Seconda Università degli Studi di Napoli
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Seconda Università degli Studi di Napoli Facoltà di Medicina e Chirurgia Corso di Laurea in Infermieristica Sede: I.N.T Fondazione G. Pascale RITROVARSI DOPO U CA CRO: Cura dell’ immagine e rappresentazione del sè Relatore Prof. Francesco De Falco Candidata Valentina Buonincontri Matr.677/176 Anno Accademico 2007 - 2008 … non si parla tanto per parlare, per dire ho fatto questo, ho fatto quello… … ma si parla per cercare di capire… Cesare Pavese I$DICE PREFAZIO$E I$TRODUZIO$E Cos’è il tumore? ............................................................................pag. 1 CAPITOLO I Mezzi terapeutici……………………………………….………...pag. 4 Chirurgia Oncologica……………………………………………...pag. 4 Radioterapia………………………………………….………........pag. 9 Chemioterapia…………….……………………………………….pag.10 CAPITOLO II Potenziali effetti collaterali dei trattamenti……………….........pag.13 Chirurgia Oncologica…………………………………………...…pag.13 Radioterapia-Chemioterapia………………….…………………...pag.13 CAPITOLO III La seduzione……………………………………...……….…...…pag.16 CAPITOLO IV Storia della bellezza - evoluzione storica dei canoni estetici…...pag.26 Età Antica…………………………………………………….……pag.26 Età Classica……………………………...……………………...…pag.27 I Romani………………………………………………………...…pag.29 Il Medioevo…………………………………….…………….....…pag.31 Il Rinascimento……………………………………….….……......pag.32 600/700…………………………………………………..……......pag.33 Età Contemporanea…………………………………..........……....pag.35 CAPITOLO V L’immagine corporea…………………………………………….pag.37 Ripercussioni psicologiche in seguito all’alterazione dell’immagine corporea……………………………………………………………pag.40 Diagnosi infermieristiche correlate all’immagine corporea…….…pag.41 CAPITOLO VI La malattia, come ci si sente………………...………………...…pag.44 I$TRODUZIO$E ALLO STUDIO………………………..……pag.47 A$ALISI DEI DATI RACCOLTI………………….………...…pag.49 CO$CLUSIO$I ……………………………………….…...……pag.54 Bibliografia……………………………….………….…….….......pag.55 APPE$DICE………………………………………...….………...pag. I PREFAZIO$E Questa tesi nasce dal desiderio di essere utile alle pazienti, consapevole che la salute non è assenza di malattia ma benessere psicofisico e sociale dell’individuo. L’ obbiettivo di questo lavoro è aiutare loro a superare alcuni di quei problemi che possono nascere successivamente ad interventi e che modificano la percezione del proprio corpo e il rapporto con la società. Per questo ho deciso di utilizzare e mettere a disposizione degli altri, le mie conoscenze nel campo dell’estetica, apprese attraverso studi pregressi. Questo lavoro è incentrato sul prendersi cura del paziente, per far sì che possa accettare e convivere, in maniera serena, i cambiamenti del proprio corpo e ritrovare nuovamente rapporti sani con la società. I$TRODUZIO$E - Che cos'è il tumore? Il tumore è la seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari. Gli organi più colpiti sono la prostata nell’uomo e la mammella nella donna. Seguono, il colon retto ed il polmone in entrambi i sessi. Il dato sconcertante è che il cancro del polmone, fino a dieci anni fa a netta prevalenza maschile, colpisce oggi indifferentemente i due sessi. La causa di ciò è dovuta all’aumentata percentuale di donne fumatrici. Ancora oggi, come vent’anni fa, esistono differenze nell’incidenza di specifiche neoplasie in diverse aree geografiche: il carcinoma dello stomaco e del fegato hanno in Giappone la frequenza più alta che in qualsiasi altra parte del mondo, mentre sono relativamente rari, sempre in Giappone, il carcinoma della mammella e del colon. Il tumore è una malattia antichissima: tumori scheletrici sono stati individuati nei dinosauri dell’epoca mesozoica, in residui di tombe etrusche e in mummie peruviane, mentre la larga storiografia medica assiro-babilonese ed egiziana documenta non solo l’esistenza della malattia,ma altresì gli elementi diagnostici, i provvedimenti di cura e la prognosi. Il termine tumore deriva dal latino tumor, che indica ogni sorta di aumento di volume di una parte del corpo. Nella definizione attuale, tumore (o neoplasia o cancro) indica un accrescimento progressivo di tessuto sostenuto da una riproduzione cellulare senza scopo riparativo o reattivo. I tumori si distinguono in benigni, quando le cellule che li compongono non hanno la capacità di staccarsi e colonizzare a distanza, e maligni quando invece possiedono questa proprietà. 1 Le neoplasie si distinguono in: Carcinomi se originano dai tessuti di rivestimento; Sarcomi se originano dai tessuti di sostegno; Leucemie e linfomi se originano dai tessuti che formano gli elementi del sangue o degli organi linfatici. È indubbio che la maggior diffusione si sia avuta nei periodi più recenti e che la malattia sia tuttora in espansione . I fattori responsabili del progressivo aumento di frequenza sono: L’aumento dell’età media delle popolazioni, che espone al rischio del cancro un numero sempre più elevato di persone (il tumore è una malattia che aumenta di frequenza con l’aumentare dell’età); Il progredire dei mezzi di diagnosi; Fattori ambientali quali le sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera, l’abuso del tabacco, la presenza di sostanze cancerogene in alcune lavorazioni industriali, l’aumento di fonti di radioattività. Gli studi sui fattori cancerogeni in grado di provocare la comparsa di un tumore maligno hanno rilevato che fattori cancerogeno diversi possono provocare lo stesso tipo di tumore e, viceversa, una singola sostanza cancerogena o un singolo virus, quando introdotti con modalità diversa nell’organismo possono provocare tumori in organi differenti. Inoltre è stato accertato che i vari fattori cancerogeni si potenziano tra loro, per cui anche quantità minime di cancerogeni nell’ambiente possono rappresentare un rischio, perché la loro azione, di per sé insufficiente, può aggiungersi a quella di altri fattori cancerogeni ugualmente di per sè poco attivi. L’effetto della sostanza cancerogena può essere locale, cioè agire al 2 punto di contatto della sostanza stessa con l’organismo (esempio tumori polmonari nei fumatori di sigarette) oppure può svilupparsi a distanza (esempio tumori vescicali che colpiscono i lavoratori di certe industrie di coloranti). La conoscenza di fattori causali dovrebbe essere una eccellente premessa per poter esercitare una buona prevenzione dei tumori, perché eliminando le cause note si potrebbe già contare su una riduzione della incidenza della malattia. Va comunque notato che sostanze innocue per gli animali di laboratorio possono essere cancerogene per l’uomo. Infatti l’animale di laboratorio è un test di valore limitato, e i risultati ottenuti su di esso non possono essere trasferiti tout court all’uomo. Inoltre l’indagine epidemiologica non può essere di grande aiuto, a causa del lungo periodo di latenza dei tumori maligni; il contatto o l’ingestione di una sostanza cancerogena manifesta infatti i suoi effetti, ossia lo sviluppo di un tumore, solo dopo dieci venti anni, ed è difficile in presenza di un paziente con tumore maligno identificare la sostanza nociva con cui il paziente può essere venuto a contatto decenni addietro. Così anche l’effetto benefico della sospensione degli agenti cancerogeni negli alimenti si manifesterà solo dopo molti anni e certamente l’umanità sta ancora oggi pagando un forte tributo di tumori per l’indiscriminato uso da parte dell’industria alimentare, nella prima metà del secolo, di prodotti dimostratisi poi cancerogeni. Un passo avanti nell’ identificazione di sostanze chimiche cancerogene è stato fatto con l’introduzione di semplici metodi di laboratorio in grado di svelare l’azione “mutagena” (cioè capaci di provocare mutazioni cellulari) di tali sostanze chimiche. Bisogna considerare che, laddove i fattori responsabili di un tipo di tumore sono conosciuti, è spesso difficile eliminarli dall’ambiente. 3 CAPITOLO I - Mezzi terapeutici I risultati delle terapie antitumorali sono fortemente condizionati dalla precocità e tempestività con cui vengono instaurati e dall’ adeguatezza del trattamento. Nei casi iniziali i risultati sono nel complesso buoni, in quelli modestamente avanzati le terapie contano ancora dei successi, che viceversa risultano annullati quando la malattia si è generalizzata. I progressi in campo medico, chirurgico e radioterapico hanno permesso a molte neoplasie di diventare curabili. Qui sono esaminati i principi fondamentali sull’uso di queste modalità terapeutiche. CHIRURGIA O$COLOGICA La chirurgia rappresenta tutt’ora l’arma più utilizzata nel trattamento della maggior parte delle neoplasie solide circoscritte. Però, poiché molte di esse hanno già dato micrometastasi al momento della diagnosi, si è soliti integrare il trattamento chirurgico con altre metodiche, per ottenere il controllo locale e a distanza della neoplasia. I principi che regolano la chirurgia dei tumori non sono molti, ma vanno rispettati con rigore. La prima regola è che l’exeresi chirurgica deve essere ampia e deve sacrificare il massimo compatibile di tessuto sano intorno alla neoplasia da asportare. Questa regola è dettata dalla constatazione che l’aspetto visibile del tumore non rappresenta spesso che una parte di esso, in quanto i piccoli nidi tumorali gli sono disseminati intorno per un estensione variabile da pochi millimetri a qualche centimetro. La seconda regola è che l’intervento chirurgico deve salvaguardare, al massimo, dalla possibilità di disseminazione delle cellule tumorali. Se 4 un’operazione di asportazione di un tumore è eseguita con manovre grossolane o senza precauzioni tecniche, può infatti esporre al rischio che gruppi di cellule tumorali possano disseminarsi nel campo operatorio stesso dando poi origine a focolai di recidiva locale. Terza regola , tuttavia non da tutti accettata, è che, laddove le condizioni anatomiche lo consentono, l’intervento chirurgico deve comprendere l’asportazione, in un sol blocco, dei tumori e dei linfonodi satelliti, comprendono le vie linfatiche intermedie. Questo intervento permette di ottenere la guarigione anche nei casi in cui le piccole quantità di cellule tumorali, staccatesi dal tumore, siano già giunte ai linfonodi regionali filtranti. Tuttavia, per i tumori di molte sedi tale intervento “in blocco” non è possibile per ragioni anatomiche, per ragioni di opportunità, nel caso che i tumori siano molto piccoli. È comunque indispensabile che le stazioni linfonodali satelliti sospette di metastasi vengano asportate radicalmente, o nella stessa seduta o dopo un breve periodo di tempo. In questi casi le vie linfatiche intermedie che vanno dal tumore ai linfonodi non vengono asportate: tuttavia, dato che la diffusione delle cellule tumorali avviene per via embolica (cioè in modo discontinuo) e dato che il loro passaggio attraverso tali vie linfatiche è assai rapido, la probabilità che cellule tumorali vengono lasciate in sede è bassa o nulla. La valutazione del trattamento è legata a numerose variabili: il tipo istologico (-->del tumore), la sua estensione, la sede colpita, la presenza o mano di metastasi regionali o a distanza e la loro estensione, le condizioni generali del paziente e le sue possibilità di sopportare eventuali terapie radiologiche o chemioterapiche complementari, sono tutti elementi che devono essere vagliati con estrema cura. L’intervento chirurgico può anche essere soltanto palliativo, mirante a 5 risolvere le complicanze di un carcinoma quali ostruzioni intestinali e biliari, emorragie, perforazioni, compressione di strutture vitali. Infine, ma non per importanza, c’è la chirurgia ricostruttiva e plastica che partecipa alla riabilitazione dei pazienti oncologici già trattati. MAMMELLA Il tumore della mammella è curabile nella stragrande maggioranza dei casi diagnosticati precocemente. Inoltre, le opzioni di trattamento permettono quasi sempre di risparmiare la mammella, con buoni risultati estetici e funzionali. La terapia del cancro della mammella si è profondamente modificata. Fino a soli 20 anni fa, la maggior parte delle donne veniva sottoposta alla mastectomia radicale, cioè all’asportazione della mammella, dei muscoli della parete toracica e dei linfonodi ascellari. Esteticamente la donna era privata della propria integrità fisica in quanto la mastectomia comportava un’asportazione radicale della mammella più linfonodi omolaterali alla lesione con conseguente cicatrice e rigonfiamento del braccio. Oggi, la mastectomia è riservata ad alcuni particolari e rari tipi di tumore, e spesso viene offerta insieme alla ricostruzione mammaria, in concomitanza dell’atto demolitivo. . La maggior parte delle donne può essere oggi trattata con una tumorectomia o quadrantectomia della mammella, cioè con l’asportazione del tumore con un margine di tessuto sano, che comporta l’ asportazione parziale della mammella cercando di preservare “in parte” l’ immagine della donna. MELANOMA Il melanoma può essere una malattia aggressiva, e dare origine ,anche molti anni dopo la diagnosi, a metastasi linfonodali o sistemiche. La sua incidenza nel mondo sta aumentando a causa delle continue 6 esposizioni ai raggi ultravioletti. Nella maggior parte dei casi il trattamento chirurgico e conservativo, e consiste nella rimozione del tumore preservando al massimo il tessuto sano circostante. Dal punto di vista estetico il paziente presenta una cicatrice che a seconda della localizzazione, può condizionare più o meno fortemente la sua immagine e conseguentemente il rapporto con gli altri. TIROIDE Noduli della tiroide sono molto frequenti. Essi si presentano in più del 4% della popolazione in generale. Raramente, i noduli tiroidei sono di origine tumorale. . I tumori della tiroide possono essere di tipo papillifero (più frequentemente) o follicolare. Meno frequentemente, si presentano tumori midollari o anaplastici, che hanno una prognosi peggiore. La terapia chirurgica in genere consiste nella lobectomia (asportazione di un lobo, cioè di una metà della tiroide), o nella tiroidectomia totale (asportazione di tutta la ghiandola). Questo intervento comporta un esito cicatriziale alla base del collo che può essere fonte di disagio. TESTA COLLO I tumori della testa e collo in genere si dividono a seconda della localizzazione del tumore: labbra e cavità orale, orofaringe, ipofaringe, laringe (corde vocali). Le possibilità di cura dei tumori della testa e del collo dipendono dallo stadio di malattia, cioè dal diametro o estensione del tumore e dalla presenza o meno di metastasi linfonodali. Per questo la diagnosi precoce è importante. La chirurgia consiste nell’asportazione del tumore ovvero dei linfonodi del collo, che comportano la conseguente comparsa di piccole 7 cicatrici localizzate a seconda delle sedi dei linfonodi. STOMACO - PANCREAS - FEGATO Il cancro dello stomaco era molto frequente fino agli anni trenta, da allora, la sua frequenza è progressivamente diminuita. I tumori dello stomaco sono trattati con la chirurgia, che consiste, nei casi potenzialmente curativi, nell’asportazione di una gran parte dello stomaco (gastrectomia subtotale) o dell’intero organo (gastrectomia totale) insieme ai linfonodi regionali. I tumori del pancreas sono rari. Spesso si presentano con ittero (colorazione gialla della cute) per fenomeni di compressione sulle vicine vie biliari. La Termoablazione a Radiofrequenza è una nuova tecnica utilizzata per il trattamento di tumori primitivi o secondari del fegato. I trattamenti chirurgici, che riguardano neoplasie di questi organi addominali, spesso sono eseguiti prevalentemente sotto guida ecografica, per via Laparoscopica, quindi dal punto di vista estetico, non presentano un esito cicatriziale particolarmente evidente, tali da causare forti disagi . COLON-RETTO Il carcinoma del tratto intestinale rappresenta una delle principali cause di mortalità per cancro in tutti i Paesi occidentali. In Italia si ammalano ogni anno di tumore maligno del colon-retto circa 28.000 persone; la metà è destinata a morire a causa della malattia. Il carcinoma del colon-retto è spesso presente per lungo tempo prima di manifestarsi con segni clinici. Tuttavia, in relazione alla sede di insorgenza si possono avere segni diversi con tempi di comparsa diversi. Il trattamento iniziale consiste nell’asportazione chirurgica del tratto interessato, nello stesso tempo, si rimuovono alcuni linfonodi vicino al tumore, per permettere la stadiazione della malattia. 8 Questo intervento comporta il confezionamento di uno stoma, in modo temporaneo o definitivo, che determina oltre alla modifica del normale sistema di defecazione (con evidenti segni di disagio delle relazioni interpersonali, soprattutto sul versante sessuale), anche l’ alterazione dell’ immagine corporea. LA RADIOTERAPIA La radioterapia è costituita da un fascio di radiazioni ad alta energia che viene diretto contro il tumore. Attraverso i raggi x è possibile uccidere le cellule cancerogene. La radioterapia è diretta verso una zona specifica del corpo e colpisce solo le cellule cancerogene di quell'area. Il traguardo della radioterapia è la totale distruzione della massa neoplastica senza causare alterazioni o complicazioni o effetti collaterali ai tessuti sani. Sono stati fatti notevoli progressi in questo campo, anche grazie alle moderne apparecchiature diagnostiche che consentono la localizzazione esatta dei tumore da trattare, permettendo cosi una maggiore precisione di applicazione delle radiazioni e la limitazione di eventuali danni ai tessuti circostanti. Esistono fonti di radiazioni elettromagnetiche o corpuscolari; lo scopo è comunque quello di danneggiare irreversibilmente il Dna delle cellule tumorali causandone la morte. Le radiazioni possono essere somministrate dall'esterno o con l'introduzione di cateteri all'interno dell' organismo. Questa metodica non è gravata da grossi effetti collaterali ma l'uso di macchinari obsoleti e la mancanza di esperienza possono essere un notevole rischio per la qualità di vita del paziente. La radioterapia può essere eseguita prima dell'intervento chirurgico, per ridurre le dimensioni del tumore. Dopo l'intervento, il suo impiego è 9 finalizzato contro le eventuali cellule cancerogene rimaste. In alcuni casi può essere effettuata anche laddove sia sconsigliabile, per vari motivi, ricorrere all'intervento chirurgico (ad esempio, nei casi di cancro alla mammella, si ricorre spesso alla castrazione ovarica mediante radioterapia). La radioterapia viene solitamente effettuata in uno o più cicli di sedute giornaliere. Ciascun ciclo può avere la durata di 7-15 giorni consecutivi, ma ciò è in relazione alla dose totale di radiazioni da somministrare ed al tipo di patologia da trattare. LA CHEMIOTERAPIA E’ l'utilizzo di farmaci per il trattamento del cancro. I farmaci spesso sono chiamati farmaci anticancro. Le cellule normali crescono e muoiono in maniera controllata. Il cancro insorge quando le cellule iniziano a dividersi in modo anomalo e a formare nuove cellule in maniera incontrollata e disordinata. I farmaci anticancro distruggono le cellule tumorali arrestandone la crescita o la moltiplicazione in una o più fasi del loro ciclo vitale. Dato che alcuni farmaci sono più efficaci quando vengono presi insieme, spesso la chemioterapia prevede la somministrazione di più farmaci. A seconda del tipo di cancro e del suo stadio di sviluppo, la chemioterapia può essere utilizzata per: Curare il cancro; Impedire al cancro di estendersi; Rallentare la crescita del cancro; Uccidere le cellule tumorali che dal tumore originale possono essersi estese ad altre parti dell'organismo; 10 Alleviare i sintomi causati dal cancro. La chemioterapia può anche contribuire a migliorare la qualità della vita dei pazienti; queste sono le cosiddette cure palliative. A volte la chemioterapia è l'unica cura che i pazienti ricevono. Più spesso tuttavia la chemioterapia viene utilizzata assieme alla chirurgia e/o alla radioterapia. Quando è utilizzata a questo scopo viene chiamata terapia adiuvante. Ci sono diverse ragioni per cui la chemioterapia può essere prescritta insieme ad altri trattamenti. La frequenza e la durata della chemioterapia dipendono dal tipo di cancro da cui si è affetti, dagli scopi del trattamento, dai farmaci utilizzati, e da come risponde l’organismo. Spesso la chemioterapia viene effettuata in cicli di trattamento; tra un ciclo e l'altro sono previsti periodi di sospensione per dar modo all'organismo di ricostruire le cellule sane e riprendere forza. Il medico dovrebbe essere in grado di prevedere la durata della chemioterapia. È molto importante seguire scrupolosamente il programma stabilito dal medico, altrimenti i farmaci anticancro potrebbero non avere gli effetti desiderati. A volte è il medico che può ritardare il trattamento in al base risultato di certi esami del sangue. La chemioterapia può essere somministrata in uno o più dei seguenti modi: In vena; Per bocca (OS); In muscolo (per via intramuscolare); Localmente. Quando la chemioterapia viene effettuata per OS, sulla pelle o tramite iniezioni le sensazioni generalmente sono le stesse che si provano 11 prendendo altri medicinali con questi metodi. Se viene somministrata per via endovenosa le sensazioni sono paragonabili a quelle di un prelievo di sangue. Alcune persone avvertono freddo o altre sensazioni strane nella zona di iniezione all'inizio del trattamento e.v. I medici e il personale infermieristico utilizzeranno diversi metodi per misurare l'efficacia del trattamento. I pazienti sono sottoposti a frequenti visite, esami del sangue e radiografie. Mentre test e esami possono dare informazioni significative sull'efficacia delle chemioterapia, gli effetti collaterali dicono molto poco. (Gli effetti collaterali - come nausea e perdita dei capelli - si verificano perché la chemioterapia danneggia alcune cellule normali oltre a quelle tumorali). A volte si pensa che se non si hanno effetti collaterali i farmaci non sono efficaci, o che la loro presenza significa che il trattamento funziona. Ma gli effetti collaterali variano talmente da persona a persona e a seconda del tipo di farmaco che la loro presenza o assenza non può essere considerato un indice dell'efficacia del trattamento. 12 CAPITOLO II - Potenziali effetti collaterali dei trattamenti CHIRURGIA O$COLOGICA Gli effetti collaterali che possono seguire a alla chirurgia dipendono dal tipo di intervento subito, dall'età, dalle condizioni generali della persona ammalata, dall'estensione della malattia e dall'esperienza dell'equipe chirurgica. RADIOTERAPIA – CHEMIOTERAPIA La radioterapia come i farmaci anticancro non agiscono in modo selettivo sulle cellule tumorali, ma colpiscono in modo generalizzato e quindi con effetti negativi anche sulle cellule sane. I danni collaterali di questi trattamenti sono più evidenti per quei tipi di tessuti composti da cellule che hanno una rapida capacità proliferativa. Poiché le reazioni alla radio-chemioterapia variano da soggetto a soggetto, è difficile che il personale possa prevedere esattamente come il paziente potrebbe reagire al trattamento. Gli effetti negativi più evidenti dopo trattamenti di radiochemioterapia, sono: CALO PONDERALE La perdita di peso riconosce molteplici cause, come ad esempio, nausea, vomito, dispepsia, diarrea. CADUTA DEI CAPELLI . La perdita dei capelli nella chemio e quasi sempre generalizzata, mentre nella radioterapia, la caduta interessa solo l’area irradiata. Nella maggior parte dei casi si tratta di un fenomeno temporaneo e i 13 capelli ricresceranno nel giro di due-tre mesi dalla conclusione del trattamento. A volte può succedere che i nuovi capelli siano di colore e struttura leggermente diversi e potrebbero anche non essere così folti come erano prima. Alcune persone che perdono tutti o gran parte dei capelli scelgono di indossare turbanti, sciarpe, berretti, parrucche o toupet. Altri lasciano scoperto la testa. Altri ancora passano da un sistema all’ altro, a seconda se si trovano in pubblico oppure a casa. Nessuna scelta è “ giusta” o “sbagliata”, l’ importante e che si senta a proprio agio. SPOSSATEZZA/ANEMIA La radio-chemioterapia può ridurre la capacità del midollo osseo di produrre globuli rossi, che trasportano l'ossigeno in tutte le parti dell'organismo. Quando i globuli rossi sono pochi, i tessuti dell'organismo non ricevono abbastanza ossigeno per la loro attività. Questa condizione è chiamata anemia. L'anemia può causare una grossa sensazione di debolezza e di stanchezza. Altri sintomi dell'anemia possono essere vertigini, brividi o difficoltà di respirazione. CADUTE DEI DENTI In seguito a trattamenti di radioterapia del cavo orale, tra gli effetti collaterali vi può essere la caduta dei denti; per questo motivo i pazienti devono sottoporsi a controlli odontoiatrici frequenti. EFFETTI SULLA PELLE E SULLE UNGHIE Durante la radio-chemioterapia si può andare incontro a piccoli problemi di pelle. Tra i possibili effetti collaterali vi sono arrossamento, bruciore, desquamazione, secchezza e acne. Le unghie possono diventare scure, fragili o spezzarsi. Possono comparire anche righe verticali o orizzontali. Può comparire acne, prurito, secchezza. Per evitare la secchezza, fare rapide docce o spugnature piuttosto che bagni lunghi e 14 caldi. Quando vengono somministrati per via endovenosa, alcuni farmaci anticancro possono causare un notevole scurimento della pelle lungo tutta la vena. Di solito le zone scure scompaiono spontaneamente pochi mesi dopo la fine del trattamento. L'esposizione al sole può aumentare l'effetto di alcuni farmaci anticancro sulla pelle. EFFETTI SULLA SFERA SESSUALE: FISICI E PSICOLOGICI La chemioterapia può colpire gli organi sessuali e le loro funzioni sia negli uomini che nelle donne, ma non sempre succede. Gli effetti collaterali che possono insorgere dipendono dal tipo di farmaci utilizzati, dall'età e dallo stato generale di salute. Uomini: i farmaci usati nella chemioterapia possono diminuire il numero degli spermatozoi, ridurne la mobilità o causare altre anomalie. Questi mutamenti possono portare all'infertilità, che può essere temporanea o permanente. L'infertilità impedisce di generare figli, ma non di avere rapporti sessuali. Donne: i farmaci anticancro possono danneggiare le ovaie e ridurre la quantità di ormoni prodotta. Di conseguenza in molte donne il ciclo mestruale diventa irregolare o cessa completamente durante la chemioterapia. Gli effetti ormonali della chemioterapia possono causare anche sintomi simili a quelli della menopausa, come vampate di calore e prurito, bruciore e secchezza dei tessuti vaginali. Anche se la gravidanza può essere possibile durante la chemioterapia, tuttavia non è consigliabile perché certi farmaci anticancro possono causare malformazioni al feto. I medici consigliano alle donne in età fertile - dall'adolescenza fino al termine della menopausa - di utilizzare metodi anticoncezionali durante tutto il trattamento. Se una donna è incinta quando viene scoperto il cancro, può essere possibile rimandare la chemioterapia fino alla nascita del bambino. 15 CAPITOLO III - La seduzione “Sedurre” deriva dal latino se composto con ducere e significa condurre con sé, attrarre. L’individuo sedotto è catturato, sottratto ad un preciso ordine di significati, condotto altrove, afferrato da una forza a cui non può opporre resistenza. Il termine seduzione può essere avvicinato, etimologicamente e semanticamente, al termine sedizione. Li accomuna il morfema se. Questa vicinanza rende affascinante la tesi sostenuta da Jean Baudrillard secondo cui la seduzione è fondamentalmente sovversione dell’ordine. Il concetto di seduzione si è modificato nel corso degli anni, ma è sempre stato presente in ogni forma dell’esistenza umana. Gli esseri umani si chiedono da dove venga la singolare e straordinaria capacità di certi uomini e donne di attirare gli altri e la storia dell’umanità è ricca di esempi che ci possono illuminare nella comprensione di tale fenomeno. L’incontro di Ulisse con la maga Circe è l’incontro tra un eroe e una donna pericolosa “fatale”. Circe, con le sue arti magiche, ma soprattutto con il suo fascino di donna irresistibile e la sua bellezza disarmante, costituisce una serio pericolo per l’eroe greco, che uscirà indenne dall’incontro con la dea soltanto grazie all’intervento divino. Ulisse, dopo aver superato ostacoli d’ogni sorta ed essere sopravvissuto alle ire degli dèi, al cospetto di questa donna intrigante, trema ed esita perché sconvolto nel profondo del cuore. La principessa Salomè, personaggio biblico legato alla vicenda della morte di Giovanni il Battista, rappresenta l’archetipo della danzatrice ammaliatrice e seducente per eccellenza che con la sua danza sinuosa 16 strega chi si trova di fronte fino al punto di soggiogarlo totalmente al suo volere. Siamo dunque di fronte ad una nuova figura di donna terribile e incontrollabile, che soggioga l’uomo servendosi della seduzione e riducendolo in uno stato di languore senza via d’uscita. Durante il periodo medioevale l’Amore Sacro prevaleva sull’Amore Profano e la seduzione trovava poco spazio per potersi esprimere. E’ noto come l’innamorato di quel periodo non doveva cedere ai sensi, ma rispettare viceversa un amore puro e spirituale. Nel corso dell’Alto Medioevo il trionfante ideale monastico instaurava un legame tra carne e peccato e contrapponendo il corpo all’anima ne predicava la mortificazione. Fu soprattutto la figura femminile a farne le spese. La religione Cristiana identificava la seduzione con Satana. Il demonio è stato considerato il grande seduttore che ci fa deviare, ci dirotta, ma il mito satanico ci ha consentito di creare la nostra storia. Il verbo sedurre, infatti, ha preso il significato di indurre in errore, deviare, e la figura satanica è diventata il simbolo della seduzione. Il Cristianesimo, infatti, rinforzò quella tradizione misogina già presente nella cultura giudaica e greco-romana. Nel Medioevo il peccato originale, un peccato soprattutto d’orgoglio, si trasforma in un peccato sessuale e la femmina e il corpo, da Eva alle streghe, diventano luoghi diabolici che incarnano il male. Il clero considerava l’amore una passione che allontana l’uomo dalla religione, alla stregua di una malattia dei sensi che turba l’anima. Nel corso del XII secolo qualcosa comincia a cambiare e nasce l’idea dell’amor cortese che porta con sè un concetto positivo dell’amore. In questo periodo il desiderio e la passione erotica non sono negati e la donna viene considerata un essere superiore con pieni poteri sulla persona amata. A quest’ideale della donna Angelica dello Stil Novo si 17 oppone una nuova visione, legata alla poesia Comica che vede l’amore carnale fonte di continui litigi e scontri. La donna viene descritta come lussuriosa, avida e traditrice, capace soltanto di affermazione sensuale e sopraffazione e il tema misogino di chi prova avversione e disprezzo per le donne riaffiora nell’immagine della donna astuta e infedele. Nel Cinquecento il nuovo modello del comportamento femminile è imposto dai costumi di corte e la donna non è soltanto la madre di famiglia, ma esce dal privato familiare o dalla relazione esclusiva con l’amante per mostrarsi in un ruolo pubblico. In questo periodo nasce la figura della cortigiana, una nuova figura della donna del rinascimento che per tutto il XVI secolo la vede ottenere un riconoscimento sociale. La cortigiana, come la gentildonna di corte deve essere istruita nella propria arte e le due figure femminili hanno in comune l’idea della vita sociale come arte dell’inganno e della finzione. La prostituzione diventa per la cortigiana l’arte di simulare e dissimulare, vale a dire l’arte dell’inganno. Bisogna arrivare al periodo del romanticismo e del decadentismo per accorgersi di come il sesso abbia un ruolo centrale nelle opere di fantasia in cui si alimentano il sentimento del sublime e l’immagine della donna fatale come elementi spesso intimamente legati. Dietro la figura della donna fatale si nasconde però la paura di se stessi, la rottura tra natura e progresso, la contestazione, la rivolta della ciclicità della natura e di tutto ciò che è atavico, ancestrale contro il mondo votato al progresso, privo di sentimenti. La donna fatale diventa allora l’espressione della Natura che crea e distrugge e che nasconde il fantasma di una Gran Madre potente e primordiale che seduce e annienta. Soltanto nel Settecento la seduzione perde il suo significato negativo è 18 comincia a suscitare grande interesse. Infatti, il Settecento è considerato il periodo dei grandi seduttori, come il Casanova che ricercava soltanto il piacere dei sensi e il più indifferente e cinico Don Giovanni, lanciato verso il trionfo, la conquista sociale e l’esibizionismo. Con Baudelaire la donna fatale si trasforma in donna vampiro ed emerge la paura d’essere succubi della donna, la paura del piacere mascherata dal disprezzo. L’individuo che desidera diventa uno schiavo consapevole privo di volontà e fagocitato da una degradante sensualità all’interno del rapporto donna-peccato ed è proprio in questo contesto che trovano spazio temi come l’attrazione per la sessualità selvaggia, la bruttezza eccitante e l’amore saffico. Verso la fine dell’Ottocento la calunnia e denigrazione delle donne considerate poco più che strumenti per fare figli condannava l’identità femminile e favoriva di fatto la “mascolinità” e la sessualità femminile veniva considerata come la fonte di degenerazione e rovina sociale. Agli inizi del Novecento le scienze mediche e biologiche erano tese a dimostrare che la natura aveva dotato le donne di un istinto di base che le rendeva predatrici e streghe distruttrici. Sotto l’apparenza angelica della donna si agitava l’insaziabile carne di una peccatrice mossa da un istinto inconscio profondamente radicato nella primitiva mente femminile. Le scoperte biologiche del primo periodo del Novecento appesantirono la cultura occidentale di un erotismo morboso incentrato sulle immagini della donna vista come vampiro. Nel periodo del decadentismo la donna viene vissuta come dominatrice accompagnata da un uomo masochista e sottomesso. Il maschio dimentico del modo “virile” d’agire è reso impotente da una figura femminile che annienta attraverso i suoi abbracci e le sue carezze che non rispetta più la tradizionale divisione dei ruoli e assume l’iniziativa sessuale. L’Opera di 19 Gabriele D’Annunzio che si muove all’interno di correnti romantiche e decadenti fornisce la migliore immagine del tipo della “donna fatale”, della sua sopraffazione e crudeltà. L’Opera Dannunziana è ricca di personaggi femminili sensuali, crudeli e corrotti che spesso sono anche vittime della follia come delle malattie e della demenza. D’Annunzio ripropone la seduzione in termini di conquista. Verso la fine del secolo il pittore austriaco Klimt dipinge figure femminili dominatrici, peccatrici, seduttrici all’interno di un contesto sociale in cui non vengono più derise spietatamente, ma venerate come dee di una nuova e più libera cultura prigioniera delle sue grandi passioni, in un’Europa che cambia volto. Per Klimt la donna è la personificazione sia della tentazione sia della poesia che spinge al trionfo della seduzione artistica sulla seduzione carnale. La psicoanalisi considera, invece, la seduzione come un’illusione che nasconde un bisogno taciuto, sottinteso creato dalla propria immaginazione al cui fascino è difficile sottrarsi. Nell’epoca attuale il passato con i suoi sentimentalismi viene respinto e l’idea del peccato scompare sostituita dal concetto che il sesso è la donna sono la stessa cosa. La parte razionale, intellettuale prevale su quella dell’anima e compare l’inquietudine e l’arte abbandona la natura e la simbologia ispiratrice del femminile. La donna non suggerisce, non ispira più come un tempo e nell’ottica maschile la donna per essere conquistata deve essere spesso maltrattata. Dal punto di vista psicologico la seduzione ci consente di capire aspetti della nostra personalità che sarebbero vissuti nell’ombra e mai sperimentati. Il momento della seduzione si colloca all’interno di una dimensione magica. E’ qualcosa che accade in modo impensato, inaspettato, la cui caratteristica fondamentale è il mistero, l’arcano e il 20 segreto. La seduzione sembra illuminare la nostra esistenza con una nuova luce. Nella dimensione seduttiva si crea una condizione emotiva, passionale in cui nulla è certo e ciò che sta accadendo non può essere codificato da regole conosciute, una dimensione d’amore in cui l’altra persona viene vissuta come un contenitore nel quale si può collocare il nostro mondo interno, il nostro segreto, le parti di noi che ancora non conosciamo e che proprio quella persona in qualche modo sta attivando in noi stessi ed è per questo che è così importante, ci attrae e ci affascina. Nella seduzione, l’individuo che seduce rinuncia alla relazione profonda per i propri fini egoistici in quanto non riconosce l’altro se non come qualcosa che deve essere a sua disposizione, legato a se, manipolato e dominato. Il seduttore non vuole accettare la separazione dall’altro inteso come individuo e lo ambisce come un oggetto del suo desiderio senza tener conto di ciò che può desiderare l’altro. E’ un modo di non accettazione della realtà in quanto l’essere umano adulto dovrebbe essere consapevole di sperimentare continuamente la separazione da ciò che ama e accettare che ciò che ama non sarà mai completamente suo. La difficoltà sta proprio nel riconoscere e accettare la fondamentale e strutturale solitudine anche in quelle situazioni che sembrano allontanarla e scongiurarla. L’essere umano dovrebbe capire che il nostro desiderio ha a che fare principalmente con la nostra immaginazione e che per accettare la mancanza dell’altro dobbiamo averlo potuto interiorizzare. La seduzione si costruisce sull’illusione che si incarna in un’immagine. Le illusioni, le apparenze sono i sostegni della nostra esistenza e spesso ci imbrogliamo, ci tradiamo su quello che facciamo, sull’importanza che pensiamo d’avere nel mondo, sull’amore che viviamo per riuscire a sopravvivere. Non credo ci sia nulla di sbagliato in tutto questo poiché è un comportamento comune a tutti gli 21 esseri umani che attiene ai sentimenti, ma il non apprendere dall’esperienza in cui le illusioni ci trascinano spesso può essere dannoso per il nostro benessere. Nella seduzione l’altro non è mai un soggetto ma un oggetto in quanto rinuncia alla propria soggettività per diventare un oggetto fantasmatico, creato dalla fantasia. Tuttavia, la seduzione è importante perché svolge un ruolo di trasformazione e di conoscenza poiché ci spinge a esplorare e lavorare sull’apparenza e a fare i conti con la nostra soggettività, col nostro mondo interno, dal punto di vista della conoscenza. In altre parole nella seduzione noi possiamo diventare più consapevoli della nostra soggettività, del nostro agire personale, di quella soggettività che ha creato, nella relazione con chi abbiamo di fronte, la divinità, l’idolo che adoriamo e che nella realtà non esiste se non nella forma che il nostro mondo interno gli ha conferito sotto la spinta dei nostri bisogni. I nostri bisogni creano l’illusione attraverso la quale essi possono o credono di potersi esprimere. L’individuo che ci affascina può diventare allora elemento trasformativo e conoscitivo poiché ci mette in contatto con questi bisogni profondi che creano la necessità di venerare chi abbiamo di fronte, di sopravvalutarlo e che se non soddisfatti e compresi consumano, logorano parte della nostra energia vitale. La seduzione attiva in modo prepotente quelle parti nascoste della nostra personalità, le parti che non sono mai messe in luce e di cui spesso ci vergogniamo. La dimensione della seduzione ci mette con le spalle al muro, in una situazione in cui non abbiamo alcuna possibilità di difesa, se non facendo appello alla nostra totalità psicologica di cui non abbiamo mai sospettato l’esistenza. L’inganno della persona che ci seduce, inganno in quanto tale persona non è mai come la vediamo, diventa possibilità di consapevolezza, trasformazione e verità. 22 E’ la nostra individualità psichica che crea la realtà dell’amore. La sessualità stessa trova il suo significato nella seduzione poiché anche in questo caso siamo noi a crearci l’immagine della persona che ci attrae. La seduzione, nella dimensione sessuale, va oltre il gioco complesso di segnali e risposte biologiche in quanto nell’essere umano la sessualità si lega a quella fonte immaginativa interna che prevarica e va oltre gli elementi organici. La seduzione è come una rivincita dell’anima sulla materia, sul meramente corporeo. La dimensione seduttiva ci offre la libertà di perderci, poiché quando ci struggiamo dietro ad una persona mettiamo in gioco la nostra esistenza per possederla, spesso facendo anche le cose peggiori e anche se siamo perduti per un certo modello di realtà abbiamo la possibilità di attingere alla conoscenza di noi stessi. Ciò che ci seduce non è mai l’altro fuori da noi ma è l’altro sul quale noi proiettiamo l’immagine interna di cui siamo portatori e che ospita il significato della nostra esistenza. L’altro diventa ciò che noi vogliamo amare e conoscere di noi stessi. Strana storia per la parola seduzione, oggi considerata per tutte le sue valenze positive, e che una volta provocava sentimenti di disagio se non addirittura di repulsione. Un tempo vista come un atteggiamento proprio delle "donne perdute" ed ora ricercata ed osannata da più parti: si scrive sull'importanza della seduzione, se ne fanno convegni e programmi televisivi. A ben vedere la seduzione non è una semplice parola, ma racchiude tutta una serie di comportamenti, attorno ai quali appare utile dire qualcosa, per cercare di chiarire che cosa sia le seduzione e perché una persona senta il bisogno di assumere questo atteggiamento. Affinché questa chiarificazione sia efficace è necessario fare una premessa fondamentale: la seduzione, al di là di tutto, non è altro che un tratto della nostra personalità che trova le sue origini fin dai primi 23 momenti di vita, quando ognuno deve affrontare quel particolare ed inevitabile conflitto che è la paura di essere abbandonato. Nelle donne sono riscontrabili due tipi di atteggiamento seduttivo: vi sono donne che sembrano spinte da un’inarrestabile bisogno di sedurre tutti e, se in un gruppo di persone, c’è qualcuno che non è conquistato, ciò le fa sentire una nullità, abbandonate. Un altro versante è quello della donna che appare come tutta seduzione nel suo sorridere e nel suo presentarsi all’uomo, salvo poi ritirarsi al momento dei "fatti", mostrandosi di colpo fredda, indifferente o addirittura frigida. Con questa strategia, spesso del tutto inconsapevole, mostra all’uomo che lui non ce l’ha fatta ad arrivare a conquistarla veramente. In questo modo gli invia un messaggio del tipo "io ti ho conquistato, tu, a tua volta, hai cercato di avermi, ma non ce l’hai fatta, perché una parte di me rimane comunque superiore a te". E questo potere sull’uomo fa un certo effetto. La seduzione non è legata solo alla sfera sentimentale, ma è anche la capacità di attrarre le persone nella vita di tutti i giorni, nel campo delle amicizie, nella vita professionale. Non ha a che fare solo con la bellezza, ma è soprattutto un’arte legata ad altre qualità. Il rapporto di seduzione è il nostro primo rapporto con il mondo: avviene con il sorriso. E’ il primo mezzo per comunicare con il neonato, che non tarda a servirsene a sua volta. Quasi tutti i bambini sanno spontaneamente servirsi della seduzione per ottenere ciò che desiderano e per farsi amare. E il sorriso dice più di mille parole, dice a chi è rivolto “mi piaci” “sono contento di vederti”. Un altro complice della seduzione è ridere. La risata disinibisce e facilita il rapporto con l’altro. La persona che riesce a far ridere ha maggiori possibilità di sedurre. Anche la voce ha il proprio potenziale seduttivo. Una voce bassa e 24 profonda nasce dalla capacità di rilassarsi; respirare in profondità, in una parola essere centrati. E la bellezza? Può aiutare, ma non è indispensabile. La seduzione è soprattutto un fenomeno interiore, si sottrae ai clichè della moda, della bellezza, dell’età. Quanti uomini sono rimasti freddi, distaccati di fronte a una donna dal fisico perfetto e al contrario sono rimasti affascinati da una parola, uno sguardo, una frase inaspettata. La bellezza contribuisce alla seduzione, ma non è sufficiente. Non esistono belle donne e begli uomini, esistono belle espressioni; non esistono belle bocche, esistono bei sorrisi; non esistono begli occhi, esistono begli sguardi. Capire le esigenze dell’altro, saper ascoltare, parlare di ciò che lo interessa, dargli importanza, gratificarlo, far sì che questa persona si interessi a noi e sia contenta di stare in nostra compagnia. Che è quello che desideriamo. Infine, per sedurre occorre piacersi, avere fiducia in se stessi, amarsi, lasciarsi andare per ciò che si è. Lavorare su di sé ne è la chiave. 25 CAPITOLO IV - STORIA DELLA BELLEZZA _ Evoluzione storica dei canoni estetici Non si può parlare di “canoni estetici” fino all’epoca classica, perciò, per tutto il periodo precedente a quella, possiamo solo prendere atto attraverso le fonti documentarie, di come i popoli più antichi cercavano di rendere più gradevole il loro aspetto fisico. ETA’ A$TICA Gli Egizi Importavano dall’Oriente oli essenziali e minerali utili alla produzione di unguenti e profumi già 3500 anni prima di Cristo. I sacerdoti confezionavano e conservavano, in vasi di alabastro, timo, origano, mirra, incenso, lavanda, oli di sesamo, di oliva e di mandorle. Questi prodotti, la cui funzione primaria era nella mummificazione, venivano usati anche per massaggiare il corpo dei vivi dopo il bagno e per preservarlo dagli sgradevoli effetti della sudorazione. L’uso di questi unguenti fu poi adottato anche da altri popoli del Mediterraneo. Anche la cosmesi ebbe grande diffusione in Egitto, tra uomini e donne: l’antimonio fu la materia prima per il bistro (kohol) per far risaltare gli occhi sottolineando ciglia e sopracciglia e l’henné fu usato per dipingere le unghie di mani e piedi. Nell'antico Egitto, i vasetti d'oro, d'argento, di rame, di lapislazzuli, d'agata, di cristallo, di onice, di vari tipi di marmo, avevano incise le 26 istruzioni per l'uso dei cosmetici contenuti, con una chiarezza assolutamente moderna. Grazie al culto funerario, conserviamo oggi i prodotti di bellezza delle appartenenti alle famiglie reali. . Dagli studi effettuati sulla composizione di creme di 5000 anni fa, si è appurata la loro validità cosmetologica. Cleopatra è la regina che più tesaurizzò l'esperienza nel settore della cosmesi del suo popolo ed ancora oggi viene ricordata come donna depositaria di mille segreti di bellezza. Il più antico documento letterario pervenutoci in tema di cosmetica è il papiro di Ebers (2000 a. C.). Anche gli antichi Mesopotanici , uomini e donne, usavano bistro, belletti e capelli posticci mentre molto sobri furono i costumi degli Ebrei che usavano oli ed unguenti profumati ma non cosmetici. ETA’ CLASSICA . I Greci Ancora vago il concetto di bellezza nel periodo pre-classico: in Omero viene attribuita la perfezione fisica alle divinità ed agli eroi di cui, di volta in volta, si mettono in risalto le membra armoniose e possenti, se sono maschi, o le guance rosate, gli occhi cerulei e le bianche braccia ,se sono femmine. Bisognerà arrivare al V secolo a.C. per trovare nelle sculture di Mirone , Fidia e Policleto la concretizzazione della teoria estetica che essi avevano elaborato: un corpo è bello quando ogni sua parte ha una dimensione proporzionata alla figura intera. L’atleta è il soggetto preferito dagli 27 scultori classici e diventa il modello per rappresentare anche la divinità; nell’atleta e nel dio le qualità morali come l’autocontrollo, il coraggio, l’equilibrio interiore e la volontà concorrono a farne la misura, il canone della perfezione: sono gli esseri superiori con cui devono misurarsi i comuni mortali. I prodotti di bellezza e le pratiche di cosmesi giunsero in Europa principalmente attraverso la raffinata civiltà dell'antica Grecia. La cosmesi accompagnava ogni manifestazione di vita. Più che le resine ed i balsami dell'Oriente furono utilizzati olii ricavati da fiori e da erbe profumate. L'arte del massaggio con gli olii aromatici fu inventata da Prodico, che la applicò anche in medicina. Oli profumati di rosa, gelsomino o nardo vengono usati da uomini e donne per ungere corpo e capelli dopo il bagno e durante i banchetti e le donne di ogni età sogliono imbellettarsi il viso con una crema a base di biacca prodotta a Rodi: l’uso di questo belletto è, però, vietato durante il lutto e le cerimonie legate ai misteri di Demetra. Molte erano le attenzioni per la capigliatura, sia come brillantezza sia come acconciatura. Le tinture vegetali per capelli erano diffusissime, tanto che Menandro nel V secolo a. C. rimproverava alle Ateniesi di mutare troppo spesso il colore delle loro chiome. Le unghie venivano aggraziate con coltellini e tenagliette d'argento. La pulizia e la cura della persona caratterizzavano usi e costumi: ad Atene appositi magistrati multavano le donne che avessero trascurato l'abbigliamento e le esigenze igieniche personali. 28 I ROMA$I Dopo la conquista della Grecia (146 a.C.), anche i Romani impararono a curare il loro aspetto fisico ed assunsero, tra l’altro, i canoni estetici e le relative usanze del popolo vinto: “Grecia capta ferum victorem coepit “ ossia “ La Grecia conquistata conquistò il selvaggio vincitore”. . Nel I secolo a.C. Vitruvio scrive. “ ….la natura ha composto il corpo umano in modo tale che il viso, dal mento all’alto della fronte e alle più basse radici dei capelli, fosse la decima parte del corpo…, la terza parte del viso, considerata in altezza, è dal mento alla base delle narici; un’altra terza parte è costituita dal naso stesso considerato dalla base delle narici al punto d’incontro delle sopracciglia e la terza parte va da lì alla radice dei capelli… ”: è la stessa teoria della perfezione espressa dagli scultori greci! Le raffinate abitudini greche ed orientali influenzarono fortemente i costumi dei Romani durante l’Impero ed i dipinti dell’epoca ci danno notizia dei trucchi usati dalle donne per essere più belle. Si pubblicarono addirittura dei manuali di bellezza (es.” De medicamine faciei feminae “ di Ovidio), in cui si consigliava l’uso di cerussa di Rodi per nascondere le imperfezioni della pelle; di fucus o purpurissum per dar colore al viso e alle labbra; di fuligo per scurire ciglia e sopracciglia e dar risalto agli occhi. Le Romane usavano anche creme depilatorie a base di olio, resine, pece e sostanze caustiche e tingevano i capelli di rosso acceso se li avevano scuri. A Roma non si conosceva l’uso del sapone e, se qualche signora della 29 famiglia imperiale (v. Poppea) è rimasta famosa per i suoi bagni in latte di asina che rende bianca e liscia la pelle, tutti usavano, come detergenti, la soda o la creta finissima o, ancora, la farina di fave e, dopo il bagno massaggiavano il corpo con olio di oliva per proteggersi dalle infreddature, come racconta Plinio. In Plinio Il Vecchio, troviamo elencate le materie prime che usavano i Romani per abbellirsi e che costituiscono un'enciclopedia della cosmesi dell'epoca. Tra le altre sono citate: ghiandole testicolari di toro e coccodrillo, midollo di cervo e di capriolo, grasso di cigno, di pecora, di oca, burro, formiche e le loro uova pestate, api affumicate nel miele, farine tratte da diversi cereali, uova e le essenze più svariate fino ad allora conosciute. In uso erano le paste depilatorie a base di solfuri minerali, olio, resine, e sostanze caustiche. . Alcuni artifici divennero di moda: i nei artificiali, le tinte azzurre per i capelli e le tinte d'oro per capelli e barba. Come tipo di belletto, il più usato era la cerussa, che dava freschezza e candore giovanile. Il rito di bellezza preferito dai romani fu quello delle terme. A Roma erano aperti 873 bagni pubblici; tra questi in un tripudio di marmi e mosaici le terme di Caracalla potevano ospitare fino a 2300 persone. I rituali romani della bellezza sopravvissero ammantati di raffinatezza orientale, a Bisanzio. Le donne imitarono a lungo l'estrema e sfarzosa eleganza di Teodora. Con l’avvento del Cristianesimo, i nuovi valori squisitamente spirituali che esso propone tendono ad annullare la ricerca della bellezza fisica e 30 Tertulliano (II sec.d.C.), nel suo trattato “ De cultu feminarum ” condanna come peccaminose le abitudini estetiche delle donne. IL MEDIOEVO Le invasioni dei popoli dell’Europa nord-orientale e lo sconvolgente mutamento culturale che ne deriva per l’ex Impero romano, rendono superfluo tutto ciò che non è un bisogno primario: i modelli estetici classici non hanno alcun senso e gli invasori possono proporre, tutt’al più, l’uso di burro acido per lucidare i capelli. Ma anche questi selvaggi conquistatori furono lentamente conquistati dalla civiltà dei vinti. il processo di cristianizzazione del Medioevo coincise con il trionfo di pudore ed austerità. Alla caduta di Bisanzio nel 1453 arrivarono in Italia antichi manoscritti che favorirono la conoscenza dei trucchi di bellezza della Roma imperiale. Per ritrovare un po’ di buon gusto bisognerà arrivare all’epoca feudale (X sec. d.C.), quando dai castelli franco-provenzali si diffonde il modello culturale cortese che restituisce una qualche gentilezza al vivere civile. Ne deriva un recupero di valori tra i quali l'apprezzamento per la bellezza (specie quella femminile), esaltata dai trovatori che, viaggiando di corte in corte, diffondono con i loro canti la fama di bellissime castellane e, senza averne piena coscienza, contribuiscono a creare dei nuovi canoni estetici pur se quasi esclusivamente femminili. E’ il modello di una bellezza nordica quello che si impone, prima attraverso la letteratura, poi attraverso le conquiste militari: la carnagione chiara, i capelli biondi e gli occhi azzurri, che sono caratteristiche fisiche di Normanni e Svevi, diventano il segno della 31 distinzione sociale e condannano i più diffusi colori scuri, tipicamente mediterranei, ad essere indice di subalternità. “Biondo era e bello e di gentile aspetto… ” dirà Dante presentando Manfredi di Svevia e bionde sono le madonne sacre o profane che siano. Si ripropongono manuali di bellezza che suggeriscono alle donne come rendere candido e liscio il viso (con biacca, allume, borace, limone, aceto e chiara d’uovo) e biondi i capelli (con tinture e lozioni a base di vegetali e minerali), rosse le labbra (con minio e zafferano ) e bianchi i denti (con la salvia). Benché la morale cristiana condanni questi costumi (v. Jacopone da Todi nella Lauda “L’ornamento delle donne dannoso ”) o la satira ne faccia oggetto di sberleffo (v. Boccaccio in “Corbaccio ”) la moda imperversa e le donne stesse preparano da sé i loro belletti se non possono ricorrere ai “merciai”. IL RI$ASCIME$TO L ‘ammirazione per il bello inteso come perfezione e armonia riporta in auge i canoni estetici classici e la necessità di ricercare rimedi indispensabili per rendere perfetto ciò che non lo è del tutto. Nel 1562, G. Mariniello scrive il primo trattato di cosmetologia dell‘Occidente (“Gli ornamenti delle donne ”) e non è un caso che a farlo sia un italiano: in Italia infatti predomina una concezione di vita che celebra la bellezza del corpo e italiani sono i primi profumieri. Grazie ai mercanti veneziani o fiorentini preziose sostanze orientali vengono immesse sul mercato per soddisfare le aspirazioni di uomini e donne 32 desiderosi di piacere e di piacersi; una vera mania per i belletti ed i profumi si diffonde nelle classi più abbienti: vaporizzazioni di mercurio, bistecche crude sulla pelle, ricette segretamente preparate e riservate a pochissime elette permettono alle dame delle corti signorili di avere quell’aspetto che pittori come Botticelli o Tiziano hanno eternato. Nel Rinascimento erano di moda i capelli biondi, di cui le veneziane detenevano i segreti della colorazione. Quel biondo, dai magnifici riflessi, era ottenuto usando fiori di lupino con salnitro, zafferano ed alter sostanze, facendo asciugare i capelli al sole con un copricapo provvisto solo di tesa per proteggere il bianco latteo della pelle. L'Italia divenne centro di eleganza e buon gusto. Da qui partirono i nuovi dettami della moda, le più originali formule di prodotti di bellezza. Il primo grande laboratorio per la confezione dei profumi fu quello di Santa Maria Novella a Firenze ( 1508 ), dove i frati si specializzavano nella conoscenza di erbe e droghe medicinali, applicabili anche in cosmesi. Caterina de' Medici, divenuta regina di Francia, portò con sé, a Parigi, Renato il suo profumiere personale che darà origine ad una produzione locale di cosmetici (seconda metà del 1500); inoltre introdusse il modello italiano alla corte parigina, e divenne la fautrice della bellezza barocca. 600/700 Dal 1600, il centro della cosmesi, della moda e della vita elegante si spostò a Parigi dove s'instaurò l'uso dei parrucchieri e delle acconciature più complicate. E’ l’epoca delle teste incipriate, dei nei finti su viso, spalle e décolleté. 33 La toilette di dame e cavalieri esige parecchio tempo: bisognava preparare il viso con poca acqua e alcool profumato; vi si stendeva sopra un unguento fatto con pasta di mandorle e grasso di montone e poi la biacca. Il viso diventa una tavolozza su cui si ridisegnano occhi e sopracciglia e si spennella un liquido rosso (in ben 12 sfumature). Il trucco era steso con un pennello su un fondo bianco, più cupo verso le tempie e più luminoso attorno alle labbra, lo si usava sulle guance, ma anche vicino agli occhi. Casanova ne offre la seguente descrizione: "Non si vuole che il rosso sembri naturale. Lo si mette per piacere allo sguardo altrui, che vi coglie un senso di ebbrezza, promessa di smarrimenti e di furori ammaliatori". Il modello estetico viene sempre dalla corte, specialmente quella di Francia, e a Parigi Mademoiselle Martin, profumiera reale, è l’arbitro dell’eleganza femminile. A soddisfare prontamente i bisogni estetici dei cortigiani sono addirittura poste in commercio delle trousses che contengono belletti bianchi e rossi, matita per labbra e nei finti. Con il 1700 le arti della toeletta entrarono in un'epoca d'oro, con un esuberante uso di pomate, acque ed essenze incredibile e, per far rivivere i fasti dell'antica Roma, ritorna in voga la pratica del bagno. Il rosso sul viso, la biacca e la parrucca incipriata affondano con la Bastiglia; le pratiche cosmetiche bandite con la Rivoluzione francese ed il Terrore ritornarono con il Direttorio e la Restaurazione. 34 In Inghilterra nel 1770 il Parlamento emette un decreto secondo il quale sarà condannata come strega qualunque donna abbia conquistato un marito tramite capelli finti, tacchi alti, profumi e belletti e il matrimonio sarà considerato nullo. L’ETA’ CO$TEMPORA$EA I radicali mutamenti determinati dalla rivoluzione francese e l’avvento della borghesia portano nuovi modelli di vita e nuovi costumi. Lo spirito pratico dei borghesi è immune dai fasti e dagli eccessi coltivati finora; anzi, gli ideali forti del Romanticismo fanno emergere l’interiorità di uomini e donne il cui aspetto fisico sarà specchio di animi tormentati e inquieti. Il vero diventa soggetto dell’arte e questo canone porta alla ribalta le classi sociali subalterne e, per la prima volta nella storia, si scoprirà la bellezza anche in personaggi minati dalla tisi, filatrici di seta, lavandaie e sartine, in contadini e pescatori. Una relativa sobrietà di costumi tipicamente borghese coinvolge le classi sociali più abbienti e la bellezza non è più potenziata da “ritocchi” evidenti e da abiti particolarmente sfarzosi che sono invece riservati alle donne di malaffare. Il progresso industriale consente il nascere delle prime industrie cosmetiche e nel 1890, a Parigi Madame Lucas fonda la prima Maison de Beauté. Il settore delle essenze, dei profumi e dei cosmetici si industrializzò. Le comunicazioni con gli altri continenti misero a disposizione nuove materie prime. Le nuove scoperte scientifiche accelerarono la creazione di nuovi prodotti cosmetici e farmaceutici. Il XX secolo si apre su scenari drammatici: la Prima guerra mondiale porterà morte e fame in Europa e ci sarà poco da disquisire su ciò che è 35 bello; lo stesso accadrà tra un ventennio con la Seconda. In mezzo, in Italia e Germania, la dittatura che, programmando la vita quotidiana del popolo, proporrà modelli autocelebrativi: uomini belli e virili come il capo fatti per essere soldati e donne floride e prosperose fatte per essere spose e madri di soldati. Negli anni venti comunque, per la prima volta nella storia, le donne avevano voluto tagliare i capelli alla garçon , avevano abbandonato abiti lunghi, sottogonne, busti e gardenfant per indossare abiti dalle linee morbide e scivolate e soprattutto dall’orlo al ginocchio. Nel secondo dopoguerra sarà il cinema, soprattutto quello americano, a proporre i nuovi canoni: le vamp bionde platinate, brune appetitose o rosse incendiarie, tutte superdotate, saranno le ispiratrici della moda, del look, dello stile di vita di donne di ogni ceto sociale mentre per gli uomini varranno i modelli del duro, del rubacuori o del bel tenebroso. Lo sviluppo successivo di altri mezzi mediatici (televisione e rotocalchi in particolare) incentiveranno la tendenza, sempre più attuale, ad assumere come canoni quelli proposti dal mondo dello spettacolo e delle passerelle. Così si è giunti alla nostra età contemporanea, durante la quale il percorso della bellezza e l'evoluzione della cosmesi proseguono, rielaborando le esperienze del passato e cercando nuovi stimoli con una complessità ed una varietà senza precedenti. Le migliori disponibilità economiche ed i nuovi ritrovati della scienza, della cosmetologia, delle tecniche chirurgiche e della medicina, consentono a uomini e donne della nostra epoca di adeguarsi sempre più pienamente ai modelli proposti e scelti alla ricerca di una perfezione che, purtroppo, ha l’inconveniente di passar presto di moda. Le offerte sul mercato rispondono ad ogni esigenza, il bello oggi può essere alla portata di tutte e di tutti. 36 CAPITOLO V - L’immagine corporea Per capire cos'è l'immagine corporea ci si rifà alla definizione proveniente da un classico del 1950, di Paul Schilder: “L'immagine è l'apparenza del corpo umano”. Per l'autore si tratta dell'immagine del nostro corpo che ci formiamo nella mente, ovverosia, il modo in cui il nostro corpo ci appare”.L’immagine corporea deve essere considerata come la somma di più componenti. In particolare: aspetti percettivi e cognitivi; funzioni dell’Io; aspetti relazionali e sociali. Quindi la percezione del corpo non è solo l’immagine intesa come rappresentazione, ma anche come “sentire il proprio corpo”, che comprende sia gli stimoli interni come la fame o la sazietà, sia gli stati affettivi. Attraverso caratteristiche le differenze fisiche ognuno tra ha esperienze diverse all'interno della propria cultura, pertanto, l'aspetto relativo alla percezione, che potrebbe non necessariamente corrispondere al corpo reale e quello relativo alla valutazione del corpo percepito, sono presenti in modo incisivo negli studi dell'immagine corporea. Per immagine corporea, non s'intende solamente il corpo così come lo vediamo quando siamo davanti allo specchio, ma piuttosto, come lo sentiamo e come esso si modifica mentalmente, anche in assenza di cambiamenti fisici visibili. Il modello illustrato nella figura seguente è 37 esplicativo dell’influenza dell’ambiente nella formazione della propria immagine, come nucleo formativo della propria identità. Ogni cerchio rappresenta un nucleo che si sviluppa di pari passo con l’età: le prime immagini sono quella materna, e quelle parentali in generale, che quindi hanno un ruolo cardine nella strutturazione del Sé e nella fiducia di base del bambino, su cui costruirà il sentimento di autoefficacia e di autostima. Vi è uno scambio continuo tra interno ed esterno, almeno fino all’età adulta, in cui dovrebbe esserci una stabilizzazione dell’identità. La percezione del corpo, le emozioni e le nostre convinzioni, orientano i nostri progetti, la natura delle nostre interazioni, il nostro benessere quotidiano e la tendenza ad avere disturbi di natura psicologica. Fattori emozionali come la propensione verso la depressione e l'ansia, o per contro, un senso generale di benessere, influenzano i sentimenti che riguardano il corpo, condizionandone gli stereotipi culturali riguardanti l'apparenza fisica e i modelli che essi rappresentano. Questi fattori convergono e si combinano in modi diversi in ognuno di noi nel determinare un livello di soddisfazione, o insoddisfazione corporea. Le immagini che vengono rimandate ai media influenzano notevolmente la percezione del sé, perché il modello che viene accettato culturalmente, è alla fine un modello cui tutti cercano di somigliare fino a volte all’esasperazione. 38 Il conflitto tra i mass-media e la fisiologia umana porta inevitabilmente sempre più persone, soprattutto di sesso femminile, all'insoddisfazione per la propria immagine corporea. La ricerca di quel “corpo ideale” sul proprio corpo, provoca un’ossessione la cui finalità va oltre il piacere, diventando la misura della propria autostima. L’immagine corporea diviene un “problema” quando il corpo diventa un pensiero fisso. A volte, la sensazione d'inadeguatezza rispetto ai modelli proposti, favorisce perfino l'insinuarsi di un disturbo “percettivo” della propria immagine corporea, indipendente dalla forma corporea stessa: il soggetto sviluppa una sensazione soggettiva di deformità, o di difetto fisico, per la quale, ritiene di essere notato dagli altri, nonostante il suo aspetto rientri nei limiti della norma. Negli ultimi anni le ricerche hanno dimostrato che nei disturbi dell’immagine corporea vi è una vera e propria alterazione visiva del corpo. Il corpo è sentito come ingombrante, soprattutto in determinati punti il fisico non viene percepito e visto come intero, ma diviso nelle varie parti. In conclusione l’insoddisfazione per il corpo può influenzare il proprio funzionamento sociale, la sicurezza nei rapporti, la voglia di uscire e conoscere gente. Da un punto di vista emotivo dunque, l’acquisizione di una immagine corporea distorta viene influenzata da una bassa autostima, irritabilità, oscillazioni dell’umore, ansia, depressione, frustrazione e chiusura nelle relazioni sociali. “ Io sono il mio corpo” , è l’affermazione di un filosofo che rende l’idea del ruolo che il corpo riveste nella costruzione della propria identità , spiegando quindi l’influenza che può avere nel benessere psichico. 39 Se una persona non si sente bene nel proprio corpo, non accetta una parte di sé, e farà di tutto per cambiarla. Se il cambiamento non è possibile, perché si va incontro a conseguenze fisiche che fanno male al corpo, allora significa che si è rotto qualcosa, non dal punto di vista fisico, ma psicologico. In tal caso occorre prendere in considerazione la possibilità che l’immagine che gli occhi vedono nello specchio, non è la stessa che mille altri occhi percepiscono da fuori. Ripercussioni psicologiche in seguito all’alterazione dell’immagine corporea L’immagine corporea e l’immagine di sé sono componenti fondamentali della identità individuale e del senso del sé e, in quanto tali, elementi costitutivi della integrità e del benessere psicologico. Esse si costituiscono lentamente, nel corso dello sviluppo, sulla base delle esperienze private e sociali e sono suscettibili di modificazioni, dovute a fenomeni sociali (attenzione, interesse, comportamenti dimostrati da altri nei nostri confronti) o individuali (traumi, malattie, terapie). Ciò implica un faticoso e delicato lavoro di integrazione di tali mutamenti nel proprio sé. La stretta relazione tra immagine corporea e identità rendono evidente come le possibili modificazioni dell’aspetto estetico della persona conseguenti a trauma e malattia sono in grado di modificare l’immagine corporea, con ripercussioni sull’equilibrio psicologico e sociale proporzionali: alla gravità della alterazione (cioè se implica o meno modificazione o perdita funzionale); alla durata; 40 alla reversibilità dell’alterazione; all’importanza soggettivamente assegnata al proprio aspetto fisico (esiste una variabilità individuale in questo senso); al significato individuale attribuito alla malattia; alla visibilità e all’immagine sociale attribuita alla modificazione stessa. Nello specifico la perdita dell’integrità fisica ed estetica sono in grado di agire sull’autostima e sono responsabili di disturbi dell’umore (in senso depressivo) o di reazioni ansiose, fino a vere e proprie forme dismorfobiche. Sul versante relazionale si possono osservare comportamenti di evitamento o ritiro sociale, tanto più probabili quanto più la menomazione ha una riconoscibilità e un valore di stigma sociale. La preoccupazione per gli effetti di particolari interventi terapeutici (si pensi ad esempio alle amputazioni) che minacciano l’integrità fisica dell’individuo può comportare simili reazioni di esitamento che possono motivare il ritardo diagnostico, la mancata adesione al regime terapeutico o il rifiuto delle cure. Tali considerazioni rendono evidente come gli interventi atti a limitare o correggere gli effetti delle condizioni cliniche che hanno un impatto significativo sull’integrità fisica e sull’aspetto estetico dell’individuo risultano non solo funzionali ad un miglioramento della qualità della vita del paziente, ma possono avere valenza preventiva o chiaramente terapeutica rispetto a sequele psicopatologiche. Diagnosi Infermieristiche correlate all’immagine corporea La prima a parlare di diagnosi infermieristica fu Virginia Fry in un 41 articolo apparso nel 1953 su una rivista specializzata. Il concetto tardò ad affermarsi soprattutto perchè si riteneva che la diagnosi fosse attività peculiare della professione medica. Fu la North American Nursing Diagnosis Association a imprimere un nuovo impulso alla ricerca, dando un contributo decisivo alla classificazione delle diagnosi infermieristiche. Per diagnosi infermieristica, la NANDA intende un giudizio clinico sulle risposte date dall'individuo, dalla famiglia o dalla società ai problemi di salute e ai processi vitali, reali o potenziali. La diagnosi infermieristica fornisce le basi per effettuare una scelta degli interventi assistenziali infermieristici che porteranno al conseguimento degli obiettivi dei quali è responsabile l'infermiere. Le diagnosi infermieristiche costituiscono, dunque, la base su cui selezionare gli interventi per raggiungere gli obiettivi di assistenza stabiliti. Rispondono ad un bisogno diffuso nella professione infermieristica di utilizzare un linguaggio standardizzato, comune fra gli operatori di nazioni e contesti operativi diversi. Soprattutto in un'epoca di crescente informatizzazione dei dati riguardanti i pazienti. Tutto questo ha ripercussioni positive e documentate sulle pratica, sulla formazione e sulla ricerca infermieristiche. Aiuta inoltre la comunicazione fra professioni sanitarie diverse e con gli utenti stessi; migliorando le performance, contribuisce a contenere i costi dell'assistenza sanitaria. Sono sempre più numerosi le ricerche accreditate, in campo infermieristico, che si appoggiano sulle diagnosi infermieristiche nordamericane. Di seguito sono riportate alcune diagnosi infermieristiche correlate all’alterazione dell’immagine corporea: 42 MODELLO PERCEZIONE/CONCEZIONE DI SÈ Alterazione dell'immagine corporea Alterazione dell'identità personale Alterazione dell'autostima Bassa stima di sè cronica Bassa stima di sè situazionale Alto rischio di autolesionismo MODELLO RUOLO/RELAZIONE Isolamento sociale Difficoltà di interazione sociale 43 CAPITOLO VI - La malattia, come ci si sente La malattia, i dolori che riducono o impediscono il modo di vivere spesso ci si sente vittima predestinata di... "qualcosa" che per chi sa quale motivo, ci ha colpito. Le reazioni sono diverse, dalla rabbia all'impotenza e l'impotenza porta in seguito alla depressione. Perché? Perché proprio a me deve succedere? cosa ho fatto di male? Queste domande girano e rigirano nella mente e... ritornano gli episodi delle scelte errate e... forse... l'idea di essere stato la causa del proprio malessere e... allora inizia il senso di colpa. Alla notizia di essere “malati” le persone reagiscono diversamente: incredulità, collera, perdita di controllo, smarrimento e tristezza sono reazioni comuni, come anche la solitudine, l'isolamento e la depressione. C'è chi prova a rifiutare la realtà e chi cerca un modo per sottrarsi ad essa. Col passare del tempo, quasi tutti giungono ad accettare la propria situazione e ad abituarsi a convivere con la malattia. A volte le situazioni difficili si ripresentano, ma questo fa parte della natura stessa dell’esistenza. Il tipo di reazioni che abbiamo di fronte agli accadimenti varia con il passare del tempo, soprattutto se siamo costretti ad affrontare situazioni spiacevoli o gravose. In un certo senso, fa tutto parte del normale altalenio della vita. Di seguito sono descritte le reazioni più comuni alla diagnosi di malattia: RIFIUTO Ci sono persone che rifiutano l'idea di avere una malattia. Non riescono a credere che stia accadendo proprio a loro. Pensano che il laboratorio di analisi abbia confuso i propri esami con quelli di qualcun altro. Per molti è la prima volta che si trovano a doversi confrontare con 44 la diagnosi di una malattia, una verità molto difficile da accettare. I più riottosi ad accettare la verità sono coloro che non hanno mai avuto sintomi premonitori. Per un breve periodo di tempo il rifiuto può essere una difesa utile, perché ci aiuta ad accettare una situazione difficile, come nel caso in cui il paziente riceva troppe informazioni e troppo velocemente, o il quadro clinico degeneri con estrema rapidità. Ma rifiutare la realtà per lungo tempo non è salutare, soprattutto se ciò implica ignorare il parere dei medici o continuare a farsi del male. Solitamente il rifiuto svanisce quando si conoscono meglio la malattia e le opzioni terapeutiche disponibili e le possibilità di adattamento alla nuova situazione. COLLERA La collera è una risposta comune tra coloro che vengono a sapere della malattia: collera nei confronti di se stessi, per essersi ammalati, o nei confronti dei medici, per non essere riusciti a diagnosticarla per tempo. A volte la collera viene riversata sugli altri - amici, familiari o personale dello staff sanitario - perché non si riesce a gestirla. Chi la prova non sa esprimere le proprie emozioni in modi meno dannosi. Con il passare del tempo la collera generalmente svanisce e i pazienti si abituano a convivere con la malattia. DEPRESSIONE Molta gente precipita in uno stato di depressione quando scopre di essere affetti da patologie tumorali. Per la prima volta ci si sente dipendenti dagli altri, e questa sensazione può minare la capacità stessa di vivere la vita, un tempo tanto amata. Potrebbe essere difficoltoso riuscire ad accettare l'aiuto degli altri. Il supporto emotivo della famiglia e degli amici potrebbe gradualmente venire meno, perché il trauma della diagnosi si allontana, o forse perché non si sa come offrirlo. 45 NEGOZIAZIONE C'è chi risponde alle cattive notizie cercando di negoziare una via di salvezza, promettendo a se stesso che, se la malattia si risolve inizierà la dieta,chiuderà con il fumo e smetterà di bere. ACCETTAZIONE L'accettazione non è sempre rapida o spontanea. Molti trovano di grande conforto poter parlare con qualcuno che non appartenga alla cerchia dei familiari o degli amici. 46 I$TRODUZIO$E ALLO STUDIO Lo scopo della ricerca è di verificare gli effetti e sostenere tutte quelle donne che, successivamente a trattamenti come la chemioterapia, radioterapia e interventi chirurgici, vivono con disagio il cambiamento del proprio corpo, insegnando loro semplici tecniche di camouflage. Questa è una tecnica dermo-cosmetica di semplice esecuzione, atta a mascherare inestetismi cutanei di varia natura e in particolare quelli che riguardano il viso. Essa può essere eseguita sulla cute malata per patologie quali: l’acne; vitiligine; lesioni pigmentarie; angiomi. La tecnica può essere, altresì, eseguita sulla cute sana che presenta esiti cicatriziali in seguito a patologie pregresse. Il camouflage, inoltre, può correggere in maniera provvisoria: cicatrici atrofiche, che si presentano con un arrossamento della cute la quale diventa liscia, lucida a tal punto da evidenziare la parete vascolare; cicatrici ipertrofiche che compaiono dopo un mese dal trauma ed evolvono o verso la regressione o il cheloide e si manifestano come tumefazioni dure con superficie liscia, tesa, arrossata,pruriginosa e sensibile al tatto; cicatrici dicromiche, dovute ad eccessiva o diminuita pigmentazione e perciò divise in ipercromiche e ipo o acromiche. Lo studio ha coinvolto dieci pazienti oncologiche, tra i trenta ed i sessanta anni, con grado variabile da avanzato a convalescenti. 47 . Di queste, durante la ricerca, cinque erano degenti presso l’Istituto Nazionale Tumori – Fondazione G. Pascale, le restanti erano state già dimesse dopo un ricovero per medesime patologie. Il progetto era finalizzato a comprendere se l’ insegnamento e l’applicazione delle tecniche di camouflage portava giovamento fisico e psicologico alle pazienti. Inizialmente è stato somministrato un questionario alle donne in cui si chiedeva se la malattia avesse portato evidenti modifiche al loro corpo e come queste avessero influito sulla loro vita sociale e di coppia. Alla fine è stato chiesto il loro consenso a sottoporsi al trattamento di make–up. Il trattamento proposto spiegava come poter “camuffare” le lesioni recenti e gli esiti cicatriziali, e alla fine si chiedeva di compilare un questionario per verificare il gradimento della prestazione. Di seguito sono riportati i dati raccolti. 48 A$ALISI DEI DATI RACCOLTI QUESTIO$ARIO 1. Può descrivere fisicamente se stesso come la vedono gli altri? Non saprei Come una malata 20% Bene Astensione alla risposta 40% 10% 30% 2. La malattia, gli eventuali trattamenti effettuati, hanno trasformato il suo corpo? 3. Se si, in seguito a cosa? 49 4. La sua vita sociale ha subito delle ripercussioni a causa dei cambiamenti relativi all’immagine di sé? 5. La sua vita sessuale ha subito delle ripercussioni a causa dei cambiamenti relativi all’immagine di sé? 6. 7. Pensa che si potrebbe fare qualcosa per migliorare il suo aspetto? In questo periodo chi potrebbe esserle di aiuto? 50 8. Sarebbe disposta a sottoporsi ad un trattamento di make – up, effettuato da un esperto, per valorizzare il suo aspetto? 51 QUESTIO$ARIO 1. E’ soddisfatta del trattamento di make – up a cui si è sottoposta? 2. Cosa è cambiato del suo aspetto? 3. Acquisire tecniche di make – up lo ritiene utile per migliorare la propria immagine di sé? 4. Secondo lei “piacersi e piacere” influenza positivamente l’umore? 52 5. Secondo lei la sua vita sociale potrebbe migliorare grazie all’acquisizione di tecniche di make – up? 6. Istituire un laboratorio di make – up a disposizione delle persone interessate, all’interno della struttura ospedaliera, potrebbe essere un’iniziativa utile? 53 CO$CLUSIO$I I risultati di questa ricerca sono stati interessanti e incoraggianti. Intanto le donne hanno mostrato grande disponibilità a sottoporsi al trattamento di camouflage e ad apprendere le facili tecniche esposte. Gli incontri con le pazienti degenti presso l’Istituto sono stati non solo utili dal punto di vista psicologico ma, naturalmente, hanno anche contribuito ad alleggerire la routine ospedaliera. Le donne convalescenti hanno mostrato grande partecipazione e si sono costituite in un gruppo affiatato. È diventato un momento piacevole perché potevano recuperare un’estetica più gradevole e sentirsi più facilmente in contatto con gli altri. Confrontandosi sugli argomenti più vari, hanno potuto momentaneamente accantonare l’esperienza negativa della malattia. Di certo non si può affidare alla bellezza il compito di modulare il vivere quotidiano, ma in questa società, molto incentrata sull’apparire, la valorizzazione dell’immagine può contribuire a facilitare i rapporti. In conclusione, l’esperienza dimostra che la valorizzazione della qualità della vita passa attraverso un’attenzione ai livelli emozionali e alla “cura del corpo” in tutte le sue sfaccettature. In un ospedale moderno, ai trattamenti routinari, può essere utile affiancare percorsi complementari che rimettano al centro i bisogni della persona ammalata. La cura dell’immagine può essere uno di questi. 54 Bibliografia: A. Carotenuto, (2000), Riti e miti della seduzione, Bompiani. F. De Falco, (1997), Psicologia in oncologia, Cuzzolin. F. De Falco, (2005), Dalla malattia in poi … il tempo restituito Manuale di qualità della vita, Cuzzolin. G. Ferrandes, E. Longo, P. Tempia Vacenta, (2004), Le emozioni dei malati e dei curanti, Centro Scientifico Editore. F. Favoretti Camposampiero, P. Di Benedetto, M. Cauzer, (1998), L’ esperienza del corpo. Fenomeni corporei in psicoterapia psicoanalisi, Dunot. C. Genovese, (1998), Corpo-Mente, Dunot. C. Mencacci, R. Anniverno, (2005), Le manifestazioni psichiche nei cicli vitali della donna, Pacini. C. Mencacci, R. Anniverno, (2007), Le patologie psichiatriche nella donna, Pacini. G. Minois, (2005), Storia del mal di vivere dalla malinconia alla depressione, Dedolo. 55 G. Marasso, (1998), Cancro: curare i bisogni del malato. L’ assistenza in fase avanzata di malattia, Il Pensiero Scientifico Editore. J.Sandler, (1988), Proiezione, identificazione, indentificazione proiettiva, Bollati Boringhieri. Sitografia: http://www.aimac.it/informazioni/libretti/articolo.php?id_articolo http://www.astrologiainlinea.it/Astro_Magazine/Articoli/astromagazine http://www.beltade.it/ondadelbenessere/dettaglio_new.asp?id=1523&cat http://www.benessere.com/bellezza/arg001/storia.htm http://www.body-image.it/immaginecorporea.htm http://www.equipelogodinamica.it/immaginecorporea. http://www.interruzioni.com/nanda.htm http://www.nautilus.ashmm.com/9707it/cultura/seduz.htm http://www.sabbioni.it/main/index.php?id_pag=20 http:/www./xmissvioletx.splinder.com/post/12869904/La+Seduzione 56 APPE$DICE Gentile Signora, in questo momento particolare della Sua vita, in cui la Sua immagine corporea cambia come conseguenza delle terapie, abbiamo pensato con questo progetto di fare qualcosa che potesse aiutarla a vivere con meno sofferenza i cambiamenti del proprio aspetto fisico. Da numerose indagini è stato accertato in più occasioni che l’umore può incidere positivamente o negativamente sul percorso della malattia. Quindi lo scopo di questo progetto è verificare se, attraverso l’apprendimento di semplici tecniche di make–up, si ottiene giovamento non solo sulla percezione dell’immagine di sè ,ma anche sull’umore e qualità di vita. Con la sua adesione ci permetterà di capire se i risultati ottenuti sono utili e applicabili in un futuro prossimo come metodica abituale di assistenza psicologica nelle strutture ospedaliere. Abbiamo allegato un questionario attraverso il quale contiamo di riuscire I a capire come Lei vive eventuali cambiamenti del suo aspetto fisico, Le saremmo grati se lo compilasse . La ringraziamo fin d’ora per la sua preziosa collaborazione QUESTIO$ARIO 1. Può descrivere fisicamente se stesso come la vedono gli altri? 2. La malattia, gli eventuali trattamenti effettuati, hanno trasformato il suo corpo? Si No 3. Se si, in seguito a cosa? Trattamento con chemioterapia Trattamento con radioterapia Ormonoterapia Posizionamento di cateteri vari II Macchie cutanee Evidente dimagrimento Marcato aumento dipeso Altro__________________________________________________ ______________________________________________________ 4. La sua vita sociale ha subito delle ripercussioni a causa dei cambiamenti relativi all’immagine di sé? Si No 5. La sua vita sessuale ha subito delle ripercussioni a causa dei cambiamenti relativi all’immagine di sé? Si No 6. Pensa che si potrebbe fare qualcosa per migliorare il suo aspetto? Si No 7. In questo periodo chi potrebbe esserle di aiuto? Medico Infermiere Psicologo Familiari Volontario Amici Altro:________________________________________________ _____________________________________________________ 8. Sarebbe disposta a sottoporsi ad un trattamento di make–up, effettuato da un esperto, per valorizzare il suo aspetto? III SI No QUESTIO$ARIO 1. E’ soddisfatta del trattamento di make – up a cui si è sottoposta? SI No 2. Cosa è cambiato del suo aspetto? ___________________________________________________ ___________________________________________________ ___________________________________________________ 3. Acquisire tecniche di make – up lo ritiene utile per migliorare la propria immagine di sé? SI No 4. Secondo lei “piacersi e piacere” influenza positivamente l’umore? IV SI No 5. Secondo lei la sua vita sociale potrebbe migliorare grazie all’acquisizione di tecniche di make – up? SI No 6. Istituire un laboratorio di make – up a disposizione delle persone interessate, all’interno della struttura ospedaliera, potrebbe essere un’iniziativa utile? SI No V