“Da che arte stai?”

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“Da che arte stai?”
Periodico bimestrale numero 3 - anno 5 Maggio - Giugno 2013
La rivista del benessere globale
Luca
Beatrice
“Da che arte stai?”
Salute
Benessere
Cultura
Società
Ambiente
Fashion
Design
Sport
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Sommario
IN COPERTINA
Luca Beatrice
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L’INTERVISTA
Intervista a
Francesco Zampa
SALUTE, BELLEZZA E BENESSERE
La felicitá in un morso
Corpo, simulazione incarnata,
intersoggettivitá
Quando il bambino è piccolo alla nascita
Emergenza autismo
Trattamento laser delle emorroidi
Gamberi marinati
Wealth Planet Convegno nazionale
CULTURA E SOCIETÀ
Dal globale all'individuale
Articolo 67 della Costituzione
L'uomo e la natura
Le Gaite del drago
SPETTACOLO E INTRATTENIMENTO
Simone Ravenda
Casting e provini
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SPAZIO APERTO
DIRITTO E TUTELA DEL CITTADINO
La possibile riscoperta
dell'impresa agricola
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TURISMO
Alla scoperta dei Kanak
National museum of Australia
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AMBIENTE ED ECOSOSTENIBILITÀ
Anavra
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DESIGN
Specchio! specchio delle mie brame...
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MODA
Zeppe
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SPORT
L'uomo al comando
Massimiliano Santopadre
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HI TECH
Grafene
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EVENTI
Cinecartoline dai Carabinieri
Cerimonia delle Onorificienze
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Apicoltura Galli pag. 26
Eutonia pag. 18
Farmacia Le Fornaci pag. 37
Ju-Jitsu Massimo Bistocchi pag. 70
Linea Tricologica del Dr. Luca De Fazio pag. 22
Officina Ortopedica Semidoro - Villa Cecilia pag. 38
Wealth Planet magazine
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REDAZIONALI PUBBLICITARI
TM
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Wealth Planet magazine
1
Editoriale
Direttore
Editoriale
Direttore
Responsabile
G.Laura
Ascione
Massimo
Poggioni
“Essere” consapevolmente
In giro per l’Italia alla scoperta di nuove “rovine”.
Per nostra fortuna c’è stata una profonda evoluzione che
ha portato ad importanti cambiamenti nel modo di vivere
e di considerare la salute incentrandosi sulla volontà di
migliorare lo stile e la qualità della vita individuale e sociale.
Cresce la domanda di benessere e la consapevolezza di
poter incidere sul proprio stato di salute privilegiando azioni
mirate a mantenere l’equilibrio psico-fisico e relazionale
dell’individuo, considerandolo nella sua totalità, con l’analisi
delle sue relazioni socio-familiari nel suo costrutto sociale e
quindi soggetto a variazioni. In questo nuovo approccio,
la concezione della salute è vista come un obiettivo da
raggiungere e mantenere. Il nostro corpo pensa e ci parla
con tutto se stesso, ascoltare le informazioni che ci invia
significa realizzare un processo di stabilità tra l'aspetto
esteriore e l'aspetto interiore dato che non si può pensare
d’intervenire all’esterno senza che questo vada ad influire
all’interno della persona. WP ha affrontato molte di queste
tematiche nel convegno Bellezza & Benessere di cui potete
leggere in questo numero alcuni estratti.
Come far ripartire il lavoro? Un esplicito riferimento alle
grandi opere che, escludendo quelle urgenti, potrebbero
passare in secondo piano di fronte a veri e propri scempi
che la nostra cara Italia esibisce al mondo.
Quello delle grandi opere è una delle questioni più
dibattute in questi ultimi anni; la realizzazione della TAV ad
esempio, a mio giudizio, andrebbe certamente compiuta
ma rispettando l’ambiente e la sicurezza affinchè il nostro
paese torni ad essere competitivo. Un esempio, anche per
l’Europa, che nelle intenzioni dei nostri governi rimane, mi
auguro, il desiderio di crescere e di competere senza farsi
prendere dal panico.
Questo editoriale vuole risvegliare le coscienze affinchè
sia creata occupazione concentrando la forza lavoro sulle
numerose strutture da riqualificare.
Vi sono nel nostro territorio opere che andrebbero
recuperate e ristrutturate a regola d’arte come le aree
verdi, i viadotti, le gallerie, ma anche le grandi arterie
autostradali come la Salerno- Reggio Calabria in continua e
inarrestabile mutazione, la variante di valico nell’appennino
tosco-emiliano i cui lavori iniziarono nel lontano 1997.
Strutture carcerarie al limite della decenza, le strade
metropolitane, vere e proprie groviere di buche e dossi
mettendo in serio pericolo i guidatori, il 60% delle scuole in
completo abbandono con infiltrazioni e fessure sulle pareti,
treni regionali inadeguati e invivibili, moltissimi ospedali che
sembrano mostri a cui si è tolte le forze, le nostre romantiche
coste nelle quali, in molti casi, l’erosione ha spazzato via
centinaia di attività balneari, monumenti abbandonati a
se stessi, barriere architettoniche da rimuovere, mezzi di
trasporto pubblico obsoleti e altamente inquinanti, insomma
un’Italia da riqualificare, altro che grandi opere, la questione
vera è la manutenzione, ma a quanto pare l’unica vera
manutenzione rispettata in questo paese è quella delle auto
blu ogni 15 mila chilometri.
Il ponte sullo stretto? Certo che deve essere realizzato, ma
non adesso.
Periodico bimestrale Iscr. Trib. di Montepulciano n. 321 13/05/2009
GECOM S.p.A.
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Direttore Responsabile
Massimo Poggioni
Direttore Editoriale
G. Laura Ascione
Resp. Comunicazione
Francesco Patiti
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Edito da
Wealth Planet Perugia
Presidente Massimo Patiti
Stampa Tipografia Pontefelcino
[email protected]
Si ringraziano tutti i collaboratori
Wealth Planet magazine
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In copertina
In copertina
Wealth Planet incontra Luca Beatrice,
curatore di mostre, critico d’arte, scrittore e giornalista sportivo.
a cura di Mirina Hoxha
Luca Beatrice
Sappiamo che Lei è torinese e juventino.
Quando è nato questo amore per “la
signora”?
Sono juventino da quando ero molto
piccolo. La prima partita che ho visto
allo stadio era della Juventus e da
lì non me ne sono persa nemmeno
una. Partita dopo partita ho seguito il
percorso di molti giocatori partendo da
Platinì e arrivando in fine a Del Piero e
penso che ognuno di loro ricopra un
periodo ben preciso.
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Wealth Planet magazine
Il suo rapporto con l’arte come è nato?
E’ stata una unione sempre armoniosa?
Ho studiato lettere, mi sono laureato in
storia del cinema e attraverso una serie
di circostanze tra cui la conoscenza
con Enrico Crispolti a Siena mi ha
avvicinato al mondo dell’arte. La mia
è stata una passione che è diventata
un mestiere. Non è un lavoro che mi
fa annoiare troppo anche perché sto a
Torino e ho un ampio raggio d’azione.
Lei è un curatore di mostre eppure in
passato ha criticato questo ruolo che
secondo lei ha stravolto l’arte in Italia.
Oggi cosa è cambiato?
In realtà non ho criticato i curatori di
mostre, ho criticato l’atteggiamento che
li contraddistingue nella maggior parte
delle volte. Mi spiego meglio: spesso
alcuni curatori di mostre tendono a
mettersi in primo piano dimenticando
che il primo piano di una mostra deve
essere dedicato alle opere.
La globalizzazione e le migrazioni
producono
inevitabilmente
delle
contaminazioni.
Lei
ritiene
tali
contaminazioni positive?
Assolutamente sì!
Ritengo che le contaminazioni non
creano una omogeneità di artisti ma
danno più spazio a quelli che si sanno
distinguere. I mezzi di comunicazione
in realtà dovrebbero moltiplicare le
possibilità di visibilità ma all’arte non
viene dedicato tanto spazio e a volte
si tende a mettere in primo piano artisti
ancora acerbi.
Ha insegnato in alcune delle
Accademie d’Italia. Come vede questa
generazione di futuri artisti?
Penso che non si possa parlare di
generazione ma di coincidenze.
Conosco dei giovani, come per esempio
alcuni di Torino, molto interessanti che
hanno intrapreso questo cammino nel
mondo dell’arte. Molto probabilmente
non tutti riusciranno a fare gli artisti
ma in generale c’è una buona base.
Fare gli artisti è un lavoro che come la
maggior parte dei lavori ha bisogno di
tempo, fatica e concentrazione.
Siamo convinti che occuparsi di cultura
ed arte sia il complemento del percorso
che noi chiamiamo “benessere”, ha dei
consigli per i nostri lettori?
Consiglio ai vostri lettori di avvicinarsi
all’arte perché l’arte li può aiutare a
crearsi dei momenti in cui si possono
distaccare dalla realtà, vedere le cose
sotto un’ altra luce.
“Con la cultura non si mangia....”
ed in tempi di crisi si taglia proprio
sulla cultura. Qual’é il suo parere a
riguardo? Vorremmo una risposta non
generica così possiamo capire meglio
“ Da che Arte stai”....
In un momento di crisi non si taglia solo
sulla cultura ma anche sulla sanità e in
tanti altri ambiti. Credo che la cultura
non debba diventare l’esasperazione
di un percorso che lo Stato deve
continuamente finanziare. Essa deve
rimanere pubblica con la possibilità di
accedervi, anche nel momento in cui a

finanziarla sono i privati.
Wealth Planet magazine
5
L’intervista
Intervista a
Francesco Zampa
a cura di Francesco Patiti
WP incontra lo scrittore indipendente Francesco Zampa,
autore del giallo “Doppio omicidio per il Maresciallo
Maggio” che spopola in rete.
Anche i precedenti lavori di Zampa, la graphic
novel “Calciopoli ovvero l’Elogio dell’Inconsistenza”
(http://elogiodellinconsistenza.blogspot.it/)
del 2010 ed il romanzo breve “Destinatario sconosciuto”,
(http://ilmaresciallomaggio.blogspot.it/)
del 2011 - dove nasce il Maresciallo Maggio - hanno
riscosso consensi di critica e pubblico “Destinatario
sconosciuto” ha interessato anche Mondadori che lo ha
inserito nella raccolta Carabinieri in Giallo5, racconto
che completa una parte della saga del M.llo Maggio con
“Una brutta Faccenda” e “Il telefono galeotto”. Saltiamo i
dettagli personali, farlo parlare dei suoi personaggi è come
farlo parlare di sé.
6
Wealth Planet magazine
Ciao Francesco, ci racconti come è nato il Maresciallo
Maggio?
Buongiorno! Avevo appena letto il bando di concorso per
dei racconti. Tema: carabinieri investigatori, massimo 16
cartelle eccetera con la possibilità, per i classificati, di
essere pubblicati sul “Giallo Mondadori”. Venivo da un
periodo in cui avevo letto molto, e molto più degli anni
precedenti: Grisham e Forsyth specialmente e molti altri.
Mi piaceva il loro modo di costruire trame e personaggi,
mitizzando le sfumature della storia più che i protagonisti,
che rimanevano tendenzialmente persone normali coinvolte
in questioni apparentemente molto più grandi di loro. Come
se ciascuno di noi dovesse affrontare, nella quotidianità,
un assassino o un complotto. Ma, oltre al fatto che il
protagonista doveva essere un appartenente all’Arma, non
mi sembrava il caso che mi mettessi a parlare di avvocati
di New York o del Mossad. Ho preferito rimanere ancorato
alle mie esperienze creando storie o personaggi che non
fossero di propaganda, del genere cui ci ha abituati la tv
generalista, per esempio.
Bello o brutto, doveva essere mio, e, anzi, ricoprire uno
spazio di autenticità (per quanto possibile nella fiction)
che in Italia, a mio modo di vedere, è praticamente vuoto.
Trame ingenue e racconti per nonne e nipotini continuano a
riempire la prima serata, mentre dagli USA giungono serie
rinnovate nella tradizione e sperimentali, con personaggi
di tutti i tipi e senza paura di sfidare il pubblico. Leggendo
quel bando, dicevo, in pochi secondi avevo in mente il
personaggio.
Non sapevo ancora il genere, ma sapevo che mi piaceva
mettere in risalto il ribaltamento dell’apparenza: ciò che
sembra non è, ciò che viene attribuito con giudizi immediati
può essere quanto di più fallace esiste. E cos’è questo se
non la sintesi del giallo? Volevo una persona normale,
intimamente onesta e sensibile alle esigenze dei più deboli
e senza pregiudizi; una figura non banale né ipocrita. Una
persona vera, come vorremmo incontrarne rivolgendoci, da
cittadini, all’autorità. Il maresciallo Franco Maggio entra
in un panorama della fiction adulta occupato da questori,
vicequestori, commissari aggiunti e magistrati, dove i
suoi colleghi praticamente non esistono. Ho cercato di
valorizzare il patrimonio etico dei Carabinieri delle Stazioni
di provincia, abituati per necessità a comprendersi nelle
società più sedimentate dove i rapporti umani sono molto
più diretti; il tutto, ci tengo a dirlo, tentando di non proporre
banalità o luoghi comuni.
Con questa chiarezza di intenti ti sarai subito messo a
scrivere vero?
Si, Il racconto d’esordio, “Il telefono galeotto”, nasce
proprio così come ti ho detto. D’impulso, senza tecnica, così
come veniva, una bella trama. Tuttavia meglio i successivi
due, “Una brutta faccenda”, in cui si parla di un episodio
di (presunta) corruzione, e “Destinatario Sconosciuto”, con
protagonisti una bella romagnola fedifraga e due ragazzi
vittime della droga. La giustezza delle mie riflessioni e la
qualità del lavoro hanno determinato i riconoscimenti della
Mondadori.
Quando hai pensato che Maggio fosse pronto per un
romanzo? Quale è stata la genesi di “Doppio omicidio per
il Maresciallo Maggio”?
Un po’ per la teoria appena citata, un po’ perché
avvertivo l’esigenza di esprimermi senza dover compiacere
nessuno né sentirmi vincoli intorno, decisi che il quarto
episodio sarebbe andato oltre. Vidi una ragazza
che fuggiva disperata in campagna in un telefilm, e
immaginai la sequenza iniziale del mio primo giallo.
La ragazza era bionda, giovane e carina, tanto per cambiare!
Chi era? Da chi stava fuggendo? Perché è stata uccisa?
È una vittima o solo lo sembra? Ho iniziato a rispondere a
queste domande e ho sviluppato la trama, seguendo un po’
la tecnica che avevo assimilato leggendo per riconoscere
gli ingredienti necessari. Un po’ è venuta da sé, un po’ è
stata corretta in corsa: ho indagato con tecnica… ucronica,
ma credo sia normale.
Nel leggere il tuo romanzo ho notato una certa cura nel
raccontare le procedure delle indagini. Spesso le spiegazioni
sono talmente dettagliate da assimilarlo a un giallo
procedurale. Quali di queste procedure corrispondono a
quelle reali? Cosa c’è invece di inventato?
C’è un mix di fantasia e realtà. Non mi sono attenuto a
tecniche autentiche anche perché possono essere noiose
in un romanzo che nasce per mantenere viva la curiosità
e l’attenzione. Le impronte e i repertamenti sono cose
abituali in qualsiasi giallo. I diversi reparti investigativi sono
inventati, ancorché verosimili: ho cercato di contrapporre
un approccio scientifico ortodosso a quello intuitivo e
istintivo del protagonista. Mi interessava anche mostrare
come i media costruiscano verità in base alle richieste del
pubblico, invece che informare. È un tema molto attuale e
per affrontarlo occorre forse andare oltre il politicamente
corretto.
Accanto alla parte più propriamente poliziesca c’è la
descrizione dell’ambientazione, in cui si svolge la storia
(Viserba e dintorni), dei personaggi, compresi quelli
secondari, che durante la lettura appaiono molto realistici.
C’è qualche fatto realmente accaduto o qualche persona
reale che hanno ispirato la tua narrazione?
Diciamo che in continuazione incontro persone che
sembrano personaggi o vengo a conoscenza di fatti che
sembrano trame. A un certo punto mi sono accorto che era la
mia sensibilità a farmeli apparire come tali, e ho cominciato
ad appuntare quelli che non erano già scolpiti nella mia
memoria, dato che ogni qualvolta mi impressionavano per
qualsiasi motivo. Non parlo di chissà quali situazioni: basta
uno sguardo, un’espressione, una circostanza. Ne vedo
a decine, in continuazione. Parimenti, anche situazioni
di fantasia prendono corpo a mano a mano che scrivo.
Poi ci sono le esigenze narrative: una massaia che ogni
giorno fa la spesa non interessa, ma immaginiamo che
vada perché si è accorta che il cassiere l’ha notata: vuole
convincerlo a uccidere suo marito? O lui vuol uccidere
lei? Mi è venuta in mente ora! Questi personaggi sono
un mix di spunti reali, suggestivi, immaginari, e, a loro
volta, diventano qualcos’altro di autonomo, pronto per il
successivo “filtraggio”. Il sottotitolo del mio blog è “la realtà
è più stupefacente”: perché è dalla normalità che prendono
vita le storie.
Quanto invece è pura finzione in questi aspetti?
È praticamente tutta finzione, dal momento che aggiusti
le versioni. Il vantaggio tra la fantasia e la realtà è che
si può correggere il passato per far “tornare” la trama:
se il telefono serve libero, chi chiama non lo troverà mai
occupato, e viceversa.
Quanto di te c’è in Franco Maggio o in altri personaggi?
Me l’hanno chiesto in molti. Intanto c’è voluto il quarto
episodio per dargli un nome, prima era semplicemente
Wealth Planet magazine
7
L’intervista
“il maresciallo Maggio”. Ovviamente c’è di me perché
l’ho inventato io, anche se volevo farne, come detto, un
personaggio diverso da quelli proposti, sorretti dalla
bravura degli interpreti più che dalle loro qualità.
Lui ha qualche anno meno di me, è single, è più svincolato
di me, e fuma abbastanza. Forse mi piacerebbe essere
come lui. Qualcuno (tutte donne, compresa mia moglie) mi
ha anche chiesto chi fosse quella ragazza con la Mini.
È quella che ha lasciato ciascuno di noi lasciando tracce
indelebili, quella che non tornerà più. Quella delusione
attraverso la quale tutti siamo passati per crescere, o
rinascere.
È citata anche nella graphic novel! Credo di aver imparato
che, da autori, bisogna saper estromettere il personalismo.
Il lettore non è interessato alle nostre beghe personali ma a
una storia che lo prenda il più possibile. Quindi la cosa più
importante è che tutto sia funzionale alla trama.
Voglio precisare un’ultima cosa: da tempo sono
appassionato di cultura ebraica e questa cosa è riemersa
nella trama praticamente in maniera spontanea.
Wealth Planet si occupa anche di benessere e sport. Tu sei
anche uno sportivo, un maratoneta; l’attività sportiva stimola
molto la creatività. Capita anche a te? Ti è mai successo di
trovarti di fronte a un blocco nell’ideazione di una trama e
di risolverlo magicamente facendo attività fisica?
Devo dire che niente come la corsa mi ha gratificato di
salute ed equilibrio psico-fisico. È un capitale a reddito fisso
che si accumula solidamente con la costanza nel corso degli
anni. Un altro mondo mi si è schiuso grazie agli incessanti
allenamenti, e, più di tutto, devo dire che ho re-imparato il
metodo e la pazienza. Non c’è risultato senza impegno e
sacrificio, e nessun risultato viene da sé.
Ci può essere quel pizzico di fortuna, di coincidenza, quella
parte che non dipende da te: ma se ti sei allenato sessanta
chilometri a settimana per sei mesi, quel giorno tu taglierai
il traguardo. Pioverà? Sarà sereno? Questione di un minuto,
e non sai neanche se in più o in meno.
Ciò che conta veramente è la comprensione fondata e feroce
che i 42.194 passi che hai appena fatto non conteranno
nulla se non farai anche l’ultimo.
Non ci sono attenuanti, né scuse, è tutto nelle tue mani.
Oltre questo, c’è una chiarezza di idee nella visione delle
cose e nei propositi, tangibile dopo ogni allenamento, i cui
effetti tendono a consolidarsi nel tempo.
Quindi sì, posso dire che, correndo, ho illuminato diversi
angoli cechi.
Non c’è niente di quello che ho appena detto che non possa
adattarsi a ogni campo della vita, compresa la scrittura
creativa.
Hai creato anche una graphic novel, quindi ti occupi anche
di disegno? Raccontami di questa tua passione e di come è
nata “Calciopoli ovvero l’Elogio dell’Inconsistenza”.
Questa è stata veramente una cosa di passionalità.
Da juventino ho sempre vissuto la questione di Calciopoli
come una macroscopica e ipocrita ingiustizia, tanto da
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Wealth Planet magazine
desiderare di raccontarla
in prima persona con
questa mia storia d’esordio,
che sto lavorando anche
per
mettere
on-line.
Ci vorrebbe Maggio per
risolvere questa cosa!
I disegni sono miei, certo
non sono un disegnatore
professionista ma credo
che, nel complesso, sia
riuscito a dire quasi
tutto. Quasi, sottolineo,
riallacciandomi al fatto
che cose troppo personali
possano
diventare
meno interessanti; forse
avrei dovuto lavorarci un po’ più per renderla un po’ più
professionale.
Mi piaceva disegnare, ma ho iniziato a farlo in
quest’occasione proprio per necessità di esprimermi; vengo
da una giovinezza intrisa da Zagor, Ken Parker, Tex e Uomo
Ragno, e successivamente da Julia, Maus e Persepolis.
“Uomo Ragno”, proprio così, non era ancora “Spiderman”!
In qualità di autore indipendente lavori da solo o collabori
con qualcuno? Sei soddisfatto di questa tua esperienza di
self-publishing? Quali aspetti di questa esperienza vorresti
migliorare?
Finora ho lavorato da solo. Sono comunque contento,
ho potuto fare tutto come volevo io, e vedere il mio libro
realizzato. Certo, l’aspetto successivo è ancora più
complicato che scriverlo ma non sembrava forse proibitivo
solo il vederlo pubblicato? Sto vendendo delle copie e
comincio a non essere più sicuro di conoscere i miei lettori
per nome (e indirizzo), e questo è bellissimo.
Devo aggiungere che grazie alla rete ho conosciuto autori,
gentili e disponibili ad aiutare gli altri con la propria
esperienza. Credo che il futuro sia roseo per noi autori
indipendenti: prevedo una crescita del movimento spontaneo
al quale le case editrici dovranno dedicare maggiori risorse.
Tutto il mercato dell’editoria ne trarrà vantaggio.
Stai scrivendo qualcosa in questo periodo? Quali sono i tuoi
futuri progetti letterari?
Ho appena finito il nuovo episodio: si intitola
“Gioco pericoloso, Maresciallo Maggio”.
L’abile direttore sportivo di una squadra di provincia viene
freddamente ucciso e tutto sembra causato da scommesse
clandestine...ma...
Poi vorrei dedicarmi a una traccia ucronica o qualcosa del
genere, per il momento è solo un’intuizione.
Mi piacerebbe misurarmi su strade che non ho ancora

percorso, una trama completamente diversa. La vostra serenità
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Salute, Bellezza e Benessere
La mia droga è un frollino
La felicità in un morso
a cura della Dott.ssa Maria Luisa Bacosi - Università degli Studi di Perugia
Dire che alcuni tipi di cibo sono una droga non è una
provocazione o un’esagerazione. Sempre più studi sono
incentrati sulla ricerca degli effetti provocati dai grassi e dagli
zuccheri sul sistema nervoso centrale. Esistono dipendenze
chimiche legate all’uso di oppiacei, di psicostimolanti,
di cannabinoidi, di alcol e di tabacco. Esistono cibi che
producono nel cervello lo stesso schema di attività delle
droghe che danno dipendenza. I dati scientifici che ci
fornisce la letteratura internazionale supportano la tesi che
cibi ricchi di grassi e zuccheri possono indurre nell’uomo
una condizione simile ad altre dipendenze. In un recente
studio pubblicato sull’International Journal of Obesity,
Stephanie Fulton, ricercatrice all’Università di Montreal ha
dimostrato che un’alimentazione ad alto tenore calorico di
grassi e zuccheri crea modificazioni chimiche cerebrali nei
roditori. Questi ultimi, messi poi a digiuno forzato presentano
reazioni comportamentali simili a quelle da astinenza di
stupefacenti. Studi di neurochimica hanno evidenziato le
similitudini che intercorrono tra la dipendenza da droga e
da cibo. I cibi ricchi di grassi e zuccheri stimolano le aree
cerebrali collegate alla sensazione di piacere, localizzate in
un nucleo di neuroni situato vicino all’ippocampo. Sono due
i sistemi coinvolti: il sistema dopaminergico ci fa impazzire
per il frollino al cioccolato e il sistema oppioide che si attiva
quando “ruminiamo” soddisfatti il frollino in questione.
Certo non tutti i cibi danno una reazione dopaminergica.
Ci rinchiuderemmo in una stanza a mangiare insalata?
Penso proprio di no. Ma ci rinchiuderemmo sicuramente
a mangiare un frollino dalla consistenza vellutata, dolce
e leggermente salata (una presa di sale c’è sempre!) che
sprigiona un gusto di cioccolato.
E questo, l’industria alimentare potente e globalizzata, che
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Wealth Planet magazine
ha capito da tempo come trarre il massimo profitto dal
consumatore, lo sa bene.
E allora che fare? Rinunciare e fuggire di fronte alle
tentazioni degli snack, che sempre più l’industria sforna sul
mercato a basso prezzo, oppure aggirare l’imbroglio? Lo
stress, le tensioni sul lavoro, quelle familiari, le prestazioni
scolastiche, le ansie, vengono a volte “automedicate” con il
cibo: nulla di più vero se pensiamo alla soddisfazione che
può dare un cibo industriale ricco di grassi e zuccheri, esca
per il cervello. L’industria alimentare studia attentamente i
cibi denominati comfort food, ovvero quelli che consolano
e quelli che possono dare craving, ovvero desiderio
compulsivo. Mi soddisfo la fame con un panino al prosciutto,
ma rischio di sentirmi irrequieto fino a quando non ho
aperto e mangiato i cioccolatini nella scatola. Quante volte
ho sentito pronunciare dai miei pazienti la frase “non riesco
a fare a meno di mangiare quando sono agitato; mangiare
mi tranquillizza e mi fa stare meglio”. I meccanismi endocrini
che si instaurano sono molteplici e complessi: lo stress altera
l’omeostasi interna e la ricerca di cibi “consolatori” serve a
raggiungere uno stato di benessere. Poi si dimentica ogni
stress, anche se un attimo dopo ci si chiede “perché l’ho
fatto?” Attenzione quindi e mettiamo maggiore impegno
anche nei confronti dei nostri ragazzi. L’industria alimentare
investe molto per creare cibi palatabili per bambini, quelli
che vengono denominati junk food, cibo spazzatura. Che
rabbia vedere i giovani attaccati a quella cannuccia e
suggere quel tè industriale che null’altro contiene se non
coloranti e zuccheri.
Mangiamo consapevolmente e con buon senso, altrimenti la
grande abbuffata continua. 
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Salute, Bellezza e Benessere
Il corpo è lo strumento con cui attraversiamo il tempo della vita
(Becarelli), prodotto della rete dei simboli e della cultura di
ogni epoca. Sul corpo si stratificano sensi e significati tali da
renderlo oggetto privilegiato di riflessione e di indagine. Esso
si afferma come uno strumento di primo piano nelle relazioni
umane per il potenziale comunicativo straordinario, originale
ed unico, che intende rappresentare.
Come possiamo rappresentare il rapporto mente-corpo
(o mente-cervello-corpo) e il ruolo degli altri nella costruzione
della persona? Il gruppo di Parma del Prof. Rizzolatti è tra
coloro che maggiormente hanno contribuito a portare avanti
queste ricerche.
In questa nota se ne fornisce una sintesi.
La persona è un sistema di interconnessione tra cervello e corpo
che interagisce in modo situato con uno specifico ambiente
popolato da altri sistemi cervello corpo sostiene Gallese.
La simulazione incarnata rappresenta il meccanismo che sta
alla base per quanto riguarda la comprensione delle azioni
e delle emozioni, è un meccanismo che agisce prima di ogni
mediazione concettuale e linguistica e da forma alla nostra
esperienza degli altri.
Incarnata in quanto agisce a livello dei neuroni specchio: cioè,
per l’uomo percepire una azione e comprenderne il significato
equivale a simularla dando luogo a una riproduzione
automatica, non consapevole e pre - riflessiva, anche degli stati
mentali dell’altro.
Si tratta di una modalità di funzionamento base del nostro
cervello e si comporta come tale in qualsiasi relazione
interpersonale ed è la sua base neuro fisiologica il correlato
funzionale dell’empatia (Gallese).
Grazie alla simulazione incarnata non assistiamo solo ad
una azione, emozione o sensazione; ma, parallelamente,
nell’osservatore vengono generate delle rappresentazioni
interne degli stati corporei associati a quelle stesse azioni,
emozioni e sensazioni, “come se” stesse compiendo un’azione
simile o provando una simile emozione o sensazione.
Molti autori, anche se con paradigmi teorici differenti, hanno
approfondito tematiche riguardanti l’intersoggettività. Il comune
denominatore è il rapporto tra individuo e ambiente e come le
interazioni influenzino lo sviluppo dell’individuo stesso.
La nostra vita mentale è frutto di co-creazione cioè di
un dialogo continuo con le menti degli altri costruendo
così la matrice intersoggettiva (Stern). Nell’interazione le
due menti creano intersoggettività e l’intersoggettività modella
le due menti.
È dimostrato che ogni relazione interpersonale implica la
condivisione di una molteplicità di stati, emozioni, sensazioni
a livello delle stesse strutture nervose, per cui il centro di gravità
si è spostato dall’intrapsichico all’intersoggettivo.
In questo lavoro si intende dimostrare che l’intersoggettività
alla sua base è prima di tutto incorporeità.
La simulazione incarnata e il sistema della molteplicità
condivisa che genera l’unico meccanismo funzionale
alla base dell’intersoggettività. Le nostre più sofisticate
abilità metacognitive(al di sopra/oltre la conoscenza)
12
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Salute, Bellezza e Benessere
Corpo,
simulazione incarnata,
intersoggettività
a cura del Dott. Biagioli Marco
comportano l’attivazione di vaste regioni del cervello, e oggi
possiamo affermare che questi settori includono il sistema
sensorio-motorio. Evidenze scientifiche dimostrano che il
sistema motorio si attiva non solo durante l’esecuzione, ma
anche durante l’osservazione, quindi assume un ruolo primario.
A lungo si è ritenuto che i fenomeni sensoriali, percettivi e
motori fossero ripartiti in aree corticali nettamente distinte.
Si pensava all’esistenza di aree cosiddette associative, in
grado di mettere insieme le informazioni provenienti dalle
diverse aree e di formare un precetto oggettuale e spaziale da
inviare alle aree motorie.
Il sistema motorio fino agli anni ottanta era una specie di
traduttore di pensieri in movimenti.
Le neuroscienze invece oggi hanno scoperto il momento esatto
in cui un pensiero smette di essere tale e diventa movimento.
Per la prima volta si è identificato un meccanismo neurale che
consente una traduzione diretta fra la descrizione sensoriale
(uditiva o visiva) di un atto motorio e la sua esecuzione
(Rizzolatti).
Secondo tale scoperta le informazioni sensoriali e quelle motorie
non sono disgiunte ma hanno un formato comune.
La scoperta dei neuroni specchio nel luglio 1991 ha portato
in primo piano il ruolo del sistema motorio, che non è più un
semplice effettore/esecutore di ordini provenienti dai piani alti,
ma fonte di comprensione del significato delle cose del mondo
a livello preconcettuale e prelinguistico. È come se, a livello
neurologico, agire-pensare-vedere fossero la stessa cosa.
Mediante miro-elettrodi applicati ai singoli neuroni delle
scimmie, il gruppo del professor Rizzolatti stava indagando
l’area f5 del macaco; questi neuroni si attivano (si dice che
scaricano tac tac) quando vengono usati per compiere un
movimento. La grande scoperta è stata che gli stessi neuroni
scaricavano anche quando il macaco osservava compiere il
gesto dell’afferrare. Cioè l’osservazione di una azione
induce l’attivazione dello stesso circuito nervoso
deputato a controllarne l’esecuzione pur senza
provocarne il movimento.
Dopo due anni di ricerche, l’esito di queste osservazioni è stato
pienamente accettato dalla comunità scientifica.
Si è scoperto, in particolare, che i neuroni che codificano le
azioni del momento in cui il soggetto afferra con la mano si
attivano al conseguimento di questo scopo indipendentemente
dai movimenti richiesti per conseguirlo.
I neuroni incarnano un livello che costituisce una
rappresentazione, un concetto. Ciò è vero anche nel caso in cui
si impedisce di vedere la parte finale di una azione: mediante
la simulazione dell’azione nel cervello dell’osservatore la parte
non vista dell’azione viene ricostruita e quindi il suo scopo può
essere implicitamente compreso.
Nell’uomo sono stati scoperti subito dopo mediante tecniche
di risonanza magnetica trans-cranica, ma la prova con
micro-elettrodi è arrivata nel 2010 in quanto si può fare solo su
pazienti gravemente malati. L’ascolto di frasi riferite ad azioni
compiute con il piede attiva gli stessi muscoli e neuroni con
impulsi tali da non esercitare il movimento. Analogamente la
lettura silenziosa delle parole relative ad azioni della faccia o
del braccio attiva settori delle aree pre-motorie corrispondenti
alla parte del corpo cui attiene il significato dell’azione descritta
dalle parole lette. Per l’uomo percepire una azione e
comprenderne il significato equivale a simularla.
Se proviamo ad allargare il campo di osservazione, constatiamo
che, nel corso del Novecento, lo studio della relazione tra
corpo proprio e intersoggettività ha consentito di superare la
teoria cartesiana, mettendo in evidenza che chi osserva e chi
è osservato sono parte di un sistema dinamico governato da
regole di reversibilità. Venti anni di ricerca hanno dimostrato che
esiste una modalità diretta, di base, veloce (200 millisecondi)
di approccio al mondo delle relazioni umane che non passa
attraverso la mediazione cognitiva (lettura della mente) ma
credenze, desideri, intenzioni che i greci chiamavano empatia
(condividere un sentimento o uno stato d’animo).
Il gruppo del prof Rizzolatti ha scoperto la sua base neuro
fisiologica. Si parla ora di mente relazionale incarnata in
quanto veder compiere un’azione umana ha il potere di attivare
parti del cervello che non sono solo visive, ma si estende alle
parti motorie, tattili ed emozionali (paura, disgusto, dolore,
ecc). L’operazione può ben definirsi, pertanto, multi modale.
Vedere, pensare e fare non sono separabili, chi osserva e chi
è osservato fanno parte di un sistema governato da regole di
reversibilità. Questa è una caratteristica della specie umana.
La consonanza intenzionale generata dai processi di simulazione
incarnata è consustanziale al rapporto di reciprocità dinamica
che sempre si instaura tra il polo soggettivo e quello oggettivo
della relazione interpersonale.
L ‘intersoggettività diviene così “ontologicamente” il fondamento
della condizione umana, in cui la reciprocità definisce in modo
fondativo l’esistenza e l’intercorporeità ne è alla base.
Damasio ha dimostrato che un agire perfettamente razionale
che escluda l’empatia è tipico dei pazienti con lesioni
per-frontali. Di conseguenza è stato avviato lo studio della
relazione tra carenza del sistema neuroni specchio e insorgenza
dell’autismo.
Si ritiene pertanto che la ricerca debba passare dallo studio
della “mente” umana allo studio delle “menti umane”. Inoltre,
se la plasticità costituisce un tratto specifico e se la dimensione
relazionale è fondante del nostro essere, più che di essere
dovremmo parlare di divenire.
Una filosofia che ambisca a dare conto dell’origine del senso
che per noi ha l’esperienza del mondo non può prescindere
dalla conoscenza del sistema cervello-corpo attivamente
indagato dalle neuroscienze cognitive.
Mente e corpo sono infatti due livelli di descrizione
di una stessa realtà che manifesta proprietà diverse
a seconda del livello di descrizione prescelto e del
linguaggio impiegato per descriverla (Gallese). 
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Salute, Bellezza e Benessere
Salute, Bellezza e Benessere
Quando il bambino è piccolo alla nascita
a cura del Prof. Adriano Falorni - Pediatra
Il peso alla nascita rappresenta un parametro importante
nella valutazione del neonato. Sulla sua scorta i pediatri
individuano categorie caratterizzate da implicazioni
cliniche coinvolgenti anche prospettive future, persino in età
adulta, dello stato di salute. Con la sigla SGA (dall’inglese
“small for gestational age”) si etichettano neonati con peso
basso, rispetto a quello ritenuto appropriato per la durata
della gravidanza. Da questi neonati si differenziano, quindi,
quelli con peso ridotto esclusivamente perché venuti alla luce
prematuramente e perciò bisognosi di specifici interventi
assistenziali. I bambini SGA presentano una propria serie
di problemi suscettibili di rendersi evidenti anche a distanza
dalla nascita, indipendentemente dalle condizioni relative
allo stato di prematuri o di nati a termine.
Fra questi soggetti ricorrono con maggiore frequenza
patologie di vario tipo, peraltro non necessariamente
esclusive del loro stato di SGA, comprese in un elenco
piuttosto lungo e interessanti di volta in volta, fra l’altro,
anche lo sviluppo psichico, quello dei reni o la funzione
cardiaca. In larga parte, resta ancora da comprendere
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se questa maggiore incidenza derivi dai fattori provocanti
il rallentamento dello sviluppo intrauterino o se esistano
situazioni genetiche influenzanti entrambe le condizioni. Del
resto è da tenere presente che le cause, che in qualche misura
provocano il ridotto accrescimento del feto, sono molteplici,
non sempre facilmente individuabili sotto il profilo clinico,
e verosimilmente suscettibili di condizionare quadri diversi
dopo la nascita. Per alcuni casi sono riconosciute patologie
ben definite, quali ad esempio quella prodotta dal fumo
in gravidanza, quella nota come “sindrome feto-alcoolica”
frutto dell’alcolismo materno, quelle riferibili a particolari
sindromi genetiche o ad infezioni intrauterine, come la
rosolia, la toxoplasmosi, e così via. Le conoscenze sotto
questo profilo sono, però, ancora limitate o scarsamente
definite.
Più tipiche sono due condizioni influenzanti l’andamento
dello sviluppo dopo la nascita e assai diverse fra loro.
Una di esse, interessa il 15-20% dei bambini nati
SGA, limita la crescita in altezza e riconosce problemi
nell’assetto ormonale riguardante il sistema dell’ormone
dell’accrescimento e il relativo coinvolgimento dei fattori
da esso regolati: le cosiddette “somatomedine”, attive
direttamente sullo sviluppo scheletrico. Anche se un vero e
proprio deficit di secrezione di quest’ormone non è rilevato
dalle indagini, la sua somministrazione risulta, sulla base
dell’esperienza clinica, efficace nel correggere almeno in
parte la statura definitiva. Per questa ragione l’impiego
dell’ormone dell’accrescimento è autorizzato dal nostro
Sistema Sanitario nella terapia di questi casi, purché
corredati di una precisa documentazione che ne giustifichi
l’indicazione.
L’altra situazione appare più complessa e interessa
una buona parte dei soggetti nati SGA. Si tratta dello
sviluppo, nel corso della vita di questi bambini, di quella
situazione morbosa nota come “Sindrome Metabolica”,
che rappresenta un contenitore di condizioni patologiche
diverse, fra le quali si annoverano diabete, alterazioni del
metabolismo dei grassi, patologie a carico del cuore o
dei vasi sanguigni (ipertensione arteriosa, arteriosclerosi).
Le cause sembrano in parte individuate. Alla loro base
non è esclusa l’esistenza di un processo di adattamento
intrauterino di sopravvivenza alla condizione sfavorevole
nella quale il feto è costretto a svilupparsi. Più accettata
è un’altra spiegazione, legata al tipo di accrescimento di
questi bambini, improntato a realizzare dopo la nascita
un recupero piuttosto rapido del peso. L’aumento della
massa corporea appare caratterizzato in questi soggetti da
un’acquisizione di tessuto adiposo, prevalente al tronco e
più rapida di quella dei tessuti magri. Lo squilibrio fra massa
grassa e massa magra può essere presente in assenza di uno
stato d’eccesso ponderale, anche se l’obesità si sviluppa nel
tempo in un discreto numero di questi bambini SGA. Tale
squilibrio sarebbe alla base dei meccanismi favorenti la
sindrome metabolica, poiché provocherebbe una difettosa
attività dell’insulina, derivante da una ridotta sensibilità ad
essa da parte dei tessuti, con conseguente alterazione del
ricambio del glucosio.
L’argomento dei bambini nati SGA è oggetto di ampi
studi e comporta sotto il profilo assistenziale uno specifico
controllo pediatrico longitudinale. Fra i possibili interventi,
l’utilizzazione dell’ormone dell’accrescimento favorisce
la correzione della statura finale, sia pure in misura
variabile. Più incerto è il modo di prevenire l’instaurarsi
della resistenza all’insulina e quindi delle conseguenti
manifestazioni della sindrome metabolica. Le misure da
adottare in questa direzione rientrano in generale in quelle
indicazioni fornite dalle linee guida proposte a questo
scopo, basate su accorgimenti alimentari e su uno stile di
vita improntato a privilegiare un’adeguata attività fisica,
sia pure compatibile con il reale futuro stato di salute. Per
quanto riguarda i primi mesi di vita, l’aumento ponderale,
talora anche brillante, suscita ovviamente una reazione di
sollievo nell’ambito della famiglia, che vede così allontanarsi
i motivi delle preoccupazioni derivanti dalla situazione
presentatasi alla nascita. Poiché sotto questo quadro si
nasconde un’insidia, con effetti evidenti a molta distanza
di tempo, potrebbe apparire giustificabile la tentazione di
influire sull’alimentazione del bambino fin da quest’epoca,
limitandola con lo scopo di ridurre il prevalente sviluppo
della massa grassa. L’adozione di un simile intervento
richiede tuttavia molta cautela, e tuttora non siamo in grado
di proporre schemi validi anche per quanto riguarda la
tipologia della composizione alimentare, l’allattamento
al seno restando l’unica indicazione alla quale affidarsi.
L’argomento, già trattato in un precedente articolo, richiama
al ruolo fondamentale della nutrizione sullo sviluppo dei vari
sistemi e in particolare delle funzioni cerebrali del lattante.
D’altra parte, ai fini di programmare ed effettuare studi validi
in questo campo, è necessario tenere conto che gli effetti di
un eventuale intervento di prevenzione richiedono lunghi
periodi per rendersi evidenti. Per valutazioni ad intervalli
brevi sarebbero utilizzabili solo indicazioni indirette di
possibilità di rischio. Troppo poco perché ci si possa sentire
autorizzati ad avventurarsi con proposte incisive, che per
ora rivestirebbero solo in via ipotetica i caratteri della
prevenzione. 
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E
Salute, Bellezza e Benessere
mergenza
AUTISMO
a cura di Roberto Mastalia
Un bambino autistico ogni 50! Questo è il
dato pubblicato nei mesi scorsi dai Centers
for Disease Control and Prevention statunitensi
(C.D.C.), ente federale che agisce nell’ambito
della Food and Drug Administration (F.D.A.),
e rimbalzato nelle colonne del Washington
Post il 20 marzo 2013.
Il dato è emerso in seguito ad un
sondaggio telefonico condotto negli
anni 2011 e 2012 su un campione di
quasi centomila famiglie americane
con bambini in età scolare al di
sotto degli otto anni.
Naturalmente, se da una parte
l’anomalia di un dato così
importante risultante da un
mero sondaggio telefonico
ha dato adito a più di una
critica, dall’altra la serietà
degli enti statunitensi
nell’effettuare
i
sondaggi toglie ogni
dubbio in questo senso
anche perché il dato
precedente non è che fosse
molto lontano da questo.
Il 30 marzo 2012 infatti gli
stessi CDC avevano pubblicato
nel Morbidity and Mortality Weekly
Report uno studio su “Prevalenza dei
Disordini dello Spettro Autistico – Autismo e Disabilità dello
Sviluppo della rete di monitoraggio, 14 siti, Stati Uniti,
2008” nel quale venivano riportati dei dati già di per sé
allarmanti ovvero: un rapporto 1:54 tra i maschi, 1:225 tra
le femmine (il rapporto maschi femmine è infatti circa 4:1)
per un risultato complessivo di 1:88 e con una progressione
stimata, in assenza di interventi sulle cause scatenanti la
patologia, del 100% ogni cinque anni! E pensare che solo
nel 1970 il rapporto era di 1:10.000 e che nel 1995 era
ancora pari ad 1:1000.
E in Italia, qual è la situazione? Purtroppo, come troppo
spesso accade, il nostro Paese anche in questo campo non
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Salute, Bellezza e Benessere
brilla certo per efficienza e Ministero della Salute, Servizio
Sanitario Nazionale ed USL sono lo specchio di un pericoloso
brancolare nel buio dato che non esistono dati nazionali
sul fenomeno Autismo; tanto è vero che nelle Linee Guida
sull’Autismo 2011-2015 gli unici dati riportati sono quelli,
peraltro piuttosto desolanti per la loro genericità, dell’Emilia
Romagna dove si parla di un rapporto “oscillante” tra 1:250
ed 1:500 (?!). I dati più verosimili, peraltro assolutamente
in linea con quelli dei paesi maggiormente evoluti, parlano
infatti di un rapporto di circa 1:100 e derivano dalle
domande di sostegno scolastico presentate al Ministero
dell’Istruzione; è chiaro quindi come tale dato sia in realtà
inferiore a quello reale.
Di fronte a tale sconcertante dimostrazione di incapacità
anche solo nel redigere una statistica le ulteriori “confessioni”
contenute nelle Linee Guida in merito all’incapacità di
dare all’Autismo una causa certa e conseguentemente di
suggerire un valido percorso terapeutico appaiono quasi
“comprensibili”!
Il primo a parlare seppur indirettamente di “Autismo” fu nel
1908 lo psichiatra svizzero Eugen Bleuer, per il quale si
trattava di un restringimento delle relazioni con le persone
e con il mondo esterno così estremo da escludere qualsiasi
cosa eccetto il “sé”proprio della persona (in greco autùs)
ma è solamente nel 1943 che lo psichiatra infantile
Leo Kanner utilizzò per la prima volta il termine “Autismo”
per indicare una specifica sindrome da lui osservata in
undici bambini che chiamò Autismo Precoce.
Partendo da studi prettamente psicologici e psichiatrici per
decenni, ovvero fino alla fine degli anni ’90 del secolo
scorso, l’Autismo è stato considerato come una malattia
neuropsichiatrica derivante dal cattivo rapporto instaurato
tra la madre ed il proprio figlio, cd “mamma frigorifero”.
Riconosciuta l’assoluta inconsistenza di tale teoria che così
tanti “danni” ha arrecato nel corso del tempo alla mamme
colpevolizzandone ingiustificatamente il comportamento,
nel tentativo di trovare una causa “di comodo” che
ponesse al riparo da possibili ripercussioni giudiziarie, è
venuto spontaneo fare riferimento a quella branca della
scienza che all’epoca sembrava pronta ad aprire spiragli
inimmaginabili: la genetica.
In realtà, come riconosciuto dalla predette Linee Guida,
nonostante gli anni passati e le decine di studi sull’argomento,
ad oggi non vi è alcuno studio evidence based che abbia
accertato la causa genetica dell’autismo per cui si stanno
moltiplicando, soprattutto per merito di istituti di ricerca
privati ed università statunitensi, studi tesi a ricercare altrove
le cause dell’Autismo o, per meglio dire, degli “Autismi”
con conseguente superamento del concetto, peraltro
piuttosto generico, di “Sindrome” intesa come insieme di
comportamenti acriticamente, e quindi senza alcuna ricerca
sulle cause o “patologie” a monte, riconducibili nell’ambito
del medesimo fenomeno.
Attualmente quindi, secondo i più recenti studi, si cerca
di scoprire la “causa” o le “cause” degli Autismi piuttosto
che soffermarsi agli effetti esteriori per cui si tende a
prendere in considerazione la componente “psichiatrica”
o “neuropsichiatrica” solo come conseguenza di una
“patologia organica”.
L’Autismo può essere quindi attualmente definito come una
Patologia Multisistemica, ovvero una malattia che colpisce
più parti dell’organismo, e ad Eziologia varia, ovvero
multifattoriale, cioè potenzialmente derivante da cause
diverse. Le parti dell’organismo maggiormente interessate
sono il sistema nervoso centrale e periferico, il sistema
immunitario e l’apparato gastrointestinale; secondo il
Dott. Massimo Montinari, autore di molteplici studi
e pubblicazioni sull’argomento tra le quali il recente
“La Sindrome Autistica ASD” (Levante Editore, Bari,
2013)“l’Autismo è costituito da una encefalite sub-clinica
immunomediata con uno specifico interessamento della
barriera ematoencefalica”.
Considerata l’estrema residualità dei casi cd “genetici”,
altre cause successive alla nascita sono state prese in
considerazione; tra queste si segnalano gli studi del
Prof. Luc Montagnier, già scopritore del virus HIV e premio
nobel per la medicina, sullo stress ossidativo e la componente
virale, altri sulla correlazione con inquinamento da metalli
pesanti e/o di altra natura oppure sulla correlazione con le
vaccinazioni e così via.
Significativa in questo senso, la proposta di legge n.
2667 depositata nel corso della XVI Legislatura e che
giace immobile alla Camera dal 29.07.2010 laddove
si fa espresso riferimento a come “…nella sindrome
autistica, l’inquinamento ambientale e alimentare,
campagne vaccinali intense e non rispettose della fragile
individualità neuro-immunitaria del minore, l’abuso di
antibiotici, l’applicazione di amalgame al mercurio, la
diffusione di alimenti carichi di glutine, caseina, soia,
zucchero e lieviti, possono avere un impatto significativo
nelle alterazioni comportamentali dei soggetti autistici…”
e come sarebbe quindi necessario innanzitutto perseguire
un’azione che permetta la diffusione di processi diagnostici
precoci, di una presa in carico globale che si sviluppi
per tutto l’arco della vita, promuovere diete specialistiche,
integrate con nutrienti e con antiossidanti in concentrazioni
farmacologiche, protocolli multidisciplinari di trattamento
per le patologie intestinali e neuro immunitarie, mirate al
miglioramento delle condizioni di salute dei soggetti autistici
e ad una loro più regolare attività relazionale e quindi
provvedere ad introdurre altrettanto precocemente quei
trattamenti cognitivo-comportamentali (ABA), logopedici,
psico-educativi, comunicazione facilitata etc. che
costituiscono attualmente il nucleo centrale ed essenziale
degli approcci abilitativi e terapeutici.
Nonostante anche la predetta proposta di legge faccia
espresso riferimento al fatto che l’esclusivo approccio
neuropsichiatrico non consente di far recuperare al minore
autistico un’accettabile vita di relazione, ad oggi questo è
l’unico intervento fornito dalle ASL; quella stessa tipologia
di intervento che l’Haute Authoritè de Santè francese,
corrispondente al nostro ISS, ha definito nel marzo 2012
“Privo di evidenze scientifiche” stabilendone l’eliminazione
nella presa in carico dei bambini autistici!
I dati riportati all’inizio di questo articolo attestano
inequivocabilmente come l’Autismo sia ad oggi la patologia
di gran lunga più diffusa a livello mondiale, l’unica, vera,
grave pandemia esistente.
Se consideriamo che le sedicenti pandemie di questi
ultimi anni, artatamente “gonfiate” in base ad interessi
prettamente economici, come l’encefalopatia spongiforme
meglio conosciuta come “morbo della mucca pazza” del
1986, la “febbre suina” del 2009, o quella “aviaria” hanno
impegnato per mesi e mesi le prime pagine dei quotidiani e
le aperture di ogni notiziario televisivo o radiofonico a fronte
di una diffusione e di danni alle persone oggettivamente
esigui rispetto al fenomeno Autismo, è chiaro come ci si trovi
di fronte ad una Emergenza Autismo colpevolmente, anzi
dolosamente, trascurata dai media. 
L’avvocato Roberto Mastalia ha conseguito la laurea in
Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Perugia.
Fin dall’inizio della professione la sua attività si è indirizzata verso
cause relative alla malasanità ed alla tutela delle disabilità.
Da anni la sua attività si è incentrata nello studio delle problematiche
connesse con i danni da vaccino in generale (sia indennizzo
ex lege 210/92, conseguenti e collegate sia risarcimento del
danno) con particolare attenzione, anche per motivi personali,
per l’autismo. La sua preparazione ed il suo impegno ne fanno
uno dei maggiori esperti della materia a livello nazionale, molto
apprezzato dai migliori specialisti medici con i quali collabora.
Attualmente segue decine di cause di indennizzo e di risarcimento
danni da vaccino davanti ai tribunali di tutta Italia, collabora con
numerose pubblicazioni e siti internet e partecipa a convegni su
tutto il territorio nazionale. Contatti: [email protected]
Wealth Planet magazine
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Cocoon
Eutonia diventa anche un centro di dimagrimento grazie all’ultimo arrivato
Il macchinario che, se affiancato anche ad una sana alimentazione, aiuta a facilitare un dimagramento sano ed
efficace. Il Cocoon, grazie ai suoi sistemi ultra sofisticati di erogazione del calore a secco unito all’azione dei prodotti
attivi, consente di liberare i grassi di riserva “imprigionati” dalle eccedenze di liquidi tossici e di altre sostanze, saline
e peptine.
Eutonia
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Continua l’offerta del centro Eutonia per quanto riguarda il
METODO MPH 80. Ogni paziente accolto presso il centro
Eutonìa viene valutato con un’attenta anamnesi dello stato
di tessuto adiposo o patologie estetiche presenti e gli viene
consigliato il trattamento più adatto. Importante osservare che,
già dal primo trattamento, ogni paziente nota immediatamente
un beneficio sia al tatto ed alla vista del proprio corpo e sia
fisiologicamente riscontrabile in quanto l’effetto drenante dei
principi attivi e la ginnastica vascolare indotta provocano una
diuresi immediata e, successivamente, a seconda dello stadio
patologico della ritenzione frequenti stimoli alla minzione che si
protraggono in alcuni casi sino alla notte. Il trattamento induce
calore endogeno, creando ondate di caldo e freddo tali da
sviluppare una ginnastica vascolare. La sua azione permette un
ripristino della circolazione linfatica e capillare, migliora la diuresi
e la tonicità cutanea e riduce il volume degli adipociti. Il Metodo
si suddivide in 4 trattamenti: cellulite edematosa, cellulite fibrosa
e sclerotica, adiposità localizzata e generale, e trattamento
tonificante; grazie alla sinergia degli 80 principi attivi, lavora
a livello dell’epidermide, del derma e del subderma. A livello
dell’epidermide l’azione antiossidante, previene l’invecchiamento
cellulare, favorisce la sintesi del collagene, nutre e elasticizza il
tessuto. A livello del derma, favorisce la sintesi e la produzione
del collagene, migliora il microcircolo, con attività antiossidante,
depurativa, disintossicante e tonificante. A livello del subderma,
stimola l’utilizzazione dei grassi favorendo un aumentato
del metabolismo dei liquidi, inducendo un’azione snellente,
rassodante, vaso protettrice e antiedematosa. Tra gli innumerevoli
principi attivi presenti, meritano una particolare attenzione, anche
perché largamente studiati dalla comunità scientifica estetica
e largamente utilizzati, la fosfatidilcolina, con la sua attività
lipolitica ed anticellulite, favorente la riparazione ed il turnover
delle cellule della cute; l’olio essenziale di pepe nero quale
stimolante, rivitalizzante ed efficace diuretico naturale; l’escina
con il suo spiccato effetto drenante, favorente la microcircolazione
ed il turnover cellulare ed oltre agli altri principi menzionabili
da sottolineare la bromillina con azione esfoliante, drenante
anticellulitica e lenitiva. Non mi resta che concludere invitando tutti
i lettori interessati a contattare il centro Eutonìa per prendere un
appuntamento gratuito al fine di ottenere un’anamnesi accurata
e magari un primo trattamento, considerando che importanti
benefici ed effetti sono riscontrabili già dopo solo sei sedute.
Salute, Bellezza e Benessere
Salute, Bellezza e Benessere
Trattamento laser delle emorroidi:
dearterializzazione emorroidaria Doppler guidata con laser (Tecnica HeLP)
a cura del Dott. Carlo Bisacci - Flebologo
Premessa
La patologia emorroidaria rappresenta un problema
sociale rilevante ( il 30 al 50% della popolazione dei paesi
occidelntali è effetto da emorroidi nei vari stadi) con costi
enormi legati all’erogazione dei servizi sanitari, alla spesa
farmaceutica e alle ripercussioni sull’attività lavotativa
dei pazienti anche in termini di assenze dal lavoro per
malattia. Inoltre le limitazioni nella vita di relazione e
le possibili implicazioni di natura psicologica che la
patologia comporta sono condizioni costanti che alterano
la qualità della esistenza di tutti coloro che ne soffrono.
Una alimentazione corretta, la correzione della stipsi ed
una attività fisica adeguata sono gli elementi fondamentali
per la prevenzione della malattia emorroidaria. In corso
di patologia conclamata la terapia comportamentale e la
terapia medica e farmacologica può temporaneamente
migliorare la sintomatologia qualora presente ma
non risolvere il problema perché le vene dei cuscinetti
emorroidari resteranno comunque patologicamente dilatate
ed i sintomi potranno periodicamente ripresentarsi. A questo
punto l’intervento chirurgico rappresenta la soluzione del
problema, tuttavia questa soluzione è spesso vissuta con
grande timore dai pazienti. Nell’immaginario comune
alla chirurgia delle emorroidi sono associate le dolorose
sequele post-chirurgiche degli interventi maggiori e la
limitata risoluzione del problema di molti degli interventi
mininvasivi. È pertanto frequente assistere a situazioni nelle
quali i pazienti imparino a convivere per anni con tale
patologia attendendo in maniera inerme la progressione
della malattia fino a quando segni e sintomi non sono più
gestibili ed inficiano in modo massivo la qualità della vita.
Lo stadio avanzato della patologia impone a quel punto
scelte chirurgiche obbligate alimentando ulteriormente
la fama di patologia terribile e di chirurgia dolorosa e
spesso di efficacia limitata. Tale cortocicuito mentale e
comportamentale si ripercuote negativamente sulla vita dei
pazienti rendendo la malattia emorroidaria un problema
sociale maggiore di quello che rappresenta.
20
Wealth Planet magazine
Metodica
Oggi è possibile trattare la patologia emorroidaria sia in
regime privato che convenzionato con la dearterializzazione
emorroidaria Doppler guidata con laser (Tecnica HeLP)
ma a riguardo della metodica occorre fare chiarezza
puntualizzando alcune considerazioni relative allo scopo del
trattamente, allo stadio patologico che si vuole correggere
e ai risultati che si vogliono raggiungere. Innanzitutto la
Tecnica HeLP (Hemorrhoidal Laser Procedure) è metodica
chirurgica poco invasiva, di breve durata (10-20 minuti) che
permette un immediato ritorno alla vita normale. L’intervento
viene eseguito senza alcun tipo di anestesia e consiste nella
chiusura, attraverso l’utilizzo di un Laser a diodi da 980nM di
lunghezza d’onda, delle arteriole che irrorano direttamente
il plesso venoso emorroidario che va quindi incontro
gradualmente ad ostruzione. Le arterie da chiudere vengono
individuate in fase intraoperatoria con una sonda Doppler,
specifica per questo tipo di tecnica. Successivamente,
attraverso lo stesso canale dell’anoscopio, si introduce
la fibra Laser e si procede alla chiusura dell’arteria.
Il razionale di questa tecnica è lo stesso dell’intervento con
legature ma con il Laser vengono chiuse tutte le 12 arteriole
deputate al trasporto di sangue alle emorroidi a differenza
dei 3-4 rami che possono essere chiusi con le legature oltre i
quali si potrebbe determinare una stenosi del canale anale.
Recenti studi pubblicati sui risultati di tale metodica hanno
evidenziato una risoluzione della sintomatologia in un
alta percentuale dei casi (“Doppler-guided Hemorrhoidal
Laser Procedure (HeLP) for the treatment of symptomatic
hemorrhoids: experimental background and clinical results
of a new mini-invasivetreatment.” P.Giamundo, L.Esercizio,
G.Fantino, M.Geraci, R.Lombezzi, M.Pittaluga, L.Tibaldi,
G.Torre, M. Valente. Surg Endosc. 2010 Oct 26.).
Considerazioni
La dearterializzazione emorroidaria Doppler guidata con
laser è indicata per il 1° stadio (emorroidi interne al canale
anale che non fuoriescono all’esterno neanche dopo uno
sforzo o la defecazione) con almeno 2 crisi emorroidarie
l’anno, il 2° (emorroidi che sono prolassate a causa di uno
sforzo, il prolasso tende a fuoriuscire dall’ano ma rientra
spontaneamente dopo la defecazione) con sanguinamento
ricorrente e 3° stadio (il prolasso delle emorroidi è evidente
e spesso si trovano al di fuori dell’ano anche in essenza
di sforzi; necessitano di essere riposizionate manualmente)
sempre con sanguinamento ricorrente. Dalle casistiche
si evince una percentuale di successo maggiore del 90%
in termini di risoluzione della sinitomatologia e di circa
l’80% in termini di downgrading emorroidario (almeno
1 grado in meno) migliorabile con reintervento in caso
di persistenza delle emorroidi interne per non completa
chiusura di rami arteriosi della emorroidaria inferiore.
Nel 4° stadio (le emorroidi sono prolassate e si trovano
stabilmente all’esterno dell’ano) i risultati in prima istanza
possono essere inferiori rispetto alle condizioni precedenti
anche se soddisfacenti per il paziente visto la situazione
di partenza e comunque migliorabili con il reintervento.
In tale stadio è da sottolineare che la tecnica HeLP agisce
quasi esclusivamente nel determinare una riduzione ed
eventuale completa ostruzione delle vene emorroidarie
ma non agisce specificatamente sul prolasso della mucosa
rettale. Vi possono essere degli effetti positivi sull’entità del
prolasso che risultano variabili soprattutto in base all’età
del paziente e soprattutto in base alla comparsa più o
meno recente del prolasso stesso. E’ possibile quindi che,
anche in caso di successo dell’intervento con scomparsa dei
gavoccioli emorroidari e della sintomatologia, l’entità del
prolasso rimanga lo stesso del preoperatorio. E’ proprio da
queste considerazioni che si evince come sia estremamente
sbagliato trascurare la patologia fino ad arrivare a quadri
clinici avanzati. Nell’immaginario collettivo purtroppo
l’intervento chirurgico per malattia emorroidaria è sempre
stato visto come l’ultimo traguardo da affrontare per le
sequele dolorose post-chirurgiche realative alle operazioni
tradizionali. Ciò comporta che nella maggior parte dei casi
ci si rivolge al chirurgo in stadi avanzati della patologia
quando il risultato operatorio offerto può non essere
completamente risolutivo o quando si devono escludere
approcci mininvasivi maggiormrnte tollerati dal paziente.
Occorre pertanto modificare tale modus pensandi,
recandosi dal chirurgo alla comparsa dei primi segni e
sintomi. In questa ottica l’intervento di dearterializzazione
emorroidaria con Tecnica HeLP rappresenta l’approccio
ideale alla malattia, ovvero intervenire in modo mininvasivo
agli stadi iniziali. Il trattamento Laser con tecnica HeLP
infatti:
•
•
•
•
•
•
è eseguibile senza anestesia;
ha decorso post-operatorio indolore;
è privo di complicanze;
è praticabile in tutti i pazienti;
è di breve durata ( in media 15 minuti);
permette la dimissione del paziente e ritorno
a tutte le normali attività dopo poche ore
dall’intervento.
Il trattamento emorroidario con Laser (Tecnica Help)
è eseguibile in Strutture Sanitarie con sale operatorie
attrezzate sia in regime privato che convenzionato. L’Equipe
composta dai chirurghi Alessandro Mastromarino e
Carlo Bisacci lo esegue in regime convenzionato e privato
presso numerose case di cura in molte sedi in Italia. 
Per un ulteriore approfondimento: Dott. Carlo Bisacci,
Tel. 393 3306131 e-mail: [email protected]
Wealth Planet magazine
21
La detersione
del cuoio capelluto e dei capelli
Dott. De Fazio
In questo numero della rivista il Dott. De Fazio oltre a darci
alcuni consigli utilissimi per quanto riguarda il lavaggio dei
capelli ci presenterà la sua linea tricologica che sta avendo
un grande successo...
Dott. De Fazio qual è il significato della detersione?
Sembra una domanda assai banale ma non lo è affatto.
La detersione è un atto che svolgiamo quotidianamente ed
è un atto a cui non possiamo certo sottrarci. La detersione
oltre a tenerci puliti, protegge dalle aggressioni di polveri e
microorganismi che incessantemente cercano di attaccare
il nostro organismo. Questa sorta di battaglia invisibile, si
svolge senza che noi ce ne accorgiamo 24 ore al giorno.
La detersione è una componente importante della nostra
difesa con la quale non facciamo altro che abbassare la
quantità di “nemici” presenti sulla superficie corporea e
dunque avere un relativo vantaggio in termine di difesa.
Perché è importante scegliere un prodotto specifico per
lavare i capelli?
E’ importante saper scegliere il prodotto giusto perché sulla
testa oltre ad avere la cute abbiamo anche i capelli che
sono una struttura completamente diversa dall’epidermide
per forma e composizione molecolare. Per questo motivo
bisogna utilizzare prodotti che soddisfino due esigenze
specifiche senza che l’esigenza dell’una arrechi danno
all’altra.
Ci spieghi meglio questo concetto...
Sulla cute è presente fisiologicamente Il film idrolipidico
che è un’emulsione composta da acqua (hydro) e lipidi
(lipos). Questo film, ricopre la superficie della pelle agendo
come barriera esterna contro batteri, funghi e agenti esterni
(polveri, freddo, sole e umidità atmosferica). Una pelle sana
mantiene un buon equilibrio fra lipidi e acqua, e quindi
risulta elastica e riesce bene a difendersi da stress e malattie.
E’ pertanto importante usare dei detergenti non aggressivi
che rispettino questa struttura affinchè possa espletare la sua
straordinaria funzione indispensabile per la nostra salute.
Dunque ci sono dei detergenti che “lavano troppo”?
Esattamente. Molti detergenti portano via il film idrolipidico
completamente.
E cosa succede?
Il film idrolipidico è prodotto dalle ghiandole sebacee che
hanno una sorta di recettore che le avvisa quando sulla
superfice cutanea questo scarseggia. Pertanto quando
usiamo uno shampoo troppo aggressivo, le nostre ghiandole
sebacee non possono fare altro che produrre sebo in
quantità abnorme. E’ un classico che si rivolgano a me
pazienti riferendomi di fare lo shampoo tutti i giorni eppure
i loro capelli sono sempre sporchi e grassi. Quindi più lavo
e paradossalmente più sporco i capelli.
Quali caratteristiche deve avere uno shampoo?
Per prima cosa uno shampoo non deve contenere Lauritene
solfato sodico (SLES) e Paraossibenzoati (PABA) che sono
spesso presenti nelle formulazioni in commercio. Ambedue
i composti sono i responsabili del concetto che ho
precedentemente spiegato.
Lei è considerato tra i più quotati chirurghi che effettua
l’autotrapianto di capelli, perché ha creato una sua Linea
Tricologica?
I pazienti che operavo dovevano pur lavare e curare i
capelli, dunque era indispensabile potergli consigliare dei
prodotti che non avrebbero arrecato danno al trapianto;
perciò ho pensato che avere dei prodotti di altissima qualità
avrebbe non solo aiutato il buon esito dell’intervento ma
avrebbe anche garantito una buona salute nel tempo. E così
è stato.
Ma ci risulta che i prodotti della sua linea non vengono
utilizzati solo da chi si sottopone all'intervento di
autotrapianto.
E’ assolutamente vero. Gli utilizzatori della mia Linea
Tricologica sono diventati per primi amici e parenti dei miei
pazienti, poi pian piano un po’ tutti.
Perché secondo Lei un successo così grande?
E direi anche inaspettato per certi aspetti...
Perché chi li prova nota subito la differenza e poi non ne
può più fare a meno.
La differenza con i comuni prodotti commerciali è visibile e
apprezzabile al primo utilizzo.
Ci presenta la Linea Tricologica del Dott. Luca de Fazio?
Attualmente la linea è composta da una gamma di 8
prodotti; bisogna sottolineare che tutti i prodotti non
contengono parabeni e solfati sodici.
CAPELLI BELLI, SANI E FORTI
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• Shampoo prevenzione caduta
E’ uno shampoo di nuovissima concezione che favorisce
la crescita di capelli forti e resistenti. Mediante l’azione
sinergica di un complesso polivitaminico, degli oligoelementi
complessati con Spirulina, e degli estratti vegetali di
Luppolo e Ginseng, ristruttura e rinforza i capelli deboli e
sfibrati opponendosi efficacemente al naturale fenomeno
dell’invecchiamento ed alle aggressioni dei radicali liberi.
Shampoo Emolliente Igienizzante-Sanitizzante
E’ uno shampoo polifunzionale di nuovissima concezione.
La presenza dell’Acido Ialuronico e della Clorexidina
esercitano nel contempo un’azione idratante, emolliente
ed igienizzante. La caratteristica dei tensioattivi utilizzati
e la loro elevata tollerabilità, lo rendono particolarmente
indicato per restituire elasticità e corpo ai capelli logori e
destrutturati.
• Detergente Antiforfora Igienizzante
E’ un olio detergente fisiologico esente da saponi
schiumogeni che si discosta strutturalmente da qualsiasi altro
shampoo tradizionale proponendosi come unica alternativa
nell’igiene tricologia. Grazie all’azione del Piroctone
Olamine e della Clorexidina esplica nel contempo una
funzione igienizzante - sanitizzante e deforforante.
• Shampoo Ultradelicato Lavaggi Frequenti
E’ uno shampoo estremamente delicato di alta qualità
ideale per l’igiene quotidiana del cuoio capelluto facilmente
irritabile. L’elevata tollerabilità della base detergente, lo
rendone particolarmente indicato per chi pratica sport e
per chi, per motivi di lavoro, necessita di lavaggi frequenti.
Fortifica i capelli donando morbidezza, lucentezza e
pettinabilità.
• Balsam
Delicata formula cationica arricchita con complesso
polivitaminico, composto da Piridossina Cloridrato,
D-Pantenolo e Vitamina F. E’ un prodotto particolarmente
indicato quando i capelli diventano ruvidi, elettrici, ribelli o
quando sono sottili e tendono a rompersi e cadere.
Ristruttura e condiziona i capelli integrando le vitamine
ed i minerali indispensabili alla loro bellezza e vitalità.
Antistatico e districante conferisce corpo, lucentezza e
setosità senza appesantire.
• Jojoba Cream
E’ un trattamento riparatore e rigenerante ideale per nutrire
e riparare i capelli sfruttati e devitalizzati. Questa speciale
maschera formulata con Olio di Jojoba, rinforza la struttura
dei capelli favorendone la crescita naturale. Con JOJOBA
CREAM i capelli diventano luminosi, morbidi e docili dopo
il primo trattamento, assumendo in pochi minuti un aspetto
e un tono più naturale.
MODO D’USO: Applicare sulla capigliatura una
generosa quantità di prodotto. Lasciare agire 2/3 minuti
(5 minuti per capelli particolarmente rovinati), sciacquare
abbondantemente.
• Trattamento intensivo serenoa repens
Formulazione attiva multi-componente ricca di esclusivi
ormoni vegetali ricavati dai frutti della Serenoa Repens
(Palmetta della Florida) e di altri preziosi estratti (Ginkgo
Biloba e Acido Ximeninico) favorisce la microcircolazione
periferica ed inibisce l’alterazione del ciclo vitale del
capello. TRATTAMENTO SERENOA REPENS è la soluzione
cosmetica, esclusivamente naturale, che mira ad opporsi
validamente alle problematiche causate dell’alopecia
androgenetica.
• Fluido protettivo per Capelli
Fortemente sensibili a tutti i fattori esterni, i capelli hanno
bisogno, di una protezione efficace e mirata. FLUIDO
PROTETTIVO rappresenta un valido scudo contro l’azione
sfibrante e disseccante degli agenti esterni. Garantisce una
performante protezione dai raggi solari UVA/UVB. Difende
dall’aggressione degli agenti esterni (smog, salsedine,
agenti inquinanti) e dal cloro delle piscine. Formulato con
Estratto di Calendula, Cheratina ed Aloe Vera, aiuta a
prevenire le irritazioni cutanee e svolge un’azione lenitiva.
info: www.lucadefazio.com - tel.075/5010937
E’ possibile trovare i prodotti nelle sottoindicate farmacie:
Perugia - Farmacia Fontivegge, piazzale Vittorio Veneto (di fronte alla
stazione)
Farmacia Rossi, Largo cacciatori delle Alpi n2
Parafarmacia Pharma +, strada perugia San Marco
Farmacia Bolli, via Martiri dei lager n.48
Ponte San Giovanni - Farmacia Morganti, via Manzoni Alessandro 215/0
Gubbio - Farmacia Cardinali, Frazione Casamorcia (Gubbio)
Umbertide - Farmacia comunale di Umbertide, Piazza Giacomo Matteotti 1
Marsciano - Farmacia C. “Le Fornaci”, via F.lli Briziarelli n.117
Terni - Farmacia Aita, Viale Stazione 26
Dall’alveare
la nuova energia per il benessere
Via A. Vespucci, 3 - Loc. Pucciarelli - Castiglione del Lago - Tel. 075.953157
Apicoltura Galli
“L’apicoltura
Galli”
nasce
circa
cinquant’anni fa. La costante passione
per la produzione di miele e una
sempre maggior attenzione al
prodotto ha trasformato nel
corso degli anni la nostra
attività in un'affermata
realtà Umbra. L’interesse
per la natura e per il
mondo
“dell’alveare”
ha
reso
la
nostra
produzione, ancora di
piccola entità, molto
apprezzata nel territorio.
Pur mantenendo salde le
nostre tradizioni, siamo
in continua evoluzione;
utilizziamo
tecniche
innovative e attrezzature
all’avanguardia, per offrire ai
nostri clienti un prodotto sempre
migliore e ricercato. Il segreto della
nostra produzione sta nella cura della
vita dell’alveare; siamo convinti che questo
sia il percorso fondamentale per ottenere un miele
di altissima qualità. Il miele è un alimento prezioso, non
dobbiamo dimenticare che per millenni ha rappresentato
l’unica fonte zuccherina disponibile in natura. L'allevamento
di api in cattività risale al VI sec a.C., da allora l’uomo
tramite le arnie, luogo in cui più comunemente vive la
colonia dell’ape (Apis Mellifera ovvero Ape Europea),
ha sempre prodotto il miele considerandolo un prodotto
indispensabile per l’apporto di zuccheri. I vantaggi del miele
sono superiori a quelli dello zucchero raffinato perché è un
alimento ad elevato valore nutritivo facilmente assimilabile
e digeribile oltre ad avere importanti funzioni antibatteriche
ed antibiotiche.
Il miele è costituito prevalentemente da zuccheri semplici,
fruttosio e glucosio; da acqua e da altre sostanze come acidi
organici, sali minerali, enzimi e aromi, che lo rendono un
prodotto “unico”. Il glucosio fornisce energia che l'organismo
utilizza immediatamente, mentre il fruttosio costituisce una
riserva energetica che resta disponibile per il fisico più a
lungo. L'apporto energetico del miele è di circa 320 Kcal
per 100 gr. di prodotto. E’ la sola sostanza alimentare che
deve tutte le sue caratteristiche alla natura (piante e api),
poiché non subisce alcuna manipolazione
da parte dell’uomo prima di arrivare
sulla nostra tavola. Il suo grande
vantaggio è di poter fornire
all'organismo
calorie
prontamente disponibili e
non dannose, ecco perché
può essere consumato da
chiunque, ma soprattutto
dagli
atleti.
Infatti,
grazie all’alto contenuto
energetico, il miele, è un
alimento molto indicato
per chi pratica attività
sportiva ed ormai da molti
anni, viene utilizzato come
energizzante naturale dagli
atleti che, oltre a preferirlo
come dolcificante nella loro
dieta quotidiana, lo assumono
subito prima di uno sforzo fisico
elevato e immediatamente dopo, per
recuperare le energie impiegate. È molto
utile anche per chi svolge attività puramente
mentale, aiutando ad incrementare le performance
intellettive nei momenti di massimo stress.
Proprio per questi momenti di elevata attività sia fisica
che mentale, nasce la nostra proposta per quest’anno il
“Pura Energia”. Un integratore alimentare ad azione
tonico-energetica totalmente naturale, composto dai quattro
prodotti dell’alveare (Miele, Polline, Pappa Reale, Propoli)
con aggiunta di energizzanti (Ginseng e Guaranà).
Grazie al crescente consenso tra i nostri clienti e mantenendo
un livello di alta qualità, nel corso degli anni, abbiamo
ampliato la gamma dei prodotti. Oggi la nostra produzione
è composta da:
• oro dell’acacia (miele di acacia),
• oro del tiglio (miele di tiglio),
• oro del girasole (miele di girasole),
• oro del castagno (miele di castagno),
• oro del prato (miele millefiori),
• oro del valle (miele millefiori),
• oro della colina (miele millefiori),
• oro del bosco (miele millefiori)
• pura energia (integratore alimentare).
ne
o
i
z
a
Col
Primi piatti
Birre
artig
iana
li
Vini e
taglieri
Paninoteca
23.00 / 01.00
Happy pasta night
Una birra e un primo diverso ogni sera in nostra compagnia...Euro 5,00
Salute, Bellezza e Benessere
G
amberi
marinati
Ingredienti per 2 persone
• 14 gamberi rossi,
• olio e.v.o.,
• 1 limone,
• timo,
• prezzemolo,
• sale,
• pepe nero
Preparazione
Pulite i gamberi togliendo il carapace avendo
cura di lasciare la testa e la coda.
Togliete il filo intestinale che gli conferirebbe
un sapore amaro e disponete su un piatto da
portata.
Preparate un’emulsione di olio e succo di limone.
Aggiungete il timo fresco e il trito di foglie di
prezzemolo.
Aggiungete la scorzetta grattugiata di mezzo
limone e un pizzico di sale.
Versate l’emulsione sui gamberi e finite con del
pepe nero macinato al momento.
Per decorare aggiungere la scorza di 1/2 limone
tagliata a listarelle sottilissime rigorosamente
senza la parte bianca sotto che è amara. 
28
Wealth Planet magazine
Salute, Bellezza e Benessere
Stili di vita e “Linee guida”
Prof. Adriano Falorni - Pediatra
Si è svolto presso il Relais Poggio del Sole il 17esimo Convegno Bellezza e Benessere organizzato da Wealth Planet Perugia. Hanno
partecipato le autorità con i rispettivi rappresentanti, i collaboratori di Wealth Planet Magazine, e gli specialisti del settore scientifico.
Wealth Planet coglie l’occasione per ringraziare tutti i partecipanti e sottolinea un impegno continuo e futuro nella realizzazione di incontri
culturali, scientifici e parascientifici.
Programma del Convegno
Ore 17,00
SALUTI
Dott. Roberto BERTINI
Assessore Provincia di Perugia
Prof. Adriano FALORNI
Università degli Studi Perugia
Dott.ssa Lorena PESARESI
Assessore Comune di Perugia
Moderatore
Prof. Luigi BERTINI
Università degli Studi Perugia
Dott. Andrea SMACCHI
Consigliere Regione dell'Umbria
Prof. Giuseppe SCHILLACI
Direttore Scuola Specializzazione Medicina
dello Sport Università degli Studi di Perugia
Dott. Davide MERCATI
Responsabile Comunicazione ABOCA
Dott. Cecilia SEMIDORO
Legale Rappresentante
Villa Cecilia Centro di Riabilitazione Estensiva
Dott. Massimo PATITI
Presidente Wealth Planet
Editore Wealth Planet Magazine
Dott. Andrea BETTINI
Presidente Grifo Volley
Avv. Dario MANDO'
Presidente School Volley
Dott. Massimo POGGIONI
Direttore Responsabile
Wealth Planet Magazine
Gen. Domenico IGNOZZA
Presidente Coni Regionale
Dott.ssa Elisabetta TORZUOLI
Fondazione Ant Italia Onlus Deleg.Umbria
Dott. Mario PECETTI
Presidente Ass.Culturale Onlus Ruggero Rossi
30
Ore 18,00 - INTRODUZIONE
Wealth Planet magazine
RELATORI
Dott. Giulio LATTANZI
Farmacista Nutrizionista
Dott.ssa Maria Luisa BACOSI
Nutrizionista
Dott. Rocco RACIOPPI
Dermatologo
Dott. SALVADOR NKONDJO,
Dermatologo Progetto Melanoma ANT
Dott.ssa Sonia CRISTALLINI
Endocrinologa
Dott. Devid BISCONTINI
Podologo Posturologo
Dott.ssa Barbara BERTOCCI
Psicologa
Dott. Ivo PARISSE
Medico dello Sport e Spec. Medicina Legale
CONCLUSIONI
Prof. Massimo CURINI
Università degli Studi Perugia
Ore 19,45 PREMIAZIONI
Ore 20,30 CENA
La popolazione del nostro Paese è collocata fra quelle
gratificate da un più lunga prospettiva di durata della
vita. Alla base di questo risultato stanno fattori di non
chiara individuazione. In realtà ci troviamo affiancati
ad altre popolazioni con prospettive di vita analoghe,
ma appartenenti ad aree diverse del pianeta: Asia,
Australia, Nord dell’Europa. Si tratta, di fatto, di stili di
vita, di alimentazione, di ambienti climatici e di lavoro
sostanzialmente diversi fra loro.
In questo contesto s’inseriscono le prospettive future della
salute, le quali appaiono condizionate dall’aumento della
popolazione, dalla prevedibile persistenza di gravi diversità
economiche che sfocia varie volte in conflitti o di simili
sciagure e dall’inevitabile incremento dell’inquinamento
ambientale. Agli aspetti pessimistici si possono tuttavia
contrapporre prospettive ottimistiche giustificate dallo
sviluppo scientifico in campo medico con successi contro le
malattie. Resta comunque alla base della realizzazione di un
buon stato di salute lo stile di vita quotidiano, fondamentale
probabilmente anche nel futuro.
Sarà compito dei ruoli professionali in questo settore fornire
i modelli e le relative proposte per realizzarli. Lo strumento
per la loro diffusione si identifica nelle cosiddette “Linee
Guida”, prodotte dalle diverse società scientifiche, e utili allo
scopo di fornire adeguate informazioni sul tipo di vita da
adottare. Poiché qualunque buon artigiano conosce i limiti
dei propri strumenti è opportuno fare qualche valutazione
anche di esse.
Appare corretto in prima istanza riconoscere che, stante
la grande difficoltà ad impostare in questo campo studi
rispettosi dei canoni della rigorosa ricerca, tali indicazioni
derivano principalmente da opinioni, associazioni di idee,
deduzioni, estrapolazioni e così via, alle quali non si
può attribuire una validità scientifica anche se basate su
presupposti scientificamente validi. A questo si affiancano
anche le mode. E’ tuttavia doveroso riconoscere che quanto
indicato appare sostanzialmente sostenibile, se non altro in
base all’esperienza e alla professionalità di chi lo propone.
Due ordini di problemi devono essere tenuti in
considerazione. Le indicazioni fornite dalle linee guida,
applicate nelle realtà quotidiane, comportano in misura
varia limitazioni nelle comuni abitudini di vita, sia per quanto
riguarda l’alimentazione, sia il movimento, inducendo ad
assumere stili in qualche misura assimilabili al modo di
vivere del passato. E’ una forma di “Giano dalla doppia
testa”, con lo sguardo proiettato in avanti nel tentativo di
rincorrere il progresso tecnologico, che avanza sempre
troppo velocemente, ed al tempo stesso rivolto all’indietro
per trarre dal passato indicazioni utili a non perdere il senso
della direzione. Tuttavia, il confronto con il passato, sia pure
non lontano, relativo per esempio agli anni cinquanta, non
regge perché in quell’epoca certe raccomandazioni, quali
camminare, salire le scale a piedi, fare moto, trovava scarso
significato propositivo, data la carenza di mezzi di trasporto.
Anche per l’alimentazione, una certa sobrietà derivava
dalla maggiore limitatezza dell’offerta commerciale più
che da disponibilità economica. Nella realtà attuale si
tratta di scelte che in qualche misura provocano, se non
proprio disagi, comunque un qualche fastidio. Certo, non
sarebbe il caso di disturbare il “supplizio di Tantalo”, ma
non dimentichiamo che esso fu creato da popoli esperti di
metafore, e anche di supplizi. In sostanza resta a vedere di
quanto proposto sarà realmente applicato.
Un altro aspetto risiede nel fatto che un modello pur valido
ed accettato deve essere adattato a differenti situazioni,
circostanze, lavoro, ambiente, e quindi reso idoneo per
ogni singolo individuo. Ciascuno deve pertanto attingere
alle indicazioni di base, valutarle ed applicarle secondo le
proprie condizioni. S’identifica così un ruolo più esteso per
le categorie professionali, coinvolte in un’opera informativa
più vasta per favorire una forma di cultura, con l’acquisizione
di conoscenze al di sopra di una semplice erudizione
nozionistica. Una cultura quindi idonea perché ciascuno
sappia attingere alle indicazioni di base adattandole
alla propria realtà e costruendo modelli più adeguati
alla propria persona, pur conservando la potenzialità
di realizzare i fini di salute ricercati. Del resto, quanto
riportato all’inizio sul confronto fra popolazioni dimostra la
possibilità di realizzare uno stato di buona salute con stili
di vita differenti. Si tratta quindi di sviluppare una sorta di
autonomia nelle scelte in omaggio al binomio fra cultura e
libertà, in base al quale non si possiede una reale libertà
senza avere acquisito la capacità di usarla.
Se tutto ciò non sarà perseguito le cose resteranno quelle
che abbiamo sotto gli occhi. La composizione dettagliata
delle linee guida, anche con minuziosi menù settimanali,
rende difficili l’esposizione e i consigli da parte del medico
ai propri assistiti, i quali da parte loro trovano gravosa la
loro applicazione. Si tende così a privilegiare solo alcuni
comportamenti specifici, semplici da proporre e da essere
accolti, applicati e privilegiati anche perché presentati come
slogan. Gran parte di quello che si dovrebbe adottare è
inevitabilmente trascurato e tutto resta com’è. Ne è esempio
la dieta mediterranea, diventata oramai, al di là della sua
presunta validità, un simbolo; ma come accade per tutti i
simboli, la realtà sta finendo sempre più con l’allontanarsi
da essa. Wealth Planet magazine
31
Salute, Bellezza e Benessere
Sport e alimentazione
Dott. Giulio Lattanzi - Farmacista, nutrizionista
L’obiettivo di questa sessione è trattare la salute ed il
benessere, lo sport e la bellezza attraverso varie discipline
scientifiche e l’aiuto di esperti di ogni settore.
Quando il dr. Massimo Patiti presidente ed editore di
Wealth planet mi ha coinvolto in questo progetto ho creduto
opportuno creare, una raccolta di idee e pensieri che
potessero farVi riflettere e coinvolgere attivamente pensando
all’alimentazione ed allo sport.
L’interesse per lo sport, la competizione fisica, l’antagonismo
fra individui e città rappresentano, di per sé, un elemento
di grande vicinanza fra la realtà contemporanea e quella
classica. Probabilmente un antico Greco non avrebbe
difficoltà a riconoscere nell’odierno “campione” l’erede del
vincitore in onore del quale si dedicavano composizioni
poetiche o si erigevano statue; al contrario, al nostro Greco
redivivo, risulterebbe estranea e incomprensibile l’attuale
concezione di queste attività quali forme autonome, rispetto
ad altre espressioni sociali; per secoli, infatti, lo sport è stato
vissuto come parte integrante delle manifestazioni religiose
e pubbliche, per i Greci lo sport è un elemento portante
della formazione dell’individuo e del cittadino e non si può
considerare il fenomeno dell’agonistica greca senza tener
conto dei risvolti religiosi, culturali e sociali.
Attraverso le Olimpiadi e gli altri giochi panellenici il popolo
greco, seppur diviso in città-stato indipendenti, spesso in lotta
tra loro, riaffermava la propria identità culturale e rinsaldava
i propri vincoli comuni. Nelle grandiose gare panelleniche
non assistiamo solo alla contesa tra contendenti, ma alla
competizione tra le città di origine che vogliono affermare,
con un chiaro intento politico, la supremazia sportiva.
Fama e gloria sono appannaggio individuale del vincitore,
ma anche e soprattutto della città in cui è nato e che egli
rappresenta davanti a tutti i Greci.
Le Olimpiadi istituite nel 776 a.C. si svolgevano ogni
quattro anni a Olimpia, nel Peloponneso, in onore di Zeus
Olimpio vero raduno di carattere panellenico, in occasione
delle quali venivano sospese anche le guerre; nella solenne
cerimonia del giuramento veniva sancito ufficialmente il
codice comportamentale, che spetta non solo agli atleti,
ma anche ai loro padri e fratelli, agli allenatori e agli
arbitri. Col tempo, la folla che assiste alle gare tributa ai
vincitori onoranze isteriche, nelle quali traspare anche la
soddisfazione di una vittoria a danno degli avversari. Ne
derivano quindi gli spropositati onori, le feste, il “tifo” senza
limiti, gli atleti gareggiano ormai per guadagnarsi quei
favori e le ben fornite borse che accompagnano così, da
un determinato periodo in poi, le vittorie. L’unico valore
forte e irrinunciabile rimane la vittoria, che rappresenta non
soltanto un motivo di prestigio, ma anche e soprattutto una
fonte di guadagno e di potere personale per l’atleta: le
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ricompense economiche inizieranno a costituire la base su
cui si sviluppa il professionismo anche in tempi futuri.
Nel mondo arcaico e classico il trionfo di un atleta era
motivo di orgoglio per l’intera comunità, lo attendevano in
patria per festeggiarlo e onorarlo, magari addirittura per
venerarlo dopo la morte come eroe locale.
In età ellenistica lo sport diventa un mestiere uguale a tanti
altri, del tutto privo delle profonde implicazioni etiche e
religiose che lo avevano caratterizzato in passato, cosicché
l’atleta, non riconoscendosi più in un’istituzione politica
superiore come la polis, non gareggiava che per se stesso
e il proprio tornaconto.
In tale ottica si comprende dunque come l’individualismo,
inteso come tale il venir meno del legame dell’uomo con il
proprio territorio e con la città di appartenenza, componente
tipica della cultura e della mentalità ellenistica, caratterizzi
anche il mondo agonistico compreso l’attuale.
Quale era l’alimentazione di questi atleti d’altri tempi?
Inizialmente chi praticava sport o/e attività agonistiche
aveva una dieta ricca di pane, miele, frutta secca, verdure
e pesce mentre solo più tardi si capì l’importanza delle
proteine della carne. Nell’epoca dei sontuosi banchetti dei
ricchi, gli atleti avevano uno stile di vita e un’alimentazione
completamente diversi, austeri, che permettevano loro di
rimanere forti.
Lo scrittore greco Filostrato affermava che essi dormivano
sulla nuda terra o su pagliericci, si lavavano in fiumi e
torrenti e si nutrivano di gallette d’orzo, frutta varia, miele
e formaggio caprino con cui preparavano una sorta di
fonduta.
Eppure erano rampolli delle famiglie dell’élite, dell’alta
società: solamente a loro era infatti riservata la
partecipazione alle Olimpiadi e agli altri giochi, a causa
dei costi esorbitanti della preparazione seguita dagli
allenatori privati. L’austerità mirava quindi solamente alla
fortificazione del corpo e dello spirito. La dieta, come detto,
in seguito si arricchì di carne di bue, di maiale o di cervo
arrostita con erbe aromatiche, e di minestre di legumi,
frumento, pane di farro, orzo e riso; il pesce, soprattutto trote,
veniva servito in foglie di vite o di fico, e i dolci, utili agli
atleti per l’apporto energetico, erano costituiti da focacce di
ricotta, miele o mandorle; mentre se insorgevano problemi
intestinali, ecco pronti i decotti di alloro o altre piante dalle
virtù terapeutiche. La dieta tipo prescritta dai nutrizionisti
del tempo in occasione dei giochi Olimpici consisteva in
questo: a colazione: pane e miele, latte di capra e un po’
di farina impastata con olio; a mezzogiorno: frutta secca,
fichi, noci, crostoni di pane di farro con vegetali, olive nere,
uova, formaggio caprino e vino mielato; a cena: carne allo
spiedo o alla griglia con erbe aromatiche, zuppa nera con
carne, formaggio, verdure cotte o crude, pesce marinato e
frutta; Non è da trascurare la presenza dell’antidoping: gli
atleti che esageravano col vino venivano esclusi dalle gare.
Ora troppo facile, troppo ghiotta l’occasione di parlar di
alimentazione e corretta dieta a tutti voi questa sera...
Quando qualcuno mi riferisce di star seguendo una dieta
con “poche calorie” per “perdere peso”, provo un senso
di… vuoto. E mi rattristo a pensare che la scienza della
nutrizione sia oggi ancora così ferma. Allora mi pongo
alcune domande:
Cosa significa “poche calorie”? Quanto è poco? Esiste un
numero valido per tutti? E da dove proverrebbero queste
poche calorie? E “perdere peso”? Quale peso? In quanto
tempo?
L’ancestrale diatriba che ci apprestiamo a discutere ha come
concetto di fondo quello che la stessa quantità di calorie,
da qualunque fonte essa provenga carboidrati, proteine o
grassi, avrebbe lo stesso impatto metabolico sull’organismo.
Secondo tale assunto, quindi, una condizione di bilancio
calorico dovrebbe necessariamente esprimere l’equazione:
calorie assunte = calorie bruciate, concetti stantici, vecchi
come vecchia è la scienza della nutrizione oggi. Quante
volte, infatti, capita di osservare persone che per dimagrire
mangiano da tempo la metà delle calorie necessarie per il
proprio metabolismo energetico e nonostante ciò continuano
a non perdere un etto? Premetto che non è sbagliato
ragionare in termini di calorie, ma solo se queste esprimono
una consapevole conoscenza della fonte. Altrimenti, prese
come valore a sé stante, non hanno alcuna importanza.
Eppure la maggior parte dei nutrizionisti si ostina ancora
a contarle e a fornire ai malcapitati pazienti, e soprattutto
a sportivi monotoni schemi dietetici basati unicamente
sull’importo calorico degli alimenti.
Inutile star lì a spiegare ai pazienti il concetto di
composizione corporea, del rapporto massa magra/massa
grassa, dei mitocondri, o della leptina, l’unica cosa che
conta per loro è perdere peso o mantener l’ideale peso
forma per permetter la prestazione atletica prefissa. Per
definizione, una caloria è una semplice unità d’energia:
come riportano i testi scolastici, “è l’energia necessaria
per elevare di 1°C la temperatura di un kg d’acqua, cioè
da 15 a 16°C”. Una caloria alimentare equivale a 1000
calorie, per cui si definisce kilocaloria. Dal punto di vista
nutrizionale, se fosse vero che “una caloria è una caloria”,
basterebbe semplicemente coprire il fabbisogno calorico
giornaliero con quel numero di kcal dall’alimentazione,
infischiandosene della fonte.
Se così fosse, significherebbe che per sopperire ad un
ipotetico fabbisogno calorico giornaliero medio di 2200
kcal si potrebbero, per assurdo, bere unicamente 3,5 litri di
latte... e il gioco sarebbe fatto. L’esempio è assurdo, ripeto:
tutti sanno che sarebbe una follia.
Ogni macronutriente, infatti, esercita effetti diversi sul
metabolismo: sugli ormoni, sull’appetito, sulla glicemia.
Basti pensare ai carboidrati e al loro diverso indice
glicemico: pasta e riso variano poco se confrontati per
gruppi di nutrienti o calorie, ma molto invece se analizzati
in base al loro impatto sulla glicemia. La prima legge
della termodinamica afferma che l’energia non può essere
né creata né distrutta, ma solo trasformata. Così, l’uomo,
essendo come altri esseri viventi un animale “a sangue
caldo”, trasforma costantemente l’energia derivante dagli
alimenti per produrre calore.
Sin dall’antichità ci si è chiesti da dove provenisse questo
calore, la forza vitale, il “fuoco innato”; filosofi greci come
Platone, Aristotele, Ippocrate e quelli romani come Galeno
pensavano che esso giungesse dal cuore, ma che ci dovesse
essere una qualche correlazione col cibo. Solo nella
seconda metà del 18° secolo i lavori di un francese fecero
luce sulla questione. Molti degli studi propugnatori della
teoria che “una caloria è una caloria” non tengono conto
di alcuni fattori fondamentali. Sappiamo, ad esempio, che
diete iperproteiche e allo stesso tempo ipoglucidiche hanno
un impatto sulla perdita di peso notevolmente maggiore
rispetto ad altri approcci basati unicamente sulla riduzione
del numero di calorie.
Cominciamo allora col dire che l’utilizzazione energetica
da diete differenti dipende dal meccanismo energetico in
atto. Per esempio, una dieta bassa in carboidrati aumenta
drammaticamente la neoglucogenesi in confronto ad una
dieta iperglucidica.
Ora oltre a rimarcare i possibili danni associabili ad un
alto introito sbilanciato o aproteico, è altrettanto doveroso
ricordare come non ci siano evidenze scientifiche che hanno
mostrato come una dieta iperproteica si associa ad un
tasso metabolico leggermente più elevato e ad un maggior
senso di sazietà rispetto a diete iperglucidiche, con una
maggior compliance dei soggetti verso il regime dietetico.
Quest’ultimo punto ha portato qualcuno ad affermare che
le proteine avrebbero un maggior effetto saziante rispetto
ai carboidrati; in realtà, come sa bene ogni persona che
sia veramente a dieta, è vero il contrario: chiunque abbia
provato ad assumere pochi carboidrati per un certo periodo
di tempo conosce bene la vorace iperfagia che si innesca,
anche con un apporto proteico “illimitato.
Qualsiasi realtà, in quanto tale, non può essere che oggettiva
e perciò inconfutabile: ecco perché il fine ultimo di questo
lavoro non è assolutamente quello di imporre una visione
personale degli errori insiti nel ragionare esclusivamente
per calorie, quanto piuttosto quello di mettere in luce, dati
alla mano, la verità dei fatti, così che essa possa essere
d’aiuto nel comprendere da soli la giusta via da perseguire.
È fondamentale che ogni nutrizionista abbia una propria
capacità sartoriale, saper personalizzare al massimo un
programma alimentare non distinguendo solo l’obeso, lo
sportivo o il sedentario, ma comprendere anche l’anamnesi
del paziente con tutte le abitudini socioeconomiche, al fine
di permettere il raggiungimento del risultato o del successo
atteso con il minimo impatto emozionale. Wealth Planet magazine
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Salute, Bellezza e Benessere
Allergie e intolleranze alimentari
Dott.ssa Maria Luisa Bacosi
Università degli Studi di Perugia
L’allergia e l’intolleranza alimentare influenzano la qualità
della vita del paziente poiché l’assunzione anche di una
minima quantità dell’alimento “allergico” può causare
seri danni. Inoltre i costi sociali di queste patologie sono
elevati, sia in termini di assistenza sanitaria, sia sotto il
profilo psicologico e della qualità della vita. La percezione
nell’immaginario collettivo della gravità di queste reazioni
è di molto superiore alla realtà: infatti dagli studi statistici
a disposizione emerge che effettivamente i soggetti atopici
sono circa il 2% della popolazione adulta e un po’ meno
dell’8% della popolazione infantile, patologia che tende a
scomparire nell’età scolare. Per affrontare questa delicata
e controversa area della medicina è in primo luogo
fondamentale fare distinzione tra allergia e intolleranza
alimentare.
Ogni alimento è costituito da varie molecole sia proprie
sia estranee, cioè derivanti dai processi di produzione,
preparazione e conservazione a cui viene sottoposto e a
volte anche derivanti da contaminazioni accidentali. Tutte
queste molecole sono possibili cause di reazioni avverse
al cibo e non sempre la loro presenza è dichiarata o
riconosciuta nell’alimento in esame. Già Ippocrate di Kos,
2000 anni fa, aveva osservato che l’ingestione di latte di
mucca poteva provocare disturbi gastrici; mentre Lucrezio
diceva :”ciò che per un individuo è cibo, può essere veleno
per un altro”.
Le allergie e le intolleranze alimentari fanno parte del vasto
campo delle reazioni avverse agli alimenti. Una prima
distinzione fondamentale è quella tra reazioni tossiche
causate da sostanze nocive contenute negli alimenti che
ingeriamo (esempi tipici sono l’intossicazione da funghi e
la gastroenterite causata da tossine batteriche contenute
nei cibi avariati) e reazioni non tossiche dipendenti da
un’abnorme risposta individuale ad alcuni componenti di
alimenti igienicamente sani e tossicologicamente non nocivi.
Queste ultime reazioni poi si suddividono patogenicamente
in allergie e intolleranze alimentari. L’allergia alimentare è
una patologia caratterizzata da una risposta immunologica
anomala ed imponente nei confronti di specifiche proteine
alimentari, che chiameremo allergeni, normalmente
innocue, che vengono giudicate nocive dall’organismo,
quindi attaccate da altre molecole chiamate anticorpi.
La reazione immunitaria può verificarsi da pochi minuti a
qualche ora dopo l’ingestione del cibo; può coinvolgere
uno o più organi, come il tratto gastro-intestinale, la cute, il
sistema respiratorio. Non è dose dipendente, ma dipende
solo dalla suscettibilità individuale.
Come dicevo, le allergie alimentari compaiono più
frequentemente in età infantile e di solito tendono a
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Wealth Planet magazine
Salute, Bellezza e Benessere
scomparire con la crescita del bambino, ma possono
anche manifestarsi per la prima volta in età adulta.
La prevalenza delle allergie alimentari sembra dipendere
anche dalle abitudini alimentari individuali (consumo
eccessivo o prolungato o esclusivo dell’alimento in causa) e
dalle abitudini alimentari tipiche dei diversi paesi (allergia
a crostacei e molluschi nei paesi mediterranei, allergia al
pesce nei paesi scandinavi, allergia alle arachidi negli USA,
ecc.). In genere, gli alimenti che determinano con maggior
frequenza manifestazioni cliniche di allergia alimentare
sono: uova, latte, pesce, crostacei, arachidi, nocciole, soia,
frumento, seguiti poi da vegetali come mela, noce, sedano,
pomodoro, banana, kiwi, pesca, carota, pera, fragole.
L’allergia alle proteine del latte vaccino è dovuta soprattutto
alla presenza della caseina, un potente allergene, che non
perde il suo potere allergometrico con la pastorizzazione
del latte. L’uovo di gallina risulta meglio tollerato se cotto,
anche se l’albume ha un potere allergico superiore al tuorlo.
Il pesce è un cibo ricco di proteine ed alcune di queste
possono essere allergeni. Tra le varietà risulta più pericoloso
il merluzzo, il salmone, le acciughe (e la relativa pasta), le
uova di pesce e anche il surimi. Molto diffuse tra gli adulti
sono le allergie ai crostacei e ai molluschi (granchio, astice,
aragosta, calamari, polipi, cozze, vongole, gamberetti).
La conoscenza dei componenti dell’alimentazione e la lettura
attenta dell’etichetta nutrizionale, costituisce il presupposto
teorico essenziale per un corretto iter diagnostico-terapeutico
delle reazioni avverse al cibo.
Le intolleranze alimentari sono invece reazioni non
immunomediate, ovvero si possono avere sintomi clinici simili
alle allergie, ma la reazione avversa non vede implicato il
sistema immunitario. Vengono classificate in enzimatiche e
farmacologiche. Le prime sono determinate dall’incapacità
di metabolizzare alcune sostanze, di cui la più frequente
è l’intolleranza al lattosio, seguita dal glutine (celiachia).
Il lattosio è lo zucchero del latte, che normalmente viene
scisso da uno specifico enzima, la lattasi, in due zuccheri
semplici che vengono poi digeriti. Quando è carente la
lattasi, il lattosio non scisso provoca dolori addominali,
diarrea, meteorismo; questi soggetti eliminando dalla loro
dieta il latte e gli alimenti che contengono lattosio, vedono
subito scomparire la sintomatologia clinica.
Anche l’intolleranza al glutine, nota come celiachia,
è una condizione nella quale l’assunzione di una
componente proteica, il glutine, che si trova nel grano,
orzo, segale, avena, kamut, farro, bulgur, malto, seitan
può determinare in soggetti geneticamente predisposti un
processo infiammatorio nell’intestino tenue e conseguente
malassorbimento intestinale.
Le intolleranze farmacologiche si manifestano in individui
che hanno una reattività abnorme a sostanze presenti in
alcuni cibi, come le amine vasoattive (istamina, tiramina,
feniletilamina) presenti in formaggi stagionati, vini rossi,
cioccolato, pesci della famiglia degli sgombridi. La diagnosi
delle reazioni farmacologiche si fa in base ai disturbi
descritti e all’anamnesi. In ogni caso la letteratura scientifica
è carente. Anche gli additivi aggiunti agli alimenti possono
essere causa di intolleranza, ma poco si conosce sui loro
meccanismi d’azione. Tra di essi possiamo segnalare i solfiti
aggiunti al vino, alla birra, ai succhi di frutta; i sorbati, i
benzoati e gli idrossibenzoati largamente usati in formaggi,
pesce in scatola, prodotti da forno preconfezionati.
La sintomatologia associata alle intolleranze è piuttosto
variabile e i sintomi più comuni sono mal di testa,
emicrania, colon irritabile, affaticamento, orticaria. Questi
sintomi, al contrario di quelli causati dalle allergie, sono
dose dipendente, meno acuti, con la tendenza a ripetersi
nel tempo e difficilmente collegabili all’assunzione di un
determinato alimento. Ecco perché un’accurata anamnesi
alimentare risulta la strada migliore da percorrere. Attività motorie e sportive nel
ciclo di vita, implicazioni per il
benessere psicofisico
Dott.ssa Barbara Bertocci
Psicologa, Psicoterapeuta, Vice Presidente A. D. A.
Il praticare attività fisica rappresenta, ad ogni età, un
comportamento protettivo per la salute. Da ricerche
sappiamo che la sedentarietà provoca nel mondo più di
due milioni di morti e aumenta il rischio di diabete, malattie
cardiovascolari, osteoporosi ed obesità. Inoltre, l’inattività
fisica, oltre ad avere un forte impatto economico, è al
quarto posto tra i principali fattori di rischio di patologie
croniche. Il praticare sport, invece, ha effetti benefici sul
fisico e sulla salute psicofisica. Il movimento nei bambini
e negli adolescenti offre l’opportunità di partecipare a
contesti regolamentati dove si può fare esperienza di sé e
degli altri e dove è possibile confrontarsi con i coetanei
e gli adulti. In un contesto di gruppo si possono inoltre
stringere alleanze ed amicizie imparando a dosare la
propria competitività. Negli adulti e negli anziani, invece,
il praticare contesti in cui è possibile fare attività motoria
permette di migliorare l’autostima, l’auto efficacia e la
propria immagine corporea, inoltre di aumentare il senso
di padronanza, controllo ed autonomia, di ridurre stati di
depressione e di ansia, di facilitare processi di distrazione
da pensieri, emozioni o attività spiacevoli e di riscoprire il
piacere di “mettersi in gioco”. Il frequentare luoghi dedicati
principalmente al movimento consente inoltre di stimolare la
socializzazione, offrendo occasioni di rapporti sociali che
proseguono anche al di fuori della propria casa. Questo a
sua volta consente di reinserirsi nel microcosmo di quartiere e
nel macrocosmo cittadino. Ma come mai, nonostante questi
benefici, molte persone continuano ad essere sedentarie?
Studi nazionali ed internazionali hanno individuato
alcuni fattori demografici, interpersonali, interpersonali e
socioculturali che correlano con il praticare Attività Fisica
(Pietrantoni, Parti, 2012; Ronda et al., 2001). Al crescere
dell’età diminuisce la disponibilità e l’interesse a fare del
movimento e, per ciascuna fascia di età, le donne fanno
registrare livelli di pratica inferiori rispetto alla controparte
maschile. Inoltre, lo status socio – economico incide molto
sulla visione del movimento: i soggetti provenienti da strati
sociali bassi tendono a percepire l’attività fisica come parte
dei compiti della vita quotidiana, dei doveri di casa o
lavorativi; i più agiati (che generalmente praticano attività
sedentarie) intendono l’A.F. come parte del tempo libero
della vita ricreativa, più
caratterizzata da parametri “atletici” e motivata dal culto
della salute e dell’apparenza fisica (il “fitness”). Tra i fattori
interpersonali è da ricordare la percezione di sentirsi
capaci di svolgere determinati esercizi ed il possedere
un’alta motivazione intrinseca (fare le cose per la gioia e
al soddisfazione di farle e non per ricompense esterne).
Tale aspetto si lega all’autostima, al senso di auto efficacia,
alle aspettative sulla salute e alla predisposizione al
cambiamento. Tra i fattori interpersonali che stimolano
il movimento è invece utile il percepirsi supportati e non
giudicati negativamente. Anche l’avere altri amici che
si muovono con regolarità stimola l’iniziare a compiere
movimenti. In letteratura è possibile trovare quattro
motivazioni alla base della riluttanza a praticare l’attività
fisica: il pensare di compiere uno sforzo eccessivo, il
percepire una mancanza di tempo per svolgere queste
attività (talvolta basta aggiungere tra le righe della propria
agenda uno spazio da dedicare al movimento), il ritenere
di avere un precario stato di salute e identificare ostacoli
esterni logistici (ad esempio la troppa distanza tra la casa
e la palestra).
Anche i pregiudizi che ancora circondano la relazione tra
anziano, corpo e movimento possono rendere le persone
Wealth Planet magazine
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Salute, Bellezza e Benessere
riluttanti ad iniziare a frequentare palestre o centri dove
si pratica, ad esempio, l’attività fisica adattata. Ci sono
comunque molte persone che iniziano a fare sports o ad
andare in palestra ma che poi, poco dopo, lo interrompono.
Da diversi studi risulta che sospendono l’attività fisica con
più probabilità le persone in sovrappeso, i fumatori e coloro
che inizialmente la percepivano come uno sforzo. Quelli
che hanno un’alta motivazione interna, il sostegno del
partner, tempo disponibile, un facile accesso alle strutture
e chi crede nel valore di mantenersi in forma ed in salute,
invece, continuano con più probabilità tale tipologia di
attività. Nonostante questi potenziali correlati affettivi,
cognitivi e sociali dell’attività motoria e sportiva siano
conosciuti da tempo, essa stenta a trovare ascolto a livello
scolastico e spesso non si inserisce in modo adeguato nella
vita delle persone adulte - anziane. Per promuovere la salute
attraverso l’attività fisica è bene quindi interrogarsi sui
fattori ambientali, sociali ed individuali della sedentarietà.
Sarebbe poi importante proporre interventi integrati che
riguardino il coinvolgimento attivo di ampi settori della
società (sia strutture per il tempo libero e lo sport, che i
luoghi di lavoro, le scuole e gli ambienti sanitari). Sarebbe
poi necessario creare apposite equipe multidisciplinari che
sviluppino attività informative sul territorio, la pianificazione
dei trasporti, la regolazione del traffico, la progettazione di
edifici e di ambienti urbani. 36
Wealth Planet magazine
Sport e alimentazione
Dott. Ivo Parisse
Medico dello Sport e Spec. Medicina Legale
Ancora una volta il Presidente Massimo Patiti e tutto lo staff
della Wealth Planet ci hanno offerto la possibilità di parlare
di bellezza e benessere, salute e sport, presso l’accogliente
Relais Poggio del Sole di Cenerente-Perugia.
Naturalmente numerosi i presenti nonostante una serata di
pioggia intensa che non si ricordava da anni.
Piacevolissimi gli interventi di tutti gli ospiti relatori e
moderatori.
In particolare il Consigliere Andrea Smacchi ha parlato
anche della sua proposta di legge sulla tutela dell’attività
fisica, il Prof. Giuseppe Schillaci-Direttore della Scuola
di Specializzazione di Medicina dello Sport ha ribadito
tale concetto e Mario Pecetti-Presidente dell’Associazione
Culturale Onlus Ruggero Rossi ha portato a conoscenza di
tutti i presenti dell’impegno dell’Associazione in merito alla
salvaguardia della salute dello sportivo e soprattutto della
lotta al doping: in tale contesto ho trovato terreno fertile
per ribadire l’importanza di alcuni concetti fondamentali in
ambito medico- sportivo.
Quale miglior momento per parlare di attività fisica e di
idoneità all’attività fisica!
Tutti i relatori che mi hanno preceduto hanno parlato infatti
di benessere, salute, bellezza, cura del corpo, alimentazione
adeguata, attività fisica per tutti e per vivere meglio.
Mio compito è stato solo quello di introdurre il concetto
di prevenzione. Anche se il concetto di prevenzione è
puntualmente ascoltato da coloro che prendono parte ad
appuntamenti che mi vedono partecipe in qualità di relatore,
io insisto con la visita medico-sportiva quale unico e vero
momento di prevenzione considerando la mancanza della
visita di leva e del medico scolastico.
Il Medico dello Sport che durante la visita medico-sportiva
rispetta tutti i momenti obbligatori della visita (anamnesi
“attenta e completa”, esame del visus, misurazione di altezza
e peso, spirometria, misurazione dei valori pressori e della
frequenza cardiaca, visita cardiologica con e.c.g. basaleelettrocardiogramma basale e sotto sforzo-step-test e/o test
ergometrico, esame delle urine) risulterà l’artefice di un
momento di prevenzione per il riscontro di eventuali patologie
cardiache e valvolari silenti ma particolarmente minacciose
soprattutto durante attività sportiva.
Ancora una volta mi permetto di dare alcuni semplici consigli
a tutti i lettori.
Durante la visita medico-sportiva portare le urine della
mattina e non quelle dopo attività fisica;
Accompagnare a visita il figlio minore per rispondere alle
domande del medico riguardo l’anamnesi del ragazzo
(eventuali patologie neurologiche e cardiache personali
e familiari, asma, allergie, esantemi dell’infanzia…) e per
firmare “quel foglio dell’anamnesi” che, forse non avete
mai pensato, configura un documento medico-legale: quasi
sempre accade che i ragazzi vengono accompagnati dal
responsabile della Società Sportiva;
Se al figlio fa piacere, partecipate alla visita per prender
anche voi visione di ciò che viene fatto e, al limite, chiedere
le spiegazioni del perché di tali esami;
Non mettete fretta allo specialista perché avete appuntamento
con l’estetista o avete prenotato il campo per giocare a tennis
e soprattutto richiedete sempre una visita medica per il rilascio
del certificato di idoneità all’attività fisica e non un foglio da
consegnare alla Società;
Se lo specialista fa domande sull’abitudine al fumo e non
solo di sigarette, all’uso di sostanze dopanti, di droghe in
genere e di alcool, siete sicuramente nell’ambulatorio giusto!
Certamente si tratta di un Medico Sportivo che fa prevenzione!
Se squilla in più momenti il vostro cellulare o il cellulare dello
specialista e lui Vi invita a spegnerlo o ad andare fuori dallo
studio e chiede scusa per non aver spento il suo cellulare:
siete sicuramente nell’ambulatorio giusto!
Se all’interno dello studio c’è della musica o del rumore
non bene identificato o se si è in più colleghi che parlano
specialmente durante la visita cardiologica e soprattutto
durante l’ascultazione del paziente…allora cominciate a
dubitare che forse l’ambulatorio non è quello giusto!
In ambito Medico-Sportivo esistono le M.I.S. (Morti Improvvise
da Sport).
Soltanto un accenno agli ultimi tragici eventi dei campioni
Bovolenta e Morosini e dell’episodio Cassano.
Prevenzione vuol dire anche e soprattutto conoscere e
riconoscere, anche con eventuali esami strumentali quali RM
cardiaca ed ecocardio, le gravi patologie cardiache per
sconsigliare e/o rendere non idonei per attività sportive ad
elevato impegno cardiocircolatorio.
Il compito di noi Medici Specialisti in Medicina dello
Sport è quello di effettuare una visita attenta, scrupolosa e
altamente professionale in ogni suo momento ma soprattutto
con le orecchie attente solo ad ascoltare i suoni emessi dal
fonendoscopio e con gli occhi attenti solo a studiare il tracciato
elettrocardiografico e a rilevare ogni minima anomalia!
Ma a tutto ciò ci pensiamo dopo Luglio e Agosto.
La stagione estiva è già iniziata e allora non faccio altro che
augurare, a tutti i lettori che sono vicini a noi ormai da anni,
una serena e riposante estate seguendo le regole meno severe
di quelle appena proposte ma comunque importanti per non
incorrere in problematiche che possono compromettere le
vacanze e cioè:
evitare il sole delle ore più calde;
idratarsi bevendo spesso;
far uso di creme ad alta protezione almeno per coloro con
fototipo chiaro;
far uso di ghiaccio per eventuali distorsioni durante una
partita di beach-volley o di calcetto sulla sabbia;
bagnare polsi, torace e testa prima di entrare in acqua dopo
essere stati per ore esposti al sole…e infine…
buone vacanze. Hanno partecipato al convegno
Programma del Convegno
Ore 17,00
SALUTI
Dott. Roberto BERTINI
Assessore Provincia di Perugia
Dott.ssa Lorena PESARESI
Assessore Comune di Perugia
Dott. Andrea SMACCHI
Consigliere Regione dell'Umbria
Prof. Giuseppe SCHILLACI
Direttore Scuola Specializzazione Medicina
dello Sport Università degli Studi di Perugia
Dott. Davide MERCATI
Responsabile Comunicazione ABOCA
Dott. Cecilia SEMIDORO
Legale Rappresentante
Villa Cecilia Centro di Riabilitazione Estensiva
Dott. Massimo PATITI
Presidente Wealth Planet
Editore Wealth Planet Magazine
Dott. Andrea BETTINI
Presidente Grifo Volley
Avv. Dario MANDO'
Presidente School Volley
Dott. Massimo POGGIONI
Direttore Responsabile
FarmaciaWealth
C. “Le
PlanetFornaci“
Magazine
Via F.lli Briziarelli n°17
06055 Marsciano
Gen. Domenico IGNOZZA
Tel. 075 8749453
Presidente Coni Regionale
[email protected]
Dott.ssa Elisabetta TORZUOLI
farmacia
le fornaci
Fondazione Ant Italia Onlus Deleg.Umbria
farmacia fornaci
Dott. Mario PECETTI
www.farmacialefornaci.it
Presidente Ass.Culturale Onlus Ruggero Rossi
SEMIDORO
OFFICINA ORTOPEDICA
L’Officina Ortopedica Semidoro è una azienda storica,
fondata nel 1950 con una grande esperienza in ambito
riabilitativo e ortopedico. Non solo laboratorio specialistico
per costruzione di ausili su misura, ma commercializzazione
e adattamento di ogni genere di ausilio ortopedico. Sita
al centro di Perugia, l’officina ortopedica Semidoro è
composta: dall’ufficio, che accoglie con cordialità e
competenza qualsiasi richiesta, fornendo tutte le indicazioni
relative ad ausili sanitari-ortopedici nonché alle modalità per
ottenere eventuali convenzionamenti o altre agevolazioni;
dalla mostra con la più ampia scelta dei migliori presidi
presenti sul mercato, tutti personalizzabili e adattabili
alle singole esigenze. L’officina è anche: 4 sala prove,
sala conferenze, magazzino e laboratori. Dalla sede
perugina i nostri presidi vengono poi distribuiti a tutta la
provincia/regione, anche in aree meno servite attraverso
un servizio di consegna a domicilio e anche grazie
ai nostri recapiti dislocati in diverse zone. Il personale è
altamente specializzato e continuamente aggiornato,
sia nelle tradizionali tecniche di lavorazione che sulle
innovazioni tecnologiche per predisposizione ausili di
nuova generazione: tecnici ortopedici sempre presenti in
azienda, tecnici degli ausili, modellisti, calzolai, etc.
Tra i nostri servizi ricordiamo: Esame Posturale
Ergonomico-Antropometrico-Biomeccanico, analisi della
postura secondo le più recenti innovazioni scientifiche
Le disfunzioni e le problematiche legate ad alterazioni
posturali sono tra le più frequenti cause di dolorabilità
articolari. Sappiamo inoltre che quest’ultime sono presenti
nella maggior parte della popolazione.
Una normalizzazione della postura può quindi spesso essere
decisiva nella risoluzione di problemi ritenuti normalmente
cronici, oltre che naturalmente in campo preventivo.
Data la complessità del nostro sistema posturale e le infinite
interconessioni del nostro organismo, risulta chiaro quanto
un’analisi posturale debba essere più precisa e corretta
possibile. Siamo punto di riferimento nella realizzazione
artigianale di ausili ortopedici: dalle calzature su misura
ai busti e corsetti, artigiani dalla lunga esperienza curano
con meticolosità la costruzione di ogni referenza. Solo
coniugando questa passione artigianale con le tecniche
scientifiche più innovative è infatti possibile proporre articoli
in grado di soddisfare le necessità di ogni cliente.
Gli ausili ortopedici per il tronco e la colonna: tenendo
conto delle personali esigenze correttive, dello stile di
vita e della garanzia di confort per il paziente, l’officina
ortopedica realizza nei propri laboratori: reggispalle, collari,
busti, corsetti rieducativi. In modo particolare, per quanto
riguarda i corsetti, i tecnici ortopedici dell’azienda sono
in grado di realizzarne diversi modelli, di tipo: Cheneau,
Bivalva, Boston, Minerva, Milwakee.
Dal 2009 vantiamo la collaborazione diretta del
prof. Jacque Chenaeau per l’intera fase di realizzazione dei
busti ideati e perfezionati dal grande luminare.
I prodotti realizzati internamente dall’Officina Ortopedica
Semidoro, grazie a un’accurata selezione dei migliori
materiali disponibili sul mercato, sono garantiti dalla
rintracciabilità dei prodotti.
Tutori e protesi
Punto di forza della nostra
produzione è il settore tutori
e protesi, anche questi presidi
vengono realizzati a mano
nei laboratori della nostra
azienda.
Per la produzione di questi
ausili l’antica tecnica della
lavorazione a mano si
combina con i materiali e
le tecnologie più moderne
ottenendo un prodotto unico e
con la massima funzionalità.
Le protesi in particolare
vengono lavorate con materiali
più evoluti per consentire la maggior mobilità e leggerezza
per permettere agli amputati la miglior riabilitazione
possibile.
La nostra azienda dispone di una vasta gamma di prodotti
per disabili e per la riabilitazione di ogni tipo e per ogni
età. Trattiamo inoltre diversi modelli di poltrone elevabili
per il massimo confort domestico. Convenzione ASL E INAIL
Info:
OFFICINA ORTOPEDICA
SEMIDORO S.R.L.
Via XX Settembre, 76 Perugia
Tel: 0755729192 - Fax: 0755721636
Cultura e Società
Dal Globale
all’Individuale
a cura di Lina Lo Giudice Sergi
Presidente Accademia Italiana di Poesia, Sociologa,
Psicologa sociale, Giurista, già Direttore generale del
Ministero della Pubblica Istruzione, Provveditore agli studi
e Rettore dell'Università di Castel S.Angelo dell'UNLA
In “L’evoluzione creatrice” Bergson introduce l’idea del
disordine nella quotidiana pratica della vita, evidenziando
la delusione dello spirito che si trova di fronte ad un ordine
diverso da quello di cui ha bisogno, e che diventa disordine
a profitto di un altro sistema. E’ questo il disagio in cui l’uomo
contemporaneo si trova a vivere, in un mondo irriconoscibile
rispetto a quello in cui erano vissute le generazioni
precedenti, anche solo venti anni prima. Bergson trovando
nell’evoluzione l’espressione di una forza creatrice assoluta
afferma che il principio della vita è l’evoluzione stessa.
Tuttavia la biologia contemporanea riconosce che tutte le
proprietà degli esseri viventi si basano su un meccanismo
fondamentale di conservazione molecolare chiarendo e
precisando il concetto di selezione naturale darwiniano.
Andiamo oltre...ricordiamo a proposito le parole di
Bertrand Russel: “dato che la capacità umana è finita, ciò
che si conosce di una scienza non può contenere più di un
numero finito di definizioni e proposizioni.” Riteniamo che
compito della scienza non sia quello di cercare la verità
assoluta, ma di valutare delle ipotesi che guideranno lo
scienziato verso altre osservazioni ed esperimenti. Questo è
il metodo della ricerca scientifica, proposto da Galileo e, in
età contemporanea, seguito, anzi riproposto dai maggiori
pensatori tra cui Kun, Lakatos, Fayerabennd, Popper, Morin,
40
Wealth Planet magazine
Monod, alle scienze, comprese quelle umane. Monod,
Nobel per la biologia, invita a “cercare di comprendere”,
perché la scienza è anche cultura e filosofia e anch’essa
contiene un’etica: l’etica della conoscenza, che non si
impone all’uomo, ma che dall’uomo stesso viene scelta,
come condizione di autenticità di qualsiasi discorso o di
qualsiasi azione. Questo è lo sfondo culturale globale su
cui si snodano le vicende umane, i fatti sociali dell’ultimo
millennio e di questo già avanzato. Il fenomeno della
globalizzazione, di cui i mass-media si occupano solo
da poco più di un decennio, è stato invece, evidenziato
dagli storici sin dal suo inizio, nel XVI secolo. In tale
periodo abbiamo la scoperta della seconda via delle
Indie; scoperta che rende improvvisamente il pianeta
Terra più piccolo e conosciuto, i luoghi lontanissimi fra
loro diventano raggiungibili dagli uomini e dalle merci.
Nasce il capitalismo, come a suo tempo evidenziò Max
Weber, nasce il potere delle banche, dei banchieri, delle
assicurazioni, dei Lloyd e delle società di navigazione e
di commercio ad essi collegate. Mercanti e navigatori
sono al servizio delle grandi potenze, tra cui Spagna e
Inghilterra, che affidano l’economia e la finanza dei loro
paesi prevalentemente al commercio atlantico. Nell’ambito
di tale commercio si aprono nuovi scenari che riguardano
gli scambi con il nuovo mercato americano. Sono i primi
evidenti fenomeni di un processo di mondializzazione
dell’economia, ormai segnata dai flussi commerciali di
lunga distanza. Le zone meridionali ed orientali dell’Europa,
producono ed esportano beni alimentari, che, in un periodo
di guerre continue, assumono il ruolo di bene strategico.
Ma sono le grandi società di mercanti finanziari che
detengono la chiave del potere controllando i circuiti e le
rotte delle spezie. Alcuni detengono addirittura l’escusiva
su un bene come nel caso dei Fugger, che hanno l’esclusiva
della produzione dei metalli preziosi. Come corrispettivo
al finanziamento delle guerre dei monarchi europei, i
banchieri ottengono appalti favolosi in Africa, in America e
in Medio ed Estremo Oriente. Cosa è cambiato, da allora?
Il buon funzionamento del mercato non è di per sé stesso
in grado di garantire il conseguimento di obiettivi diversi
da quelli di una migliore produttività e competitività delle
imprese. È pertanto necessario l’intervento di altre politiche
atte a promuovere una maggiore giustizia sociale ed
economica, da coordinarsi ovviamente in maniera coerente
con la politica di concorrenza tra le imprese e tra gli stati.
A tal proposito ricordiamo le parole di Keynes: “L’importante
per il governo non è fare le cose che gli altri stanno
facendo, ma fare le cose che non vengono fatte per niente”.
E recentemente gli fa eco Baumol: “Il mercato fa cose
meravigliose: ci ha dato ricchezza e standard di vita mai
raggiunti nella storia dell’uomo ma tutti noi, che crediamo
nel valore del libero mercato, riconosciamo che ci sono
alcune cose che esso non fa: non protegge l’ambiente, non
fornisce un adeguato livello di cure sanitarie e non previene
la disoccupazione. Gli economisti, sostiene inoltre Baumol,
sono i tecnici che debbono aiutare la politica a realizzare
questi obiettivi”. Il mercato infatti è nel sistema economico,
ma non è il sistema, occorre pertanto, che gli stati e i
governi si adoperino alla ricerca di un’efficienza che sia
contemporaneamente economica e sociale ed in grado di
governare i mercati, di ridurre asimmetrie e diseconomie, di
reazione alla hybris del mercato stesso. Tutti questi elementi
sono interconnessi: lo stato che entra nel mercato, il mercato
che entra nello stato, lo stato che distribuisce risorse per
equilibrare o eliminare asimmetrie non tollerabili. In questa
economia, lo stato è un fattore di produzione, come il
capitale, il lavoro e le risorse. I processi economici non
esistono senza il mercato e senza lo stato, senza le decisioni
degli operatori dell’uno e dell’altro. Oggi possiamo parlare
di un sistema socio-economico poliarchico, decentrato,
pluralista, influenzato dalla cultura contemporanea e dalle
lezioni dei grandi fisici, uno fra tutti Niels Bohr. Il mercato,
Wealth Planet magazine
41
Cultura e Società
quindi, deve essere etero-corretto dallo stato o, meglio
ancora, da un’Istituzione sovranazionale, come l’Unione
Europea o l’ONU, che impongano regole, nell’ambito di
valori condivisi e che controllino che tali regole vengano
rispettate. Gli interventi pubblici non negano il mercato,
al contrario, anche all ‘interno di un quadro di norme
di comportamento le scelte restano valide, sempre che il
mercato si muova in coerenza col quadro di riferimento.
Oltre che etero- corretto, il mercato è, e deve essere, eterocompensato, sia in riferimento alla allocazione che alla
distribuzione delle risorse. Sono necessarie nell’economia,
una serie di decisioni, di procedimenti, che garantiscano il
soddisfacimento di bisogni primari, fornendo beni e servizi,
con una redistribuzione diretta, con delle formule che si
sono evolute storicamente.
Tali formule le possiamo trovare partendo dalle liturgie
ateniesi arrivando alle Poor Laws, che introducevano, prima
dell’opera di Adam Smith, un sistema di integrazioni salariali,
finanziate con la spesa pubblica. Ma già nei Cinici greci e
in Aristotele, avevamo trovato un ideale di fratellanza e una
rivalutazione della dignità del lavoro. Ritroviamo in Giovanni
Crisostomo (IV-V sec.d.C.) un concetto sorprendentemente
attuale: “vi sono beni per la loro destinazione considerati
comuni, tra cui l’aria e l’acqua”. Mentre secoli fa questi beni
risultavano “comuni” con il passare dei secoli la situazione
è cambiata. La nostra terra non è più in grado di sostenere
più come prima i fattori che l’andavano a colpire infatti
l’aria è sempre più inquinata, sin nelle sue parti più alte.
Per denaro abbiamo venduto i liberi elementi naturali, le
strade riscuotono tasse, la terra è assegnata per sorteggio,
le acque hanno un padrone, l’aria è sottoposta ad acquisti
e vendite. Forse anche a Sant’Agostino si può attribuire la
nozione di una priorità dei beni naturali come beni comuni.
Qualunque fenomeno o evento che avviene, che sia di
carattere economico, sociale, scientifico o genericamente
culturale, diventa un fenomeno planetario. Non si potrà più
parlare di una crisi dello yen, senza che l’euro o il dollaro
non ne risentano. Hobsbawm lo aveva già parecchi anni fa
messo in grande evidenza, sottolineando il fatto che, alla fine
del XX secolo, il processo di globalizzazione sarebbe stato
sempre più accelerato e avrebbe rivelato l’inadeguatezza
delle istituzioni pubbliche e dei comportamenti collettivi
degli esseri umani ad accordarsi a questo passo accelerato,
mentre il comportamento dei singoli, avrebbe avuto un più
facile adattamento alle nuove tecnologie. Previsioni che si
sono rivelate, purtroppo, corrette.
Ma, a fronte di questa imponente, inarrestabile e, per
moltissimi versi benefica globalizzazione di tutti gli aspetti
della vita, come reagiscono i singoli individui?
A tal proposito si stanno verificando due fenomeni che
contemporaneamente appaiono in vari paesi del mondo
uguali e contrari: nei paesi tecnologicamente più avanzati,
comprese le nuove potenze orientali, la globalizzazione è
totale, dalla scienza alla tecnologia, dall’arte al pensiero
filosofico e sociologico, dall’economia alla politica.
42
Wealth Planet magazine
Etruria La Collina
Catering e Banqueting
Organizzazione matrimoni ed eventi
Qualsiasi bambino è in grado di connettersi al resto del
mondo. Tuttavia, nei paesi un tempo oggetto di sfruttamento
coloniale ed oggi oggetto di interesse economico per via
delle risorse energetiche si è sviluppato un sentimento
di rivolta anti-global, che coincide con un esasperato
nazionalismo ed un pericoloso bisogno di “stare da soli”.
Si rispolverano quindi sentimenti religiosi, che sovente
diventano fondamentalisti, si ritrova nell’antica tradizione,
la radice di una dignità che si ritiene perduta. Non si
vuole essere uguali a nessuno; si cerca in tutti i modi di
apparire speciali, diversi, autentici. Nascono nuovi stati,
alcune regioni chiedono sempre una maggiore autonomia.
Il piccolo, sempre più piccolo, non vuole essere confuso
col più grande: questi sono i veri problemi della attuale
globalizzazione.
Glocal, questo termine ibrido nato dalla penna di sociologi e
politologi illuminati, vuole esprimere l’esigenza di valorizzare
i localismi all’interno di una realtà inevitabilmente globale.
Inoltre, il problema dell’identità, anzi delle identità, si pone
di pari passo a quello della relatività delle culture e del
progresso scientifico. La scienza, scrive Einstein, padre del
concetto di relatività, è il tentativo di rapportare la caotica
varietà della nostra esperienza sensoriale, ad un sistema
di pensiero logico uniforme....la teoria è il risultato di un
processo di adattamento estremamente laborioso, ipotetico,
mai del tutto definitivo, sempre soggetto a domande e
dubbi”.
E nel suo messaggio ai posteri soggiunge: “il nostro tempo
è ricco di menti creative, le cui invenzioni ci potrebbero
facilitare la vita in modo considerevole tuttavia la produzione
e la distribuzione dei beni sono del tutto disorganiche,
tanto che siamo costretti a vivere tutti nella paura di essere
eliminati dal ciclo economico, soffrendo, di conseguenza,
per mancanza di ogni cosa. La causa di ciò sta nel fatto
che la formazione delle masse è di gran lunga inferiore
a quella degli intellettuali. La libertà interiore è un degno
obiettivo per l’individuo e le scuole possono favorire tale
libertà incoraggiando il pensiero indipendente”.
È su quest’ultima affermazione di Einstein che dovrebbero
riflettere i governanti del pianeta, perché proprio
sull’educazione, la formazione e la ricerca, si fonda, a mio

avviso, il futuro dell’umanità. Il Menu Tipico
Aperitivo con
Prosecco, Analcolico, Cocktail di Frutta fresca, Sangria,
Stuzzichini caldi e freddi della casa
Buffet di antipasti con Angolo Cantina ed etichette regionali
Angolo dei formaggi
Tavola dei Formaggi con marmellate agrodolci in abbinamento
Parmigiano,
Treccia di Mozzarella di Bufala con salsa ai mirtilli
Angolo dei salumi
Tavola dei Salumi tipici Umbri con panini caldi,
Prosciutto tagliato in bellavista
Selezione di Formaggi con marmellate Agrodolce
Trancio di Bufala ai Lamponi
Angolo del freddo
Bresaola in carpaccio con ananas e noci
Lombetto marinato con sedano e pecorino
Insalata di farro con pachini, mais e asparagi
Finger Food di Orzo Perlato e gamberetti
Umbricelli Tipici con ragù di faraona
Cappellacci Assisani con pachini, basilico e ricotta salata
Stinco Tipico Umbro con demi - glace di cottura
Flan di spinaci
Patate Argent
Torta nuziale da concordare
Buffet di dolci
Tortino al Cioccolato caldo,
Bavarese alla frutta con salsa all arancia
Composta di Frutta fresca
Meringhe con panna e cioccolato
Vino bianco e rosso da scegliere
Spumante dolce e secco per brindare
Minerale, Caffè, carrello dei distillati
Nelle splendide sale con vista su Perugia oppure nelle migliori location
Umbre Etruria La Collina Banqueting e Catering organizza matrimoni,
ricevimenti ed eventi per tutte le occasioni.
Dispone di sale da 50, 100 e 200 coperti con parco estivo adatto a magnifici
aperitivi scenografici.
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Cultura e Società
a cura di Juan Carlos Gallici
Docente e giornalista, nato in Argentina,
laurea a Còrdoba e Roma,
specializzazione a Viterbo
Articolo 67
della
Costituzione Italiana
Cultura e Società
La Costituzione Italiana, promulgata dall’Assemblea
Costituente il 27 dicembre 1947, è il massimo Codice
normativo della Nazione Italia. Nella sua Prima Parte
sancisce i principi fondamentali alla base della convivenza
democratica e stabilisce diritti e doveri dei cittadini, i
rapporti etico-sociali, economici e politici che reggono lo
Stato e la cittadinanza.
Sicuramente i Padri Costituenti hanno avuto un bel daffare nel
traslare quell’immenso coacervo di esperienza sintetizzata
nei codici del passato e incarnata nelle coscienze di
centinaia di generazioni, e pervenuta quasi intatta sino a
noi, corredata da pochi interventi innovativi e correttivi dei
secoli dei lumi. Infatti, leggere oggi la Prima Parte della
nostra Costituzione è certamente un piacere, anche se non
tutti gli esperti sono d’accordo sul contenuto.
Ovviamente promulgata, la Carta Costituzionale passò
alle aule universitarie e giudiziarie dove si saggiarono la
congruità delle norme e dei principi.
Oggi è impensabile parlare o solo pensare alla Costituzione
come strumento normativo, a partire dai concetti storici e/o
filosofici che stanno alla base della cultura occidentale, che
lamentabilmente restano fuori da ogni confronto circa le
fonti e le consuetudini di secoli passati. Oggi si approda
direttamente alla dialettica giuridica giurisprudenziale.
Il nostro pensiero politico e le leggi che esso produce, non
hanno un ante, ma solo un post, “a partire da”.
In proposito Piero Ostellino, dalle colonne del Corriere della
Sera (20.5.06) dissentiva aspramente con il Presidente
della Repubblica, in quanto “non mi riconosco in quei
principi fondamentali che scolpirono nei primi articoli della
Costituzione il volto della Repubblica, perché non sono
quelli di uno Stato di democrazia liberale bensì una finzione
retorica”. Retorica, nostalgia di un passato, ansia di equilibrio
tra martoriate democrazie occidentali capitaliste e “i valori
collettivisti” del primo Stato socialista (Unione Sovietica),
entrambi da preservare, entrambi alla pari. Dando ascolto
ai vecchi pensatori del passato io credo alla equazione di
Aristotele secondo cui, nei fatti umani, a maggior quantità,
minore qualità, che egli stesso ha tradotto in: “major pars
imperfectorum”. Ostellino sembra mettere alla corda un
certo moderno trionfalismo da paese, un po’ infantile se si
vuole, che impera anche nei media. La nostra Costituzione
non è perfetta e non è peggiore di molte altre. Tutto sta nel
mantenere una angolazione intelligentemente critica, senza
acrimonia ma anche lontani da fideismi democratici.
La Costituzione che abbiamo, palesa lacune e, se finora
non si è fatto, è stato per un bieco campanilismo di parte in
cui i veti incrociati non sono mai venuti a mancare.
L’affanno di contemperare gli opposti e i contradditori per
accontentare tutti, ha fatto finire nel testo costituzionale
alcune non irrilevanti incongruenze. Non sono, infatti,
infrequenti i nodi critici che oggi, nella fragorosa attività
politica e sociale del Paese, si sono rivelati non all’altezza
delle esigenze politiche e sociali, con grave rischio
44
Wealth Planet magazine
destabilizzante per il Paese. Uno di essi è l’Articolo 67,
apparentemente senza decisiva importanza nel meccanismo
democratico.
Ecco il testo: “Ogni membro del Parlamento rappresenta
la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di
mandato”.
Questa disposizione risale ai tempi della Rivoluzione
Francese (1789) ed era indirizzata alla protezione di
coloro che, nell’esercizio dei diritti politici, pubbliche
funzioni, idee o comportamenti ritenuti ostili al potere,
erano esposti ai rischi e alle inevitabili pressioni dei poteri
forti. Oggi è un disposto privo di senso. Nel dopoguerra
l’Assemblea credette opportuno mettere al sicuro chi poteva
essere perseguitato per ideologia, appartenenza o reati di
opinione (fascista).
Il contenuto concettuale, invece, è certamente più complesso.
Vediamo i punti fondamentali:
1 “Membro del Parlamento”
Ovviamente si presuppongono elezioni, elettori, una precisa
scelta di un preciso elettore di un preciso candidato cui dare
il suo voto che è chiaramente un mandato.
Senza questa sequenza non è possibile contare con cittadini
Membri del Parlamento.
2 “Rappresentanza”
L’eletto rappresenta il mandante, colui che con il suo voto,
lo ha mandato in Parlamento.
Poiché il Parlamento è un organismo plurimo, la massa degli
eletti rappresenta in Parlamento la massa degli elettori, le
loro idee, i loro progetti, le loro istanze e necessità, ecc.
Da nessuna parte si evince che istituzionalmente debba
rappresentare la Nazione. Al massimo potrà rappresentare
il Parlamento, non la Nazione (che avrebbe altre
conseguenze).
Sarebbe molto più chiaro, coerente e logico l’esatto
contrario: ogni membro del Parlamento rappresenta il
Popolo che lo ha eletto.
3 “Senza vincolo di mandato”
Di certo oggi è una espressione zeppa di ambiguità. Forse
nella Francia del ‘700, no.
Se si riferisce alle pressioni esterne oggi i partiti, che sono
associazioni esterne, la fanno da Padroni. La funzione
Parlamentare è composta da studi, confronti, discussioni,
consenso, ma anche da spinte, agguati, dissuasione
e pressioni di ogni genere, se si tratta dei partiti, essi
raccolgono la disponibilità di ogni singolo eletto per fare
pressione interna ed esterna su ogni struttura dello Stato.
che mantiene uniti eletto ed elettore consacrando il senso
più serio e profondo della democrazia.
Se stiamo al testo liscio e puro dell’Art.67, la logica più
elementare porta a concludere che l’espressione “senza
vincolo di mandato” è un colpo di mannaia alla radice della
democrazia, un taglio netto all’istituto della rappresentatività
popolare delle democrazie. Si arriva all’assurdo che
gli eletti non rappresentano nessuno in quanto la stessa
Costituzione recide quel cordone ombelicale tra eletto ed
elettore che assicura quella rappresentatività democratica di
cui la stessa Costituzione si rende garante. E se la logica ha
una qualsiasi attendibilità, ne consegue che tutti gli eletti,
poiché non hanno vincoli con alcun elettore, davvero non
sono stati mai eletti.
Dovrebbero tornarsene a casa. Ma non lo fanno. E’ qui la
beffa più cocente. Il sublime istituto del “Gruppo Misto”,
quel limbo in cui vanno a finire tutti quelli eletti che, non
avendo o non volendo più rapportarsi coerentemente al
popolo che li ha mandato in Parlamento, anziché tornare a
casa sommersi di tristezza, si riorganizzano fantasiosamente
cambiano padrini, portano acqua da altri mulini, cercano
nuovi consensi ed amicizie, spesso senza trovare anime
gemelle con cui ipotizzare un qualsiasi servizio al Paese.
Gli stipendi, le indennità e tutti i benefici, sono salvi.
Però la Patria, no.
Questo meccanismo, comunque sia spiegato, ha avuto
e ha due palesi degenerazioni. La prima, la dilatazione
dei periodi da Parlamentare che a volte è una sfacciata e
scandalosa perpetuazione indebita di periodi largamente
superati. Costoro, all’epoca delle scadenze e quando
sentono odore di bruciato cambiano casacca, saltano da
partito in partito, si presentano rinnovati ad ogni tornata
elettorale. Non sono pochi quelli che da 20, 30 o più anni,
sono ininterrottamente in Parlamento.
La seconda degenerazione, quella cui abbiamo assistito in
questi anni, è la corruzione. Poiché di tempo ne hanno assai,
tutto facile e tranquillo, pian piano subentra il lassismo,
il bel mestiere di ascoltar sirene e di provar lusinghe del
potere e del denaro. C’è posto per tutti tra le pieghe del
potere. Tutto facile, normale, consentito. Mi sovviene il
pensiero di Winston.Churchill: “la democrazia è il peggior
sistema di governo che esista, peccato che non ce ne sia

uno migliore”. 4 “Mandato elettorale”
Senza vincolo di mandato forse può avere altri significati
occasionali, velleitari, non letterali.
In senso letterale l’espressione “senza vincolo di mandato”
non significa altro che la recisione di quel cordone ombelicale
Wealth Planet magazine
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Cultura e Società
L'uomo e la natura
a cura di Mirina Hoxha
“È nel cuore dell’uomo che vive lo spettacolo della natura;
per vederlo, bisogna sentirlo. Il fanciullo scorge gli oggetti,
ma non può scorgere i rapporti che li collegano, né intendere
la dolce armonia del loro concerto.”
(Rousseau, l’Emilio o Sull’educazione)
La storia dell’uomo porta nelle sue viscere un legame forte
che non si è incrinato con il cambiamento dell’età, con le
vicissitudini e con il trascorrere del tempo.
Sin dai primi giorni di vita, nel grembo materno, siamo
avvolti dalla natura e dal suo elemento più sacro e prezioso,
l’acqua. È la vita che nel suo crescere continuo ha bisogno
di questo elemento prezioso, come questo elemento ha
bisogno della vita stessa per poterci mostrare tutto il suo
splendore. Ed il nostro corpo vivo è infatti costituito dal 75%
di acqua. La differenza tra un corpo vivo e uno non in vita
sta proprio nella presenza o meno dell'acqua. La natura
in tutte le sue forme si è voluta plasmare a molti esseri che
popolano il pianeta, li ha avvicinati ai suoi misteri, si è fatta
frugare, capire conquistare e abbandonare per un attimo...
ma poi riavere. L’uomo l’ha dovuta osservare, studiare,
analizzare, perseguitare per secoli per poter capire le sue
leggi. Leggi che hanno dato vita a meccanismi che non
si fermano ma continuano silenziosi per secoli senza che
abbiano avuto istruzioni ma profondamente perfetti.
È in questa sua perfezione che stiamo noi, nella e con
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Wealth Planet magazine
la nostra imperfezione. La sua creatura più cara, l’uomo,
dopo averla affiancata per lungo tempo, ha cercato di
allontanarla per esprimere forse la sua supremazia su un
meccanismo tanto forte ma allo stesso tempo tanto delicato,
tanto meccanico ma allo stesso tempo tanto armonioso.
I nostri studi, i nostri progressi, per quanto siano eccezionali
e moderni, non riusciranno mai ad avere quel sentimento
materno della natura.
È così, la natura vista come una madre. Lo diceva Leopardi
nei suoi cantici, lo diciamo noi quando ogni giorno leggiamo
e vediamo i disastri ambientali che, questa natura, ogni
giorno di più assomiglia ad una matrigna.
Io oserei dire ad una madre arrabbiata.
Proprio così, una madre che tenta di far guidare i propri
figli con armonia però nel rispetto delle leggi e delle regole.
E più ci prova più questi figli sembra che cerchino di fare a
meno delle sue lezioni e delle sue regole.
Una madre che da millenni ha saputo tenere sulle spalle un
universo intero deve essere solo “compresa nel modo giusto
e rispettata”.
Ma troppo spesso vediamo che tale rispetto viene meno e
madre natura come qualsiasi altra madre ci impone il suo
rispetto.
Ci rende ogni giorno partecipi della sua bellezza e della
sua armonia, donandoci il tutto senza senza chiederci nulla
in cambio, o forse per taluni troppo. 
Nel cuore delle colline toscane, immerso nel verde.
La tua apericena sotto le stelle
Hotel Posta Via Ugo Foscolo, 50 - Chianciano Terme - Siena
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Cultura e Società
Le
“GAITE del DRAGO”
a cura di Luca Morelli
Incontriamo in un'atmosfera tipicamente medioevale
la compagnia Le Gaite del Drago…catturati dal loro
entusiasmo e avvolti dall’ambiente circostante ci sembra
quasi di ritornare indietro di secoli...per poter capire meglio
la dedizione e la passione che questa compagnia mette in
quello che fa ci viene naturale porre qualche domanda...
Quando nasce La Compagnia dè Musici Le "Gaite
del Drago"?
La Compagnia dè Musici Le "Gaite del Drago" nasce
nell’estate del 2008 da un'idea del maestro Paolo Papini
dopo la scoperta, nella basilica di S. Cristina di Bolsena, di
un affresco raffigurante un suonatore di cornamusa.
Perchè la vostra compagnia porta il nome Le
"Gaite del Drago"?
Il nome "del Drago" si rifà al cognome del Principe Don
Giovanni Del Drago, proprietario del castello di Bolsena e
nostro fan.
La vostra compagnia ha riscontrato subito un
grande successo...
Sì è vero...nel giro di poco tempo il gruppo è cresciuto, si
sono aggiunti altri musici, non solo cornamuse ma anche
saz (strumento a corda medioevale ), buzuki, una sezione
percussioni, dove milita il più giovane del gruppo (5 anni) e
dall'anno scorso ci siamo arricchiti anche di una sezione di
danzatrici medioevali.
I vostri spettacoli sono concentrati in loco oppure
avete collaborazioni anche con altre città?
Collaboriamo con molte compagnie musicali...tra cui anche
con il gruppo di cavalieri della compagnia Santaccio di
48
Wealth Planet magazine
Chiusi e con i Cavalieri di Abbadia San Salvatore dove
partecipiamo attivamente alla rievocazione dell’Offerta
dei Censi. La compagnia partecipa regolarmente a
feste medioevali e rievocazioni storiche e da due anni
partecipiamo al Corteo Storico di Orvieto. Proprio ad
Orvieto abbiamo presentato quest’anno, nella chiesa di
Sant’ Andrea, il nostro primo spettacolo-concerto, intitolato
“In viaggio da Cantaerbury a Roma” che ripercorre,
attraverso brani di musica e canti, il viaggio di un ipotetico
pellegrino attraverso la Via Francigena fino a Roma.
Il vostro impegno non è rivolto solo alla
realizzazione di spettacoli e manifestazioni
musicali...giusto?
E’ vero...il nostro impegno, oltre che alla musica, è rivolto
anche alla ricerca storica sulla musica medioevale, in
particolare alla cornamusa per ridare a questo antichissimo
strumento, già suonato, secondo Svetonio, da Giulio
Cesare che lo chiama otricolare, un meritatissimo prestigio
e importanza.
Avete dato vita quindi ad una vera e propria
ricerca storica per quanto riguarda la cornamusa?
Assolutamente sì...attraverso l'osservazione di molti dipinti,
scritti e affreschi stiamo scoprendo, infatti, che la cornamusa
veniva suonata in Italia, che è il paese al mondo con piu
tipi di cornamuse, fin dall'antichità e molti secoli prima che
arrivasse nei paesi anglosassoni con cui viene troppo spesso
identificata. Abbiamo trovato suonatori di cornamuse,
per esempio, su affreschi a Sutri, Nepi, Bolsena, Assisi e
ultimamente sul Timpano del Duomo di Orvieto, dove a
suonare la cornamusa è un Angelo. 
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Spettacolo e Intrattenimento
Spettacolo e Intrattenimento
Simone
Ravenda
a cura della redazione W.P.
Parlaci di te
Sono Simone Ravenda e abito a Cervignano del Friuli un
paese in provincia di Udine, ho 28 anni e ho una laurea
specialistica in scienza dello sport, ma il mio mestiere,
almeno per ora, è fare il mentalista.
Cosa è un mentalista?
Il mentalista è un artista che in qualche modo riesce ad
entrare dentro la mente dei propri spettatori, a leggere i
loro pensieri e ad influenzarne le azioni e i comportamenti.
Il mentalista sa usare la propria mente in modo particolare
riuscendo anche ad interagire con la materia per via
psichica; solitamente si distinguono due figure di mentalista
simili ma diverse, il mentalista classico, il quale è legato
maggiormente alla sfera paranormale e parapsicologica
e il mentalista moderno o contemporaneo il quale è più
legato al mondo della comunicazione e della psicologia,
francamente non mi schiero nè da una parte, nè dall’altra.
Quale è la differenza tra mago e mentalista?
Diciamo che queste due forme artistiche derivano dallo stesso
ceppo, la magia o l’illusionismo è una forma d’arte dove lo
spettatore è pronto e consenziente all’inganno, sa che sarà
ingannato ma non sa nè quando nè come. Molto spesso
gli spettatori si lasciano andare e si gustano lo show, ma
ogni tanto si viene a creare una simpatica “sfida” tra mago
e spettatore dove lo spettatore cerca di scoprire i segreti
dei maghi, e i maghi cercano di celarli il più possibile. Il
mentalista invece è una figura lievemente diversa, ciò che
dimostra infatti deriva da diverse discipline; dico sempre
che un mentalista deve essere un conoscitore delle più
moderne tecniche di comunicazione, come delle più antiche
forme di magia, alchimia e esoterismo, se vuole essere un
artista completo deve avere un’ampia cultura che copra più
aspetti possibili. La relazione del mentalismo con la magia
è che quest’ultima ha moltissimi aspetti psicologici, molti
52
Wealth Planet magazine
non sanno che dietro l’illusionismo vi è un’enorme mole di
psicologia che va considerata. Il mentalismo riprende anche
quei fattori psicologici dell’illusionismo e li fa propri.
Come hai scoperto queste doti?
Circa una decina di anni fa, vidi una persona che era
in grado di piegare oggetti metallici senza toccarli.
Nel mondo della magia esistono migliaia di effetti che
replicano questo fenomeno con oggetti più o meno truccati,
ma questa persona era capace di farlo con delle forchette
o dei cucchiai autentici, questa cosa mi affascinò a tal
punto che feci mesi e mesi di ricerche senza alcun risultato,
sperando di riuscire a capire come facesse, circa dopo
due anni riuscii a piegare leggermente un cucchiaino da
caffè, ma francamente non avevo idea di come riuscii a
farlo, so soltanto che l’ho fatto. Da li scoprii questo mondo
che è un mondo immenso dove davvero non finisci mai di
apprendere e decisi di cominciare a conoscere e a sviluppare
determinate doti, che sono poi le doti che permettono di
essere un mentalista.
Ti ho visto piegare migliaia di forchette e cucchiai,
e posso confermare che sono autentiche forchette e
non oggetti truccati, ma si può parlare di fenomeno
paranormale?
Sicuramente la piegatura di metalli è l’effetto che più mi ha
fatto conoscere soprattutto in Friuli, dove abito. Diciamo che
amo rimanere in bilico con le definizioni, senza sbilanciarmi
troppo; sicuramente esistono migliaia di modi per replicare
questo fenomeno, la cosa divertente è quando riesci a
presentarlo con oggetti autentici magari presi in prestito
come cucchiaini o anche monete. Il termine paranormale ha
molte sfumature, un mentalista solitamente afferma di non
possedere alcun dono paranormale, io invece amo lasciare
un alone di mistero, facendo decidere a chi mi osserva se ciò
che faccio è frutto di doti paranormali o meno.
So che hai partecipato ad italia’s got talent 2
anni fa, creando l’invidia di tutta Italia dato che
la tua assistente è stata Belen Rodriguez, questa
esperienza ha smosso qualcosa nel tuo lavoro?
Sicuramente si, prima di tutto voglio dire che è stata una
bellissima esperienza che francamente consiglio a tutti
coloro che hanno un talento, per quanto se ne possa parlare
male o bene di questo programma, oltre a dar l’occasione
di mettersi in mostra è anche molto divertente.
Ha ampliato notevolmente la mia rete di contatti facendomi
conoscere ad un pubblico enorme e dandomi l’occasione
di portare i miei spettacoli praticamente in tutta Italia e
all’estero, lavorando anche in Tunisia per la Going srl con
cui mi sono trovato divinamente. L’onda post italia’s got
talent ha una durata media di circa un anno in cui devi
sforzarti per mantenere i contatti presi. Comunque grazie
a quel programma posso dire che sicuramente la mole di
lavoro è aumentata sia per quantità che per qualità.
Vorresti fare il mentalista a vita?
Francamente, a differenza di molti altri artisti, no...sono del
parere che non bisogna far diventare la propria amante
una moglie. La vita dell’artista è sicuramente molto bella
e divertente sei sempre in giro, viaggi, conosci persone
nuove e vedi un sacco di posti, ma è anche abbastanza
altalenante e non da una grande sicurezza; fino a quando
non si hanno vincoli va bene, in seguito bisogna pensare
anche a costruirsi lentamente un futuro e francamente
penso che viviamo in una nazione che è abbastanza
(passatemi il termine) sfigata in campo artistico. Siamo
passati dalla Gioconda di Leonardo Da Vinci e dal David di
Michelangelo, agli anziani che ci provano l’un con l’altro in
tv e ai reality. Penso sia un'involuzione abbastanza evidente
e triste. Senza parlare poi della situazione burocratica e
fiscale degli artisti, che vengono letteralmente spappolati
vivi dalle varie istituzioni. Quindi credo che manterrò
quello che ora è il mio mestiere come un hobby con cui
divertirmi e comunque da portare avanti in maniera sempre
professionale. Ho 28 anni e non ho vincoli quindi mi diverto
e mi godo la vita così, quando toccherà diventare adulti
allora mi ridimensionerò; sinceramente spero accada il più
tardi possibile. Porterò avanti questo mestiere come un vero
e proprio lavoro, solo qualora dovessi un giorno trasferirmi
all’estero, dove gli artisti sono trattati come tali e non come
fenomeni da baraccone che servono da riempitivo alle
festicciole di paese.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Beh sicuramente continuare ad ampliare la mia rete di
contatti per portare la mia arte sempre più lontano, dopo
di che continuare con un altro progetto che sto portando
avanti da 2 anni assieme ad altri amici e colleghi.
Uno spettacolo teatrale interamente dedicato alla magia che
si chiama: “Magic, la realtà ha le ore contate” spettacolo
che abbiamo portato ormai per il secondo anno in mezza
Italia e che sta lentamente riscuotendo sempre più successo,
anche grazie allo sforzo dei miei colleghi Nicola Calore di
Padova, Tiziano Cellai e Federica Renzi di Firenze i quali
hanno appena vinto un importante premio italiano dedicato
alla magia, e Marco Gandini e famiglia di Bolzano. Infine
cercare di godersi la vita e stare tranquilli penso sia un
piano di vita allettante e non scontato dato i tempi in cui ci
troviamo.
Qualora alcune persone volessero seguirti come
possono farlo?
Andando
a
guardare
il
mio
sito
internet
www.mindsigil.com e seguendo i miei aggiornamenti
su facebook come Simone Ravenda, o Simone Ravenda

mentalista.
Wealth Planet magazine
53
Spettacolo e Intrattenimento
Casting e provini
È possibile consultare l'annuncio completo su
www.castingeprovini.com
Italia’s got talent 2013
Casting, provini e selezioni per la quinta edizione
(2013-2014) di “Italia’s got talent”, il talent show TV
di Canale 5.
La quinta edizione dovrebbe essere anticipata a settembre
2013.
Italia’s got talent è il talent show Mediaset a cui possono
partecipare persone con talento artistico di qualsiasi genere
e di età compresa tra 0 e i 99 anni.
Casting attori e attrici retribuiti per
puntata pilota serial TV
Casting attori e attrici a Roma e Salerno.
La Hydra Film, casa di produzione cinematografica,
ricerca attori ed attrici tra 18 e 50 anni per la realizzazione
di una puntata pilota per un serial televisivo.
Gli attori/attrici saranno retribuiti.
Per partecipare al casting inviare curriculum professionale
aggiornato ed almeno un paio di foto.
Luogo provini: Roma e Salerno.
Data provini: entro fine settembre 2013
(data precisa da definire).
Audizione attrice-danzatrice
Yerevan e San Pietroburgo.
per
tournee
a
La Compagnia Incontroverso cerca attrice-ballerina per una
tournee all’estero.
La tournee si svolgerà inYerevan, dal 1 al 10 Ottobre 2013,
e San Pietroburgo, dal 20 al 30 Novembre 2013.
Per partecipare all’audizione è richiesta una forte base di
danza classica e di recitazione.
La compagnia offre alloggio, per le prove è previsto un
rimborso spese, le recite sono retribuite.
L’audizione, le selezioni e le prove si svolgeranno a Grosseto
54
Wealth Planet magazine
Le prossime date previste per i casting di Italia’s got talent
2013 sono:
- Milano, il 21 e il 22 maggio 2013;
- Napoli, 27 e il 28 maggio 2013;
- Bologna, 4 e 5 giugno 2013;
- Roma, 14 e 15 giugno 2013;
- Catania, 18 e 19 giugno 2013;
- Bologna, domenica 16 giugno 2013. La redazione di Italia’s Got Talent sarà presso The Jambo
per i casting di Action Sports per la prossima edizione del
programma.
La pagina facebook ufficiale del talent segnala che per
alcune delle date possono partecipare alle selezioni solo
le persone iscritte sul sito ufficiale del programma che siano
state ricontattate dalla redazione.
Per altre date invece sarà possibile partecipare ai provini
senza essere stati contattati. Ad esempio per le date di Roma
14 e 15 giugno 2013 al Parco di divertimenti Magicland
di Valmontone:
- Gli iscritti al sito del programma che avranno ottenuto dalla
redazione la conferma di un appuntamento, troveranno
il proprio nominativo all’ingresso e potranno accedere
al parco per sostenere il provino in modo assolutamente
gratuito.
- Per chi non è stato convocato; coloro che indipendentemente
dai provini di Italia’s got talent, visiteranno il Parco
MagicLand, tra le varie attrazioni, troveranno una sala
prove dedicata (e opportunamente indicata) dove potranno
iscriversi, compilare i moduli necessari e sostenere
direttamente il provino.
Qualora un elevato numero di richieste non dovesse
consentire a tutti un provino professionalmente adeguato,
anche nell’interesse degli stessi candidati, la redazione
s’impegna a richiamare coloro che lo richiederanno per un
secondo successivo incontro.
Spazio aperto - Diritto e Tutela del Cittadino
a cura dell’Avvocato Pier Paolo Poggioni
Esperto in Diritto di Impresa, Docente Universitario
La possibile riscoperta
dell’IMPRESA AGRICOLA
“Crisi, rinascita, ricostruzione”, intitola Silvia Berti in una
recente opera da lei curata. Stiamo attraversando ancora
il guado della crisi che ha un letto molto più grande
anche rispetto alle più tenebrose e pessimistiche previsioni.
La riva di approdo è lontana, poco visibile e spesso celata
da coltri di nebbia che si alternano in consonanza con le
ingannevoli previsioni di economisti e presunti esperti di
finanza. Gli annunci si sprecano: l’uscita dal baratro è
enunciata come - ingannevolmente –vicina, salvo spostarla
un po’ più in là appena l’accosto appare prossimo.
In questo destabilizzante scenario, pertanto, occorre pensare
a diverse opportunità che non necessariamente coincidono
con attività inedite. Di “new economy”, infatti, si può vivere
ma, come abbiamo causticamente visto, si può anche solo
sopravvivere o, addirittura, morire. E le bruciature ancora ci
sono, ben visibili.
In questo contesto, l’imprenditoria agricola, con connotati
professionali e in presenza di effettive agevolazioni, può e
deve ritornare a costituire una importante opzione.
In tale contesto, occorre comprendere quale tipologia
di “imprenditore agricolo” si vuole adottare: la figura
più tradizionale e cioè quella prevedente la produzione
in un specifico comparto ovvero quella più diversificata
utilizzando le opportunità offerte dalla legge di orientamento
in agricoltura. E’ da aggiungere che l’idea di impresa
comprende la valutazione e individuazione delle leve
strategiche che si intendono attivare: innovazione, vendita
diretta, reti, territorio, qualità, agroenergie, agriturismo,
fattoria didattica ecc. E’ necessario, altresì, analizzare
le caratteristiche e le potenzialità aziendali tramite
l’osservazione del territorio, del mercato, dei concorrenti
e delle normative vigenti. E’ assai utile, inoltre, procedere
al confronto con altre esperienze analoghe in Italia e/o in
Europa. All’esito di quanto precede, è necessario redigere
un piano economico-finanziario.
Le fonti di finanziamento,
56
Wealth Planet magazine
ovviamente, fanno parte del piano e ne costituiscono uno
degli assi portanti. In ordine a tale ultimo punto, la possibile
fonte di finanziamento può essere individuata nell’ambito
delle politiche di sviluppo rurale (insediamento giovani,
investimenti, qualità, pacchetto giovani). Per quanto attiene
alla specifica problematica dell’acquisto della terra, occorre
verificare la possibilità di accesso ai finanziamenti della
piccola proprietà contadina.
Dal punto di vista legislativo, occorre osservare che, a fronte
di una normativa agro-imprenditoriale italiana ed europea
spesso eccessivamente parcellizzata e sovrapposta,
occorrerebbe pervenire ad una disciplina che deve ispirarsi
essenzialmente alla semplificazione dei mezzi predisposti
per chi ne dovrebbe fruire.
Dovrebbe essere garantito un mercato fondiario con
caratteristiche di trasparenza attraverso una costante
attività di monitoraggio e tutoraggio da parte di un organo
investito formalmente di tali responsabilità . Allo stesso ente
dovrebbero essere presentati i piani strategici aziendali ai
fini della modulazione del finanziamento pubblico. Con un
dialogo tra organo garante, l’ISMEA (che detiene l'archivio
pubblico della terra) e il FEASR (istituto in cui confluiscono i
fondi stanziati Ue per paese), l’ente monitorante può venire
a conoscenza delle esigenze per azienda e delle dimensioni
ed attività reali onde da canalizzare i finanziamenti ottenuti.
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commercio
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nella
produzione
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il
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L’altra esigenza è quella di favorire la piccola impresa,
maggiormente semplice da gestire nelle sue fasi iniziali e
con potenzialità di ampliamento: individuare, così, un'unità
in ettari minima, funzionale all'accesso del credito, alla
quale associare il «pacchetto giovani», ovvero, se l'impresa
è nuova, gestita da un giovane e in fase di start up, la
porzione di finanziamento dovrebbe pervenire praticamente
in automatico e in maggior quantità.
Occorre incentivare, poi, i rapporti tra l’Associazione
Bancaria Italiana (ABI) e la Banca Etica per agevolare
l’aiuto finanziario. La media temporale per ottenere un
finanziamento industriale è eccessivo e vengono richieste
garanzie inesigibili per i giovani.
Sotto altro profilo, occorre favorire la filiera corta,
l’agricoltura biologica, la tutela delle eccellenze italiane e
le esportazioni.
Inoltre: è necessario introdurre con minore timidezza misure
di greening adeguandosi agli standard europei per la
promozione dell’energia rinnovabile. I giovani, soprattutto,
possono combinare tecnologia e agricoltura con la possibile
innovativa figura dell’”ingegnere agricolo”. 
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Nuova Caledonia
Alla scoperta dei Kanak
a cura di G. Laura Ascione
58
Wealth Planet magazine
L’arcipelago della Nuova Caledonia conta la Grande Terre,
le Iles de Loyautè, l’île des Pins, la minuscola île Belep e
qualche isolotto vulcanico o corallino. L’isola principale è la
Grande Terre, una lingua di terra situata proprio nel cuore
di un mare turchese dove sembra che il tempo si sia fermato.
È attraversata da una catena montuosa con cime coperte da
fitte foreste, dove il tempo è umido e nebbioso mentre la costa
est, a differenza di quella a ovest, si presenta selvaggia e
non troppo modificata dagli insediamenti europei. La parte
occidentale, non molto esposta alle piogge, è più secca, e
le sue ventose pianure costiere hanno sofferto le peggiori
devastazioni ambientali.
Questo arcipelago del Pacifico è unico nel suo genere, delle
3400 piante viventi, 2500 crescono solo qui. Un esempio
sono le Araucariaceae, progenitrici di tutti gli
alberi e sopratutto dei pini. La popolazione Kanak è l’etnia originaria risultato delle
migrazioni in epoche primordiali di popoli eurasiatici ed
africani che approfittarono dei ponti naturali tra i vari
continenti per raggiungere l’Australia e quindi l’Oceania. Il nome Kanak deriva dalla parola hawaiiana kanaka
maoli, applicata dai commercianti e dai missionari
per indicare qualsiasi popolazioe indigena delle isole
del Pacifico. I melanesiani della Nuova Caledonia alla
fine decisero di usare questo termine per darsi un nome
facilmente utilizzabile dai “bianchi”. I kanak di oggi
mantengono salde le loro tradizioni culturali e dopo anni
di dissidi con il governo Francese hanno raggiunto la parità
sociale ed una certa dose di indipendenza. A tutt’oggi il
popolo Kanak è composto da non meno di 300 clan che si
esprimono in circa 30 dialetti diversi, ma accumunati da un
dolce davvero particolare, chiamato "dolce della carestia"
perché tradizionalmente preparato nel periodo tra le due
stagioni di raccolta dell'igname il frutto della mangrovia,
prodotto base dell’alimentazione locale o in caso di eventi
naturali disastrosi come i cicloni.
I Kanak si trovano su tutte le isole della Nuova Caledonia
dove vi sono tantissimi piccoli villaggi facilmente riconoscibili
perchè accanto agli edifici moderni vi è sempre perlomeno
una casa tradizionale; è infatti tradizione ancora forte che
per ogni nuova famiglia si debba costruire sempre una casa
tradizionale e quindi quella moderna. Ogni villaggio ha la
sua chefferie, consiglio degli anziani, ed un Grand Cheffe.
Che si sia da soli od accompagnati da una guida il rituale
dell'incontro è sempre lo stesso: si deve incontrare perlomeno
uno degli "anziani" e recare un dono che è sempre
composto da una pezza di tessuto (pareo) e 500 franchi
polinesiani (MENO DI 5 EURO) possibilmente non visibili,
va bene anche un dono personale. L'anziano provvederà
in seguito a consegnare il tutto al Grand Cheffe che a sua
volta lo distrubuirà all' interno della comunità a seconda
delle necessità. A questo punto l' "Anziano"pronunzia
parole di benvenuto per tutti I convenuti e si è formalmente
accolti come ospiti all' interno della tribù. Le attività
possono essere diverse e tutte apparentemente casuali;
Wealth Planet magazine
59
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potrete partecipare magari ad una festa come assistere alla
raccolta dell'igname tuberacea base dell'alimentazione
kanak oppure osservare gli artisti scolpire il legno pregiato
da dove nasceranno le tipiche sculture melanesiane, totem
ed oggetti di uso quotidiano.
Possedendo la seconda barriera corallina più grande del
mondo, la Nuova Caledonia è ideale per le immersioni e lo
snorkeling. Il nuoto è praticabile nella maggior parte delle
numerosissime spiagge sabbiose, le più belle delle quali
si trovano lungo la costa est, nelle Iles de Loyautè e sull’île
des Pins. Nell’arcipelago sono molto diffusi però anche il
trekking a piedi e il trekking a cavallo: all’interno di Grande
Terre si possono organizzare passeggiate a cavallo di due
o tre giorni. Sempre a Grande Terre, come anche sull’île des
Pins e nelle Iles de Loyautè, c’è la possibilità di esplorare
diverse caverne. 
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National Museum of Australia
a cura di Giuseppina Ascione
Il National Museum of Australia nato nel 1980 è tra le principali attrazioni di Canberra, la piccola capitale del paese.
Il museo sorge sulla penisola di Acton, affacciato su Lake Burley Griffin in uno splendido scenario naturale.
Non è difficile riconoscerlo, anche da lontano, per le forme originali ed i colori sgargianti che lo rendono un’architettura
unica nel suo genere. Il National Museum è un museo di storia sociale dedicato interamente alla storia del paese e
dei suoi abitanti.
Qui si incontrano oggetti e persone che hanno fatto la storia dell’Australia, si osservano pelli di animali estinti, dipinti
aborigeni, divise di vecchi carcerati e curiosi memorabilia, in un’atmosfera volutamente originale dove si infrangono
limiti e confini di uno spazio museale tradizionale. 
62
Wealth Planet magazine
Spazio aperto - Ambiente ed Ecosostenibilità
Anavra
Il villaggio greco senza disoccupati grazie alla green economy
a cura di D. Marzocco per Ecoblog
Anche grazie alla green economy, un
piccolo borgo della Tessaglia diventa un
modello di sviluppo, in controtendenza
rispetto a quanto accade in Grecia. Nella nostra epoca di crisi le favole non
sono quelle di mirabolanti trasformazioni
da rospi a principi: anche le fiabe, con
la recessione, subiscono i loro tagli e
talvolta diventa incredibile quello che
fino a una decina d’anni fa, magari,
era la norma.
È lo scotto che il nostro mondo paga al
benessere irreale degli anni Novanta e
della prima metà degli anni Zero.
Dicevamo che ciò che era ordinario può
diventare straordinario.
Per esempio la storia di Anavra, un
piccolo paese di 500 abitanti della
Tessaglia dove lo tsunami, che ha
travolto tutta l’economia greca, è stato
percepito solamente come un eco
lontano.
Gli abitanti dichiarano un reddito
fra i 30mila e 150mila euro l’anno,
merito del lavoro certosino del sindaco
(anche se lì si chiama presidente della
comunità) Dimitris Tsoukalas che nei
primi anni Novanta è giunto in questo
borgo privo di acqua corrente e strada
e in sedici anni da “presidente della
comunità” ha creato un modello di
sviluppo sostenibile da far invidia a tutta
Europa.
64
Wealth Planet magazine
Tsoukalas ha creato un modello economico cooperativistico fra gli abitanti,
attirando i giovani e scommettendo sulla green economy.
Gran parte dei residenti sono allevatori con metodi biologici, ma importanti
risorse economiche arrivano dalla collaborazione fra i residenti e un parco
eolico che permette di vendere energia e ricavare soldi da destinare alla
comunità. Le pale installate sul monte Orthris che domina Anavra produce
energia elettrica per 13mila famiglie e fa entrare nelle casse pubbliche tra
i 50 e i 100mila euro l’anno.
E la disoccupazione è a zero.
Niente male per un paesino di 500 abitanti. 
Spazio aperto - Design
Specchio!
Specchio delle mie
brame…
a cura di Manuele Morgantini - Interior Designer
Decorare le pareti di casa con gli specchi è un’idea trendy,
da quelli geometrici o neobarocchi, asimmetrici o rotanti,
assemblati come patchwork, i modelli di nuova generazione
non solo riflettono l’immagine ma sanno essere immagine.
Sono perfetti per dare un tocco luminoso alla casa
soprattutto se collocati in una zona di essa dove la luce
naturale è meno intensa; oppure per dare all’ambiente
l’illusione di maggior grandezza con specchi che
rivestono completamente una parete donando un grande
effetto spaziale alla stanza la quale acquisterà di colpo
un’imponenza notevole.
Nell’arredare un ambiente gli specchi sono spesso
sottovalutati in quanto considerati solo come elementi
66
Wealth Planet magazine
accessori, tralasciando l’idea che invece essi possano avere
la capacità di valorizzare ed esaltare lo spazio
circostante conferendo agli ambienti raffinatezza
ed
’
eleganza ma allo stesso tempo possono distinguere
un’abitazione originale e stravagante da una spenta e priva
di personalità.
Uno specchio dalla cornice originale può divenire il
fulcro caratterizzante di una stanza dal quale partire per
progettarne l’arredamento. Ma lo specchio è anche un
elemento che, unito alla nostra creatività, può regalare
effetti strabilianti: basta ad esempio mettere due grandi
specchi uno di fronte all’altro per ottenere un’illusione ottica
eccezionale in cui la nostra piccola stanza di pochi metri
quadrati si trasformerà in un ambiente dallo spazio infinito.
Lo specchio decorativo ultra moderno dalle eccentriche
geometrie è capace di creare nuovi giochi di volumi,
riflessi e colori dando nuova energia ad una vecchia
parete piatta e inconsistente; basta poi utilizzare uno
specchio curvo per ottenere una distorsione delle immagini
che varierà in modo apparentemente senza senso ad ogni
nostro movimento.
Ma oggi, nell’era del digitale, lo specchio è andato
addirittura oltre, riuscendo ad inserirsi con prepotenza
anche nel settore del progresso tecnologico: dopo l’era dello
“smartphone” si affianca infatti quella del “smartmirror”.
Una nuova generazione di specchi dotati di sensori,
fotocamere, connessione ad internet, fino ad arrivare
all’ultimo gioiello made in japan, progettato per negozi di
abbigliamento, dove lo specchio fotografa prima il cliente
e poi gli “mostra” come starebbe con gli indumenti da lui
scelti; o il “medical mirror”, uno specchio capace di leggere
il battito cardiaco sul volto di una persona.
Un’era insomma in cui lo specchio diventa intelligente fino
a darci più risposte di quelle a cui eravamo abituati fino
ad oggi; ma a questo punto il dubbio è se siamo pronti ad
avere tutte queste risposte da uno specchio perché, come
nella fiaba, c’è il rischio di sentirsi dire che è più bella
Biancaneve. 
Wealth Planet magazine
67
Spazio aperto - Moda
Zeppe
rock,
seducenti,
femminili,
colorate.
Continuando sullo stile iniziato da
Ferragamo questa estate 2013,
svetteremo su altezze “esagerate”
senza rinunciare alla stabilità grazie
ad un bel paio di zeppe, da quelle
classiche in corda o sughero da
indossare con i jeans e i look più
casual, fino a quelle in tessuto o in
pelle per abbinamenti più sofisticati.
Sono comode, femminili e slanciano
la silhouette. 
68
Wealth Planet magazine
I risultati dei quattro atleti perugini
agli Europei di Walldorf
Il M° Bistocchi riceve il
7° DAN
per meriti sportivi
In occasione della chiusura dei lavori del raduno collegiale
del Team Italia cat. Senior, il Presidente della A.I.J.J.
M° Dario Quenza ha conferito il 7° dan al Maestro perugino
per meriti sportivi.
Il Consiglio Direttivo Nazionale ha deliberato in tal senso
pronunciandosi con la seguente motivazione:
“….per gli importanti risultati ottenuti in campo internazionale
e per l’impegno profuso nella gestione del Team Italia nel
quadriennio olimpico 2009/2012”.
Il team tricolore del Ju Jitsu, guidato dal
Maestro Massimo Bistocchi, Direttore Generale
della Nazionale Italiana, ottiene degli ottimi
risultati agli Europei di Walldorf (Germania).
Il Maestro Massimo Bistocchi aveva schierato per Team
Italia 17 atelti, divisi nelle tre specialità:
Fighting, Duo System e Ne-Waza; nel corso della
competizione sono state conquistate ben 5 medaglie:
1 oro, 1 argento e 3 bronzi.
Il titolo Europeo è stato aggiudicato alla Coppia Emiliana
del “Duo” Michele Vallieri e Sara Paganini.
Hanno fatto parte della squadra anche 4 perugini, che si
sono ben distinti. Nel dettaglio:
Jessica Scricciolo (G.S. Ju-Jitsu Perugia – Fighting System
-Cat. 55kg): Campionessa Europea U21 e bronzo ai
Mondiali 2012 senior, con i suoi 19 anni era tra i più
giovani del gruppo; la nostra portacolori ha combattuto
mettendo in mostra tutte le sue doti e al termine di una finale
vissuta all’insegna del più assoluto equilibrio, contrapposta
alla Campionessa Mondiale in carica, vedeva sfumare per
un soffio l’occasione di salire sul gradino più alto del podio.
Smaltita la delusione per l’occasione persa, ora Jessica
continuerà la preparazione in vista dei prestigiosi World
Games 2013, che si terranno a Cali, in Colombia, a fine
luglio. Alla manifestazione parteciperanno i migliori 6 atleti
del mondo per ogni categoria e la perugina cercherà di
recitare anche stavolta un ruolo da protagonista.
Laura Boco (Cat. 70 kg): Capitano della squadra Senior,
veterana delle competizioni, si è ben distinta negli incontri
preliminari, approdando con merito alla finale per il bronzo.
Contrapposta alla fortissima atleta russa, in vantaggio per
gran parte del match, veniva superata solo negli ultimi
secondi. Un quinto posto che brucia e un grande rammarico
per l’occasione sfumata. Anche per Laura è prossimo
l’impegno alle World Games.
Analogo discorso per Roberto Crispolti (Cat. 94 kg):
il ventitreenne perugino, autore di una gara pregevole,
conquistava brillantemente l’accesso alla finale per il terzo
posto. Incrociando i “guantini” contro l’esperto avversario
polacco, dava vita a un incontro avvincente che purtroppo
si chiudeva a favore dell’atleta dell’Est per un solo punto.
Un “bravo” comunque a Roberto per il grande impegno.
Lorenzo Armino (Cat. 77 kg): Iscritto nella categoria più
numerosa e dall’altissimo tasso tecnico, l’atleta non è
riuscito a salire sul podio ma ha sempre ceduto di misura
agli avversari dimostrando, oltre alla ben nota tecnica, una
buona dose di grinta e determinazione.
Un altro risultato positivo per la delegazione in chiave
“italo-umbra”, composta dal M° Paolo Palma (Direttore
Tecnico Fighting System), il Dott. Marco Facincani e
il M° Claudio Faraghini (Staff Medico), l’Istr. Raffaele
Calzoni (Coordinatore Staff) e da Alessandro Cofanelli
(Videoperatore per Rai Sport).
Il M° Massimo Bistocchi si è complimentato per la buona
prestazione, con la quale si è aperto il quadriennio
olimpico 2013/2016 che si spera foriero di successi per la
Nazionale Italiana.
Nella classifica per Nazioni il Team Azzurro, con le
cinque medaglie, si è classificato al quarto posto dietro a
Germania, Russia e Austria, lasciandosi alle spalle Nazioni
blasonate del calibro di Francia, Belgio, Olanda, Svezia,
Polonia, Spagna. Il Maestro Massimo Bistocchi
BISTOCCHI eletto
Presidente della
F.I.J.L.K.A.M. Umbria
Massimo Bistocchi è il nuovo Presidente regionale della
F.i.j.l.k.a.m. (Federazione Italiana Judo-Lotta-Karate-Arti
Marziali).
Presso il Centro Convegni del Deco Hotel di Ponte
S. Giovanni, il Maestro perugino è stato eletto, a scrutinio
segreto, con 57 voti, superando nettamente l’uscente
Giuseppe Famà, fermatosi a quota 39.
I lavori dell’assemblea sono stati ben presieduti dal
Presidente del C.O.N.I. Regionale, Generale Domenico
Ignozza, in un clima di grande fair play, a testimonianza
che, aldilà delle divergenze d’opinione, il mondo delle Arti
marziali può essere comunque unito, nel nome dei valori
più autentici dello sport.
Nel corso della riunione, sono stati eletti anche i presidenti
dei singoli settori (judo, karate e lotta) ed i loro vice.
Legittima la soddisfazione del vincitore, che ha ringraziato i
presenti per la fiducia accordata.
Ora, al M° Massimo Bistocchi va l’onore e l’onere di guidare
le Arti Marziali nel quadriennio olimpico 2013-2016.
Il M° Bistocchi, visibilmente emozionato e felicemente
sorpreso, nel ringraziare il Presidente Quenza per
l’importante grado “confezionato” in una targa ricordo,
ha abbracciato simbolicamente gli atleti e lo staff tecnico.
In primis il M° Paolo Palma reale punto di riferimento da
sempre, lo staff medico e lo staff organizzativo capitanato
da Raffaele Calzoni, con i quali ha condiviso impegno,
sacrifici, preoccupazioni, sofferenze ma anche tante
soddisfazioni e momenti di grande gioia.
L’occasione del conferimento del grado non poteva essere
che, opportunamente, la sede di allenamento del Team Italia,
per la circostanza il numero 88 della serie collezionata dal
M° Bistocchi. A titolo di cronaca sono stati menzionati i
“numeri sportivi” più significativi della carriera del D.G.
perugino: 32 gare internazionali, di cui 3 World Games,
12 Mondiali, 15 Europei, 1 Combat Games ed 1 Coppa
Europea, conquistando 140 podi (19 ori, 36 argenti,
85 bronzi).
Il M° Bistocchi è stato riconfermato alla guida della
Nazionale Italiana (U18, U21 e senior) a febbraio scorso
in quel di Palermo, e ciò a valere per il quadriennio
2013/2016.
Concludiamo certi che il “forza e coraggio” del Maestro
continuerà almeno per i prossimi tre anni.
Palasport Evangelisti
Pian di Massiano
Perugia
Tel. 335.6069678
e-mail: [email protected]
www.ju-jitsu.it
Spazio aperto - Sport
L'uomo al comando
Intervista a
Massimiliano Santopadre
Presidente del Perugia Calcio
a cura della Redazione Wealth Planet
Foto di Roberto Settonce
Gent.mo Dott. Santopadre, cosa l’ha spinta a
investire risorse ed energia nel Perugia Calcio quindi,
indirettamente, per Perugia città in questi ultimi anni?
La grande passione per il calcio e la storia straordinaria del
Perugia calcio.
La sua “gestione” della squadra ha dato degli ottimi
risultati, qual è stato il segreto o la combinazione
vincente?
Il lavoro, l’amore e la passione per questo sport.
Per quanto riguarda la partita del ritorno con il Pisa, anche
se non ci ha visto vincitori, Lei si sente di affermare che
in quella giornata il Perugia comunque una grandissima
vittoria l’ha ottenuta ovvero quella di vedere il Renato
Curi quasi pieno, cosa che non avveniva da quasi 10
anni?
Assolutamente si! Ed è per lo stesso motivo che il giorno
dopo sono ripartito ancora più determinato ad inseguire il
sogno di tutti noi…
Lei in un intervista rilasciata subito dopo la partita con
il Pisa affermava che dal giorno dopo per il Perugia
sarebbe iniziata una nuova avventura basata su un
nuovo progetto: partendo anche dall’acquisto di
nuovi giocatori...come prosegue questo cammino di
ricostruzione?
Come avevo promesso, il nuovo Perugia è ancora un cantiere
aperto ma sono sicuro che costruiremo un’ottima squadra.
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Wealth Planet magazine
L’economia, la società ed il calcio sono sempre andati
a braccetto...nei periodi di boom e crescita economica
del paese si sono verificati anche degli ottimi risultati
nel calcio.
Questo, come tutti sappiamo, è un momento molto
difficile per tutto il paese e anche per la città di Perugia...
Lei crede che la “magia” che ha caratterizzato la crescita
di questo paese per tanti anni potrebbe ripartire dal
calcio?
Se non solo dal calcio sono sicuro che sarà uno dei motivi
importanti che ci farà ripartire, d’altronde nel mondo l’Italia
è da sempre conosciuta per la cucina per la moda e per il
calcio.
La nostra rivista si occupa di Bellezza e Benessere in tutte
le sue forme e sfumature...facendo lei parte del mondo
del calcio ci potrebbe dire cosa rappresenta per il calcio
la bellezza e il benessere?
La fisicità degli atleti, gli stipendi molto alti e di conseguenza
le meravigliose donne che circolano in tutto ciò.
Pensa che si possa coniugare un trinomio calcio-bellezza
e benessere?
Credo proprio di si ed è già coniugato da molto tempo,
diciamo da sempre.
Le auguriamo di cuore un futuro pieno di sorrisi...
ovviamente nel nostro Perugia!!!
Grazie di cuore a tutti voi. 
Spazio aperto - Hi tech
Grafene
a cura di Giuseppina Ascione
Si ritiene che sia il materiale più sottile del mondo perchè
ha lo spessore di un atomo, ed è capace di assumere le
proprietà più diverse. Sebbene le applicazioni siano ancora
lontane, è visto come l’erede del silicio così come ingrediente
fondamentale per la plastica del futuro, resistente al calore e
capace di condurre elettricita’.
Dalla scoperta del grafene, nel 2004 poi premiata nel
2010 con il Nobel per la Fisica, molti gruppi di ricerca nel
mondo e in Italia lavorano per ottenere dispositivi elettronici
miniaturizzati, dai computer ai telefonini, touch screen e
celle solari, pannelli luminosi flessibili, sensori per ambiente
e biomedicina. Il grafene è anche uno dei materiali più
versatili ‘’figlio’’ dello stesso carbonio che è all’origine
della vita e che, a seconda della struttura che assume puo’
diventare morbido come la grafite delle matite o durissimo
come il diamante.
Riuscire a ottenere il grafene è stata una scommessa dato
che nessuno pensava che sarebbe stato possibile ottenere
un foglio praticamente bidimensionale di questo materiale in
modo stabile a temperatura ambiente. Tutte le straordinarie
proprietà del grafene stanno nella sua struttura sottile come
un atomo.
Sebbene sia una particolare forma di carbonio, il grafene
è un materiale completamente nuovo: conduce elettricità
come il rame, non ha rivali come conduttore di calore,
inoltre è completamente trasparente e nello stesso tempo
così denso che non riescono ad attraversarlo nemmeno i più
piccoli atomi di elio.
Averlo a disposizione significa aprire le porte ad una
miriade di future applicazioni che vanno dall’elettronica alla
scienza dei materiali, dalla fisica delle particelle alla fisica
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Wealth Planet magazine
quantistica, un jolly sia per la ricerca che per l’industria.
Se i fisici delle particelle e della materia lo considerano
ideale per i loro esperimenti, e’ prezioso per ottenere nuovi
materiali adatti a costruire satelliti, aerei e automobili.
Potrebbero essere di grafene i futuri transistor e i chip,
piu’ veloci e piccoli rispetto a quelli attuali di silicio, così
come display per computer sottili come un foglio di carta
e arrotolabili. Mescolato alla plastica (sarebbe sufficiente
l’1%) puo’ trasformarla in conduttore, irrobustirla e renderla
resistente al calore.
Il grafene è stato scoperto dai fisici Andre Geim e
Konstantin Novoselov, entrambi dell’università britannica di
Manchester, grazie ad una striscia di nastro adesivo usata
per tirare via uno strato di grafite. All’inizio ‘’strappavano’’
via piu’ strati di grafene, ma ripetendo la stessa operazione
dieci o venti volte, ottenevano strati sempre piu’ sottili.
Bisognava però riuscire a isolare il grafene dai numerosi
frammenti di grafite che ancora resistevano: per riuscirci
decisero di far aderire lo strato più sottile ottenuto ad una
lastra di silicio. Osservando la lastra al microscopio si
distinguevano i singoli strati di grafene grazie a un effetto
simile all’arcobaleno che si crea quando una goccia di
benzina finisce in acqua. Ogni strato, spesso quanto
un atomo, aveva una struttura cristallina praticamente
bidimensionale e soprattutto era stabile a temperatura
ambiente. Il grafene era diventato una realta’, un materiale
dalle proprietà eccezionali dalla struttura regolare simile
a un reticolo di esagoni, dove gli elettroni si comportano
come particelle di luce (fotoni) non facendo più valere
le leggi della fisica classica ma quelle della fisica
quantistica. 
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Spazio aperto - Eventi
Spazio aperto - Eventi
Cinecartoline dai
Carabinieri
a cura di Orazio Anania
L’Arma dei carabinieri è un’istituzione che da sola può
raccontare la storia del nostro Paese. Per la sua continuità
nel tempo che l’hanno vista sopravvivere a varie forme
di Stato: dalla Monarchia, attraverso il Fascismo, alla
Repubblica. Possibile per il quotidiano rapporto di vita con
la gente, che ha salvato i Carabinieri dalla lotta tra fazioni
e li ha resi “unici al mondo” perché ancorati alla tradizione,
alle norme morali e di comportamento, che si rilevano nel
suo “Regolamento Generale” promulgato nel 1821, e per
quello “spirito” mutuato dalla Gendarmeria napoleonica,
permeato dagli ideali della Rivoluzione francese. Ma anche
perché è stata ed è simbolo dello sviluppo delle idee e
delle “questioni” che hanno caratterizzato la storia d’Italia:
dall’unificazione ai giorni nostri.
L’Arma fu fondata con le Regie Patenti del 13
luglio 1814, per volontà del Re di Sardegna Vittorio
Emanuele I di Savoia, al fine di affermare la restaurazione
sabauda dopo la rivoluzione francese e il periodo
napoleonico. I Carabinieri Reali furono un corpo armato
organizzato come la gendarmeria francese. Ebbe ed ha
compiti sia civili (ordine pubblico e polizia giudiziaria) che
militari (difesa della Patria e polizia militare). Fu e resta
un’Arma di cavalleria armata di carabina da cui il nome:
carabinieri. La loro festa è stata assunta, in celebrazione
del 5 giugno 1920, data in cui la Bandiera dell’Arma fu
insignita della prima Medaglia d’oro al Valor Militare per la
partecipazione dei Carabinieri alla Prima guerra mondiale.
I Carabinieri precedono, di molti anni, la prima proiezione
pubblica del Cinématographe Lumière, avvenuta a Parigi il
28 dicembre 1895. Entrarono nel cinema con la potenza
iconografica sottolineata dai media di allora e l’immaginario
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collettivo che li pose in uno scranno ove siedono i più
famosi eroi popolari. I primi documentari (brevi sequenze
realizzate da estemporanei cineasti italiani), che ripresero
scenette di vita quotidiana, qualche festa paesana, una
processione, una parata militare, non poterono dimenticarli
evocandone eroismo e passione, dedizione e lealtà, oltre a
quell’indomito spirito di servizio speso sempre a tutela della
legge e a difesa dei cittadini. Questo accadrà a dispetto
del teatro che diede poco spazio ai carabinieri.
Sarà così nel 1905 allorquando viene girato il primo film
italiano “Briganti in Sardegna” film andato perduto di
cui si conserva soltanto il manifesto al Museo del Cinema di
Torino che ritrae una scena in cui i briganti minacciano un
carabiniere che si oppone senza paura ai malviventi.
Si può vedere invece “Il cuore più forte del dovere”,
un film del 1907, che racconta di un carabiniere che dopo
aver arrestato per furto un contadino si adopera, con i
propri risparmi, a sfamare i figli di questi, rimasti soli dopo
l’incarcerazione del padre. Il film è stato conservato da un
sacerdote che insegnava Storia in un liceo di Basilea e lo
usava come vero e proprio sussidio visivo alle lezioni. Fatto
rivoluzionario e poco ortodosso per l’epoca che costò, al
moderno insegnate, l’allontanamento dall’istituto religioso,
accusato di “esercitare un’influenza demoniaca attraverso
le tremolanti immagini del cinematografo”. Il film rimase a
lungo negli archivi del liceo e solo dopo acquistato insieme
ad altri cimeli di produzione italiana dalla Associazione
italiana per la ricerca di storia del cinema.
E’ la storia del cinema muto che vede costantemente
protagonista l’Arma dei carabinieri; è del 1909 un
documentario ad essi dedicato; e tantissimi altri film con
protagonisti i militari della Benemerita. Uno tra questi
“Il dovere” riscosse notevole successo anche all’estero.
E’ la storia di un brigadiere, innamorato di una bella
popolana, complice di una banda di ladri, che sarà
costretto ad arrestare scegliendo il dovere all’amore.
E poi ancora: “Cuor d’oro” che racconta di un carabiniere
che trova un neonato abbandonato in un cestino e lo alleva
come fosse suo. Anni dopo ritroverà la madre, le cui tristi
vicissitudini l’avevano costretta a liberarsi del figlio. Tra i due
sorgerà un idillio ed il bambino avrà ora un padre ed una
madre. E “Obbedisco!”, storia di un giovane carabiniere
costretto ad arrestare il padre accusato falsamente di
spacciare denaro falso. Storia a lieto fine perché il padre
riconosciuto innocente potrà riabbracciare il figlio.
Tutte vicende esemplari, dove i valori dell’onestà, della
lealtà, della fedeltà vengono esaltati, v’è sempre alla fine
la vittoria della giustizia e la punizione dei colpevoli ed è
sempre presente una umana comprensione verso i deboli ed
i perseguitati. Film che hanno varcato i confini e sono stati
visti con successo in Inghilterra e persino negli Stati Uniti,
implementandone il mito.
Storie recitate ma che raccontano la vita di tutti i giorni e
che rispecchiano le prerogative dell’Arma dei carabinieri:
sintesi di uomini forti vicini alla gente in tutte le circostanze
che lo richiedono: dalla lite familiare, ai reati più efferati
senza dimenticare l’aiuto alle popolazioni colpite da gravi
calamità naturali.
L’avvento del sonoro coinciderà con l’ascesa del fascismo,
il quale non aveva grande voglia di propagandare la lealtà
dei carabinieri alla monarchia. Sarà un periodo di silenzio
e assenza dalle scene che sarà concluso con le vicende
belliche della seconda guerra mondiale e con l’esaltazione
dell’eroe Salvo D’Acquisto, giovane sottufficiale che offrì
la sua vita per salvare 22 suoi concittadini dalla feroce
rappresaglia nazista, eroe raccontato come vero esempio
di martire dell’occupazione tedesca ne “La fiamma che
non si spegne” del 1949. Vicenda più volte raccontata
televisivamente e al cinema, fino ai giorni nostri, come nel
caso del film interpretato nel 1975 da Massimo Ranieri,
diretto da Romolo Guerrieri, su soggetto di Giuseppe Berto. E’ si vero che dal dopoguerra i carabinieri nel cinema hanno
conosciuto alterne fortune. Ai film d’impegno civile e sociale
come “In nome della legge” girato nel 1949 con la
direzione di di Pietro Germi; “Tormento” del 1950 con
Amedeo Nazzari, regia; “Non c’è pace tra gli ulivi”
dello stesso anno con Raf Vallone; “Proibito” del 1954,
tratto dal romanzo “La madre” di Grazia Deledda, diretto
da Mario Monicelli; si sono contrapposte commediole e
farse velleitarie, scritte e recitate spesso con svogliatezza,
ripetitività e fastidioso sarcasmo.
Ma negli anni ’50 il successo dei carabinieri cinematografici
si consacra con “Pane, amore e fantasia” e “Pane,
amore e gelosia”, diretti entrambi da Luigi Comencini.
E’ la figura dell’esuberante maresciallo Carotenuto,
interpretato
da
uno
strepitoso
e
disinvolto
Vittorio De Sica e della bella popolana Gina Lollobrigida a
rendere popolarmente simpatica la figura del Carabiniere.
De Sica in stato di grazia, da vita ad un esuberante
maresciallo, magnifico protagonista cui fanno da contraltare
altre due straordinarie figure, il carabiniere Pietro Stelluti
(Roberto Risso) timido e impacciato innamorato di una
scatenata paesanella, e il più saggio e posato carabiniere
Baiocco (Memmo Carotenuto). Due grandi successi,
che rinovarono la simpatia e l’affetto verso i componenti
dell’Arma.
Ma non si possono dimenticare perle come quelle
interpretate da Anna Magnani in “Siamo donne” nel
1953 diretto da Luchino Visconti, che finisce in una caserma
dell’Arma in seguito ad un alterco con un tassista; “Ladro
lui, ladra lei” del 1958 di Luigi Zampa con l’irresistibile
Alberto Sordi, ladruncolo della periferia romana travestito
da carabiniere.
Negli anni Sessanta, belle pellicole con Nino Manfredi
dal titolo “Il carabiniere a cavallo” (1961) regia
di Lizzani, con Nino Manfredi, giovane graduato alla
ricerca del proprio cavallo rubato da alcuni zingari; e il
grottesco “I due marescialli” di Sergio Corbucci, in cui si
cimenta l’immancabile Totò, che indossa la divisa al posto
del vero maresciallo (Vittorio De Sica) per nascondere la
sua identità di ladro da strapazzo. Siamo all’alba dell’8
settembre quando i tedeschi, sentendosi traditi, vorranno
fare piazza pulita inviando ad esecuzione tutti gli uomini in
divisa. Ricorda che nonostante il clima confuso i Carabinieri
per la maggior parte rimasero al loro posto, anzi alcuni
di essi fiancheggiarono i partigiani o capeggiavano
intere formazioni, e contribuirono alla Resistenza.
Curiosa l’attenzione che un maestro del cinema francese,
Jean-Luc Godard, nel 1962, nel suo “Les Carabiniers”,
tratto dall’opera teatrale di Beniamino Joppolo e alla
cui sceneggiatura mise la sua firma addirittura Roberto
Rossellini, volle dedicare appunto ai carabinieri italiani; il
film di produzione francese, è rimasto inedito in Italia.
Il film più importante dell’epoca rimane, però, “Il giorno
della civetta” girato nel 1968 da Damiano Damiani,
tratto dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia. Un film
decoroso, dignitoso, che narra la tenacia del capitano dei
carabinieri Bellodi (Franco Nero) in primo piano nella lotta
contro l’omertà e le cosche mafiose pur fra difficoltà d’ogni
genere che lo costringeranno a desistere. Un importante
film d’impegno civile, con i carabinieri dediti al dovere e
all’ordine sociale, pronti ad ogni intervento in nome della
giustizia e della legge.
Altri film cult sui carabinieri saranno quello che nel 1984
vedrà la regia e l’interpretazione di Carlo Verdone, accanto
a Enrico Montesano, ne “I due carabinieri”. Pellicola
semplice, ma di grande impatto mediatico; “ Il ladro di
bambini” di Gianni Amelio, con Enrico Lo Verso, delicato
poemetto neorealista su un carabiniere alle prese con una
coppia di bambini, senza parenti e disadattati, che nessuno
sembra volere. È il ritorno a un cinema intimista in cui l’uomo
Wealth Planet magazine
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Spazio aperto - Eventi
in divisa si trova a fare i conti con un’umanità dolente,
dimostrando un eroismo moderno che poco si discosta da
quello ottocentesco.
Seguiranno negli anni che precedono il 2000 storie vere
che raccontano veri carabinieri realmente esistiti di cui
si narrano vicende legate alla storia criminale italiana
degli ultimi decenni. La lotta contro il brigantaggio ha
ceduto il posto a quella contro l’emarginazione e i dissidi
sociali. L’impegno dei carabinieri è rimasto immutato.
A muoverli è una lealtà incondizionata alle istituzioni e
ai cittadini, tesa a smascherare ipocrisie e infingimenti, a
denunciare ammiccamenti e connivenze che nella finzione
scenica vedono spesso intrecciarsi interessi politici e
malaffare, legalità e violenza.
“Cento giorni a Palermo” di Giuseppe Ferrara con Lino
Ventura e Stefano Satta Flores, ricostruisce il drammatico
epilogo della vita del generale dei carabinieri Carlo Albero
Dalla Chiesa, assassinato dalla mafia con la giovane moglie
Emanuela Setti Carraro il 3 settembre 1982. Il “Prefetto di
ferro” diretto da Pasquale Squitieri nel 1977 sulla figura di
Cesare Mori, che nella Palermo di fine anni 20, con l’aiuto
del maggiore dei carabinieri Spanò (Stefano Satta Flores)
conduce, una campagna di repressione del brigantaggio e
delle cosche mafiose. “Ultimo” e “Nassyria” entrambi
con Raul Bova che raccontano nel primo caso la lotta balla
mafia e l’arresto di Totò Riina, nel secondo la tragica vicenda
della strage afgana dove trovarono la morte numerosi
militari e carabinieri italiani, tema ripreso crudamente in
“Venti sigarette” diretto dal reduce Aureliano Amadei.
Segno dell’impegno dell’Arma nelle missioni all’estero e
precisamente, oltre che in Afganistan, a partire dal 1982,
in Libano, Somalia, Bosnia, Kosovo, Cambogia, Timor
Est, Mozambico ed Irak, solo per citare le più importanti.
Alla luce di questo veloce excursus che ci ha permesso
di osservare le gesta dei carabinieri cinematografici e
televisivi, come quelle dei Marescialli Carotenuto, Rocca
(Gigi Proietti), Luigi Arnaudi (Turi Ferro) e tantissimi altri ci
viene da pensare che tutti noi di fronte ad una criminalità
dilagante nel nostro Paese, al cospetto di un’arroganza dei
poteri forti, e della palude della giustizia, crediamo che
l’Arma possa continuare a dare il massimo di sé stessa,
nel silenzio quotidiano delle azioni e nel solco della sua
tradizione sintetizzata dai motti “Nei secoli fedele” e “Usi
obbedir tacendo e tacendo morir”. Tale atteggiamento
suscita stima e rispetto in quanto depositaria degli ideali di
ordine e sicurezza, presidio di bene e legalità a baluardo
della democrazia e della libertà. 
Cerimonia delle onorificenze
In occasione della Festa del
Lavoro si è svolta, presso il
Centro Congressi della Camera
di Commercio di Perugia, la
cerimonia di consegna delle
“Stelle al Merito del Lavoro”.
Tra i ventiquattro lavoratori
umbri insigniti dal Capo dello
Stato Napolitano per particolari
meriti di perizia, laboriosità
e condotta morale c’è Pietro
Sampaoli, il Direttore della Banca
di Mantignana e di Perugia cred.
coop. Umbro - Perugia, filiale
San Marco.
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Visione naturale
di benessere.
Coltivazioni Biologiche, Cultura e Tradizione, Ricerca e Innovazione, Trasformazione e Produzione
L’EVOLUZIONE DELLA FITOTERAPIA
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