117 la tassazione del reddito di impresa nei nuovi paesi europei
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117 la tassazione del reddito di impresa nei nuovi paesi europei
8. LA TASSAZIONE DEL REDDITO DI IMPRESA NEI NUOVI PAESI EUROPEI: QUALI OPPORTUNITÀ PER GLI INVESTIMENTI ITALIANI? Premessa Con decorrenza 1° maggio 2004 dieci nuovi paesi – Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia e Ungheria – partecipano all’Unione Europea. L’allargamento porterà con sé importanti cambiamenti, non ultimo nel campo della tassazione di impresa: in un mercato altamente integrato, le caratteristiche dei regimi di tassazione delle imprese acquisiscono molto rilievo, dal momento che gli Stati membri cercano di competere, anche attraverso il loro sistema fiscale, per attirare investimenti e attività economiche. Obiettivo principale di questo approfondimento è quello di fornire una visione sintetica dell’onere fiscale sulle imprese in questi nuovi paesi della Ue e confrontarlo con quello di alcuni tra i principali paesi della “vecchia” Ue: oltre all’Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Irlanda1. L’analisi sarà condotta relativamente ad un investimento interno e ad un investimento transnazionale, ipotizzando, in questo ultimo caso, che la società madre che effettua l’investimento sia residente in Italia. Gli indicatori utilizzati per effettuare questi confronti sono le aliquote effettive, marginali e medie, per un investimento interno e per un investimento internazionale, calcolate utilizzando la metodologia forward looking sviluppata da Devereux e Griffith2 e applicata dalla Commissione nello studio “Company Taxation in the Internal Market”3. Questi indicatori, come sottolineato in altri precedenti approfondimenti4, tengono conto, oltre che delle aliquote legali sul reddito di impresa, dei principali criteri di determinazione della base imponibile e dell’imposta. In particolare, le aliquote marginali effettive sintetizzano l’onere fiscale complessivo sui redditi derivanti da un investimento “marginale” (capace cioè di coprire appena i suoi costi), mentre le aliquote medie effettive sono relative ad un investimento che genera 1 L’Irlanda è stata inserita perché, come è noto, è il paese, tra i quindici della “vecchia” Ue, dove la tassazione societaria è di gran lunga la più favorevole. Viceversa, Germania, Italia e Francia appartengono, in ambito comparato, al gruppo di paesi a tassazione più elevata, nonostante le recenti riduzioni. 2 M. Devereux e R. Griffith, “The Taxation of Discrete Investment Choices” IFS, WP N° 98/16. 3 COM(2001) 582 final, Bruxelles. Il modello utilizzato dalla Commissione e ripreso in questo lavoro è descritto in modo dettagliato, limitatamente ad un investimento interno, nella Nota di Prometeia 2003-01 che analizza l’andamento delle aliquote effettive in Italia nel periodo 1990-2003. Un’applicazione di questo modello ai nuovi paesi Ue è contenuta anche in un recente lavoro di Ernst & Young, “Company Taxation in the New EU Member States”, a cui si rinvia anche per una più dettagliata descrizione dei sistemi vigenti in questi paesi. Il documento è disponibile sul sito www.ey.com/global/content.nsf/International/Services - Tax. 4 “La tassazione del reddito di impresa e le scelte di investimento, finanziamento e localizzazione dell’attività produttiva” (RdP aprile 2001). “La tassazione del reddito delle società nell’Unione Europea” (RdP marzo 2002). PROMETEIA Rapporto di Previsione – giugno 2004 117 L’obiettivo di questo lavoro è illustrare l’onere fiscale con riferimento ad una società madre italiana che decide di investire in uno dei nuovi dieci paesi Ue. Rapporto di Previsione giugno 2004 – PROMETEIA extra-profitti. Date le loro diverse caratteristiche, le aliquote marginali sono più utili per evidenziare gli effetti della tassazione sulla scelta fra diversi tipi di investimento e di finanziamento e sulla scelta di “quanto” investire, mentre quelle medie rilevano soprattutto ai fini della decisione di “dove” localizzare gli investimenti. A parità di altre condizioni, infatti, la localizzazione degli investimenti tenderà a dirigersi verso quei paesi dove la quota di profitti che va in imposte è minore. Di seguito ipotizzeremo l’esistenza di cinque diverse tipologie di investimenti (macchinari e impianti, costruzioni, scorte, beni intangibili e attività finanziarie), e tre modalità alternative di finanziamento (autofinanziamento, debito ed emissione di nuove azioni) 5. Per concentrare l’attenzione della tassazione societaria soprattutto sugli investimenti transnazionali, la costruzione delle aliquote effettive prescinde dalle imposte personali su dividendi, interessi e plusvalenze6. La tassazione degli investimenti interni: le aliquote legali di tassazione del reddito di impresa e le aliquote effettive Nei nuovi paesi Ue le aliquote legali di tassazione del reddito di impresa sono molto basse. Nella Fig. 8.1 sono rappresentate le aliquote legali sul reddito di impresa e le aliquote effettive, marginali (Emtr, effective marginal tax rate) 7 e medie (Eatr, effective average tax rate)8, con riferimento ad un ipotetico investimento interno effettuato da una società madre residente in ciascuno dei paesi Ue considerati. Le Eatr sono calcolate nell’ipotesi di un rendimento lordo del 20 per cento. La normativa di riferimento è quella in vigore nel 2004. Le aliquote effettive sono medie semplici di quelle calcolate con riferimento a ciascun tipo di investimento e di fonte finanziaria. Nella Fig. 8.1 i paesi sono disposti in ordine crescente rispetto alle aliquote legali d’imposizione sul reddito di impresa. La media delle aliquote legali nei dieci nuovi paesi è 21.5 per cento; 31.6 nei vecchi paesi e 35.4 nei vecchi paesi esclusa l’Irlanda. La prima considerazione che emerge dal grafico è che le aliquote legali dei nuovi Stati membri sono in diversi casi molto basse, anche se nella Ue la posizione migliore rimane occupata dall’Irlanda (12.5 per cento). Seguono Cipro, Lettonia e Lituania con un’aliquota del 15 per cento. La posizione peggiore è invece occupata dalla Germania, con un’aliquota legale complessiva sul reddito di impresa del 39.4 per cento. Precedono la Germania l’Italia (37.25 per cento), la Francia (35.4 per cento) e la Spagna (35 per cento). Tra i nuovi paesi entrati nella Ue, la tassazione legale più elevata è a Malta (35 per cento, come in Spagna), ma non bisogna dimenticare che in questo paese sono presenti molti regimi speciali9, di cui non si tiene conto in questo lavoro. 5 In linea con la metodologia utilizzata nello studio della Commissione. 6 Nel caso di un investimento transnazionale il ruolo delle imposte personali è molto discutibile, come sottolinea anche lo studio della Commissione, sulla base della più recente letteratura economica. 7 L’aliquota marginale effettiva è calcolate come differenza percentuale tra il costo del capitale, che rappresenta il rendimento minimo che rende conveniente intraprendere quel mix di investimento, e un tasso di mercato reale del 5 per cento, che rappresenta il costo opportunità dell’investitore. I calcoli si basano sull’ipotesi che in tutti i paesi ci sia un unico tasso di interesse di mercato pari al 5 per cento e un tasso di inflazione pari al 2 per cento. 8 Oltre alle ipotesi utilizzate per calcolare le Emtr (vedi nota precedente), per calcolare le Eatr si è ipotizzato un rendimento lordo sull’investimento del 20 per cento. 9 Questi regimi speciali sono verosimilmente in contrasto con il Codice di Condotta della tassazione d’impresa e Malta si è impegnata a rimuovere quelli con esso incompatibili. 118 PROMETEIA – giugno 2004 Fig. 8.1 Gli approfondimenti Aliquote legali complessive sul reddito di impresa ed effettive, marginali e medie, per un investimento interno (legislazione 2004) 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% Aliquota legale complessiva Aliquota marginale effettiva Germania Italia Francia Spagna Malta Regno Unito Rep.Ceca Estonia Slovenia Rep.Slov. Polonia Ungheria Lituania Latvia Cipro Irlanda 0% Aliquota media effettiva La seconda considerazione che emerge dal grafico è che le aliquote marginali effettive sono solitamente più basse di quelle legali, in quanto tengono conto dei criteri di determinazione della base imponibile e quindi della deducibilità degli interessi passivi e delle quote di ammortamento sui beni ammortizzabili. L’eccezione a questa regola è rappresentata dall’Irlanda, dove l’Emtr è più alta dell’aliquota legale, per l’elevata incidenza dell’imposta patrimoniale sugli immobili10. Poiché tutti i paesi prevedono la deducibilità degli interessi passivi dalla base imponibile, le differenze osservate, confrontando in ciascun paese le aliquote legali e quelle marginali effettive, dipendono dalla diversa generosità dei regimi di ammortamento e dall’incidenza delle imposte sugli immobili societari (presenti in tutti i 16 paesi considerati, ad eccezione dell’Estonia e di Malta). Non si nota una tendenza alla compensazione fra il livello delle aliquote legali sui profitti societari, da un lato, e la generosità dei regimi di ammortamento, o la presenza di altre forme di imposizione non commisurate ai profitti, dall’altro. Paesi con aliquote legali elevate, come l’Italia hanno regimi d’ammortamento generosi, che riducono significativamente l’aliquota marginale effettiva, ma altrettanto accade in paesi con aliquote legali basse, come la Lituania. In sostanza, tener conto dei criteri di determinazione della base imponibile non sempre appiana le differenze osservate nelle aliquote legali. Cambia la graduatoria fra paesi11, ma le differenze osservate restano molto forti: si va da un minimo dell’8.1 per cento in Lituania, ad un massimo del 30 per cento in Germania. La media delle aliquote marginali effettive nei nuovi entranti è 15.2 per cento, mentre è 24.1. nei vecchi (26 senza l’Irlanda). 10 In Irlanda (e in misura minore in Ungheria) avviene che, pur in presenza di sistemi di ammortamento per i beni capitali non particolarmente anomali e di piena deducibilità degli interessi passivi, l’aliquota legale sul reddito di impresa è molto bassa (12.5 e 16 per cento rispettivamente) è ampiamente compensata da imposte patrimoniali sugli immobili relativamente elevate (1.42 e 1.23 per cento). 11 La graduatoria cambia in modo rilevante per Lituania, Repubblica Slovacca e Italia. Nel primo caso ciò dipende dalla convenienza fiscale collegata al regime di ammortamento degli investimenti immobiliari e delle attività intangibili. Nel secondo caso il miglioramento deriva dal fatto che l’imposta immobiliare è irrisoria (0.11 per cento). Infine, per quanto riguarda l’Italia, il miglioramento in graduatoria dipende dalla presenza di un metodo di deprezzamento anticipato grazie al quale nei primi tre esercizi l’ammortamento ai fini fiscali viene raddoppiato. 119 Le aliquote marginali effettive sono più basse di quelle legali... Rapporto di Previsione giugno 2004 – PROMETEIA …mentre le aliquote medie effettive riflettono maggiormente le aliquote legali. La terza e ultima considerazione che emerge dal grafico è che le aliquote medie effettive sono più simili all’aliquota legale che a quella marginale. Conseguentemente, le differenze tra paesi ritornano a rispecchiare quelle osservate sulla base dell’aliquota legale. La media delle Eatr per i nuovi paesi è considerevolmente più bassa rispetto ai vecchi paesi Ue: 19.6 per cento contro 29 per cento, che sale al 32.1 se si esclude l’Irlanda. Il motivo per cui le aliquote medie effettive sono sempre, ad eccezione dell’Irlanda, più alte di quelle marginali è dovuto al fatto che al crescere del rendimento lordo perdono di importanza le deducibilità dall’imponibile. Va ricordato che mentre esiste un solo valore per l’aliquota marginale, le aliquote medie possono essere tante quanti sono i rendimenti lordi che si ipotizzano per un dato progetto di investimento. Per quanto riguarda le aliquote medie effettive riportate nella Fig. 8.1, il particolare valore ipotizzato per il rendimento lordo dell’investimento, 20 per cento, rende questo indicatore abbastanza simile all’aliquota legale. Il processo di riduzione delle aliquote legali non può dirsi del tutto terminato. In sintesi, tutti gli indicatori considerati evidenziano come nei nuovi paesi Ue esistano condizioni fiscali di gran lunga più favorevoli di quelle osservate nei tradizionali e maggiori paesi europei, per quanto riguarda sia le aliquote legali che i criteri di determinazione dell’imponibile. E’ interessante sottolineare che alcuni di questi paesi hanno ridotto le aliquote legali sui redditi di impresa proprio in concomitanza dell’ingresso nella Ue e il processo non può ancora dirsi del tutto terminato. La Repubblica Ceca, ad esempio, ridurrà ulteriormente l’aliquota legale dal 28 per cento nel 2004 (era 31 per cento nel 2003) fino al 24 per cento nel 2006. Lo stesso vale per l’Ungheria, che ha annunciato per i prossimi anni una riduzione dell’aliquota al 12 per cento (16 per cento nel 2004, era al 18 per cento nel 2003). Altri paesi potrebbero seguire. Va ricordato, infatti, che in molti di questi paesi sono presenti incentivi agli investimenti e regimi speciali a favore di investitori esteri, che potrebbero risultare incompatibili con le norme sugli aiuti di stato e con il Codice di condotta. E’ proprio la prospettiva di dover abolire questi regimi preferenziali che ha indotto i nuovi paesi Ue ad intraprendere la strada di una riduzione dell’aliquota legale, in modo molto analogo a quanto è accaduto in Irlanda, che a fronte della prospettiva di dover abolire i propri regimi preferenziali12 ha uniformato l’aliquota di imposizione societaria al livello del 12.5 per cento, a partire dal 2003. L’organizzazione degli investimenti interni: le aliquote marginali effettive per tipo di bene capitale e fonte di finanziamento La tassazione in funzione delle diverse scelte di finanziamento… Le aliquote effettive illustrate nella Fig. 8.1 sono medie (semplici) delle aliquote calcolate con riferimento ai diversi tipi di investimento e alle diverse forme di finanziamento considerate e nascondono molte diversità. Per evidenziare queste diversità, la Tab. 8.1 disaggrega le Emtr nelle sue componenti elementari. Osservando la prima parte della tabella, relativa alle fonti di finanziamento considerate, si osserva, innanzitutto, come in tutti i paesi il debito sia la fonte di finanziamento preferita dal punto di vista fiscale, dato che alla deducibilità degli interessi passivi non si accompagna una analoga deducibilità del costo del capitale proprio. Un’eccezione è l’Estonia dove l’Emtr è zero, sia nel caso del debito, sia in quello di autofi12 In particolare, l’aliquota del 10 per cento nel settore manifatturiero e gli incentivi alle imprese nell’ambito dell’’International Financial Services Centre di Dublino. 120 PROMETEIA – giugno 2004 Gli approfondimenti Tab. 8.1 Aliquote marginali effettive (Emtr) per un investimento interno Media per fonti di finanziamento Cipro Rep.Ceca Estonia Ungheria Lettonia Lituania Malta Polonia Rep. Slovacca Slovenia Media nuovi Ue Francia Germania Irlanda Italia Spagna Regno Unito Media principali Ue Media senza Irlanda Media totale 13.3 19.4 14.0 17.3 12.6 8.1 28.8 13.8 12.1 13.2 15.2 24.5 30.0 14.5 21.7 26.1 27.5 24.1 26.0 Autofinanziam. 19.1 29.6 0.0 23.6 18.4 14.5 39.5 21.2 19.8 23.5 20.9 36.7 40.5 19.1 34.1 37.7 36.6 34.1 37.1 Debito -1.0 -13.8 0.0 1.0 -2.1 -8.2 -10.6 -6.2 -8.7 -18.7 -6.8 -22.7 -8.0 3.6 -25.7 -17.1 -2.1 -12.0 -15.1 Emissione di nuove Macch.e azioni Impianti 19.1 13.6 29.6 5.3 32.8 14.0 23.6 11.0 18.4 3.6 14.5 3.6 39.5 16.1 21.2 19.8 19.8 12.2 23.5 7.2 24.2 10.6 36.7 14.6 40.5 27.7 19.1 7.3 34.1 20.3 37.7 16.5 36.6 18.5 34.1 17.5 37.1 19.5 Media per tipo di investimento Costruz. Brevetti 10.2 14.5 11.0 27.3 14.0 14.0 28.6 17.2 25.3 4.7 8.1 -1.3 23.5 34.2 16.4 1.2 8.7 6.1 9.2 8.5 15.5 12.6 28.0 13.2 32.5 18.7 28.5 9.8 23.6 1.6 27.3 29.1 40.6 15.7 30.1 14.7 30.4 15.7 Scorte 14.1 22.2 14.0 10.3 11.4 14.1 33.3 11.2 14.7 15.2 16.0 28.7 28.4 11.7 25.9 22.4 28.5 24.3 26.8 Attività Finanz. 14.1 26.5 14.0 16.6 14.1 14.1 33.3 17.9 17.9 23.6 19.2 33.7 39.5 11.7 31.4 33.3 28.5 29.7 33.3 nanziamento. L’Estonia, infatti, non ha una vera e propria imposta societaria e tassa solo (al 26 per cento) gli utili distribuiti. Si osserva ancora, dalla Tab. 8.1 che generalmente l’aliquota nel caso del finanziamento con debito è negativa. Ciò significa che, al margine, l’effetto congiunto della deducibilità degli interessi passivi e degli ammortamenti è tale da trasformare l’imposta in un sussidio. In questo caso, tanto maggiore è l’aliquota legale, tanto maggiore è il sussidio. Ciò riflette il semplice fatto che i paesi dove le aliquote legali sono più elevate sono quelli che consentono un maggiore risparmio di imposta a seguito della deducibilità degli interessi passivi. L’Italia si contraddistingue per essere il paese che incentiva maggiormente un investimento finanziato con debito. Lo stesso si può dire della Francia13. Per quanto riguarda la scelta fra finanziamento interno ed esterno, con capitale proprio, non vi sono differenze di trattamento fiscale, limitando l’attenzione all’imposta societaria e ad eccezione, di nuovo, dell’Estonia, dove la tassazione dei soli utili distribuiti rende notevolmente più conveniente il finanziamento interno rispetto a nuove sottoscrizioni da parte dei soci. La variabilità delle aliquote è elevata anche con riferimento ai diversi tipi di investimento considerati: macchinari e impianti, costruzioni, beni intangibili, scorte e attività finanziarie (dalla quinta alla nona colonna della Tab. 8.1). Non si riscontrano neppure in questo caso delle spiccate differenze fra nuovi e vecchi paesi Ue. In genere, la maggioranza dei paesi concede regimi di ammortamento più favorevoli su macchinari e impianti rispetto agli edifici industriali che a volte, data l’elevata incidenza delle imposte patrimoniali sugli immobili, anche di tipo industriale, risultano addirittura più tassati di un investimento in attività finanziarie. 13 Va sottolineato che questo risultato non tiene conto della cosiddetta “taxe professionelle”, per ora temporaneamente sospesa sino a metà del 2005. 121 …e dei diversi beni capitali. giugno 2004 – PROMETEIA Rapporto di Previsione La tassazione degli investimenti transnazionali effettuati da una società madre italiana Nelle aliquote medie effettive per una società madre italiana che decide di investire all’estero… Le condizioni fiscali favorevoli presenti nei nuovi paesi Ue potrebbero rendere particolarmente conveniente, soprattutto per una società madre residente in un paese ad alta fiscalità, come l’Italia, effettuare un investimento all’estero localizzando l’attività in uno di questi paesi. Come anticipato nell’introduzione, gli indicatori di maggior rilievo per evidenziare queste convenienze sono le aliquote medie effettive relative ad un investimento internazionale. Queste aliquote sono riportate nella Tab. 8.2, con riferimento ad una società madre residente in Italia che decide di investire all’estero in uno dei nuovi paesi Ue. A fini di confronto, la tabella illustra anche le aliquote effettive per un investimento transnazionale in ciascuno degli altri paesi europei considerati in precedenza (Germania, Francia, Spagna e Irlanda) e riporta (ultima riga), sempre ai fini di facilitare il confronto, quella relativa ad un investimento interno in Italia. Le Eatr per un investimento transnazionale da parte di una società madre italiana sono riportate, nella Tab. 8.2, anche distintamente per fonte di finanziamento dell’impresa sussidiaria, posto che, come vedremo, la scelta finanziaria può essere molto influente sul risultato ottenuto. In altri termini, la madre italiana che decide di investire all’estero deve attentamente scegliere, se vuole minimizzare i propri oneri fiscali, non solo la localizzazione più vantaggiosa, ma anche la strategia fiscalmente meno costosa per finanziare la sussidiaria. …rilevano anche i metodi per eliminare la doppia tassazione su dividendi e interessi transfrontalieri. E’ opportuno sottolineare che queste aliquote si differenziano dalle Eatr della Fig. 8.1 perché nel caso di investimenti transfrontalieri rilevano le imposte pagate dall’impresa madre, le imposte e le ritenute alla fonte pagate nel paese dove opera la sussidiaria, oltre che il sistema Tab. 8.2 Aliquote medie effettive (Eatr) per un investimento dall'Italia verso i paesi elencati Media totale Cipro Rep.Ceca Estonia Ungheria Lettonia Lituania Malta Polonia Rep.Slovacca Slovenia Media nuovi Ue Francia Germania Irlanda Spagna Regno Unito Media principali Ue Media senza Irlanda Italia1 1 Investimento interno 122 15.7% 26.3% 26.7% 18.9% 15.5% 14.3% 33.7% 18.6% 18.2% 22.7% 20.9% 32.7% 36.8% 14.3% 32.9% 30.1% 29.4% 33.1% 31.7% Media per fonte di finanziamento della sussidiaria Emissione di Autofinanziamento Debito nuove azioni 13.4% 25.5% 19.4% 16.7% 13.2% 12.0% 33.7% 16.8% 16.3% 21.5% 18.6% 32.7% 36.6% 11.7% 32.9% 29.5% 28.7% 32.9% 35.6% 19.7% 27.4% 31.3% 22.7% 19.5% 18.4% 33.2% 21.8% 21.3% 24.4% 23.9% 32.1% 36.8% 18.9% 32.4% 30.7% 30.2% 33.0% 24.1% 14.0% 26.1% 29.6% 17.3% 13.8% 12.6% 34.2% 17.3% 16.9% 22.1% 20.2% 33.3% 37.1% 12.3% 33.5% 30.1% 29.3% 33.5% 35.6% PROMETEIA – giugno 2004 Gli approfondimenti presente nel paese di residenza della madre per eliminare la doppia tassazione internazionale su dividendi e interessi transfrontalieri. Analogamente a molti altri paesi, l’Italia adotta il metodo dell’esenzione (al 95 per cento) per evitare la doppia imposizione degli utili transfrontalieri distribuiti. Di converso, per quanto riguarda il finanziamento con debito dell’impresa sussidiaria, il meccanismo scelto dall’Italia14 per eliminare la doppia tassazione è quello di concedere un credito diretto per l’eventuale ritenuta effettuata sui redditi percepiti dall’estero15. In estrema sintesi, i profitti sono per lo più tassati nel paese fonte del reddito, mentre gli interessi scontano solitamente l’aliquota del paese di residenza della madre. Va inoltre sottolineato che la normativa dei paesi in materia di ritenute alla fonte su dividendi e interessi fra società madri-figlie dei diversi Stati membri è regolata da alcune importanti Direttive comunitarie che prevedono l’abolizione della ritenuta alla fonte16. Anche i nuovi paesi entrati a far parte della Ue sono tenuti a rispettare, in base all’acquis comunitario17 queste direttive; tuttavia sono presenti, a volte, deroghe e periodi di transizione per adattarsi alla nuova normativa. Ai fini dei calcoli presentati in questo lavoro l’unica deroga che rileva è quella concessa all’Estonia, che data la peculiarità del regime fiscale adottato (solo i dividendi sono tassati), avrà tempo fino al 2008 per modificare la propria normativa rendendola coerente con quanto prescritto dalla direttiva madri-figlie18. La prima osservazione che discende dai risultati riportati in Tab. 8.2 è che il carico fiscale medio è sempre più basso per una società madre italiana, se investe tramite una sussidiaria localizzata in uno dei nuovi paesi ad eccezione di Malta, piuttosto che all’interno. Il gruppo di paesi con il carico fiscale più basso in assoluto è costituito da Lituania, Lettonia e Cipro (aliquota media effettiva tra il 14.3 e il 15.7 per cento), che facilmente competono con l’Irlanda (aliquota media effettiva al 14.3 per cento); il secondo gruppo in ordine decrescente in termini di localizzazione più attrattiva per gli investimenti esteri è costituito da Repubblica Slovacca, Polonia e Ungheria, con aliquota media effettiva attorno al 18 per cento; Slovenia, Repubblica Ceca, Estonia e Malta rappresentano infine il terzo gruppo con Eatr tra il 23 e il 33 per cento. Come si nota da questa graduatoria, le localizzazioni più “attraenti” tendono ad essere quelle con aliquote legali più basse e ciò non sorprende dato che le aliquote effettive medie sono fortemente influenzate da quelle legali, verso le quali tendono, al crescere della redditività lorda dell’investimento. Le localizzazioni fiscalmente più attraenti sono: Lituania, Lettonia e Cipro, oltre all’Irlanda… La seconda osservazione relativa alla Tab. 8.2 è che la convenienza dell’investimento all’estero, da parte di una società madre italiana, dipende in maniera non trascurabile dalla fonte di finanziamento utilizzata per finanziare la sussidiaria. Se il finanziamento è con debito, all’impresa madre italiana può convenire fiscalmente l’investimento interno, mentre quan- …soprattutto se l’investimento è finanziato con capitale proprio. 14 Così come dalla maggioranza degli altri paesi Ue. 15 Un credito indiretto non è necessario in quanto gli interessi sono solitamente deducibili dall’imponibile e non scontano dunque alcuna imposta societaria nel paese fonte. 16 Per quanto riguarda i dividendi, esiste la Direttiva 90/435/CE madre-figlia, il cui campo di applicazione è stato recentemente esteso (Direttiva 2003/123/CE), che abolisce la ritenuta sui dividendi provenienti da altri Stati membri e impone al paese di residenza della madre l’opzione fra l’esenzione o il credito per le imposte prelevate in capo alla sussidiaria. Per quanto riguarda la tassazione degli interessi esiste la recente Direttiva 2003/49/CE, che abolisce le ritenute alla fonte prelevate sugli interessi (e canoni) al momento dell’erogazione di questi a favore della madre. 17 L'"acquis comunitario" corrisponde alla piattaforma comune di diritti ed obblighi che vincolano l'insieme degli Stati membri nel contesto dell'UE. 18 Nel caso di un investimento italiano in Estonia si è dunque tenuto conto della ritenuta alla fonte sui dividendi transfrontalieri pari al 5 per cento prevista dal Trattato bilaterale. 123 Rapporto di Previsione giugno 2004 – PROMETEIA do l’investimento estero è finanziato con capitale proprio (autofinanziamento o nuove sottoscrizioni di capitale) alla madre italiana conviene sempre all’investimento estero, tranne che in Germania. Due fattori concorrono a spiegare questi risultati: a) il diverso trattamento fiscale, da un lato, degli utili prodotti in capo alla sussidiaria e, dall’altro, degli interessi che essa riconosce alla casa madre nel caso di finanziamento con debito; b) il fatto che l’aliquota legale è in Italia solitamente più alta di quanto si osserva negli altri paesi considerati. Nel caso di un finanziamento con capitale proprio ciò che rileva è la tassazione nel paese della sussidiaria, e se questa è all’estero, soprattutto in uno dei nuovi paesi Ue, è favorita, data la minore aliquota legale. Nel caso di finanziamento con debito, invece, parte dei ricavi che fluiscono dalla figlia alla madre assumono la forma di interessi, deducibili in capo alla sussidiaria e tassati in capo alla società madre che ha concesso il prestito. In questo caso potrebbe convenire un investimento interno, posto che la deducibilità degli interessi passivi consentirebbe un maggior risparmio di imposta se il debito fosse all’interno (data la più elevata aliquota), rispetto a un debito all’estero. Ciò sarà tanto più vero quanto minore è la quota di profitti della società che potrebbero essere rimpatriati come dividendi o essere accumulati all’estero; detto altrimenti, quanto minore è la redditività dell’investimento. Conclusioni Sulla base degli indicatori considerati, il regime fiscale italiano non si discosta molto da quello di Germania, Francia e anche Spagna, ma risulta essere molto più oneroso di quelli in vigore nei nuovi paesi che partecipano alla Ue. Questi ultimi hanno infatti aliquote legali nazionali mediamente molto basse, a cui si affiancano spesso regimi di ammortamento favorevoli, e quindi risultano particolarmente attraenti, dal punto di vista fiscale, come sedi di localizzazione di una sussidiaria. Alcuni di essi, soprattutto Lituania, Lettonia e Cipro hanno regimi fiscali competitivi con quello dell’Irlanda, in assoluto tra i più favorevoli in ambito internazionale (escludendo ovviamente i paradisi fiscali). Siamo ben consapevoli che il fattore fiscale è solo uno dei tanti fattori da cui dipendono le decisioni di localizzazione e certamente non è, nella maggior parte dei casi relativi ad investimenti reali all’estero, il più importante. Tuttavia, le considerazioni fatte illustrano come nonostante la recente riforma che ha trasformato l’Irpeg in Ires, e la progressiva riduzione dell’aliquota legale, la fiscalità delle imprese nel nostro paese risulti essere ancora poco competitiva nel panorama europeo, soprattutto dopo l’allargamento. Va ricordato inoltre che il processo di riduzione delle aliquote legali non sembra essersi arrestato. Al contrario sembra aver tratto nuovo impulso, proprio dal processo di allargamento, anche nei quindici Stati membri già appartenenti alla Ue. In particolare, tra quelli che più di recente hanno annunciato riduzioni delle aliquote vi sono l’Austria (dal 34 al 25 per cento) e la Finlandia (dal 29 al 26 per cento). Che questo processo di concorrenza stia offrendo nuove e crescenti opportunità di risparmio fiscale alle imprese che operano sui mercati internazionali è indubbio. Altrettanto indubbi, tuttavia, sono i riflessi negativi per gli Stati a più alta fiscalità, che rischiano di perdere proprio i progetti di investimento più profittevoli e di vedere progressivamente erodere, in bilanci pubblici già in difficoltà, il gettito derivante dall’imposizione societaria. 124