carta dei servizi comunita` ca` stella

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carta dei servizi comunita` ca` stella
CARTA DEI SERVIZI
COMUNITA’ CA’ STELLA
“Il punto essenziale … è il problema di cosa si deve fare perché il nostro fare
meriti il nome di educazione”
J. Dewey
1. PRESENTAZIONE E MISSION
L’Azienda Agricola Naturalistica di Solidarietà Sociale Ca. Stella, nasce dalla volontà di Carlo Crocco di
coinvolgere giovani in programmi di reinserimento sociale come parte attiva e collaborativa per il
funzionamento della fattoria stessa. Il progetto offre agli “utenti-collaboratori” la possibilità di usufruire di un
luogo protetto dove praticare attività assistite con animali, apprendere tecniche e lavori agricoli che vanno
dalla coltivazione all’accudimento degli animali. settori particolarmente interessanti per la dimostrata valenza
educativa-terapeutica.
L’obiettivo è quello di dare risposte educative a percorsi individuali per ognuno degli U.C. e la sopravvivenza
dell’azienda agricola stessa che dovrà essere in grado di gestirsi e sostenersi in maniera autonoma.
Fiore all’occhiello del progetto saranno i pomeriggi organizzati a favore di bambini disabili e di giovani normo
dotati che in collaborazione con gli ospiti della comunità sperimenteranno spazi di incontro e condivisione.
La mission della comunità Cà Stella si costruisce intorno a questi principi:
promuovere e tutelare la dignità delle persone;
offrire alle persone l’opportunità di esprimere i propri bisogni e i propri problemi, ma anche concretizzare
le proprie abilità e le proprie risorse in progetti di autonomia compatibili con le loro caratteristiche,
bisogni e risorse;
rispettare l’individualità di ogni persona, differenziando i percorsi educativi e terapeutici di ogni singolo
individuo;
promuovere e sostenere la capacità delle persone di riconoscersi come autori responsabili del proprio
progetto di vita.
2. UBICAZIONE DEL SERVIZIO
Cà Stella si trova a Camino Spinirolo. Le case sorgono intorno al camino di una vecchia fabbrica di olio in una
tranquilla e soleggiata vallata a 1 Km da Meride, ai piedi del famoso “Monte San Giorgio”, inserito dal giugno
2003 nel patrimonio mondiale dell’ UNESCO.
3. COMUNITA’ RESIDENZIALE PER MINORI FATTORIA CA’ STELLA
I destinatari
La Comunità ospiterà un massimo di 10 utenti in età compresa tra in 14 e i 18 anni.
E’ inoltre prevista sia la possibilità di un prosieguo amministrativo fino ai 21 anni sia due posti riservati al Time
Out.
Le richieste di intervento e le domande di aiuto a cui intendiamo rispondere sono rivolte a situazioni
di disagio e devianza di pre-adolescenti, adolescenti e giovani che possono essere così
elencate:
- ragazzi che vivono in condizioni sociali e familiari difficili e rischiose per un adeguato sviluppo in età
evolutiva, sottoposti a eventuali procedimenti civili e/o in affido presso i servizi sociali per i quali sia ritenuto
utile il collocamento in comunità
- ragazzi autori di reato, quindi con vincoli giuridici, ai quale è stato prescritto dal Tribunale dei Minorenni il
collocamento in comunità.
- giovani con proseguio amministrativo
Il progetto
Nello stendere il progetto siamo partiti dal presupposto e dalla consapevolezza che qualsiasi intervento rivolto
ad adolescenti può avere senso e significato soltanto se si riesce a partire dalle loro esigenze e dai loro
bisogni: quando questi, come spesso e quasi fisiologicamente in adolescenza accade, non sono facilmente
traducibili in parole, è compito degli adulti offrire spazi e contesti di ascolto e di confronto perché gradualmente
il groviglio di pensieri, sentimenti e paure si dipani almeno quel poco per poter co-costruire con loro un
progetto che abbia valore non tanto o non solo per l’educatore, ma in primo luogo per il ragazzo stesso.
Il progetto “Fattoria Cà Stella“ ha l’ambizione di porsi come risposta innovativa ai bisogni di giovani in
condizione di disagio sociale attraverso lo stretto rapporto con la natura e gli animali. Ogni U.C. all’interno
della fattoria è investito da ruoli specifici indispensabili per il funzionamento della fattoria stessa e della
collettività. La quotidianità appare un’imperdibile occasione per conoscersi, scoprire nuove capacità e nuovi
limiti personali, confrontarsi con la diversità riconoscendola come risorsa, imparando e condividendo i ritmi
della natura.
All’interno del progetto sono contemplati momenti di integrazione/inclusione sociale sia con diversamente abili
che con le diverse istituzioni scolastiche presenti sul territorio. La finalità di questo incontro tra diverse realtà è
quella di partire dall’unicità dell’individuo per valorizzarne il suo saper fare e il suo saper essere. Ancora una
volta la sperimentazione delle risorse e dei limiti personali diventa opportunità di confronto e sostegno
reciproco, ogni persona è indispensabile e utile per ciò che è, non vi è dunque spazio per forzature e tentativi
di normalizzazione, ma bensì la volontà di riconoscere in ogni persona una specificità irripetibile.
Vi è inoltre l’ipotesi di sfruttare all’interno della Fattoria fonti di energia alternativa finalizzata ad un maggior
rispetto dell’ambiente che, rimandando ancora una volta alla diversità come risorsa, sviluppa il senso civico.
All’interno della fattoria la quotidianità sarà imperniata sulla natura, rifacendoci ai principi della terapia con gli
animali e dell’orto terapia, allargheremo la sperimentazione degli stessi alla vita di tutti i giorni partendo
dall’accudimento e allevamento degli animali in senso stretto e dalla coltivazione biologica e biodinamica.
Scelte queste fondamentali per rimanere ancorati al principio cardine del nostro progetto che passando
attraverso la sperimentazione e il riconoscimento del proprio limite, rimanda costantemente alla diversità come
risorsa ponendoci di fronte alla dicotomia normalità/diversità da noi sinteticamente così risolta “Normale? No,
grazie, Speciale.”
Si propone dunque un ambiente familiare di mutuo aiuto e collaborazione in cui principi che orienteranno
l’operato professionale educativo sono pertanto:
ACCOGLIERE
PERSONALIZZARE
RESPONSABILIZZARE
AUTONOMIZZARE
EMPOWERMENT
- Accogliere
L’ accoglienza si caratterizza come un “prendere-con-se ” per affiancare e accompagnare il minore nel suo
processo evolutivo. L’accoglienza consiste anche nel fornire ai ragazzi ospitati un ambiente predisposto
appositamente per essere un approdo confortevole, che offra loro opportunità adeguate per
esprimere non solo i bisogni, i problemi e le difficoltà che hanno facilitato percorsi problematici o
devianti, ma anche quel repertorio di abilità, competenze e risorse in riferimento alle quali pensare e
costruire un eventuale progetto di cambiamento.
- Personalizzare
Consideriamo le persone uniche e irripetibili nella loro soggettività. Questo principio si concretizza nella scelta
di differenziare il percorso comunitario di ogni ragazzo sia a livello progettuale, sia a livello operativo. Le linee
guida che orienteranno poi la costruzione di tutti i nostri progetti educativi individualizzati saranno improntate a
fare sperimentare ai ragazzi:
- sul piano relazionale, la presenza di adulti quali “figure-guida” che propongono chiari modelli di riferimento
educativi. Questa finalità richiama, dal punto di vista operativo, l’importanza di sviluppare con ogni singolo
ragazzo relazioni attraverso le quali bilanciare un atteggiamento di informalità con un atteggiamento di
autorevolezza, in grado di favorire l’acquisizione delle regole di convivenza, delle norme sociali formali e
informali, in riferimento alle quali scegliere i propri comportamenti, con la consapevolezza degli effetti che essi
possono produrre a livello personale e sociale.
- sul piano affettivo: i ragazzi spesso provengono da situazioni familiari e/o socio-relazionali povere,
qualitativamente carenti o addirittura assenti e richiedono quindi non solo un lavoro di “affiancamento”, ma in
alcuni casi anche di “supplenza” alle funzioni proprie della famiglia. A questo proposito è quindi importante
fornire loro anche un punto di riferimento affettivo, ovvero la possibilità di esprimere, sul piano emozionale, i
problemi, le difficoltà, i dubbi, le incertezze, le paure e gli eventuali “vuoti” affettivi. E’ inoltre necessario guidarli
verso l’acquisizione di modalità adeguate ed efficaci per manifestare e “canalizzare” i sentimenti, le emozioni, i
vissuti e i bisogni, compresi quelli legati alla sfera sessuale che, in questa particolare fase evolutiva, i ragazzi
iniziano a sperimentare, ma che spesso non sanno ancora gestire.
- Responsabilizzare
Questo principio riguarda la promozione delle capacità di riconoscersi come autori/attori del proprio percorso
di vita e, sulla base di questa consapevolezza, di agire le proprie scelte presenti e future. I nostri interventi
saranno pertanto mirati a predisporre azioni educative capaci di sviluppare e incrementare, tenendo conto del
livello evolutivo di ciascun ragazzo, il senso di responsabilità individuale. Attraverso il “fare responsabile”,
infatti, i ragazzi possono proseguire nel loro percorso di crescita verso la capacità di progettare il proprio futuro
e rendere conto, a se stessi e agli altri, delle proprie azioni.
Fornire ai ragazzi la capacità di riconoscersi come responsabili della propria storia vuol dire offrire loro
un’importante risorsa per consentire in futuro di agire anche scelte non auto-emarginanti. Questo è possibile
se si offre l’opportunità di sperimentare comportamenti alternativi che conducano a stili di vita e a forme di
responsabilità nuove rispetto al passato.
- Autonomizzare
Compito della comunità è quello di accompagnare i ragazzi verso la costruzione di una propria autonomia
personale, relazionale, lavorativa e di capacità progettuale. L’ apprendimento di nuove abilità lavorative, l’aiuto
e il sostegno nella ricerca di soluzioni abitative e lavorative adeguate, la sperimentazione nella gestione del
tempo libero, nella costruzione di nuovi rapporti interpersonali, etc. saranno obiettivi prioritari di tutti i percorsi
educativi.
- Sviluppo delle capacità di “empowerment” (valorizzazione delle risorse personali)
Una delle nostre finalità sarà inoltre quella di promuovere e incrementare, nei nostri giovani ospiti, il processo
di “empowerment” .Le tre componenti del processo di empowerment che ci proponiamo di sviluppare sono:
- il senso di auto-efficacia percepita: incremento del senso di sé come capaci di poter influenzare il proprio
destino e realizzare i propri obiettivi;
- le strategie di coping: formulazione e messa a punto di strategie per fronteggiare le difficoltà e per
conseguire con successo i propri obiettivi mettendo a frutto le risorse disponibili;
- la comprensione dei contesti umani: comprensione critica e realistica dei fattori che influenzano la vita
umana
Gli obiettivi
Accogliere, osservare e valutare
- osservare, le azioni, le caratteristiche, gli stili personali e interattivi, le difficoltà e le risorse;
- interagire nei momenti formali e informali;
- conoscere la storia, le esperienze, i successi, i fallimenti, le regole, i ruoli che appartengono ai ragazzi;
- capire le difficoltà, i bisogni, i punti di vista, le abilità, le competenze e così via;
- valutare le potenzialità, le possibilità, i passaggi intermedi da compiere per raggiungere gli obiettivi
concordati.
Costruire competenze, abilità, risorse
Ci proponiamo di offrire ai ragazzi opportunità che consentano loro di appropriarsi di nuove
competenze cognitive, emotive e di azione. Ci offriamo come “guide” per fare un pezzo di strada
con loro fornendo supporto emotivo, affettivo, relazionale. Ci proponiamo inoltre di sostenere i
ragazzi durante tutto il periodo di permanenza in comunità, consapevoli del fatto che la comunità
non è il luogo ideale per crescere ed è spesso vissuta in modo ambivalente e conflittuale.
Costruire processi di autonomia
Ci proponiamo di costruire insieme ai ragazzi processi di autonomia (personale, affettiva,
relazionale, lavorativa, sociale) coerenti con le loro caratteristiche, possibilità e risorse. Essi implicano in
particolare l'individuazione di quelle risorse relazionali e contestuali esterne sulle quali possa essere
progettata e concretamente avviata l'autonomia personale al termine del percorso comunitario. In tal senso
grande attenzione sarà data alla rete dei rapporti esterni e alle persone significative che si cercherà il più
possibile di potenziare e coinvolgere nel progetto dei ragazzi.
Gli strumenti di lavoro
3.4.1 La relazione educativa
Siamo convinti che i piccoli e i grandi cambiamenti possono avvenire solo all’interno di una
relazione affettiva calda, empatica e non giudicante. La relazione educativa all’interno del contesto
comunitario, soprattutto quando sono coinvolti i minori, non è “cosa” semplice e scontata, né è data
una volta per tutte. La relazione educativa con i ragazzi va costruita, modulata, aggiustata giorno
per giorno e poi non sempre funziona, perché i ragazzi sono tanti e diversi tra loro, e ciò che va
bene per uno non va bene per l’altro. Vogliamo provare ad essere adulti significativi che possano aiutare i
ragazzi per un breve tratto di strada a costruire e progettare al meglio la loro vita sintonizzandola sui loro
bisogni, sulle loro capacità, sui loro sogni.
3.4.2 La relazione di gruppo
Innanzitutto la vita in comunità è vita in gruppo, ma il gruppo in adolescenza è anche un
contesto d’intervento privilegiato per le sue potenzialità nell’attivare e favorire i processi di
cambiamento. Le attività di gruppo saranno finalizzate alla discussione,
alla valutazione e alla riflessione sulle esperienze quotidiane di convivenza all’interno della
comunità, ma anche alla riflessione su aspetti più connessi con i processi di crescita e con lo
sviluppo dell’identità. Vogliamo inoltre promuovere la percezione della interdipendenza reciproca,
la capacità di condivisione e/o negoziazione delle regole soprattutto considerata la grande
importanza che riveste in ambito sociale e relazionale, dentro e fuori la comunità, lo sviluppo di
competenze di mediazione e di contrattazione.
3.4.3 Il progetto educativo individualizzato
Con ogni minore si co-costruisce il Progetto Educativo Individualizzato. La fase della costruzione del PEI è
caratterizzata dalla “negoziazione”: il minore, gli educatori della comunità, gli operatori dei servizi territoriali,
sono liberi di esprimere i diversi punti di vista, esprimendo desideri, delineando obiettivi, descrivendo modalità
e difficoltà che si potrebbero incontrare durante la realizzazione del progetto educativo. Obiettivo comune a
tutti è quello di raggiungere gradualmente, attraverso un processo di costante mediazione, un progetto che sia
soddisfacente per il ragazzo e per tutte le parti in gioco. La costruzione del progetto educativo pertanto non
può essere data una volta per tutte, ma è un’interazione centrata costantemente sulla contrattazione e cocostruzione del progetto che il ragazzo è chiamato a condividere e sottoscrivere ed, eventualmente,
rinegoziare attraverso l’assunzione di impegni responsabilizzanti idonei a orientare lo sviluppo delle sue
capacità auto-regolative e a incrementare la sua percezione di auto-efficacia
3.4.4 Le attività con gli animali
L'intuizione del valore terapeutico degli animali, che risale all'antichità e nel corso dei secoli ha assunto
sempre più importanza, trova oggi una strutturazione metodologica e impieghi mirati a specifiche patologie.
Infatti, durante il processo di addomesticamento, iniziato 12000 anni fa, si è instaurata, tra l'uomo e l'animale,
una forte intesa affettiva ed emotiva. Nel 1961 nasce ufficialmente la "terapia con gli animali" come tecnica
d'intervento terapeutico: l'animale diventa "co-terapeuta" nel processo di guarigione, rivestendo il ruolo di
"mediatore emozionale" e "catalizzatore" dei processi socio-relazionali. La relazione con l’animale favorisce a
più livelli il benessere psicofisico delle persone che entrano in contatto con lui, migliorando significativamente
la qualità della vita.
Animal-Assisted Activities (AAA) – Attività svolte con l'ausilio di animali che hanno l'obiettivo primario di
migliorare la qualità della vita di alcune categorie di persone. Sono interventi di tipo educativo e/o ricreativo
finalizzati al miglioramento della qualità della vita.
Principi fondamentali del lavoro tra animali e giovani problematici
Bambini e adolescenti crescono meglio se hanno la compagnia di una animale. Esso funziona come simbolo
identificativo consolatore o come educatore neutrale e conseguente. I ragazzi che crescono assieme ad
animali domestici mostrano un senso di responsabilità piu’ sviluppato, sono piu’ empatici e piu’
compassionevoli. Gli animali cercano per se il contatto con gli uomini, e cio’ lo sperimentiamo spesso nella vita
di tutti i giorni ma il lavoro con essi funziona solo se l’animale non viene strumentalizzato e viene sempre
trattato dignitosamente. La dignità nell’interesse degli uomini e degli animali è processo fondamentale per la
riuscita della terapia pedagogica tra le parti. Sottolineiamo ancora l’enorme importanza che stabilisce, nella
triangolazione tra animali, ragazzi problematici e disabili, una sinergia tale da favorire un processo evolutivo,
educativo e collaborativo di grande impatto tra le parti. Tutti sono coinvolti dinamicamente nel progetto, anche
chi, per qualche motivo non ha la possibilità di relazionarsi direttamente con gli animali, prende attivamente
parte alle esercitazioni provvedendo all’organizzazione delle attività.
Significato dell’animale per lo sviluppo dei bambini e dei giovani problematici.
Tanti giovani vorrebbero degli animali, la maggior parte tramite un desiderio innato, caldo, sicuro, affettivo e
amorevole di trovare un vero amico. Bambini e giovani “vedono spesso nel “proprio” animale un simbolo
identificativo; l’animale rappresenta un alleato con cui contrastare il mondo degli adulti e consolatore nelle
diversità del proprio percorso di vita. I ragazzi problematici imparano, attraverso la relazione con l’animale, a
sviluppare empatia e considerazione per l’altro, compassione e presa di responsabilità. Oltretutto i ragazzi
possono ritrovare un equilibrio perduto e sviluppare un carattere stabile. Avere un animale significa vivere
un’esepienza totalitaria per i ragazzi: essi devono accudire gli animali nel modo piu’ corretto possibile. Essi si
confrontano con la disciplina, l’ordine, la puntualità e la consapevolezza delle responsabilità, fondamentali che
proprio mancano a questi ragazzi problematici. L’osservazione di questi progetti con gli animali hanno
mostrato che i ragazzi sono molto piu’ cooperativi, desiderano di piu’ il contatto e appaiono meno aggressivi. Il
contatto tra le persone problematiche naturalmente favorito dall’ausilio degli animali e anche la comunicazione
tra le parti ne trae benefici concreti.
Sessioni individuali
Nelle sessioni individuali il giovane impara strumenti di comunicazione per riuscire a stabilire un dialogo
efficace con l’animale. Gli animali comunicano attraverso il linguaggio corporeo, denominato comunicazione
analoga che è in opposizione al linguaggio digitale che è quello che usiamo solitamente. La comunicazione
analoga trasmette informazioni attraverso la mimica, i gesti, gli atteggiamenti o odori e viene chiamata anche
comunicazione non verbale. La comunicazione comporta sempre un contenuto e un aspetto di reciprocità.
L’aspetto del contenuto passa tramite la lingua, gli aspetti reazionari e con la comunicazione non verbale. Nel
rapporto uomo-animale diviene chiaro
3.4.5
Le attività agricole
Le attività agricole proposte a Cà Stella comprendono l'attività di giardinaggio e la coltivazione di piante, di
ortaggi e cereali nonché l’acquisizione dell’utilizzo dei mezzi agricoli e degli strumenti preposti a tali attività.
Così come gli animali, nelle attività qui proposte si lavora con un materiale ‘vivente’: le piante. Lavorando la
terra o curando un giardino si trova o si ritrova la fiducia nelle proprie capacità di far vivere, crescere e curare
un essere vivente, si sviluppa un metodo di lavoro, che consente di raggiungere un obiettivo, rappresentato
dalla crescita della pianta. Fornisce dunque nuove motivazioni e nuovi stimoli. Molto importante è anche il
lavoro di gruppo, che può facilitare la socializzazione . L’attività agricola, attraverso la specificità operativa
(preparare il terreno, piantare, organizzare lo spazio, seguire lo sviluppo, osservare la fioritura, procedere alla
raccolta) fa prendere coscienza di poter cambiare il paesaggio in cui si vive e consente di comprendere ed
organizzare il tempo, ma al tempo stesso pone di fronte a limiti oggettivi ed intrinsechi.
Il contatto con la terra, l’osservazione di forme, colori, ombre e luci dei vegetali, trasmettono sensazioni
rilassanti, stimolano le capacità percettive ma anche quelle affettive che vengono attivate con il prendersi cura
di una pianta. Prendersi cura di organismi vivi:
migliora l’autostima e il senso di controllo sull’ambiente
stimola il senso di responsabilità
la socializzazione
combatte efficacemente il senso di isolamento, di solitudine e di inutilità in persone con handicap fisici molto
gravi o negli adolescenti in situazione di disagio e/o emarginazione
a livello fisico sollecita l'attività motoria e migliora il tono generale dell'organismo
- contribuisce ad attenuare stress e ansia aumentando il buon umore in generale
favorisce la manualità
favorisce l'interazione con l'ambiente
3.4.6 Attività sportiva educative: JU-JITSU
Il jjutsu è un'arte di difesa personale completa che basa i suoi principi sulle radici del nome originale
giapponese: Hey yo shin kore do, ovvero "Il morbido vince il duro". In molte arti marziali, oltre all'equilibrio del
corpo, conta molto anche la forza di cui si dispone. Nel jujitsu, invece, la forza della quale si necessita
proviene proprio dall'avversario. Più si cerca di colpire forte, maggiore sarà la forza che si ritorcerà contro. Il
principio, quindi, sta nell'applicare una determinata tecnica proprio nell'ultimo istante dell'attacco subito, con
morbidezza e cedevolezza, in modo che l'avversario non si accorga di una difesa e trovi, davanti a sé, il vuoto.
Il Ju Jitsu è una disciplina orientale sviluppata dall'uomo per la sua sopravvivenza e difesa personale. Il Ju
Jitsu non è solo una serie di movimenti dinamici ma diventa una disciplina intesa come filosofia di vita.
Dal punto di vista fisico i benefici riguardano lo sviluppo armonico (soprattutto nell’adolescente), l’aumento del
tono muscolare, il miglioramento di funzioni come la coordinazione, la mobilità articolare, la resistenza, la
velocità ed i riflessi. Il corpo esercita una ginnastica completa e ricreativa, non dimenticando le stimolazioni
metaboliche e neuroendocrine. Grazie alla pratica si acquisisce in socievolezza e sicurezza interiore con
benefici psichici, quali la creatività , l’autocontrollo, il rispetto per l’avversario, la conoscenza più approfondita
del proprio IO: in ultima analisi un equilibrio tra livello fisico, emozionale e mentale.
La pratica sportiva, infine, ci permette di occupare l’attenzione (in modo particolare dei giovani) evitando
distrazioni pericolose. L’atleta è "spinto" a imitare i soggetti più preparati, al miglioramento continuo
acquisendo una sorta di mentalità positiva che sarà senz’altro utile anche nella vita.In sostanza con il Ju-Jitsu
si raggiunge una buona forma fisica, il controllo delle attività mentali (concentrazione, calma, equilibrio) e
un’ottima capacità di difesa personale.
3.4.7 Laboratori musicali
3.4.8 Attività in collaborazione con la Fondazione M.D.M.
La Fondazione Main dans le Main, di cui Cà Stella fa parte, da diversi anni gestisce in India progetti di aiuto a
bambini e minori in difficoltà è dunque nostra intenzione offrire la possibilità agli utenti collaboratori
maggiorenni di passare un periodo del loro percorso comunitario presso queste strutture presenti in India e in
Ecuador.
4. IL PERSONALE: RUOLI E FUNZIONI
4.1 Organigramma
DIRETTORE
RESPONSABILI D’AREA
RESPONSABILE ATTIVITA’
ASSISTITE CON GLI ANIMALI.
RESPONSABILE
PEDAGOGICO
RESPONSABILE
ATTIVITA’ AGRICOLE
PERSONALE
EDUCATIVO
PERSONALE
NOTTURNO
CUSTODE
CONSULENTI ESTERNI
MEDICO
SUPERVISORE
PSICHIATRA
VETERINARIO
ETOLOGO
Il DIRETTORE. è responsabile globale del funzionamento di CA’ STELLA.
Monitora le attività controllandone l’effettuazione e verifica periodicamente che vengano portate a
compimento
In supporto al R.P. incontra i vari attori degli Enti invianti sia per lo start-up degli stage che per la loro
verifica
Affiancato dal R.P. incontra gli operatori del Servizio per definire i seguenti aspetti: busta paga,
turnistica, regole di comportamento, spiegazione del progetto e obiettivi degli interventi
Incontra periodicamente l’equipe di lavoro
Il Responsabile Pedagogico è responsabile dell’area terapeutica ed educativa
Pianifica, organizza e verifica le attività del Servizio presentandole al Direttore.
E’ garante della qualità educativa degli interventi proposti
Organizza la turnistica degli operatori e ne gestisce ferie e permessi
Gestisce e conduce gli incontri settimanali di equipe
Definisce insieme agli operatori gli obiettivi individuali degli Utenti Collaboratori (U.C.)
Incontra periodicamente gli Enti
gestisce i rapporti con i servizi territoriali formali, informali e le istituzioni coinvolgendo l’èquipe.
Valuta con l’equipe educativa e gli altri responsabili d’area, e decide, in accordo con il direttore, le
ammissioni e le dimissioni dei minori
Coordina l’equipe educativa
Supervsiona i PEI elaborati dagli educatori
Collabora e condivide i progetti con il Responsabile dell’attività con gli animali e con il Responsabile
delle attività agricole.
Gestisce e seleziona sia il personale educativo che vegliatore operante all’interno della struttura.
Il Responsabile dell’A.A.A.
Coopera e collabora alla stesura del P.E.I.
Gestisce e cura gli animali
Sceglie, addestra e prepara gli animali per l’utilizzo nelle attività
Gestisce e organizza sia le sessioni individuali che quelle di gruppo
Organizza l’attività di Trekking e i “giochi senza frontiere”
Gestisce sia gli aspetti organizzativi che amministrativi correlati all’attività
In affiancamento al Responsabile Pedagogico incontra le istituzioni coinvolte e gli enti collocanti in
merito alla terapia con gli animali
In collaborazione con il R.P. e dopo aver informato gli enti collocanti, promuove l’autonomia degli
utenti attraverso il conferimento di “licenze” atte all’indipendenza nelle uscite a cavallo
Concorda con il R.P. i gruppi di utenti e il personale coinvolto nella gestione dell’attività
È responsabile della formazione specifica del personale operante all’interno della struttura e della
scelta del materiale informativo
Il Responsabile delle Attività Agricole
Coopera e collabora alla stesura del P.E.I.
Si occupa della coltivazione della terra insieme agli U.C.
In affiancamento al Responsabile Pedagogico incontra le istituzioni coinvolte e gli enti collocanti in
merito alle attività agricole
Gestisce sia le attività interne che esterne alla struttura ( lavori forestali, agricoli e di manutenzione del
verde )
E’ responsabile della manutenzione dell’immobile e dei mezzi agricoli.
Concorda con il R.P. i gruppi di utenti e il personale coinvolto nella gestione dell’attività
È responsabile della formazione specifica del personale operante all’interno della struttura e della
scelta del materiale informativo
Gli EDUCATORI hanno il compito di:
stendere con i ragazzi, in accordo con il servizio territoriale inviante e con le varie figure responsabili
interne alla struttura, il progetto educativo individualizzato;
tenere costantemente aggiornati, in accordo con il responsabile di struttura, i servizi territoriali
invianti e preparare le relazioni di aggiornamento (ogni tre mesi);
tenere i rapporti con il territorio e costruire, laddove possibile, le reti necessarie per la
realizzazione dei singoli progetti individualizzati;
svolgere attività di tutoring e accompagnamento;
monitorare con i responsabili delle attività l’andamento globale dell’utente
gestire con i ragazzi tutti gli ambiti della vita quotidiana (aspetti sanitari, legali, scolastici, etc.)
e del tempo libero;
monitorare, laddove possibile e utile, l’andamento dei rientri a casa del minore.
Il SUPERVISORE ha le seguenti funzioni:
discutere delle situazioni e dei percorsi dei ragazzi portati dall’equipe, con la messa a fuoco del
problema del momento e la formulazione delle ipotesi strategiche per affrontarlo;
individuare i criteri regolativi e operativi relativi al funzionamento degli aspetti educativi della
comunità: criteri per la stesura delle relazioni educative, criteri per la gestione dei conflitti,
criteri per la gestione delle regole, etc.;
potenziare le competenze educative orientate ai processi di cambiamento;
analizzare i processi di comunicazione nell’equipe e le dinamiche di gruppo (gestione di
tensioni e conflitti, gestione e discussione sulle frustrazioni e sulle difficoltà incontrate nel
lavoro quotidiano, etc.);
accogliere e formare “on the job” i nuovi operatori.
IL MEDICO E LO PSICHIATRA
Il CUSTODE
IL VETERINARIO
L’ETOLOGO
5. AMMISSIONI / DIMISSIONI
COLLOQUIO CON
ENTE INVIANTE
COLLOQUIO
CONOSCITIVO CON
IL RAGAZZO
INSERIMENTO / ACCOGLIENZA
DEFINIZIONE DEL PROGETTO
EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO
GESTIONE DELL’INTERVENTO
La costruzione dell’inserimento, realizzata in stretta collaborazione con i servizi invianti, e le modalità con cui
vengono inseriti i ragazzi sono, a nostro parere il primo fondamentale passo, per costruire con loro un rapporto
basato sul rispetto, sulla fiducia e sul riconoscimento dei suoi bisogni essenziali. Le richieste di inserimento
sono pertanto valutate con estrema attenzione non tanto con l’obiettivo di “escludere” chi troppo difficile da
“gestire” in comunità ma, per capire quale sia la strategia di inserimento più consona per ciascun ragazzo.
5.1 L’inserimento: procedure
1. Richiesta di inserimento: deve essere formulata da parte dei servizi richiedenti al Direttore il quale si
occupa di:
- offrire le prime informazioni generali sulle caratteristiche della comunità educativa e sugli eventuali tempi di
attesa per l’ingresso;
- fornire indicazioni sulla documentazione necessaria da presentare per l’eventuale ingresso;
- informare il RESPONSABILE PEDAGOGICO , i responsabili d’area della richiesta di inserimento;
- fissare un incontro (entro 15 giorni dalla richiesta di ingresso) tra il R.P. e i servizi invianti per la
presentazione del ragazzo.
2. Incontro tra il R.P. e gli operatori dei servizi invianti per la presentazione del caso. Obiettivo dell’incontro è
quello di valutare a grandi linee se il contesto educativo comunitario è in grado di rispondere ai bisogni del
minore e se il percorso di crescita ipotizzato è realizzabile all’interno della nostra comunità.
3. Conoscenza del ragazzo da parte degli operatori della comunita così da fare conoscere ai ragazzi
direttamente il luogo dove andranno a vivere per un certo periodo di tempo.
4. Comunicazione della data di ingresso e richiesta formale della documentazione:
La data di ingresso viene comunicata dal Direttore il quale richiede anche la seguente documentazione:
- compilazione della scheda predisposta dalla nostra comunità. All’interno della scheda vengono chiesti dati
relativi alla situazione generale del minore (es. obiettivi a lungo termine previsti dai Servizi Territoriali,
modalità di incontro del ragazzo con i suoi familiari, etc.);
- richieste specifiche del Tribunale dei Minori, laddove presenti e copia del decreto del Tribunale per il
collocamento in comunità;
- relazioni psico-sociali e sanitarie del minore.
5.2 La permanenza in comunità
La fase di accoglienza (durata media 60 giorni)
La fase di accoglienza è finalizzata a offrire, da un lato, al ragazzo l’opportunità di sperimentare
concretamente le dinamiche della vita in comune e di inserirsi gradualmente all’interno del gruppo dei
coetanei, dall’altra a dare agli educatori la possibilità di conoscerlo, di individuare le sue risorse e le sue
difficoltà per poter poi co-costruire con lui il P.E I. Al termine del periodo di accoglienza si effettua una verifica
con il ragazzo e con i Servizi Territoriali invianti e si iniziano e delineare gli obiettivi del Progetto Educativo
Individualizzato.
La stesura del Progetto Educativo Individualizzato
Co-autori del progetto educativo individualizzato sono il minore e tutte le persone significative che lo
circondano: vogliamo sottolineare, infatti, la dimensione di condivisione e di accordo che è sottintesa alla
costruzione del percorso in comunità. Il progetto, firmato dal minore, dal Responsabile pedagogico e dal
servizio inviante, è concepito come un contratto in cui le parti condividono obiettivi e percorsi, si assumono
impegni, stabiliscono tempi e criteri per le verifiche. I servizi di riferimento vengono informati del progetto e,
possibilmente, collaborano alla sua stesura. La metodologia con cui viene elaborato il progetto è quello della
mediazione, con cui si cerca di costruire un percorso educativo realistico e adatto alle sue caratteristiche e alle
sue risorse. All’interno del progetto sono previsti interventi e attività finalizzate a valorizzare il più possibile le
risorse e le competenze dei singoli ragazzi potenziando le loro capacità di affrontare i
problemi, di entrare in relazione con gli altri e costruire percorsi funzionali alla crescita. All’interno del progetto
vengono esplicitate le modalità di coinvolgimento del minore e di tutte le figure di riferimento coinvolte
(comunità, servizi, familiari, etc.) al fine di attivare il piano delle risorse personali e consensuali del minore sia
a livello familiare che socio-ambientale. Periodicamente vengono effettuate delle verifiche che sono un
momento di riflessione in cui vengono discussi tutti i punti del progetto; come per ogni contratto, è possibile
che vi siano state delle inadempienze, che non siano stati raggiunti degli obiettivi, o che gli strumenti
concordati si dimostrino inadeguati: in tal caso il progetto, laddove necessario, viene modificato poiché è la
trascrizione di un percorso che si trasforma, adeguandosi sempre alla realtà della persona con cui viene cocostruito.
Il progetto steso in forma di documento contiene, in genere, i seguenti aspetti:
- problematiche da affrontare
- risorse presenti o da consolidare
- obiettivi da raggiungere
- tempi previsti
- azioni e strumenti necessari
- criteri di valutazione del raggiungimento dei risultati
- impegni e responsabilità dell’équipe della comunità, del servizio inviante e del ragazzo
5.3 Le dimissioni: procedure
Le dimissioni vengono preparate con cura e attenzione; i ragazzi collaborano attivamente con gli educatori
per prepararsi a questo momento importante ed emozionante, ma anche carico di tensioni e paure. Le
dimissioni comunque avvengono sempre quando, i Servizi Territoriali e l’èquipe educativa, di comune accordo,
valutano che il progetto di accompagnamento e sostegno della comunità può considerarsi concluso. in genere
ciò avviene quando è possibile prevedere: il rientro del minore nella sua famiglia in questo caso mentre gli
educatori della comunità lavorano con il ragazzo per il rientro a casa, i Servizi Sociali lavorano e preparano la
famiglia. La frequenza e la modalità dei rientri è stabilita dai servizi territoriali in accordo con il Tribunale dei
Minori. il passaggio a una vita autonoma sia dal punto di vista abitativo che lavorativo; in questo caso viene
previsto un progetto “ponte” di supporto dopo la dimissione, la cui durata viene concordata, caso per caso, con
i servizi invianti. Sono previsti colloqui settimanali, attività di tutoring e monitoraggio con gli operatori della
comunità al fine di supportare i ragazzi in questa delicata fase di passaggio. Le dimissioni possono essere
anticipate, rispetto ai tempi stabiliti, quando il ragazzo assume, ripetutamente, comportamenti tali da
ostacolare gravemente l’azione educativa e il benessere complessivo della comunità. Tali comportamenti
possono essere:
- fughe reiterate dalla Comunità Educativa;
- gesti antisociali gravi e di violenza preoccupante che mettono a repentaglio l’incolumità propria o altrui;
- l’emergere di disturbi della personalità che condizionano pesantemente la vita del gruppo;
- l’uso protratto di sostanze psico-attive.
In queste situazioni di profondo disagio il Responsabile Pedagogico della comunità, autorizzato dal Direttore,
dopo aver messo al corrente le autorità competenti, si assume il diritto di decidere le dimissioni del minore e di
chiedere ai Servizi Territoriali competenti il trasferimento del minore in un altro contesto.
5.4 La valutazione
Riserviamo un’attenzione particolare e specifica alle attività di monitoraggio e valutazione che si declinano su
due livelli:
I livello: monitoraggio e valutazione dei P.E.I.
1. analisi approfondita, nella fase di inserimento in comunità, della situazione generale del minore soprattutto
relativamente alle seguenti aree:
- Storia personale
- Situazione sanitaria
- Situazione familiare e sociale
- Situazione scolastica
- Situazione legale
- Situazione psicologica
- Problemi attuali
- Risorse e progettualità
2. monitoraggio mensile andamento P.E.I. a cura dell’equipe della comunità
3. monitoraggio e valutazione, ogni 3 mesi circa, degli esiti dei singoli percorsi educativi con i
Servizi Territoriali invianti al fine di verificare il raggiungimento degli obiettivi definiti nel PEI:
agli incontri di monitoraggio e verifica partecipano tutte le persona coinvolte nel progetto
educativo (il garante di tale processo è il responsabile di struttura)
4. compilazione della scheda di valutazione dei PEI a cura dell’èquipe educativa, all’inserimento
dell’ospite nel programma terapeutico e - successivamente - con cadenza quadrimestrale;
5. produzione di report mirati alle necessità informative dei servizi invianti.
II Livello: questionario di gradimento per gli ospiti e spazio aperto a suggerimenti e proposte.
III Livelli: valutazione del grado di efficacia e di efficienza dei servizi offerti percepita dai Servizi Territoriali:
E’ prevista la somministrazione di una scheda di soddisfazione da compilare a cura dei servizi invianti. La
scheda è finalizzata a valutare e a farci conoscere il grado di soddisfazione relativo al nostro modo di lavorare
percepito da parte degli operatori dei servizi invianti. Le schede di soddisfazione vengono proposte ogni 6
mesi; l’analisi dei dati contenuti nelle singole schede ci consente di migliorare, strada facendo, la qualità del
servizio offerto, individuando nuove strategie di lavoro e rivedendo, laddove necessario, quelle già attive.
6 L’ALLOGGIO PER L’AUTONOMIA
Con questo servizio intendiamo mettere a disposizione dei ragazzi un luogo che faccia da “ponte” tra la
comunità educativa e la vita totalmente autonoma al di fuori di essa. Tale servizio realizzato in un piccolo
appartamento nelle vicinanze della struttura può consentire ai ragazzi di cominciare a sperimentare le
inevitabili difficoltà che si incontrano quotidianamente quando si comincia a vivere da soli e ad assumersi,
gradualmente, le responsabilità di una vita autonoma (dalla sveglia al mattino, alla spesa, alla gestione del
budget, etc.) senza però, per questo, trovarsi in una situazione di rischio quale può essere quella di vivere
completamente soli.
7. IL TUTORING FAMILIARE
Molti ragazzi vengono inseriti in comunità perché hanno una famiglia ritenuta non idonea, spesso solo
temporaneamente, ad assumere il carico educativo e formativo del ragazzo. La comunità è investita dai
Servizi Territoriali e dal Tribunale per i Minorenni di compiti educativi in parte temporaneamente sostitutivi
della famiglia di origine. Sostenere però i ragazzi nel loro percorso di crescita, per noi, significa anche e
soprattutto aiutarli a comprendere e a dare un significato all’allontanamento da casa senza colpevolizzare la
famiglia ma, anzi cercando insieme ai ragazzi di metterne in luce gli aspetti positivi e provare a recuperare
gradualmente quelle risorse residue presenti nella famiglia e nel contesto allargato. Proprio per questo motivo
fin dall’inizio dell’inserimento in comunità gli educatori terranno in grande considerazione la situazione
familiare del minore e in accordo con i Servizi Territoriali e, rispettando i possibili vincoli normativi (visite
regolamentate dal T.M.), cercheranno di favorire i contatti con la famiglia. Questo obiettivo viene realizzato
inizialmente all’interno della comunità, ove è possibile accompagnare entrambe le parti nella gestione e nel
miglioramento dei rapporti. In fasi più avanzate può essere offerta al minore la possibilità di gestire sempre più
autonomamente la relazione familiare anche all’esterno, attraverso rientri a casa o uscite di qualche ora con i
familiari. Tutte le decisioni e gli eventuali cambiamenti sono sempre concordati con i diretti interessati, l’èquipe
educativa e i Servizi Territoriali. Durante tutto il percorso in comunità gli operatori avranno il compito di
svolgere la funzione di tutoring, verificando gli stati emotivi, i dubbi e le difficoltà dei giovani ospiti, e
proveranno con loro modalità che siano le meno dolorose e le più funzionali possibili all’evoluzione dei
ragazzi. L’equipe della comunità minori è inoltre disponibile a effettuare, sempre previo accordo coni Servizi
Territoriali, incontri con i familiari finalizzati al sostegno / monitoraggio e verifica della relazione in corso con il
minore.
Per quanto riguarda l’Alloggio per l’Autonomia, saranno tenuti in gran conto i rapporti in atto con le famiglie
d’origine e con le persone significative esterne alla comunità. A seguito del desiderio espresso dai ragazzi
all’interno del progetto educativo saranno promosse, in accordo con i servizi territoriali di riferimento, le attività
di tutoring e monitoraggio necessarie a un avvicinamento/riconciliazione con la famiglia d’origine nell’ottica di
sviluppare con essa un rapporto costruttivo e orientato alla crescita e allo sviluppo dell’autonomia dei ragazzi.
L’attività di tutoring è inoltre pensata come accompagnamento e monitoraggio dopo le dimissioni dell’utente e
il rientro in famiglia.