117 la tassazione del reddito di impresa nei nuovi paesi europei

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117 la tassazione del reddito di impresa nei nuovi paesi europei
8.
LA TASSAZIONE DEL REDDITO DI IMPRESA NEI NUOVI PAESI
EUROPEI: QUALI OPPORTUNITÀ PER GLI INVESTIMENTI ITALIANI?
Premessa
Con decorrenza 1° maggio 2004 dieci nuovi paesi – Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta,
Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia e Ungheria – partecipano
all’Unione Europea. L’allargamento porterà con sé importanti cambiamenti, non ultimo nel
campo della tassazione di impresa: in un mercato altamente integrato, le caratteristiche dei
regimi di tassazione delle imprese acquisiscono molto rilievo, dal momento che gli Stati
membri cercano di competere, anche attraverso il loro sistema fiscale, per attirare investimenti e attività economiche. Obiettivo principale di questo approfondimento è quello di fornire una visione sintetica dell’onere fiscale sulle imprese in questi nuovi paesi della Ue e confrontarlo con quello di alcuni tra i principali paesi della “vecchia” Ue: oltre all’Italia, Francia,
Germania, Spagna, Regno Unito e Irlanda1. L’analisi sarà condotta relativamente ad un investimento interno e ad un investimento transnazionale, ipotizzando, in questo ultimo caso,
che la società madre che effettua l’investimento sia residente in Italia.
Gli indicatori utilizzati per effettuare questi confronti sono le aliquote effettive, marginali e
medie, per un investimento interno e per un investimento internazionale, calcolate utilizzando la metodologia forward looking sviluppata da Devereux e Griffith2 e applicata dalla Commissione nello studio “Company Taxation in the Internal Market”3. Questi indicatori, come
sottolineato in altri precedenti approfondimenti4, tengono conto, oltre che delle aliquote legali
sul reddito di impresa, dei principali criteri di determinazione della base imponibile e
dell’imposta. In particolare, le aliquote marginali effettive sintetizzano l’onere fiscale complessivo sui redditi derivanti da un investimento “marginale” (capace cioè di coprire appena i
suoi costi), mentre le aliquote medie effettive sono relative ad un investimento che genera
1
L’Irlanda è stata inserita perché, come è noto, è il paese, tra i quindici della “vecchia” Ue, dove la tassazione
societaria è di gran lunga la più favorevole. Viceversa, Germania, Italia e Francia appartengono, in ambito comparato, al gruppo di paesi a tassazione più elevata, nonostante le recenti riduzioni.
2
M. Devereux e R. Griffith, “The Taxation of Discrete Investment Choices” IFS, WP N° 98/16.
3
COM(2001) 582 final, Bruxelles. Il modello utilizzato dalla Commissione e ripreso in questo lavoro è descritto
in modo dettagliato, limitatamente ad un investimento interno, nella Nota di Prometeia 2003-01 che analizza
l’andamento delle aliquote effettive in Italia nel periodo 1990-2003. Un’applicazione di questo modello ai nuovi paesi
Ue è contenuta anche in un recente lavoro di Ernst & Young, “Company Taxation in the New EU Member States”, a
cui si rinvia anche per una più dettagliata descrizione dei sistemi vigenti in questi paesi. Il documento è disponibile
sul sito www.ey.com/global/content.nsf/International/Services - Tax.
4
“La tassazione del reddito di impresa e le scelte di investimento, finanziamento e localizzazione dell’attività
produttiva” (RdP aprile 2001). “La tassazione del reddito delle società nell’Unione Europea” (RdP marzo 2002).
PROMETEIA Rapporto di Previsione – giugno 2004
117
L’obiettivo di questo lavoro è illustrare l’onere
fiscale con riferimento
ad una società madre
italiana che decide di
investire in uno dei
nuovi dieci paesi Ue.
Rapporto di Previsione
giugno 2004 – PROMETEIA
extra-profitti. Date le loro diverse caratteristiche, le aliquote marginali sono più utili per evidenziare gli effetti della tassazione sulla scelta fra diversi tipi di investimento e di finanziamento e sulla scelta di “quanto” investire, mentre quelle medie rilevano soprattutto ai fini della decisione di “dove” localizzare gli investimenti. A parità di altre condizioni, infatti, la localizzazione degli investimenti tenderà a dirigersi verso quei paesi dove la quota di profitti che
va in imposte è minore.
Di seguito ipotizzeremo l’esistenza di cinque diverse tipologie di investimenti (macchinari
e impianti, costruzioni, scorte, beni intangibili e attività finanziarie), e tre modalità alternative
di finanziamento (autofinanziamento, debito ed emissione di nuove azioni) 5. Per concentrare
l’attenzione della tassazione societaria soprattutto sugli investimenti transnazionali, la costruzione delle aliquote effettive prescinde dalle imposte personali su dividendi, interessi e
plusvalenze6.
La tassazione degli investimenti interni: le aliquote legali di tassazione del reddito di
impresa e le aliquote effettive
Nei nuovi paesi Ue le
aliquote legali di tassazione del reddito di impresa sono molto basse.
Nella Fig. 8.1 sono rappresentate le aliquote legali sul reddito di impresa e le aliquote effettive, marginali (Emtr, effective marginal tax rate) 7 e medie (Eatr, effective average tax rate)8,
con riferimento ad un ipotetico investimento interno effettuato da una società madre residente in ciascuno dei paesi Ue considerati. Le Eatr sono calcolate nell’ipotesi di un rendimento
lordo del 20 per cento. La normativa di riferimento è quella in vigore nel 2004. Le aliquote effettive sono medie semplici di quelle calcolate con riferimento a ciascun tipo di investimento
e di fonte finanziaria.
Nella Fig. 8.1 i paesi sono disposti in ordine crescente rispetto alle aliquote legali
d’imposizione sul reddito di impresa. La media delle aliquote legali nei dieci nuovi paesi è
21.5 per cento; 31.6 nei vecchi paesi e 35.4 nei vecchi paesi esclusa l’Irlanda. La prima considerazione che emerge dal grafico è che le aliquote legali dei nuovi Stati membri sono in diversi casi molto basse, anche se nella Ue la posizione migliore rimane occupata dall’Irlanda
(12.5 per cento). Seguono Cipro, Lettonia e Lituania con un’aliquota del 15 per cento. La posizione peggiore è invece occupata dalla Germania, con un’aliquota legale complessiva sul
reddito di impresa del 39.4 per cento. Precedono la Germania l’Italia (37.25 per cento), la
Francia (35.4 per cento) e la Spagna (35 per cento). Tra i nuovi paesi entrati nella Ue, la
tassazione legale più elevata è a Malta (35 per cento, come in Spagna), ma non bisogna dimenticare che in questo paese sono presenti molti regimi speciali9, di cui non si tiene conto
in questo lavoro.
5
In linea con la metodologia utilizzata nello studio della Commissione.
6
Nel caso di un investimento transnazionale il ruolo delle imposte personali è molto discutibile, come sottolinea
anche lo studio della Commissione, sulla base della più recente letteratura economica.
7
L’aliquota marginale effettiva è calcolate come differenza percentuale tra il costo del capitale, che rappresenta
il rendimento minimo che rende conveniente intraprendere quel mix di investimento, e un tasso di mercato reale del
5 per cento, che rappresenta il costo opportunità dell’investitore. I calcoli si basano sull’ipotesi che in tutti i paesi ci
sia un unico tasso di interesse di mercato pari al 5 per cento e un tasso di inflazione pari al 2 per cento.
8
Oltre alle ipotesi utilizzate per calcolare le Emtr (vedi nota precedente), per calcolare le Eatr si è ipotizzato un
rendimento lordo sull’investimento del 20 per cento.
9
Questi regimi speciali sono verosimilmente in contrasto con il Codice di Condotta della tassazione d’impresa e
Malta si è impegnata a rimuovere quelli con esso incompatibili.
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PROMETEIA – giugno 2004
Fig. 8.1
Gli approfondimenti
Aliquote legali complessive sul reddito di impresa ed effettive, marginali e medie, per un
investimento interno (legislazione 2004)
40%
35%
30%
25%
20%
15%
10%
5%
Aliquota legale complessiva
Aliquota marginale effettiva
Germania
Italia
Francia
Spagna
Malta
Regno Unito
Rep.Ceca
Estonia
Slovenia
Rep.Slov.
Polonia
Ungheria
Lituania
Latvia
Cipro
Irlanda
0%
Aliquota media effettiva
La seconda considerazione che emerge dal grafico è che le aliquote marginali effettive sono
solitamente più basse di quelle legali, in quanto tengono conto dei criteri di determinazione
della base imponibile e quindi della deducibilità degli interessi passivi e delle quote di ammortamento sui beni ammortizzabili. L’eccezione a questa regola è rappresentata dall’Irlanda, dove l’Emtr è più alta dell’aliquota legale, per l’elevata incidenza dell’imposta patrimoniale sugli immobili10.
Poiché tutti i paesi prevedono la deducibilità degli interessi passivi dalla base imponibile,
le differenze osservate, confrontando in ciascun paese le aliquote legali e quelle marginali
effettive, dipendono dalla diversa generosità dei regimi di ammortamento e dall’incidenza
delle imposte sugli immobili societari (presenti in tutti i 16 paesi considerati, ad eccezione
dell’Estonia e di Malta). Non si nota una tendenza alla compensazione fra il livello delle aliquote legali sui profitti societari, da un lato, e la generosità dei regimi di ammortamento, o la
presenza di altre forme di imposizione non commisurate ai profitti, dall’altro. Paesi con aliquote legali elevate, come l’Italia hanno regimi d’ammortamento generosi, che riducono significativamente l’aliquota marginale effettiva, ma altrettanto accade in paesi con aliquote legali basse, come la Lituania. In sostanza, tener conto dei criteri di determinazione della base
imponibile non sempre appiana le differenze osservate nelle aliquote legali. Cambia la graduatoria fra paesi11, ma le differenze osservate restano molto forti: si va da un minimo
dell’8.1 per cento in Lituania, ad un massimo del 30 per cento in Germania. La media delle
aliquote marginali effettive nei nuovi entranti è 15.2 per cento, mentre è 24.1. nei vecchi (26
senza l’Irlanda).
10
In Irlanda (e in misura minore in Ungheria) avviene che, pur in presenza di sistemi di ammortamento per i beni capitali non particolarmente anomali e di piena deducibilità degli interessi passivi, l’aliquota legale sul reddito di
impresa è molto bassa (12.5 e 16 per cento rispettivamente) è ampiamente compensata da imposte patrimoniali
sugli immobili relativamente elevate (1.42 e 1.23 per cento).
11
La graduatoria cambia in modo rilevante per Lituania, Repubblica Slovacca e Italia. Nel primo caso ciò dipende dalla convenienza fiscale collegata al regime di ammortamento degli investimenti immobiliari e delle attività intangibili. Nel secondo caso il miglioramento deriva dal fatto che l’imposta immobiliare è irrisoria (0.11 per cento). Infine, per quanto riguarda l’Italia, il miglioramento in graduatoria dipende dalla presenza di un metodo di deprezzamento anticipato grazie al quale nei primi tre esercizi l’ammortamento ai fini fiscali viene raddoppiato.
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Le aliquote marginali
effettive sono più basse
di quelle legali...
Rapporto di Previsione
giugno 2004 – PROMETEIA
…mentre le aliquote
medie effettive riflettono
maggiormente le aliquote legali.
La terza e ultima considerazione che emerge dal grafico è che le aliquote medie effettive sono più simili all’aliquota legale che a quella marginale. Conseguentemente, le differenze tra
paesi ritornano a rispecchiare quelle osservate sulla base dell’aliquota legale. La media delle
Eatr per i nuovi paesi è considerevolmente più bassa rispetto ai vecchi paesi Ue: 19.6 per
cento contro 29 per cento, che sale al 32.1 se si esclude l’Irlanda. Il motivo per cui le aliquote medie effettive sono sempre, ad eccezione dell’Irlanda, più alte di quelle marginali è dovuto al fatto che al crescere del rendimento lordo perdono di importanza le deducibilità
dall’imponibile. Va ricordato che mentre esiste un solo valore per l’aliquota marginale, le aliquote medie possono essere tante quanti sono i rendimenti lordi che si ipotizzano per un dato progetto di investimento. Per quanto riguarda le aliquote medie effettive riportate nella
Fig. 8.1, il particolare valore ipotizzato per il rendimento lordo dell’investimento, 20 per cento,
rende questo indicatore abbastanza simile all’aliquota legale.
Il processo di riduzione
delle aliquote legali non
può dirsi del tutto terminato.
In sintesi, tutti gli indicatori considerati evidenziano come nei nuovi paesi Ue esistano condizioni fiscali di gran lunga più favorevoli di quelle osservate nei tradizionali e maggiori paesi
europei, per quanto riguarda sia le aliquote legali che i criteri di determinazione
dell’imponibile. E’ interessante sottolineare che alcuni di questi paesi hanno ridotto le aliquote legali sui redditi di impresa proprio in concomitanza dell’ingresso nella Ue e il processo
non può ancora dirsi del tutto terminato. La Repubblica Ceca, ad esempio, ridurrà ulteriormente l’aliquota legale dal 28 per cento nel 2004 (era 31 per cento nel 2003) fino al 24 per
cento nel 2006. Lo stesso vale per l’Ungheria, che ha annunciato per i prossimi anni una riduzione dell’aliquota al 12 per cento (16 per cento nel 2004, era al 18 per cento nel 2003).
Altri paesi potrebbero seguire. Va ricordato, infatti, che in molti di questi paesi sono presenti
incentivi agli investimenti e regimi speciali a favore di investitori esteri, che potrebbero risultare incompatibili con le norme sugli aiuti di stato e con il Codice di condotta. E’ proprio la
prospettiva di dover abolire questi regimi preferenziali che ha indotto i nuovi paesi Ue ad intraprendere la strada di una riduzione dell’aliquota legale, in modo molto analogo a quanto è
accaduto in Irlanda, che a fronte della prospettiva di dover abolire i propri regimi preferenziali12 ha uniformato l’aliquota di imposizione societaria al livello del 12.5 per cento, a partire dal
2003.
L’organizzazione degli investimenti interni: le aliquote marginali effettive per tipo di
bene capitale e fonte di finanziamento
La tassazione in funzione delle diverse
scelte di finanziamento…
Le aliquote effettive illustrate nella Fig. 8.1 sono medie (semplici) delle aliquote calcolate con
riferimento ai diversi tipi di investimento e alle diverse forme di finanziamento considerate e
nascondono molte diversità. Per evidenziare queste diversità, la Tab. 8.1 disaggrega le Emtr
nelle sue componenti elementari. Osservando la prima parte della tabella, relativa alle fonti
di finanziamento considerate, si osserva, innanzitutto, come in tutti i paesi il debito sia la fonte di finanziamento preferita dal punto di vista fiscale, dato che alla deducibilità degli interessi passivi non si accompagna una analoga deducibilità del costo del capitale proprio.
Un’eccezione è l’Estonia dove l’Emtr è zero, sia nel caso del debito, sia in quello di autofi12
In particolare, l’aliquota del 10 per cento nel settore manifatturiero e gli incentivi alle imprese nell’ambito
dell’’International Financial Services Centre di Dublino.
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PROMETEIA – giugno 2004
Gli approfondimenti
Tab. 8.1 Aliquote marginali effettive (Emtr) per un investimento interno
Media per fonti di finanziamento
Cipro
Rep.Ceca
Estonia
Ungheria
Lettonia
Lituania
Malta
Polonia
Rep. Slovacca
Slovenia
Media nuovi Ue
Francia
Germania
Irlanda
Italia
Spagna
Regno Unito
Media principali Ue
Media senza Irlanda
Media
totale
13.3
19.4
14.0
17.3
12.6
8.1
28.8
13.8
12.1
13.2
15.2
24.5
30.0
14.5
21.7
26.1
27.5
24.1
26.0
Autofinanziam.
19.1
29.6
0.0
23.6
18.4
14.5
39.5
21.2
19.8
23.5
20.9
36.7
40.5
19.1
34.1
37.7
36.6
34.1
37.1
Debito
-1.0
-13.8
0.0
1.0
-2.1
-8.2
-10.6
-6.2
-8.7
-18.7
-6.8
-22.7
-8.0
3.6
-25.7
-17.1
-2.1
-12.0
-15.1
Emissione
di nuove Macch.e
azioni Impianti
19.1
13.6
29.6
5.3
32.8
14.0
23.6
11.0
18.4
3.6
14.5
3.6
39.5
16.1
21.2
19.8
19.8
12.2
23.5
7.2
24.2
10.6
36.7
14.6
40.5
27.7
19.1
7.3
34.1
20.3
37.7
16.5
36.6
18.5
34.1
17.5
37.1
19.5
Media per tipo di investimento
Costruz. Brevetti
10.2
14.5
11.0
27.3
14.0
14.0
28.6
17.2
25.3
4.7
8.1
-1.3
23.5
34.2
16.4
1.2
8.7
6.1
9.2
8.5
15.5
12.6
28.0
13.2
32.5
18.7
28.5
9.8
23.6
1.6
27.3
29.1
40.6
15.7
30.1
14.7
30.4
15.7
Scorte
14.1
22.2
14.0
10.3
11.4
14.1
33.3
11.2
14.7
15.2
16.0
28.7
28.4
11.7
25.9
22.4
28.5
24.3
26.8
Attività
Finanz.
14.1
26.5
14.0
16.6
14.1
14.1
33.3
17.9
17.9
23.6
19.2
33.7
39.5
11.7
31.4
33.3
28.5
29.7
33.3
nanziamento. L’Estonia, infatti, non ha una vera e propria imposta societaria e tassa solo (al
26 per cento) gli utili distribuiti. Si osserva ancora, dalla Tab. 8.1 che generalmente l’aliquota
nel caso del finanziamento con debito è negativa. Ciò significa che, al margine, l’effetto congiunto della deducibilità degli interessi passivi e degli ammortamenti è tale da trasformare
l’imposta in un sussidio. In questo caso, tanto maggiore è l’aliquota legale, tanto maggiore è
il sussidio. Ciò riflette il semplice fatto che i paesi dove le aliquote legali sono più elevate sono quelli che consentono un maggiore risparmio di imposta a seguito della deducibilità degli
interessi passivi. L’Italia si contraddistingue per essere il paese che incentiva maggiormente
un investimento finanziato con debito. Lo stesso si può dire della Francia13.
Per quanto riguarda la scelta fra finanziamento interno ed esterno, con capitale proprio,
non vi sono differenze di trattamento fiscale, limitando l’attenzione all’imposta societaria e ad
eccezione, di nuovo, dell’Estonia, dove la tassazione dei soli utili distribuiti rende notevolmente più conveniente il finanziamento interno rispetto a nuove sottoscrizioni da parte dei
soci.
La variabilità delle aliquote è elevata anche con riferimento ai diversi tipi di investimento
considerati: macchinari e impianti, costruzioni, beni intangibili, scorte e attività finanziarie
(dalla quinta alla nona colonna della Tab. 8.1). Non si riscontrano neppure in questo caso
delle spiccate differenze fra nuovi e vecchi paesi Ue. In genere, la maggioranza dei paesi
concede regimi di ammortamento più favorevoli su macchinari e impianti rispetto agli edifici
industriali che a volte, data l’elevata incidenza delle imposte patrimoniali sugli immobili, anche di tipo industriale, risultano addirittura più tassati di un investimento in attività finanziarie.
13
Va sottolineato che questo risultato non tiene conto della cosiddetta “taxe professionelle”, per ora temporaneamente sospesa sino a metà del 2005.
121
…e dei diversi beni capitali.
giugno 2004 – PROMETEIA
Rapporto di Previsione
La tassazione degli investimenti transnazionali effettuati da una società madre italiana
Nelle aliquote medie effettive per una società
madre italiana che decide di investire all’estero…
Le condizioni fiscali favorevoli presenti nei nuovi paesi Ue potrebbero rendere particolarmente conveniente, soprattutto per una società madre residente in un paese ad alta fiscalità,
come l’Italia, effettuare un investimento all’estero localizzando l’attività in uno di questi paesi.
Come anticipato nell’introduzione, gli indicatori di maggior rilievo per evidenziare queste
convenienze sono le aliquote medie effettive relative ad un investimento internazionale.
Queste aliquote sono riportate nella Tab. 8.2, con riferimento ad una società madre residente in Italia che decide di investire all’estero in uno dei nuovi paesi Ue. A fini di confronto, la
tabella illustra anche le aliquote effettive per un investimento transnazionale in ciascuno degli altri paesi europei considerati in precedenza (Germania, Francia, Spagna e Irlanda) e riporta (ultima riga), sempre ai fini di facilitare il confronto, quella relativa ad un investimento
interno in Italia. Le Eatr per un investimento transnazionale da parte di una società madre italiana sono riportate, nella Tab. 8.2, anche distintamente per fonte di finanziamento
dell’impresa sussidiaria, posto che, come vedremo, la scelta finanziaria può essere molto influente sul risultato ottenuto. In altri termini, la madre italiana che decide di investire
all’estero deve attentamente scegliere, se vuole minimizzare i propri oneri fiscali, non solo la
localizzazione più vantaggiosa, ma anche la strategia fiscalmente meno costosa per finanziare la sussidiaria.
…rilevano anche i metodi per eliminare la
doppia tassazione su
dividendi e interessi
transfrontalieri.
E’ opportuno sottolineare che queste aliquote si differenziano dalle Eatr della Fig. 8.1 perché
nel caso di investimenti transfrontalieri rilevano le imposte pagate dall’impresa madre, le imposte e le ritenute alla fonte pagate nel paese dove opera la sussidiaria, oltre che il sistema
Tab. 8.2 Aliquote medie effettive (Eatr) per un investimento dall'Italia verso i paesi elencati
Media totale
Cipro
Rep.Ceca
Estonia
Ungheria
Lettonia
Lituania
Malta
Polonia
Rep.Slovacca
Slovenia
Media nuovi Ue
Francia
Germania
Irlanda
Spagna
Regno Unito
Media principali Ue
Media senza Irlanda
Italia1
1 Investimento interno
122
15.7%
26.3%
26.7%
18.9%
15.5%
14.3%
33.7%
18.6%
18.2%
22.7%
20.9%
32.7%
36.8%
14.3%
32.9%
30.1%
29.4%
33.1%
31.7%
Media per fonte di finanziamento della sussidiaria
Emissione di
Autofinanziamento
Debito
nuove azioni
13.4%
25.5%
19.4%
16.7%
13.2%
12.0%
33.7%
16.8%
16.3%
21.5%
18.6%
32.7%
36.6%
11.7%
32.9%
29.5%
28.7%
32.9%
35.6%
19.7%
27.4%
31.3%
22.7%
19.5%
18.4%
33.2%
21.8%
21.3%
24.4%
23.9%
32.1%
36.8%
18.9%
32.4%
30.7%
30.2%
33.0%
24.1%
14.0%
26.1%
29.6%
17.3%
13.8%
12.6%
34.2%
17.3%
16.9%
22.1%
20.2%
33.3%
37.1%
12.3%
33.5%
30.1%
29.3%
33.5%
35.6%
PROMETEIA – giugno 2004
Gli approfondimenti
presente nel paese di residenza della madre per eliminare la doppia tassazione internazionale su dividendi e interessi transfrontalieri. Analogamente a molti altri paesi, l’Italia adotta il
metodo dell’esenzione (al 95 per cento) per evitare la doppia imposizione degli utili transfrontalieri distribuiti. Di converso, per quanto riguarda il finanziamento con debito dell’impresa sussidiaria, il meccanismo scelto dall’Italia14 per eliminare la doppia tassazione è quello di concedere un credito diretto per l’eventuale ritenuta effettuata sui redditi percepiti
dall’estero15. In estrema sintesi, i profitti sono per lo più tassati nel paese fonte del reddito,
mentre gli interessi scontano solitamente l’aliquota del paese di residenza della madre. Va
inoltre sottolineato che la normativa dei paesi in materia di ritenute alla fonte su dividendi e
interessi fra società madri-figlie dei diversi Stati membri è regolata da alcune importanti Direttive comunitarie che prevedono l’abolizione della ritenuta alla fonte16. Anche i nuovi paesi
entrati a far parte della Ue sono tenuti a rispettare, in base all’acquis comunitario17 queste direttive; tuttavia sono presenti, a volte, deroghe e periodi di transizione per adattarsi alla nuova normativa. Ai fini dei calcoli presentati in questo lavoro l’unica deroga che rileva è quella
concessa all’Estonia, che data la peculiarità del regime fiscale adottato (solo i dividendi sono
tassati), avrà tempo fino al 2008 per modificare la propria normativa rendendola coerente
con quanto prescritto dalla direttiva madri-figlie18.
La prima osservazione che discende dai risultati riportati in Tab. 8.2 è che il carico fiscale
medio è sempre più basso per una società madre italiana, se investe tramite una sussidiaria
localizzata in uno dei nuovi paesi ad eccezione di Malta, piuttosto che all’interno. Il gruppo di
paesi con il carico fiscale più basso in assoluto è costituito da Lituania, Lettonia e Cipro (aliquota media effettiva tra il 14.3 e il 15.7 per cento), che facilmente competono con l’Irlanda
(aliquota media effettiva al 14.3 per cento); il secondo gruppo in ordine decrescente in termini di localizzazione più attrattiva per gli investimenti esteri è costituito da Repubblica Slovacca, Polonia e Ungheria, con aliquota media effettiva attorno al 18 per cento; Slovenia, Repubblica Ceca, Estonia e Malta rappresentano infine il terzo gruppo con Eatr tra il 23 e il 33
per cento. Come si nota da questa graduatoria, le localizzazioni più “attraenti” tendono ad
essere quelle con aliquote legali più basse e ciò non sorprende dato che le aliquote effettive
medie sono fortemente influenzate da quelle legali, verso le quali tendono, al crescere della
redditività lorda dell’investimento.
Le localizzazioni fiscalmente più attraenti sono: Lituania, Lettonia e
Cipro, oltre all’Irlanda…
La seconda osservazione relativa alla Tab. 8.2 è che la convenienza dell’investimento
all’estero, da parte di una società madre italiana, dipende in maniera non trascurabile dalla
fonte di finanziamento utilizzata per finanziare la sussidiaria. Se il finanziamento è con debito, all’impresa madre italiana può convenire fiscalmente l’investimento interno, mentre quan-
…soprattutto se l’investimento è finanziato
con capitale proprio.
14
Così come dalla maggioranza degli altri paesi Ue.
15
Un credito indiretto non è necessario in quanto gli interessi sono solitamente deducibili dall’imponibile e non
scontano dunque alcuna imposta societaria nel paese fonte.
16
Per quanto riguarda i dividendi, esiste la Direttiva 90/435/CE madre-figlia, il cui campo di applicazione è stato
recentemente esteso (Direttiva 2003/123/CE), che abolisce la ritenuta sui dividendi provenienti da altri Stati membri
e impone al paese di residenza della madre l’opzione fra l’esenzione o il credito per le imposte prelevate in capo alla sussidiaria. Per quanto riguarda la tassazione degli interessi esiste la recente Direttiva 2003/49/CE, che abolisce
le ritenute alla fonte prelevate sugli interessi (e canoni) al momento dell’erogazione di questi a favore della madre.
17
L'"acquis comunitario" corrisponde alla piattaforma comune di diritti ed obblighi che vincolano l'insieme degli
Stati membri nel contesto dell'UE.
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Nel caso di un investimento italiano in Estonia si è dunque tenuto conto della ritenuta alla fonte sui dividendi
transfrontalieri pari al 5 per cento prevista dal Trattato bilaterale.
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Rapporto di Previsione
giugno 2004 – PROMETEIA
do l’investimento estero è finanziato con capitale proprio (autofinanziamento o nuove sottoscrizioni di capitale) alla madre italiana conviene sempre all’investimento estero, tranne che
in Germania.
Due fattori concorrono a spiegare questi risultati: a) il diverso trattamento fiscale, da un
lato, degli utili prodotti in capo alla sussidiaria e, dall’altro, degli interessi che essa riconosce
alla casa madre nel caso di finanziamento con debito; b) il fatto che l’aliquota legale è in Italia solitamente più alta di quanto si osserva negli altri paesi considerati. Nel caso di un finanziamento con capitale proprio ciò che rileva è la tassazione nel paese della sussidiaria, e se
questa è all’estero, soprattutto in uno dei nuovi paesi Ue, è favorita, data la minore aliquota
legale. Nel caso di finanziamento con debito, invece, parte dei ricavi che fluiscono dalla figlia
alla madre assumono la forma di interessi, deducibili in capo alla sussidiaria e tassati in capo
alla società madre che ha concesso il prestito. In questo caso potrebbe convenire un investimento interno, posto che la deducibilità degli interessi passivi consentirebbe un maggior
risparmio di imposta se il debito fosse all’interno (data la più elevata aliquota), rispetto a un
debito all’estero. Ciò sarà tanto più vero quanto minore è la quota di profitti della società che
potrebbero essere rimpatriati come dividendi o essere accumulati all’estero; detto altrimenti,
quanto minore è la redditività dell’investimento.
Conclusioni
Sulla base degli indicatori considerati, il regime fiscale italiano non si discosta molto da
quello di Germania, Francia e anche Spagna, ma risulta essere molto più oneroso di quelli in
vigore nei nuovi paesi che partecipano alla Ue. Questi ultimi hanno infatti aliquote legali nazionali mediamente molto basse, a cui si affiancano spesso regimi di ammortamento favorevoli, e quindi risultano particolarmente attraenti, dal punto di vista fiscale, come sedi di localizzazione di una sussidiaria. Alcuni di essi, soprattutto Lituania, Lettonia e Cipro hanno regimi fiscali competitivi con quello dell’Irlanda, in assoluto tra i più favorevoli in ambito internazionale (escludendo ovviamente i paradisi fiscali).
Siamo ben consapevoli che il fattore fiscale è solo uno dei tanti fattori da cui dipendono le
decisioni di localizzazione e certamente non è, nella maggior parte dei casi relativi ad investimenti reali all’estero, il più importante. Tuttavia, le considerazioni fatte illustrano come nonostante la recente riforma che ha trasformato l’Irpeg in Ires, e la progressiva riduzione
dell’aliquota legale, la fiscalità delle imprese nel nostro paese risulti essere ancora poco
competitiva nel panorama europeo, soprattutto dopo l’allargamento.
Va ricordato inoltre che il processo di riduzione delle aliquote legali non sembra essersi
arrestato. Al contrario sembra aver tratto nuovo impulso, proprio dal processo di allargamento, anche nei quindici Stati membri già appartenenti alla Ue. In particolare, tra quelli che più
di recente hanno annunciato riduzioni delle aliquote vi sono l’Austria (dal 34 al 25 per cento)
e la Finlandia (dal 29 al 26 per cento). Che questo processo di concorrenza stia offrendo
nuove e crescenti opportunità di risparmio fiscale alle imprese che operano sui mercati internazionali è indubbio. Altrettanto indubbi, tuttavia, sono i riflessi negativi per gli Stati a più alta
fiscalità, che rischiano di perdere proprio i progetti di investimento più profittevoli e di vedere
progressivamente erodere, in bilanci pubblici già in difficoltà, il gettito derivante dall’imposizione societaria.
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