L`ORGASMO FEMMINILE: MA LE DONNE COME FUNZIONANO?

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L`ORGASMO FEMMINILE: MA LE DONNE COME FUNZIONANO?
L'ORGASMO FEMMINILE: MA LE DONNE COME FUNZIONANO?
Cristiana Chiej
L'orgasmo femminile è da sempre circondato da un alone di mistero dovuto in parte al
fatto di non essere testimoniato, come invece accade per quello maschile, da alcun segno
esteriore e visibile. Come recitava Giorgio Gaber: “Per l'uomo è chiaro, è evidente: quando
arriva al massimo c'è la prova, ma le donne come funzionano? Maledizione! Non c'è la
prova!”.
Molti miti aleggiano ancora intorno a questo momento, come quello di derivazione
freudiana che contrappone un orgasmo “maturo” vaginale ad uno “infantile” clitorideo
nonostante la scienza ne abbia da tempo ampiamente dimostrato l'infondatezza.
Già negli anni '60, infatti, le ricerche di Master e Johnson hanno evidenziato come non ci
sia alcuna differenza fra orgasmo clitorideo e vaginale (Masters e Johnson, 1966).
Quali che siano le fibre nervose interessate in partenza, il meccanismo di innesco è lo
stesso: la stimolazione diretta, manuale, o indiretta, durante il coito, del clitoride è
probabilmente sempre essenziale per il raggiungimento dell'orgasmo.
Oltretutto sembra che circa il 65-70% delle donne, in assenza di qualunque patologia,
possa raggiungere l'orgasmo solamente mediante la stimolazione diretta del clitoride, pur
provando un piacere anche molto intenso durante il coito.
In ogni caso, per poter raggiungere l'orgasmo, è necessario che che la donna riceva una
stimolazione sufficientemente prolungata e adeguata, ovvero personalizzata: non esiste
un modo standard di accarezzare una donna e per questo è necessaria una buona
comunicazione all'interno della coppia.
Ma che cosa accade esattamente in una donna durante l'orgasmo?
La risposta orgasmica segue la fase di eccitazione e rappresenta una discontinuità rispetto
ad essa. Ha un inizio preciso nel tempo e, dal punto di vista della fisiologia, è
caratterizzata da 3-12 contrazioni ritmiche e involontarie che si susseguono a intervalli di
0,8 secondi e interessano i muscoli perivaginali, perineali e talvolta anche l'utero. Durante
questa fase, della durata di 3-15 secondi, aumentano la pressione sanguigna ed il battito
cardiaco e vi è un leggero obnubilamento della coscienza (Fenelli e Lorenzini, 1999).
Mentre negli uomini questa fase è seguita da un periodo refrattario, ovvero un variabile
lasso di tempo in cui non è possibile riprendere la sequenza eccitazione-orgasmo, nelle
donne è a volte possibile che la curva dell'eccitazione risalga e che si inneschi
nuovamente la risposta orgasmica.
Certamente questo è un modo molto distaccato di descrivere un'esperienza estremamente
complessa e personale che non può essere ridotta ad un mero meccanismo fisiologico.
L'orgasmo, come tutto ciò che concerne il piacere sessuale, è, infatti, un fenomeno
essenzialmente psicosomatico (Kaplan, 1974) ed è regolato non solo a livello genitale ma
anche a livello centrale e pertanto condizionato da pensieri, emozioni, convinzioni, vissuti
e significati.
Anche definire l'orgasmo come il momento di massimo piacere può non essere del tutto
esatto: il piacere infatti è una costruzione assolutamente soggettiva e dipende da molti
fattori. Certo, l'orgasmo è un'esperienza solitamente molto piacevole, ma non
necessariamente di massimo piacere possibile. Ci sono baci molto più intensi, coinvolgenti
di alcuni orgasmi.
Il fatto che la risposta sessuale sia regolata anche a livello emotivo e corticale comporta
non poche complicazioni: molti disturbi sessuali sono conseguenza di paure, idee,
convinzioni che influiscono negativamente sul normale andamento delle diverse fasi.
Ad esempio, ci sono persone molto allarmate dall'idea di manifestare di fronte al parner
un'emozione così intensa che rende vulnerabili. Altri possono non accettare di dipendere
da qualcun altro per ottenere sensazioni così intense e ne fanno una lotta di potere. Altri
ancora sono ostacolati dall'ansia da prestazione.
Abbiamo detto, inoltre, che durante l'orgasmo c'è un leggero obnubilamento della
coscienza: molte persone hanno paura di perdere il controllo e questo può causare
anorgasmia, ovvero l'impossibilità di raggiungere l'orgasmo dopo una fase di adeguata
eccitazione. In realtà quello che accade è un restringimento del campo di coscienza, come
quando si va al cinema o si legge un libro molto intensamente e ci si immerge in quel
mondo per goderselo appieno. Durante questa fase la coscienza si ottunde, ma non c'è
assenza di coscienza di sé. Ci si lascia andare attivamente, orientando la coscienza verso
l'esperienza sessuale, ed è possibile riprendere il controllo della situazione in qualunque
momento.
Questa paura è un problema prevalentemente femminile, perché generalmente gli uomini
hanno un'esperienza più frequente ed immediata dell'orgasmo, fin dalla pubertà,
sperimentandone così la non pericolosità e rassicurandosi più facilmente.
Il restringimento del campo di coscienza porta alla riflessione su di un altro mito relativo
all'orgasmo, quello della simultaneità: l'orgasmo, proprio per questa lieve alterazione della
coscienza, è il momento in cui si è maggiormente concentrati su se stessi e quanto più è
intenso quanto più si sta da soli. Al massimo è un fenomeno contemporaneo, ma di scarsa
condivisione. Forse la sincronia fa sentire un po' meno colpevoli, un po' meno egoisti, ma
essere molto attenti all'altro non aumenta il piacere, distrae, invece, dall'esperienza fisica,
facendone perdere una parte.
Questo non significa che l'esperienza dell'orgasmo vada sempre giocata sulla
sequenzialità, ma nemmeno che ci si debba vincolare all'idea, sbagliata, che l'unico modo
di fare l'amore, sia ottenere la simultaneità dell'orgasmo. Queste due modalità possono
declinarsi entrambe nella vita di una coppia e permettere un'esperienza più ampia ed
allargata del piacere.
La sessualità in generale ed il momento dell'orgasmo in particolare è, come dicevo,
un'esperienza personale e complessa e l'unico principio che dovrebbe regolarla è la
ricerca del piacere condiviso col partner: tutto ciò che pone limitazioni, che sancisce che
cosa è giusto, maturo, meglio, ecc., andrebbe preso come uno dei modi possibili di stare
in quella situazione e non come un vincolo assoluto.
BIBLIOGRAFIA:
Fenelli, A., Lorenzini, R. (1999). Clinica delle disfunzioni sessuali. Carocci: Roma.
Kaplan, H.S. (1974) The New Sex Therapy. Brunner Mazel: New York (tr.it. Le nuove
terapie sessuali. Mondadori: Milano, 1976).
Masters, W.H., Johnson, V.E. (1966) Human Sexual Response. Little, Brown & Co.:
Boston (tr.it. L'atto sessuale nell'uomo e nella donna. Feltrinelli: Milano, 1967).