Le donne di Silvio B. Ma è vero amore?

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Le donne di Silvio B. Ma è vero amore?
giovedì 20 | gennaio 2011 |
spettacoli
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Al Festival di Biarritz un doc svizzero raccoglie le opinioni delle italiane
Le donne di Silvio B.
Ma è vero amore?
Boris Sollazzo
Altro che Ruby e bunga bunga. Dimenticatevi le 300 pagine che sono
diventate il romanzo rosa di pochi
iniziati, il racconto erotico per pochi eletti. Nel vero senso della parola, visto che per ora solo pochi deputati e senatori possono leggerle.
Mentre la nostra democrazia sprofonda nei racconti di una sessuomania senile senza fantasia e con machismo da operetta, a Biarritz, al FIPA (Festival International des Programmes Audiovisuels, dal 24 al 30
gennaio), arriva Sorelle d’Italia.
I registi svizzeri Lorenzo Buccella e
Nessun attacco
frontale al premier
né giudizio di
merito. Solo una
raccolta di pareri
femminili sull’uomo
che dice
di amarle tutte
> In alto: > i due registi svizzeri
Lorenzo Buccella e Vito Robbiani
> al centro:
> Elisa Alessandro, Claudia
Pastorelli e Paola Sambo
in “Lipstick”
Vito Robbiani potevano anche chiamarlo “Tutte le donne del presidente”. Perché sempre di Berlusconi e di
donne si parla. Ma senza pregiudizi
politici, senza moralismo d’accatto,
senza faziosità. I due cineasti hanno
deciso di fare un giro d’Italia. Senza
bici, ma con microfono e macchina
da presa.
L’obiettivo era fare una semplice, laconica domanda: Berlusconi? Le
idee, semplici e geniali, sono due:
chiederlo solo alle donne - ossessione (ricambiata?) del premier - e cercarle nei punti sensibili della politica e della biografia berlusconiana.
Da nord a sud. Da Arcore alla Sar-
Al Teatro Due di Roma
Madri e figlie
“Lipstick”, un bacio
lungo un sogno
Saverio Aversa
Bianca vestita di bianco. Bianca è
bellissima nel suo abito da sposa,
manca solo il rossetto e affinché duri a lungo bisogna stenderlo in più
strati e solo una truccatrice esperta
come Elena lo sa fare. Elena, donna
bella e indipendente, è entrata da poco nella vita di Bianca mettendo in
discussione il conformismo del suo
ambiente sociale. Bianca è agitata dai
preparativi per la cerimonia e il ricevimento organizzati da Silvia, sua
madre, che esclama: «Questo è il
giorno più bello della mia vita!».
Mentre Bianca è invece indecisa, vorrebbe strapparsi di dosso quell’abito
che le stringe e la obbliga ad una vita
borghese accanto a Michele. Elena
cerca di tranquillizzarla raccontandole di altri matrimoni ai quali ha partecipato, ma Bianca all’improvviso si
alza e la bacia sulla bocca. Un bacio
lungo un sogno… La metafora del
rossetto, simbolo di femminilità, è
un pretesto per riflettere sull’ipocrisia
dei nostri tempi e per rendere omaggio alla complicità e all’intesa che le
donne usano per superare insieme le
difficoltà.
Lipstick è un testo inedito, frizzante,
divertente ma con inaspettati risvolti
onirici e surreali, scritto e diretto da
Carlotta Corradi, dalla giovane età
ma da un curriculum di tutto rispetto. Bianca è interpretata da una convincente Elisa Alessandro mentre
Elena è la pacata Claudia Mei Pastorelli che veste benissimo i panni della “rivoluzionaria” dal trucco perfetto. Silvia è la travolgente e spumeggiante Paola Sambo, una delle più
brave attrici del nostro teatro già da
tempo pronta per i ruoli più impegnativi.
Lipstick registra il tutto esaurito al
Teatro Due di Roma nell’ambito della rassegna “Sguardi S-velati, punti di
vista al femminile” curata da Ambra
Postiglione e Annalisa Siciliano. In
scena fino al 27 febbraio con il coraggioso intento di svelare il mondo con
il teatro e attraverso le donne, siano
esse attrici, autrici o registe.
Il testo della giovane
Corradi fa parte
della rassegna
“Sguardi s-velati,
punti di vista
al femminile”.
In scena fino
al 27 febbraio
Tra i prossimi spettacoli segnaliamo:
Progetto O-felia (due attrici, due volti
di Ofelia) di Soledad Agresti e Raffaele Furno; Scendono le parole, suonano le campane (il fascismo è appena caduto ma rimangono i sussulti e gli orrori consumati a Salò) di Gianni
Guardigli; Scalaccì Corpobbì” (una moderna Rossella alle prese con i dubbi esistenziali di una giovane donna) di Paola
Tiziana Cruciani; Casa di bambole ovvero Bambole di casa (Barbie, una
bambola cult, icona di femminilità.
Donne come bambole?) di Alessandro Trigona e Antonella dell’Ariccia;
Madonne di Beslan (la guerra di Cecenia attraverso le acute riflessioni di
Anna Politkovskaja) di Chiara Tomarelli. Concluderà la rassegna Ninetta
e le altre - le marocchinate del ‘44 di Damiana Leone: tre donne in scena, Ninetta, Celeste e Maria. Dalla festa di
fidanzamento alla guerra in casa, dal
lavoro dei campi alle marocchinate
(così vennero soprannominate le
donne violentate) e a ciò che avvenne dopo, malattie, suicidi, aborti, ripudi, vergogna e tanta disperazione.
(Tutte le altre informazioni su
www.teatrodue.it.)
degna di Villa Certosa, passando
per la Napoli della spazzatura e la
Bari delle varie D’Addario. E poi
ancora la sua Milano da bere (che
poi, per anni, è andata bevuta e ha
provato a bersi anche lui), la Roma
cattolica dalla sorte della quale, in
fondo, è nata la sua discesa in campo. O ancora la Bologna del nemico Prodi, uno dei pochi che lo ha
battuto.
Buccella e Robbiani hanno intrapreso questo viaggio con una produzione indipendente svizzera che
fa capo a due donne (Ilaria Pagnamenta e Tiziana Soudani), così come lo è la produttrice esecutiva Gu-
drun De Chirico.
Invece del solito documentario a tesi, dell’attacco frontale e sfrontato,
in questo loro lavoro i due registi
cercano nel modo più lineare il nucleo fondamentale del fenomeno B.
«Berlusconi non ha vinto oggi, ma
25 anni fa» ha detto Nanni Moretti
in una delle scene più riuscite de Il
caimano. Si tratta di capire perché. E
sono 101 donne comuni a dircelo.
Buccella e Robbiani, senza mai
comparire in video, incontrano
donne. Nessuna selezione di classe,
né tantomeno politica: vengono accusati di essere antiberlusconiani e
filoberlusconiani e, divertiti, indagano su quelle reazioni. Una ricerca
antropologica
sull’universo e
sull’immaginario
femminile che è
centrale nel mondo berlusconiano. E i risultati
sono sorprendenti: nei battibecchi
violenti tra donne in disaccordo,
che
sembrano
confermare la sfiducia di molti politici sull’elettorato italiano. Sul
condizionamento morale e istintivo che la figura
di un maschio alfa squallido provoca su molte
donne, sulle analisi originali e
spesso emotive di
molte altre. Ci sono le donne di Arcore, troppo vicine a Villa San Martino per essere luAlla Berlinale
cide nel giudizio. Ci sono quelle nai film di Albanese
poletane, tifose pro e contro, ma comunque più die Di Gregorio
sincantate. C’è la
reazione scompoAlla prossima Berlinale non ci saranno titoli italiani
sta degli unici uoin concorso, ma nelle sezioni parallele troviamo due
mini che a pochi
belle sorprese. Di Gregorio, con il suo “Gianni e le
chilometri da Vildonne” (con 01 nelle nostre sale dall’11 febbraio),
la Certosa intersarà in cartellone nella sezione Speciale. Il
vengono nel doprotagonista è un sessantenne mite di carattere che
cumentario. Sodecide di trovarsi un’amante. “Qualunquemente” con
no i carabinieri
Antonio Albanese sarà ospite della sezione Panorama.
che “sequestrano”
i due registi, pretendendo di vedere il filmato, impedendo loro di calpestare suolo pubblico (non erano dentro la Villa che,
a quanto pare, non è molto sorvegliata visto chi la frequenta) e di
esercitare i loro diritti. Il loro fermo
durato ore e l’interrogatorio subito
pretendono ancora un risarcimento
morale: le scuse dovute e mai arrivate da Porto Rotondo.
Ora a Biarritz potrà cominciare il
viaggio di un film che ha fatto paura a molti. Forse perché non accarezza ideologie né battaglie di religione. Non si attacca a un femminismo dovuto o a un maschilismo
subdolo. Sorelle d’Italia, un’indagine
senza rete, è un piccolo gioiello,
uno sguardo cineantropologico sul
nostro paese. E ci pone davanti agli
stereotipi a cui Berlusconi ci ha inchiodato. Dimostrandoci una volta
di più che lui è, ed è stato, un catalizzatore di fattori preesistenti, un
amplificatore della nostra deriva, un
effetto e non una causa. Ad avercene di registi (e documentari) così.