2.3.2 Impatti socioculturali Gli impatti socioculturali del turismo si

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2.3.2 Impatti socioculturali Gli impatti socioculturali del turismo si
2.3.2 Impatti socioculturali
Gli impatti socioculturali del turismo si riferiscono agli effetti diretti e indiretti dei flussi turistici
sulle comunità ospitanti e alle interazioni dell’industria turistica con la destinazione.
La natura del turismo, che determina l’incontro fra persone provenienti da luoghi differenti, provoca
inevitabilmente alcune trasformazioni nella destinazione, che alcune volte possono generare
benefici per la comunità ospitante, ma che molto più spesso provocano danni alla società e alla
cultura della destinazione. Soprattutto quando l’incontro avviene fra persone con diverse abitudini e
tenori di vita, o quando il viaggiatore non è “educato” al viaggio, ma pensa di poter fare in vacanza
ciò che gli pare, gli impatti negativi del turismo tendono a erodere i benefici. Considerato che in
molte destinazioni del Sud del mondo il turismo risulta l’unica fonte possibile di reddito per la
destinazione (monocultura turistica) e che quindi mancano le potenzialità economiche per
contrastare il potere dei visitatori e delle industrie turistiche, quando l’incontro fra residenti e turisti
non è positivo i maggiori impatti negativi ricadono sulle comunità ospitanti.
Gli impatti socioculturali sono difficili da misurare e da individuare, e spesso si prestano a distinta
interpretazione. Ad ogni modo si può affermare che gli impatti socioculturali del turismo sono
negativi quando comportano cambiamenti nel sistema di valori e nei comportamenti di una
comunità minacciando l’originalità dell’identità locale, provocando tensioni e scontri sociali,
mentre sono positivi quando il turismo diventa uno strumento che aiuta la pace e la comprensione
reciproca, se aumenta l’orgoglio per le tradizioni locali e se, attraverso la creazione di lavoro locale,
evita il trasferimento della popolazione locale verso i contesti urbani.
Impatti negativi
Il cambio o la perdita di valori e di identità locale si registrano piuttosto frequentemente nelle
destinazioni turistiche. Questo tipi di impatti negativi possono essere indotti da:
• Mercificazione: ciò si verifica quando le tradizioni popolari, etniche e religiose si tramutano
in “merce” per soddisfare le aspettative dei visitatori. Quando la destinazione attraversa una
fase di espansione, rischia di perdere i suoi tratti distintivi naturali a vantaggio della
domanda artefatta e consumistica di souvenir e di intrattenimento dei turisti. Una volta
percepiti come beni da commercializzare e da sfruttare per facili guadagni, i luoghi e gli
oggetti in origine sacri per la popolazione locale perdono il rispetto degli stessi residenti.
• Perdita e “messa in scena” di autenticità: la mercificazione delle tradizioni comporta un
adattamento delle espressioni e delle manifestazioni culturali al gusto del turista “medio”. Il
turismo di massa non è infatti interessato alla conoscenza della cultura locale, vuole solo
coglierla come “sfondo” della propria vacanza fatta per lo più di relax e di divertimento.
Quando la soddisfazione di questo tipo di domanda diventa priorità per la destinazione, la
“messa in scena” delle tradizioni è inevitabile. “Il turista medio ha curiosità superficiali,
desidera le emozioni dell’esotismo ma quasi mai è disposto ad assumersi l’impegno che
richiede l’incontro e la conoscenza di una cultura diversa; egli si limita a registrare il
colore locale, a fotografare luoghi e personaggi “esotici”, a comprare oggetti ricordo e a
cercare il folclore” (Sardella e Lanzanova). Il richiamo del denaro porta infatti alla
“disneyficazione” della cultura e della storia, una trasformazione in folclore (replicabile ogni
volta che si vuole) delle tradizioni locali.
• Standardizzazione: per soddisfare il turista le destinazioni tendono spesso a offrire servizi
che riproducono gli standard di consumo quotidiano dei visitatori, che garantiscono loro una
sensazione di protezione e sicurezza. Al fine di attirare la maggior quantità di turisti, il
paesaggio, le strutture ricettive, i ristoranti, i bar devono rappresentare la novità e l’esotico,
ma allo stesso tempo non devono essere percepiti come troppo nuovi o “strani” perché
farebbero sorgere nel turista ansie e preoccupazioni, richiamando solo una nicchia di
viaggiatori “avventurosa”. Il proliferare di catene di alberghi, villaggi turistici e ristoranti
•
che offrono uno stesso standard di servizio in ogni angolo del mondo testimonia l’attitudine
del turista di massa a non esporsi ai rischi di un’esplorazione individuale della realtà locale.
Adattamento ai gusti del turista: per rispondere alle esigenze dei turisti in materia di
souvenir, prodotti artistici e artigianali, manifestazioni ecc., in molte destinazioni turistiche
gli artigiani e gli artisti hanno modificato i loro prodotti per portarli in linea con il gusto
degli ospiti-consumatori. Ad esempio, le molas, tipiche camicette indossate dalle donne
Kuna in Colombia, erano in origine create con motivi che rappresentavano la concezione del
mondo, della natura e della vita spirituale dei Kuna. Attraverso la richiesta dei turisti, la
creazione delle molas si è invece progressivamente tramutata in una produzione
commerciale che ha generato la perdita dei valori spirituali e di qualità. Il cambiamento del
design delle molas per soddisfare i gusti dei turisti ha portato le donne Kuna a non saper più
creare i disegni originari, e a non conoscere più il loro significato e la loro interpretazione.
Dal momento che il turismo muove persone da e per differenti contesti, non solo geografici ma
anche economici e sociali, e crea relazioni fra persone che non si sarebbero altrimenti incontrate,
l’incontro fra ospiti e residenti può anche sfociare in uno “scontro” culturale. L’attitudine dei
residenti verso lo sviluppo turistico può infatti passare attraverso varie fasi, da quella dove i turisti
sono molto ben voluti, a quella in cui apatia, irritazione e potenziale antagonismo “anti-turista”
cominciano a prevalere, quale risultato di un incontro fallito fra diverse culture, etnie, religioni,
valori e stili di vita, e di una diversità di linguaggio e di livello di prosperità economica che spesso
diventa un ostacolo alla comprensione reciproca.
Alcuni scontri culturali possono provenire da:
• Frustrazione da imitazione del comportamento del turista: la maggior parte dei turisti
proviene da contesti di vita e di consumo diversi da quelli della destinazione. Una volta nel
luogo di vacanza il turista “medio” cerca piacere, spende denaro per il divertimento e il
relax, e si comporta talvolta in un modo che non troverebbe giusto e opportuno a casa
propria. Il comportamento dei turisti, soprattutto nei paesi poveri, tende invece a essere
adottato come modello di riferimento dalla comunità locale, generando inevitabilmente
frustrazione: “la stridente diversità nel tenore di vita e nei comportamenti provoca,
soprattutto nei giovani, fascinazioni e desideri di imitazione, facendo avvertire più
duramente la miseria cui si è costretti, come pure le limitazioni e le esclusioni (dalle
spiagge divenute proprietà privata degli alberghi, per esempio) imposte dalla presenza dei
turisti” (Sardella e Lanzanova).
• Irritazione causata dal comportamento dei turisti: I turisti spesso, a causa di ignoranza o
negligenza, non rispettano i costumi locali e i valori morali/religiosi dei residenti. Questo
succede soprattutto quando i turisti sfoggiano abiti succinti, scollature, bikini o topless in
località turistiche dove la morale religiosa è molto presente nella vita dei residenti (paesi
musulmani, ma anche paesi cattolici dove è ancora vivo il senso del “buon costume”).
Spesso gli impatti socioculturali negativi si possono verificare quando i flussi turistici superano la
capacità di carico della destinazione. Quando ciò succede, alcune tensioni possono scaturire fra
comunità locale e sviluppo del turismo, quali:
• Conflitti per l’uso delle risorse. Rientrano in questa categoria la competizione tra l’industria
turistica e la popolazione locale per l’uso delle risorse primarie come acqua ed energia. Ad
esempio, soprattutto nelle destinazione del Sud del mondo dove la scarsità d’acqua è fra le
cause primarie di morte, non è raro che le scorte vengano utilizzate per il consumo dei turisti
in hotel o per l’irrigazione dei campi da golf (!). Un’altra fonte di stress per la comunità
locale può inoltre essere indotta dal degrado ambientale e dal conseguente incremento dei
costi per i residenti.
• Deterioramento culturale. Danni alle risorse culturali possono essere provocate dai turisti
con atti di vandalismo, furti, o rimozioni illegali di beni appartenenti al patrimonio locale.
•
Conflitti per l’utilizzo del territorio. Soprattutto in quelle destinazioni turistiche famose per
le proprie spiagge e isole, possono sorgere dispute locali fra lo sfruttamento del suolo a fini
turistici (stabilimenti balneari, resorts…) e l’uso tradizionale (principalmente la pesca). Se si
considerano la disparità di potere economico fra l’industria turistica e i residenti si può ben
immaginare chi generalmente si aggiudica la sfida…
Infine, uno sviluppo turistico incontrollato può favorire la nascita e la crescita di alcuni problemi
etici e sociali:
• Criminalità, il cui tasso generalmente aumenta con la crescita e l’urbanizzazione di un’area,
di cui il turismo di massa spesso favorisce l’espansione. La presenza di un grande numero di
turisti con denaro, carte di credito, gioielli, macchine fotografiche ecc. aumenta l’attrattività
del luogo per i criminali, diffondendo la microcriminalità, spesso anche correlata allo
spaccio di droga. La repressione di questi fenomeni da parte delle forze dell’ordine può
perfino esasperare le tensioni sociali nella destinazione.
• Lavoro minorile. Alcuni studi dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO)
mostrano che molti lavori nel settore turistico sono ai limiti, se non oltre, lo sfruttamento.
Inoltre l’aumento della flessibilità del lavoro turistico ha portato alla crescita dell’impiego
minorile, ritenuto spesso dall’industria più economico e flessibile. Il 10-15% dei 16 milioni
circa di bambini e ragazzi sotto i dieci anni impiegati nell’industria mondiale (sia nelle
economie sviluppate che nei Paesi in via di sviluppo) lavorano nel settore turistico.
• Prostituzione e turismo sessuale. Anche se non è la causa diretta, lo sfruttamento sessuale di
bambini e giovani donne cresce in parallelo al turismo in molte parti del mondo. Il richiamo
di denaro facile porta molti giovani a offrire il proprio corpo in cambio di magliette,
apparecchi elettronici, biciclette e persino biglietti aerei per espatriare. In altre situazioni il
commercio dei bambini avviene ai margini delle aree turistiche dove i ragazzi vengono
venduti come schiavi sessuali e quasi sempre in condizioni tali da non riuscire a liberarsi.
Impatti positivi
Se il turismo di massa provoca quasi inevitabilmente impatti negativi sulla cultura e sulle relazioni
sociali della destinazione, lo sviluppo turistico equilibrato ha il potere di promuovere lo sviluppo
sociale nei PVS, soprattutto attraverso la creazione di impiego, la redistribuzione del reddito e il
conseguente alleviamento della povertà. Altri impatti positivi del turismo, sempre se governato
attraverso i processi sostenibili e responsabili, possono manifestarsi come:
• Forza di sostegno e alla creazione della pace: il concetto di viaggio racchiude in sé la
possibilità di incontrare e conoscere altre persone e può incoraggiare la comprensione
reciproca tra popoli e culture. Inoltre, il turismo può indurre uno scambio culturale tra ospiti
e residenti che può portare a una diminuzione dei pregiudizi reciproci.
• Rafforzamento della comunità locale. Il turismo può aumentare la vitalità delle comunità
locali in diversi modi. Il lavoro creato dal turismo può incentivare la riduzione
dell’emigrazione dalle aree rurali e, se opportunamente sostenuti da programmi di
formazione professionale e da adeguate condizioni economiche, i lavoratori locali possono
anche aumentare la loro influenza sulle decisioni in materia turistica.
• Sviluppo di impianti turistici che possono portare benefici ai residenti. I benefici possono
includere il miglioramento delle infrastrutture, il potenziamento dei trasporti e della sanità
pubblica e privata, la creazione di nuovi impianti sportivi e ricreativi, ristoranti, spazi
pubblici…
• Rivalutazione della cultura e delle tradizioni. Il turismo può incentivare la conservazione e
la trasmissione intergenerazionale delle tradizioni culturali e storiche, che a loro volta
•
contribuiscono alla conservazione e alla gestione sostenibile delle risorse naturali, alla
protezione del patrimonio locale e alla rinascita di culture, arti e artigianato locale.
Il turismo può incoraggiare il coinvolgimento e l’orgoglio civico. Il turismo aiuta ad
aumentare la consapevolezza locale sul valore economico dei siti naturali e culturali e può
stimolare un senso di orgoglio nei residenti per il proprio patrimonio culturale e un interesse
diffuso per la sua conservazione.
Bibliografia
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R. Varone, Viaggiare a passo leggero – Giochi, strumenti e idee per un turismo sostenibile,
CISV, Torino, 2002.
P. Sardella, L. Lanzanova, Viaggiare ad occhi aperti, ICEI, Milano, 1997
(http://www.solidea.org/Aree/turismo/strumenti.htm)
http://www.uneptie.org/pc/tourism/sust-tourism/social.htm