine”. Per nostra fortuna c’è stata una profonda evoluzione che ha portato ad importanti cambiamenti nel modo di vivere e di considerare la salute incentrandosi sulla volontà di migliorare lo stile e la qualità della vita individuale e sociale. Cresce la domanda di benessere e la consapevolezza di poter incidere sul proprio stato di salute privilegiando azioni mirate a mantenere l’equilibrio psico-fisico e relazionale dell’individuo, considerandolo nella sua totalità, con l’analisi delle sue relazioni socio-familiari nel suo costrutto sociale e quindi soggetto a variazioni. In questo nuovo approccio, la concezione della salute è vista come un obiettivo da raggiungere e mantenere. Il nostro corpo pensa e ci parla con tutto se stesso, ascoltare le informazioni che ci invia significa realizzare un processo di stabilità tra l'aspetto esteriore e l'aspetto interiore dato che non si può pensare d’intervenire all’esterno senza che questo vada ad influire all’interno della persona. WP ha affrontato molte di queste tematiche nel convegno Bellezza & Benessere di cui potete leggere in questo numero alcuni estratti. Come far ripartire il lavoro? Un esplicito riferimento alle grandi opere che, escludendo quelle urgenti, potrebbero passare in secondo piano di fronte a veri e propri scempi che la nostra cara Italia esibisce al mondo. Quello delle grandi opere è una delle questioni più dibattute in questi ultimi anni; la realizzazione della TAV ad esempio, a mio giudizio, andrebbe certamente compiuta ma rispettando l’ambiente e la sicurezza affinchè il nostro paese torni ad essere competitivo. Un esempio, anche per l’Europa, che nelle intenzioni dei nostri governi rimane, mi auguro, il desiderio di crescere e di competere senza farsi prendere dal panico. Questo editoriale vuole risvegliare le coscienze affinchè sia creata occupazione concentrando la forza lavoro sulle numerose strutture da riqualificare. Vi sono nel nostro territorio opere che andrebbero recuperate e ristrutturate a regola d’arte come le aree verdi, i viadotti, le gallerie, ma anche le grandi arterie autostradali come la Salerno- Reggio Calabria in continua e inarrestabile mutazione, la variante di valico nell’appennino tosco-emiliano i cui lavori iniziarono nel lontano 1997. Strutture carcerarie al limite della decenza, le strade metropolitane, vere e proprie groviere di buche e dossi mettendo in serio pericolo i guidatori, il 60% delle scuole in completo abbandono con infiltrazioni e fessure sulle pareti, treni regionali inadeguati e invivibili, moltissimi ospedali che sembrano mostri a cui si è tolte le forze, le nostre romantiche coste nelle quali, in molti casi, l’erosione ha spazzato via centinaia di attività balneari, monumenti abbandonati a se stessi, barriere architettoniche da rimuovere, mezzi di trasporto pubblico obsoleti e altamente inquinanti, insomma un’Italia da riqualificare, altro che grandi opere, la questione vera è la manutenzione, ma a quanto pare l’unica vera manutenzione rispettata in questo paese è quella delle auto blu ogni 15 mila chilometri. Il ponte sullo stretto? Certo che deve essere realizzato, ma non adesso. Periodico bimestrale Iscr. Trib. di Montepulciano n. 321 13/05/2009 GECOM S.p.A. Via Avv. Fulvio Croce, 14 - 52100 Arezzo - Tel. 0575 411166 - www.gecom.biz Direttore Responsabile Massimo Poggioni Direttore Editoriale G. Laura Ascione Resp. Comunicazione Francesco Patiti Per la pubblicità Roma e Lazio Angelo Mangione +39 340 8215137 Edito da Wealth Planet Perugia Presidente Massimo Patiti Stampa Tipografia Pontefelcino [email protected] Si ringraziano tutti i collaboratori Wealth Planet magazine 3 In copertina In copertina Wealth Planet incontra Luca Beatrice, curatore di mostre, critico d’arte, scrittore e giornalista sportivo. a cura di Mirina Hoxha Luca Beatrice Sappiamo che Lei è torinese e juventino. Quando è nato questo amore per “la signora”? Sono juventino da quando ero molto piccolo. La prima partita che ho visto allo stadio era della Juventus e da lì non me ne sono persa nemmeno una. Partita dopo partita ho seguito il percorso di molti giocatori partendo da Platinì e arrivando in fine a Del Piero e penso che ognuno di loro ricopra un periodo ben preciso. 4 Wealth Planet magazine Il suo rapporto con l’arte come è nato? E’ stata una unione sempre armoniosa? Ho studiato lettere, mi sono laureato in storia del cinema e attraverso una serie di circostanze tra cui la conoscenza con Enrico Crispolti a Siena mi ha avvicinato al mondo dell’arte. La mia è stata una passione che è diventata un mestiere. Non è un lavoro che mi fa annoiare troppo anche perché sto a Torino e ho un ampio raggio d’azione. Lei è un curatore di mostre eppure in passato ha criticato questo ruolo che secondo lei ha stravolto l’arte in Italia. Oggi cosa è cambiato? In realtà non ho criticato i curatori di mostre, ho criticato l’atteggiamento che li contraddistingue nella maggior parte delle volte. Mi spiego meglio: spesso alcuni curatori di mostre tendono a mettersi in primo piano dimenticando che il primo piano di una mostra deve essere dedicato alle opere. La globalizzazione e le migrazioni producono inevitabilmente delle contaminazioni. Lei ritiene tali contaminazioni positive? Assolutamente sì! Ritengo che le contaminazioni non creano una omogeneità di artisti ma danno più spazio a quelli che si sanno distinguere. I mezzi di comunicazione in realtà dovrebbero moltiplicare le possibilità di visibilità ma all’arte non viene dedicato tanto spazio e a volte si tende a mettere in primo piano artisti ancora acerbi. Ha insegnato in alcune delle Accademie d’Italia. Come vede questa generazione di futuri artisti? Penso che non si possa parlare di generazione ma di coincidenze. Conosco dei giovani, come per esempio alcuni di Torino, molto interessanti che hanno intrapreso questo cammino nel mondo dell’arte. Molto probabilmente non tutti riusciranno a fare gli artisti ma in generale c’è una buona base. Fare gli artisti è un lavoro che come la maggior parte dei lavori ha bisogno di tempo, fatica e concentrazione. Siamo convinti che occuparsi di cultura ed arte sia il complemento del percorso che noi chiamiamo “benessere”, ha dei consigli per i nostri lettori? Consiglio ai vostri lettori di avvicinarsi all’arte perché l’arte li può aiutare a crearsi dei momenti in cui si possono distaccare dalla realtà, vedere le cose sotto un’ altra luce. “Con la cultura non si mangia....” ed in tempi di crisi si taglia proprio sulla cultura. Qual’é il suo parere a riguardo? Vorremmo una risposta non generica così possiamo capire meglio “ Da che Arte stai”.... In un momento di crisi non si taglia solo sulla cultura ma anche sulla sanità e in tanti altri ambiti. Credo che la cultura non debba diventare l’esasperazione di un percorso che lo Stato deve continuamente finanziare. Essa deve rimanere pubblica con la possibilità di accedervi, anche nel momento in cui a finanziarla sono i privati. Wealth Planet magazine 5 L’intervista Intervista a Francesco Zampa a cura di Francesco Patiti WP incontra lo scrittore indipendente Francesco Zampa, autore del giallo “Doppio omicidio per il Maresciallo Maggio” che spopola in rete. Anche i precedenti lavori di Zampa, la graphic novel “Calciopoli ovvero l’Elogio dell’Inconsistenza” (http://elogiodellinconsistenza.blogspot.it/) del 2010 ed il romanzo breve “Destinatario sconosciuto”, (http://ilmaresciallomaggio.blogspot.it/) del 2011 - dove nasce il Maresciallo Maggio - hanno riscosso consensi di critica e pubblico “Destinatario sconosciuto” ha interessato anche Mondadori che lo ha inserito nella raccolta Carabinieri in Giallo5, racconto che completa una parte della saga del M.llo Maggio con “Una brutta Faccenda” e “Il telefono galeotto”. Saltiamo i dettagli personali, farlo parlare dei suoi personaggi è come farlo parlare di sé. 6 Wealth Planet magazine Ciao Francesco, ci racconti come è nato il Maresciallo Maggio? Buongiorno! Avevo appena letto il bando di concorso per dei racconti. Tema: carabinieri investigatori, massimo 16 cartelle eccetera con la possibilità, per i classificati, di essere pubblicati sul “Giallo Mondadori”. Venivo da un periodo in cui avevo letto molto, e molto più degli anni precedenti: Grisham e Forsyth specialmente e molti altri. Mi piaceva il loro modo di costruire trame e personaggi, mitizzando le sfumature della storia più che i protagonisti, che rimanevano tendenzialmente persone normali coinvolte in questioni apparentemente molto più grandi di loro. Come se ciascuno di noi dovesse affrontare, nella quotidianità, un assassino o un complotto. Ma, oltre al fatto che il protagonista doveva essere un appartenente all’Arma, non mi sembrava il caso che mi mettessi a parlare di avvocati di New York o del Mossad. Ho preferito rimanere ancorato alle mie esperienze creando storie o personaggi che non fossero di propaganda, del genere cui ci ha abituati la tv generalista, per esempio. Bello o brutto, doveva essere mio, e, anzi, ricoprire uno spazio di autenticità (per quanto possibile nella fiction) che in Italia, a mio modo di vedere, è praticamente vuoto. Trame ingenue e racconti per nonne e nipotini continuano a riempire la prima serata, mentre dagli USA giungono serie rinnovate nella tradizione e sperimentali, con personaggi di tutti i tipi e senza paura di sfidare il pubblico. Leggendo quel bando, dicevo, in pochi secondi avevo in mente il personaggio. Non sapevo ancora il genere, ma sapevo che mi piaceva mettere in risalto il ribaltamento dell’apparenza: ciò che sembra non è, ciò che viene attribuito con giudizi immediati può essere quanto di più fallace esiste. E cos’è questo se non la sintesi del giallo? Volevo una persona normale, intimamente onesta e sensibile alle esigenze dei più deboli e senza pregiudizi; una figura non banale né ipocrita. Una persona vera, come vorremmo incontrarne rivolgendoci, da cittadini, all’autorità. Il maresciallo Franco Maggio entra in un panorama della fiction adulta occupato da questori, vicequestori, commissari aggiunti e magistrati, dove i suoi colleghi praticamente non esistono. Ho cercato di valorizzare il patrimonio etico dei Carabinieri delle Stazioni di provincia, abituati per necessità a comprendersi nelle società più sedimentate dove i rapporti umani sono molto più diretti; il tutto, ci tengo a dirlo, tentando di non proporre banalità o luoghi comuni. Con questa chiarezza di intenti ti sarai subito messo a scrivere vero? Si, Il racconto d’esordio, “Il telefono galeotto”, nasce proprio così come ti ho detto. D’impulso, senza tecnica, così come veniva, una bella trama. Tuttavia meglio i successivi due, “Una brutta faccenda”, in cui si parla di un episodio di (presunta) corruzione, e “Destinatario Sconosciuto”, con protagonisti una bella romagnola fedifraga e due ragazzi vittime della droga. La giustezza delle mie riflessioni e la qualità del lavoro hanno determinato i riconoscimenti della Mondadori. Quando hai pensato che Maggio fosse pronto per un romanzo? Quale è stata la genesi di “Doppio omicidio per il Maresciallo Maggio”? Un po’ per la teoria appena citata, un po’ perché avvertivo l’esigenza di esprimermi senza dover compiacere nessuno né sentirmi vincoli intorno, decisi che il quarto episodio sarebbe andato oltre. Vidi una ragazza che fuggiva disperata in campagna in un telefilm, e immaginai la sequenza iniziale del mio primo giallo. La ragazza era bionda, giovane e carina, tanto per cambiare! Chi era? Da chi stava fuggendo? Perché è stata uccisa? È una vittima o solo lo sembra? Ho iniziato a rispondere a queste domande e ho sviluppato la trama, seguendo un po’ la tecnica che avevo assimilato leggendo per riconoscere gli ingredienti necessari. Un po’ è venuta da sé, un po’ è stata corretta in corsa: ho indagato con tecnica… ucronica, ma credo sia normale. Nel leggere il tuo romanzo ho notato una certa cura nel raccontare le procedure delle indagini. Spesso le spiegazioni sono talmente dettagliate da assimilarlo a un giallo procedurale. Quali di queste procedure corrispondono a quelle reali? Cosa c’è invece di inventato? C’è un mix di fantasia e realtà. Non mi sono attenuto a tecniche autentiche anche perché possono essere noiose in un romanzo che nasce per mantenere viva la curiosità e l’attenzione. Le impronte e i repertamenti sono cose abituali in qualsiasi giallo. I diversi reparti investigativi sono inventati, ancorché verosimili: ho cercato di contrapporre un approccio scientifico ortodosso a quello intuitivo e istintivo del protagonista. Mi interessava anche mostrare come i media costruiscano verità in base alle richieste del pubblico, invece che informare. È un tema molto attuale e per affrontarlo occorre forse andare oltre il politicamente corretto. Accanto alla parte più propriamente poliziesca c’è la descrizione dell’ambientazione, in cui si svolge la storia (Viserba e dintorni), dei personaggi, compresi quelli secondari, che durante la lettura appaiono molto realistici. C’è qualche fatto realmente accaduto o qualche persona reale che hanno ispirato la tua narrazione? Diciamo che in continuazione incontro persone che sembrano personaggi o vengo a conoscenza di fatti che sembrano trame. A un certo punto mi sono accorto che era la mia sensibilità a farmeli apparire come tali, e ho cominciato ad appuntare quelli che non erano già scolpiti nella mia memoria, dato che ogni qualvolta mi impressionavano per qualsiasi motivo. Non parlo di chissà quali situazioni: basta uno sguardo, un’espressione, una circostanza. Ne vedo a decine, in continuazione. Parimenti, anche situazioni di fantasia prendono corpo a mano a mano che scrivo. Poi ci sono le esigenze narrative: una massaia che ogni giorno fa la spesa non interessa, ma immaginiamo che vada perché si è accorta che il cassiere l’ha notata: vuole convincerlo a uccidere suo marito? O lui vuol uccidere lei? Mi è venuta in mente ora! Questi personaggi sono un mix di spunti reali, suggestivi, immaginari, e, a loro volta, diventano qualcos’altro di autonomo, pronto per il successivo “filtraggio”. Il sottotitolo del mio blog è “la realtà è più stupefacente”: perché è dalla normalità che prendono vita le storie. Quanto invece è pura finzione in questi aspetti? È praticamente tutta finzione, dal momento che aggiusti le versioni. Il vantaggio tra la fantasia e la realtà è che si può correggere il passato per far “tornare” la trama: se il telefono serve libero, chi chiama non lo troverà mai occupato, e viceversa. Quanto di te c’è in Franco Maggio o in altri personaggi? Me l’hanno chiesto in molti. Intanto c’è voluto il quarto episodio per dargli un nome, prima era semplicemente Wealth Planet magazine 7 L’intervista “il maresciallo Maggio”. Ovviamente c’è di me perché l’ho inventato io, anche se volevo farne, come detto, un personaggio diverso da quelli proposti, sorretti dalla bravura degli interpreti più che dalle loro qualità. Lui ha qualche anno meno di me, è single, è più svincolato di me, e fuma abbastanza. Forse mi piacerebbe essere come lui. Qualcuno (tutte donne, compresa mia moglie) mi ha anche chiesto chi fosse quella ragazza con la Mini. È quella che ha lasciato ciascuno di noi lasciando tracce indelebili, quella che non tornerà più. Quella delusione attraverso la quale tutti siamo passati per crescere, o rinascere. È citata anche nella graphic novel! Credo di aver imparato che, da autori, bisogna saper estromettere il personalismo. Il lettore non è interessato alle nostre beghe personali ma a una storia che lo prenda il più possibile. Quindi la cosa più importante è che tutto sia funzionale alla trama. Voglio precisare un’ultima cosa: da tempo sono appassionato di cultura ebraica e questa cosa è riemersa nella trama praticamente in maniera spontanea. Wealth Planet si occupa anche di benessere e sport. Tu sei anche uno sportivo, un maratoneta; l’attività sportiva stimola molto la creatività. Capita anche a te? Ti è mai successo di trovarti di fronte a un blocco nell’ideazione di una trama e di risolverlo magicamente facendo attività fisica? Devo dire che niente come la corsa mi ha gratificato di salute ed equilibrio psico-fisico. È un capitale a reddito fisso che si accumula solidamente con la costanza nel corso degli anni. Un altro mondo mi si è schiuso grazie agli incessanti allenamenti, e, più di tutto, devo dire che ho re-imparato il metodo e la pazienza. Non c’è risultato senza impegno e sacrificio, e nessun risultato viene da sé. Ci può essere quel pizzico di fortuna, di coincidenza, quella parte che non dipende da te: ma se ti sei allenato sessanta chilometri a settimana per sei mesi, quel giorno tu taglierai il traguardo. Pioverà? Sarà sereno? Questione di un minuto, e non sai neanche se in più o in meno. Ciò che conta veramente è la comprensione fondata e feroce che i 42.194 passi che hai appena fatto non conteranno nulla se non farai anche l’ultimo. Non ci sono attenuanti, né scuse, è tutto nelle tue mani. Oltre questo, c’è una chiarezza di idee nella visione delle cose e nei propositi, tangibile dopo ogni allenamento, i cui effetti tendono a consolidarsi nel tempo. Quindi sì, posso dire che, correndo, ho illuminato diversi angoli cechi. Non c’è niente di quello che ho appena detto che non possa adattarsi a ogni campo della vita, compresa la scrittura creativa. Hai creato anche una graphic novel, quindi ti occupi anche di disegno? Raccontami di questa tua passione e di come è nata “Calciopoli ovvero l’Elogio dell’Inconsistenza”. Questa è stata veramente una cosa di passionalità. Da juventino ho sempre vissuto la questione di Calciopoli come una macroscopica e ipocrita ingiustizia, tanto da 8 Wealth Planet magazine desiderare di raccontarla in prima persona con questa mia storia d’esordio, che sto lavorando anche per mettere on-line. Ci vorrebbe Maggio per risolvere questa cosa! I disegni sono miei, certo non sono un disegnatore professionista ma credo che, nel complesso, sia riuscito a dire quasi tutto. Quasi, sottolineo, riallacciandomi al fatto che cose troppo personali possano diventare meno interessanti; forse avrei dovuto lavorarci un po’ più per renderla un po’ più professionale. Mi piaceva disegnare, ma ho iniziato a farlo in quest’occasione proprio per necessità di esprimermi; vengo da una giovinezza intrisa da Zagor, Ken Parker, Tex e Uomo Ragno, e successivamente da Julia, Maus e Persepolis. “Uomo Ragno”, proprio così, non era ancora “Spiderman”! In qualità di autore indipendente lavori da solo o collabori con qualcuno? Sei soddisfatto di questa tua esperienza di self-publishing? Quali aspetti di questa esperienza vorresti migliorare? Finora ho lavorato da solo. Sono comunque contento, ho potuto fare tutto come volevo io, e vedere il mio libro realizzato. Certo, l’aspetto successivo è ancora più complicato che scriverlo ma non sembrava forse proibitivo solo il vederlo pubblicato? Sto vendendo delle copie e comincio a non essere più sicuro di conoscere i miei lettori per nome (e indirizzo), e questo è bellissimo. Devo aggiungere che grazie alla rete ho conosciuto autori, gentili e disponibili ad aiutare gli altri con la propria esperienza. Credo che il futuro sia roseo per noi autori indipendenti: prevedo una crescita del movimento spontaneo al quale le case editrici dovranno dedicare maggiori risorse. Tutto il mercato dell’editoria ne trarrà vantaggio. Stai scrivendo qualcosa in questo periodo? Quali sono i tuoi futuri progetti letterari? Ho appena finito il nuovo episodio: si intitola “Gioco pericoloso, Maresciallo Maggio”. L’abile direttore sportivo di una squadra di provincia viene freddamente ucciso e tutto sembra causato da scommesse clandestine...ma... Poi vorrei dedicarmi a una traccia ucronica o qualcosa del genere, per il momento è solo un’intuizione. Mi piacerebbe misurarmi su strade che non ho ancora percorso, una trama completamente diversa. 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Prima della sottoscrizione leggere i fascicoli informativi reperibili in Agenzia o sul nostro sito. Salute, Bellezza e Benessere La mia droga è un frollino La felicità in un morso a cura della Dott.ssa Maria Luisa Bacosi - Università degli Studi di Perugia Dire che alcuni tipi di cibo sono una droga non è una provocazione o un’esagerazione. Sempre più studi sono incentrati sulla ricerca degli effetti provocati dai grassi e dagli zuccheri sul sistema nervoso centrale. Esistono dipendenze chimiche legate all’uso di oppiacei, di psicostimolanti, di cannabinoidi, di alcol e di tabacco. Esistono cibi che producono nel cervello lo stesso schema di attività delle droghe che danno dipendenza. I dati scientifici che ci fornisce la letteratura internazionale supportano la tesi che cibi ricchi di grassi e zuccheri possono indurre nell’uomo una condizione simile ad altre dipendenze. In un recente studio pubblicato sull’International Journal of Obesity, Stephanie Fulton, ricercatrice all’Università di Montreal ha dimostrato che un’alimentazione ad alto tenore calorico di grassi e zuccheri crea modificazioni chimiche cerebrali nei roditori. Questi ultimi, messi poi a digiuno forzato presentano reazioni comportamentali simili a quelle da astinenza di stupefacenti. Studi di neurochimica hanno evidenziato le similitudini che intercorrono tra la dipendenza da droga e da cibo. I cibi ricchi di grassi e zuccheri stimolano le aree cerebrali collegate alla sensazione di piacere, localizzate in un nucleo di neuroni situato vicino all’ippocampo. Sono due i sistemi coinvolti: il sistema dopaminergico ci fa impazzire per il frollino al cioccolato e il sistema oppioide che si attiva quando “ruminiamo” soddisfatti il frollino in questione. Certo non tutti i cibi danno una reazione dopaminergica. Ci rinchiuderemmo in una stanza a mangiare insalata? Penso proprio di no. Ma ci rinchiuderemmo sicuramente a mangiare un frollino dalla consistenza vellutata, dolce e leggermente salata (una presa di sale c’è sempre!) che sprigiona un gusto di cioccolato. E questo, l’industria alimentare potente e globalizzata, che 10 Wealth Planet magazine ha capito da tempo come trarre il massimo profitto dal consumatore, lo sa bene. E allora che fare? Rinunciare e fuggire di fronte alle tentazioni degli snack, che sempre più l’industria sforna sul mercato a basso prezzo, oppure aggirare l’imbroglio? Lo stress, le tensioni sul lavoro, quelle familiari, le prestazioni scolastiche, le ansie, vengono a volte “automedicate” con il cibo: nulla di più vero se pensiamo alla soddisfazione che può dare un cibo industriale ricco di grassi e zuccheri, esca per il cervello. L’industria alimentare studia attentamente i cibi denominati comfort food, ovvero quelli che consolano e quelli che possono dare craving, ovvero desiderio compulsivo. Mi soddisfo la fame con un panino al prosciutto, ma rischio di sentirmi irrequieto fino a quando non ho aperto e mangiato i cioccolatini nella scatola. Quante volte ho sentito pronunciare dai miei pazienti la frase “non riesco a fare a meno di mangiare quando sono agitato; mangiare mi tranquillizza e mi fa stare meglio”. I meccanismi endocrini che si instaurano sono molteplici e complessi: lo stress altera l’omeostasi interna e la ricerca di cibi “consolatori” serve a raggiungere uno stato di benessere. Poi si dimentica ogni stress, anche se un attimo dopo ci si chiede “perché l’ho fatto?” Attenzione quindi e mettiamo maggiore impegno anche nei confronti dei nostri ragazzi. L’industria alimentare investe molto per creare cibi palatabili per bambini, quelli che vengono denominati junk food, cibo spazzatura. Che rabbia vedere i giovani attaccati a quella cannuccia e suggere quel tè industriale che null’altro contiene se non coloranti e zuccheri. Mangiamo consapevolmente e con buon senso, altrimenti la grande abbuffata continua. e-mail [email protected] SAGI srl - Via Galileo Galilei, 61 - Capocavallo Corciano - Perugia (Pg) Tel 075.605171 - Fax 075.605202 [email protected] - www.terreumbre.net Salute, Bellezza e Benessere Il corpo è lo strumento con cui attraversiamo il tempo della vita (Becarelli), prodotto della rete dei simboli e della cultura di ogni epoca. Sul corpo si stratificano sensi e significati tali da renderlo oggetto privilegiato di riflessione e di indagine. Esso si afferma come uno strumento di primo piano nelle relazioni umane per il potenziale comunicativo straordinario, originale ed unico, che intende rappresentare. Come possiamo rappresentare il rapporto mente-corpo (o mente-cervello-corpo) e il ruolo degli altri nella costruzione della persona? Il gruppo di Parma del Prof. Rizzolatti è tra coloro che maggiormente hanno contribuito a portare avanti queste ricerche. In questa nota se ne fornisce una sintesi. La persona è un sistema di interconnessione tra cervello e corpo che interagisce in modo situato con uno specifico ambiente popolato da altri sistemi cervello corpo sostiene Gallese. La simulazione incarnata rappresenta il meccanismo che sta alla base per quanto riguarda la comprensione delle azioni e delle emozioni, è un meccanismo che agisce prima di ogni mediazione concettuale e linguistica e da forma alla nostra esperienza degli altri. Incarnata in quanto agisce a livello dei neuroni specchio: cioè, per l’uomo percepire una azione e comprenderne il significato equivale a simularla dando luogo a una riproduzione automatica, non consapevole e pre - riflessiva, anche degli stati mentali dell’altro. Si tratta di una modalità di funzionamento base del nostro cervello e si comporta come tale in qualsiasi relazione interpersonale ed è la sua base neuro fisiologica il correlato funzionale dell’empatia (Gallese). Grazie alla simulazione incarnata non assistiamo solo ad una azione, emozione o sensazione; ma, parallelamente, nell’osservatore vengono generate delle rappresentazioni interne degli stati corporei associati a quelle stesse azioni, emozioni e sensazioni, “come se” stesse compiendo un’azione simile o provando una simile emozione o sensazione. Molti autori, anche se con paradigmi teorici differenti, hanno approfondito tematiche riguardanti l’intersoggettività. Il comune denominatore è il rapporto tra individuo e ambiente e come le interazioni influenzino lo sviluppo dell’individuo stesso. La nostra vita mentale è frutto di co-creazione cioè di un dialogo continuo con le menti degli altri costruendo così la matrice intersoggettiva (Stern). Nell’interazione le due menti creano intersoggettività e l’intersoggettività modella le due menti. È dimostrato che ogni relazione interpersonale implica la condivisione di una molteplicità di stati, emozioni, sensazioni a livello delle stesse strutture nervose, per cui il centro di gravità si è spostato dall’intrapsichico all’intersoggettivo. In questo lavoro si intende dimostrare che l’intersoggettività alla sua base è prima di tutto incorporeità. La simulazione incarnata e il sistema della molteplicità condivisa che genera l’unico meccanismo funzionale alla base dell’intersoggettività. Le nostre più sofisticate abilità metacognitive(al di sopra/oltre la conoscenza) 12 Wealth Planet magazine Salute, Bellezza e Benessere Corpo, simulazione incarnata, intersoggettività a cura del Dott. Biagioli Marco comportano l’attivazione di vaste regioni del cervello, e oggi possiamo affermare che questi settori includono il sistema sensorio-motorio. Evidenze scientifiche dimostrano che il sistema motorio si attiva non solo durante l’esecuzione, ma anche durante l’osservazione, quindi assume un ruolo primario. A lungo si è ritenuto che i fenomeni sensoriali, percettivi e motori fossero ripartiti in aree corticali nettamente distinte. Si pensava all’esistenza di aree cosiddette associative, in grado di mettere insieme le informazioni provenienti dalle diverse aree e di formare un precetto oggettuale e spaziale da inviare alle aree motorie. Il sistema motorio fino agli anni ottanta era una specie di traduttore di pensieri in movimenti. Le neuroscienze invece oggi hanno scoperto il momento esatto in cui un pensiero smette di essere tale e diventa movimento. Per la prima volta si è identificato un meccanismo neurale che consente una traduzione diretta fra la descrizione sensoriale (uditiva o visiva) di un atto motorio e la sua esecuzione (Rizzolatti). Secondo tale scoperta le informazioni sensoriali e quelle motorie non sono disgiunte ma hanno un formato comune. La scoperta dei neuroni specchio nel luglio 1991 ha portato in primo piano il ruolo del sistema motorio, che non è più un semplice effettore/esecutore di ordini provenienti dai piani alti, ma fonte di comprensione del significato delle cose del mondo a livello preconcettuale e prelinguistico. È come se, a livello neurologico, agire-pensare-vedere fossero la stessa cosa. Mediante miro-elettrodi applicati ai singoli neuroni delle scimmie, il gruppo del professor Rizzolatti stava indagando l’area f5 del macaco; questi neuroni si attivano (si dice che scaricano tac tac) quando vengono usati per compiere un movimento. La grande scoperta è stata che gli stessi neuroni scaricavano anche quando il macaco osservava compiere il gesto dell’afferrare. Cioè l’osservazione di una azione induce l’attivazione dello stesso circuito nervoso deputato a controllarne l’esecuzione pur senza provocarne il movimento. Dopo due anni di ricerche, l’esito di queste osservazioni è stato pienamente accettato dalla comunità scientifica. Si è scoperto, in particolare, che i neuroni che codificano le azioni del momento in cui il soggetto afferra con la mano si attivano al conseguimento di questo scopo indipendentemente dai movimenti richiesti per conseguirlo. I neuroni incarnano un livello che costituisce una rappresentazione, un concetto. Ciò è vero anche nel caso in cui si impedisce di vedere la parte finale di una azione: mediante la simulazione dell’azione nel cervello dell’osservatore la parte non vista dell’azione viene ricostruita e quindi il suo scopo può essere implicitamente compreso. Nell’uomo sono stati scoperti subito dopo mediante tecniche di risonanza magnetica trans-cranica, ma la prova con micro-elettrodi è arrivata nel 2010 in quanto si può fare solo su pazienti gravemente malati. L’ascolto di frasi riferite ad azioni compiute con il piede attiva gli stessi muscoli e neuroni con impulsi tali da non esercitare il movimento. Analogamente la lettura silenziosa delle parole relative ad azioni della faccia o del braccio attiva settori delle aree pre-motorie corrispondenti alla parte del corpo cui attiene il significato dell’azione descritta dalle parole lette. Per l’uomo percepire una azione e comprenderne il significato equivale a simularla. Se proviamo ad allargare il campo di osservazione, constatiamo che, nel corso del Novecento, lo studio della relazione tra corpo proprio e intersoggettività ha consentito di superare la teoria cartesiana, mettendo in evidenza che chi osserva e chi è osservato sono parte di un sistema dinamico governato da regole di reversibilità. Venti anni di ricerca hanno dimostrato che esiste una modalità diretta, di base, veloce (200 millisecondi) di approccio al mondo delle relazioni umane che non passa attraverso la mediazione cognitiva (lettura della mente) ma credenze, desideri, intenzioni che i greci chiamavano empatia (condividere un sentimento o uno stato d’animo). Il gruppo del prof Rizzolatti ha scoperto la sua base neuro fisiologica. Si parla ora di mente relazionale incarnata in quanto veder compiere un’azione umana ha il potere di attivare parti del cervello che non sono solo visive, ma si estende alle parti motorie, tattili ed emozionali (paura, disgusto, dolore, ecc). L’operazione può ben definirsi, pertanto, multi modale. Vedere, pensare e fare non sono separabili, chi osserva e chi è osservato fanno parte di un sistema governato da regole di reversibilità. Questa è una caratteristica della specie umana. La consonanza intenzionale generata dai processi di simulazione incarnata è consustanziale al rapporto di reciprocità dinamica che sempre si instaura tra il polo soggettivo e quello oggettivo della relazione interpersonale. L ‘intersoggettività diviene così “ontologicamente” il fondamento della condizione umana, in cui la reciprocità definisce in modo fondativo l’esistenza e l’intercorporeità ne è alla base. Damasio ha dimostrato che un agire perfettamente razionale che escluda l’empatia è tipico dei pazienti con lesioni per-frontali. Di conseguenza è stato avviato lo studio della relazione tra carenza del sistema neuroni specchio e insorgenza dell’autismo. Si ritiene pertanto che la ricerca debba passare dallo studio della “mente” umana allo studio delle “menti umane”. Inoltre, se la plasticità costituisce un tratto specifico e se la dimensione relazionale è fondante del nostro essere, più che di essere dovremmo parlare di divenire. Una filosofia che ambisca a dare conto dell’origine del senso che per noi ha l’esperienza del mondo non può prescindere dalla conoscenza del sistema cervello-corpo attivamente indagato dalle neuroscienze cognitive. Mente e corpo sono infatti due livelli di descrizione di una stessa realtà che manifesta proprietà diverse a seconda del livello di descrizione prescelto e del linguaggio impiegato per descriverla (Gallese). Wealth Planet magazine 13 Salute, Bellezza e Benessere Salute, Bellezza e Benessere Quando il bambino è piccolo alla nascita a cura del Prof. Adriano Falorni - Pediatra Il peso alla nascita rappresenta un parametro importante nella valutazione del neonato. Sulla sua scorta i pediatri individuano categorie caratterizzate da implicazioni cliniche coinvolgenti anche prospettive future, persino in età adulta, dello stato di salute. Con la sigla SGA (dall’inglese “small for gestational age”) si etichettano neonati con peso basso, rispetto a quello ritenuto appropriato per la durata della gravidanza. Da questi neonati si differenziano, quindi, quelli con peso ridotto esclusivamente perché venuti alla luce prematuramente e perciò bisognosi di specifici interventi assistenziali. I bambini SGA presentano una propria serie di problemi suscettibili di rendersi evidenti anche a distanza dalla nascita, indipendentemente dalle condizioni relative allo stato di prematuri o di nati a termine. Fra questi soggetti ricorrono con maggiore frequenza patologie di vario tipo, peraltro non necessariamente esclusive del loro stato di SGA, comprese in un elenco piuttosto lungo e interessanti di volta in volta, fra l’altro, anche lo sviluppo psichico, quello dei reni o la funzione cardiaca. In larga parte, resta ancora da comprendere 14 Wealth Planet magazine se questa maggiore incidenza derivi dai fattori provocanti il rallentamento dello sviluppo intrauterino o se esistano situazioni genetiche influenzanti entrambe le condizioni. Del resto è da tenere presente che le cause, che in qualche misura provocano il ridotto accrescimento del feto, sono molteplici, non sempre facilmente individuabili sotto il profilo clinico, e verosimilmente suscettibili di condizionare quadri diversi dopo la nascita. Per alcuni casi sono riconosciute patologie ben definite, quali ad esempio quella prodotta dal fumo in gravidanza, quella nota come “sindrome feto-alcoolica” frutto dell’alcolismo materno, quelle riferibili a particolari sindromi genetiche o ad infezioni intrauterine, come la rosolia, la toxoplasmosi, e così via. Le conoscenze sotto questo profilo sono, però, ancora limitate o scarsamente definite. Più tipiche sono due condizioni influenzanti l’andamento dello sviluppo dopo la nascita e assai diverse fra loro. Una di esse, interessa il 15-20% dei bambini nati SGA, limita la crescita in altezza e riconosce problemi nell’assetto ormonale riguardante il sistema dell’ormone dell’accrescimento e il relativo coinvolgimento dei fattori da esso regolati: le cosiddette “somatomedine”, attive direttamente sullo sviluppo scheletrico. Anche se un vero e proprio deficit di secrezione di quest’ormone non è rilevato dalle indagini, la sua somministrazione risulta, sulla base dell’esperienza clinica, efficace nel correggere almeno in parte la statura definitiva. Per questa ragione l’impiego dell’ormone dell’accrescimento è autorizzato dal nostro Sistema Sanitario nella terapia di questi casi, purché corredati di una precisa documentazione che ne giustifichi l’indicazione. L’altra situazione appare più complessa e interessa una buona parte dei soggetti nati SGA. Si tratta dello sviluppo, nel corso della vita di questi bambini, di quella situazione morbosa nota come “Sindrome Metabolica”, che rappresenta un contenitore di condizioni patologiche diverse, fra le quali si annoverano diabete, alterazioni del metabolismo dei grassi, patologie a carico del cuore o dei vasi sanguigni (ipertensione arteriosa, arteriosclerosi). Le cause sembrano in parte individuate. Alla loro base non è esclusa l’esistenza di un processo di adattamento intrauterino di sopravvivenza alla condizione sfavorevole nella quale il feto è costretto a svilupparsi. Più accettata è un’altra spiegazione, legata al tipo di accrescimento di questi bambini, improntato a realizzare dopo la nascita un recupero piuttosto rapido del peso. L’aumento della massa corporea appare caratterizzato in questi soggetti da un’acquisizione di tessuto adiposo, prevalente al tronco e più rapida di quella dei tessuti magri. Lo squilibrio fra massa grassa e massa magra può essere presente in assenza di uno stato d’eccesso ponderale, anche se l’obesità si sviluppa nel tempo in un discreto numero di questi bambini SGA. Tale squilibrio sarebbe alla base dei meccanismi favorenti la sindrome metabolica, poiché provocherebbe una difettosa attività dell’insulina, derivante da una ridotta sensibilità ad essa da parte dei tessuti, con conseguente alterazione del ricambio del glucosio. L’argomento dei bambini nati SGA è oggetto di ampi studi e comporta sotto il profilo assistenziale uno specifico controllo pediatrico longitudinale. Fra i possibili interventi, l’utilizzazione dell’ormone dell’accrescimento favorisce la correzione della statura finale, sia pure in misura variabile. Più incerto è il modo di prevenire l’instaurarsi della resistenza all’insulina e quindi delle conseguenti manifestazioni della sindrome metabolica. Le misure da adottare in questa direzione rientrano in generale in quelle indicazioni fornite dalle linee guida proposte a questo scopo, basate su accorgimenti alimentari e su uno stile di vita improntato a privilegiare un’adeguata attività fisica, sia pure compatibile con il reale futuro stato di salute. Per quanto riguarda i primi mesi di vita, l’aumento ponderale, talora anche brillante, suscita ovviamente una reazione di sollievo nell’ambito della famiglia, che vede così allontanarsi i motivi delle preoccupazioni derivanti dalla situazione presentatasi alla nascita. Poiché sotto questo quadro si nasconde un’insidia, con effetti evidenti a molta distanza di tempo, potrebbe apparire giustificabile la tentazione di influire sull’alimentazione del bambino fin da quest’epoca, limitandola con lo scopo di ridurre il prevalente sviluppo della massa grassa. L’adozione di un simile intervento richiede tuttavia molta cautela, e tuttora non siamo in grado di proporre schemi validi anche per quanto riguarda la tipologia della composizione alimentare, l’allattamento al seno restando l’unica indicazione alla quale affidarsi. L’argomento, già trattato in un precedente articolo, richiama al ruolo fondamentale della nutrizione sullo sviluppo dei vari sistemi e in particolare delle funzioni cerebrali del lattante. D’altra parte, ai fini di programmare ed effettuare studi validi in questo campo, è necessario tenere conto che gli effetti di un eventuale intervento di prevenzione richiedono lunghi periodi per rendersi evidenti. Per valutazioni ad intervalli brevi sarebbero utilizzabili solo indicazioni indirette di possibilità di rischio. Troppo poco perché ci si possa sentire autorizzati ad avventurarsi con proposte incisive, che per ora rivestirebbero solo in via ipotetica i caratteri della prevenzione. Wealth Planet magazine 15 E Salute, Bellezza e Benessere mergenza AUTISMO a cura di Roberto Mastalia Un bambino autistico ogni 50! Questo è il dato pubblicato nei mesi scorsi dai Centers for Disease Control and Prevention statunitensi (C.D.C.), ente federale che agisce nell’ambito della Food and Drug Administration (F.D.A.), e rimbalzato nelle colonne del Washington Post il 20 marzo 2013. Il dato è emerso in seguito ad un sondaggio telefonico condotto negli anni 2011 e 2012 su un campione di quasi centomila famiglie americane con bambini in età scolare al di sotto degli otto anni. Naturalmente, se da una parte l’anomalia di un dato così importante risultante da un mero sondaggio telefonico ha dato adito a più di una critica, dall’altra la serietà degli enti statunitensi nell’effettuare i sondaggi toglie ogni dubbio in questo senso anche perché il dato precedente non è che fosse molto lontano da questo. Il 30 marzo 2012 infatti gli stessi CDC avevano pubblicato nel Morbidity and Mortality Weekly Report uno studio su “Prevalenza dei Disordini dello Spettro Autistico – Autismo e Disabilità dello Sviluppo della rete di monitoraggio, 14 siti, Stati Uniti, 2008” nel quale venivano riportati dei dati già di per sé allarmanti ovvero: un rapporto 1:54 tra i maschi, 1:225 tra le femmine (il rapporto maschi femmine è infatti circa 4:1) per un risultato complessivo di 1:88 e con una progressione stimata, in assenza di interventi sulle cause scatenanti la patologia, del 100% ogni cinque anni! E pensare che solo nel 1970 il rapporto era di 1:10.000 e che nel 1995 era ancora pari ad 1:1000. E in Italia, qual è la situazione? Purtroppo, come troppo spesso accade, il nostro Paese anche in questo campo non 16 Wealth Planet magazine Salute, Bellezza e Benessere brilla certo per efficienza e Ministero della Salute, Servizio Sanitario Nazionale ed USL sono lo specchio di un pericoloso brancolare nel buio dato che non esistono dati nazionali sul fenomeno Autismo; tanto è vero che nelle Linee Guida sull’Autismo 2011-2015 gli unici dati riportati sono quelli, peraltro piuttosto desolanti per la loro genericità, dell’Emilia Romagna dove si parla di un rapporto “oscillante” tra 1:250 ed 1:500 (?!). I dati più verosimili, peraltro assolutamente in linea con quelli dei paesi maggiormente evoluti, parlano infatti di un rapporto di circa 1:100 e derivano dalle domande di sostegno scolastico presentate al Ministero dell’Istruzione; è chiaro quindi come tale dato sia in realtà inferiore a quello reale. Di fronte a tale sconcertante dimostrazione di incapacità anche solo nel redigere una statistica le ulteriori “confessioni” contenute nelle Linee Guida in merito all’incapacità di dare all’Autismo una causa certa e conseguentemente di suggerire un valido percorso terapeutico appaiono quasi “comprensibili”! Il primo a parlare seppur indirettamente di “Autismo” fu nel 1908 lo psichiatra svizzero Eugen Bleuer, per il quale si trattava di un restringimento delle relazioni con le persone e con il mondo esterno così estremo da escludere qualsiasi cosa eccetto il “sé”proprio della persona (in greco autùs) ma è solamente nel 1943 che lo psichiatra infantile Leo Kanner utilizzò per la prima volta il termine “Autismo” per indicare una specifica sindrome da lui osservata in undici bambini che chiamò Autismo Precoce. Partendo da studi prettamente psicologici e psichiatrici per decenni, ovvero fino alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, l’Autismo è stato considerato come una malattia neuropsichiatrica derivante dal cattivo rapporto instaurato tra la madre ed il proprio figlio, cd “mamma frigorifero”. Riconosciuta l’assoluta inconsistenza di tale teoria che così tanti “danni” ha arrecato nel corso del tempo alla mamme colpevolizzandone ingiustificatamente il comportamento, nel tentativo di trovare una causa “di comodo” che ponesse al riparo da possibili ripercussioni giudiziarie, è venuto spontaneo fare riferimento a quella branca della scienza che all’epoca sembrava pronta ad aprire spiragli inimmaginabili: la genetica. In realtà, come riconosciuto dalla predette Linee Guida, nonostante gli anni passati e le decine di studi sull’argomento, ad oggi non vi è alcuno studio evidence based che abbia accertato la causa genetica dell’autismo per cui si stanno moltiplicando, soprattutto per merito di istituti di ricerca privati ed università statunitensi, studi tesi a ricercare altrove le cause dell’Autismo o, per meglio dire, degli “Autismi” con conseguente superamento del concetto, peraltro piuttosto generico, di “Sindrome” intesa come insieme di comportamenti acriticamente, e quindi senza alcuna ricerca sulle cause o “patologie” a monte, riconducibili nell’ambito del medesimo fenomeno. Attualmente quindi, secondo i più recenti studi, si cerca di scoprire la “causa” o le “cause” degli Autismi piuttosto che soffermarsi agli effetti esteriori per cui si tende a prendere in considerazione la componente “psichiatrica” o “neuropsichiatrica” solo come conseguenza di una “patologia organica”. L’Autismo può essere quindi attualmente definito come una Patologia Multisistemica, ovvero una malattia che colpisce più parti dell’organismo, e ad Eziologia varia, ovvero multifattoriale, cioè potenzialmente derivante da cause diverse. Le parti dell’organismo maggiormente interessate sono il sistema nervoso centrale e periferico, il sistema immunitario e l’apparato gastrointestinale; secondo il Dott. Massimo Montinari, autore di molteplici studi e pubblicazioni sull’argomento tra le quali il recente “La Sindrome Autistica ASD” (Levante Editore, Bari, 2013)“l’Autismo è costituito da una encefalite sub-clinica immunomediata con uno specifico interessamento della barriera ematoencefalica”. Considerata l’estrema residualità dei casi cd “genetici”, altre cause successive alla nascita sono state prese in considerazione; tra queste si segnalano gli studi del Prof. Luc Montagnier, già scopritore del virus HIV e premio nobel per la medicina, sullo stress ossidativo e la componente virale, altri sulla correlazione con inquinamento da metalli pesanti e/o di altra natura oppure sulla correlazione con le vaccinazioni e così via. Significativa in questo senso, la proposta di legge n. 2667 depositata nel corso della XVI Legislatura e che giace immobile alla Camera dal 29.07.2010 laddove si fa espresso riferimento a come “…nella sindrome autistica, l’inquinamento ambientale e alimentare, campagne vaccinali intense e non rispettose della fragile individualità neuro-immunitaria del minore, l’abuso di antibiotici, l’applicazione di amalgame al mercurio, la diffusione di alimenti carichi di glutine, caseina, soia, zucchero e lieviti, possono avere un impatto significativo nelle alterazioni comportamentali dei soggetti autistici…” e come sarebbe quindi necessario innanzitutto perseguire un’azione che permetta la diffusione di processi diagnostici precoci, di una presa in carico globale che si sviluppi per tutto l’arco della vita, promuovere diete specialistiche, integrate con nutrienti e con antiossidanti in concentrazioni farmacologiche, protocolli multidisciplinari di trattamento per le patologie intestinali e neuro immunitarie, mirate al miglioramento delle condizioni di salute dei soggetti autistici e ad una loro più regolare attività relazionale e quindi provvedere ad introdurre altrettanto precocemente quei trattamenti cognitivo-comportamentali (ABA), logopedici, psico-educativi, comunicazione facilitata etc. che costituiscono attualmente il nucleo centrale ed essenziale degli approcci abilitativi e terapeutici. Nonostante anche la predetta proposta di legge faccia espresso riferimento al fatto che l’esclusivo approccio neuropsichiatrico non consente di far recuperare al minore autistico un’accettabile vita di relazione, ad oggi questo è l’unico intervento fornito dalle ASL; quella stessa tipologia di intervento che l’Haute Authoritè de Santè francese, corrispondente al nostro ISS, ha definito nel marzo 2012 “Privo di evidenze scientifiche” stabilendone l’eliminazione nella presa in carico dei bambini autistici! I dati riportati all’inizio di questo articolo attestano inequivocabilmente come l’Autismo sia ad oggi la patologia di gran lunga più diffusa a livello mondiale, l’unica, vera, grave pandemia esistente. Se consideriamo che le sedicenti pandemie di questi ultimi anni, artatamente “gonfiate” in base ad interessi prettamente economici, come l’encefalopatia spongiforme meglio conosciuta come “morbo della mucca pazza” del 1986, la “febbre suina” del 2009, o quella “aviaria” hanno impegnato per mesi e mesi le prime pagine dei quotidiani e le aperture di ogni notiziario televisivo o radiofonico a fronte di una diffusione e di danni alle persone oggettivamente esigui rispetto al fenomeno Autismo, è chiaro come ci si trovi di fronte ad una Emergenza Autismo colpevolmente, anzi dolosamente, trascurata dai media. L’avvocato Roberto Mastalia ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Perugia. Fin dall’inizio della professione la sua attività si è indirizzata verso cause relative alla malasanità ed alla tutela delle disabilità. Da anni la sua attività si è incentrata nello studio delle problematiche connesse con i danni da vaccino in generale (sia indennizzo ex lege 210/92, conseguenti e collegate sia risarcimento del danno) con particolare attenzione, anche per motivi personali, per l’autismo. La sua preparazione ed il suo impegno ne fanno uno dei maggiori esperti della materia a livello nazionale, molto apprezzato dai migliori specialisti medici con i quali collabora. Attualmente segue decine di cause di indennizzo e di risarcimento danni da vaccino davanti ai tribunali di tutta Italia, collabora con numerose pubblicazioni e siti internet e partecipa a convegni su tutto il territorio nazionale. Contatti: [email protected] Wealth Planet magazine 17 Cocoon Eutonia diventa anche un centro di dimagrimento grazie all’ultimo arrivato Il macchinario che, se affiancato anche ad una sana alimentazione, aiuta a facilitare un dimagramento sano ed efficace. Il Cocoon, grazie ai suoi sistemi ultra sofisticati di erogazione del calore a secco unito all’azione dei prodotti attivi, consente di liberare i grassi di riserva “imprigionati” dalle eccedenze di liquidi tossici e di altre sostanze, saline e peptine. Eutonia Via Fosse Ardeatine, 8 - Ellera di Corciano - Perugia Tel. 075 5170398 - cell. 338 9739824 [email protected] - www.eutonia.it Continua l’offerta del centro Eutonia per quanto riguarda il METODO MPH 80. Ogni paziente accolto presso il centro Eutonìa viene valutato con un’attenta anamnesi dello stato di tessuto adiposo o patologie estetiche presenti e gli viene consigliato il trattamento più adatto. Importante osservare che, già dal primo trattamento, ogni paziente nota immediatamente un beneficio sia al tatto ed alla vista del proprio corpo e sia fisiologicamente riscontrabile in quanto l’effetto drenante dei principi attivi e la ginnastica vascolare indotta provocano una diuresi immediata e, successivamente, a seconda dello stadio patologico della ritenzione frequenti stimoli alla minzione che si protraggono in alcuni casi sino alla notte. Il trattamento induce calore endogeno, creando ondate di caldo e freddo tali da sviluppare una ginnastica vascolare. La sua azione permette un ripristino della circolazione linfatica e capillare, migliora la diuresi e la tonicità cutanea e riduce il volume degli adipociti. Il Metodo si suddivide in 4 trattamenti: cellulite edematosa, cellulite fibrosa e sclerotica, adiposità localizzata e generale, e trattamento tonificante; grazie alla sinergia degli 80 principi attivi, lavora a livello dell’epidermide, del derma e del subderma. A livello dell’epidermide l’azione antiossidante, previene l’invecchiamento cellulare, favorisce la sintesi del collagene, nutre e elasticizza il tessuto. A livello del derma, favorisce la sintesi e la produzione del collagene, migliora il microcircolo, con attività antiossidante, depurativa, disintossicante e tonificante. A livello del subderma, stimola l’utilizzazione dei grassi favorendo un aumentato del metabolismo dei liquidi, inducendo un’azione snellente, rassodante, vaso protettrice e antiedematosa. Tra gli innumerevoli principi attivi presenti, meritano una particolare attenzione, anche perché largamente studiati dalla comunità scientifica estetica e largamente utilizzati, la fosfatidilcolina, con la sua attività lipolitica ed anticellulite, favorente la riparazione ed il turnover delle cellule della cute; l’olio essenziale di pepe nero quale stimolante, rivitalizzante ed efficace diuretico naturale; l’escina con il suo spiccato effetto drenante, favorente la microcircolazione ed il turnover cellulare ed oltre agli altri principi menzionabili da sottolineare la bromillina con azione esfoliante, drenante anticellulitica e lenitiva. Non mi resta che concludere invitando tutti i lettori interessati a contattare il centro Eutonìa per prendere un appuntamento gratuito al fine di ottenere un’anamnesi accurata e magari un primo trattamento, considerando che importanti benefici ed effetti sono riscontrabili già dopo solo sei sedute. Salute, Bellezza e Benessere Salute, Bellezza e Benessere Trattamento laser delle emorroidi: dearterializzazione emorroidaria Doppler guidata con laser (Tecnica HeLP) a cura del Dott. Carlo Bisacci - Flebologo Premessa La patologia emorroidaria rappresenta un problema sociale rilevante ( il 30 al 50% della popolazione dei paesi occidelntali è effetto da emorroidi nei vari stadi) con costi enormi legati all’erogazione dei servizi sanitari, alla spesa farmaceutica e alle ripercussioni sull’attività lavotativa dei pazienti anche in termini di assenze dal lavoro per malattia. Inoltre le limitazioni nella vita di relazione e le possibili implicazioni di natura psicologica che la patologia comporta sono condizioni costanti che alterano la qualità della esistenza di tutti coloro che ne soffrono. Una alimentazione corretta, la correzione della stipsi ed una attività fisica adeguata sono gli elementi fondamentali per la prevenzione della malattia emorroidaria. In corso di patologia conclamata la terapia comportamentale e la terapia medica e farmacologica può temporaneamente migliorare la sintomatologia qualora presente ma non risolvere il problema perché le vene dei cuscinetti emorroidari resteranno comunque patologicamente dilatate ed i sintomi potranno periodicamente ripresentarsi. A questo punto l’intervento chirurgico rappresenta la soluzione del problema, tuttavia questa soluzione è spesso vissuta con grande timore dai pazienti. Nell’immaginario comune alla chirurgia delle emorroidi sono associate le dolorose sequele post-chirurgiche degli interventi maggiori e la limitata risoluzione del problema di molti degli interventi mininvasivi. È pertanto frequente assistere a situazioni nelle quali i pazienti imparino a convivere per anni con tale patologia attendendo in maniera inerme la progressione della malattia fino a quando segni e sintomi non sono più gestibili ed inficiano in modo massivo la qualità della vita. Lo stadio avanzato della patologia impone a quel punto scelte chirurgiche obbligate alimentando ulteriormente la fama di patologia terribile e di chirurgia dolorosa e spesso di efficacia limitata. Tale cortocicuito mentale e comportamentale si ripercuote negativamente sulla vita dei pazienti rendendo la malattia emorroidaria un problema sociale maggiore di quello che rappresenta. 20 Wealth Planet magazine Metodica Oggi è possibile trattare la patologia emorroidaria sia in regime privato che convenzionato con la dearterializzazione emorroidaria Doppler guidata con laser (Tecnica HeLP) ma a riguardo della metodica occorre fare chiarezza puntualizzando alcune considerazioni relative allo scopo del trattamente, allo stadio patologico che si vuole correggere e ai risultati che si vogliono raggiungere. Innanzitutto la Tecnica HeLP (Hemorrhoidal Laser Procedure) è metodica chirurgica poco invasiva, di breve durata (10-20 minuti) che permette un immediato ritorno alla vita normale. L’intervento viene eseguito senza alcun tipo di anestesia e consiste nella chiusura, attraverso l’utilizzo di un Laser a diodi da 980nM di lunghezza d’onda, delle arteriole che irrorano direttamente il plesso venoso emorroidario che va quindi incontro gradualmente ad ostruzione. Le arterie da chiudere vengono individuate in fase intraoperatoria con una sonda Doppler, specifica per questo tipo di tecnica. Successivamente, attraverso lo stesso canale dell’anoscopio, si introduce la fibra Laser e si procede alla chiusura dell’arteria. Il razionale di questa tecnica è lo stesso dell’intervento con legature ma con il Laser vengono chiuse tutte le 12 arteriole deputate al trasporto di sangue alle emorroidi a differenza dei 3-4 rami che possono essere chiusi con le legature oltre i quali si potrebbe determinare una stenosi del canale anale. Recenti studi pubblicati sui risultati di tale metodica hanno evidenziato una risoluzione della sintomatologia in un alta percentuale dei casi (“Doppler-guided Hemorrhoidal Laser Procedure (HeLP) for the treatment of symptomatic hemorrhoids: experimental background and clinical results of a new mini-invasivetreatment.” P.Giamundo, L.Esercizio, G.Fantino, M.Geraci, R.Lombezzi, M.Pittaluga, L.Tibaldi, G.Torre, M. Valente. Surg Endosc. 2010 Oct 26.). Considerazioni La dearterializzazione emorroidaria Doppler guidata con laser è indicata per il 1° stadio (emorroidi interne al canale anale che non fuoriescono all’esterno neanche dopo uno sforzo o la defecazione) con almeno 2 crisi emorroidarie l’anno, il 2° (emorroidi che sono prolassate a causa di uno sforzo, il prolasso tende a fuoriuscire dall’ano ma rientra spontaneamente dopo la defecazione) con sanguinamento ricorrente e 3° stadio (il prolasso delle emorroidi è evidente e spesso si trovano al di fuori dell’ano anche in essenza di sforzi; necessitano di essere riposizionate manualmente) sempre con sanguinamento ricorrente. Dalle casistiche si evince una percentuale di successo maggiore del 90% in termini di risoluzione della sinitomatologia e di circa l’80% in termini di downgrading emorroidario (almeno 1 grado in meno) migliorabile con reintervento in caso di persistenza delle emorroidi interne per non completa chiusura di rami arteriosi della emorroidaria inferiore. Nel 4° stadio (le emorroidi sono prolassate e si trovano stabilmente all’esterno dell’ano) i risultati in prima istanza possono essere inferiori rispetto alle condizioni precedenti anche se soddisfacenti per il paziente visto la situazione di partenza e comunque migliorabili con il reintervento. In tale stadio è da sottolineare che la tecnica HeLP agisce quasi esclusivamente nel determinare una riduzione ed eventuale completa ostruzione delle vene emorroidarie ma non agisce specificatamente sul prolasso della mucosa rettale. Vi possono essere degli effetti positivi sull’entità del prolasso che risultano variabili soprattutto in base all’età del paziente e soprattutto in base alla comparsa più o meno recente del prolasso stesso. E’ possibile quindi che, anche in caso di successo dell’intervento con scomparsa dei gavoccioli emorroidari e della sintomatologia, l’entità del prolasso rimanga lo stesso del preoperatorio. E’ proprio da queste considerazioni che si evince come sia estremamente sbagliato trascurare la patologia fino ad arrivare a quadri clinici avanzati. Nell’immaginario collettivo purtroppo l’intervento chirurgico per malattia emorroidaria è sempre stato visto come l’ultimo traguardo da affrontare per le sequele dolorose post-chirurgiche realative alle operazioni tradizionali. Ciò comporta che nella maggior parte dei casi ci si rivolge al chirurgo in stadi avanzati della patologia quando il risultato operatorio offerto può non essere completamente risolutivo o quando si devono escludere approcci mininvasivi maggiormrnte tollerati dal paziente. Occorre pertanto modificare tale modus pensandi, recandosi dal chirurgo alla comparsa dei primi segni e sintomi. In questa ottica l’intervento di dearterializzazione emorroidaria con Tecnica HeLP rappresenta l’approccio ideale alla malattia, ovvero intervenire in modo mininvasivo agli stadi iniziali. Il trattamento Laser con tecnica HeLP infatti: • • • • • • è eseguibile senza anestesia; ha decorso post-operatorio indolore; è privo di complicanze; è praticabile in tutti i pazienti; è di breve durata ( in media 15 minuti); permette la dimissione del paziente e ritorno a tutte le normali attività dopo poche ore dall’intervento. Il trattamento emorroidario con Laser (Tecnica Help) è eseguibile in Strutture Sanitarie con sale operatorie attrezzate sia in regime privato che convenzionato. L’Equipe composta dai chirurghi Alessandro Mastromarino e Carlo Bisacci lo esegue in regime convenzionato e privato presso numerose case di cura in molte sedi in Italia. Per un ulteriore approfondimento: Dott. Carlo Bisacci, Tel. 393 3306131 e-mail: [email protected] Wealth Planet magazine 21 La detersione del cuoio capelluto e dei capelli Dott. De Fazio In questo numero della rivista il Dott. De Fazio oltre a darci alcuni consigli utilissimi per quanto riguarda il lavaggio dei capelli ci presenterà la sua linea tricologica che sta avendo un grande successo... Dott. De Fazio qual è il significato della detersione? Sembra una domanda assai banale ma non lo è affatto. La detersione è un atto che svolgiamo quotidianamente ed è un atto a cui non possiamo certo sottrarci. La detersione oltre a tenerci puliti, protegge dalle aggressioni di polveri e microorganismi che incessantemente cercano di attaccare il nostro organismo. Questa sorta di battaglia invisibile, si svolge senza che noi ce ne accorgiamo 24 ore al giorno. La detersione è una componente importante della nostra difesa con la quale non facciamo altro che abbassare la quantità di “nemici” presenti sulla superficie corporea e dunque avere un relativo vantaggio in termine di difesa. Perché è importante scegliere un prodotto specifico per lavare i capelli? E’ importante saper scegliere il prodotto giusto perché sulla testa oltre ad avere la cute abbiamo anche i capelli che sono una struttura completamente diversa dall’epidermide per forma e composizione molecolare. Per questo motivo bisogna utilizzare prodotti che soddisfino due esigenze specifiche senza che l’esigenza dell’una arrechi danno all’altra. Ci spieghi meglio questo concetto... Sulla cute è presente fisiologicamente Il film idrolipidico che è un’emulsione composta da acqua (hydro) e lipidi (lipos). Questo film, ricopre la superficie della pelle agendo come barriera esterna contro batteri, funghi e agenti esterni (polveri, freddo, sole e umidità atmosferica). Una pelle sana mantiene un buon equilibrio fra lipidi e acqua, e quindi risulta elastica e riesce bene a difendersi da stress e malattie. E’ pertanto importante usare dei detergenti non aggressivi che rispettino questa struttura affinchè possa espletare la sua straordinaria funzione indispensabile per la nostra salute. Dunque ci sono dei detergenti che “lavano troppo”? Esattamente. Molti detergenti portano via il film idrolipidico completamente. E cosa succede? Il film idrolipidico è prodotto dalle ghiandole sebacee che hanno una sorta di recettore che le avvisa quando sulla superfice cutanea questo scarseggia. Pertanto quando usiamo uno shampoo troppo aggressivo, le nostre ghiandole sebacee non possono fare altro che produrre sebo in quantità abnorme. E’ un classico che si rivolgano a me pazienti riferendomi di fare lo shampoo tutti i giorni eppure i loro capelli sono sempre sporchi e grassi. Quindi più lavo e paradossalmente più sporco i capelli. Quali caratteristiche deve avere uno shampoo? Per prima cosa uno shampoo non deve contenere Lauritene solfato sodico (SLES) e Paraossibenzoati (PABA) che sono spesso presenti nelle formulazioni in commercio. Ambedue i composti sono i responsabili del concetto che ho precedentemente spiegato. Lei è considerato tra i più quotati chirurghi che effettua l’autotrapianto di capelli, perché ha creato una sua Linea Tricologica? I pazienti che operavo dovevano pur lavare e curare i capelli, dunque era indispensabile potergli consigliare dei prodotti che non avrebbero arrecato danno al trapianto; perciò ho pensato che avere dei prodotti di altissima qualità avrebbe non solo aiutato il buon esito dell’intervento ma avrebbe anche garantito una buona salute nel tempo. E così è stato. Ma ci risulta che i prodotti della sua linea non vengono utilizzati solo da chi si sottopone all'intervento di autotrapianto. E’ assolutamente vero. Gli utilizzatori della mia Linea Tricologica sono diventati per primi amici e parenti dei miei pazienti, poi pian piano un po’ tutti. Perché secondo Lei un successo così grande? E direi anche inaspettato per certi aspetti... Perché chi li prova nota subito la differenza e poi non ne può più fare a meno. La differenza con i comuni prodotti commerciali è visibile e apprezzabile al primo utilizzo. Ci presenta la Linea Tricologica del Dott. Luca de Fazio? Attualmente la linea è composta da una gamma di 8 prodotti; bisogna sottolineare che tutti i prodotti non contengono parabeni e solfati sodici. CAPELLI BELLI, SANI E FORTI SCEGLI I PROdOTTI GIUSTI La prima linea di prodotti professionale, specifica ed efficace per tutti e adatta ad ogni tipo di problema. Chiedi al tuo farmacista. shop.lucadefazio.com ANALISI DEL CAPELLO GRATUITA PRENOTA SUBITO LA TUA CONSULENZA PERSONALIZZATA CAPELLI BELLI, SANI E FORTI SCEGLI I PRODOTTI GIUSTI • Shampoo prevenzione caduta E’ uno shampoo di nuovissima concezione che favorisce la crescita di capelli forti e resistenti. Mediante l’azione sinergica di un complesso polivitaminico, degli oligoelementi complessati con Spirulina, e degli estratti vegetali di Luppolo e Ginseng, ristruttura e rinforza i capelli deboli e sfibrati opponendosi efficacemente al naturale fenomeno dell’invecchiamento ed alle aggressioni dei radicali liberi. Shampoo Emolliente Igienizzante-Sanitizzante E’ uno shampoo polifunzionale di nuovissima concezione. La presenza dell’Acido Ialuronico e della Clorexidina esercitano nel contempo un’azione idratante, emolliente ed igienizzante. La caratteristica dei tensioattivi utilizzati e la loro elevata tollerabilità, lo rendono particolarmente indicato per restituire elasticità e corpo ai capelli logori e destrutturati. • Detergente Antiforfora Igienizzante E’ un olio detergente fisiologico esente da saponi schiumogeni che si discosta strutturalmente da qualsiasi altro shampoo tradizionale proponendosi come unica alternativa nell’igiene tricologia. Grazie all’azione del Piroctone Olamine e della Clorexidina esplica nel contempo una funzione igienizzante - sanitizzante e deforforante. • Shampoo Ultradelicato Lavaggi Frequenti E’ uno shampoo estremamente delicato di alta qualità ideale per l’igiene quotidiana del cuoio capelluto facilmente irritabile. L’elevata tollerabilità della base detergente, lo rendone particolarmente indicato per chi pratica sport e per chi, per motivi di lavoro, necessita di lavaggi frequenti. Fortifica i capelli donando morbidezza, lucentezza e pettinabilità. • Balsam Delicata formula cationica arricchita con complesso polivitaminico, composto da Piridossina Cloridrato, D-Pantenolo e Vitamina F. E’ un prodotto particolarmente indicato quando i capelli diventano ruvidi, elettrici, ribelli o quando sono sottili e tendono a rompersi e cadere. Ristruttura e condiziona i capelli integrando le vitamine ed i minerali indispensabili alla loro bellezza e vitalità. Antistatico e districante conferisce corpo, lucentezza e setosità senza appesantire. • Jojoba Cream E’ un trattamento riparatore e rigenerante ideale per nutrire e riparare i capelli sfruttati e devitalizzati. Questa speciale maschera formulata con Olio di Jojoba, rinforza la struttura dei capelli favorendone la crescita naturale. Con JOJOBA CREAM i capelli diventano luminosi, morbidi e docili dopo il primo trattamento, assumendo in pochi minuti un aspetto e un tono più naturale. MODO D’USO: Applicare sulla capigliatura una generosa quantità di prodotto. Lasciare agire 2/3 minuti (5 minuti per capelli particolarmente rovinati), sciacquare abbondantemente. • Trattamento intensivo serenoa repens Formulazione attiva multi-componente ricca di esclusivi ormoni vegetali ricavati dai frutti della Serenoa Repens (Palmetta della Florida) e di altri preziosi estratti (Ginkgo Biloba e Acido Ximeninico) favorisce la microcircolazione periferica ed inibisce l’alterazione del ciclo vitale del capello. TRATTAMENTO SERENOA REPENS è la soluzione cosmetica, esclusivamente naturale, che mira ad opporsi validamente alle problematiche causate dell’alopecia androgenetica. • Fluido protettivo per Capelli Fortemente sensibili a tutti i fattori esterni, i capelli hanno bisogno, di una protezione efficace e mirata. FLUIDO PROTETTIVO rappresenta un valido scudo contro l’azione sfibrante e disseccante degli agenti esterni. Garantisce una performante protezione dai raggi solari UVA/UVB. Difende dall’aggressione degli agenti esterni (smog, salsedine, agenti inquinanti) e dal cloro delle piscine. Formulato con Estratto di Calendula, Cheratina ed Aloe Vera, aiuta a prevenire le irritazioni cutanee e svolge un’azione lenitiva. info: www.lucadefazio.com - tel.075/5010937 E’ possibile trovare i prodotti nelle sottoindicate farmacie: Perugia - Farmacia Fontivegge, piazzale Vittorio Veneto (di fronte alla stazione) Farmacia Rossi, Largo cacciatori delle Alpi n2 Parafarmacia Pharma +, strada perugia San Marco Farmacia Bolli, via Martiri dei lager n.48 Ponte San Giovanni - Farmacia Morganti, via Manzoni Alessandro 215/0 Gubbio - Farmacia Cardinali, Frazione Casamorcia (Gubbio) Umbertide - Farmacia comunale di Umbertide, Piazza Giacomo Matteotti 1 Marsciano - Farmacia C. “Le Fornaci”, via F.lli Briziarelli n.117 Terni - Farmacia Aita, Viale Stazione 26 Dall’alveare la nuova energia per il benessere Via A. Vespucci, 3 - Loc. Pucciarelli - Castiglione del Lago - Tel. 075.953157 Apicoltura Galli “L’apicoltura Galli” nasce circa cinquant’anni fa. La costante passione per la produzione di miele e una sempre maggior attenzione al prodotto ha trasformato nel corso degli anni la nostra attività in un'affermata realtà Umbra. L’interesse per la natura e per il mondo “dell’alveare” ha reso la nostra produzione, ancora di piccola entità, molto apprezzata nel territorio. Pur mantenendo salde le nostre tradizioni, siamo in continua evoluzione; utilizziamo tecniche innovative e attrezzature all’avanguardia, per offrire ai nostri clienti un prodotto sempre migliore e ricercato. Il segreto della nostra produzione sta nella cura della vita dell’alveare; siamo convinti che questo sia il percorso fondamentale per ottenere un miele di altissima qualità. Il miele è un alimento prezioso, non dobbiamo dimenticare che per millenni ha rappresentato l’unica fonte zuccherina disponibile in natura. L'allevamento di api in cattività risale al VI sec a.C., da allora l’uomo tramite le arnie, luogo in cui più comunemente vive la colonia dell’ape (Apis Mellifera ovvero Ape Europea), ha sempre prodotto il miele considerandolo un prodotto indispensabile per l’apporto di zuccheri. I vantaggi del miele sono superiori a quelli dello zucchero raffinato perché è un alimento ad elevato valore nutritivo facilmente assimilabile e digeribile oltre ad avere importanti funzioni antibatteriche ed antibiotiche. Il miele è costituito prevalentemente da zuccheri semplici, fruttosio e glucosio; da acqua e da altre sostanze come acidi organici, sali minerali, enzimi e aromi, che lo rendono un prodotto “unico”. Il glucosio fornisce energia che l'organismo utilizza immediatamente, mentre il fruttosio costituisce una riserva energetica che resta disponibile per il fisico più a lungo. L'apporto energetico del miele è di circa 320 Kcal per 100 gr. di prodotto. E’ la sola sostanza alimentare che deve tutte le sue caratteristiche alla natura (piante e api), poiché non subisce alcuna manipolazione da parte dell’uomo prima di arrivare sulla nostra tavola. Il suo grande vantaggio è di poter fornire all'organismo calorie prontamente disponibili e non dannose, ecco perché può essere consumato da chiunque, ma soprattutto dagli atleti. Infatti, grazie all’alto contenuto energetico, il miele, è un alimento molto indicato per chi pratica attività sportiva ed ormai da molti anni, viene utilizzato come energizzante naturale dagli atleti che, oltre a preferirlo come dolcificante nella loro dieta quotidiana, lo assumono subito prima di uno sforzo fisico elevato e immediatamente dopo, per recuperare le energie impiegate. È molto utile anche per chi svolge attività puramente mentale, aiutando ad incrementare le performance intellettive nei momenti di massimo stress. Proprio per questi momenti di elevata attività sia fisica che mentale, nasce la nostra proposta per quest’anno il “Pura Energia”. Un integratore alimentare ad azione tonico-energetica totalmente naturale, composto dai quattro prodotti dell’alveare (Miele, Polline, Pappa Reale, Propoli) con aggiunta di energizzanti (Ginseng e Guaranà). Grazie al crescente consenso tra i nostri clienti e mantenendo un livello di alta qualità, nel corso degli anni, abbiamo ampliato la gamma dei prodotti. Oggi la nostra produzione è composta da: • oro dell’acacia (miele di acacia), • oro del tiglio (miele di tiglio), • oro del girasole (miele di girasole), • oro del castagno (miele di castagno), • oro del prato (miele millefiori), • oro del valle (miele millefiori), • oro della colina (miele millefiori), • oro del bosco (miele millefiori) • pura energia (integratore alimentare). ne o i z a Col Primi piatti Birre artig iana li Vini e taglieri Paninoteca 23.00 / 01.00 Happy pasta night Una birra e un primo diverso ogni sera in nostra compagnia...Euro 5,00 Salute, Bellezza e Benessere G amberi marinati Ingredienti per 2 persone • 14 gamberi rossi, • olio e.v.o., • 1 limone, • timo, • prezzemolo, • sale, • pepe nero Preparazione Pulite i gamberi togliendo il carapace avendo cura di lasciare la testa e la coda. Togliete il filo intestinale che gli conferirebbe un sapore amaro e disponete su un piatto da portata. Preparate un’emulsione di olio e succo di limone. Aggiungete il timo fresco e il trito di foglie di prezzemolo. Aggiungete la scorzetta grattugiata di mezzo limone e un pizzico di sale. Versate l’emulsione sui gamberi e finite con del pepe nero macinato al momento. Per decorare aggiungere la scorza di 1/2 limone tagliata a listarelle sottilissime rigorosamente senza la parte bianca sotto che è amara. 28 Wealth Planet magazine Salute, Bellezza e Benessere Stili di vita e “Linee guida” Prof. Adriano Falorni - Pediatra Si è svolto presso il Relais Poggio del Sole il 17esimo Convegno Bellezza e Benessere organizzato da Wealth Planet Perugia. Hanno partecipato le autorità con i rispettivi rappresentanti, i collaboratori di Wealth Planet Magazine, e gli specialisti del settore scientifico. Wealth Planet coglie l’occasione per ringraziare tutti i partecipanti e sottolinea un impegno continuo e futuro nella realizzazione di incontri culturali, scientifici e parascientifici. Programma del Convegno Ore 17,00 SALUTI Dott. Roberto BERTINI Assessore Provincia di Perugia Prof. Adriano FALORNI Università degli Studi Perugia Dott.ssa Lorena PESARESI Assessore Comune di Perugia Moderatore Prof. Luigi BERTINI Università degli Studi Perugia Dott. Andrea SMACCHI Consigliere Regione dell'Umbria Prof. Giuseppe SCHILLACI Direttore Scuola Specializzazione Medicina dello Sport Università degli Studi di Perugia Dott. Davide MERCATI Responsabile Comunicazione ABOCA Dott. Cecilia SEMIDORO Legale Rappresentante Villa Cecilia Centro di Riabilitazione Estensiva Dott. Massimo PATITI Presidente Wealth Planet Editore Wealth Planet Magazine Dott. Andrea BETTINI Presidente Grifo Volley Avv. Dario MANDO' Presidente School Volley Dott. Massimo POGGIONI Direttore Responsabile Wealth Planet Magazine Gen. Domenico IGNOZZA Presidente Coni Regionale Dott.ssa Elisabetta TORZUOLI Fondazione Ant Italia Onlus Deleg.Umbria Dott. Mario PECETTI Presidente Ass.Culturale Onlus Ruggero Rossi 30 Ore 18,00 - INTRODUZIONE Wealth Planet magazine RELATORI Dott. Giulio LATTANZI Farmacista Nutrizionista Dott.ssa Maria Luisa BACOSI Nutrizionista Dott. Rocco RACIOPPI Dermatologo Dott. SALVADOR NKONDJO, Dermatologo Progetto Melanoma ANT Dott.ssa Sonia CRISTALLINI Endocrinologa Dott. Devid BISCONTINI Podologo Posturologo Dott.ssa Barbara BERTOCCI Psicologa Dott. Ivo PARISSE Medico dello Sport e Spec. Medicina Legale CONCLUSIONI Prof. Massimo CURINI Università degli Studi Perugia Ore 19,45 PREMIAZIONI Ore 20,30 CENA La popolazione del nostro Paese è collocata fra quelle gratificate da un più lunga prospettiva di durata della vita. Alla base di questo risultato stanno fattori di non chiara individuazione. In realtà ci troviamo affiancati ad altre popolazioni con prospettive di vita analoghe, ma appartenenti ad aree diverse del pianeta: Asia, Australia, Nord dell’Europa. Si tratta, di fatto, di stili di vita, di alimentazione, di ambienti climatici e di lavoro sostanzialmente diversi fra loro. In questo contesto s’inseriscono le prospettive future della salute, le quali appaiono condizionate dall’aumento della popolazione, dalla prevedibile persistenza di gravi diversità economiche che sfocia varie volte in conflitti o di simili sciagure e dall’inevitabile incremento dell’inquinamento ambientale. Agli aspetti pessimistici si possono tuttavia contrapporre prospettive ottimistiche giustificate dallo sviluppo scientifico in campo medico con successi contro le malattie. Resta comunque alla base della realizzazione di un buon stato di salute lo stile di vita quotidiano, fondamentale probabilmente anche nel futuro. Sarà compito dei ruoli professionali in questo settore fornire i modelli e le relative proposte per realizzarli. Lo strumento per la loro diffusione si identifica nelle cosiddette “Linee Guida”, prodotte dalle diverse società scientifiche, e utili allo scopo di fornire adeguate informazioni sul tipo di vita da adottare. Poiché qualunque buon artigiano conosce i limiti dei propri strumenti è opportuno fare qualche valutazione anche di esse. Appare corretto in prima istanza riconoscere che, stante la grande difficoltà ad impostare in questo campo studi rispettosi dei canoni della rigorosa ricerca, tali indicazioni derivano principalmente da opinioni, associazioni di idee, deduzioni, estrapolazioni e così via, alle quali non si può attribuire una validità scientifica anche se basate su presupposti scientificamente validi. A questo si affiancano anche le mode. E’ tuttavia doveroso riconoscere che quanto indicato appare sostanzialmente sostenibile, se non altro in base all’esperienza e alla professionalità di chi lo propone. Due ordini di problemi devono essere tenuti in considerazione. Le indicazioni fornite dalle linee guida, applicate nelle realtà quotidiane, comportano in misura varia limitazioni nelle comuni abitudini di vita, sia per quanto riguarda l’alimentazione, sia il movimento, inducendo ad assumere stili in qualche misura assimilabili al modo di vivere del passato. E’ una forma di “Giano dalla doppia testa”, con lo sguardo proiettato in avanti nel tentativo di rincorrere il progresso tecnologico, che avanza sempre troppo velocemente, ed al tempo stesso rivolto all’indietro per trarre dal passato indicazioni utili a non perdere il senso della direzione. Tuttavia, il confronto con il passato, sia pure non lontano, relativo per esempio agli anni cinquanta, non regge perché in quell’epoca certe raccomandazioni, quali camminare, salire le scale a piedi, fare moto, trovava scarso significato propositivo, data la carenza di mezzi di trasporto. Anche per l’alimentazione, una certa sobrietà derivava dalla maggiore limitatezza dell’offerta commerciale più che da disponibilità economica. Nella realtà attuale si tratta di scelte che in qualche misura provocano, se non proprio disagi, comunque un qualche fastidio. Certo, non sarebbe il caso di disturbare il “supplizio di Tantalo”, ma non dimentichiamo che esso fu creato da popoli esperti di metafore, e anche di supplizi. In sostanza resta a vedere di quanto proposto sarà realmente applicato. Un altro aspetto risiede nel fatto che un modello pur valido ed accettato deve essere adattato a differenti situazioni, circostanze, lavoro, ambiente, e quindi reso idoneo per ogni singolo individuo. Ciascuno deve pertanto attingere alle indicazioni di base, valutarle ed applicarle secondo le proprie condizioni. S’identifica così un ruolo più esteso per le categorie professionali, coinvolte in un’opera informativa più vasta per favorire una forma di cultura, con l’acquisizione di conoscenze al di sopra di una semplice erudizione nozionistica. Una cultura quindi idonea perché ciascuno sappia attingere alle indicazioni di base adattandole alla propria realtà e costruendo modelli più adeguati alla propria persona, pur conservando la potenzialità di realizzare i fini di salute ricercati. Del resto, quanto riportato all’inizio sul confronto fra popolazioni dimostra la possibilità di realizzare uno stato di buona salute con stili di vita differenti. Si tratta quindi di sviluppare una sorta di autonomia nelle scelte in omaggio al binomio fra cultura e libertà, in base al quale non si possiede una reale libertà senza avere acquisito la capacità di usarla. Se tutto ciò non sarà perseguito le cose resteranno quelle che abbiamo sotto gli occhi. La composizione dettagliata delle linee guida, anche con minuziosi menù settimanali, rende difficili l’esposizione e i consigli da parte del medico ai propri assistiti, i quali da parte loro trovano gravosa la loro applicazione. Si tende così a privilegiare solo alcuni comportamenti specifici, semplici da proporre e da essere accolti, applicati e privilegiati anche perché presentati come slogan. Gran parte di quello che si dovrebbe adottare è inevitabilmente trascurato e tutto resta com’è. Ne è esempio la dieta mediterranea, diventata oramai, al di là della sua presunta validità, un simbolo; ma come accade per tutti i simboli, la realtà sta finendo sempre più con l’allontanarsi da essa. Wealth Planet magazine 31 Salute, Bellezza e Benessere Sport e alimentazione Dott. Giulio Lattanzi - Farmacista, nutrizionista L’obiettivo di questa sessione è trattare la salute ed il benessere, lo sport e la bellezza attraverso varie discipline scientifiche e l’aiuto di esperti di ogni settore. Quando il dr. Massimo Patiti presidente ed editore di Wealth planet mi ha coinvolto in questo progetto ho creduto opportuno creare, una raccolta di idee e pensieri che potessero farVi riflettere e coinvolgere attivamente pensando all’alimentazione ed allo sport. L’interesse per lo sport, la competizione fisica, l’antagonismo fra individui e città rappresentano, di per sé, un elemento di grande vicinanza fra la realtà contemporanea e quella classica. Probabilmente un antico Greco non avrebbe difficoltà a riconoscere nell’odierno “campione” l’erede del vincitore in onore del quale si dedicavano composizioni poetiche o si erigevano statue; al contrario, al nostro Greco redivivo, risulterebbe estranea e incomprensibile l’attuale concezione di queste attività quali forme autonome, rispetto ad altre espressioni sociali; per secoli, infatti, lo sport è stato vissuto come parte integrante delle manifestazioni religiose e pubbliche, per i Greci lo sport è un elemento portante della formazione dell’individuo e del cittadino e non si può considerare il fenomeno dell’agonistica greca senza tener conto dei risvolti religiosi, culturali e sociali. Attraverso le Olimpiadi e gli altri giochi panellenici il popolo greco, seppur diviso in città-stato indipendenti, spesso in lotta tra loro, riaffermava la propria identità culturale e rinsaldava i propri vincoli comuni. Nelle grandiose gare panelleniche non assistiamo solo alla contesa tra contendenti, ma alla competizione tra le città di origine che vogliono affermare, con un chiaro intento politico, la supremazia sportiva. Fama e gloria sono appannaggio individuale del vincitore, ma anche e soprattutto della città in cui è nato e che egli rappresenta davanti a tutti i Greci. Le Olimpiadi istituite nel 776 a.C. si svolgevano ogni quattro anni a Olimpia, nel Peloponneso, in onore di Zeus Olimpio vero raduno di carattere panellenico, in occasione delle quali venivano sospese anche le guerre; nella solenne cerimonia del giuramento veniva sancito ufficialmente il codice comportamentale, che spetta non solo agli atleti, ma anche ai loro padri e fratelli, agli allenatori e agli arbitri. Col tempo, la folla che assiste alle gare tributa ai vincitori onoranze isteriche, nelle quali traspare anche la soddisfazione di una vittoria a danno degli avversari. Ne derivano quindi gli spropositati onori, le feste, il “tifo” senza limiti, gli atleti gareggiano ormai per guadagnarsi quei favori e le ben fornite borse che accompagnano così, da un determinato periodo in poi, le vittorie. L’unico valore forte e irrinunciabile rimane la vittoria, che rappresenta non soltanto un motivo di prestigio, ma anche e soprattutto una fonte di guadagno e di potere personale per l’atleta: le 32 Wealth Planet magazine ricompense economiche inizieranno a costituire la base su cui si sviluppa il professionismo anche in tempi futuri. Nel mondo arcaico e classico il trionfo di un atleta era motivo di orgoglio per l’intera comunità, lo attendevano in patria per festeggiarlo e onorarlo, magari addirittura per venerarlo dopo la morte come eroe locale. In età ellenistica lo sport diventa un mestiere uguale a tanti altri, del tutto privo delle profonde implicazioni etiche e religiose che lo avevano caratterizzato in passato, cosicché l’atleta, non riconoscendosi più in un’istituzione politica superiore come la polis, non gareggiava che per se stesso e il proprio tornaconto. In tale ottica si comprende dunque come l’individualismo, inteso come tale il venir meno del legame dell’uomo con il proprio territorio e con la città di appartenenza, componente tipica della cultura e della mentalità ellenistica, caratterizzi anche il mondo agonistico compreso l’attuale. Quale era l’alimentazione di questi atleti d’altri tempi? Inizialmente chi praticava sport o/e attività agonistiche aveva una dieta ricca di pane, miele, frutta secca, verdure e pesce mentre solo più tardi si capì l’importanza delle proteine della carne. Nell’epoca dei sontuosi banchetti dei ricchi, gli atleti avevano uno stile di vita e un’alimentazione completamente diversi, austeri, che permettevano loro di rimanere forti. Lo scrittore greco Filostrato affermava che essi dormivano sulla nuda terra o su pagliericci, si lavavano in fiumi e torrenti e si nutrivano di gallette d’orzo, frutta varia, miele e formaggio caprino con cui preparavano una sorta di fonduta. Eppure erano rampolli delle famiglie dell’élite, dell’alta società: solamente a loro era infatti riservata la partecipazione alle Olimpiadi e agli altri giochi, a causa dei costi esorbitanti della preparazione seguita dagli allenatori privati. L’austerità mirava quindi solamente alla fortificazione del corpo e dello spirito. La dieta, come detto, in seguito si arricchì di carne di bue, di maiale o di cervo arrostita con erbe aromatiche, e di minestre di legumi, frumento, pane di farro, orzo e riso; il pesce, soprattutto trote, veniva servito in foglie di vite o di fico, e i dolci, utili agli atleti per l’apporto energetico, erano costituiti da focacce di ricotta, miele o mandorle; mentre se insorgevano problemi intestinali, ecco pronti i decotti di alloro o altre piante dalle virtù terapeutiche. La dieta tipo prescritta dai nutrizionisti del tempo in occasione dei giochi Olimpici consisteva in questo: a colazione: pane e miele, latte di capra e un po’ di farina impastata con olio; a mezzogiorno: frutta secca, fichi, noci, crostoni di pane di farro con vegetali, olive nere, uova, formaggio caprino e vino mielato; a cena: carne allo spiedo o alla griglia con erbe aromatiche, zuppa nera con carne, formaggio, verdure cotte o crude, pesce marinato e frutta; Non è da trascurare la presenza dell’antidoping: gli atleti che esageravano col vino venivano esclusi dalle gare. Ora troppo facile, troppo ghiotta l’occasione di parlar di alimentazione e corretta dieta a tutti voi questa sera... Quando qualcuno mi riferisce di star seguendo una dieta con “poche calorie” per “perdere peso”, provo un senso di… vuoto. E mi rattristo a pensare che la scienza della nutrizione sia oggi ancora così ferma. Allora mi pongo alcune domande: Cosa significa “poche calorie”? Quanto è poco? Esiste un numero valido per tutti? E da dove proverrebbero queste poche calorie? E “perdere peso”? Quale peso? In quanto tempo? L’ancestrale diatriba che ci apprestiamo a discutere ha come concetto di fondo quello che la stessa quantità di calorie, da qualunque fonte essa provenga carboidrati, proteine o grassi, avrebbe lo stesso impatto metabolico sull’organismo. Secondo tale assunto, quindi, una condizione di bilancio calorico dovrebbe necessariamente esprimere l’equazione: calorie assunte = calorie bruciate, concetti stantici, vecchi come vecchia è la scienza della nutrizione oggi. Quante volte, infatti, capita di osservare persone che per dimagrire mangiano da tempo la metà delle calorie necessarie per il proprio metabolismo energetico e nonostante ciò continuano a non perdere un etto? Premetto che non è sbagliato ragionare in termini di calorie, ma solo se queste esprimono una consapevole conoscenza della fonte. Altrimenti, prese come valore a sé stante, non hanno alcuna importanza. Eppure la maggior parte dei nutrizionisti si ostina ancora a contarle e a fornire ai malcapitati pazienti, e soprattutto a sportivi monotoni schemi dietetici basati unicamente sull’importo calorico degli alimenti. Inutile star lì a spiegare ai pazienti il concetto di composizione corporea, del rapporto massa magra/massa grassa, dei mitocondri, o della leptina, l’unica cosa che conta per loro è perdere peso o mantener l’ideale peso forma per permetter la prestazione atletica prefissa. Per definizione, una caloria è una semplice unità d’energia: come riportano i testi scolastici, “è l’energia necessaria per elevare di 1°C la temperatura di un kg d’acqua, cioè da 15 a 16°C”. Una caloria alimentare equivale a 1000 calorie, per cui si definisce kilocaloria. Dal punto di vista nutrizionale, se fosse vero che “una caloria è una caloria”, basterebbe semplicemente coprire il fabbisogno calorico giornaliero con quel numero di kcal dall’alimentazione, infischiandosene della fonte. Se così fosse, significherebbe che per sopperire ad un ipotetico fabbisogno calorico giornaliero medio di 2200 kcal si potrebbero, per assurdo, bere unicamente 3,5 litri di latte... e il gioco sarebbe fatto. L’esempio è assurdo, ripeto: tutti sanno che sarebbe una follia. Ogni macronutriente, infatti, esercita effetti diversi sul metabolismo: sugli ormoni, sull’appetito, sulla glicemia. Basti pensare ai carboidrati e al loro diverso indice glicemico: pasta e riso variano poco se confrontati per gruppi di nutrienti o calorie, ma molto invece se analizzati in base al loro impatto sulla glicemia. La prima legge della termodinamica afferma che l’energia non può essere né creata né distrutta, ma solo trasformata. Così, l’uomo, essendo come altri esseri viventi un animale “a sangue caldo”, trasforma costantemente l’energia derivante dagli alimenti per produrre calore. Sin dall’antichità ci si è chiesti da dove provenisse questo calore, la forza vitale, il “fuoco innato”; filosofi greci come Platone, Aristotele, Ippocrate e quelli romani come Galeno pensavano che esso giungesse dal cuore, ma che ci dovesse essere una qualche correlazione col cibo. Solo nella seconda metà del 18° secolo i lavori di un francese fecero luce sulla questione. Molti degli studi propugnatori della teoria che “una caloria è una caloria” non tengono conto di alcuni fattori fondamentali. Sappiamo, ad esempio, che diete iperproteiche e allo stesso tempo ipoglucidiche hanno un impatto sulla perdita di peso notevolmente maggiore rispetto ad altri approcci basati unicamente sulla riduzione del numero di calorie. Cominciamo allora col dire che l’utilizzazione energetica da diete differenti dipende dal meccanismo energetico in atto. Per esempio, una dieta bassa in carboidrati aumenta drammaticamente la neoglucogenesi in confronto ad una dieta iperglucidica. Ora oltre a rimarcare i possibili danni associabili ad un alto introito sbilanciato o aproteico, è altrettanto doveroso ricordare come non ci siano evidenze scientifiche che hanno mostrato come una dieta iperproteica si associa ad un tasso metabolico leggermente più elevato e ad un maggior senso di sazietà rispetto a diete iperglucidiche, con una maggior compliance dei soggetti verso il regime dietetico. Quest’ultimo punto ha portato qualcuno ad affermare che le proteine avrebbero un maggior effetto saziante rispetto ai carboidrati; in realtà, come sa bene ogni persona che sia veramente a dieta, è vero il contrario: chiunque abbia provato ad assumere pochi carboidrati per un certo periodo di tempo conosce bene la vorace iperfagia che si innesca, anche con un apporto proteico “illimitato. Qualsiasi realtà, in quanto tale, non può essere che oggettiva e perciò inconfutabile: ecco perché il fine ultimo di questo lavoro non è assolutamente quello di imporre una visione personale degli errori insiti nel ragionare esclusivamente per calorie, quanto piuttosto quello di mettere in luce, dati alla mano, la verità dei fatti, così che essa possa essere d’aiuto nel comprendere da soli la giusta via da perseguire. È fondamentale che ogni nutrizionista abbia una propria capacità sartoriale, saper personalizzare al massimo un programma alimentare non distinguendo solo l’obeso, lo sportivo o il sedentario, ma comprendere anche l’anamnesi del paziente con tutte le abitudini socioeconomiche, al fine di permettere il raggiungimento del risultato o del successo atteso con il minimo impatto emozionale. Wealth Planet magazine 33 Salute, Bellezza e Benessere Allergie e intolleranze alimentari Dott.ssa Maria Luisa Bacosi Università degli Studi di Perugia L’allergia e l’intolleranza alimentare influenzano la qualità della vita del paziente poiché l’assunzione anche di una minima quantità dell’alimento “allergico” può causare seri danni. Inoltre i costi sociali di queste patologie sono elevati, sia in termini di assistenza sanitaria, sia sotto il profilo psicologico e della qualità della vita. La percezione nell’immaginario collettivo della gravità di queste reazioni è di molto superiore alla realtà: infatti dagli studi statistici a disposizione emerge che effettivamente i soggetti atopici sono circa il 2% della popolazione adulta e un po’ meno dell’8% della popolazione infantile, patologia che tende a scomparire nell’età scolare. Per affrontare questa delicata e controversa area della medicina è in primo luogo fondamentale fare distinzione tra allergia e intolleranza alimentare. Ogni alimento è costituito da varie molecole sia proprie sia estranee, cioè derivanti dai processi di produzione, preparazione e conservazione a cui viene sottoposto e a volte anche derivanti da contaminazioni accidentali. Tutte queste molecole sono possibili cause di reazioni avverse al cibo e non sempre la loro presenza è dichiarata o riconosciuta nell’alimento in esame. Già Ippocrate di Kos, 2000 anni fa, aveva osservato che l’ingestione di latte di mucca poteva provocare disturbi gastrici; mentre Lucrezio diceva :”ciò che per un individuo è cibo, può essere veleno per un altro”. Le allergie e le intolleranze alimentari fanno parte del vasto campo delle reazioni avverse agli alimenti. Una prima distinzione fondamentale è quella tra reazioni tossiche causate da sostanze nocive contenute negli alimenti che ingeriamo (esempi tipici sono l’intossicazione da funghi e la gastroenterite causata da tossine batteriche contenute nei cibi avariati) e reazioni non tossiche dipendenti da un’abnorme risposta individuale ad alcuni componenti di alimenti igienicamente sani e tossicologicamente non nocivi. Queste ultime reazioni poi si suddividono patogenicamente in allergie e intolleranze alimentari. L’allergia alimentare è una patologia caratterizzata da una risposta immunologica anomala ed imponente nei confronti di specifiche proteine alimentari, che chiameremo allergeni, normalmente innocue, che vengono giudicate nocive dall’organismo, quindi attaccate da altre molecole chiamate anticorpi. La reazione immunitaria può verificarsi da pochi minuti a qualche ora dopo l’ingestione del cibo; può coinvolgere uno o più organi, come il tratto gastro-intestinale, la cute, il sistema respiratorio. Non è dose dipendente, ma dipende solo dalla suscettibilità individuale. Come dicevo, le allergie alimentari compaiono più frequentemente in età infantile e di solito tendono a 34 Wealth Planet magazine Salute, Bellezza e Benessere scomparire con la crescita del bambino, ma possono anche manifestarsi per la prima volta in età adulta. La prevalenza delle allergie alimentari sembra dipendere anche dalle abitudini alimentari individuali (consumo eccessivo o prolungato o esclusivo dell’alimento in causa) e dalle abitudini alimentari tipiche dei diversi paesi (allergia a crostacei e molluschi nei paesi mediterranei, allergia al pesce nei paesi scandinavi, allergia alle arachidi negli USA, ecc.). In genere, gli alimenti che determinano con maggior frequenza manifestazioni cliniche di allergia alimentare sono: uova, latte, pesce, crostacei, arachidi, nocciole, soia, frumento, seguiti poi da vegetali come mela, noce, sedano, pomodoro, banana, kiwi, pesca, carota, pera, fragole. L’allergia alle proteine del latte vaccino è dovuta soprattutto alla presenza della caseina, un potente allergene, che non perde il suo potere allergometrico con la pastorizzazione del latte. L’uovo di gallina risulta meglio tollerato se cotto, anche se l’albume ha un potere allergico superiore al tuorlo. Il pesce è un cibo ricco di proteine ed alcune di queste possono essere allergeni. Tra le varietà risulta più pericoloso il merluzzo, il salmone, le acciughe (e la relativa pasta), le uova di pesce e anche il surimi. Molto diffuse tra gli adulti sono le allergie ai crostacei e ai molluschi (granchio, astice, aragosta, calamari, polipi, cozze, vongole, gamberetti). La conoscenza dei componenti dell’alimentazione e la lettura attenta dell’etichetta nutrizionale, costituisce il presupposto teorico essenziale per un corretto iter diagnostico-terapeutico delle reazioni avverse al cibo. Le intolleranze alimentari sono invece reazioni non immunomediate, ovvero si possono avere sintomi clinici simili alle allergie, ma la reazione avversa non vede implicato il sistema immunitario. Vengono classificate in enzimatiche e farmacologiche. Le prime sono determinate dall’incapacità di metabolizzare alcune sostanze, di cui la più frequente è l’intolleranza al lattosio, seguita dal glutine (celiachia). Il lattosio è lo zucchero del latte, che normalmente viene scisso da uno specifico enzima, la lattasi, in due zuccheri semplici che vengono poi digeriti. Quando è carente la lattasi, il lattosio non scisso provoca dolori addominali, diarrea, meteorismo; questi soggetti eliminando dalla loro dieta il latte e gli alimenti che contengono lattosio, vedono subito scomparire la sintomatologia clinica. Anche l’intolleranza al glutine, nota come celiachia, è una condizione nella quale l’assunzione di una componente proteica, il glutine, che si trova nel grano, orzo, segale, avena, kamut, farro, bulgur, malto, seitan può determinare in soggetti geneticamente predisposti un processo infiammatorio nell’intestino tenue e conseguente malassorbimento intestinale. Le intolleranze farmacologiche si manifestano in individui che hanno una reattività abnorme a sostanze presenti in alcuni cibi, come le amine vasoattive (istamina, tiramina, feniletilamina) presenti in formaggi stagionati, vini rossi, cioccolato, pesci della famiglia degli sgombridi. La diagnosi delle reazioni farmacologiche si fa in base ai disturbi descritti e all’anamnesi. In ogni caso la letteratura scientifica è carente. Anche gli additivi aggiunti agli alimenti possono essere causa di intolleranza, ma poco si conosce sui loro meccanismi d’azione. Tra di essi possiamo segnalare i solfiti aggiunti al vino, alla birra, ai succhi di frutta; i sorbati, i benzoati e gli idrossibenzoati largamente usati in formaggi, pesce in scatola, prodotti da forno preconfezionati. La sintomatologia associata alle intolleranze è piuttosto variabile e i sintomi più comuni sono mal di testa, emicrania, colon irritabile, affaticamento, orticaria. Questi sintomi, al contrario di quelli causati dalle allergie, sono dose dipendente, meno acuti, con la tendenza a ripetersi nel tempo e difficilmente collegabili all’assunzione di un determinato alimento. Ecco perché un’accurata anamnesi alimentare risulta la strada migliore da percorrere. Attività motorie e sportive nel ciclo di vita, implicazioni per il benessere psicofisico Dott.ssa Barbara Bertocci Psicologa, Psicoterapeuta, Vice Presidente A. D. A. Il praticare attività fisica rappresenta, ad ogni età, un comportamento protettivo per la salute. Da ricerche sappiamo che la sedentarietà provoca nel mondo più di due milioni di morti e aumenta il rischio di diabete, malattie cardiovascolari, osteoporosi ed obesità. Inoltre, l’inattività fisica, oltre ad avere un forte impatto economico, è al quarto posto tra i principali fattori di rischio di patologie croniche. Il praticare sport, invece, ha effetti benefici sul fisico e sulla salute psicofisica. Il movimento nei bambini e negli adolescenti offre l’opportunità di partecipare a contesti regolamentati dove si può fare esperienza di sé e degli altri e dove è possibile confrontarsi con i coetanei e gli adulti. In un contesto di gruppo si possono inoltre stringere alleanze ed amicizie imparando a dosare la propria competitività. Negli adulti e negli anziani, invece, il praticare contesti in cui è possibile fare attività motoria permette di migliorare l’autostima, l’auto efficacia e la propria immagine corporea, inoltre di aumentare il senso di padronanza, controllo ed autonomia, di ridurre stati di depressione e di ansia, di facilitare processi di distrazione da pensieri, emozioni o attività spiacevoli e di riscoprire il piacere di “mettersi in gioco”. Il frequentare luoghi dedicati principalmente al movimento consente inoltre di stimolare la socializzazione, offrendo occasioni di rapporti sociali che proseguono anche al di fuori della propria casa. Questo a sua volta consente di reinserirsi nel microcosmo di quartiere e nel macrocosmo cittadino. Ma come mai, nonostante questi benefici, molte persone continuano ad essere sedentarie? Studi nazionali ed internazionali hanno individuato alcuni fattori demografici, interpersonali, interpersonali e socioculturali che correlano con il praticare Attività Fisica (Pietrantoni, Parti, 2012; Ronda et al., 2001). Al crescere dell’età diminuisce la disponibilità e l’interesse a fare del movimento e, per ciascuna fascia di età, le donne fanno registrare livelli di pratica inferiori rispetto alla controparte maschile. Inoltre, lo status socio – economico incide molto sulla visione del movimento: i soggetti provenienti da strati sociali bassi tendono a percepire l’attività fisica come parte dei compiti della vita quotidiana, dei doveri di casa o lavorativi; i più agiati (che generalmente praticano attività sedentarie) intendono l’A.F. come parte del tempo libero della vita ricreativa, più caratterizzata da parametri “atletici” e motivata dal culto della salute e dell’apparenza fisica (il “fitness”). Tra i fattori interpersonali è da ricordare la percezione di sentirsi capaci di svolgere determinati esercizi ed il possedere un’alta motivazione intrinseca (fare le cose per la gioia e al soddisfazione di farle e non per ricompense esterne). Tale aspetto si lega all’autostima, al senso di auto efficacia, alle aspettative sulla salute e alla predisposizione al cambiamento. Tra i fattori interpersonali che stimolano il movimento è invece utile il percepirsi supportati e non giudicati negativamente. Anche l’avere altri amici che si muovono con regolarità stimola l’iniziare a compiere movimenti. In letteratura è possibile trovare quattro motivazioni alla base della riluttanza a praticare l’attività fisica: il pensare di compiere uno sforzo eccessivo, il percepire una mancanza di tempo per svolgere queste attività (talvolta basta aggiungere tra le righe della propria agenda uno spazio da dedicare al movimento), il ritenere di avere un precario stato di salute e identificare ostacoli esterni logistici (ad esempio la troppa distanza tra la casa e la palestra). Anche i pregiudizi che ancora circondano la relazione tra anziano, corpo e movimento possono rendere le persone Wealth Planet magazine 35 Salute, Bellezza e Benessere riluttanti ad iniziare a frequentare palestre o centri dove si pratica, ad esempio, l’attività fisica adattata. Ci sono comunque molte persone che iniziano a fare sports o ad andare in palestra ma che poi, poco dopo, lo interrompono. Da diversi studi risulta che sospendono l’attività fisica con più probabilità le persone in sovrappeso, i fumatori e coloro che inizialmente la percepivano come uno sforzo. Quelli che hanno un’alta motivazione interna, il sostegno del partner, tempo disponibile, un facile accesso alle strutture e chi crede nel valore di mantenersi in forma ed in salute, invece, continuano con più probabilità tale tipologia di attività. Nonostante questi potenziali correlati affettivi, cognitivi e sociali dell’attività motoria e sportiva siano conosciuti da tempo, essa stenta a trovare ascolto a livello scolastico e spesso non si inserisce in modo adeguato nella vita delle persone adulte - anziane. Per promuovere la salute attraverso l’attività fisica è bene quindi interrogarsi sui fattori ambientali, sociali ed individuali della sedentarietà. Sarebbe poi importante proporre interventi integrati che riguardino il coinvolgimento attivo di ampi settori della società (sia strutture per il tempo libero e lo sport, che i luoghi di lavoro, le scuole e gli ambienti sanitari). Sarebbe poi necessario creare apposite equipe multidisciplinari che sviluppino attività informative sul territorio, la pianificazione dei trasporti, la regolazione del traffico, la progettazione di edifici e di ambienti urbani. 36 Wealth Planet magazine Sport e alimentazione Dott. Ivo Parisse Medico dello Sport e Spec. Medicina Legale Ancora una volta il Presidente Massimo Patiti e tutto lo staff della Wealth Planet ci hanno offerto la possibilità di parlare di bellezza e benessere, salute e sport, presso l’accogliente Relais Poggio del Sole di Cenerente-Perugia. Naturalmente numerosi i presenti nonostante una serata di pioggia intensa che non si ricordava da anni. Piacevolissimi gli interventi di tutti gli ospiti relatori e moderatori. In particolare il Consigliere Andrea Smacchi ha parlato anche della sua proposta di legge sulla tutela dell’attività fisica, il Prof. Giuseppe Schillaci-Direttore della Scuola di Specializzazione di Medicina dello Sport ha ribadito tale concetto e Mario Pecetti-Presidente dell’Associazione Culturale Onlus Ruggero Rossi ha portato a conoscenza di tutti i presenti dell’impegno dell’Associazione in merito alla salvaguardia della salute dello sportivo e soprattutto della lotta al doping: in tale contesto ho trovato terreno fertile per ribadire l’importanza di alcuni concetti fondamentali in ambito medico- sportivo. Quale miglior momento per parlare di attività fisica e di idoneità all’attività fisica! Tutti i relatori che mi hanno preceduto hanno parlato infatti di benessere, salute, bellezza, cura del corpo, alimentazione adeguata, attività fisica per tutti e per vivere meglio. Mio compito è stato solo quello di introdurre il concetto di prevenzione. Anche se il concetto di prevenzione è puntualmente ascoltato da coloro che prendono parte ad appuntamenti che mi vedono partecipe in qualità di relatore, io insisto con la visita medico-sportiva quale unico e vero momento di prevenzione considerando la mancanza della visita di leva e del medico scolastico. Il Medico dello Sport che durante la visita medico-sportiva rispetta tutti i momenti obbligatori della visita (anamnesi “attenta e completa”, esame del visus, misurazione di altezza e peso, spirometria, misurazione dei valori pressori e della frequenza cardiaca, visita cardiologica con e.c.g. basaleelettrocardiogramma basale e sotto sforzo-step-test e/o test ergometrico, esame delle urine) risulterà l’artefice di un momento di prevenzione per il riscontro di eventuali patologie cardiache e valvolari silenti ma particolarmente minacciose soprattutto durante attività sportiva. Ancora una volta mi permetto di dare alcuni semplici consigli a tutti i lettori. Durante la visita medico-sportiva portare le urine della mattina e non quelle dopo attività fisica; Accompagnare a visita il figlio minore per rispondere alle domande del medico riguardo l’anamnesi del ragazzo (eventuali patologie neurologiche e cardiache personali e familiari, asma, allergie, esantemi dell’infanzia…) e per firmare “quel foglio dell’anamnesi” che, forse non avete mai pensato, configura un documento medico-legale: quasi sempre accade che i ragazzi vengono accompagnati dal responsabile della Società Sportiva; Se al figlio fa piacere, partecipate alla visita per prender anche voi visione di ciò che viene fatto e, al limite, chiedere le spiegazioni del perché di tali esami; Non mettete fretta allo specialista perché avete appuntamento con l’estetista o avete prenotato il campo per giocare a tennis e soprattutto richiedete sempre una visita medica per il rilascio del certificato di idoneità all’attività fisica e non un foglio da consegnare alla Società; Se lo specialista fa domande sull’abitudine al fumo e non solo di sigarette, all’uso di sostanze dopanti, di droghe in genere e di alcool, siete sicuramente nell’ambulatorio giusto! Certamente si tratta di un Medico Sportivo che fa prevenzione! Se squilla in più momenti il vostro cellulare o il cellulare dello specialista e lui Vi invita a spegnerlo o ad andare fuori dallo studio e chiede scusa per non aver spento il suo cellulare: siete sicuramente nell’ambulatorio giusto! Se all’interno dello studio c’è della musica o del rumore non bene identificato o se si è in più colleghi che parlano specialmente durante la visita cardiologica e soprattutto durante l’ascultazione del paziente…allora cominciate a dubitare che forse l’ambulatorio non è quello giusto! In ambito Medico-Sportivo esistono le M.I.S. (Morti Improvvise da Sport). Soltanto un accenno agli ultimi tragici eventi dei campioni Bovolenta e Morosini e dell’episodio Cassano. Prevenzione vuol dire anche e soprattutto conoscere e riconoscere, anche con eventuali esami strumentali quali RM cardiaca ed ecocardio, le gravi patologie cardiache per sconsigliare e/o rendere non idonei per attività sportive ad elevato impegno cardiocircolatorio. Il compito di noi Medici Specialisti in Medicina dello Sport è quello di effettuare una visita attenta, scrupolosa e altamente professionale in ogni suo momento ma soprattutto con le orecchie attente solo ad ascoltare i suoni emessi dal fonendoscopio e con gli occhi attenti solo a studiare il tracciato elettrocardiografico e a rilevare ogni minima anomalia! Ma a tutto ciò ci pensiamo dopo Luglio e Agosto. La stagione estiva è già iniziata e allora non faccio altro che augurare, a tutti i lettori che sono vicini a noi ormai da anni, una serena e riposante estate seguendo le regole meno severe di quelle appena proposte ma comunque importanti per non incorrere in problematiche che possono compromettere le vacanze e cioè: evitare il sole delle ore più calde; idratarsi bevendo spesso; far uso di creme ad alta protezione almeno per coloro con fototipo chiaro; far uso di ghiaccio per eventuali distorsioni durante una partita di beach-volley o di calcetto sulla sabbia; bagnare polsi, torace e testa prima di entrare in acqua dopo essere stati per ore esposti al sole…e infine… buone vacanze. Hanno partecipato al convegno Programma del Convegno Ore 17,00 SALUTI Dott. Roberto BERTINI Assessore Provincia di Perugia Dott.ssa Lorena PESARESI Assessore Comune di Perugia Dott. Andrea SMACCHI Consigliere Regione dell'Umbria Prof. Giuseppe SCHILLACI Direttore Scuola Specializzazione Medicina dello Sport Università degli Studi di Perugia Dott. Davide MERCATI Responsabile Comunicazione ABOCA Dott. Cecilia SEMIDORO Legale Rappresentante Villa Cecilia Centro di Riabilitazione Estensiva Dott. Massimo PATITI Presidente Wealth Planet Editore Wealth Planet Magazine Dott. Andrea BETTINI Presidente Grifo Volley Avv. Dario MANDO' Presidente School Volley Dott. Massimo POGGIONI Direttore Responsabile FarmaciaWealth C. “Le PlanetFornaci“ Magazine Via F.lli Briziarelli n°17 06055 Marsciano Gen. Domenico IGNOZZA Tel. 075 8749453 Presidente Coni Regionale [email protected] Dott.ssa Elisabetta TORZUOLI farmacia le fornaci Fondazione Ant Italia Onlus Deleg.Umbria farmacia fornaci Dott. Mario PECETTI www.farmacialefornaci.it Presidente Ass.Culturale Onlus Ruggero Rossi SEMIDORO OFFICINA ORTOPEDICA L’Officina Ortopedica Semidoro è una azienda storica, fondata nel 1950 con una grande esperienza in ambito riabilitativo e ortopedico. Non solo laboratorio specialistico per costruzione di ausili su misura, ma commercializzazione e adattamento di ogni genere di ausilio ortopedico. Sita al centro di Perugia, l’officina ortopedica Semidoro è composta: dall’ufficio, che accoglie con cordialità e competenza qualsiasi richiesta, fornendo tutte le indicazioni relative ad ausili sanitari-ortopedici nonché alle modalità per ottenere eventuali convenzionamenti o altre agevolazioni; dalla mostra con la più ampia scelta dei migliori presidi presenti sul mercato, tutti personalizzabili e adattabili alle singole esigenze. L’officina è anche: 4 sala prove, sala conferenze, magazzino e laboratori. Dalla sede perugina i nostri presidi vengono poi distribuiti a tutta la provincia/regione, anche in aree meno servite attraverso un servizio di consegna a domicilio e anche grazie ai nostri recapiti dislocati in diverse zone. Il personale è altamente specializzato e continuamente aggiornato, sia nelle tradizionali tecniche di lavorazione che sulle innovazioni tecnologiche per predisposizione ausili di nuova generazione: tecnici ortopedici sempre presenti in azienda, tecnici degli ausili, modellisti, calzolai, etc. Tra i nostri servizi ricordiamo: Esame Posturale Ergonomico-Antropometrico-Biomeccanico, analisi della postura secondo le più recenti innovazioni scientifiche Le disfunzioni e le problematiche legate ad alterazioni posturali sono tra le più frequenti cause di dolorabilità articolari. Sappiamo inoltre che quest’ultime sono presenti nella maggior parte della popolazione. Una normalizzazione della postura può quindi spesso essere decisiva nella risoluzione di problemi ritenuti normalmente cronici, oltre che naturalmente in campo preventivo. Data la complessità del nostro sistema posturale e le infinite interconessioni del nostro organismo, risulta chiaro quanto un’analisi posturale debba essere più precisa e corretta possibile. Siamo punto di riferimento nella realizzazione artigianale di ausili ortopedici: dalle calzature su misura ai busti e corsetti, artigiani dalla lunga esperienza curano con meticolosità la costruzione di ogni referenza. Solo coniugando questa passione artigianale con le tecniche scientifiche più innovative è infatti possibile proporre articoli in grado di soddisfare le necessità di ogni cliente. Gli ausili ortopedici per il tronco e la colonna: tenendo conto delle personali esigenze correttive, dello stile di vita e della garanzia di confort per il paziente, l’officina ortopedica realizza nei propri laboratori: reggispalle, collari, busti, corsetti rieducativi. In modo particolare, per quanto riguarda i corsetti, i tecnici ortopedici dell’azienda sono in grado di realizzarne diversi modelli, di tipo: Cheneau, Bivalva, Boston, Minerva, Milwakee. Dal 2009 vantiamo la collaborazione diretta del prof. Jacque Chenaeau per l’intera fase di realizzazione dei busti ideati e perfezionati dal grande luminare. I prodotti realizzati internamente dall’Officina Ortopedica Semidoro, grazie a un’accurata selezione dei migliori materiali disponibili sul mercato, sono garantiti dalla rintracciabilità dei prodotti. Tutori e protesi Punto di forza della nostra produzione è il settore tutori e protesi, anche questi presidi vengono realizzati a mano nei laboratori della nostra azienda. Per la produzione di questi ausili l’antica tecnica della lavorazione a mano si combina con i materiali e le tecnologie più moderne ottenendo un prodotto unico e con la massima funzionalità. Le protesi in particolare vengono lavorate con materiali più evoluti per consentire la maggior mobilità e leggerezza per permettere agli amputati la miglior riabilitazione possibile. La nostra azienda dispone di una vasta gamma di prodotti per disabili e per la riabilitazione di ogni tipo e per ogni età. Trattiamo inoltre diversi modelli di poltrone elevabili per il massimo confort domestico. Convenzione ASL E INAIL Info: OFFICINA ORTOPEDICA SEMIDORO S.R.L. Via XX Settembre, 76 Perugia Tel: 0755729192 - Fax: 0755721636 Cultura e Società Dal Globale all’Individuale a cura di Lina Lo Giudice Sergi Presidente Accademia Italiana di Poesia, Sociologa, Psicologa sociale, Giurista, già Direttore generale del Ministero della Pubblica Istruzione, Provveditore agli studi e Rettore dell'Università di Castel S.Angelo dell'UNLA In “L’evoluzione creatrice” Bergson introduce l’idea del disordine nella quotidiana pratica della vita, evidenziando la delusione dello spirito che si trova di fronte ad un ordine diverso da quello di cui ha bisogno, e che diventa disordine a profitto di un altro sistema. E’ questo il disagio in cui l’uomo contemporaneo si trova a vivere, in un mondo irriconoscibile rispetto a quello in cui erano vissute le generazioni precedenti, anche solo venti anni prima. Bergson trovando nell’evoluzione l’espressione di una forza creatrice assoluta afferma che il principio della vita è l’evoluzione stessa. Tuttavia la biologia contemporanea riconosce che tutte le proprietà degli esseri viventi si basano su un meccanismo fondamentale di conservazione molecolare chiarendo e precisando il concetto di selezione naturale darwiniano. Andiamo oltre...ricordiamo a proposito le parole di Bertrand Russel: “dato che la capacità umana è finita, ciò che si conosce di una scienza non può contenere più di un numero finito di definizioni e proposizioni.” Riteniamo che compito della scienza non sia quello di cercare la verità assoluta, ma di valutare delle ipotesi che guideranno lo scienziato verso altre osservazioni ed esperimenti. Questo è il metodo della ricerca scientifica, proposto da Galileo e, in età contemporanea, seguito, anzi riproposto dai maggiori pensatori tra cui Kun, Lakatos, Fayerabennd, Popper, Morin, 40 Wealth Planet magazine Monod, alle scienze, comprese quelle umane. Monod, Nobel per la biologia, invita a “cercare di comprendere”, perché la scienza è anche cultura e filosofia e anch’essa contiene un’etica: l’etica della conoscenza, che non si impone all’uomo, ma che dall’uomo stesso viene scelta, come condizione di autenticità di qualsiasi discorso o di qualsiasi azione. Questo è lo sfondo culturale globale su cui si snodano le vicende umane, i fatti sociali dell’ultimo millennio e di questo già avanzato. Il fenomeno della globalizzazione, di cui i mass-media si occupano solo da poco più di un decennio, è stato invece, evidenziato dagli storici sin dal suo inizio, nel XVI secolo. In tale periodo abbiamo la scoperta della seconda via delle Indie; scoperta che rende improvvisamente il pianeta Terra più piccolo e conosciuto, i luoghi lontanissimi fra loro diventano raggiungibili dagli uomini e dalle merci. Nasce il capitalismo, come a suo tempo evidenziò Max Weber, nasce il potere delle banche, dei banchieri, delle assicurazioni, dei Lloyd e delle società di navigazione e di commercio ad essi collegate. Mercanti e navigatori sono al servizio delle grandi potenze, tra cui Spagna e Inghilterra, che affidano l’economia e la finanza dei loro paesi prevalentemente al commercio atlantico. Nell’ambito di tale commercio si aprono nuovi scenari che riguardano gli scambi con il nuovo mercato americano. Sono i primi evidenti fenomeni di un processo di mondializzazione dell’economia, ormai segnata dai flussi commerciali di lunga distanza. Le zone meridionali ed orientali dell’Europa, producono ed esportano beni alimentari, che, in un periodo di guerre continue, assumono il ruolo di bene strategico. Ma sono le grandi società di mercanti finanziari che detengono la chiave del potere controllando i circuiti e le rotte delle spezie. Alcuni detengono addirittura l’escusiva su un bene come nel caso dei Fugger, che hanno l’esclusiva della produzione dei metalli preziosi. Come corrispettivo al finanziamento delle guerre dei monarchi europei, i banchieri ottengono appalti favolosi in Africa, in America e in Medio ed Estremo Oriente. Cosa è cambiato, da allora? Il buon funzionamento del mercato non è di per sé stesso in grado di garantire il conseguimento di obiettivi diversi da quelli di una migliore produttività e competitività delle imprese. È pertanto necessario l’intervento di altre politiche atte a promuovere una maggiore giustizia sociale ed economica, da coordinarsi ovviamente in maniera coerente con la politica di concorrenza tra le imprese e tra gli stati. A tal proposito ricordiamo le parole di Keynes: “L’importante per il governo non è fare le cose che gli altri stanno facendo, ma fare le cose che non vengono fatte per niente”. E recentemente gli fa eco Baumol: “Il mercato fa cose meravigliose: ci ha dato ricchezza e standard di vita mai raggiunti nella storia dell’uomo ma tutti noi, che crediamo nel valore del libero mercato, riconosciamo che ci sono alcune cose che esso non fa: non protegge l’ambiente, non fornisce un adeguato livello di cure sanitarie e non previene la disoccupazione. Gli economisti, sostiene inoltre Baumol, sono i tecnici che debbono aiutare la politica a realizzare questi obiettivi”. Il mercato infatti è nel sistema economico, ma non è il sistema, occorre pertanto, che gli stati e i governi si adoperino alla ricerca di un’efficienza che sia contemporaneamente economica e sociale ed in grado di governare i mercati, di ridurre asimmetrie e diseconomie, di reazione alla hybris del mercato stesso. Tutti questi elementi sono interconnessi: lo stato che entra nel mercato, il mercato che entra nello stato, lo stato che distribuisce risorse per equilibrare o eliminare asimmetrie non tollerabili. In questa economia, lo stato è un fattore di produzione, come il capitale, il lavoro e le risorse. I processi economici non esistono senza il mercato e senza lo stato, senza le decisioni degli operatori dell’uno e dell’altro. Oggi possiamo parlare di un sistema socio-economico poliarchico, decentrato, pluralista, influenzato dalla cultura contemporanea e dalle lezioni dei grandi fisici, uno fra tutti Niels Bohr. Il mercato, Wealth Planet magazine 41 Cultura e Società quindi, deve essere etero-corretto dallo stato o, meglio ancora, da un’Istituzione sovranazionale, come l’Unione Europea o l’ONU, che impongano regole, nell’ambito di valori condivisi e che controllino che tali regole vengano rispettate. Gli interventi pubblici non negano il mercato, al contrario, anche all ‘interno di un quadro di norme di comportamento le scelte restano valide, sempre che il mercato si muova in coerenza col quadro di riferimento. Oltre che etero- corretto, il mercato è, e deve essere, eterocompensato, sia in riferimento alla allocazione che alla distribuzione delle risorse. Sono necessarie nell’economia, una serie di decisioni, di procedimenti, che garantiscano il soddisfacimento di bisogni primari, fornendo beni e servizi, con una redistribuzione diretta, con delle formule che si sono evolute storicamente. Tali formule le possiamo trovare partendo dalle liturgie ateniesi arrivando alle Poor Laws, che introducevano, prima dell’opera di Adam Smith, un sistema di integrazioni salariali, finanziate con la spesa pubblica. Ma già nei Cinici greci e in Aristotele, avevamo trovato un ideale di fratellanza e una rivalutazione della dignità del lavoro. Ritroviamo in Giovanni Crisostomo (IV-V sec.d.C.) un concetto sorprendentemente attuale: “vi sono beni per la loro destinazione considerati comuni, tra cui l’aria e l’acqua”. Mentre secoli fa questi beni risultavano “comuni” con il passare dei secoli la situazione è cambiata. La nostra terra non è più in grado di sostenere più come prima i fattori che l’andavano a colpire infatti l’aria è sempre più inquinata, sin nelle sue parti più alte. Per denaro abbiamo venduto i liberi elementi naturali, le strade riscuotono tasse, la terra è assegnata per sorteggio, le acque hanno un padrone, l’aria è sottoposta ad acquisti e vendite. Forse anche a Sant’Agostino si può attribuire la nozione di una priorità dei beni naturali come beni comuni. Qualunque fenomeno o evento che avviene, che sia di carattere economico, sociale, scientifico o genericamente culturale, diventa un fenomeno planetario. Non si potrà più parlare di una crisi dello yen, senza che l’euro o il dollaro non ne risentano. Hobsbawm lo aveva già parecchi anni fa messo in grande evidenza, sottolineando il fatto che, alla fine del XX secolo, il processo di globalizzazione sarebbe stato sempre più accelerato e avrebbe rivelato l’inadeguatezza delle istituzioni pubbliche e dei comportamenti collettivi degli esseri umani ad accordarsi a questo passo accelerato, mentre il comportamento dei singoli, avrebbe avuto un più facile adattamento alle nuove tecnologie. Previsioni che si sono rivelate, purtroppo, corrette. Ma, a fronte di questa imponente, inarrestabile e, per moltissimi versi benefica globalizzazione di tutti gli aspetti della vita, come reagiscono i singoli individui? A tal proposito si stanno verificando due fenomeni che contemporaneamente appaiono in vari paesi del mondo uguali e contrari: nei paesi tecnologicamente più avanzati, comprese le nuove potenze orientali, la globalizzazione è totale, dalla scienza alla tecnologia, dall’arte al pensiero filosofico e sociologico, dall’economia alla politica. 42 Wealth Planet magazine Etruria La Collina Catering e Banqueting Organizzazione matrimoni ed eventi Qualsiasi bambino è in grado di connettersi al resto del mondo. Tuttavia, nei paesi un tempo oggetto di sfruttamento coloniale ed oggi oggetto di interesse economico per via delle risorse energetiche si è sviluppato un sentimento di rivolta anti-global, che coincide con un esasperato nazionalismo ed un pericoloso bisogno di “stare da soli”. Si rispolverano quindi sentimenti religiosi, che sovente diventano fondamentalisti, si ritrova nell’antica tradizione, la radice di una dignità che si ritiene perduta. Non si vuole essere uguali a nessuno; si cerca in tutti i modi di apparire speciali, diversi, autentici. Nascono nuovi stati, alcune regioni chiedono sempre una maggiore autonomia. Il piccolo, sempre più piccolo, non vuole essere confuso col più grande: questi sono i veri problemi della attuale globalizzazione. Glocal, questo termine ibrido nato dalla penna di sociologi e politologi illuminati, vuole esprimere l’esigenza di valorizzare i localismi all’interno di una realtà inevitabilmente globale. Inoltre, il problema dell’identità, anzi delle identità, si pone di pari passo a quello della relatività delle culture e del progresso scientifico. La scienza, scrive Einstein, padre del concetto di relatività, è il tentativo di rapportare la caotica varietà della nostra esperienza sensoriale, ad un sistema di pensiero logico uniforme....la teoria è il risultato di un processo di adattamento estremamente laborioso, ipotetico, mai del tutto definitivo, sempre soggetto a domande e dubbi”. E nel suo messaggio ai posteri soggiunge: “il nostro tempo è ricco di menti creative, le cui invenzioni ci potrebbero facilitare la vita in modo considerevole tuttavia la produzione e la distribuzione dei beni sono del tutto disorganiche, tanto che siamo costretti a vivere tutti nella paura di essere eliminati dal ciclo economico, soffrendo, di conseguenza, per mancanza di ogni cosa. La causa di ciò sta nel fatto che la formazione delle masse è di gran lunga inferiore a quella degli intellettuali. La libertà interiore è un degno obiettivo per l’individuo e le scuole possono favorire tale libertà incoraggiando il pensiero indipendente”. È su quest’ultima affermazione di Einstein che dovrebbero riflettere i governanti del pianeta, perché proprio sull’educazione, la formazione e la ricerca, si fonda, a mio avviso, il futuro dell’umanità. Il Menu Tipico Aperitivo con Prosecco, Analcolico, Cocktail di Frutta fresca, Sangria, Stuzzichini caldi e freddi della casa Buffet di antipasti con Angolo Cantina ed etichette regionali Angolo dei formaggi Tavola dei Formaggi con marmellate agrodolci in abbinamento Parmigiano, Treccia di Mozzarella di Bufala con salsa ai mirtilli Angolo dei salumi Tavola dei Salumi tipici Umbri con panini caldi, Prosciutto tagliato in bellavista Selezione di Formaggi con marmellate Agrodolce Trancio di Bufala ai Lamponi Angolo del freddo Bresaola in carpaccio con ananas e noci Lombetto marinato con sedano e pecorino Insalata di farro con pachini, mais e asparagi Finger Food di Orzo Perlato e gamberetti Umbricelli Tipici con ragù di faraona Cappellacci Assisani con pachini, basilico e ricotta salata Stinco Tipico Umbro con demi - glace di cottura Flan di spinaci Patate Argent Torta nuziale da concordare Buffet di dolci Tortino al Cioccolato caldo, Bavarese alla frutta con salsa all arancia Composta di Frutta fresca Meringhe con panna e cioccolato Vino bianco e rosso da scegliere Spumante dolce e secco per brindare Minerale, Caffè, carrello dei distillati Nelle splendide sale con vista su Perugia oppure nelle migliori location Umbre Etruria La Collina Banqueting e Catering organizza matrimoni, ricevimenti ed eventi per tutte le occasioni. Dispone di sale da 50, 100 e 200 coperti con parco estivo adatto a magnifici aperitivi scenografici. La location è ideale per qualsiasi cerimonia che richieda eleganza e qualità totale. La cura per i dettagli, per le decorazioni e gli allestimenti garantisce di poter coniugare ottima cucina e una location da sogno. A disposizione degli ospiti buffet floreali o con richiami arabeggianti, portate servite su quadri a specchio e vassoi d’argento. Catering a domicilio e noleggio attrezzature. Presente anche un ottimo servizio di catering a domicilio in strutture ubicate tutte intorno alle colline umbre convenzionate tra cui scegliere quella più adatta alle singole esigenze. Si fornisce servizio di noleggio attrezzature complete e personale altamente qualificato per rendere indimenticabile ogni occasione. HOTEL LA COLLINA Via G. Dottori, 42 - San Sisto (Perugia) Tel. 075 5292144 - www.countryhouselacollina.com Cultura e Società a cura di Juan Carlos Gallici Docente e giornalista, nato in Argentina, laurea a Còrdoba e Roma, specializzazione a Viterbo Articolo 67 della Costituzione Italiana Cultura e Società La Costituzione Italiana, promulgata dall’Assemblea Costituente il 27 dicembre 1947, è il massimo Codice normativo della Nazione Italia. Nella sua Prima Parte sancisce i principi fondamentali alla base della convivenza democratica e stabilisce diritti e doveri dei cittadini, i rapporti etico-sociali, economici e politici che reggono lo Stato e la cittadinanza. Sicuramente i Padri Costituenti hanno avuto un bel daffare nel traslare quell’immenso coacervo di esperienza sintetizzata nei codici del passato e incarnata nelle coscienze di centinaia di generazioni, e pervenuta quasi intatta sino a noi, corredata da pochi interventi innovativi e correttivi dei secoli dei lumi. Infatti, leggere oggi la Prima Parte della nostra Costituzione è certamente un piacere, anche se non tutti gli esperti sono d’accordo sul contenuto. Ovviamente promulgata, la Carta Costituzionale passò alle aule universitarie e giudiziarie dove si saggiarono la congruità delle norme e dei principi. Oggi è impensabile parlare o solo pensare alla Costituzione come strumento normativo, a partire dai concetti storici e/o filosofici che stanno alla base della cultura occidentale, che lamentabilmente restano fuori da ogni confronto circa le fonti e le consuetudini di secoli passati. Oggi si approda direttamente alla dialettica giuridica giurisprudenziale. Il nostro pensiero politico e le leggi che esso produce, non hanno un ante, ma solo un post, “a partire da”. In proposito Piero Ostellino, dalle colonne del Corriere della Sera (20.5.06) dissentiva aspramente con il Presidente della Repubblica, in quanto “non mi riconosco in quei principi fondamentali che scolpirono nei primi articoli della Costituzione il volto della Repubblica, perché non sono quelli di uno Stato di democrazia liberale bensì una finzione retorica”. Retorica, nostalgia di un passato, ansia di equilibrio tra martoriate democrazie occidentali capitaliste e “i valori collettivisti” del primo Stato socialista (Unione Sovietica), entrambi da preservare, entrambi alla pari. Dando ascolto ai vecchi pensatori del passato io credo alla equazione di Aristotele secondo cui, nei fatti umani, a maggior quantità, minore qualità, che egli stesso ha tradotto in: “major pars imperfectorum”. Ostellino sembra mettere alla corda un certo moderno trionfalismo da paese, un po’ infantile se si vuole, che impera anche nei media. La nostra Costituzione non è perfetta e non è peggiore di molte altre. Tutto sta nel mantenere una angolazione intelligentemente critica, senza acrimonia ma anche lontani da fideismi democratici. La Costituzione che abbiamo, palesa lacune e, se finora non si è fatto, è stato per un bieco campanilismo di parte in cui i veti incrociati non sono mai venuti a mancare. L’affanno di contemperare gli opposti e i contradditori per accontentare tutti, ha fatto finire nel testo costituzionale alcune non irrilevanti incongruenze. Non sono, infatti, infrequenti i nodi critici che oggi, nella fragorosa attività politica e sociale del Paese, si sono rivelati non all’altezza delle esigenze politiche e sociali, con grave rischio 44 Wealth Planet magazine destabilizzante per il Paese. Uno di essi è l’Articolo 67, apparentemente senza decisiva importanza nel meccanismo democratico. Ecco il testo: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Questa disposizione risale ai tempi della Rivoluzione Francese (1789) ed era indirizzata alla protezione di coloro che, nell’esercizio dei diritti politici, pubbliche funzioni, idee o comportamenti ritenuti ostili al potere, erano esposti ai rischi e alle inevitabili pressioni dei poteri forti. Oggi è un disposto privo di senso. Nel dopoguerra l’Assemblea credette opportuno mettere al sicuro chi poteva essere perseguitato per ideologia, appartenenza o reati di opinione (fascista). Il contenuto concettuale, invece, è certamente più complesso. Vediamo i punti fondamentali: 1 “Membro del Parlamento” Ovviamente si presuppongono elezioni, elettori, una precisa scelta di un preciso elettore di un preciso candidato cui dare il suo voto che è chiaramente un mandato. Senza questa sequenza non è possibile contare con cittadini Membri del Parlamento. 2 “Rappresentanza” L’eletto rappresenta il mandante, colui che con il suo voto, lo ha mandato in Parlamento. Poiché il Parlamento è un organismo plurimo, la massa degli eletti rappresenta in Parlamento la massa degli elettori, le loro idee, i loro progetti, le loro istanze e necessità, ecc. Da nessuna parte si evince che istituzionalmente debba rappresentare la Nazione. Al massimo potrà rappresentare il Parlamento, non la Nazione (che avrebbe altre conseguenze). Sarebbe molto più chiaro, coerente e logico l’esatto contrario: ogni membro del Parlamento rappresenta il Popolo che lo ha eletto. 3 “Senza vincolo di mandato” Di certo oggi è una espressione zeppa di ambiguità. Forse nella Francia del ‘700, no. Se si riferisce alle pressioni esterne oggi i partiti, che sono associazioni esterne, la fanno da Padroni. La funzione Parlamentare è composta da studi, confronti, discussioni, consenso, ma anche da spinte, agguati, dissuasione e pressioni di ogni genere, se si tratta dei partiti, essi raccolgono la disponibilità di ogni singolo eletto per fare pressione interna ed esterna su ogni struttura dello Stato. che mantiene uniti eletto ed elettore consacrando il senso più serio e profondo della democrazia. Se stiamo al testo liscio e puro dell’Art.67, la logica più elementare porta a concludere che l’espressione “senza vincolo di mandato” è un colpo di mannaia alla radice della democrazia, un taglio netto all’istituto della rappresentatività popolare delle democrazie. Si arriva all’assurdo che gli eletti non rappresentano nessuno in quanto la stessa Costituzione recide quel cordone ombelicale tra eletto ed elettore che assicura quella rappresentatività democratica di cui la stessa Costituzione si rende garante. E se la logica ha una qualsiasi attendibilità, ne consegue che tutti gli eletti, poiché non hanno vincoli con alcun elettore, davvero non sono stati mai eletti. Dovrebbero tornarsene a casa. Ma non lo fanno. E’ qui la beffa più cocente. Il sublime istituto del “Gruppo Misto”, quel limbo in cui vanno a finire tutti quelli eletti che, non avendo o non volendo più rapportarsi coerentemente al popolo che li ha mandato in Parlamento, anziché tornare a casa sommersi di tristezza, si riorganizzano fantasiosamente cambiano padrini, portano acqua da altri mulini, cercano nuovi consensi ed amicizie, spesso senza trovare anime gemelle con cui ipotizzare un qualsiasi servizio al Paese. Gli stipendi, le indennità e tutti i benefici, sono salvi. Però la Patria, no. Questo meccanismo, comunque sia spiegato, ha avuto e ha due palesi degenerazioni. La prima, la dilatazione dei periodi da Parlamentare che a volte è una sfacciata e scandalosa perpetuazione indebita di periodi largamente superati. Costoro, all’epoca delle scadenze e quando sentono odore di bruciato cambiano casacca, saltano da partito in partito, si presentano rinnovati ad ogni tornata elettorale. Non sono pochi quelli che da 20, 30 o più anni, sono ininterrottamente in Parlamento. La seconda degenerazione, quella cui abbiamo assistito in questi anni, è la corruzione. Poiché di tempo ne hanno assai, tutto facile e tranquillo, pian piano subentra il lassismo, il bel mestiere di ascoltar sirene e di provar lusinghe del potere e del denaro. C’è posto per tutti tra le pieghe del potere. Tutto facile, normale, consentito. Mi sovviene il pensiero di Winston.Churchill: “la democrazia è il peggior sistema di governo che esista, peccato che non ce ne sia uno migliore”. 4 “Mandato elettorale” Senza vincolo di mandato forse può avere altri significati occasionali, velleitari, non letterali. In senso letterale l’espressione “senza vincolo di mandato” non significa altro che la recisione di quel cordone ombelicale Wealth Planet magazine 45 Cultura e Società L'uomo e la natura a cura di Mirina Hoxha “È nel cuore dell’uomo che vive lo spettacolo della natura; per vederlo, bisogna sentirlo. Il fanciullo scorge gli oggetti, ma non può scorgere i rapporti che li collegano, né intendere la dolce armonia del loro concerto.” (Rousseau, l’Emilio o Sull’educazione) La storia dell’uomo porta nelle sue viscere un legame forte che non si è incrinato con il cambiamento dell’età, con le vicissitudini e con il trascorrere del tempo. Sin dai primi giorni di vita, nel grembo materno, siamo avvolti dalla natura e dal suo elemento più sacro e prezioso, l’acqua. È la vita che nel suo crescere continuo ha bisogno di questo elemento prezioso, come questo elemento ha bisogno della vita stessa per poterci mostrare tutto il suo splendore. Ed il nostro corpo vivo è infatti costituito dal 75% di acqua. La differenza tra un corpo vivo e uno non in vita sta proprio nella presenza o meno dell'acqua. La natura in tutte le sue forme si è voluta plasmare a molti esseri che popolano il pianeta, li ha avvicinati ai suoi misteri, si è fatta frugare, capire conquistare e abbandonare per un attimo... ma poi riavere. L’uomo l’ha dovuta osservare, studiare, analizzare, perseguitare per secoli per poter capire le sue leggi. Leggi che hanno dato vita a meccanismi che non si fermano ma continuano silenziosi per secoli senza che abbiano avuto istruzioni ma profondamente perfetti. È in questa sua perfezione che stiamo noi, nella e con 46 Wealth Planet magazine la nostra imperfezione. La sua creatura più cara, l’uomo, dopo averla affiancata per lungo tempo, ha cercato di allontanarla per esprimere forse la sua supremazia su un meccanismo tanto forte ma allo stesso tempo tanto delicato, tanto meccanico ma allo stesso tempo tanto armonioso. I nostri studi, i nostri progressi, per quanto siano eccezionali e moderni, non riusciranno mai ad avere quel sentimento materno della natura. È così, la natura vista come una madre. Lo diceva Leopardi nei suoi cantici, lo diciamo noi quando ogni giorno leggiamo e vediamo i disastri ambientali che, questa natura, ogni giorno di più assomiglia ad una matrigna. Io oserei dire ad una madre arrabbiata. Proprio così, una madre che tenta di far guidare i propri figli con armonia però nel rispetto delle leggi e delle regole. E più ci prova più questi figli sembra che cerchino di fare a meno delle sue lezioni e delle sue regole. Una madre che da millenni ha saputo tenere sulle spalle un universo intero deve essere solo “compresa nel modo giusto e rispettata”. Ma troppo spesso vediamo che tale rispetto viene meno e madre natura come qualsiasi altra madre ci impone il suo rispetto. Ci rende ogni giorno partecipi della sua bellezza e della sua armonia, donandoci il tutto senza senza chiederci nulla in cambio, o forse per taluni troppo. Nel cuore delle colline toscane, immerso nel verde. La tua apericena sotto le stelle Hotel Posta Via Ugo Foscolo, 50 - Chianciano Terme - Siena Tel. +39 0578 63171 - Fax 0578 63048 - www.htlposta.it Cultura e Società Le “GAITE del DRAGO” a cura di Luca Morelli Incontriamo in un'atmosfera tipicamente medioevale la compagnia Le Gaite del Drago…catturati dal loro entusiasmo e avvolti dall’ambiente circostante ci sembra quasi di ritornare indietro di secoli...per poter capire meglio la dedizione e la passione che questa compagnia mette in quello che fa ci viene naturale porre qualche domanda... Quando nasce La Compagnia dè Musici Le "Gaite del Drago"? La Compagnia dè Musici Le "Gaite del Drago" nasce nell’estate del 2008 da un'idea del maestro Paolo Papini dopo la scoperta, nella basilica di S. Cristina di Bolsena, di un affresco raffigurante un suonatore di cornamusa. Perchè la vostra compagnia porta il nome Le "Gaite del Drago"? Il nome "del Drago" si rifà al cognome del Principe Don Giovanni Del Drago, proprietario del castello di Bolsena e nostro fan. La vostra compagnia ha riscontrato subito un grande successo... Sì è vero...nel giro di poco tempo il gruppo è cresciuto, si sono aggiunti altri musici, non solo cornamuse ma anche saz (strumento a corda medioevale ), buzuki, una sezione percussioni, dove milita il più giovane del gruppo (5 anni) e dall'anno scorso ci siamo arricchiti anche di una sezione di danzatrici medioevali. I vostri spettacoli sono concentrati in loco oppure avete collaborazioni anche con altre città? Collaboriamo con molte compagnie musicali...tra cui anche con il gruppo di cavalieri della compagnia Santaccio di 48 Wealth Planet magazine Chiusi e con i Cavalieri di Abbadia San Salvatore dove partecipiamo attivamente alla rievocazione dell’Offerta dei Censi. La compagnia partecipa regolarmente a feste medioevali e rievocazioni storiche e da due anni partecipiamo al Corteo Storico di Orvieto. Proprio ad Orvieto abbiamo presentato quest’anno, nella chiesa di Sant’ Andrea, il nostro primo spettacolo-concerto, intitolato “In viaggio da Cantaerbury a Roma” che ripercorre, attraverso brani di musica e canti, il viaggio di un ipotetico pellegrino attraverso la Via Francigena fino a Roma. Il vostro impegno non è rivolto solo alla realizzazione di spettacoli e manifestazioni musicali...giusto? E’ vero...il nostro impegno, oltre che alla musica, è rivolto anche alla ricerca storica sulla musica medioevale, in particolare alla cornamusa per ridare a questo antichissimo strumento, già suonato, secondo Svetonio, da Giulio Cesare che lo chiama otricolare, un meritatissimo prestigio e importanza. Avete dato vita quindi ad una vera e propria ricerca storica per quanto riguarda la cornamusa? Assolutamente sì...attraverso l'osservazione di molti dipinti, scritti e affreschi stiamo scoprendo, infatti, che la cornamusa veniva suonata in Italia, che è il paese al mondo con piu tipi di cornamuse, fin dall'antichità e molti secoli prima che arrivasse nei paesi anglosassoni con cui viene troppo spesso identificata. Abbiamo trovato suonatori di cornamuse, per esempio, su affreschi a Sutri, Nepi, Bolsena, Assisi e ultimamente sul Timpano del Duomo di Orvieto, dove a suonare la cornamusa è un Angelo. PROPOSTE ESTATE 2013 STAMPANTE A COLORI XEROX COLORQUBE 8870 La stampante a colori ColorQube 8870 consente forti risparmi e allo stesso tempo una soluzione di stampa potente, semplice e rispettosa dell'ambiente. STAMPANTE MULTIFUZIONALE A COLORI XEROX COLORQUBE 8900 La stampante multifunzione colorqube 8900 offre reali risparmi sui costi, una qualità del colore eccezionale, funzionalità ed eco-compatibilità. Stampanti e Multifunzioni a colori a costi bassissimi e rispettando l'ambiente! Multicopia srl - via delle Caravelle 6/A - 06127 Ferro di Cavallo (PG) - Tel. 075 5004906 - [email protected] - www.multicopia.it STAMPANTE COLORQUBE 9301/9302/9303 Con colorqube ridurrete i costi pur continuando a disporre degli strumenti necessari per stare un passo avanti alla concorrenza. Multicopia srl - via delle Caravelle 6/A - 06127 Ferro di Cavallo (PG) - Tel. 075 5004906 - [email protected] - www.multicopia.it Spettacolo e Intrattenimento Spettacolo e Intrattenimento Simone Ravenda a cura della redazione W.P. Parlaci di te Sono Simone Ravenda e abito a Cervignano del Friuli un paese in provincia di Udine, ho 28 anni e ho una laurea specialistica in scienza dello sport, ma il mio mestiere, almeno per ora, è fare il mentalista. Cosa è un mentalista? Il mentalista è un artista che in qualche modo riesce ad entrare dentro la mente dei propri spettatori, a leggere i loro pensieri e ad influenzarne le azioni e i comportamenti. Il mentalista sa usare la propria mente in modo particolare riuscendo anche ad interagire con la materia per via psichica; solitamente si distinguono due figure di mentalista simili ma diverse, il mentalista classico, il quale è legato maggiormente alla sfera paranormale e parapsicologica e il mentalista moderno o contemporaneo il quale è più legato al mondo della comunicazione e della psicologia, francamente non mi schiero nè da una parte, nè dall’altra. Quale è la differenza tra mago e mentalista? Diciamo che queste due forme artistiche derivano dallo stesso ceppo, la magia o l’illusionismo è una forma d’arte dove lo spettatore è pronto e consenziente all’inganno, sa che sarà ingannato ma non sa nè quando nè come. Molto spesso gli spettatori si lasciano andare e si gustano lo show, ma ogni tanto si viene a creare una simpatica “sfida” tra mago e spettatore dove lo spettatore cerca di scoprire i segreti dei maghi, e i maghi cercano di celarli il più possibile. Il mentalista invece è una figura lievemente diversa, ciò che dimostra infatti deriva da diverse discipline; dico sempre che un mentalista deve essere un conoscitore delle più moderne tecniche di comunicazione, come delle più antiche forme di magia, alchimia e esoterismo, se vuole essere un artista completo deve avere un’ampia cultura che copra più aspetti possibili. La relazione del mentalismo con la magia è che quest’ultima ha moltissimi aspetti psicologici, molti 52 Wealth Planet magazine non sanno che dietro l’illusionismo vi è un’enorme mole di psicologia che va considerata. Il mentalismo riprende anche quei fattori psicologici dell’illusionismo e li fa propri. Come hai scoperto queste doti? Circa una decina di anni fa, vidi una persona che era in grado di piegare oggetti metallici senza toccarli. Nel mondo della magia esistono migliaia di effetti che replicano questo fenomeno con oggetti più o meno truccati, ma questa persona era capace di farlo con delle forchette o dei cucchiai autentici, questa cosa mi affascinò a tal punto che feci mesi e mesi di ricerche senza alcun risultato, sperando di riuscire a capire come facesse, circa dopo due anni riuscii a piegare leggermente un cucchiaino da caffè, ma francamente non avevo idea di come riuscii a farlo, so soltanto che l’ho fatto. Da li scoprii questo mondo che è un mondo immenso dove davvero non finisci mai di apprendere e decisi di cominciare a conoscere e a sviluppare determinate doti, che sono poi le doti che permettono di essere un mentalista. Ti ho visto piegare migliaia di forchette e cucchiai, e posso confermare che sono autentiche forchette e non oggetti truccati, ma si può parlare di fenomeno paranormale? Sicuramente la piegatura di metalli è l’effetto che più mi ha fatto conoscere soprattutto in Friuli, dove abito. Diciamo che amo rimanere in bilico con le definizioni, senza sbilanciarmi troppo; sicuramente esistono migliaia di modi per replicare questo fenomeno, la cosa divertente è quando riesci a presentarlo con oggetti autentici magari presi in prestito come cucchiaini o anche monete. Il termine paranormale ha molte sfumature, un mentalista solitamente afferma di non possedere alcun dono paranormale, io invece amo lasciare un alone di mistero, facendo decidere a chi mi osserva se ciò che faccio è frutto di doti paranormali o meno. So che hai partecipato ad italia’s got talent 2 anni fa, creando l’invidia di tutta Italia dato che la tua assistente è stata Belen Rodriguez, questa esperienza ha smosso qualcosa nel tuo lavoro? Sicuramente si, prima di tutto voglio dire che è stata una bellissima esperienza che francamente consiglio a tutti coloro che hanno un talento, per quanto se ne possa parlare male o bene di questo programma, oltre a dar l’occasione di mettersi in mostra è anche molto divertente. Ha ampliato notevolmente la mia rete di contatti facendomi conoscere ad un pubblico enorme e dandomi l’occasione di portare i miei spettacoli praticamente in tutta Italia e all’estero, lavorando anche in Tunisia per la Going srl con cui mi sono trovato divinamente. L’onda post italia’s got talent ha una durata media di circa un anno in cui devi sforzarti per mantenere i contatti presi. Comunque grazie a quel programma posso dire che sicuramente la mole di lavoro è aumentata sia per quantità che per qualità. Vorresti fare il mentalista a vita? Francamente, a differenza di molti altri artisti, no...sono del parere che non bisogna far diventare la propria amante una moglie. La vita dell’artista è sicuramente molto bella e divertente sei sempre in giro, viaggi, conosci persone nuove e vedi un sacco di posti, ma è anche abbastanza altalenante e non da una grande sicurezza; fino a quando non si hanno vincoli va bene, in seguito bisogna pensare anche a costruirsi lentamente un futuro e francamente penso che viviamo in una nazione che è abbastanza (passatemi il termine) sfigata in campo artistico. Siamo passati dalla Gioconda di Leonardo Da Vinci e dal David di Michelangelo, agli anziani che ci provano l’un con l’altro in tv e ai reality. Penso sia un'involuzione abbastanza evidente e triste. Senza parlare poi della situazione burocratica e fiscale degli artisti, che vengono letteralmente spappolati vivi dalle varie istituzioni. Quindi credo che manterrò quello che ora è il mio mestiere come un hobby con cui divertirmi e comunque da portare avanti in maniera sempre professionale. Ho 28 anni e non ho vincoli quindi mi diverto e mi godo la vita così, quando toccherà diventare adulti allora mi ridimensionerò; sinceramente spero accada il più tardi possibile. Porterò avanti questo mestiere come un vero e proprio lavoro, solo qualora dovessi un giorno trasferirmi all’estero, dove gli artisti sono trattati come tali e non come fenomeni da baraccone che servono da riempitivo alle festicciole di paese. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Beh sicuramente continuare ad ampliare la mia rete di contatti per portare la mia arte sempre più lontano, dopo di che continuare con un altro progetto che sto portando avanti da 2 anni assieme ad altri amici e colleghi. Uno spettacolo teatrale interamente dedicato alla magia che si chiama: “Magic, la realtà ha le ore contate” spettacolo che abbiamo portato ormai per il secondo anno in mezza Italia e che sta lentamente riscuotendo sempre più successo, anche grazie allo sforzo dei miei colleghi Nicola Calore di Padova, Tiziano Cellai e Federica Renzi di Firenze i quali hanno appena vinto un importante premio italiano dedicato alla magia, e Marco Gandini e famiglia di Bolzano. Infine cercare di godersi la vita e stare tranquilli penso sia un piano di vita allettante e non scontato dato i tempi in cui ci troviamo. Qualora alcune persone volessero seguirti come possono farlo? Andando a guardare il mio sito internet www.mindsigil.com e seguendo i miei aggiornamenti su facebook come Simone Ravenda, o Simone Ravenda mentalista. Wealth Planet magazine 53 Spettacolo e Intrattenimento Casting e provini È possibile consultare l'annuncio completo su www.castingeprovini.com Italia’s got talent 2013 Casting, provini e selezioni per la quinta edizione (2013-2014) di “Italia’s got talent”, il talent show TV di Canale 5. La quinta edizione dovrebbe essere anticipata a settembre 2013. Italia’s got talent è il talent show Mediaset a cui possono partecipare persone con talento artistico di qualsiasi genere e di età compresa tra 0 e i 99 anni. Casting attori e attrici retribuiti per puntata pilota serial TV Casting attori e attrici a Roma e Salerno. La Hydra Film, casa di produzione cinematografica, ricerca attori ed attrici tra 18 e 50 anni per la realizzazione di una puntata pilota per un serial televisivo. Gli attori/attrici saranno retribuiti. Per partecipare al casting inviare curriculum professionale aggiornato ed almeno un paio di foto. Luogo provini: Roma e Salerno. Data provini: entro fine settembre 2013 (data precisa da definire). Audizione attrice-danzatrice Yerevan e San Pietroburgo. per tournee a La Compagnia Incontroverso cerca attrice-ballerina per una tournee all’estero. La tournee si svolgerà inYerevan, dal 1 al 10 Ottobre 2013, e San Pietroburgo, dal 20 al 30 Novembre 2013. Per partecipare all’audizione è richiesta una forte base di danza classica e di recitazione. La compagnia offre alloggio, per le prove è previsto un rimborso spese, le recite sono retribuite. L’audizione, le selezioni e le prove si svolgeranno a Grosseto 54 Wealth Planet magazine Le prossime date previste per i casting di Italia’s got talent 2013 sono: - Milano, il 21 e il 22 maggio 2013; - Napoli, 27 e il 28 maggio 2013; - Bologna, 4 e 5 giugno 2013; - Roma, 14 e 15 giugno 2013; - Catania, 18 e 19 giugno 2013; - Bologna, domenica 16 giugno 2013. La redazione di Italia’s Got Talent sarà presso The Jambo per i casting di Action Sports per la prossima edizione del programma. La pagina facebook ufficiale del talent segnala che per alcune delle date possono partecipare alle selezioni solo le persone iscritte sul sito ufficiale del programma che siano state ricontattate dalla redazione. Per altre date invece sarà possibile partecipare ai provini senza essere stati contattati. Ad esempio per le date di Roma 14 e 15 giugno 2013 al Parco di divertimenti Magicland di Valmontone: - Gli iscritti al sito del programma che avranno ottenuto dalla redazione la conferma di un appuntamento, troveranno il proprio nominativo all’ingresso e potranno accedere al parco per sostenere il provino in modo assolutamente gratuito. - Per chi non è stato convocato; coloro che indipendentemente dai provini di Italia’s got talent, visiteranno il Parco MagicLand, tra le varie attrazioni, troveranno una sala prove dedicata (e opportunamente indicata) dove potranno iscriversi, compilare i moduli necessari e sostenere direttamente il provino. Qualora un elevato numero di richieste non dovesse consentire a tutti un provino professionalmente adeguato, anche nell’interesse degli stessi candidati, la redazione s’impegna a richiamare coloro che lo richiederanno per un secondo successivo incontro. Spazio aperto - Diritto e Tutela del Cittadino a cura dell’Avvocato Pier Paolo Poggioni Esperto in Diritto di Impresa, Docente Universitario La possibile riscoperta dell’IMPRESA AGRICOLA “Crisi, rinascita, ricostruzione”, intitola Silvia Berti in una recente opera da lei curata. Stiamo attraversando ancora il guado della crisi che ha un letto molto più grande anche rispetto alle più tenebrose e pessimistiche previsioni. La riva di approdo è lontana, poco visibile e spesso celata da coltri di nebbia che si alternano in consonanza con le ingannevoli previsioni di economisti e presunti esperti di finanza. Gli annunci si sprecano: l’uscita dal baratro è enunciata come - ingannevolmente –vicina, salvo spostarla un po’ più in là appena l’accosto appare prossimo. In questo destabilizzante scenario, pertanto, occorre pensare a diverse opportunità che non necessariamente coincidono con attività inedite. Di “new economy”, infatti, si può vivere ma, come abbiamo causticamente visto, si può anche solo sopravvivere o, addirittura, morire. E le bruciature ancora ci sono, ben visibili. In questo contesto, l’imprenditoria agricola, con connotati professionali e in presenza di effettive agevolazioni, può e deve ritornare a costituire una importante opzione. In tale contesto, occorre comprendere quale tipologia di “imprenditore agricolo” si vuole adottare: la figura più tradizionale e cioè quella prevedente la produzione in un specifico comparto ovvero quella più diversificata utilizzando le opportunità offerte dalla legge di orientamento in agricoltura. E’ da aggiungere che l’idea di impresa comprende la valutazione e individuazione delle leve strategiche che si intendono attivare: innovazione, vendita diretta, reti, territorio, qualità, agroenergie, agriturismo, fattoria didattica ecc. E’ necessario, altresì, analizzare le caratteristiche e le potenzialità aziendali tramite l’osservazione del territorio, del mercato, dei concorrenti e delle normative vigenti. E’ assai utile, inoltre, procedere al confronto con altre esperienze analoghe in Italia e/o in Europa. All’esito di quanto precede, è necessario redigere un piano economico-finanziario. Le fonti di finanziamento, 56 Wealth Planet magazine ovviamente, fanno parte del piano e ne costituiscono uno degli assi portanti. In ordine a tale ultimo punto, la possibile fonte di finanziamento può essere individuata nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale (insediamento giovani, investimenti, qualità, pacchetto giovani). Per quanto attiene alla specifica problematica dell’acquisto della terra, occorre verificare la possibilità di accesso ai finanziamenti della piccola proprietà contadina. Dal punto di vista legislativo, occorre osservare che, a fronte di una normativa agro-imprenditoriale italiana ed europea spesso eccessivamente parcellizzata e sovrapposta, occorrerebbe pervenire ad una disciplina che deve ispirarsi essenzialmente alla semplificazione dei mezzi predisposti per chi ne dovrebbe fruire. Dovrebbe essere garantito un mercato fondiario con caratteristiche di trasparenza attraverso una costante attività di monitoraggio e tutoraggio da parte di un organo investito formalmente di tali responsabilità . Allo stesso ente dovrebbero essere presentati i piani strategici aziendali ai fini della modulazione del finanziamento pubblico. Con un dialogo tra organo garante, l’ISMEA (che detiene l'archivio pubblico della terra) e il FEASR (istituto in cui confluiscono i fondi stanziati Ue per paese), l’ente monitorante può venire a conoscenza delle esigenze per azienda e delle dimensioni ed attività reali onde da canalizzare i finanziamenti ottenuti. Ciodue Italia SpA azienda leader commercio di nella produzione materiale ed il Antincendio e Antinfortunistico che da OLTRE 70 ANNI guida il mercato consulenziale della Sicurezza nei Luoghi di Lavoro e della Formazione come CFA - Centro di Formazione Accreditato a livello nazionale Per consulenze ed opportunità di lavoro contattare la filiale di Perugia L’altra esigenza è quella di favorire la piccola impresa, maggiormente semplice da gestire nelle sue fasi iniziali e con potenzialità di ampliamento: individuare, così, un'unità in ettari minima, funzionale all'accesso del credito, alla quale associare il «pacchetto giovani», ovvero, se l'impresa è nuova, gestita da un giovane e in fase di start up, la porzione di finanziamento dovrebbe pervenire praticamente in automatico e in maggior quantità. Occorre incentivare, poi, i rapporti tra l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e la Banca Etica per agevolare l’aiuto finanziario. La media temporale per ottenere un finanziamento industriale è eccessivo e vengono richieste garanzie inesigibili per i giovani. Sotto altro profilo, occorre favorire la filiera corta, l’agricoltura biologica, la tutela delle eccellenze italiane e le esportazioni. Inoltre: è necessario introdurre con minore timidezza misure di greening adeguandosi agli standard europei per la promozione dell’energia rinnovabile. I giovani, soprattutto, possono combinare tecnologia e agricoltura con la possibile innovativa figura dell’”ingegnere agricolo”. CIODUE ITALIA SpA FILIALE DI PERUGIA Via Michelangelo Iorio, 8 06128 Perugia Tel. 075 5007461 Fax 075 5058959 [email protected] Info: [email protected] www.antincendio-sicurezza.it Spazio aperto - Turismo Nuova Caledonia Alla scoperta dei Kanak a cura di G. Laura Ascione 58 Wealth Planet magazine L’arcipelago della Nuova Caledonia conta la Grande Terre, le Iles de Loyautè, l’île des Pins, la minuscola île Belep e qualche isolotto vulcanico o corallino. L’isola principale è la Grande Terre, una lingua di terra situata proprio nel cuore di un mare turchese dove sembra che il tempo si sia fermato. È attraversata da una catena montuosa con cime coperte da fitte foreste, dove il tempo è umido e nebbioso mentre la costa est, a differenza di quella a ovest, si presenta selvaggia e non troppo modificata dagli insediamenti europei. La parte occidentale, non molto esposta alle piogge, è più secca, e le sue ventose pianure costiere hanno sofferto le peggiori devastazioni ambientali. Questo arcipelago del Pacifico è unico nel suo genere, delle 3400 piante viventi, 2500 crescono solo qui. Un esempio sono le Araucariaceae, progenitrici di tutti gli alberi e sopratutto dei pini. La popolazione Kanak è l’etnia originaria risultato delle migrazioni in epoche primordiali di popoli eurasiatici ed africani che approfittarono dei ponti naturali tra i vari continenti per raggiungere l’Australia e quindi l’Oceania. Il nome Kanak deriva dalla parola hawaiiana kanaka maoli, applicata dai commercianti e dai missionari per indicare qualsiasi popolazioe indigena delle isole del Pacifico. I melanesiani della Nuova Caledonia alla fine decisero di usare questo termine per darsi un nome facilmente utilizzabile dai “bianchi”. I kanak di oggi mantengono salde le loro tradizioni culturali e dopo anni di dissidi con il governo Francese hanno raggiunto la parità sociale ed una certa dose di indipendenza. A tutt’oggi il popolo Kanak è composto da non meno di 300 clan che si esprimono in circa 30 dialetti diversi, ma accumunati da un dolce davvero particolare, chiamato "dolce della carestia" perché tradizionalmente preparato nel periodo tra le due stagioni di raccolta dell'igname il frutto della mangrovia, prodotto base dell’alimentazione locale o in caso di eventi naturali disastrosi come i cicloni. I Kanak si trovano su tutte le isole della Nuova Caledonia dove vi sono tantissimi piccoli villaggi facilmente riconoscibili perchè accanto agli edifici moderni vi è sempre perlomeno una casa tradizionale; è infatti tradizione ancora forte che per ogni nuova famiglia si debba costruire sempre una casa tradizionale e quindi quella moderna. Ogni villaggio ha la sua chefferie, consiglio degli anziani, ed un Grand Cheffe. Che si sia da soli od accompagnati da una guida il rituale dell'incontro è sempre lo stesso: si deve incontrare perlomeno uno degli "anziani" e recare un dono che è sempre composto da una pezza di tessuto (pareo) e 500 franchi polinesiani (MENO DI 5 EURO) possibilmente non visibili, va bene anche un dono personale. L'anziano provvederà in seguito a consegnare il tutto al Grand Cheffe che a sua volta lo distrubuirà all' interno della comunità a seconda delle necessità. A questo punto l' "Anziano"pronunzia parole di benvenuto per tutti I convenuti e si è formalmente accolti come ospiti all' interno della tribù. Le attività possono essere diverse e tutte apparentemente casuali; Wealth Planet magazine 59 Spazio aperto - Turismo affiliato network franchising Gruppo info Vacanze affiliato network franchising Gruppo info Vacanze Pagato... borsato... Rim potrete partecipare magari ad una festa come assistere alla raccolta dell'igname tuberacea base dell'alimentazione kanak oppure osservare gli artisti scolpire il legno pregiato da dove nasceranno le tipiche sculture melanesiane, totem ed oggetti di uso quotidiano. Possedendo la seconda barriera corallina più grande del mondo, la Nuova Caledonia è ideale per le immersioni e lo snorkeling. Il nuoto è praticabile nella maggior parte delle numerosissime spiagge sabbiose, le più belle delle quali si trovano lungo la costa est, nelle Iles de Loyautè e sull’île des Pins. Nell’arcipelago sono molto diffusi però anche il trekking a piedi e il trekking a cavallo: all’interno di Grande Terre si possono organizzare passeggiate a cavallo di due o tre giorni. Sempre a Grande Terre, come anche sull’île des Pins e nelle Iles de Loyautè, c’è la possibilità di esplorare diverse caverne. Restituzione fino al 100% degli importi spesi, nelle attività commerciali convenzionate, sotto forma di € Valuta Horus Potrai prenotare nella nostra agenzia un qualsiasi pacchetto vacanza, presente nei cataloghi turistici in qualunque periodo dell'anno altissima stagione compresa e ti verrà garantita la prenotazione per te e le persone al tuo seguito, con uno sconto che potrà arrivare fino al 40% da catalogo, lo sconto potrà essere cumulato da più €uro Buoni Vacanza raccolti. vedi regolamento "Raccolta Horus" www.iviaggidiladycru.it CONSULENZA GRATUITA A DOMICILIO per parrocchie, cral, gruppi organizzati ed eventi via Strozzacapponi, 80 - Castel del Piano (PG) - Tel. 075 5149489 - 075 4651078 - Fax 075 5158856 [email protected] Spazio aperto - Turismo National Museum of Australia a cura di Giuseppina Ascione Il National Museum of Australia nato nel 1980 è tra le principali attrazioni di Canberra, la piccola capitale del paese. Il museo sorge sulla penisola di Acton, affacciato su Lake Burley Griffin in uno splendido scenario naturale. Non è difficile riconoscerlo, anche da lontano, per le forme originali ed i colori sgargianti che lo rendono un’architettura unica nel suo genere. Il National Museum è un museo di storia sociale dedicato interamente alla storia del paese e dei suoi abitanti. Qui si incontrano oggetti e persone che hanno fatto la storia dell’Australia, si osservano pelli di animali estinti, dipinti aborigeni, divise di vecchi carcerati e curiosi memorabilia, in un’atmosfera volutamente originale dove si infrangono limiti e confini di uno spazio museale tradizionale. 62 Wealth Planet magazine Spazio aperto - Ambiente ed Ecosostenibilità Anavra Il villaggio greco senza disoccupati grazie alla green economy a cura di D. Marzocco per Ecoblog Anche grazie alla green economy, un piccolo borgo della Tessaglia diventa un modello di sviluppo, in controtendenza rispetto a quanto accade in Grecia. Nella nostra epoca di crisi le favole non sono quelle di mirabolanti trasformazioni da rospi a principi: anche le fiabe, con la recessione, subiscono i loro tagli e talvolta diventa incredibile quello che fino a una decina d’anni fa, magari, era la norma. È lo scotto che il nostro mondo paga al benessere irreale degli anni Novanta e della prima metà degli anni Zero. Dicevamo che ciò che era ordinario può diventare straordinario. Per esempio la storia di Anavra, un piccolo paese di 500 abitanti della Tessaglia dove lo tsunami, che ha travolto tutta l’economia greca, è stato percepito solamente come un eco lontano. Gli abitanti dichiarano un reddito fra i 30mila e 150mila euro l’anno, merito del lavoro certosino del sindaco (anche se lì si chiama presidente della comunità) Dimitris Tsoukalas che nei primi anni Novanta è giunto in questo borgo privo di acqua corrente e strada e in sedici anni da “presidente della comunità” ha creato un modello di sviluppo sostenibile da far invidia a tutta Europa. 64 Wealth Planet magazine Tsoukalas ha creato un modello economico cooperativistico fra gli abitanti, attirando i giovani e scommettendo sulla green economy. Gran parte dei residenti sono allevatori con metodi biologici, ma importanti risorse economiche arrivano dalla collaborazione fra i residenti e un parco eolico che permette di vendere energia e ricavare soldi da destinare alla comunità. Le pale installate sul monte Orthris che domina Anavra produce energia elettrica per 13mila famiglie e fa entrare nelle casse pubbliche tra i 50 e i 100mila euro l’anno. E la disoccupazione è a zero. Niente male per un paesino di 500 abitanti. Spazio aperto - Design Specchio! Specchio delle mie brame… a cura di Manuele Morgantini - Interior Designer Decorare le pareti di casa con gli specchi è un’idea trendy, da quelli geometrici o neobarocchi, asimmetrici o rotanti, assemblati come patchwork, i modelli di nuova generazione non solo riflettono l’immagine ma sanno essere immagine. Sono perfetti per dare un tocco luminoso alla casa soprattutto se collocati in una zona di essa dove la luce naturale è meno intensa; oppure per dare all’ambiente l’illusione di maggior grandezza con specchi che rivestono completamente una parete donando un grande effetto spaziale alla stanza la quale acquisterà di colpo un’imponenza notevole. Nell’arredare un ambiente gli specchi sono spesso sottovalutati in quanto considerati solo come elementi 66 Wealth Planet magazine accessori, tralasciando l’idea che invece essi possano avere la capacità di valorizzare ed esaltare lo spazio circostante conferendo agli ambienti raffinatezza ed ’ eleganza ma allo stesso tempo possono distinguere un’abitazione originale e stravagante da una spenta e priva di personalità. Uno specchio dalla cornice originale può divenire il fulcro caratterizzante di una stanza dal quale partire per progettarne l’arredamento. Ma lo specchio è anche un elemento che, unito alla nostra creatività, può regalare effetti strabilianti: basta ad esempio mettere due grandi specchi uno di fronte all’altro per ottenere un’illusione ottica eccezionale in cui la nostra piccola stanza di pochi metri quadrati si trasformerà in un ambiente dallo spazio infinito. Lo specchio decorativo ultra moderno dalle eccentriche geometrie è capace di creare nuovi giochi di volumi, riflessi e colori dando nuova energia ad una vecchia parete piatta e inconsistente; basta poi utilizzare uno specchio curvo per ottenere una distorsione delle immagini che varierà in modo apparentemente senza senso ad ogni nostro movimento. Ma oggi, nell’era del digitale, lo specchio è andato addirittura oltre, riuscendo ad inserirsi con prepotenza anche nel settore del progresso tecnologico: dopo l’era dello “smartphone” si affianca infatti quella del “smartmirror”. Una nuova generazione di specchi dotati di sensori, fotocamere, connessione ad internet, fino ad arrivare all’ultimo gioiello made in japan, progettato per negozi di abbigliamento, dove lo specchio fotografa prima il cliente e poi gli “mostra” come starebbe con gli indumenti da lui scelti; o il “medical mirror”, uno specchio capace di leggere il battito cardiaco sul volto di una persona. Un’era insomma in cui lo specchio diventa intelligente fino a darci più risposte di quelle a cui eravamo abituati fino ad oggi; ma a questo punto il dubbio è se siamo pronti ad avere tutte queste risposte da uno specchio perché, come nella fiaba, c’è il rischio di sentirsi dire che è più bella Biancaneve. Wealth Planet magazine 67 Spazio aperto - Moda Zeppe rock, seducenti, femminili, colorate. Continuando sullo stile iniziato da Ferragamo questa estate 2013, svetteremo su altezze “esagerate” senza rinunciare alla stabilità grazie ad un bel paio di zeppe, da quelle classiche in corda o sughero da indossare con i jeans e i look più casual, fino a quelle in tessuto o in pelle per abbinamenti più sofisticati. Sono comode, femminili e slanciano la silhouette. 68 Wealth Planet magazine I risultati dei quattro atleti perugini agli Europei di Walldorf Il M° Bistocchi riceve il 7° DAN per meriti sportivi In occasione della chiusura dei lavori del raduno collegiale del Team Italia cat. Senior, il Presidente della A.I.J.J. M° Dario Quenza ha conferito il 7° dan al Maestro perugino per meriti sportivi. Il Consiglio Direttivo Nazionale ha deliberato in tal senso pronunciandosi con la seguente motivazione: “….per gli importanti risultati ottenuti in campo internazionale e per l’impegno profuso nella gestione del Team Italia nel quadriennio olimpico 2009/2012”. Il team tricolore del Ju Jitsu, guidato dal Maestro Massimo Bistocchi, Direttore Generale della Nazionale Italiana, ottiene degli ottimi risultati agli Europei di Walldorf (Germania). Il Maestro Massimo Bistocchi aveva schierato per Team Italia 17 atelti, divisi nelle tre specialità: Fighting, Duo System e Ne-Waza; nel corso della competizione sono state conquistate ben 5 medaglie: 1 oro, 1 argento e 3 bronzi. Il titolo Europeo è stato aggiudicato alla Coppia Emiliana del “Duo” Michele Vallieri e Sara Paganini. Hanno fatto parte della squadra anche 4 perugini, che si sono ben distinti. Nel dettaglio: Jessica Scricciolo (G.S. Ju-Jitsu Perugia – Fighting System -Cat. 55kg): Campionessa Europea U21 e bronzo ai Mondiali 2012 senior, con i suoi 19 anni era tra i più giovani del gruppo; la nostra portacolori ha combattuto mettendo in mostra tutte le sue doti e al termine di una finale vissuta all’insegna del più assoluto equilibrio, contrapposta alla Campionessa Mondiale in carica, vedeva sfumare per un soffio l’occasione di salire sul gradino più alto del podio. Smaltita la delusione per l’occasione persa, ora Jessica continuerà la preparazione in vista dei prestigiosi World Games 2013, che si terranno a Cali, in Colombia, a fine luglio. Alla manifestazione parteciperanno i migliori 6 atleti del mondo per ogni categoria e la perugina cercherà di recitare anche stavolta un ruolo da protagonista. Laura Boco (Cat. 70 kg): Capitano della squadra Senior, veterana delle competizioni, si è ben distinta negli incontri preliminari, approdando con merito alla finale per il bronzo. Contrapposta alla fortissima atleta russa, in vantaggio per gran parte del match, veniva superata solo negli ultimi secondi. Un quinto posto che brucia e un grande rammarico per l’occasione sfumata. Anche per Laura è prossimo l’impegno alle World Games. Analogo discorso per Roberto Crispolti (Cat. 94 kg): il ventitreenne perugino, autore di una gara pregevole, conquistava brillantemente l’accesso alla finale per il terzo posto. Incrociando i “guantini” contro l’esperto avversario polacco, dava vita a un incontro avvincente che purtroppo si chiudeva a favore dell’atleta dell’Est per un solo punto. Un “bravo” comunque a Roberto per il grande impegno. Lorenzo Armino (Cat. 77 kg): Iscritto nella categoria più numerosa e dall’altissimo tasso tecnico, l’atleta non è riuscito a salire sul podio ma ha sempre ceduto di misura agli avversari dimostrando, oltre alla ben nota tecnica, una buona dose di grinta e determinazione. Un altro risultato positivo per la delegazione in chiave “italo-umbra”, composta dal M° Paolo Palma (Direttore Tecnico Fighting System), il Dott. Marco Facincani e il M° Claudio Faraghini (Staff Medico), l’Istr. Raffaele Calzoni (Coordinatore Staff) e da Alessandro Cofanelli (Videoperatore per Rai Sport). Il M° Massimo Bistocchi si è complimentato per la buona prestazione, con la quale si è aperto il quadriennio olimpico 2013/2016 che si spera foriero di successi per la Nazionale Italiana. Nella classifica per Nazioni il Team Azzurro, con le cinque medaglie, si è classificato al quarto posto dietro a Germania, Russia e Austria, lasciandosi alle spalle Nazioni blasonate del calibro di Francia, Belgio, Olanda, Svezia, Polonia, Spagna. Il Maestro Massimo Bistocchi BISTOCCHI eletto Presidente della F.I.J.L.K.A.M. Umbria Massimo Bistocchi è il nuovo Presidente regionale della F.i.j.l.k.a.m. (Federazione Italiana Judo-Lotta-Karate-Arti Marziali). Presso il Centro Convegni del Deco Hotel di Ponte S. Giovanni, il Maestro perugino è stato eletto, a scrutinio segreto, con 57 voti, superando nettamente l’uscente Giuseppe Famà, fermatosi a quota 39. I lavori dell’assemblea sono stati ben presieduti dal Presidente del C.O.N.I. Regionale, Generale Domenico Ignozza, in un clima di grande fair play, a testimonianza che, aldilà delle divergenze d’opinione, il mondo delle Arti marziali può essere comunque unito, nel nome dei valori più autentici dello sport. Nel corso della riunione, sono stati eletti anche i presidenti dei singoli settori (judo, karate e lotta) ed i loro vice. Legittima la soddisfazione del vincitore, che ha ringraziato i presenti per la fiducia accordata. Ora, al M° Massimo Bistocchi va l’onore e l’onere di guidare le Arti Marziali nel quadriennio olimpico 2013-2016. Il M° Bistocchi, visibilmente emozionato e felicemente sorpreso, nel ringraziare il Presidente Quenza per l’importante grado “confezionato” in una targa ricordo, ha abbracciato simbolicamente gli atleti e lo staff tecnico. In primis il M° Paolo Palma reale punto di riferimento da sempre, lo staff medico e lo staff organizzativo capitanato da Raffaele Calzoni, con i quali ha condiviso impegno, sacrifici, preoccupazioni, sofferenze ma anche tante soddisfazioni e momenti di grande gioia. L’occasione del conferimento del grado non poteva essere che, opportunamente, la sede di allenamento del Team Italia, per la circostanza il numero 88 della serie collezionata dal M° Bistocchi. A titolo di cronaca sono stati menzionati i “numeri sportivi” più significativi della carriera del D.G. perugino: 32 gare internazionali, di cui 3 World Games, 12 Mondiali, 15 Europei, 1 Combat Games ed 1 Coppa Europea, conquistando 140 podi (19 ori, 36 argenti, 85 bronzi). Il M° Bistocchi è stato riconfermato alla guida della Nazionale Italiana (U18, U21 e senior) a febbraio scorso in quel di Palermo, e ciò a valere per il quadriennio 2013/2016. Concludiamo certi che il “forza e coraggio” del Maestro continuerà almeno per i prossimi tre anni. Palasport Evangelisti Pian di Massiano Perugia Tel. 335.6069678 e-mail: [email protected] www.ju-jitsu.it Spazio aperto - Sport L'uomo al comando Intervista a Massimiliano Santopadre Presidente del Perugia Calcio a cura della Redazione Wealth Planet Foto di Roberto Settonce Gent.mo Dott. Santopadre, cosa l’ha spinta a investire risorse ed energia nel Perugia Calcio quindi, indirettamente, per Perugia città in questi ultimi anni? La grande passione per il calcio e la storia straordinaria del Perugia calcio. La sua “gestione” della squadra ha dato degli ottimi risultati, qual è stato il segreto o la combinazione vincente? Il lavoro, l’amore e la passione per questo sport. Per quanto riguarda la partita del ritorno con il Pisa, anche se non ci ha visto vincitori, Lei si sente di affermare che in quella giornata il Perugia comunque una grandissima vittoria l’ha ottenuta ovvero quella di vedere il Renato Curi quasi pieno, cosa che non avveniva da quasi 10 anni? Assolutamente si! Ed è per lo stesso motivo che il giorno dopo sono ripartito ancora più determinato ad inseguire il sogno di tutti noi… Lei in un intervista rilasciata subito dopo la partita con il Pisa affermava che dal giorno dopo per il Perugia sarebbe iniziata una nuova avventura basata su un nuovo progetto: partendo anche dall’acquisto di nuovi giocatori...come prosegue questo cammino di ricostruzione? Come avevo promesso, il nuovo Perugia è ancora un cantiere aperto ma sono sicuro che costruiremo un’ottima squadra. 72 Wealth Planet magazine L’economia, la società ed il calcio sono sempre andati a braccetto...nei periodi di boom e crescita economica del paese si sono verificati anche degli ottimi risultati nel calcio. Questo, come tutti sappiamo, è un momento molto difficile per tutto il paese e anche per la città di Perugia... Lei crede che la “magia” che ha caratterizzato la crescita di questo paese per tanti anni potrebbe ripartire dal calcio? Se non solo dal calcio sono sicuro che sarà uno dei motivi importanti che ci farà ripartire, d’altronde nel mondo l’Italia è da sempre conosciuta per la cucina per la moda e per il calcio. La nostra rivista si occupa di Bellezza e Benessere in tutte le sue forme e sfumature...facendo lei parte del mondo del calcio ci potrebbe dire cosa rappresenta per il calcio la bellezza e il benessere? La fisicità degli atleti, gli stipendi molto alti e di conseguenza le meravigliose donne che circolano in tutto ciò. Pensa che si possa coniugare un trinomio calcio-bellezza e benessere? Credo proprio di si ed è già coniugato da molto tempo, diciamo da sempre. Le auguriamo di cuore un futuro pieno di sorrisi... ovviamente nel nostro Perugia!!! Grazie di cuore a tutti voi. Spazio aperto - Hi tech Grafene a cura di Giuseppina Ascione Si ritiene che sia il materiale più sottile del mondo perchè ha lo spessore di un atomo, ed è capace di assumere le proprietà più diverse. Sebbene le applicazioni siano ancora lontane, è visto come l’erede del silicio così come ingrediente fondamentale per la plastica del futuro, resistente al calore e capace di condurre elettricita’. Dalla scoperta del grafene, nel 2004 poi premiata nel 2010 con il Nobel per la Fisica, molti gruppi di ricerca nel mondo e in Italia lavorano per ottenere dispositivi elettronici miniaturizzati, dai computer ai telefonini, touch screen e celle solari, pannelli luminosi flessibili, sensori per ambiente e biomedicina. Il grafene è anche uno dei materiali più versatili ‘’figlio’’ dello stesso carbonio che è all’origine della vita e che, a seconda della struttura che assume puo’ diventare morbido come la grafite delle matite o durissimo come il diamante. Riuscire a ottenere il grafene è stata una scommessa dato che nessuno pensava che sarebbe stato possibile ottenere un foglio praticamente bidimensionale di questo materiale in modo stabile a temperatura ambiente. Tutte le straordinarie proprietà del grafene stanno nella sua struttura sottile come un atomo. Sebbene sia una particolare forma di carbonio, il grafene è un materiale completamente nuovo: conduce elettricità come il rame, non ha rivali come conduttore di calore, inoltre è completamente trasparente e nello stesso tempo così denso che non riescono ad attraversarlo nemmeno i più piccoli atomi di elio. Averlo a disposizione significa aprire le porte ad una miriade di future applicazioni che vanno dall’elettronica alla scienza dei materiali, dalla fisica delle particelle alla fisica 74 Wealth Planet magazine quantistica, un jolly sia per la ricerca che per l’industria. Se i fisici delle particelle e della materia lo considerano ideale per i loro esperimenti, e’ prezioso per ottenere nuovi materiali adatti a costruire satelliti, aerei e automobili. Potrebbero essere di grafene i futuri transistor e i chip, piu’ veloci e piccoli rispetto a quelli attuali di silicio, così come display per computer sottili come un foglio di carta e arrotolabili. Mescolato alla plastica (sarebbe sufficiente l’1%) puo’ trasformarla in conduttore, irrobustirla e renderla resistente al calore. Il grafene è stato scoperto dai fisici Andre Geim e Konstantin Novoselov, entrambi dell’università britannica di Manchester, grazie ad una striscia di nastro adesivo usata per tirare via uno strato di grafite. All’inizio ‘’strappavano’’ via piu’ strati di grafene, ma ripetendo la stessa operazione dieci o venti volte, ottenevano strati sempre piu’ sottili. Bisognava però riuscire a isolare il grafene dai numerosi frammenti di grafite che ancora resistevano: per riuscirci decisero di far aderire lo strato più sottile ottenuto ad una lastra di silicio. Osservando la lastra al microscopio si distinguevano i singoli strati di grafene grazie a un effetto simile all’arcobaleno che si crea quando una goccia di benzina finisce in acqua. Ogni strato, spesso quanto un atomo, aveva una struttura cristallina praticamente bidimensionale e soprattutto era stabile a temperatura ambiente. Il grafene era diventato una realta’, un materiale dalle proprietà eccezionali dalla struttura regolare simile a un reticolo di esagoni, dove gli elettroni si comportano come particelle di luce (fotoni) non facendo più valere le leggi della fisica classica ma quelle della fisica quantistica. SUSA S.p.A. via Jury Gagarin, 39 - 06036 Ellera (PG) Tel. 075 518421 - Fax 075 5178400 www.susa.it - www.susatrasporti.eu - [email protected] Spazio aperto - Eventi Spazio aperto - Eventi Cinecartoline dai Carabinieri a cura di Orazio Anania L’Arma dei carabinieri è un’istituzione che da sola può raccontare la storia del nostro Paese. Per la sua continuità nel tempo che l’hanno vista sopravvivere a varie forme di Stato: dalla Monarchia, attraverso il Fascismo, alla Repubblica. Possibile per il quotidiano rapporto di vita con la gente, che ha salvato i Carabinieri dalla lotta tra fazioni e li ha resi “unici al mondo” perché ancorati alla tradizione, alle norme morali e di comportamento, che si rilevano nel suo “Regolamento Generale” promulgato nel 1821, e per quello “spirito” mutuato dalla Gendarmeria napoleonica, permeato dagli ideali della Rivoluzione francese. Ma anche perché è stata ed è simbolo dello sviluppo delle idee e delle “questioni” che hanno caratterizzato la storia d’Italia: dall’unificazione ai giorni nostri. L’Arma fu fondata con le Regie Patenti del 13 luglio 1814, per volontà del Re di Sardegna Vittorio Emanuele I di Savoia, al fine di affermare la restaurazione sabauda dopo la rivoluzione francese e il periodo napoleonico. I Carabinieri Reali furono un corpo armato organizzato come la gendarmeria francese. Ebbe ed ha compiti sia civili (ordine pubblico e polizia giudiziaria) che militari (difesa della Patria e polizia militare). Fu e resta un’Arma di cavalleria armata di carabina da cui il nome: carabinieri. La loro festa è stata assunta, in celebrazione del 5 giugno 1920, data in cui la Bandiera dell’Arma fu insignita della prima Medaglia d’oro al Valor Militare per la partecipazione dei Carabinieri alla Prima guerra mondiale. I Carabinieri precedono, di molti anni, la prima proiezione pubblica del Cinématographe Lumière, avvenuta a Parigi il 28 dicembre 1895. Entrarono nel cinema con la potenza iconografica sottolineata dai media di allora e l’immaginario 76 Wealth Planet magazine collettivo che li pose in uno scranno ove siedono i più famosi eroi popolari. I primi documentari (brevi sequenze realizzate da estemporanei cineasti italiani), che ripresero scenette di vita quotidiana, qualche festa paesana, una processione, una parata militare, non poterono dimenticarli evocandone eroismo e passione, dedizione e lealtà, oltre a quell’indomito spirito di servizio speso sempre a tutela della legge e a difesa dei cittadini. Questo accadrà a dispetto del teatro che diede poco spazio ai carabinieri. Sarà così nel 1905 allorquando viene girato il primo film italiano “Briganti in Sardegna” film andato perduto di cui si conserva soltanto il manifesto al Museo del Cinema di Torino che ritrae una scena in cui i briganti minacciano un carabiniere che si oppone senza paura ai malviventi. Si può vedere invece “Il cuore più forte del dovere”, un film del 1907, che racconta di un carabiniere che dopo aver arrestato per furto un contadino si adopera, con i propri risparmi, a sfamare i figli di questi, rimasti soli dopo l’incarcerazione del padre. Il film è stato conservato da un sacerdote che insegnava Storia in un liceo di Basilea e lo usava come vero e proprio sussidio visivo alle lezioni. Fatto rivoluzionario e poco ortodosso per l’epoca che costò, al moderno insegnate, l’allontanamento dall’istituto religioso, accusato di “esercitare un’influenza demoniaca attraverso le tremolanti immagini del cinematografo”. Il film rimase a lungo negli archivi del liceo e solo dopo acquistato insieme ad altri cimeli di produzione italiana dalla Associazione italiana per la ricerca di storia del cinema. E’ la storia del cinema muto che vede costantemente protagonista l’Arma dei carabinieri; è del 1909 un documentario ad essi dedicato; e tantissimi altri film con protagonisti i militari della Benemerita. Uno tra questi “Il dovere” riscosse notevole successo anche all’estero. E’ la storia di un brigadiere, innamorato di una bella popolana, complice di una banda di ladri, che sarà costretto ad arrestare scegliendo il dovere all’amore. E poi ancora: “Cuor d’oro” che racconta di un carabiniere che trova un neonato abbandonato in un cestino e lo alleva come fosse suo. Anni dopo ritroverà la madre, le cui tristi vicissitudini l’avevano costretta a liberarsi del figlio. Tra i due sorgerà un idillio ed il bambino avrà ora un padre ed una madre. E “Obbedisco!”, storia di un giovane carabiniere costretto ad arrestare il padre accusato falsamente di spacciare denaro falso. Storia a lieto fine perché il padre riconosciuto innocente potrà riabbracciare il figlio. Tutte vicende esemplari, dove i valori dell’onestà, della lealtà, della fedeltà vengono esaltati, v’è sempre alla fine la vittoria della giustizia e la punizione dei colpevoli ed è sempre presente una umana comprensione verso i deboli ed i perseguitati. Film che hanno varcato i confini e sono stati visti con successo in Inghilterra e persino negli Stati Uniti, implementandone il mito. Storie recitate ma che raccontano la vita di tutti i giorni e che rispecchiano le prerogative dell’Arma dei carabinieri: sintesi di uomini forti vicini alla gente in tutte le circostanze che lo richiedono: dalla lite familiare, ai reati più efferati senza dimenticare l’aiuto alle popolazioni colpite da gravi calamità naturali. L’avvento del sonoro coinciderà con l’ascesa del fascismo, il quale non aveva grande voglia di propagandare la lealtà dei carabinieri alla monarchia. Sarà un periodo di silenzio e assenza dalle scene che sarà concluso con le vicende belliche della seconda guerra mondiale e con l’esaltazione dell’eroe Salvo D’Acquisto, giovane sottufficiale che offrì la sua vita per salvare 22 suoi concittadini dalla feroce rappresaglia nazista, eroe raccontato come vero esempio di martire dell’occupazione tedesca ne “La fiamma che non si spegne” del 1949. Vicenda più volte raccontata televisivamente e al cinema, fino ai giorni nostri, come nel caso del film interpretato nel 1975 da Massimo Ranieri, diretto da Romolo Guerrieri, su soggetto di Giuseppe Berto. E’ si vero che dal dopoguerra i carabinieri nel cinema hanno conosciuto alterne fortune. Ai film d’impegno civile e sociale come “In nome della legge” girato nel 1949 con la direzione di di Pietro Germi; “Tormento” del 1950 con Amedeo Nazzari, regia; “Non c’è pace tra gli ulivi” dello stesso anno con Raf Vallone; “Proibito” del 1954, tratto dal romanzo “La madre” di Grazia Deledda, diretto da Mario Monicelli; si sono contrapposte commediole e farse velleitarie, scritte e recitate spesso con svogliatezza, ripetitività e fastidioso sarcasmo. Ma negli anni ’50 il successo dei carabinieri cinematografici si consacra con “Pane, amore e fantasia” e “Pane, amore e gelosia”, diretti entrambi da Luigi Comencini. E’ la figura dell’esuberante maresciallo Carotenuto, interpretato da uno strepitoso e disinvolto Vittorio De Sica e della bella popolana Gina Lollobrigida a rendere popolarmente simpatica la figura del Carabiniere. De Sica in stato di grazia, da vita ad un esuberante maresciallo, magnifico protagonista cui fanno da contraltare altre due straordinarie figure, il carabiniere Pietro Stelluti (Roberto Risso) timido e impacciato innamorato di una scatenata paesanella, e il più saggio e posato carabiniere Baiocco (Memmo Carotenuto). Due grandi successi, che rinovarono la simpatia e l’affetto verso i componenti dell’Arma. Ma non si possono dimenticare perle come quelle interpretate da Anna Magnani in “Siamo donne” nel 1953 diretto da Luchino Visconti, che finisce in una caserma dell’Arma in seguito ad un alterco con un tassista; “Ladro lui, ladra lei” del 1958 di Luigi Zampa con l’irresistibile Alberto Sordi, ladruncolo della periferia romana travestito da carabiniere. Negli anni Sessanta, belle pellicole con Nino Manfredi dal titolo “Il carabiniere a cavallo” (1961) regia di Lizzani, con Nino Manfredi, giovane graduato alla ricerca del proprio cavallo rubato da alcuni zingari; e il grottesco “I due marescialli” di Sergio Corbucci, in cui si cimenta l’immancabile Totò, che indossa la divisa al posto del vero maresciallo (Vittorio De Sica) per nascondere la sua identità di ladro da strapazzo. Siamo all’alba dell’8 settembre quando i tedeschi, sentendosi traditi, vorranno fare piazza pulita inviando ad esecuzione tutti gli uomini in divisa. Ricorda che nonostante il clima confuso i Carabinieri per la maggior parte rimasero al loro posto, anzi alcuni di essi fiancheggiarono i partigiani o capeggiavano intere formazioni, e contribuirono alla Resistenza. Curiosa l’attenzione che un maestro del cinema francese, Jean-Luc Godard, nel 1962, nel suo “Les Carabiniers”, tratto dall’opera teatrale di Beniamino Joppolo e alla cui sceneggiatura mise la sua firma addirittura Roberto Rossellini, volle dedicare appunto ai carabinieri italiani; il film di produzione francese, è rimasto inedito in Italia. Il film più importante dell’epoca rimane, però, “Il giorno della civetta” girato nel 1968 da Damiano Damiani, tratto dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia. Un film decoroso, dignitoso, che narra la tenacia del capitano dei carabinieri Bellodi (Franco Nero) in primo piano nella lotta contro l’omertà e le cosche mafiose pur fra difficoltà d’ogni genere che lo costringeranno a desistere. Un importante film d’impegno civile, con i carabinieri dediti al dovere e all’ordine sociale, pronti ad ogni intervento in nome della giustizia e della legge. Altri film cult sui carabinieri saranno quello che nel 1984 vedrà la regia e l’interpretazione di Carlo Verdone, accanto a Enrico Montesano, ne “I due carabinieri”. Pellicola semplice, ma di grande impatto mediatico; “ Il ladro di bambini” di Gianni Amelio, con Enrico Lo Verso, delicato poemetto neorealista su un carabiniere alle prese con una coppia di bambini, senza parenti e disadattati, che nessuno sembra volere. È il ritorno a un cinema intimista in cui l’uomo Wealth Planet magazine 77 Spazio aperto - Eventi in divisa si trova a fare i conti con un’umanità dolente, dimostrando un eroismo moderno che poco si discosta da quello ottocentesco. Seguiranno negli anni che precedono il 2000 storie vere che raccontano veri carabinieri realmente esistiti di cui si narrano vicende legate alla storia criminale italiana degli ultimi decenni. La lotta contro il brigantaggio ha ceduto il posto a quella contro l’emarginazione e i dissidi sociali. L’impegno dei carabinieri è rimasto immutato. A muoverli è una lealtà incondizionata alle istituzioni e ai cittadini, tesa a smascherare ipocrisie e infingimenti, a denunciare ammiccamenti e connivenze che nella finzione scenica vedono spesso intrecciarsi interessi politici e malaffare, legalità e violenza. “Cento giorni a Palermo” di Giuseppe Ferrara con Lino Ventura e Stefano Satta Flores, ricostruisce il drammatico epilogo della vita del generale dei carabinieri Carlo Albero Dalla Chiesa, assassinato dalla mafia con la giovane moglie Emanuela Setti Carraro il 3 settembre 1982. Il “Prefetto di ferro” diretto da Pasquale Squitieri nel 1977 sulla figura di Cesare Mori, che nella Palermo di fine anni 20, con l’aiuto del maggiore dei carabinieri Spanò (Stefano Satta Flores) conduce, una campagna di repressione del brigantaggio e delle cosche mafiose. “Ultimo” e “Nassyria” entrambi con Raul Bova che raccontano nel primo caso la lotta balla mafia e l’arresto di Totò Riina, nel secondo la tragica vicenda della strage afgana dove trovarono la morte numerosi militari e carabinieri italiani, tema ripreso crudamente in “Venti sigarette” diretto dal reduce Aureliano Amadei. Segno dell’impegno dell’Arma nelle missioni all’estero e precisamente, oltre che in Afganistan, a partire dal 1982, in Libano, Somalia, Bosnia, Kosovo, Cambogia, Timor Est, Mozambico ed Irak, solo per citare le più importanti. Alla luce di questo veloce excursus che ci ha permesso di osservare le gesta dei carabinieri cinematografici e televisivi, come quelle dei Marescialli Carotenuto, Rocca (Gigi Proietti), Luigi Arnaudi (Turi Ferro) e tantissimi altri ci viene da pensare che tutti noi di fronte ad una criminalità dilagante nel nostro Paese, al cospetto di un’arroganza dei poteri forti, e della palude della giustizia, crediamo che l’Arma possa continuare a dare il massimo di sé stessa, nel silenzio quotidiano delle azioni e nel solco della sua tradizione sintetizzata dai motti “Nei secoli fedele” e “Usi obbedir tacendo e tacendo morir”. Tale atteggiamento suscita stima e rispetto in quanto depositaria degli ideali di ordine e sicurezza, presidio di bene e legalità a baluardo della democrazia e della libertà. Cerimonia delle onorificenze In occasione della Festa del Lavoro si è svolta, presso il Centro Congressi della Camera di Commercio di Perugia, la cerimonia di consegna delle “Stelle al Merito del Lavoro”. Tra i ventiquattro lavoratori umbri insigniti dal Capo dello Stato Napolitano per particolari meriti di perizia, laboriosità e condotta morale c’è Pietro Sampaoli, il Direttore della Banca di Mantignana e di Perugia cred. coop. Umbro - Perugia, filiale San Marco. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 * 0# 78 Wealth Planet magazine Visione naturale di benessere. Coltivazioni Biologiche, Cultura e Tradizione, Ricerca e Innovazione, Trasformazione e Produzione L’EVOLUZIONE DELLA FITOTERAPIA www.aboca.com