Seconda Università degli Studi di Napoli

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Seconda Università degli Studi di Napoli
Seconda Università degli Studi
di Napoli
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Corso di Laurea in Infermieristica
Sede: I.N.T Fondazione G. Pascale
RITROVARSI DOPO U CA CRO:
Cura dell’ immagine e rappresentazione del sè
Relatore
Prof. Francesco De Falco
Candidata
Valentina Buonincontri
Matr.677/176
Anno Accademico 2007 - 2008
… non si parla tanto per parlare,
per dire ho fatto questo, ho fatto quello…
… ma si parla per cercare di capire…
Cesare Pavese
I$DICE
PREFAZIO$E
I$TRODUZIO$E
Cos’è il tumore? ............................................................................pag. 1
CAPITOLO I
Mezzi terapeutici……………………………………….………...pag. 4
Chirurgia Oncologica……………………………………………...pag. 4
Radioterapia………………………………………….………........pag. 9
Chemioterapia…………….……………………………………….pag.10
CAPITOLO II
Potenziali effetti collaterali dei trattamenti……………….........pag.13
Chirurgia Oncologica…………………………………………...…pag.13
Radioterapia-Chemioterapia………………….…………………...pag.13
CAPITOLO III
La seduzione……………………………………...……….…...…pag.16
CAPITOLO IV
Storia della bellezza - evoluzione storica dei canoni estetici…...pag.26
Età Antica…………………………………………………….……pag.26
Età Classica……………………………...……………………...…pag.27
I Romani………………………………………………………...…pag.29
Il Medioevo…………………………………….…………….....…pag.31
Il Rinascimento……………………………………….….……......pag.32
600/700…………………………………………………..……......pag.33
Età Contemporanea…………………………………..........……....pag.35
CAPITOLO V
L’immagine corporea…………………………………………….pag.37
Ripercussioni psicologiche in seguito all’alterazione dell’immagine
corporea……………………………………………………………pag.40
Diagnosi infermieristiche correlate all’immagine corporea…….…pag.41
CAPITOLO VI
La malattia, come ci si sente………………...………………...…pag.44
I$TRODUZIO$E ALLO STUDIO………………………..……pag.47
A$ALISI DEI DATI RACCOLTI………………….………...…pag.49
CO$CLUSIO$I ……………………………………….…...……pag.54
Bibliografia……………………………….………….…….….......pag.55
APPE$DICE………………………………………...….………...pag. I
PREFAZIO$E
Questa tesi nasce dal desiderio di essere utile alle pazienti,
consapevole che la salute non è assenza di malattia ma benessere psicofisico e sociale dell’individuo.
L’ obbiettivo di questo lavoro è aiutare loro a superare alcuni di quei
problemi che possono nascere successivamente ad interventi e che
modificano la percezione del proprio corpo e il rapporto con la società.
Per questo ho deciso di utilizzare e mettere a disposizione degli altri,
le mie conoscenze nel campo dell’estetica, apprese attraverso studi
pregressi.
Questo lavoro è incentrato sul prendersi cura del paziente, per far sì
che possa accettare e convivere, in maniera serena, i cambiamenti del
proprio corpo e ritrovare nuovamente rapporti sani con la società.
I$TRODUZIO$E - Che cos'è il tumore?
Il tumore è la seconda causa di morte dopo le malattie
cardiovascolari.
Gli organi più colpiti sono la prostata nell’uomo e la mammella nella
donna. Seguono, il colon retto ed il polmone in entrambi i sessi. Il dato
sconcertante è che il cancro del polmone, fino a dieci anni fa a netta
prevalenza maschile, colpisce oggi indifferentemente i due sessi. La
causa di ciò è dovuta all’aumentata percentuale di donne fumatrici.
Ancora oggi, come vent’anni fa, esistono differenze nell’incidenza di
specifiche neoplasie in diverse aree geografiche: il carcinoma dello
stomaco e del fegato hanno in Giappone la frequenza più alta che in
qualsiasi altra parte del mondo, mentre sono relativamente rari, sempre
in Giappone, il carcinoma della mammella e del colon.
Il tumore è una malattia antichissima: tumori scheletrici sono stati
individuati nei dinosauri dell’epoca mesozoica, in residui di tombe
etrusche e in mummie peruviane, mentre la larga storiografia medica
assiro-babilonese ed egiziana documenta non solo l’esistenza della
malattia,ma altresì gli elementi diagnostici, i provvedimenti di cura e la
prognosi.
Il termine tumore deriva dal latino tumor, che indica ogni sorta di
aumento di volume di una parte del corpo. Nella definizione attuale,
tumore (o neoplasia o cancro) indica un accrescimento progressivo di
tessuto sostenuto da una riproduzione cellulare senza scopo riparativo o
reattivo.
I tumori si distinguono in benigni, quando le cellule che li
compongono non hanno la capacità di staccarsi e colonizzare a distanza,
e maligni quando invece possiedono questa proprietà.
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Le neoplasie si distinguono in:
Carcinomi se originano dai tessuti di rivestimento;
Sarcomi se originano dai tessuti di sostegno;
Leucemie e linfomi se originano dai tessuti che formano gli
elementi del sangue o degli organi linfatici.
È indubbio che la maggior diffusione si sia avuta nei periodi più
recenti e che la malattia sia tuttora in espansione .
I fattori responsabili del progressivo aumento di frequenza sono:
L’aumento dell’età media delle popolazioni, che espone al
rischio del cancro un numero sempre più elevato di persone (il
tumore è una malattia che aumenta di frequenza con
l’aumentare dell’età);
Il progredire dei mezzi di diagnosi;
Fattori ambientali quali le sostanze inquinanti presenti
nell’atmosfera, l’abuso del tabacco, la presenza di sostanze
cancerogene in alcune lavorazioni industriali, l’aumento di
fonti di radioattività.
Gli studi sui fattori cancerogeni in grado di provocare la comparsa di
un tumore maligno hanno rilevato che fattori cancerogeno diversi
possono provocare lo stesso tipo di tumore e, viceversa, una singola
sostanza cancerogena o un singolo virus, quando introdotti con modalità
diversa nell’organismo possono provocare tumori in organi differenti.
Inoltre è stato accertato che i vari fattori cancerogeni si potenziano tra
loro, per cui anche quantità minime di cancerogeni nell’ambiente
possono rappresentare un rischio, perché la loro azione, di per sé
insufficiente, può aggiungersi a quella di altri fattori cancerogeni
ugualmente di per sè poco attivi.
L’effetto della sostanza cancerogena può essere locale, cioè agire al
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punto di contatto della sostanza stessa con l’organismo (esempio tumori
polmonari nei fumatori di sigarette) oppure può svilupparsi a distanza
(esempio tumori vescicali che colpiscono i lavoratori di certe industrie di
coloranti). La conoscenza di fattori causali dovrebbe essere una
eccellente premessa per poter esercitare una buona prevenzione dei
tumori, perché eliminando le cause note si potrebbe già contare su una
riduzione della incidenza della malattia. Va comunque notato che
sostanze innocue per gli animali di laboratorio possono essere
cancerogene per l’uomo. Infatti l’animale di laboratorio è un test di
valore limitato, e i risultati ottenuti su di esso non possono essere
trasferiti tout court all’uomo. Inoltre l’indagine epidemiologica non può
essere di grande aiuto, a causa del lungo periodo di latenza dei tumori
maligni; il contatto o l’ingestione di una sostanza cancerogena manifesta
infatti i suoi effetti, ossia lo sviluppo di un tumore, solo dopo dieci venti
anni, ed è difficile in presenza di un paziente con tumore maligno
identificare la sostanza nociva con cui il paziente può essere venuto a
contatto decenni addietro.
Così anche l’effetto benefico della sospensione degli agenti
cancerogeni negli alimenti si manifesterà solo dopo molti anni e
certamente l’umanità sta ancora oggi pagando un forte tributo di tumori
per l’indiscriminato uso da parte dell’industria alimentare, nella prima
metà del secolo, di prodotti dimostratisi poi cancerogeni. Un passo
avanti nell’ identificazione di sostanze chimiche cancerogene è stato
fatto con l’introduzione di semplici metodi di laboratorio in grado di
svelare l’azione “mutagena” (cioè capaci di provocare mutazioni
cellulari) di tali sostanze chimiche. Bisogna considerare che, laddove i
fattori responsabili di un tipo di tumore sono conosciuti, è spesso
difficile eliminarli dall’ambiente.
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CAPITOLO I - Mezzi terapeutici
I risultati delle terapie antitumorali sono fortemente condizionati dalla
precocità e tempestività con cui vengono instaurati e dall’ adeguatezza
del trattamento. Nei casi iniziali i risultati sono nel complesso buoni, in
quelli modestamente avanzati le terapie contano ancora dei successi, che
viceversa risultano annullati quando la malattia si è generalizzata.
I progressi in campo medico, chirurgico e radioterapico hanno
permesso a molte neoplasie di diventare curabili. Qui sono esaminati i
principi fondamentali sull’uso di queste modalità terapeutiche.
CHIRURGIA O$COLOGICA
La chirurgia rappresenta tutt’ora l’arma più utilizzata nel trattamento
della maggior parte delle neoplasie solide circoscritte. Però, poiché molte
di esse hanno già dato micrometastasi al momento della diagnosi, si è
soliti integrare il trattamento chirurgico con altre metodiche, per ottenere
il controllo locale e a distanza della neoplasia.
I principi che regolano la chirurgia dei tumori non sono molti, ma
vanno rispettati con rigore.
La prima regola è che l’exeresi chirurgica deve essere ampia e deve
sacrificare il massimo compatibile di tessuto sano intorno alla neoplasia
da asportare. Questa regola è dettata dalla constatazione che l’aspetto
visibile del tumore non rappresenta spesso che una parte di esso, in
quanto i piccoli nidi tumorali gli sono disseminati intorno per un
estensione variabile da pochi millimetri a qualche centimetro.
La seconda regola è che l’intervento chirurgico deve salvaguardare, al
massimo, dalla possibilità di disseminazione delle cellule tumorali. Se
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un’operazione di asportazione di un tumore è eseguita con manovre
grossolane o senza precauzioni tecniche, può infatti esporre al rischio
che gruppi di cellule tumorali possano disseminarsi nel campo operatorio
stesso dando poi origine a focolai di recidiva locale.
Terza regola , tuttavia non da tutti accettata, è che, laddove le
condizioni anatomiche lo consentono, l’intervento chirurgico deve
comprendere l’asportazione, in un sol blocco, dei tumori e dei linfonodi
satelliti, comprendono le vie linfatiche intermedie. Questo intervento
permette di ottenere la guarigione anche nei casi in cui le piccole
quantità di cellule tumorali, staccatesi dal tumore, siano già giunte ai
linfonodi regionali filtranti. Tuttavia, per i tumori di molte sedi tale
intervento “in blocco” non è possibile per ragioni anatomiche, per
ragioni di opportunità, nel caso che i tumori siano molto piccoli. È
comunque indispensabile che le stazioni linfonodali satelliti sospette di
metastasi vengano asportate radicalmente, o nella stessa seduta o dopo
un breve periodo di tempo. In questi casi le vie linfatiche intermedie che
vanno dal tumore ai linfonodi non vengono asportate: tuttavia, dato che
la diffusione delle cellule tumorali avviene per via embolica (cioè in
modo discontinuo) e dato che il loro passaggio attraverso tali vie
linfatiche è assai rapido, la probabilità che cellule tumorali vengono
lasciate in sede è bassa o nulla.
La valutazione del trattamento è legata a numerose variabili: il tipo
istologico (-->del tumore), la sua estensione, la sede colpita, la presenza
o mano di metastasi regionali o a distanza e la loro estensione, le
condizioni generali del paziente e le sue possibilità di sopportare
eventuali terapie radiologiche o chemioterapiche complementari, sono
tutti
elementi
che devono
essere vagliati con
estrema
cura.
L’intervento chirurgico può anche essere soltanto palliativo, mirante a
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risolvere le complicanze di un carcinoma quali ostruzioni intestinali e
biliari, emorragie, perforazioni, compressione di strutture vitali.
Infine, ma non per importanza, c’è la chirurgia ricostruttiva e plastica
che partecipa alla riabilitazione dei pazienti oncologici già trattati.
MAMMELLA
Il tumore della mammella è curabile nella stragrande maggioranza dei
casi diagnosticati precocemente. Inoltre, le opzioni di trattamento
permettono quasi sempre di risparmiare la mammella, con buoni risultati
estetici e funzionali.
La terapia del cancro della mammella si è profondamente modificata.
Fino a soli 20 anni fa, la maggior parte delle donne veniva sottoposta
alla mastectomia radicale, cioè all’asportazione della mammella, dei
muscoli della parete toracica e dei linfonodi ascellari. Esteticamente la
donna era privata della propria integrità fisica in quanto la mastectomia
comportava un’asportazione radicale della mammella più linfonodi
omolaterali alla lesione con conseguente cicatrice e rigonfiamento del
braccio. Oggi, la mastectomia è riservata ad alcuni particolari e rari tipi
di tumore, e spesso viene offerta insieme alla ricostruzione mammaria, in
concomitanza dell’atto demolitivo.
.
La maggior parte delle donne può essere oggi trattata con una
tumorectomia
o
quadrantectomia
della
mammella,
cioè
con
l’asportazione del tumore con un margine di tessuto sano, che comporta
l’ asportazione parziale della mammella cercando di preservare “in
parte” l’ immagine della donna.
MELANOMA
Il melanoma può essere una malattia aggressiva, e dare origine ,anche
molti anni dopo la diagnosi, a metastasi linfonodali o sistemiche.
La sua incidenza nel mondo sta aumentando a causa delle continue
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esposizioni ai raggi ultravioletti.
Nella maggior parte dei casi il trattamento chirurgico e conservativo, e
consiste nella rimozione del tumore preservando al massimo il tessuto
sano circostante. Dal punto di vista estetico il paziente presenta una
cicatrice che a seconda della localizzazione, può condizionare più o
meno fortemente la sua immagine e conseguentemente il rapporto con
gli altri.
TIROIDE
Noduli della tiroide sono molto frequenti. Essi si presentano in più del
4% della popolazione in generale. Raramente, i noduli tiroidei sono di
origine tumorale.
.
I tumori della tiroide possono essere di tipo papillifero (più
frequentemente) o follicolare. Meno frequentemente, si presentano
tumori midollari o anaplastici, che hanno una prognosi peggiore.
La terapia chirurgica in genere consiste nella lobectomia (asportazione
di un lobo, cioè di una metà della tiroide), o nella tiroidectomia totale
(asportazione di tutta la ghiandola). Questo intervento comporta un esito
cicatriziale alla base del collo che può essere fonte di disagio.
TESTA COLLO
I tumori della testa e collo in genere si dividono a seconda della
localizzazione del tumore: labbra e cavità orale, orofaringe, ipofaringe,
laringe (corde vocali).
Le possibilità di cura dei tumori della testa e del collo dipendono dallo
stadio di malattia, cioè dal diametro o estensione del tumore e dalla
presenza o meno di metastasi linfonodali. Per questo la diagnosi precoce
è importante.
La chirurgia consiste nell’asportazione del tumore ovvero dei
linfonodi del collo, che comportano la conseguente comparsa di piccole
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cicatrici localizzate a seconda delle sedi dei linfonodi.
STOMACO - PANCREAS - FEGATO
Il cancro dello stomaco era molto frequente fino agli anni trenta, da
allora, la sua frequenza è progressivamente diminuita.
I tumori dello stomaco sono trattati con la chirurgia, che consiste, nei
casi potenzialmente curativi, nell’asportazione di una gran parte dello
stomaco (gastrectomia subtotale) o dell’intero organo (gastrectomia
totale) insieme ai linfonodi regionali.
I tumori del pancreas sono rari. Spesso si presentano con ittero
(colorazione gialla della cute) per fenomeni di compressione sulle vicine
vie biliari.
La Termoablazione a Radiofrequenza è una nuova tecnica utilizzata
per il trattamento di tumori primitivi o secondari del fegato.
I trattamenti chirurgici, che riguardano neoplasie di questi organi
addominali, spesso sono eseguiti prevalentemente sotto guida ecografica,
per via Laparoscopica, quindi dal punto di vista estetico, non presentano
un esito cicatriziale particolarmente evidente, tali da causare forti disagi .
COLON-RETTO
Il carcinoma del tratto intestinale rappresenta una delle principali
cause di mortalità per cancro in tutti i Paesi occidentali. In Italia si
ammalano ogni anno di tumore maligno del colon-retto circa 28.000
persone; la metà è destinata a morire a causa della malattia.
Il carcinoma del colon-retto è spesso presente per lungo tempo prima
di manifestarsi con segni clinici. Tuttavia, in relazione alla sede di
insorgenza si possono avere segni diversi con tempi di comparsa diversi.
Il trattamento iniziale consiste nell’asportazione chirurgica del tratto
interessato, nello stesso tempo, si rimuovono alcuni linfonodi vicino al
tumore, per permettere la stadiazione della malattia.
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Questo intervento comporta il confezionamento di uno stoma, in modo
temporaneo o definitivo, che determina oltre alla modifica del normale
sistema di defecazione (con evidenti segni di disagio delle relazioni
interpersonali, soprattutto sul versante sessuale), anche l’ alterazione
dell’ immagine corporea.
LA RADIOTERAPIA
La radioterapia è costituita da un fascio di radiazioni ad alta energia
che viene diretto contro il tumore. Attraverso i raggi x è possibile
uccidere le cellule cancerogene.
La radioterapia è diretta verso una zona specifica del corpo e colpisce
solo le cellule cancerogene di quell'area. Il traguardo della radioterapia è
la totale distruzione della massa neoplastica senza causare alterazioni o
complicazioni o effetti collaterali ai tessuti sani. Sono stati fatti notevoli
progressi in questo campo, anche grazie alle moderne apparecchiature
diagnostiche che consentono la localizzazione esatta dei tumore da
trattare, permettendo cosi una maggiore precisione di applicazione delle
radiazioni e la limitazione di eventuali danni ai tessuti circostanti.
Esistono fonti di radiazioni elettromagnetiche o corpuscolari; lo scopo
è comunque quello di danneggiare irreversibilmente il Dna delle cellule
tumorali
causandone
la
morte.
Le
radiazioni
possono
essere
somministrate dall'esterno o con l'introduzione di cateteri all'interno dell'
organismo. Questa metodica non è gravata da grossi effetti collaterali ma
l'uso di macchinari obsoleti e la mancanza di esperienza possono essere
un notevole rischio per la qualità di vita del paziente.
La radioterapia può essere eseguita prima dell'intervento chirurgico,
per ridurre le dimensioni del tumore. Dopo l'intervento, il suo impiego è
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finalizzato contro le eventuali cellule cancerogene rimaste.
In alcuni casi può essere effettuata anche laddove sia sconsigliabile,
per vari motivi, ricorrere all'intervento chirurgico (ad esempio, nei casi
di cancro alla mammella, si ricorre spesso alla castrazione ovarica
mediante radioterapia).
La radioterapia viene solitamente effettuata in uno o più cicli di sedute
giornaliere. Ciascun ciclo può avere la durata di 7-15 giorni consecutivi,
ma ciò è in relazione alla dose totale di radiazioni da somministrare ed al
tipo di patologia da trattare.
LA CHEMIOTERAPIA
E’ l'utilizzo di farmaci per il trattamento del cancro. I farmaci spesso
sono chiamati farmaci anticancro. Le cellule normali crescono e
muoiono in maniera controllata. Il cancro insorge quando le cellule
iniziano a dividersi in modo anomalo e a formare nuove cellule in
maniera incontrollata e disordinata. I farmaci anticancro distruggono le
cellule tumorali arrestandone la crescita o la moltiplicazione in una o più
fasi del loro ciclo vitale. Dato che alcuni farmaci sono più efficaci
quando vengono presi insieme, spesso la chemioterapia prevede la
somministrazione di più farmaci.
A seconda del tipo di cancro e del suo stadio di sviluppo, la
chemioterapia può essere utilizzata per:
Curare il cancro;
Impedire al cancro di estendersi;
Rallentare la crescita del cancro;
Uccidere le cellule tumorali che dal tumore originale
possono essersi estese ad altre parti dell'organismo;
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Alleviare i sintomi causati dal cancro.
La chemioterapia può anche contribuire a migliorare la qualità della
vita dei pazienti; queste sono le cosiddette cure palliative.
A volte la chemioterapia è l'unica cura che i pazienti ricevono. Più
spesso tuttavia la chemioterapia viene utilizzata assieme alla chirurgia
e/o alla radioterapia. Quando è utilizzata a questo scopo viene chiamata
terapia adiuvante. Ci sono diverse ragioni per cui la chemioterapia può
essere prescritta insieme ad altri trattamenti.
La frequenza e la durata della chemioterapia dipendono dal tipo di
cancro da cui si è affetti, dagli scopi del trattamento, dai farmaci
utilizzati, e da come risponde l’organismo. Spesso la chemioterapia
viene effettuata in cicli di trattamento; tra un ciclo e l'altro sono previsti
periodi di sospensione per dar modo all'organismo di ricostruire le
cellule sane e riprendere forza. Il medico dovrebbe essere in grado di
prevedere la durata della chemioterapia.
È molto importante seguire scrupolosamente il programma stabilito
dal medico, altrimenti i farmaci anticancro potrebbero non avere gli
effetti desiderati.
A volte è il medico che può ritardare il trattamento in al base risultato
di certi esami del sangue.
La chemioterapia può essere somministrata in uno o più dei seguenti
modi:
In vena;
Per bocca (OS);
In muscolo (per via intramuscolare);
Localmente.
Quando la chemioterapia viene effettuata per OS, sulla pelle o tramite
iniezioni le sensazioni generalmente sono le stesse che si provano
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prendendo altri medicinali con questi metodi. Se viene somministrata per
via endovenosa le sensazioni sono paragonabili a quelle di un prelievo di
sangue. Alcune persone avvertono freddo o altre sensazioni strane nella
zona di iniezione all'inizio del trattamento e.v.
I medici e il personale infermieristico utilizzeranno diversi metodi per
misurare l'efficacia del trattamento. I pazienti sono sottoposti a frequenti
visite, esami del sangue e radiografie.
Mentre test e esami possono dare informazioni significative
sull'efficacia delle chemioterapia, gli effetti collaterali dicono molto
poco. (Gli effetti collaterali - come nausea e perdita dei capelli - si
verificano perché la chemioterapia danneggia alcune cellule normali
oltre a quelle tumorali). A volte si pensa che se non si hanno effetti
collaterali i farmaci non sono efficaci, o che la loro presenza significa
che il trattamento funziona. Ma gli effetti collaterali variano talmente da
persona a persona e a seconda del tipo di farmaco che la loro presenza o
assenza non può essere considerato un indice dell'efficacia del
trattamento.
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CAPITOLO II - Potenziali effetti collaterali dei trattamenti
CHIRURGIA O$COLOGICA
Gli effetti collaterali che possono seguire a alla chirurgia dipendono
dal tipo di intervento subito, dall'età, dalle condizioni generali della
persona ammalata, dall'estensione della malattia e dall'esperienza
dell'equipe chirurgica.
RADIOTERAPIA – CHEMIOTERAPIA
La radioterapia come i farmaci anticancro non agiscono in modo
selettivo sulle cellule tumorali, ma colpiscono in modo generalizzato e
quindi con effetti negativi anche sulle cellule sane.
I danni collaterali di questi trattamenti sono più evidenti per quei tipi
di tessuti composti da cellule che hanno una rapida capacità proliferativa.
Poiché le reazioni alla radio-chemioterapia variano da soggetto a
soggetto, è difficile che il personale possa prevedere esattamente come il
paziente potrebbe reagire al trattamento.
Gli effetti negativi più evidenti dopo trattamenti di radiochemioterapia, sono:
CALO PONDERALE
La perdita di peso riconosce molteplici cause, come ad esempio,
nausea, vomito, dispepsia, diarrea.
CADUTA DEI CAPELLI
.
La perdita dei capelli nella chemio e quasi sempre generalizzata,
mentre nella radioterapia, la caduta interessa solo l’area irradiata.
Nella maggior parte dei casi si tratta di un fenomeno temporaneo e i
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capelli ricresceranno nel giro di due-tre mesi dalla conclusione del
trattamento. A volte può succedere che i nuovi capelli siano di colore e
struttura leggermente diversi e potrebbero anche non essere così folti
come erano prima.
Alcune persone che perdono tutti o gran parte dei capelli scelgono di
indossare turbanti, sciarpe, berretti, parrucche o toupet. Altri lasciano
scoperto la testa. Altri ancora passano da un sistema all’ altro, a seconda
se si trovano in pubblico oppure a casa. Nessuna scelta è “ giusta” o
“sbagliata”, l’ importante e che si senta a proprio agio.
SPOSSATEZZA/ANEMIA
La radio-chemioterapia può ridurre la capacità del midollo osseo di
produrre globuli rossi, che trasportano l'ossigeno in tutte le parti
dell'organismo. Quando i globuli rossi sono pochi, i tessuti
dell'organismo non ricevono abbastanza ossigeno per la loro attività.
Questa condizione è chiamata anemia. L'anemia può causare una grossa
sensazione di debolezza e di stanchezza. Altri sintomi dell'anemia
possono essere vertigini, brividi o difficoltà di respirazione.
CADUTE DEI DENTI
In seguito a trattamenti di radioterapia del cavo orale, tra gli effetti
collaterali vi può essere la caduta dei denti; per questo motivo i pazienti
devono sottoporsi a controlli odontoiatrici frequenti.
EFFETTI SULLA PELLE E SULLE UNGHIE
Durante la radio-chemioterapia si può andare incontro a piccoli
problemi di pelle. Tra i possibili effetti collaterali vi sono arrossamento,
bruciore, desquamazione, secchezza e acne. Le unghie possono diventare
scure, fragili o spezzarsi. Possono comparire anche righe verticali o
orizzontali. Può comparire acne, prurito, secchezza. Per evitare la
secchezza, fare rapide docce o spugnature piuttosto che bagni lunghi e
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caldi. Quando vengono somministrati per via endovenosa, alcuni farmaci
anticancro possono causare un notevole scurimento della pelle lungo
tutta la vena. Di solito le zone scure scompaiono spontaneamente pochi
mesi dopo la fine del trattamento. L'esposizione al sole può aumentare
l'effetto di alcuni farmaci anticancro sulla pelle.
EFFETTI SULLA SFERA SESSUALE: FISICI E PSICOLOGICI
La chemioterapia può colpire gli organi sessuali e le loro funzioni sia
negli uomini che nelle donne, ma non sempre succede. Gli effetti
collaterali che possono insorgere dipendono dal tipo di farmaci utilizzati,
dall'età e dallo stato generale di salute.
Uomini: i farmaci usati nella chemioterapia possono diminuire il
numero degli spermatozoi, ridurne la mobilità o causare altre anomalie.
Questi mutamenti possono portare all'infertilità, che può essere
temporanea o permanente. L'infertilità impedisce di generare figli, ma
non di avere rapporti sessuali.
Donne: i farmaci anticancro possono danneggiare le ovaie e ridurre la
quantità di ormoni prodotta. Di conseguenza in molte donne il ciclo
mestruale diventa irregolare o cessa completamente durante la
chemioterapia. Gli effetti ormonali della chemioterapia possono causare
anche sintomi simili a quelli della menopausa, come vampate di calore e
prurito, bruciore e secchezza dei tessuti vaginali.
Anche se la gravidanza può essere possibile durante la chemioterapia,
tuttavia non è consigliabile perché certi farmaci anticancro possono
causare malformazioni al feto. I medici consigliano alle donne in età
fertile - dall'adolescenza fino al termine della menopausa - di utilizzare
metodi anticoncezionali durante tutto il trattamento. Se una donna è
incinta quando viene scoperto il cancro, può essere possibile rimandare
la chemioterapia fino alla nascita del bambino.
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CAPITOLO III - La seduzione
“Sedurre” deriva dal latino se composto con ducere
e significa
condurre con sé, attrarre. L’individuo sedotto è catturato, sottratto ad un
preciso ordine di significati, condotto altrove, afferrato da una forza a cui
non può opporre resistenza. Il termine seduzione può essere avvicinato,
etimologicamente e semanticamente, al termine sedizione. Li accomuna
il morfema se. Questa vicinanza rende affascinante la tesi sostenuta da
Jean Baudrillard secondo cui la seduzione è fondamentalmente
sovversione dell’ordine.
Il concetto di seduzione si è modificato nel corso degli anni, ma è
sempre stato presente in ogni forma dell’esistenza
umana. Gli esseri umani si chiedono da dove venga
la singolare e straordinaria capacità di certi uomini e
donne di attirare gli altri e la storia dell’umanità è
ricca di esempi che ci possono illuminare nella
comprensione di tale fenomeno.
L’incontro di Ulisse con la maga Circe è l’incontro tra un eroe e una
donna pericolosa “fatale”. Circe, con le sue arti magiche, ma soprattutto
con il suo fascino di donna irresistibile e la sua bellezza disarmante,
costituisce una serio pericolo per l’eroe greco, che uscirà indenne
dall’incontro con la dea soltanto grazie all’intervento divino. Ulisse,
dopo aver superato ostacoli d’ogni sorta ed essere sopravvissuto alle ire
degli dèi, al cospetto di questa donna intrigante, trema ed esita perché
sconvolto nel profondo del cuore.
La principessa Salomè, personaggio biblico legato alla vicenda della
morte di Giovanni il Battista, rappresenta l’archetipo della danzatrice
ammaliatrice e seducente per eccellenza che con la sua danza sinuosa
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strega chi si trova di fronte fino al punto di soggiogarlo totalmente al suo
volere. Siamo dunque di fronte ad una nuova figura di donna terribile e
incontrollabile, che soggioga l’uomo servendosi della seduzione e
riducendolo in uno stato di languore senza via d’uscita.
Durante il periodo medioevale l’Amore Sacro prevaleva sull’Amore
Profano e la seduzione trovava poco spazio per potersi esprimere. E’
noto come l’innamorato di quel periodo non doveva cedere ai sensi, ma
rispettare viceversa un amore puro e spirituale. Nel corso dell’Alto
Medioevo il trionfante ideale monastico instaurava un legame tra carne e
peccato e contrapponendo il corpo all’anima ne predicava la
mortificazione. Fu soprattutto la figura femminile a farne le spese.
La religione Cristiana identificava la seduzione con Satana. Il
demonio è stato considerato il grande seduttore che ci fa deviare, ci
dirotta, ma il mito satanico ci ha consentito di creare la nostra storia. Il
verbo sedurre, infatti, ha preso il significato di indurre in errore, deviare,
e la figura satanica è diventata il simbolo della seduzione. Il
Cristianesimo, infatti, rinforzò quella tradizione misogina già presente
nella cultura giudaica e greco-romana.
Nel Medioevo il peccato originale, un peccato soprattutto d’orgoglio,
si trasforma in un peccato sessuale e la femmina e il corpo, da Eva alle
streghe, diventano luoghi diabolici che incarnano il male. Il clero
considerava l’amore una passione che allontana l’uomo dalla religione,
alla stregua di una malattia dei sensi che turba l’anima.
Nel corso del XII secolo qualcosa comincia a cambiare e nasce l’idea
dell’amor cortese che porta con sè un concetto positivo dell’amore. In
questo periodo il desiderio e la passione erotica non sono negati e la
donna viene considerata un essere superiore con pieni poteri sulla
persona amata. A quest’ideale della donna Angelica dello Stil Novo si
17
oppone una nuova visione, legata alla poesia Comica che vede l’amore
carnale fonte di continui litigi e scontri. La donna viene descritta come
lussuriosa, avida e traditrice, capace soltanto di affermazione sensuale e
sopraffazione e il tema misogino di chi prova avversione e disprezzo per
le donne riaffiora nell’immagine della donna astuta e infedele.
Nel Cinquecento il nuovo modello del comportamento femminile è
imposto dai costumi di corte e la donna non è soltanto la madre di
famiglia, ma esce dal privato familiare o dalla relazione esclusiva con
l’amante per mostrarsi in un ruolo pubblico. In questo periodo nasce la
figura della cortigiana, una nuova figura della donna del rinascimento
che per tutto il XVI secolo la vede ottenere un riconoscimento sociale.
La cortigiana, come la gentildonna di corte deve essere istruita nella
propria arte e le due figure femminili hanno in comune l’idea della vita
sociale come arte dell’inganno e della finzione. La prostituzione diventa
per la cortigiana l’arte di simulare e dissimulare, vale a dire l’arte
dell’inganno.
Bisogna arrivare al periodo del romanticismo e del decadentismo per
accorgersi di come il sesso abbia un ruolo centrale nelle opere di
fantasia in cui si alimentano il sentimento del sublime e l’immagine della
donna fatale come elementi spesso intimamente legati. Dietro la figura
della donna fatale si nasconde però la paura di se stessi, la rottura tra
natura e progresso, la contestazione, la rivolta della ciclicità della natura
e di tutto ciò che è atavico, ancestrale contro il mondo votato al
progresso, privo di sentimenti. La donna fatale diventa allora
l’espressione della Natura che crea e distrugge e che nasconde il
fantasma di una Gran Madre potente e primordiale che seduce e
annienta.
Soltanto nel Settecento la seduzione perde il suo significato negativo è
18
comincia a suscitare grande interesse. Infatti, il Settecento è considerato
il periodo dei grandi seduttori, come il Casanova che ricercava soltanto il
piacere dei sensi e il più indifferente e cinico Don Giovanni, lanciato
verso il trionfo, la conquista sociale e l’esibizionismo.
Con Baudelaire la donna fatale si trasforma in donna vampiro ed
emerge la paura d’essere succubi della donna, la paura del piacere
mascherata dal disprezzo. L’individuo che desidera diventa uno schiavo
consapevole privo di volontà e fagocitato da una degradante sensualità
all’interno del rapporto donna-peccato ed è proprio in questo contesto
che trovano spazio temi come l’attrazione per la sessualità selvaggia, la
bruttezza eccitante e l’amore saffico.
Verso la fine dell’Ottocento la calunnia e denigrazione delle donne
considerate poco più che strumenti per fare figli condannava l’identità
femminile e favoriva di fatto la “mascolinità” e la sessualità femminile
veniva considerata come la fonte di degenerazione e rovina sociale. Agli
inizi del Novecento le scienze mediche e biologiche erano tese a
dimostrare che la natura aveva dotato le donne di un istinto di base che le
rendeva predatrici e streghe distruttrici. Sotto l’apparenza angelica della
donna si agitava l’insaziabile carne di una peccatrice mossa da un istinto
inconscio profondamente radicato nella primitiva mente femminile.
Le
scoperte
biologiche
del
primo
periodo
del
Novecento
appesantirono la cultura occidentale di un erotismo morboso incentrato
sulle immagini della donna vista come vampiro. Nel periodo del
decadentismo la donna viene vissuta come dominatrice accompagnata da
un uomo masochista e sottomesso. Il maschio dimentico del modo
“virile” d’agire è reso impotente da una figura femminile che annienta
attraverso i suoi abbracci e le sue carezze che non rispetta più la
tradizionale divisione dei ruoli e assume l’iniziativa sessuale. L’Opera di
19
Gabriele D’Annunzio che si muove all’interno di correnti romantiche e
decadenti fornisce la migliore immagine del tipo della “donna fatale”,
della sua sopraffazione e crudeltà. L’Opera Dannunziana è ricca di
personaggi femminili sensuali, crudeli e corrotti che spesso sono anche
vittime della follia come delle malattie e della demenza. D’Annunzio
ripropone la seduzione in termini di conquista.
Verso la fine del secolo il pittore austriaco Klimt dipinge figure
femminili dominatrici, peccatrici, seduttrici all’interno di un contesto
sociale in cui non vengono più derise spietatamente, ma venerate come
dee di una nuova e più libera cultura prigioniera delle sue grandi
passioni, in un’Europa che cambia volto. Per Klimt la donna è la
personificazione sia della tentazione sia della poesia che spinge al trionfo
della seduzione artistica sulla seduzione carnale.
La psicoanalisi considera, invece, la seduzione come un’illusione che
nasconde
un
bisogno
taciuto,
sottinteso
creato
dalla
propria
immaginazione al cui fascino è difficile sottrarsi. Nell’epoca attuale il
passato con i suoi sentimentalismi viene respinto e l’idea del peccato
scompare sostituita dal concetto che il sesso è la donna sono la stessa
cosa. La parte razionale, intellettuale prevale su quella dell’anima e
compare l’inquietudine e l’arte abbandona la natura e la simbologia
ispiratrice del femminile. La donna non suggerisce, non ispira più come
un tempo e nell’ottica maschile la donna per essere conquistata deve
essere spesso maltrattata.
Dal punto di vista psicologico la seduzione ci consente di capire
aspetti della nostra personalità che sarebbero vissuti nell’ombra e mai
sperimentati. Il momento della seduzione si colloca all’interno di una
dimensione magica. E’ qualcosa che accade in modo impensato,
inaspettato, la cui caratteristica fondamentale è il mistero, l’arcano e il
20
segreto. La seduzione sembra illuminare la nostra esistenza con una
nuova luce. Nella dimensione seduttiva si crea una condizione emotiva,
passionale in cui nulla è certo e ciò che sta accadendo non può essere
codificato da regole conosciute, una dimensione d’amore in cui l’altra
persona viene vissuta come un contenitore nel quale si può collocare il
nostro mondo interno, il nostro segreto, le parti di noi che ancora non
conosciamo e che proprio quella persona in qualche modo sta attivando
in noi stessi ed è per questo che è così importante, ci attrae e ci affascina.
Nella seduzione, l’individuo che seduce rinuncia alla relazione
profonda per i propri fini egoistici in quanto non riconosce l’altro se non
come qualcosa che deve essere a sua disposizione, legato a se,
manipolato e dominato. Il seduttore non vuole accettare la separazione
dall’altro inteso come individuo e lo ambisce come un oggetto del suo
desiderio senza tener conto di ciò che può desiderare l’altro. E’ un modo
di non accettazione della realtà in quanto l’essere umano adulto
dovrebbe essere consapevole di sperimentare continuamente la
separazione da ciò che ama e accettare che ciò che ama non sarà mai
completamente suo. La difficoltà sta proprio nel riconoscere e accettare
la fondamentale e strutturale solitudine anche in quelle situazioni che
sembrano allontanarla e scongiurarla. L’essere umano dovrebbe capire
che il nostro desiderio ha a che fare principalmente con la nostra
immaginazione e che per accettare la mancanza dell’altro dobbiamo
averlo potuto interiorizzare. La seduzione si costruisce sull’illusione che
si incarna in un’immagine. Le illusioni, le apparenze sono i sostegni
della nostra esistenza e spesso ci imbrogliamo, ci tradiamo su quello che
facciamo, sull’importanza che pensiamo d’avere nel mondo, sull’amore
che viviamo per riuscire a sopravvivere. Non credo ci sia nulla di
sbagliato in tutto questo poiché è un comportamento comune a tutti gli
21
esseri umani che attiene ai sentimenti, ma il non apprendere
dall’esperienza in cui le illusioni ci trascinano spesso può essere dannoso
per il nostro benessere.
Nella seduzione l’altro non è mai un soggetto ma un oggetto in quanto
rinuncia alla propria soggettività per diventare un oggetto fantasmatico,
creato dalla fantasia. Tuttavia, la seduzione è importante perché svolge
un ruolo di trasformazione e di conoscenza poiché ci spinge a esplorare e
lavorare sull’apparenza e a fare i conti con la nostra soggettività, col
nostro mondo interno, dal punto di vista della conoscenza. In altre parole
nella seduzione noi possiamo diventare più consapevoli della nostra
soggettività, del nostro agire personale, di quella soggettività che ha
creato, nella relazione con chi abbiamo di fronte, la divinità, l’idolo che
adoriamo e che nella realtà non esiste se non nella forma che il nostro
mondo interno gli ha conferito sotto la spinta dei nostri bisogni. I nostri
bisogni creano l’illusione attraverso la quale essi possono o credono di
potersi esprimere. L’individuo che ci affascina può diventare allora
elemento trasformativo e conoscitivo poiché ci mette in contatto con
questi bisogni profondi che creano la necessità di venerare chi abbiamo
di fronte, di sopravvalutarlo e che se non soddisfatti e compresi
consumano, logorano parte della nostra energia vitale. La seduzione
attiva in modo prepotente quelle parti nascoste della nostra personalità,
le parti che non sono mai messe in luce e di cui spesso ci vergogniamo.
La dimensione della seduzione ci mette con le spalle al muro, in una
situazione in cui non abbiamo alcuna possibilità di difesa, se non
facendo appello alla nostra totalità psicologica di cui non abbiamo mai
sospettato l’esistenza. L’inganno della persona che ci seduce, inganno in
quanto tale persona non è mai come la vediamo, diventa possibilità di
consapevolezza, trasformazione e verità.
22
E’ la nostra individualità psichica che crea la realtà dell’amore. La
sessualità stessa trova il suo significato nella seduzione poiché anche in
questo caso siamo noi a crearci l’immagine della persona che ci attrae.
La seduzione, nella dimensione sessuale, va oltre il gioco complesso
di segnali e risposte biologiche in quanto nell’essere umano la sessualità
si lega a quella fonte immaginativa interna che prevarica e va oltre gli
elementi organici. La seduzione è come una rivincita dell’anima sulla
materia, sul meramente corporeo. La dimensione seduttiva ci offre la
libertà di perderci, poiché quando ci struggiamo dietro ad una persona
mettiamo in gioco la nostra esistenza per possederla, spesso facendo
anche le cose peggiori e anche se siamo perduti per un certo modello di
realtà abbiamo la possibilità di attingere alla conoscenza di noi stessi.
Ciò che ci seduce non è mai l’altro fuori da noi ma è l’altro sul quale
noi proiettiamo l’immagine interna di cui siamo portatori e che ospita il
significato della nostra esistenza. L’altro diventa ciò che noi vogliamo
amare e conoscere di noi stessi.
Strana storia per la parola seduzione, oggi considerata per tutte le sue
valenze positive, e che una volta provocava sentimenti di disagio se non
addirittura di repulsione. Un tempo vista come un atteggiamento proprio
delle "donne perdute" ed ora ricercata ed osannata da più parti: si scrive
sull'importanza della seduzione, se ne fanno convegni e programmi
televisivi. A ben vedere la seduzione non è una semplice parola, ma
racchiude tutta una serie di comportamenti, attorno ai quali appare utile
dire qualcosa, per cercare di chiarire che cosa sia le seduzione e perché
una persona senta il bisogno di assumere questo atteggiamento.
Affinché questa chiarificazione sia efficace è necessario fare una
premessa fondamentale: la seduzione, al di là di tutto, non è altro che un
tratto della nostra personalità che trova le sue origini fin dai primi
23
momenti di vita, quando ognuno deve affrontare quel particolare ed
inevitabile conflitto che è la paura di essere abbandonato.
Nelle donne sono riscontrabili due tipi di atteggiamento seduttivo: vi
sono donne che sembrano spinte da un’inarrestabile bisogno di sedurre
tutti e, se in un gruppo di persone, c’è qualcuno che non è conquistato,
ciò le fa sentire una nullità, abbandonate. Un altro versante è quello della
donna che appare come tutta seduzione nel suo sorridere e nel suo
presentarsi all’uomo, salvo poi ritirarsi al momento dei "fatti",
mostrandosi di colpo fredda, indifferente o addirittura frigida. Con
questa strategia, spesso del tutto inconsapevole, mostra all’uomo che lui
non ce l’ha fatta ad arrivare a conquistarla veramente. In questo modo gli
invia un messaggio del tipo "io ti ho conquistato, tu, a tua volta, hai
cercato di avermi, ma non ce l’hai fatta, perché una parte di me rimane
comunque superiore a te". E questo potere sull’uomo fa un certo effetto.
La seduzione non è legata solo alla sfera sentimentale, ma è anche la
capacità di attrarre le persone nella vita di tutti i giorni, nel campo delle
amicizie, nella vita professionale. Non ha a che fare solo con la bellezza,
ma è soprattutto un’arte legata ad altre qualità.
Il rapporto di seduzione è il nostro primo rapporto con il mondo:
avviene con il sorriso. E’ il primo mezzo per comunicare con il neonato,
che non tarda a servirsene a sua volta. Quasi tutti i bambini sanno
spontaneamente servirsi della seduzione per ottenere ciò che desiderano
e per farsi amare. E il sorriso dice più di mille parole, dice a chi è rivolto
“mi piaci” “sono contento di vederti”.
Un altro complice della seduzione è ridere. La risata disinibisce e
facilita il rapporto con l’altro. La persona che riesce a far ridere ha
maggiori possibilità di sedurre.
Anche la voce ha il proprio potenziale seduttivo. Una voce bassa e
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profonda nasce dalla capacità di rilassarsi; respirare in profondità, in una
parola essere centrati.
E la bellezza? Può aiutare, ma non è indispensabile. La seduzione è
soprattutto un fenomeno interiore, si sottrae ai clichè della moda, della
bellezza, dell’età. Quanti uomini sono rimasti freddi, distaccati di fronte
a una donna dal fisico perfetto e al contrario sono rimasti affascinati da
una parola, uno sguardo, una frase inaspettata. La bellezza contribuisce
alla seduzione, ma non è sufficiente. Non esistono belle donne e begli
uomini, esistono belle espressioni; non esistono belle bocche, esistono
bei sorrisi; non esistono begli occhi, esistono begli sguardi. Capire le
esigenze dell’altro, saper ascoltare, parlare di ciò che lo interessa, dargli
importanza, gratificarlo, far sì che questa persona si interessi a noi e sia
contenta di stare in nostra compagnia. Che è quello che desideriamo.
Infine, per sedurre occorre piacersi, avere fiducia in se stessi, amarsi,
lasciarsi andare per ciò che si è. Lavorare su di sé ne è la chiave.
25
CAPITOLO IV - STORIA DELLA BELLEZZA _ Evoluzione
storica dei canoni estetici
Non si può parlare di “canoni estetici” fino all’epoca classica, perciò,
per tutto il periodo precedente a quella, possiamo solo prendere atto
attraverso le fonti documentarie, di come i popoli più antichi cercavano
di rendere più gradevole il loro aspetto fisico.
ETA’ A$TICA
Gli Egizi
Importavano dall’Oriente oli essenziali e
minerali utili alla produzione di unguenti e
profumi già 3500 anni prima di Cristo. I
sacerdoti confezionavano e conservavano, in
vasi di alabastro, timo, origano, mirra,
incenso, lavanda, oli di sesamo, di oliva e di
mandorle. Questi prodotti, la cui funzione primaria era nella
mummificazione, venivano usati anche per massaggiare il corpo dei vivi
dopo il bagno e per preservarlo dagli sgradevoli effetti della sudorazione.
L’uso di questi unguenti fu poi adottato anche da altri popoli del
Mediterraneo. Anche la cosmesi ebbe grande diffusione in Egitto, tra
uomini e donne: l’antimonio fu la materia prima
per il bistro (kohol) per far risaltare gli occhi
sottolineando ciglia e sopracciglia e l’henné fu
usato per dipingere le unghie di mani e piedi.
Nell'antico Egitto, i vasetti d'oro, d'argento, di rame, di lapislazzuli,
d'agata, di cristallo, di onice, di vari tipi di marmo, avevano incise le
26
istruzioni per l'uso dei cosmetici contenuti, con una chiarezza
assolutamente moderna.
Grazie al culto funerario, conserviamo oggi i prodotti di bellezza delle
appartenenti alle famiglie reali.
.
Dagli studi effettuati sulla composizione di creme di 5000 anni fa, si è
appurata la loro validità cosmetologica.
Cleopatra è la regina che più tesaurizzò l'esperienza nel settore della
cosmesi del suo popolo ed ancora oggi viene ricordata come donna
depositaria di mille segreti di bellezza.
Il più antico documento letterario pervenutoci in tema di cosmetica è il
papiro di Ebers (2000 a. C.).
Anche gli antichi Mesopotanici , uomini e donne, usavano bistro,
belletti e capelli posticci mentre molto sobri furono i costumi degli Ebrei
che usavano oli ed unguenti profumati ma non cosmetici.
ETA’ CLASSICA
.
I Greci
Ancora vago il concetto di bellezza nel periodo pre-classico: in Omero
viene attribuita la perfezione fisica alle divinità ed agli eroi di cui, di
volta in volta, si mettono in risalto le membra armoniose e possenti, se
sono maschi, o le guance rosate, gli occhi cerulei e le
bianche braccia ,se sono femmine.
Bisognerà arrivare al V secolo a.C. per trovare nelle
sculture di Mirone , Fidia e Policleto la concretizzazione
della teoria estetica che essi avevano elaborato: un corpo è
bello
quando
ogni
sua
parte
ha
una
dimensione
proporzionata alla figura intera. L’atleta è il soggetto preferito dagli
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scultori classici e diventa il modello per rappresentare anche la divinità;
nell’atleta e nel dio le qualità morali come l’autocontrollo, il coraggio,
l’equilibrio interiore e la volontà concorrono a farne la misura, il canone
della perfezione: sono gli esseri superiori con cui devono misurarsi i
comuni mortali. I prodotti di bellezza e le pratiche di cosmesi giunsero in
Europa principalmente attraverso la raffinata civiltà dell'antica Grecia.
La cosmesi accompagnava ogni manifestazione di vita. Più che le
resine ed i balsami dell'Oriente furono utilizzati olii ricavati da fiori e da
erbe profumate. L'arte del massaggio con gli olii aromatici fu inventata
da Prodico, che la applicò anche in medicina. Oli profumati di rosa,
gelsomino o nardo vengono usati da uomini e donne per ungere corpo e
capelli dopo il bagno e durante i banchetti e le donne di ogni età sogliono
imbellettarsi il viso con una crema a base di biacca prodotta a Rodi: l’uso
di questo belletto è, però, vietato durante il lutto e le cerimonie legate ai
misteri di Demetra.
Molte erano le attenzioni per la capigliatura, sia come
brillantezza sia come acconciatura. Le tinture vegetali per
capelli erano diffusissime, tanto che Menandro nel V
secolo a. C. rimproverava alle Ateniesi di mutare troppo
spesso il colore delle loro chiome.
Le unghie venivano aggraziate con coltellini e
tenagliette d'argento.
La pulizia e la cura della persona caratterizzavano usi e
costumi: ad Atene appositi magistrati multavano le donne
che avessero trascurato l'abbigliamento e le esigenze
igieniche personali.
28
I ROMA$I
Dopo la conquista della Grecia (146
a.C.), anche i Romani impararono a curare il
loro aspetto fisico ed assunsero, tra l’altro, i
canoni estetici e le relative usanze del
popolo vinto: “Grecia capta ferum victorem
coepit “ ossia “ La Grecia conquistata
conquistò il selvaggio vincitore”.
.
Nel I secolo a.C. Vitruvio scrive. “ ….la natura ha composto il corpo
umano in modo tale che il viso, dal mento all’alto della fronte e alle più
basse radici dei capelli, fosse la decima parte del corpo…, la terza parte
del viso, considerata in altezza, è dal mento alla base delle narici;
un’altra terza parte è costituita dal naso stesso considerato dalla base
delle narici al punto d’incontro delle sopracciglia e la terza parte va da
lì alla radice dei capelli… ”: è la stessa teoria della perfezione espressa
dagli scultori greci!
Le raffinate abitudini greche ed orientali influenzarono fortemente i
costumi dei Romani durante l’Impero ed i dipinti dell’epoca ci danno
notizia dei trucchi usati dalle donne per essere più belle. Si pubblicarono
addirittura dei manuali di bellezza (es.” De medicamine faciei feminae “
di Ovidio), in cui si consigliava l’uso di cerussa di Rodi per nascondere
le imperfezioni della pelle; di fucus o purpurissum per dar colore al viso
e alle labbra; di fuligo per scurire ciglia e sopracciglia e dar risalto agli
occhi. Le Romane usavano anche creme depilatorie a base di olio, resine,
pece e sostanze caustiche e tingevano i capelli di rosso acceso se li
avevano scuri.
A Roma non si conosceva l’uso del sapone e, se qualche signora della
29
famiglia imperiale (v. Poppea) è rimasta famosa per i suoi bagni in latte
di asina che rende bianca e liscia la pelle, tutti usavano, come detergenti,
la soda o la creta finissima o, ancora, la farina di fave e, dopo il bagno
massaggiavano il corpo con olio di oliva per proteggersi dalle
infreddature, come racconta Plinio. In Plinio Il Vecchio, troviamo
elencate le materie prime che usavano i Romani per abbellirsi e che
costituiscono un'enciclopedia della cosmesi dell'epoca. Tra le altre sono
citate: ghiandole testicolari di toro e coccodrillo, midollo di cervo e di
capriolo, grasso di cigno, di pecora, di oca, burro, formiche e le loro
uova pestate, api affumicate nel miele, farine tratte da diversi cereali,
uova e le essenze più svariate fino ad allora conosciute.
In uso erano le paste depilatorie a base di solfuri minerali, olio, resine,
e sostanze caustiche.
.
Alcuni artifici divennero di moda: i nei artificiali, le tinte azzurre per i
capelli e le tinte d'oro per capelli e barba. Come tipo di belletto, il più
usato era la cerussa, che dava freschezza e candore giovanile.
Il rito di bellezza preferito dai romani fu quello delle terme. A Roma
erano aperti 873 bagni pubblici; tra questi in
un tripudio di marmi e mosaici le terme di
Caracalla potevano ospitare fino a 2300
persone. I rituali romani della bellezza
sopravvissero ammantati di raffinatezza
orientale, a Bisanzio. Le donne imitarono a
lungo l'estrema e sfarzosa eleganza di
Teodora.
Con l’avvento del Cristianesimo, i nuovi
valori squisitamente spirituali che esso
propone tendono ad annullare la ricerca della bellezza fisica e
30
Tertulliano (II sec.d.C.), nel suo trattato “ De cultu feminarum ”
condanna come peccaminose le abitudini estetiche delle donne.
IL MEDIOEVO
Le invasioni dei popoli dell’Europa nord-orientale e
lo sconvolgente mutamento culturale che ne deriva per
l’ex Impero romano, rendono superfluo tutto ciò che
non è un bisogno primario: i modelli estetici classici
non hanno alcun senso e gli invasori possono proporre,
tutt’al più, l’uso di burro acido per lucidare i capelli. Ma anche questi
selvaggi conquistatori furono lentamente conquistati dalla civiltà dei
vinti. il processo di cristianizzazione del Medioevo coincise con il
trionfo di pudore ed austerità.
Alla caduta di Bisanzio nel 1453 arrivarono in Italia antichi
manoscritti che favorirono la conoscenza dei trucchi di bellezza della
Roma imperiale. Per ritrovare un po’ di buon gusto bisognerà arrivare
all’epoca feudale
(X sec. d.C.), quando dai castelli franco-provenzali si
diffonde il modello culturale cortese che restituisce una qualche
gentilezza al vivere civile. Ne deriva un recupero di valori tra i quali
l'apprezzamento per la bellezza (specie quella femminile), esaltata dai
trovatori che, viaggiando di corte in corte, diffondono con i loro canti la
fama di bellissime castellane e, senza averne piena coscienza,
contribuiscono a creare dei nuovi canoni estetici pur se quasi
esclusivamente femminili. E’ il modello di una bellezza nordica quello
che si impone, prima attraverso la letteratura, poi attraverso le conquiste
militari: la carnagione chiara, i capelli biondi e gli occhi azzurri, che
sono caratteristiche fisiche di Normanni e Svevi, diventano il segno della
31
distinzione sociale e condannano i più diffusi colori scuri, tipicamente
mediterranei, ad essere indice di subalternità.
“Biondo era e bello e di gentile aspetto… ” dirà Dante presentando
Manfredi di Svevia e bionde sono le madonne sacre o profane che siano.
Si ripropongono manuali di bellezza che suggeriscono alle donne
come rendere candido e liscio il viso (con biacca, allume, borace,
limone, aceto e chiara d’uovo) e biondi i capelli (con tinture e lozioni a
base di vegetali e minerali), rosse le labbra (con minio e zafferano ) e
bianchi i denti (con la salvia).
Benché la morale cristiana condanni questi costumi (v. Jacopone da
Todi nella Lauda “L’ornamento delle donne dannoso ”) o la satira ne
faccia oggetto di sberleffo (v. Boccaccio in “Corbaccio ”) la moda
imperversa e le donne stesse preparano da sé i loro belletti se non
possono ricorrere ai “merciai”.
IL RI$ASCIME$TO
L ‘ammirazione per il bello inteso come
perfezione e armonia riporta in auge i canoni
estetici classici e la necessità di ricercare
rimedi indispensabili per rendere perfetto ciò
che non lo è del tutto.
Nel 1562, G. Mariniello scrive il primo trattato di cosmetologia
dell‘Occidente (“Gli ornamenti delle donne ”) e non è un caso che a farlo
sia un italiano: in Italia infatti predomina una concezione di vita che
celebra la bellezza del corpo e italiani sono i primi profumieri. Grazie ai
mercanti veneziani o fiorentini preziose sostanze orientali vengono
immesse sul mercato per soddisfare le aspirazioni di uomini e donne
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desiderosi di piacere e di piacersi; una vera mania per i belletti ed i
profumi si diffonde nelle classi più abbienti: vaporizzazioni di mercurio,
bistecche crude sulla pelle, ricette segretamente preparate e riservate a
pochissime elette permettono alle dame delle corti signorili di avere
quell’aspetto che pittori come Botticelli o Tiziano hanno eternato.
Nel Rinascimento erano di moda i capelli biondi, di cui le veneziane
detenevano i segreti della colorazione. Quel biondo, dai magnifici
riflessi, era ottenuto usando fiori di lupino con salnitro, zafferano ed alter
sostanze, facendo asciugare i capelli al sole con un copricapo provvisto
solo di tesa per proteggere il bianco latteo della pelle.
L'Italia divenne centro di eleganza e buon gusto. Da qui partirono i
nuovi dettami della moda, le più originali formule di prodotti di bellezza.
Il primo grande laboratorio per la confezione dei profumi fu quello di
Santa Maria Novella a Firenze ( 1508 ), dove i frati si specializzavano
nella conoscenza di erbe e droghe medicinali, applicabili anche in
cosmesi. Caterina de' Medici, divenuta regina di Francia, portò con sé, a
Parigi, Renato il suo profumiere personale che darà origine ad una
produzione locale di cosmetici (seconda metà del 1500); inoltre
introdusse il modello italiano alla corte parigina, e divenne la fautrice
della bellezza barocca.
600/700
Dal 1600, il centro della cosmesi, della moda e della vita elegante si
spostò a Parigi dove s'instaurò l'uso dei parrucchieri e delle acconciature
più complicate. E’ l’epoca delle teste incipriate, dei nei finti su viso,
spalle e décolleté.
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La toilette di dame e cavalieri esige parecchio
tempo: bisognava
preparare il viso con poca
acqua e alcool profumato; vi si stendeva sopra un
unguento fatto con pasta di mandorle e grasso di
montone e poi la biacca. Il viso diventa una
tavolozza su cui
si ridisegnano occhi e
sopracciglia e si spennella un liquido rosso (in
ben 12 sfumature). Il trucco era steso con un pennello su un fondo
bianco, più cupo verso le tempie e più luminoso attorno alle labbra, lo si
usava sulle guance, ma anche vicino agli occhi.
Casanova ne offre la seguente descrizione: "Non si vuole che il rosso
sembri naturale. Lo si mette per piacere allo sguardo altrui, che vi coglie
un senso di ebbrezza, promessa di smarrimenti e di furori ammaliatori".
Il modello estetico viene sempre dalla corte, specialmente quella di
Francia, e a Parigi Mademoiselle Martin, profumiera reale, è l’arbitro
dell’eleganza femminile.
A soddisfare prontamente i bisogni estetici dei cortigiani sono
addirittura poste in commercio delle trousses che contengono belletti
bianchi e rossi, matita per labbra e nei finti.
Con il 1700 le arti della toeletta entrarono
in un'epoca d'oro, con un esuberante uso di
pomate, acque ed essenze incredibile e, per far
rivivere i fasti dell'antica Roma, ritorna in
voga la pratica del bagno. Il rosso sul viso, la biacca e la parrucca
incipriata affondano con la Bastiglia; le pratiche cosmetiche bandite con
la Rivoluzione francese ed il Terrore ritornarono con il Direttorio e la
Restaurazione.
34
In Inghilterra nel 1770 il Parlamento emette un decreto secondo il
quale sarà condannata come strega qualunque donna abbia conquistato
un marito tramite capelli finti, tacchi alti, profumi e belletti e il
matrimonio sarà considerato nullo.
L’ETA’ CO$TEMPORA$EA
I radicali mutamenti determinati dalla rivoluzione francese e l’avvento
della borghesia portano nuovi modelli di vita e nuovi costumi. Lo spirito
pratico dei borghesi è immune dai fasti e dagli eccessi coltivati finora;
anzi, gli ideali forti del Romanticismo fanno emergere l’interiorità di
uomini e donne il cui aspetto fisico sarà specchio di animi tormentati e
inquieti. Il vero diventa soggetto dell’arte e questo canone porta alla
ribalta le classi sociali subalterne e, per la prima volta nella storia, si
scoprirà la bellezza anche in personaggi minati dalla tisi, filatrici di seta,
lavandaie e sartine, in contadini e pescatori.
Una relativa sobrietà di costumi tipicamente borghese coinvolge le
classi sociali più abbienti e la bellezza non è più potenziata da “ritocchi”
evidenti e da abiti particolarmente sfarzosi che sono invece riservati alle
donne di malaffare.
Il progresso industriale consente il nascere delle prime industrie
cosmetiche e nel 1890, a Parigi Madame Lucas fonda la prima Maison
de Beauté. Il settore delle essenze, dei profumi e dei cosmetici si
industrializzò. Le comunicazioni con gli altri continenti misero a
disposizione nuove materie prime. Le nuove scoperte scientifiche
accelerarono la creazione di nuovi prodotti cosmetici e farmaceutici.
Il XX secolo si apre su scenari drammatici: la Prima guerra mondiale
porterà morte e fame in Europa e ci sarà poco da disquisire su ciò che è
35
bello; lo stesso accadrà tra un ventennio con la Seconda. In mezzo, in
Italia e Germania, la dittatura che, programmando la vita quotidiana del
popolo, proporrà modelli autocelebrativi: uomini belli e virili come il
capo fatti per essere soldati e donne floride e prosperose fatte per essere
spose e madri di soldati. Negli anni venti comunque, per la prima volta
nella storia, le donne avevano voluto tagliare i capelli alla garçon ,
avevano abbandonato abiti lunghi, sottogonne, busti e gardenfant per
indossare abiti dalle linee morbide e scivolate e soprattutto dall’orlo al
ginocchio. Nel secondo dopoguerra sarà il cinema, soprattutto quello
americano, a proporre i nuovi canoni: le vamp bionde platinate, brune
appetitose o rosse incendiarie, tutte superdotate, saranno le ispiratrici
della moda, del look, dello stile di vita di donne di ogni ceto sociale
mentre per gli uomini varranno i modelli del duro, del rubacuori o del
bel tenebroso. Lo sviluppo successivo di altri mezzi mediatici
(televisione e rotocalchi in particolare) incentiveranno la tendenza,
sempre più attuale, ad assumere come canoni quelli proposti dal mondo
dello spettacolo e delle passerelle. Così si è giunti alla nostra età
contemporanea, durante la quale il percorso della bellezza e l'evoluzione
della cosmesi proseguono, rielaborando le esperienze del passato e
cercando nuovi stimoli con una complessità ed una varietà senza
precedenti.
Le migliori disponibilità economiche ed i nuovi ritrovati della scienza,
della cosmetologia, delle tecniche chirurgiche e della medicina,
consentono a uomini e donne della nostra epoca di adeguarsi sempre più
pienamente ai modelli proposti e scelti alla ricerca di una perfezione che,
purtroppo, ha l’inconveniente di passar presto di moda.
Le offerte sul mercato rispondono ad ogni esigenza, il bello oggi può
essere alla portata di tutte e di tutti.
36
CAPITOLO V - L’immagine corporea
Per capire cos'è l'immagine corporea ci si rifà alla definizione
proveniente da un classico del 1950, di Paul Schilder: “L'immagine è
l'apparenza del corpo umano”. Per l'autore si tratta dell'immagine del
nostro corpo che ci formiamo nella mente, ovverosia, il modo in cui il
nostro corpo ci appare”.L’immagine corporea deve essere considerata
come la somma di più componenti. In particolare:
aspetti percettivi e cognitivi;
funzioni dell’Io;
aspetti relazionali e sociali.
Quindi la percezione del corpo non è solo l’immagine intesa come
rappresentazione, ma anche come “sentire il proprio corpo”, che
comprende sia gli stimoli interni come la fame o la sazietà, sia gli stati
affettivi.
Attraverso
caratteristiche
le
differenze
fisiche
ognuno
tra
ha
esperienze diverse all'interno della
propria cultura, pertanto, l'aspetto
relativo alla percezione, che potrebbe
non necessariamente corrispondere al
corpo reale e quello relativo alla
valutazione del corpo percepito, sono
presenti in modo incisivo negli studi dell'immagine corporea.
Per immagine corporea, non s'intende solamente il corpo così come lo
vediamo quando siamo davanti allo specchio, ma piuttosto, come lo
sentiamo e come esso si modifica mentalmente, anche in assenza di
cambiamenti fisici visibili. Il modello illustrato nella figura seguente è
37
esplicativo dell’influenza dell’ambiente nella formazione della propria
immagine, come nucleo formativo
della propria identità. Ogni cerchio
rappresenta un nucleo che si sviluppa
di pari passo con l’età: le prime
immagini sono quella materna, e
quelle parentali in generale, che
quindi hanno un ruolo cardine nella
strutturazione del Sé e nella fiducia di
base del bambino, su cui costruirà il
sentimento di autoefficacia e di
autostima. Vi è uno scambio continuo
tra interno ed esterno, almeno fino all’età adulta, in cui dovrebbe esserci
una stabilizzazione dell’identità.
La percezione del corpo, le emozioni e le nostre convinzioni,
orientano i nostri progetti, la natura delle nostre interazioni, il nostro
benessere quotidiano e la tendenza ad avere disturbi di natura
psicologica.
Fattori emozionali come la propensione verso la depressione e l'ansia,
o per contro, un senso generale di benessere, influenzano i sentimenti
che riguardano il corpo, condizionandone gli stereotipi culturali
riguardanti l'apparenza fisica e i modelli che essi rappresentano. Questi
fattori convergono e si combinano in modi diversi in ognuno di noi nel
determinare un livello di soddisfazione, o insoddisfazione corporea.
Le immagini che vengono rimandate ai media influenzano
notevolmente la percezione del sé, perché il modello che viene accettato
culturalmente, è alla fine un modello cui tutti cercano di somigliare fino
a volte all’esasperazione.
38
Il conflitto tra i mass-media e la fisiologia umana porta
inevitabilmente sempre più persone, soprattutto di sesso femminile,
all'insoddisfazione per la propria immagine corporea. La ricerca di quel
“corpo ideale” sul proprio corpo, provoca un’ossessione la cui finalità
va oltre il piacere, diventando la misura della propria autostima.
L’immagine corporea diviene un “problema” quando il corpo diventa
un pensiero fisso. A volte, la sensazione d'inadeguatezza rispetto ai
modelli proposti, favorisce perfino l'insinuarsi di un disturbo
“percettivo” della propria immagine corporea, indipendente dalla forma
corporea stessa: il soggetto sviluppa una sensazione soggettiva di
deformità, o di difetto fisico, per la quale, ritiene di essere notato dagli
altri, nonostante il suo aspetto rientri nei limiti della norma.
Negli ultimi anni le ricerche hanno dimostrato che nei disturbi
dell’immagine corporea vi è una vera e propria alterazione visiva del
corpo.
Il corpo è sentito come ingombrante, soprattutto in determinati punti il
fisico non viene percepito e visto come intero, ma diviso nelle varie
parti.
In conclusione l’insoddisfazione per il corpo può influenzare il proprio
funzionamento sociale, la sicurezza nei rapporti, la voglia di uscire e
conoscere gente. Da un punto di vista emotivo dunque, l’acquisizione di
una immagine corporea distorta viene influenzata da una bassa
autostima, irritabilità, oscillazioni dell’umore, ansia, depressione,
frustrazione e chiusura nelle relazioni sociali.
“ Io sono il mio corpo” , è l’affermazione di un filosofo che rende
l’idea del ruolo che il corpo riveste nella costruzione della propria
identità , spiegando quindi l’influenza che può avere nel benessere
psichico.
39
Se una persona non si sente bene nel proprio corpo, non accetta una
parte di sé, e farà di tutto per cambiarla. Se il cambiamento non è
possibile, perché si va incontro a conseguenze fisiche che fanno male al
corpo, allora significa che si è rotto qualcosa, non dal punto di vista
fisico, ma psicologico. In tal caso occorre prendere in considerazione la
possibilità che l’immagine che gli occhi vedono nello specchio, non è la
stessa che mille altri occhi percepiscono da fuori.
Ripercussioni psicologiche in seguito all’alterazione dell’immagine
corporea
L’immagine corporea e l’immagine di sé sono componenti
fondamentali della identità individuale e del senso del sé e, in quanto
tali, elementi costitutivi della integrità e del benessere psicologico.
Esse si costituiscono lentamente, nel corso dello sviluppo, sulla base
delle esperienze private e sociali e sono suscettibili di modificazioni,
dovute a fenomeni sociali (attenzione, interesse, comportamenti
dimostrati da altri nei nostri confronti) o individuali (traumi, malattie,
terapie). Ciò implica un faticoso e delicato lavoro di integrazione di tali
mutamenti nel proprio sé.
La stretta relazione tra immagine corporea e identità rendono evidente
come le possibili modificazioni dell’aspetto estetico della persona
conseguenti a trauma e malattia sono in grado di modificare l’immagine
corporea, con ripercussioni sull’equilibrio psicologico e sociale
proporzionali:
alla gravità della alterazione (cioè se implica o meno
modificazione o perdita funzionale);
alla durata;
40
alla reversibilità dell’alterazione;
all’importanza soggettivamente assegnata al proprio aspetto fisico
(esiste una variabilità individuale in questo senso);
al significato individuale attribuito alla malattia;
alla visibilità e all’immagine sociale attribuita alla modificazione
stessa.
Nello specifico la perdita dell’integrità fisica ed estetica sono in grado
di agire sull’autostima e sono responsabili di disturbi dell’umore (in
senso depressivo) o di reazioni ansiose, fino a vere e proprie forme
dismorfobiche.
Sul versante relazionale si possono osservare comportamenti di
evitamento o ritiro sociale, tanto più probabili quanto più la
menomazione ha una riconoscibilità e un valore di stigma sociale.
La preoccupazione per gli effetti di particolari interventi terapeutici (si
pensi ad esempio alle amputazioni) che minacciano l’integrità fisica
dell’individuo può comportare simili reazioni di esitamento che possono
motivare il ritardo diagnostico, la mancata adesione al regime
terapeutico o il rifiuto delle cure.
Tali considerazioni rendono evidente come gli interventi atti a limitare
o correggere gli effetti delle condizioni cliniche che hanno un impatto
significativo sull’integrità fisica e sull’aspetto estetico dell’individuo
risultano non solo funzionali ad un miglioramento della qualità della vita
del paziente, ma possono avere valenza preventiva o chiaramente
terapeutica rispetto a sequele psicopatologiche.
Diagnosi Infermieristiche correlate all’immagine corporea
La prima a parlare di diagnosi infermieristica fu Virginia Fry in un
41
articolo apparso nel 1953 su una rivista specializzata. Il concetto tardò ad
affermarsi soprattutto perchè si riteneva che la diagnosi fosse attività
peculiare della professione medica. Fu la North American Nursing
Diagnosis Association a imprimere un nuovo impulso alla ricerca, dando
un
contributo
decisivo
alla
classificazione
delle
diagnosi
infermieristiche.
Per diagnosi infermieristica, la NANDA intende un giudizio clinico
sulle risposte date dall'individuo, dalla famiglia o dalla società ai
problemi di salute e ai processi vitali, reali o potenziali. La diagnosi
infermieristica fornisce le basi per effettuare una scelta degli interventi
assistenziali infermieristici che porteranno al conseguimento degli
obiettivi dei quali è responsabile l'infermiere.
Le diagnosi infermieristiche costituiscono, dunque, la base su cui
selezionare gli interventi per raggiungere gli obiettivi di assistenza
stabiliti.
Rispondono ad un bisogno diffuso nella professione infermieristica di
utilizzare un linguaggio standardizzato, comune fra gli operatori di
nazioni e contesti operativi diversi. Soprattutto in un'epoca di crescente
informatizzazione dei dati riguardanti i pazienti. Tutto questo ha
ripercussioni positive e documentate sulle pratica, sulla formazione e
sulla ricerca infermieristiche. Aiuta inoltre la comunicazione fra
professioni sanitarie diverse e con gli utenti stessi; migliorando le
performance, contribuisce a contenere i costi dell'assistenza sanitaria.
Sono sempre più numerosi le ricerche accreditate, in campo
infermieristico, che si appoggiano sulle diagnosi infermieristiche
nordamericane.
Di seguito sono riportate alcune diagnosi infermieristiche correlate
all’alterazione dell’immagine corporea:
42
MODELLO PERCEZIONE/CONCEZIONE DI SÈ
Alterazione dell'immagine corporea
Alterazione dell'identità personale
Alterazione dell'autostima
Bassa stima di sè cronica
Bassa stima di sè situazionale
Alto rischio di autolesionismo
MODELLO RUOLO/RELAZIONE
Isolamento sociale
Difficoltà di interazione sociale
43
CAPITOLO VI - La malattia, come ci si sente
La malattia, i dolori che riducono o impediscono il modo di vivere
spesso ci si sente vittima predestinata di... "qualcosa" che per chi sa
quale motivo, ci ha colpito. Le reazioni sono diverse, dalla rabbia
all'impotenza e l'impotenza porta in seguito alla depressione.
Perché? Perché proprio a me deve succedere? cosa ho fatto di male?
Queste domande girano e rigirano nella mente e... ritornano gli episodi
delle scelte errate e... forse... l'idea di essere stato la causa del proprio
malessere e... allora inizia il senso di colpa.
Alla notizia di essere “malati” le persone reagiscono diversamente:
incredulità, collera, perdita di controllo, smarrimento e tristezza sono
reazioni comuni, come anche la solitudine, l'isolamento e la depressione.
C'è chi prova a rifiutare la realtà e chi cerca un modo per sottrarsi ad
essa. Col passare del tempo, quasi tutti giungono ad accettare la propria
situazione e ad abituarsi a convivere con la malattia.
A volte le situazioni difficili si ripresentano, ma questo fa parte della
natura stessa dell’esistenza. Il tipo di reazioni che abbiamo di fronte agli
accadimenti varia con il passare del tempo, soprattutto se siamo costretti
ad affrontare situazioni spiacevoli o gravose. In un certo senso, fa tutto
parte del normale altalenio della vita.
Di seguito sono descritte le reazioni più comuni alla diagnosi di
malattia:
RIFIUTO
Ci sono persone che rifiutano l'idea di avere una malattia. Non
riescono a credere che stia accadendo proprio a loro. Pensano che il
laboratorio di analisi abbia confuso i propri esami con quelli di qualcun
altro. Per molti è la prima volta che si trovano a doversi confrontare con
44
la diagnosi di una malattia, una verità molto difficile da accettare. I più
riottosi ad accettare la verità sono coloro che non hanno mai avuto
sintomi premonitori.
Per un breve periodo di tempo il rifiuto può essere una difesa utile,
perché ci aiuta ad accettare una situazione difficile, come nel caso in cui
il paziente riceva troppe informazioni e troppo velocemente, o il quadro
clinico degeneri con estrema rapidità. Ma rifiutare la realtà per lungo
tempo non è salutare, soprattutto se ciò implica ignorare il parere dei
medici o continuare a farsi del male. Solitamente il rifiuto svanisce
quando si conoscono meglio la malattia e le opzioni terapeutiche
disponibili e le possibilità di adattamento alla nuova situazione.
COLLERA
La collera è una risposta comune tra coloro che vengono a sapere della
malattia: collera nei confronti di se stessi, per essersi ammalati, o nei
confronti dei medici, per non essere riusciti a diagnosticarla per tempo.
A volte la collera viene riversata sugli altri - amici, familiari o
personale dello staff sanitario - perché non si riesce a gestirla. Chi la
prova non sa esprimere le proprie emozioni in modi meno dannosi. Con
il passare del tempo la collera generalmente svanisce e i pazienti si
abituano a convivere con la malattia.
DEPRESSIONE
Molta gente precipita in uno stato di depressione quando scopre di
essere affetti da patologie tumorali. Per la prima volta ci si sente
dipendenti dagli altri, e questa sensazione può minare la capacità stessa
di vivere la vita, un tempo tanto amata. Potrebbe essere difficoltoso
riuscire ad accettare l'aiuto degli altri. Il supporto emotivo della famiglia
e degli amici potrebbe gradualmente venire meno, perché il trauma della
diagnosi si allontana, o forse perché non si sa come offrirlo.
45
NEGOZIAZIONE
C'è chi risponde alle cattive notizie cercando di negoziare una via di
salvezza, promettendo a se stesso che, se la malattia si risolve inizierà la
dieta,chiuderà con il fumo e smetterà di bere.
ACCETTAZIONE
L'accettazione non è sempre rapida o spontanea. Molti trovano di
grande conforto poter parlare con qualcuno che non appartenga alla
cerchia dei familiari o degli amici.
46
I$TRODUZIO$E ALLO STUDIO
Lo scopo della ricerca è di verificare gli effetti e sostenere tutte quelle
donne che, successivamente a trattamenti come la chemioterapia,
radioterapia e interventi chirurgici, vivono con disagio il cambiamento
del proprio corpo, insegnando loro semplici tecniche di camouflage.
Questa è una tecnica dermo-cosmetica di semplice esecuzione, atta a
mascherare inestetismi cutanei di varia natura e in particolare quelli che
riguardano il viso. Essa può essere eseguita sulla cute malata per
patologie quali:
l’acne;
vitiligine;
lesioni pigmentarie;
angiomi.
La tecnica può essere, altresì, eseguita sulla cute sana che presenta esiti
cicatriziali in seguito a patologie pregresse.
Il camouflage, inoltre, può correggere in maniera provvisoria:
cicatrici atrofiche, che si presentano con un arrossamento della
cute la quale diventa liscia, lucida a tal punto da evidenziare la
parete vascolare;
cicatrici ipertrofiche che compaiono dopo un mese dal trauma ed
evolvono o verso la regressione o il cheloide e si manifestano
come
tumefazioni
dure
con
superficie
liscia,
tesa,
arrossata,pruriginosa e sensibile al tatto;
cicatrici
dicromiche,
dovute
ad
eccessiva
o
diminuita
pigmentazione e perciò divise in ipercromiche e ipo o acromiche.
Lo studio ha coinvolto dieci pazienti oncologiche, tra i trenta ed i
sessanta anni, con grado variabile da avanzato a convalescenti.
47
.
Di queste, durante la ricerca, cinque erano degenti presso l’Istituto
Nazionale Tumori – Fondazione G. Pascale, le restanti erano state già
dimesse dopo un ricovero per medesime patologie.
Il progetto era finalizzato a comprendere se l’ insegnamento e
l’applicazione delle tecniche di camouflage portava giovamento fisico e
psicologico alle pazienti.
Inizialmente è stato somministrato un questionario alle donne in cui si
chiedeva se la malattia avesse portato evidenti modifiche al loro corpo e
come queste avessero influito sulla loro vita sociale e di coppia. Alla fine
è stato chiesto il loro consenso a sottoporsi al trattamento di make–up.
Il trattamento proposto spiegava come poter “camuffare” le lesioni
recenti e gli esiti cicatriziali, e alla fine si chiedeva di compilare un
questionario per verificare il gradimento della prestazione.
Di seguito sono riportati i dati raccolti.
48
A$ALISI DEI DATI RACCOLTI
QUESTIO$ARIO
1.
Può descrivere fisicamente se stesso come la vedono gli altri?
Non saprei
Come una malata
20%
Bene
Astensione alla risposta
40%
10%
30%
2.
La malattia, gli eventuali trattamenti effettuati, hanno trasformato il
suo corpo?
3.
Se si, in seguito a cosa?
49
4.
La sua vita sociale ha subito delle ripercussioni a causa dei
cambiamenti relativi all’immagine di sé?
5.
La sua vita sessuale ha subito delle ripercussioni a causa dei
cambiamenti relativi all’immagine di sé?
6.
7.
Pensa che si potrebbe fare qualcosa per migliorare il suo aspetto?
In questo periodo chi potrebbe esserle di aiuto?
50
8.
Sarebbe disposta a sottoporsi ad un trattamento di make – up,
effettuato da un esperto, per valorizzare il suo aspetto?
51
QUESTIO$ARIO
1.
E’ soddisfatta del trattamento di make – up a cui si è sottoposta?
2.
Cosa è cambiato del suo aspetto?
3.
Acquisire tecniche di make – up lo ritiene utile per migliorare la
propria immagine di sé?
4.
Secondo lei “piacersi e piacere” influenza positivamente l’umore?
52
5.
Secondo lei la sua vita sociale potrebbe migliorare grazie
all’acquisizione di tecniche di make – up?
6.
Istituire un laboratorio di make – up a disposizione delle persone
interessate, all’interno della struttura ospedaliera, potrebbe essere
un’iniziativa utile?
53
CO$CLUSIO$I
I risultati di questa ricerca sono stati interessanti e incoraggianti.
Intanto le donne hanno mostrato grande disponibilità a sottoporsi al
trattamento di camouflage e ad apprendere le facili tecniche esposte.
Gli incontri con le pazienti degenti presso l’Istituto sono stati non solo
utili dal punto di vista psicologico ma, naturalmente, hanno anche
contribuito ad alleggerire la routine ospedaliera. Le donne convalescenti
hanno mostrato grande partecipazione e si sono costituite in un gruppo
affiatato. È diventato un momento piacevole perché potevano recuperare
un’estetica più gradevole e sentirsi più facilmente in contatto con gli
altri.
Confrontandosi
sugli
argomenti
più
vari,
hanno
potuto
momentaneamente accantonare l’esperienza negativa della malattia.
Di certo non si può affidare alla bellezza il compito di modulare il
vivere quotidiano, ma in questa società, molto incentrata sull’apparire, la
valorizzazione dell’immagine può contribuire a facilitare i rapporti.
In conclusione, l’esperienza dimostra che la valorizzazione della
qualità della vita passa attraverso un’attenzione ai livelli emozionali e
alla “cura del corpo” in tutte le sue sfaccettature.
In un ospedale moderno, ai trattamenti routinari, può essere utile
affiancare percorsi complementari che rimettano al centro i bisogni della
persona ammalata.
La cura dell’immagine può essere uno di questi.
54
Bibliografia:
A. Carotenuto, (2000), Riti e miti della seduzione, Bompiani.
F. De Falco, (1997), Psicologia in oncologia, Cuzzolin.
F. De Falco, (2005), Dalla malattia in poi … il tempo restituito Manuale
di qualità della vita, Cuzzolin.
G. Ferrandes, E. Longo, P. Tempia Vacenta, (2004), Le emozioni dei
malati e dei curanti, Centro Scientifico Editore.
F. Favoretti Camposampiero, P. Di Benedetto, M. Cauzer, (1998),
L’ esperienza del corpo. Fenomeni corporei in psicoterapia psicoanalisi,
Dunot.
C. Genovese, (1998), Corpo-Mente, Dunot.
C. Mencacci, R. Anniverno, (2005), Le manifestazioni psichiche nei cicli
vitali della donna, Pacini.
C. Mencacci, R. Anniverno, (2007), Le patologie psichiatriche nella
donna, Pacini.
G. Minois, (2005), Storia del mal di vivere dalla malinconia alla
depressione, Dedolo.
55
G. Marasso, (1998), Cancro: curare i bisogni del malato. L’ assistenza in
fase avanzata di malattia, Il Pensiero Scientifico Editore.
J.Sandler, (1988), Proiezione, identificazione, indentificazione proiettiva,
Bollati Boringhieri.
Sitografia:
http://www.aimac.it/informazioni/libretti/articolo.php?id_articolo
http://www.astrologiainlinea.it/Astro_Magazine/Articoli/astromagazine
http://www.beltade.it/ondadelbenessere/dettaglio_new.asp?id=1523&cat
http://www.benessere.com/bellezza/arg001/storia.htm
http://www.body-image.it/immaginecorporea.htm
http://www.equipelogodinamica.it/immaginecorporea.
http://www.interruzioni.com/nanda.htm
http://www.nautilus.ashmm.com/9707it/cultura/seduz.htm
http://www.sabbioni.it/main/index.php?id_pag=20
http:/www./xmissvioletx.splinder.com/post/12869904/La+Seduzione
56
APPE$DICE
Gentile Signora,
in questo momento particolare della Sua vita, in cui la Sua immagine
corporea cambia come conseguenza delle terapie, abbiamo pensato con
questo progetto di fare qualcosa che potesse aiutarla a vivere con meno
sofferenza i cambiamenti del proprio aspetto fisico.
Da numerose indagini è stato accertato in più occasioni che l’umore può
incidere positivamente o negativamente sul percorso della malattia.
Quindi lo scopo di questo progetto è verificare se, attraverso
l’apprendimento di semplici tecniche di make–up, si ottiene giovamento
non solo sulla percezione dell’immagine di sè ,ma anche sull’umore e
qualità di vita.
Con la sua adesione ci permetterà di capire se i risultati ottenuti sono
utili e applicabili in un futuro prossimo come metodica abituale di
assistenza psicologica nelle strutture ospedaliere.
Abbiamo allegato un questionario attraverso il quale contiamo di riuscire
I
a capire come Lei vive eventuali cambiamenti del suo aspetto fisico, Le
saremmo grati se lo compilasse .
La ringraziamo fin d’ora per la sua preziosa collaborazione
QUESTIO$ARIO
1. Può descrivere fisicamente se stesso come la vedono
gli altri?
2. La malattia, gli eventuali trattamenti effettuati, hanno
trasformato il suo corpo?
Si
No
3. Se si, in seguito a cosa?
Trattamento con chemioterapia
Trattamento con radioterapia
Ormonoterapia
Posizionamento di cateteri vari
II
Macchie cutanee
Evidente dimagrimento
Marcato aumento dipeso
Altro__________________________________________________
______________________________________________________
4. La sua vita sociale ha subito delle ripercussioni a
causa dei cambiamenti relativi all’immagine di sé?
Si
No
5. La sua vita sessuale ha subito delle ripercussioni a
causa dei cambiamenti relativi all’immagine di sé?
Si
No
6. Pensa che si potrebbe fare qualcosa per migliorare il
suo aspetto?
Si
No
7. In questo periodo chi potrebbe esserle di aiuto?
Medico
Infermiere
Psicologo
Familiari
Volontario
Amici
Altro:________________________________________________
_____________________________________________________
8. Sarebbe disposta a sottoporsi ad un trattamento di
make–up, effettuato da un esperto, per valorizzare il
suo aspetto?
III
SI
No
QUESTIO$ARIO
1. E’ soddisfatta del trattamento di make – up a cui si è
sottoposta?
SI
No
2. Cosa è cambiato del suo aspetto?
___________________________________________________
___________________________________________________
___________________________________________________
3. Acquisire tecniche di make – up lo ritiene utile per
migliorare la propria immagine di sé?
SI
No
4. Secondo lei “piacersi e piacere” influenza positivamente
l’umore?
IV
SI
No
5. Secondo lei la sua vita sociale potrebbe migliorare grazie
all’acquisizione di tecniche di make – up?
SI
No
6. Istituire un laboratorio di make – up a disposizione delle
persone interessate, all’interno della struttura ospedaliera,
potrebbe essere un’iniziativa utile?
SI
No
V