Estinzioni di massa
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Estinzioni di massa
A APPROFONDIMENTO Estinzioni di massa L e specie attualmente viventi rappresentano una frazione stimata, di forse uno su mille, di tutte le specie che sono comparse sul nostro pianeta. La maggior parte delle forme di vita che hanno popolato la Terra hanno recitato un ruolo fugace, almeno se confrontato con la durata dell’intera rappresentazione, sul palcoscenico della storia della vita. L’estinzione fa parte della storia di ogni specie. Il continuo cambiamento nel tempo degli ambienti è responsabile di una estinzione per così dire normale, che avviene con un ritmo statisticamente regolare. Nuove specie nascono e vecchie specie muoiono. La storia della vita sulla Terra vede una generale tendenza all’aumento del numero delle specie nel tempo, dovuto alla conquista di nuovi ambienti. Tuttavia i fossili indicano anche che lo sviluppo della vita ha subito alcune momentanee battute di arresto. In particolare negli ultimi 500 milioni di anni, periodo per il quale si dispone di una maggiore quantità di dati, sono individuabili cinque episodi di estinzioni di massa. Con questo termine si intendono periodi ben individuati, nei quali si è verificata una brusca diminuzione del numero delle specie. Si è trattato di vere e proprie decimazioni, che hanno ridotto drasticamente la varietà dei viventi. Successivamente a questi episodi, la vita è tornata a differenziarsi a partire dalle specie sopravvissute, ma spesso con caratteristiche assai diverse da quelle precedenti. Il periodo di tempo necessario perché si verifichi il ciclo estinzione-ripopolamento è dell’ordine di pochi milioni di anni. Si tratta perciò di eventi poco più che istantanei rispetto alla durata della storia della vita sulla Terra. Le principali estinzioni di massa note si sono verificate alla fine del periodo ordoviciano (circa 440 milioni di anni fa), nel Devoniano superiore (circa 360 milioni di anni fa), alla fine del periodo permiano e pertanto dell’era paleozoica (circa 235 milioni di anni fa), alla fine del periodo triassico (circa 190 milioni di anni fa), alla fine del periodo cretaceo e pertanto dell’era mesozoica (circa 65 milioni di anni fa). Altri grandi episodi di estinzione, dei quali abbiamo però tracce più incerte, si verificarono anche nel passato più remoto. La traccia fossile di un determinato taxon percorre una serie di strati, da quello in cui compare per la prima volta a quello al di sopra del quale quei fossili non sono più presenti. Non sempre la scomparsa di fossili del taxon studiato da una successione stratigrafica significa che quel taxon è estinto. Sono noti casi di taxa giudicati estinti, poiché i loro Fantini, Monesi, Piazzini - La Terra resti fossili si erano interrotti bruscamente in uno strato sedimentario antico, e di cui sono poi stati raccolti esemplari vivi. L’esempio forse più noto è quello del celacanto, un pesce crossopterigio che si pensava estinto nel periodo cretaceo, circa 80 milioni di anni fa. Nel 1938 un esemplare di questo pesce fu pescato in acque sudafricane; successivamente altri esemplari furono rinvenuti nelle acque delle isole Comore. I taxa che sembrano riapparire improvvisamente dal passato sono stati scherzosamente battezzati «taxa Lazzaro». Si tratta di taxa ovviamente non resuscitati, ma semplicemente sopravvissuti in ambienti molto particolari e limitati, mentre si sono estinti nella maggior parte degli ambienti in cui erano diffusi. Le probabilità di imbattersi in un effetto Lazzaro sono tanto maggiori quanto più è ridotto il taxon studiato. Per questo motivo i paleontologi preferiscono studiare i fenomeni di estinzione servendosi di categorie tassonomiche superiori alla specie, alla ricerca di un giusto compromesso tra la facilità di raccolta dei dati e la loro significatività. La scelta ricade il più delle volte su famiglie o generi, per poi estrapolare i dati raccolti a livello di specie, se necessario. Ad esempio, si calcola che la grande estinzione di massa del Permiano abbia determinato la scomparsa del 54% delle famiglie e dell’83% dei generi di organismi marini. Questi dati fanno ritenere che l’estinzione del Permiano abbia falcidiato tra il 90 e il 96% delle specie allora presenti nei mari. Quando la vita riprese a espandersi, a partire dalle poche specie sopravvissute, le nuove specie impressero agli ecosistemi marini caratteristiche profondamente diverse da quelle precedenti. Da una fauna di tipo prevalentemente sessile, quale era stata fino ad allora, si passò a una fauna in cui iniziarono ad avere un ruolo dominante gli animali attivamente mobili. La più recente grande estinzione della storia della vita si verificò 65 milioni di anni fa ed è chiamata estinzione del Cretaceo. Infatti questo evento segna il passaggio tra il Cretaceo, ultimo periodo dell’era mesozoica, e il Terziario o era cenozoica. L’estinzione del Cretaceo portò alla scomparsa di una percentuale che si stima tra il 60 e il 75% delle specie (figura della pagina seguente). Non è facile stabilire il rapporto tra estinzioni ed evoluzione. L’estinzione «di fondo», quella che avviene con ritmo normale, può essere considerata una conseguenza dei processi evolutivi. Questo tipo di estinzione è un fenomeno ineluttabile nella storia di ogni specie, destinata a essere prima o poi soppiantata da un’altra specie con adattamenti più e il paesaggio - Dinamiche della geosfera • Italo Bovolenta editore - 2012 1 40 Fine Ordoviciano Tardo Devoniano 60 Cyclaster Fine Mesozoico Fine Triassico Cyclaster Inizio Cenozoico Fine Creataceo Percentuale di famiglie estinte % Fine Permiano A APPROFONDIMENTO 20 0 0 100 200 300 400 500 Ma Lo studio dei fossili ha rivelato che negli ultimi 500 milioni di anni si sono verificati almeno cinque importanti eventi di estinzione di massa, che spiccano rispetto al tasso di estinzione di fondo, dovuto ai normali processi evolutivi. Molte specie sopravvissute all’estinzione del Cretaceo, come l’echinoderma Cyclaster, documentano una notevole diminuzione delle dimensioni corporee. Fantini, Monesi, Piazzini - La Terra efficienti, anche in conseguenza del continuo mutare delle condizioni ambientali. Le estinzioni di massa sembrano essere la causa dell’avvio di imponenti fenomeni evolutivi, piuttosto che una loro conseguenza. Eventi di questo tipo possono essere considerati alla stregua di stragi benefiche, almeno dal punto di vista di alcune specie. Infatti la scomparsa di specie che si erano bene adattate a certi ambienti apre la strada perché altre specie inizino a sviluppare nuovi adattamenti che consentano loro di occupare le nicchie ecologiche rimaste libere. È probabile che entrambi i tipi di estinzione abbiano contribuito a modellare l’albero della vita nella configurazione attuale. L’estinzione «di fondo» porta alla eliminazione di alcuni ramoscelli, che sono sostituiti da altri più nuovi. L’estinzione di massa corrisponde a una brusca potatura, che elimina alcuni rami e permette ai rami rimasti intatti di svilupparsi e di occupare anche il posto delle parti andate perdute. e il paesaggio - Dinamiche della geosfera • Italo Bovolenta editore - 2012 2