4. La visita alle querce di Mamre

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4. La visita alle querce di Mamre
« Il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Martire ... » (Genesi 18, 1)
Il dipinto di Chagall e l’icona di Rublev rappresentano due modi di comprendere la visita del
Signore ad Abramo. Chagall interpreta il racconto dal punto di vista degli antichi commentatori
ebrei. I misteriosi visitatori sono tre angeli: Michele, che annuncia a Sara la nascita di Isacco;
Raffaele, che guarisce Abramo dopo la circoncisione; e Gabriele, venuto per distruggere Sodoma.
L’icona di Rublev si ispira all’interpretazione dei Padri della Chiesa, che hanno visto nei tre
visitatori l’immagine della Trinità. Il racconto, e le immagini, ci ricordano che « il Dio della Bibbia
è Lui che si avvicina a noi, sin dal tempo della sua visita ad Abramo » (Paolo De Benedetti).
Il racconto, un caso da manuale di “teologia narrativa”, è scandito in tre scene: La visita del
Signore e l’ospitalità di Abramo (18,1-8), l’annuncio della nascita di Isacco e l’incredulità di Sara
(18,9-16a), la disputa di Abramo (riv) con il Signore (18,16b-33). « Le circostanze del racconto
sono concrete: Il Signore è apparso in un luogo conosciuto, in un momento determinato, agli
antenati del popolo d’Israele. Il testo è molto più vicino alla “realtà” di quanto non lo sia una
“parabola” propriamente detta, ove i personaggi sono anonimi » (Jean Louis Ska).
La visita del Signore e l'ospitalità di Àbramo (Genesi 18,1-8)
II Signore appan’e a lui alle Querce di Martire, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda
nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui.
Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio
signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a
prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un
boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati
dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto». ...
Annuncio della nascita ed incredulità di Sara (Genesi 18,9-15)
Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Riprese: «Tornerò da te
fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Intanto Sara stava ad ascoltare
all’ingresso della tenda, dietro di lui. Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a
Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: «Avvizzita come
sono, dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!». Ma il Signore disse ad Abramo:
«Perché Sara ha riso dicendo: “Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia”? C ’è forse qualche
cosa d ’impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te tra un anno e Sara avrà un figlio».
Allora Sara negò: «Non ho riso!», perché aveva paura; ma egli disse: «Sì, hai proprio riso».
L ’intercessione di A bram o (G enesi 18, 17- 33 )
Quegli uomini si alzarono e andarono a contemplare Sòdoma dall’alto, mentre Abramo li
accompagnava per congedarli. Il Signore diceva: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che
sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno
benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l ’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua
famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore
compia per Abramo quanto gli ha promesso». Disse allora il Signore: «Il grido di Sòdoma e
Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno
fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».
Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla
presenza del Signore. Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con
l ’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a
quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lungi da te il far morire il giusto con
Tempio, così che il giusto sia trattato come Tempio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra
non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti
nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo». ...
Cosa dice a noi questo racconto
Ho parlato di teologia narrativa - cioè di quella modalità particolare di parlare di Dio
“mettendolo in scena”come in un dramma. Solo il lettore conosce la vera identità dei “visitatori”.
Abramo e Sara dovranno riconoscere i loro ospiti a partire da quello che vedono e sentono: tre
uomini che accettano l’ospitalità e promettono a Sara la nascita di un figlio (vv, 1-8; 9-15).
L’annuncio della nascita di un figlio è accolto da Sara con un sorriso d’incredulità e dal silenzio
di Abramo. E questo dovrebbe darci da pensare. E la terza volta che Abramo riceve la promessa di
un figlio, ha novantanove anni (Gen 17,1), e ritiene la promessa impossibile da realizzare « Allora
Abramo si prostrò con la faccia a terra e rise e pensò: “A uno di cento anni può nascere un figlio? E
Sara all’età di novant’anni potrà partorire?” » (Gen 17,17). Abbiamo letto che “Abramo credette”,
ma la sua fede fu a caro prezzo: ha dovuto attendere 25 anni per vedere che non c’è “qualcosa
d’impossibile” per il Signore (v. 14).
« L ’esperienza della lettura del brano, dal canto suo, consiste in fondo nello scoprire un Dio che
fa ridere Sara, un Dio che scopre la sua risata, mentre elle stava ridendo di nascosto, e che rivela in
questo agire qualche cosa del suo mistero. Per partecipare a questa esperienza originaria per il
popolo d’Israele, il lettore viene invitato a rinvenire gli altri sorrisi nascosti - ovvero l’ironia segreta
- del racconto ». (Jean Louis Ska).
Nella terza scena Abramo è rimasto solo con il Signore. Nonostante l’incredulità manifesta,
rimane l’amico di Dio, destinatario della promessa, « io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli
e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto » (v. 19).
E cosciente di essere “polvere e cenere” (v. 27), ma ha il coraggio di disputare con Lui per indurlo
ad essere più giusto di quanto non appaia. Il card. Martini commenta così questo episodio:
Chi è Abramo? Come si presenta qui Abramo? Abramo è l’amico di Dio ardito fino alla
sfacciataggine, perché vuole conoscere Dio fino in fondo, e potremmo quasi dire che, in questa sua
sfacciataggine, gli è molto perdonato perché ha molto amato; cioè vuole amare Dio immensamente
e vuole talmente capirlo e giustificarlo agli occhi di se stesso e del mondo, che gli fa le domande più
audaci. Abramo lotta con Dio anche perché si sente responsabile davanti a Dio del suo fratello e
della città dove suo fratello vive, al quale quindi è legata; e lotta con Dio con lo stesso accanimento
con cui ha lottato con i suoi 318 uomini contro i quattro re. Lotta e preghiera. Abramo si è buttato
nella lotta fino alla morte per salvare Lot e qui si butta nella preghiera fino quasi all’irriverenza; ma
lo fa nella pienezza della fede per capire il disegno di Dio e per conoscere il problema di fondo
della giustizia di Dio verso l’uomo. Per questo motivo ho collegato nel titolo, “preghiera-lottateologia”; teologia ossia conoscenza di Dio. Attraverso tutte queste realtà l’uomo cerca di capire chi
è il Dio della salvezza, il Dio vero; non quello che io mi immagino e penso, ma il Dio che agisce,
giudica, opera, salva. (C a r l o M a r ia M a r t in i , Abramo nostro padre nella fede).
In verità, Signore,
l’evangelo della giustizia di Dio
è il mio sostegno e la mia consolazione.
La mia incredulità teme il tuo giudizio,
ma la fede che tu mi doni
nel tuo amore per me
scioglie nella speranza
ogni angoscia dell’anima.
La certezza che tu solo abbia l’ultima parola
sulle vere inclinazioni del mio cuore
mi conforta.
La limpidezza del tuo sguardo
mi tranquillizza,
la comprensione della tua mente mi rassicura,
l’umanità della tua condivisione mi dà pace.
(C a r l o M a r i a M a r t i n i ,
Sto alla porta)