Scarica il report della missione - Centro Sperimentale del Mobile e

Transcript

Scarica il report della missione - Centro Sperimentale del Mobile e
1
INTRODUZIONE
La ricerca presentata in questo saggio è frutto di un’analisi di
mercato contta in forma diretta nel mesi di maggio - giugno 2001 nei
paesi interessati, nonché della rielaborazione delle ricerche condotte
da ICE sulla situazione economica congiunturale in Argentina e Cile
e più specificatamente sul settore del mobile in Argentina, Brasile e
Cile cui si rimanda per ulteriori informazioni in materia. Durante il
soggiorno si
è incontrato un numero assai ampio di operatori:
rivenditori, architetti, interior decorators, giornalisti, e numerosi, circa 60 – sono stati i punti vendita visitati.
Il tutto nell’intento di offrire alle aziende toscane interessate ai
mercati del Sud America un agile ma denso strumento operativo.
Doverosi ringraziamenti vanno, tra gli altri, a Giovanni Sacchi
(direttore Ice – Firenze), Federico Balmas (direttore Ice – Argentina),
Andea Ambra (direttore Ice – Brasile), Giancarlo Lamio (direttore Ice
– Cile), Amedeo Scarpa (vicedirettore Ice – Brasile), Olga Martin
(trade-analyst – Argentina), Paola Rossetto (trade-analyst Brasile),
Marina Marazzina (trade-analyst Cile).
2
1. IL MERCOSUR
Intorno alla metà degli anni ’80 Brasile ed Argentina hanno intrapreso
un rapporto di collaborazione economica e commerciale mai prima
esistito nella loro storia. Allo scopo di cementare tale collaborazione,
le due nazioni, nel periodo compreso tra il 1984 e il 1989,
sottoscrissero ben 24 protocolli bilaterali. Così facendo, Brasile ed
Argentina iniziarono un.
Nell’agosto del 1990, il Presidente del Paraguay, Andrés Rodriguez e
quello dell’Uruguay, Luis Alberto La Calle, visti gli importanti risultati
dell’accordo, hanno chiesto ed ottenuto l’incorporazione dei loro stati
nel protocollo esistente tra le due grandi nazioni del Sud America. Le
negoziazioni sono sfociate in un accordo del 26 marzo 1991, il
“Tratado de Asuncion” che, firmato in Asunciòn dal Presidente Carlos
Menem, per l’Argentina; Fernando Collor de Mello, per il Brasile;
Andrés Rodriguez, per il Paraguay, e Luis Alberto La Calle, per
l’Uruguay, ha stabilito la decisione di creare un mercato comune a
partire dal 31 dicembre 1994.
Tale mercato avrebbe implicato la libera circolazione delle merci, dei
servizi e dei fattori produttivi tra gli stati partecipanti, ed una comune
politica commerciale nei confronti degli altri.
Organi di tale accordo il Consiglio del Mercato Comune (Common
Market Council), di natura politica, ed il gruppo del Mercato Comune
(Common Market Group), con poteri esecutivi, creati allo scopo di
amministrare e gestire quanto stabilito dal Trattato.
A metà degli anni ’80 la crescita dell’economia latino-americana ha
implicato un sostanziale aumento del commercio tra i quattro paesi
3
partners – da 8.369 milioni di dollari statunitensi nel 1991, ad 19.624
milioni nel 1994, con un incremento percentuale pari al 134,51% nei
tre anni, portando il Mercosur all’attenzione delle grandi potenze
mondiali.
Nonostante tale ascesa il progetto del mercato comune non ha
comunque potuto essere portato a termine per la data stabilita del 1
gennaio 1995.
Il Ouro Preto Summit, che ha avuto luogo nel dicembre del 1994, ha
stabilito la previa attuazione di una unione doganale rispetto alla
realizzazione di un mercato comune. Pertanto dal 1 gennaio 1995
una, sia pur estremamente imperfetta, unione doganale si è
realizzata: essa ha comportato l’eliminazione di ogni tariffa nei
confronti dei rapporti commerciali reciproci, e l’adozione di un dazio
doganale comune nei confronti degli altri stati. Una realtà,
quest’ultima, oggi non più completamente in vigore.
Il Mercosur ha inoltre firmato il 15 dicembre 1995 un accordo di
programma finalizzato cooperazione politica e coordinamento con
l’Unione Europea.
Il 25 giugno del 1996 si è decretata la nascita di una zona di libero
commercio tra i Cile e i 4 paesi del Mercosur. Ciò non significa
costituire un’unione doganale, ma vuole essere molto di più che una
zona di libero commercio di beni. L’intenzione è quella di mettere
insieme integrazione fisica e commercio di servizi, facilitare la
circolazione di beni e servizi all’interno di tale grande spazio
economico.
Al momento il Mercosur sta componendo con successo negoziazioni
bilaterali con il Brasile, dopo una successione di situazioni assai
4
conflittuali nell’ambito commerciale che avevano fatto seguito alla
svalutazione della moneta brasiliana, ed è stata inoltre ratificata
l’intenzione dell’Argentina di procedere nei negoziati dell’Area di
Libero Scambio delle Americhe (ALCA) e di integrazione dell’Unione
Europea.
Tra i risultati più notevoli delle negoziazioni del Mercosur durante il
2000, occorre citare la conclusione dell’Accordo per una Politica
Automobilistica Comune, e soprattutto la Dichiarazione Presidenziale
su
Mete
e
Meccanismi
di
Convergenza
Macroeconomica
(Flòrianapolis, dicembre del 2000), basata sugli accordi raggiunti nel
corso della riunione dei Ministri di Economici e Presidenti delle
Banche Centrali che ha preceduto il Vertice dei Presidenti del blocco
regionale. In tale contesto sono state approvate le “mete e
meccanismi per la convergenza economica”, stabilendo tra l’altro:
- le modalità di presentazione comune dei risultati relativi a
inflazione, variazione del debito fiscale netto;
- la definizione per il periodo tra il 2002 e il 2005 del tasso massimo
di inflazione al 5% annuo. A partire dal 2003 verrà definito un nucleo
inflazionistico (indicatore speciale), il cui massimo è stato fissato nel
4% annuo. A partire dal 2006 la tendenza di tale indicatore non potrà
superare il 3% annuo.
- per il Paraguay un periodo di adeguamento fino al 2006, durante il
quale potrà ridurre il tasso di inflazione.
Anche se l’impegno non comporta alcuna sanzione per le
inadempienze, si è comunque verificato un considerevole progresso
in relazione al passato più immediato.
5
2. ARGENTINA
2.1. Congiuntura
Nel corso del 1999 l’economia argentina non è riuscita a rimontare
la fase recessiva iniziata nella seconda metà del 1998, anche se
nell’ultimo scorcio di anno sono affiorati piccoli segni di ripresa
provenienti dal settore industriale, escluso quello dei beni durevoli. In
realtà, la recessione si è man mano aggravata in seguito alla
svalutazione brasiliana del gennaio 1999 che ha portato ad una
flessione degli scambi bilaterali e ha scosso l’intera impalcatura del
Mercosur.
La caduta del Prodotto Interno Lordo nei dodici mesi del 1999,
stimata intorno al 4%, va attribuita, soprattutto, ai vistosi cali degli
investimenti e dei consumi privati che hanno segnato variazioni
negative stimate rispettivamente intorno al 9% e al 3%. Quanto alla
struttura de PIL circa un terzo è rappresentato dai settori produttivi
(industria manifatturiera: 16,2%, agricoltura: 6,2%, costruzioni: 5,8%)
e per due terzi dai servizi. Nonostante il basso coefficiente del
settore agricolo, esso assume un peso preponderante nella
distribuzione percentuale delle esportazioni, sia come prodotti
primari, sia come prodotti agro-industriali.
L’affievolimento dei ritmi di produzione peraltro già manifesto nel
corso del secondo semestre del 1998, si è accentuato in seguito alla
caduta della produzione del reparto automobilistico, dovuta alla
definizione delle condizioni dell’accordo argentino - brasiliano, a sua
6
volta provocata dalla libera fluttuazione del real, tradottasi in una
grave svalutazione.
D’altra parte la competitività delle esportazioni argentine continua ad
essere notevolmente ridotta dal legame del peso con il dollaro.
Sul fronte dei prezzi, il 1999 ha chiuso con un tasso di inflazione
medio, misurato dall’indice dei prezzi al consumo pari a – 1,8%,
deflazione
che
va
attribuita
essenzialmente
alla
situazione
economica recessiva, mentre l’indice dei prezzi all’ingrosso ha
invece segnato, sotto la spinta dei prezzi petroliferi, un aumento
dell’1,1% su base annua.
Nei circoli imprenditoriali prevaleva, a fine anno, un cauto ottimismo
sull’andamento degli affari nel 2000: si prevedeva un aumento della
domanda interna, il 37% delle imprese industriali ipotizzava una
esportazione delle proprie esportazioni, mentre il 68% ha manifestato
il proposito di realizzare nuovi investimenti.
In realtà, prerogativa principale dell’economia argentina nel 2000 è
stato un forte ristagno. Per quanto concerne l’evoluzione del Prodotto
Interno Lordo e le sue principali componenti, tale ripresa economica
non si è verificata. Le stime riguardanti la variazione del PIL oscillano
tra una diminuzione dello 0,4% e una crescita dello 0,9%. Anche il
comportamento della Produzione Industriale, che aveva evidenziato
un importante aumento nella prima metà del 2000, ha mostrato una
forte contrazione nel secondo semestre, facendo registrare alla fine
una variazione annua praticamente nulla (+0,1% nel 2000 in
relazione al 1999).
7
La disoccupazione si è evidenziata come uno degli elementi più
negativi dell’intera congiuntura, passando dal 12,9% nel 1998 al
14,0% nel 1999 e al 15,3% nel 2000.
Tale andamento è da ritenersi estremamente nocivo per lo sviluppo
dell’attività economica: da una parte perché, come è evidente, tale
variazione è stata considerevolmente inferiore alle stime di crescita
proprie del 1999 sopra riportate, il che ha inciso, aggravando anche
la situazione fiscale, sulle proiezioni del bilancio preventivo di
governo; dall’altra a causa di tale orientamento si è riproposto un
rinnovato logorio delle aspettative degli operatori, con un evidente ed
immediato
impatto
negativo
sulle
decisioni
di
consumo
e
investimento.
La congiuntura negativa del 1999 – 2000 si è confermata ed
addirittura aggravata nell’anno in corso. La parità peso – dollaro si è
rivelata ancor più un oneroso cappio per l’economia del paese con
gravi conseguenze sull’export, sull’occupazione ed addirittura sul
pagamento degli stipendi che è stato a lungo bloccato.
Molteplici sono state le cause che hanno contribuito a stabilizzare e a
non risolvere la recessione economica propria dell’Argentina degli
ultimi anni. In primis, sicuramente la svalutazione e la recessione
economica del Brasile, essendo quest’ultimo paese uno dei principali
clienti dell’Argentina. Secondo, l’aumento delle restrizioni per il
finanziamento estero, indotte dal susseguirsi delle crisi finanziarie nei
paesi del Sud - Est Asiatico e in Brasile. Terzo, l’effetto del rialzo dei
tassi di interesse internazionali, che molto ha influito sul livello di
indebitamento internazionale dell’Argentina.
8
2.2. Import - Export
Relativamente alle importazioni argentine quasi il 4% del totale
appartiene alla voce Beni Capitali e a Pezzi e Accessori per Beni
Capitali, ai Beni Intermedi 33,5% e solo il 21,83% ai Beni di
Consumo.
Quanto alla composizione delle importazioni a seconda della loro
origine, la preferenza è per i paesi del Mercosur. In tal senso la
competitività di paesi quali l’Uruguay, Paraguay e Brasile si fa
indubbiamente sentire. L’Unione Europea si colloca al secondo posto
della graduatoria (22,9%) ad un livello praticamente uguale a quello
raggiunto dalle nazioni Nafta.
Per quanto riguarda i singoli paesi, il Brasile occupa la prima
posizione, mentre l’Italia con il 4% è al quinto posto (nel primo
semestre del 2000 il quarto).
Nel 2000 le esportazioni totali argentine hanno mostrato un
importante incremento nella partecipazione dei Manufatti di Origine
Agro-zootecnica e Industriale rispetto all’anno precedente: i primi
hanno rappresentato il 30,1% e i secondi il 31,00% del totale
esportato durante il periodo in considerazione.
Si è ridotta la partecipazione di prodotti primari (20,6% del totale),
mentre la voce combustibili, mantenendosi intorno alla percentuale
del 18,3%, non ha subito particolari variazioni.
Il Mercosur continua ad essere il principale mercato delle
esportazioni argentine, raggiungendo il 32,00% del totale esportato.
Anche se questa partecipazione si è ridotta in relazione al 1999, la
9
caduta è stata comunque attutita dalla ripresa della attività
economica in Brasile.
In ordine di importanza seguono le vendite all’Unione Europea
(17,5%), concentrate principalmente sui prodotti primari e sui
manufatti di origine agro-zootecnica, che rappresentano l’81,1% del
totale esportato dall’Argentina verso quella regione.
Per quanto riguarda l’ordinamento in base all’importanza dei paesi
clienti dell’Argentina per l’anno 2000, il Brasile compare nuovamente
in testa alla lista con il 26,8% del totale esportato. E’ inoltre da
segnalare l’aumento della partecipazione relativa degli USA (12,00
del 2000 contro l’8,3% del 1998 e l’11,4% del 1999); del Cile,
coerente con l’approfondimento dell’accordo preferenziale di questo
paese con il Mercosur, che è passato dal 7,1% nel 1998 all’8,0% nel
1999 al 10,1% nel 2000 cfr. schema 1.
Esportazioni verso
Milioni USD
%
Brasile
7.024
26,8%
Stati Uniti
3.137
12,0%
Cile
2.648
10,1%
Spagna
914
3,5%
Uruguay
798
3,0%
Cina
790
3.0%
Italia
731
2,8%
altro
35.733
38,9%
Schema 1 / Esportazioni argentine anno 2000
Fonte Indec e Segreteria Industria, Commercio e Investimenti
10
Quanto all’Italia la sua partecipazione relativa non ha virtualmente
subito varianti: una lieve flessione in relazione all’anno precedente
ma che, tuttavia, non ha modificato la sua posizione nella lista: 2,8%
nel 1998, 3,0% nel 1999 ed ancora 2,8% nel 2000.
La proiezione per il 2001 appare indubbiamente negativa: la parità
peso – dollaro, non basata su reali presupposti penalizza fortemente
le esportazioni argentine anche nei settori di punta come ad esempio
quello zootecnico. Le già citate forti tensioni dei mesi di giugno e
luglio scorsi dimostrano tute le difficoltà attuali dell’economia
argentina.
2.3. Il settore del Mobile
2.3.1 Il mercato
Nel periodo 1996-98 la vendita di mobili ha avuto in Argentina un
lieve incremento. Ciò come conseguenza soprattutto di nuovi crediti
per il consumo, di una certa stabilità politica e economica, di un
dinamismo in particolari settori quali quelli degli uffici ed alberghiero.
La situazione è però radicalmente mutata dal 1999, con l’arrivo della
recessione, dell’incertezza politica, dell’alto costo del denaro, della
crisi monetaria brasiliana. Da considerare inoltre il calo dell’edilizia
(7% nel 1999). Tutto ciò ha portato ad un decremento nelle vendite di
arredamento pari a circa il 10%; una diminuzione che ha investito
anche la classe AA come rilevato da Monica Melhem di Gris
Dimension (miglior showroom di Buenos Aires con aziende quali
11
B&B, Cassina, De Padova, Pallucco, Ceccotti, Poltrona Frau, Ingo
Maurer, Fontanarte) e Adrian Sevitz di Gowa's. Solo il settore del
contract sta dimostrando lievi segnali di ripresa (Poli Churba,
direttore di Natan, 3 negozi con firme quali Catelan, Rimadesio,
Zeritalia, Segis).
Una tendenza confermata dall’attuale crisi recessiva di cui ancora
non si intravede la fine – in tal senso Javier Malik di Vivendi rilevava
come “Ancora non si sia toccato il livello più basso”.
Stime recenti parlano di un’attesa di circa due tre ani dopo lo
stabilizzarsi dell’economia affinché si possa nuovamente investire nel
ricambio dei mobili. Questo anche perché in genere il cittadino
argentino non ritiene l’immagine della sua casa una reale priorità.
A breve termine si prevede il rifiorire di crediti immobiliari. Questo
dovrebbe contribuire al rilancio dell’acquisto e della costruzione della
casa, con la conseguente domanda di mobili, in particolare per la
cucina - già montate al momento dell'acquisto dell'appartamento, di
tipo europeo, soprattutto in legno - e il bagno.
Nell’ultimo decennio c’è stato un forte incremento nel rifacimento e
nell’abbellimento di cucine e bagni attraverso nuovi materiali e nuove
attrezzature. Questa tendenza è stata accompagnata da una fioritura
del commercio di mobili da cucina e di componenti interni degli
armadi: in entrambi i casi l’innovazione consiste in nuovi meccanismi,
porte scorrevoli in alluminio per cassetti, nuovi sistemi di rotaie e aste
per tende.
Per i mobili da cucina, il segmento di alto consumo è molto ridotto ed
è rifornito da produttori nazionali con rappresentanze di fornitori
internazionali, soprattutto tedeschi.
12
In dettaglio relativamente alle diverse tipologie di prodotto:
A. i mobili per la casa si caratterizzano per la scarsa rotazione in
quanto i consumatori argentini, se si toglie la fascia A, comprano i
mobili una volta nella vita in occasione del matrimonio.
Di questi prodotti i mobili per salotto e camera da letto di fascia alta
sono quasi esclusivamente di importazione divisi tra l’offerta di Gris
Dimension che importa principalmente dall’Italia; Roche Bouboir,
franchising francese; Linea International che lavora con prodotti
italiani e spagnoli; mentre nel caso di pubblico giovane occorre citare
Natàn e Vivendi che lavorano anche con i Paesi Scandinavi.
Nel settore delle cucine, sempre relativo al mercato alto che
interessa direttamente le aziende italiane di design appaiono vincenti
produttori nazionali con rappresentanze di fornitori internazionali
principalmente tedeschi in quanto la donna argentina tende ad
associare al prodotto tedesco “maggiore solidità garanzia”.
In particolare Cucina Bella e Bulthaup possiedono propri show-rooms
a Buenos Aires e producono localmente la struttura importando i
meccanismi, le ferramenta ed i panelli fontali.
Il mercato medio e medio-basso, basso fa capo, oltreché a mobilifici
locali che talvolta sono anche importatori, dalle grandi catene di
distribuzione quali Riveiro S.A. con 23 magazzini, Grupo Marquez
con 30 punti vendita, Red Megatone, il più importante con i suoi 110
locali di vendita.
B. i mobili per la comunità per i quali non vi sono in Argentina né
grandi importatori né catene di distribuzione. In genere le grandi
catene di alberghi, cinema e negozi hanno fornitori internazionali a
livello mondiale per l’intera catena. Tra i fabbricanti nazionali si
13
ricordano Simet (sedie) e Gowas, mentre tra gli importatori si
annoverano negozi come Vahdrhyer e Linea International.
Finora il prodotto italiano ha riscontrato in questi settori uno scarso
successo ma si ha il caso recente di un affidamento di un hotel della
catena Sheraton ad una ditta italiana.
Infine, per quanto riguarda le diverse tipologie di importatori si fa
riferimento allo schema 3.
Descrizione
Caratteristiche
dei
principali
importatori e percentuali su totale
annuo
Sedie girevoli ad altezza regolabile
Fabbricanti/rappresentanti: 28%
Importatori diretti (Banche): 24%
Sedie con anima in legno
Fabbricanti/rappresentanti: 25%
Distributori: 6%
Sedie con anima in metallo
Supermercati: 12%
Importatori diretti: 21%
Mobili in metallo per l’ufficio
Fabbricanti / rappresentanti: 21%
Importatori diretti: 22%
Distributori: 11%
Mobili in metallo non per l’ufficio
Supermercati: 89%
Importatori diretti: 6%
Mobili in legno per camere da letto
Fabbricanti/rappresentanti: 43%
Distributori: 20%
Mobili in legno non per l’ufficio, né da Supermercati: 21%
cucina, né camere
Componenti di mobili
Importatori diretti (Banche): 42%
Schema 2 / Tipologie di importatori
Fonte / Laura Abramovsky e Néstor Bercovich
2.3.2 Produzione locale
L’industria
del
mobile
si
è
sviluppata
in
Argentina
contemporaneamente all’arrivo della massa di emigranti del secolo
14
scorso; molto importanti sono stati gli artigiani e gli ebanisti di origine
italiana dei quali la gran parte si è specializzata nella fabbricazione di
mobili in stile, di alta qualità.
Il settore è oggi formato di un insieme variegato di PMI: si tratta di
circa 5.800 imprese che impiegano circa 30.000 lavoranti. Ad
eccezione di un gruppo di aziende di maggiore dimensione che ha
recentemente modernizzato i propri impianti, gran parte del settore è
comunque caratterizzata da impianti piccoli, conduzione per lo più
familiare, forte ritardo tecnologico sia nei macchinari che nel design.
Le imprese di settore sono localizzate principalmente nella Capitale e
nella Grande Buenos Aires, altri poli importanti sono dislocati a Santa
Fe, Cordoba e Mendoza.
La produzione di mobili in legno rappresenta quasi il 70% del totale
dell’industria del mobile in Argentina, seguita da quella dei mobili in
metallo. Per quanto riguarda le imprese che lavorano mobili in legno,
quelle che utilizzano legnami locali devono fronteggiare a tutt’oggi il
problema della quasi estinzione delle specie di alto prestigio. Ad
esempio per quanto riguarda le aziende che usano legno di pino, si
registra un scarsa interazione con il settore produttivo del legname.
In compenso da alcuni anni è molto utilizzata la produzione di
semilavorati d’alto valore, blank, tiranti laminati, da parte di un
gruppo di segherie che esporta e lavora con tecnologia di livello
internazionale.
Il mercato interno è stato da sempre la destinazione quasi esclusiva
della produzione argentina di mobili, ma da alcuni anni alcune fra le
ditte più importanti hanno cominciato ad esportare.
15
Nell’ultimo decennio, le esportazioni di sistemi di arredo, in
particolare mobili in metallo per la casa e mobili in legno, sono le più
importanti, ed hanno avuto una maggiore crescita dell’export di
sedie.
Le vendite all’estero si sono concentrate principalmente su mobili di
buon disegno e qualità, puntando su zone di alto consumo, quali
Stati Uniti e Brasile.
Per quanto riguarda le esportazioni verso l’Italia si è trattato quasi
essenzialmente di esportazioni di componenti per mobili.
Il dato complessivo della produzione argentina ha segnato
comunque negli ultimi ani un leggero decremento a conferma delle
reali difficoltà del mercato – cfr. schema 3.
Sottosettore
Produzione
Percentuale
Mobili in legno
Tappezzeria
Mobili in metallo
Materassi e Mat. a molle
880
120
150
150
69%
9%
11%
11%
TOTALE
1.300
100%
Schema 3. Composizione dell’offerta del settore del mobile argentino
(Produzione in milioni di dollari, valori approssimativi riferiti al 1998)
Durante il periodo 1992-98, l’ammontare totale delle importazioni si è
quasi triplicato. Le importazioni di mobili rappresentano attualmente
circa il 70% del totale settore, mentre le sedie costituiscono solo il
restante 30%. Per quanto riguarda i paesi di provenienza la prima
posizione è occupata dal Brasile, seguito da Usa e Italia.
16
La struttura impositiva sulle importazioni risulta così composta: Prezo
Cif x (aec + Te) = prezzo locale essendo Prezzo Cif il prezzo franco
fabbrica più il costo del trasporto e dell’assicurazione; Aec la tariffa
doganale comune, la Te il tasso statistico. Sul prezzo locale si deve
pagare: il 21% di Iva, il 10% di Iva per la risoluzione 3031 del 1991, il
£% di anticipo sull’imposta dei redditi.
2.3 Le aziende italiane in Argentina
2.3.1. Rischi
Come già rilevato, la situazione economica argentina presenta una
congiuntura particolarmente sfavorevole. In particolare il calo
dell’edilizia nel 1999 (7%) ha fatto decrescere il consumo di mobili
oltre il 10%.
“Attualmente il mercato è fermo” (Gerardo Sevitz di Gowa’s); “Il
paese è totalmente fermo” (Poli Churba di Natan); “Il mercato non
funziona assolutamente” (Monica Melhem di Gris Dimension),
rilevavano significativamente alcuni fra i più importanti distributori
incontrati.
Da aggiungere inoltre il fatto che in un mercato recessivo i volumi di
vendita sono in aumento nei settori medio e medio/basso che, come
già più volte rilevato, non appaiono di pertinenza delle aziende
italiane.
Anche quando si avrà una ripresa economica (ad oggi difficile da
prevedere) è facile attendersi che l’incremento delle vendite sarà
17
abbastanza contenuto in quanto, come già evidenziato, l’acquisto dei
mobili non appare come una priorità nel consumo del cittadino
argentino.
Da notare inoltre che gran parte del mercato, anche nelle fasce più
alte, appare incline a prodotti dalle linee classiche, tradizionali e
“funzionali” in senso stretto presenti nei mobili brasiliani, americani e
nordici (Scandinavia) – secondo Marcel Gansievich di Walzer, solo il
20% dei consumatori A sono interessati al design.
Va rilevata inoltre una scarsa partecipazione delle aziende italiane
alle fiere di settore soprattutto in paragone con nazioni quali Spagna
e Germania.
Quanto sopra ha portato ad una progressiva riduzione delle
importazioni italiane. I dati del 1998 parlano di circa il 15% mentre
nel 1992 il dato era assestato al 18%
Le importazioni dall’Italia sono leggermente superiore nel settore
“sedie” rispetto a quelle del settore “mobili”. In dettaglio il prodotto
maggiormente importato sono le “sedie con anima in metallo”,
seguono i “sedili girevoli ad altezza regolabile”, le “altre sedie”, i
“mobili in metallo non per l’ufficio”. Una tipologia di prodotto, di
minore importanza relativa ma che ha registrato una forte crescita è
quella dei “mobili in metallo per ufficio”: mentre i “mobili in plastica”,
dal design spesso più spinto verso l’innovazione, hanno rilevato una
tendenza meno favorevole. Scarso dinamismo si ha nel caso “mobili
in legno per camere da letto” e “per cucina”.
Da un confronto con le importazioni di altri paesi emerge come in
valore assoluto le importazione dall’Italia nel periodo 1992-’98 si
18
siano moltiplicate per 2,7 mentre quelle provenienti dal Brasile sono
cresciute di 5 volte e quelle dalla Spagna addirittura di 18.
E’ soprattutto nel settore “sedie” – “con anima in metallo e in legno” che le importazioni provenienti dall’Italia hanno mantenuto la loro
preminenza, la partecipazione è aumentata anche nel caso di “mobili
in metallo” (per ufficio e altri usi) e “mobili in legno per l’ufficio”; è
diminuita nel caso di “sedili girevoli” ed “altre sedie” (plastica …),
“mobili in legno per casa e comunità”, “mobili in plastica”
e
“componenti per mobili”.
2.3.2 Opportunità
La maggiore opportunità delle aziende italiane sul mercato argentino
è soprattutto rappresentata dal forte appeal che il Made in Italy
riscontra qui come altrove. Il mobile italiano di design è attualmente
presente nelle fasce AA ed A rappresentate da professionisti e
manager dall’età media 40-50 anni (a mo’ di riferimento per un
divano di mt.2, fascia alta 4500 $, media 1700$, bassa 600$). Ma
comunque, come rilevato da diversi operatori (Silva Fairman, ex
rappresentante di Boffi ed Arclinea e Marcel Gansievich di Walzer
…), anche nel caso di tali fasce prevale il mobile classico in
percentuale pari all’80%.
Date le caratteristiche del mercato – crisi congiunturale, continua
contrazione, richiesta crescente di prodotti medi …-, pur con le
contingenti difficoltà di costo, sarebbe opportuno lavorare alla
19
realizzazione ed alla commercializzazione di prodotti di livello meno
elevato per coprire la fascia di mercato medio in continuo aumento.
Appare
inoltre
interessante
la
strada
di
attuare
forme
di
collaborazione di tipo produttivo non solo a livello di accordi di
licenza, come attualmente avviene ad esempio con Tecno
Sudamerica che produce, oltre a Tecno (dal 1980), Zanotta e Matteo
Grassi, esportati in altri paesi del Sudamerica con carichi doganali
estremamente ridotti, ma anche a livello di accordi di coproduzione di
parti e componenti - in tal senso sono stati allacciati rapporti con
Meritalia. Operazioni di questo tipo, a detta degli intervistati, portano
ad una riduzione di circa il 50% del prezzo di listino. Ciò per evidenti
motivi quali: più facile accesso al mercato ampliato del Mercosur,
disponibilità di materie prime e legname a basso prezzo, presenza di
manodopera qualificata a costo contenuto, tempi di consegna ridotti,
maggiore flessibilità di adattamento alle necessità dei clienti, minori
spese a livello di trasporti e tariffe doganali.
Attualmente si hanno diversi tipi di accordi tra aziende italiane ed
argentine
nel
rappresentanza
settore
del
mobile
commerciale
quali
(Carvajal
accordi
semplici
Internacional,
di
Linea
Internacional), per l’approvvigionamento di componenti e meccanismi
(Gowa’s), per la produzione locale di mobili italiani (la già citata
Tecno), d’approvvigionamento di componenti dall’Argentina. In
particolare, Gowa’s, esclusivista di Parri, produce per questa azienda
la struttura in metallo ed importa dall’Italia le scocche in plastica.
Dal punto di vista della tecnologia, come comprensibile, in Argentina
si ha una buona disponibilità a livello di macchine dalla media e
bassa tecnologia, meno di alta.
20
La Costituzione argentina prevede un trattamento ugualitario sia per
gli investimenti nazionali che per quelli stranieri; inoltre la legge
21.382 e la sua modifica del 1993 garantiscono la possibilità di
rimpatrio di capitale e profitti. Tra i diritti degli investitori si segnalano:
la possibilità di effettuare movimenti di capitali senza alcun registro o
autorizzazione; di accedere al credito alle stesse condizioni degli
argentini; di utilizzare qualsiasi struttura corporativa riconosciuta
dalla legge locale e partecipare a programmi di ricerca con
finanziamenti pubblici. Il trattamento legale degli investimenti stranieri
è garantito a livello internazionale da più di 40 trattati sottoscritti a
livello di Potere Esecutivo.
Per quanto riguarda i settori dal più ampio tasso di crescita la
prevalenza degli operatori contattati rileva che le possibilità più
interessanti sono da ricondurre nel settore del contract per il quale
nei prossimi anni è previsto un buon sviluppo; anche in questo caso
però
è
da
prevedere
che
la
competitività
dipenderà
fondamentalmente dal costo del prodotto che deve rimanere
contenuto. Per le cucine Aldo Chierichetti di Altro ribadisce
l'importanza di una maggiore attenzione alle regolamentazioni sulla
sicurezza elettrica.
In particolare relativamente ai singoli operatori incontrati:
-
Tecno e Legno Meubles hanno dimostrato interesse per
cucine di alto livello di alto design e per forme di
collaborazione di tipo produttivo
-
Stilka si è dichiarata disponibile per collaborazioni produttive
per imbottiti da contract anche di design classico ("grandi
maestri");
21
-
D. Groisman (5 showroom a Buenos Aires con imprese quali
Sesta, Luxi, Cacciaro) è interessato a sedute ed imbottiti di
livello alto non solo per ufficio;
-
Linea International (distributore di Herman Miller, La Palma,
Kartell, Icami, De Salto) è alla ricerca di sedie ed imbottiti di
mercato alto;
-
Vivendi (3 punti vendita) è interessato a sedie di livello medio
alto;
-
Wasserman, tra i più grandi costruttori argentini, ricerca
cucine di livello alto ed altissimo (per il livello più basso è già
coperto dall’italiana Lube).
2.3.3 Possibili attività nel campo della promozione
Nell’ottica di una maggiore diffusione dei prodotti italiani sul mercato
argentino appare fondamentale operare al fine di garantire una
migliore promozione delle fiere italiane e favorire ed organizzare la
partecipazione di operatori argentini a questi eventi.
Parallelamente appare opportuno organizzare periodiche visite a
fabbriche italiane di operatori quali rivenditori, distributori, giornalisti,
architetti e interior decorators al fine di far conoscere il valore
aggiunto della produzione italiana.
Per quanto riguarda le riviste di settore si segnalano i Supplementi a
Clarin e La Nacion (riviste), Cronista comercial e Ambito Financiero
(per una pubblicità a largo raggio); Para Ti Decoracion, D&D Diseno
22
y Decoration en Argentina, Elle Decoration, El Living, Summa (rivista
di architettura):
Relativamente alle fiere segnaliamo Casa Foa, esposizione molto
esclusiva di architettura, paesaggismo, interni; Fematec, fiera
multiramo in cui partecipano anche alcune aziende del settore del
mobile; Faimma, per l’industria del legname, mobili ed affini.
23
24
3. BRASILE
3.1 Congiuntura
Il Brasile è dal punto di vista del Prodotto Interno Lordo l’ottava
potenza economica al mondo con un PIL di 840 miliardi US $ nel
1997.
In dettaglio l’agricoltura e la zootecnia contribuiscono al PIL con il
8,6%, l’Industria con il 31,5%, i servizi con il 56,3%.
L’agricoltura e la zootecnia rappresentano il 29% delle esportazioni
(erano il 70% nel 1990) e dal 1992 hanno registrato una crescita
altalenante con un –0,1% nel 1993 e un 8,1% nel 1994. Il Brasile è il
primo produttore mondiale di caffè anche se il prodotto, dopo la
drastica caduta dei prezzi del 1991-92, non è più appetibile per i
coltivatori e gli esportatori. Il Brasile è il paese più importante per la
produzione di frutta ed agrumi; al secondo posto per la soia
attualmente più remunerativa del caffè ed il cacao; al terzo per lo
zucchero e la carne bovina.
Il settore minerario partecipa al PIL per un modesto 1,1%, tuttavia è
importante per il contributo che dà all’export e alla produzione
industriale. Con una produzione di 165 milioni di tonns metriche di
minerali ferrosi (1995), il Brasile è il secondo esportatore al mondo.
Il settore manifatturiero in Brasile è abbastanza diversificato ed è
complementare alla produzione di materie prime del settore primario
e minerario. Infatti le industrie di trasformazione sono orientate alla
lavorazione
dei
principali
prodotti
agricoli
(raffinazione
dello
zucchero, trasformazione della frutta, del caffè, lavorazione delle
25
carni, e del latte…) e delle materie prime minerarie (ferro, acciaio,
manganese, petrolio). Sviluppata è anche l’industria che produce
impianti e macchinari per la produzione e la trasformazione di
energia elettrica con la holding Petrobras che ha sviluppato una
notevole tecnologia per l’esplorazione e l’estrazione di petrolio e la
costruzione
delle
relative
piattaforme.
La
forte
presenza
dell’agricoltura ha stimolato la crescita dell’industria chimica, in
particolare dei fertilizzanti, e di un’industria locale delle macchine
agricole.
L’ampiezza del mercato interno ha richiamato in Brasile investimenti
delle maggiori società multinazionali che hanno da molti anni grandi
impianti per la produzione di autoveicoli (Ford, Volkswagen, Peugeot,
Fiat …), pneumatici, informatica di consumo.
Nel campo del terziario hanno avuto un forte sviluppo il settore
turistico e dei servizi ad esso collegati, quello delle costruzioni, con
grandi progetti di nuovi insediamenti urbani, infrastrutture, abitazioni.
Altrettanto si può dire del settore delle telecomunicazioni, e di quello
dell’informatica e della telematica.
Per quanto riguarda più propriamente la congiuntura economica, il
Brasile non è passato indenne attraverso il terremoto finanziario
dell’estate - autunno del 1997 che ha avuto il suo epicentro in Asia.
Già alla fine del 1997 le ripercussioni della crisi asiatica si sono
manifestate in Brasile con una caduta della Borsa ed un attacco in
piena regola contro la moneta brasiliana, perché il suo livello di
cambio con il dollaro (1 dollaro per 1,11 real) era ritenuto troppo alto
e non in linea con i fondamentali dell’economia.
26
La sfiducia degli investitori internazionali era motivata da persistenti
squilibri sia delle finanze pubbliche che della bilancia dei pagamenti,
a cui il governo non era in grado di apportare correzioni significative.
Con un deficit del settore pubblico che aveva raggiunto il livello del
5% rispetto al PIL e uno squilibrio dei conti con l’estero vicino al
4,5%, si evidenziavano i limiti dell’azione di risanamento intrapreso
dal governo attraverso il ‘piano real’. In effetti esso, entrato in vigore
nel luglio del 1994, aveva sconfitto l’inflazione, ma non era riuscito ad
incidere sul risanamento del deficit pubblico.
In assenza di una riforma amministrativa, previdenziale e fiscale,
l’aumento dell’indebitamento interno costituisce per il Brasile la fonte
principale di finanziamento dello squilibrio di bilancio. Le entrate
fiscali sono insufficienti a generare un eccedente primario in grado di
far fronte al peso degli interessi sul debito pubblico.
Anche il tracollo economico della Russia ha avuto conseguenze
sull’economia brasiliana. Quasi 3 miliardi di dollari hanno lasciato il
paese in poche settimane. Per far fronte a questa fuga di capitali il
governo ha dovuto impegnare più di 20 miliardi di dollari delle
riserve. Nonostante questo, il real ha oscillato a lungo fino al limite
della banda di oscillazione (4%).
Messo alle strette, il Governo nel 1997 ha annunciato tagli alla spesa
pubblica per circa 4 miliardi di US $, allo scopo di contenere il deficit
sotto il 4% del PIL, mentre la Banca Centrale operava una drastica
stretta creditizia, alzando i tassi a breve dal 19% al 42%.
Nell’ottobre del 1997 è stato presentato il piano triennale di
risanamento che ha previsto per il triennio 1999-2001 una manovra
da 84 mld US $ tra tagli e nuove entrate accompagnate da riforme
27
strutturali della previdenza e dell’amministrazione pubblica, per
riportare il deficit sotto il 3% rispetto al PIL e abbassare il rapporto
debito/prodotto interno lordo al 44%.
Nel 1999 i tagli alla spesa pubblica sono stati di 23,5 miliardi US$,
nel 2000 di 33,7 mld, nel 2001 di 38 miliardi con un’attesa di
disavanzo primario del 3%.
3.2. Import - Export
Le voci più significative delle importazioni nel mercato brasiliano
risultano i prodotti del settore macchinario, i Prodotti chimici, il
Petrolio, l’Elettricità per la quale il governo ha recentemente
intrapreso una campagna contro gli sprechi e per il razionamento –
dati quest’ultimi che fanno riflettere considerando le ricchezze
naturali del paese.
Per quanto riguarda i paesi importatori, gli Stati Uniti con il 23%
occupano il primo posto, seguiti da Argentina (12%), Germania
(10%), Giappone e Italia con il 5%.
Relativamente
alle
esportazioni,
il
Brasile
è
particolarmente
conosciuto per le sue abbondanti ricchezze minerarie fra le quali
l’oro, le pietre preziose e le gemme.
Attualmente il Paese produce circa 70 tonnellate all’anno di oro di cui
occupa il settimo posto nella classifica dei paesi produttori.
Il valore della produzione globale di oro, gemme e gioielli nel 1995 è
stata di circa 1,7 miliardi di dollari USA. Già dal 1995 le esportazioni
del settore hanno superato i 531 milioni di dollari statunitensi, con un
28
incremento del 50% rispetto agli anni precedenti. Tali esportazioni
hanno maggiormente riguardato l’oro in lingotti, in fili e in lamine,
circa il 68% del totale.
Gli altri prodotti che sono maggiormente oggetto del mercato di
esportazione brasiliano sono i Prodotti lavorati, i Minerali di ferro, la
Soia, le Scarpe, il Caffè.
Tra le principali zone geografiche di destinazione delle esportazioni
brasiliane: Stati Uniti (18%), Argentina (13%), Germania (5%),
Olanda (5%), Giappone (4%)
3.3 Il settore del mobile
3.3.1. Mercato
Secondo i dati dell’Istituto brasiliano di Geografia e Statistica, in
Brasile esistono circa 37 milioni di domicili urbani. Tale residenze
sono rappresentate da
31,81 milioni di case e 4,85 milioni di
appartamenti per un totale di circa 160 milioni di abitanti.
La metà dei domicili appartiene alla classe dei ceti più poveri, con
reddito annuo tra US$ 2.400 e 5.500. Ovviamente sono i
consumatori della classe medio - alta a disporre dei mezzi necessari
per l’acquisizione dei c.d. prodotti premium, cioè degli articoli di alta
qualità. Dei quasi 2 milioni di domicili propri di questi ultimi ceti, sono
850 mila – appartenenti a nuclei familiari con guadagni superiori
aUS$ 3.000 mensili - rappresentano l’effettivo potenziale per
investimenti nel segmento di prodotti di Design – molti di quest’ultimi,
29
come rileva Cilene Montéro Lupi sono giovani figli di professionisti
(cfr. schema 4).
Distribuzione per classe sociale
Classi
Popolazione
Classe A
4,4%
Classe B
15,7%
Classe C
26,3%
Classe D
38,6%
Classe E
15,0%
Totale
100%
Part./reddito
24,6%
37,0%
26,5%
9,9%
2,0%
100%
Schema 4 / Evoluzione della popolazione, del reddito e distribuzione per
classe sociale
Fonte / Ice
I brasiliani, forse per il retaggio lasciato dalla cultura portoghese,
hanno sempre avuto un grande attaccamento per la proprietà e la
conservazione esterna dell’immobile, trascurando l’arredamento
interno. Questa situazione è andata evolvendosi negli ultimi 10 anni,
con una acquisizione graduale di maggiore consapevolezza nei
confronti della qualità della vita ed ina crescente paura per la
delinquenza e l’inquinamento cittadino (Vitor Penha). Indicativo a
questo proposito è un sondaggio datato 1997 condotto presso 880
residenti in vari capoluoghi del paese e di tutte le classi sociali, dove
si richiedeva di rispondere alla domanda: “Quali prodotti i brasiliani
amerebbero maggiormente acquisire”. A tal proposito il 38% ha
risposto “mobili per la casa”, il 36%
“telefono cellulare”, il 27%
“computer”, il 26% “macchina da presa”, i 25% “lavastoviglie” (cfr.
schema 5).
30
Bene desiderato
Mobili per la casa
Telefono cellulare
Computer
% degli intervistati
38
36
27
Schema 5 / Profilo di consumo
Fonte / Ice
A livello di congiuntura, la situazione appare fluida – “Il mercato è
oscillante … ogni 5 anni una crisi … non sempre facile da coprire”
(Luciano Bedogni di Grupo Novorumo).
Tra le stanze che occupano maggiore interesse da un punto di vista
arredativo, si colloca sicuramente la cucina, che, da area destinata
ad uso di domestiche, si sta trasformando in una vera e propria sede
sociale intesa come luogo di ritrovo di familiari e amici. Lo schema a
triangolo è la formula più diffusa nella disposizione di fornello,
lavandino e frigo. Il mercato delle cucine della classe risulta
particolarmente interessante: si tratta di quasi 2.000.000 di cucine.
Importante nel settore cucina anche la garanzia di manutenzione; “I
brasiliani fanno tutto velocemente e con poca attenzione ed i mobili
inevitabilmente si deteriorano” (Vitor Penha).
Relativamente ai bagni considerando una media di circa 3 per le
abitazioni della classe A, siamo di fronte a circa 5,4 milioni di
ambienti: siamo di fronte a vere e proprie sale da bagno dotate di
tutti i confort in cui aree per massaggi convivono accanto al
televisore, al telefono; la doccia risulta quasi sempre separata dalla
vasca.
Crescente, anche se ancora non significativa, l’attenzione verso
prodotti dal ridotto impatto ambientale, rilevata principalmente dai
31
progettisti (per Montéro Lupi: “l’ecologia appare importante a causa
della forte crisi energetica del paese. La sensibilità è soprattutto per il
pericolo deforestazione”; mentre Montero Lupi: “Il futuro è il focus
ecologico”.
Relativamente all’evoluzione comportamentale dell’acquirente dei
prodotti di fascia alta, risultano interessanti i risultati di un sondaggio
su un campione dall’età compresa tra i 18 e i 55 anni dal quale
emerge, tra l'altro: una propensione fortemente crescente a
spendere sempre di più per l’arredamento (il 42% degli intervistati
dichiara di acquistare prodotti di arredo una o due volte l’anno) ed il
forte ricorso alla consulenza di architetti ed interior decorators (l’85%
tra gli uomini).
Per quanto riguarda i canali di distribuzione, in Brasile sono attivi
circa 40.000 punti vendita di cui circa 1 decimo dedicati ai prodotti
premium e 2.500 nella sola San Paolo con la famosa Via Gabriel
Monero Da Silva del quartiere Giardini e gli shopping center Lar
Center e D&D, mentre a Rio si segnalano il Rio Design Center e il
Barra Design Center.
3.3.2. La produzione locale
L’industria del mobile brasiliana riunisce più di 13.500 imprese. Nella
maggior parte dei casi si tratta di aziende di piccole dimensioni (cfr.
schema 6), a conduzione familiare, mentre solo recentemente si è
assistito all’arrivo di investimenti produttivi esteri destinati soprattutto
al comparto dei mobili da ufficio. La maggiore concentrazione
32
produttiva è negli stati del Sud (Paranà, Santa Catarina e Rio Grande
do Sul) e nel Sud - Est (Rio de Janeiro, Minas Gerais e San Paolo).
Caratteristiche
Microimpresa (fino a 15 dipendenti)
Piccola impresa (da 15 a 150 dipendenti)
Media impresa (più di 150 dipendenti)
numero di imprese
10.000
3.000
500
Schema 6 / L’industria del mobile : composizione
Fonte / Abimòvel
Le
aziende
brasiliane
sono
prevalentemente
indirizzate
alla
fabbricazione di prodotti per i ceti dal minor potere di acquisto.
Una parte importante del mercato è rifornita da piccoli falegnami che
lavorano al su misura per le classi maggiormente abbienti.
Negli anni ’90 l’industria del mobile brasiliana ha molto investito nel
rinnovo del parco industriale attraverso attrezzature provenienti in
modo particolare da Germania e Italia. Alti sono stati gli investimenti
nell’automazione e nel controllo di qualità.
Anche le previsioni di investimento appaiono importanti: secondo
stime della Associazione Abimòvel, il settore industriale intende
investire a partire dal 2001, 500 milioni US $ in macchine e
attrezzature sia nazionali, che importate.
Evidenti rimangono comunque le criticità tra cui si segnalano: la
mancanza di fornitori specializzati, la scarsa normalizzazione
tecnica, l’alta informalità, i bassi investimenti a livello di ricerca,
design ed analisi di mercato – si pensi a come solo due aziende
forniscano Mdf, la Duratex e la portoghese Sonae. Mentre tra i motivi
di forza sicuramente il basso costo del legname e della manodopera.
Tra le diverse tipologie produttive:
33
-
i mobili rettilinei in serie, dalle forme semplici e non decorate
dedicate ad un mercato con basso potere di acquisto (Carraro e
Todeschini con capacità produttive di 300.000 e 120.000 mobili
mese);
-
i mobili modulari particolarmente richiesti dalle classi alte
(Florense, Todeschini, Pastore, Rudnick);
-
mobili in metallo per residenze (Moveis Itatiaia, dall’altissimo
fatturato).
Particolarmente sviluppata è l’industria di produzione del mobile da
ufficio. Quaranta circa sono le imprese medie e medio-grandi con un
fatturato medio di 15/25 milioni di dollari US per azienda, con unica
eccezione della Giroflex.
In Brasile ancora oggi poche sono le imprese che posseggono un
reparto design formalmente costituito – “Il design brasiliano non ha
l’appoggio dall’industria … La produzione è caratterizzata da
artigianato e informalità” (Vitor Penha). Grande successo sta
comunque avendo l’iniziativa del Programma Brasiliano del Design,
che sta sviluppando diversi progetti di successo, quali il Premio
Brasiliano nel Design di Mobili, ed il Nucleo Design del Mobilio e il
Manuale Sviluppo Prodotti, con l’obiettivo di coadiuvare le imprese
sulla
strada
dell’innovazione
formale:
Un
altro
programma
governativo, Sao Paulo Design, sta cercando di realizzare un lavoro
di classificazione completa delle differenti specie di legname che è
possibile utilizzare nella produzione di mobili.
E’ certo comunque che il design non potrà proseguire senza
integrarsi fortemente alle strategie del settore privato; pur tuttavia,
nel settore del mobile brasiliano, dove predominano le piccole e le
34
medie
imprese,
coordinamento
la formazioni di reti
e
cooperazione
sono
e
centri regionali di
ormai
da
ritenersi
imprescindibili.
3.4 Le aziende italiane in Brasile
3.4.1 Rischi
Negli anni ‘70 e ‘80 il Brasile ha mantenuto le proprie barriere chiuse
alle importazioni, a causa dell’alto livello dei dazi. Dagli anni ‘90 con
la progressiva riduzione del tasso daziario, sono sorti numerosissimi
negozi
specializzati
in
prodotti
importati,
di
provenienza
prevalentemente nordamericana.
Ma i prodotti americani, specialmente quelli imbottiti, mal si adattano
alle residenze brasiliane, perché non adatti al clima. Per questa
ragione il prodotto italiano, dal design più moderno e lineare, ha
trovato subito ampio mercato.
La crisi cambiale brasiliana del 1999 ha aumentato nuovamente il
prezzo dell’import. Nonostante ciò, sia per l’inelasticità verso il
prezzo di certa domanda della classe A sia per un differenziale
qualitativo non certamente colmato, il processo di “sostituzione” con
prodotti nazionali non si è ancora espresso completamente.
In Brasile si riscontra un grande interesse nei confronti del design
Italiano che è visto da addetti ai lavori e non come all’avanguardia
nel mondo. Tra i progettisti più conosciuti figure quali Achille
Castiglioni, Massimo Morozzi, Paolo Deganello, Ferruccio Laviani. I
35
principali rivenditori brasiliani da tempo sono presenti in forze al
Salone del Mobile di Milano.
Di contro poche risultano le aziende italiane presenti sul territorio –
cfr. schema 7), tra queste ricordiamo due aziende toscane:
-
Edra che, anche per la collaborazione con designer brasiliani
particolarmente amati in patria quali Fernardo e Humberto
Campana, è molto pubblicata sulle riviste di settore,
-
Ceccotti che ben si inserisce nella tendenza etnica presente sul
mercato.
Valore Import
Totale
Da Italia
Quota italiana
sull’Import
1997
49.654.000
6.299.000
12,68%
1998
58.577.000
6.805.000
11,62%
Genn/Sett.1999(*)
24.032.000
3.592.000
14,94%
Schema 7 / Importazioni di mobili in US$
Fonte / Ice
(*) Stime
Ed ancora Kartell (di cui si rileva comunque la difficoltà di
penetrazione a causa dei materiali utilizzati – polimeri plastici sostanzialmente lontani dal gusto brasiliano), B&B, Misuraemme,
Poliform, Minotti, Acerbis, Tecno, Cassina, Fiam, Ycami, DePadova,
Flexform, Driade, Porada, Tagliabue.
Tutte imprese dunque di livello alto e principalmente appartenenti al
settore degli imbottiti questo anche perché per poltrone e divani si fa
sentire in maniera minore la concorrenza americana meno adatta
alle residenze brasiliane e al clima del paese perché di grandi
dimensioni e con rivestimento in pelle.
36
I prodotti italiani sono presenti in singoli showroom di alto livello e nei
design center localizzati soprattutto a San Paolo, ma comunque
presenti, anche se in maniera minore, a Rio de Janeiro, Belo
Horizonte, Salvador de Bahia.
I motivi di tale difficoltà di penetrazione sono evidenti.
Innanzitutto il costo eccessivo dei prodotti: se è vero infatti che la
nicchia di mercato AA ed A – ad oggi il 4,4% della popolazione con il
24,6% del reddito totale - è in continua crescita, è altrettanto vero
che la preparazione culturale degli appartenenti a tale nicchia non è
in genere elevata e dunque si riscontra una difficoltà nel
comprendere prodotti dall’alta carica innovativa. In tal senso dei
quasi
2.000.000
di
domicili
appartenente
a
questa
fascia
realisticamente si stima che solo 850.000 rappresentino l’effettivo
potenziale per investimenti nel segmento di alto design.
Così si assiste ad un discreto successo delle “riedizioni” dei Maestri,
Breuer, Le Corbusier, Van Der Rohe, dal design più “facile” e
comprensibile e, in Brasile, come altrove, per materiali (pelle e
metalli) e linguaggio, efficace espressione di status – “Il design è la
progettazione di mobili senza decorazione” (Gilberto P. Fagundes di
Forma). Prodotti quest’ultimi solo in parte di aziende italiane quali ad
esempio Matrix e sempre più di produzione locale con un forte
abbassamento dei costi. Dal punto di vista linguistico qualcosa si sta
comunque movendo, come notato da Luiz Henrique Simonsen
Rudhe Filho: “Dal ’95 si cercano prodotti che vadano al di là dei
classici”; mentre per Biotto: “Le rivisitazioni funzionano bene e così
l’etnico. Non altrettanto si può dire per il pop: i materiali plastici non
37
sono graditi … Solo a livello di oggettistica (Alessi) le cose vanno
diversamente”.
Strettamente collegate a quanto sopra rilevato, le difficoltà a livello
doganale; è da segnalare infatti l’alto costo dei dazi – oltre alle
imposte versate anche dai produttori locali, è necessario versare
l’imposta sui prodotti importati (cfr. schema 8); occorre inoltre
aggiungere altri costi per la trasformazione del prezzo di origine –
FOB - a quello di resa in Brasile – CIF – con differenti impatti a
seconda delle aliquote in vigore (cfr. schema 9); al totale
contribuiscono inoltre altre spese imputabili a fattori di natura
“burocratica” – per Luciano Bedogni, ad esmpio, Notevole è la
difficoltà nel “liberare” i container”.
Posizione NCM
Mobilia
9401.3000 a
9401.8000
9403.1000 a
9403.9090
Descrizione del
prodotto
Nel 2000
Sedie e
21%
sedie
Altri mobili
21%
per ufficio o
residenza
Imposta
Importazione
Nel 2001
18%
18%
Imposte
Locali
ICMS (*)
18%
IPI
0%
18%
10%
Schema 8 / Imposte incidenti sui prodotti importati
Fonte / Ice
(*)=Tariffa per lo sbarco nell’Estado (regione) di Săo Paulo. Nelle altre regioni della
federazione le tariffe sono più contenute, quando si utilizzano i rispettivi porti.
Un altro fattore frenante è infine rappresentato dal rischio, assai
elevato, di copiatura. La produzione brasiliana appare infatti assai
cresciuta dal punto di vista qualitativo negli ultimi anni e, come
rilevato, ha dalla sua costi che continuano a rimanere contenuti se
rapportati a parametri europei.
38
Costi d’Importazione
Prezzo F.O.B.
Noli (4%)
Assicur. (1% del
FOB+Nolo)
Prezzo CIF
I.Import. (sul CIF)
IPI (0%/I.I.+CIF)
ICMS
(18%/IPI+I.I.+CIF)
Lic.Importaz.
(1,8%/CIF)
Spese Cambio
(0,19%/CIF)
A.F.R.M.M.
(25%/nolo)
Spediz. (fino a 10
Sal.Min.)
Altri
Prezzo finale resa
in Brasile
Aliquote l.l.
0%
18%
20%
23%
US$ 100,00
US$ 4,00
US$ 1,00
US$ 100,00
US$ 4,00
US$ 1,00
US$ 100,00
US$ 4,00
US$ 1,00
US$ 100,00
US$ 4,00
US$ 1,00
US$ 105,04
US$ 0,00
US$ 0,00
US$ 18,72
US$ 105,04
US$ 19,00
US$ 0,00
US$ 22,32
US$ 105,04
US$ 21,01
US$ 0,00
US$ 22,69
US$ 105,04
US$ 24,16
US$ 0,00
US$23,26
US$ 1,90
US$ 1,90
US$ 1,90
US$ 1,90
US$ 0,20
US$ 0,20
US$ 0,20
US$ 0,20
US$ 1,00
US$ 1,00
US$ 1,00
US$ 1,00
US$ 0,72
US$ 0,72
US$ 0,72
US$ 0,72
US$ 2,62
US$ 130,20
US$ 2,62
US$ 152,80
US$ 2,62
US$ 155,18
US$ 2,62
US$ 158,90
Schema 9 / Costi di esportazione verso il Brasile
Fonte / Ice
Nell’esempio il calcolo considera una tariffa di 0% d’IPI. Per prodotti con IPI più alto, applicare la
percentuale sul prezzo CIF, accrescito dell’I.I.
ICMS del 18% per sbarco nel porto di Santos, Sao Paulo.
Altre spese come trasporto stradale (interno), immagazzinaggio, tasse soganali e aggiuntive.
3.4.2 Opportunità
Tra le opportunità occorre innanzitutto rilevare come la tendenza antropologica per i brasiliani anche per antico retaggio della cultura
portoghese - ad una attenzione superiore per la conservazione
esterna della casa che per l’arredamento di interni, sia negli ultimi
39
tempi in attenuazione di fronte ad una nuova consapevolezza degli
standard di qualità di vita e all’aumento della violenza nei centri
urbani.
Da considerare inoltre che circa il 70% di appartenenti alle classi AA
ed A – che come abbiamo visto rappresentano il potenziale mercato
delle aziende italiane - non avendo potuto scegliere in prima persona
le finiture dell’immobile, nei seguenti 5 anni dichiara di aver
ristrutturato l’appartamento o di aver intenzione di farlo.
Per aggirare ostacoli quali prezzi eccessivi e difficoltà doganali
appare necessario operare attraverso collaborazioni di tipo produttivo
– per Bedogni: “Fondamentale oggi è produrre in Brasile”. In tal
senso aziende quali Cassina, Natuzzi e, per rimanere alla Toscana,
Parri hanno attivato forme di partnership con società locali o
appartenenti all’area del Mercosur. Anche in questo caso si è
comunque in presenza di qualche rischio in quanto, scaduti i diritti, il
prodotto non appare più tutelato ed i rischi di copiatura risultano
elevati. Al di là di ciò, comunque, dato il crescente interesse per i
prodotti di design, la partnership produttiva appare una importante
chance per le aziende italiane e toscane.
Il rischio di copiatura può essere limitato puntando su prodotti
dall’alta innovazione tecnologica che richiedono livelli di investimento
in macchinari difficili da sostenere da gran parte delle aziende
brasiliane. Così Luciano Bedogni, amministratore della catena
Novorumo, rilevava il discreto successo dei prodotti della Fiam, con
la loro tecnologia del cristallo curvato, difficile da imitare (ma anche
in questo caso, qualcuno, anche se con scarsi risultati, ci sta
40
provando) e soprattutto e la possibilità di lavorare con i materiali
plastici per la difficoltà di lavorare con gli stampi.
Altro fattore che occorre tenere in conto al momento della
individuazione di eventuali partner a livello distributivo è sicuramente
rappresentato dalla crescente fidelizzazione del consumatore
brasiliano che spesso riconosce lo showroom e non l’azienda. Da qui
la necessità di una scelta del livello più alto della distribuzione:
Montenapoleone, Firmacasa, House Garden … Fondamentale in tal
senso, a differenza di quanto avviene negli altri paesi oggetto di
analisi, il ruolo degli architetti e degli interior decorators (circa 10.000
professionisti regolarmente attivi sul mercato) che a livello di fascia
AA ed A gestiscono circa il 90% degli acquisti.
Relativamente ai gusti dei consumatori sul piano formale le
preferenze sono rivolte soprattutto a elementi di design “classico” –
le già citate riedizioni – o ad aziende che vi si avvicinano per
minimalismo, utilizzo di materiali quali acciaio e alluminio, pelle,
cristallo, cotone, e, sebbene in maniera minore, al gusto etnico con
contaminazioni con la tradizione locale – a livello di legnami e pelle.
Prodotti appartenenti alle tendenze Minimalista e New-pop sono
poco diffusi, mentre negli ambienti tecnici – cucine e bagni – si
registra un grande interesse verso tutto ciò che è o appare come
high-tech, anche qui, tra l’altro, come elemento di elevato status
sociale.
Per quanto riguarda le diverse tipologie di prodotto occorre
confermare l’interesse per la zona giorno ed in particolare per i mobili
imbottiti, Più difficile appare il mercato delle cucine: se è vero infatti
che questo mercato per le classi AA e A rappresenta un interessante
41
potenziale (circa 2.000.000 di unità), è altrettanto vero che prevale il
modello americano e le aziende produttrici locali sono di buon livello
oltreché aiutate dal contenimento dei costi a livello produttivo. Si
intravedono pertanto alcune possibilità per le aziende italiane di
semilavorato – antine – e in tal senso si hanno già interessanti
esperienze e a livello di collaborazione finalizzata alla cessione di
diritti dei modelli. La formula più usata nella sistemazione delle
cucine è quella del triangolo – fornello, lavandino, frigo; le tendenze
attuali indicano nicchie in cui inserire frigo, freezer, microonde.
Relativamente al settore contract le prospettive di mercato appaiono
interessanti, il settore alberghiero, ad esempio, conta 12.000 stabili
con il turismo come attività in continua crescita – si stimano
investimenti settoriali intorno a 1,5 miliardi di US$ nella costruzione di
nuovi alberghi e flat (residence). Tra le catene principali Accor (77
alberghi, previsione 125), Blue Tree Hotels 86 alberghi, previsione
27), Choice Atlantica Hotels (previsione 3.083 appartamenti), Gruppo
Sol Melià (previsione 3.314 appartamenti). Il 90% delle imprese è
amministrato da gruppi familiari; il compito di arredare gli spazi è
spesso affidato alla moglie e alla figlia, che si rivolge al distributore o
al progettista. Per quanto riguarda le possibilità delle aziende italiane
occorre comunque rilevare che il mercato è dettato anche nel caso di
strutture di prima categoria dal costo con le conseguenti difficoltà su
cui sopra ci siamo soffermati.
In dettaglio, relativamente agli operatori incontrati,:
-
House Garden è interessato ad imbottiti di livello leggermente
inferiore rispetto a quelli attualmente commercializzati (Mintotti);
42
-
D Pot (due punti vendita a San Paolo), nell’ottica di un
riassorbimento dei prodotti, ha intenzione di abbandonare alcune
aziende brasiliane e di rimpiazzarle con altre italiane dei settori
sedie e imbottiti;
-
Gruppo Novorumo ha interesse per i classici, il più possibile a
buon mercato, ma anche per aziende dal design più “spinto” e per
home-office in kit;
-
Montenapoleone è disponibile a proposte nel settore degli
imbottiti moderni e minimal.
3.4.3 Possibili attività nel campo della promozione
Per quanto riguarda l’organizzazione di una campagna promozionale
le riviste specializzate risultano un ottimo medium soprattutto se la
nuova marca o il nuovo prodotto vengono comunicati associandoli ad
un punto vendita di chiara fama come Firma Casa, Montenapoleone,
House Garden – Simonsen Rudge Filho: “La forza di mintoti è che si
vede sempre su riviste”.
In Brasile esistono circa 25 pubblicazioni specializzate nel design di
interni e argomenti simili per un totale di circa 1.000.000 di copie
vendute. Tra le riviste si ricorda: ARC Design, ARQ-ART – Rev. De
Arquitetura e decoracao, Arquitetura & Construcao – Editora Abril,
Casa Claudia – Editoria Abril, Casa & Jardim, Casa Vogue / Sao
Paulo, Consulte Arte e Decoracao, Espaco D’, Mobile Decore,
reformar e Construir – Editoria Camelot, Revista da Folha – Folha de
Sao Paulo, Viver Bem – Editoria Camelot.
43
Il costo di una pagina pubblicitaria base è compreso tra 3.000 e
5.000 US$, mentre relativamente agli effetti si confronti lo schema
10.
Profilo del
negozio
Propaganda
Vetrina
A
B
C
25%
25%
45%
25%
0%
25%
Designer
Ambienti
Interni
10%
30%
0%
Indicazione
d’amici
40%
45%
30%
Le percentuali si riferiscono al volume relativo di clienti richiamati dai negozi.
Negozio A: ubicato in uno Shopping; fissa accantonamento tecnico per Designer d’Ambienti Interni
(percentuale sulla vendita del prodotto, pagata al professionista).
Negozio B: ubicato in strada; con porta chiusa; con accantonamento tecnico per Designer d’Ambienti
Interni.
Negozio C: In Shopping o strada (dedicata); aggressivo nel prezzo e nella promozione, senza
accantonamento tecnico per Designer d’Ambienti Interni.
Schema 10 / Motivazioni della scelta del negozio da parte dei clienti
Fonte / Ice
Un’importante forma di promozione è quella del rapporto con i circa
10.000 tra designer ed arredatori brasiliani, di cui il 90% composto da
donne delle quali solo il 30% laureate in architettura. In tal senso un
buon referente per informazioni ed indirizzi è rappresentato da l’ABD
– Associacao Brasileira de Arquitetos de Interiores e Decoradores
(circa 4000 iscritti) e l’ASBEA – Associacao Brasilera dos Escritorios
de Arquitetura – che raccoglie i 200 studi di architettura più
importanti del paese. L’edizione di un catalogo da inviare ad un
mailing selezionato di professionisti può sicuramente rappresentare
un ottimo canale promozionale.
Relativamente agli eventi, la manifestazione più interessante per il
settore in questione è Casa Cor, una mostra che si tiene in 13 città
brasiliane (Sao Paulo, Brasilia, Bahia, Rio, Rio Grande do Sul …)
44
coinvolgendo i maggiori arredatori brasiliani e i rivenditori più
qualificati. Casa Cor raccoglie un numero elevato di visitatori classe
AA e A e nel tempo ha acquisito il ruolo di lancio dei nuovi prodotti.
La partecipazione è gestita da selezionati studi di architettura locali
sostenuti da showroom ed aziende che partecipando sono obbligati
ad acquistare una pagina pubblicitaria del catalogo che, dato il
prezzo contenuto, circa 5.000 lire, ha una buona diffusione (costo di
una pagina di pubblicità: 19 milioni di lire).
Altre fiere di minore importanza e richiamo e aperte solo per gli
addetti ai lavori sono Movel Sul (Rio Grande do Sud)e Equipotel per
il settore del contract – alberghi, mentre Unilar che è considerata la
più sofisticata fiera di mobili ed arredamento del paese e si tiene
nella regione del Minas Gerais.
Tra gli eventi si ricorda infine il CONAD – Congresso Nacional de
Design de Interiores che si tiene ogni 3 anni riunendo circa 1500
professionisti.
45
4. CILE
4.1. Congiuntura
Il Cile si presenta come una fra le nazioni con l’economia più stabile
nella regione latinoamericana. Nel periodo compreso tra il 1987 e il
1997, prima del verificarsi della crisi asiatica, il paese ha realizzato
una crescita media del PIL dell’8% e un tasso di inflazione contenuto.
(4,6% nel 2000).
Con una crescita nel 2000 del 5,4% del PIL e con un PIL pro capite
di 4.593 dollari, anche negli ultimi anni l’economia cilena si è
consolidata. Le proiezioni per il 2001 prevedono la possibilità di un
PIL pro capite di 5.000 dollari ed a un PIL di circa 73.700 milioni.
Tra i motori dello sviluppo: una decisa apertura commerciale e
finanziaria,
la
completa
liberalizzazione
dei
mercati
interni,
l’introduzione della riforma nel sistema di previdenza sociale, nuove
privatizzazioni e riforme del lavoro, stabilità politica.
Positiva soprattutto la posizione del paese in relazione agli accordi
commerciali: il Cile è membro fondatore delle Nazioni Unite, membro
dell’Apec, socio del Mercosur, ha firmato un accordo quadro con
l’Unione Europea, sta per concludere un trattato di libero commercio
con gli Usa, è in trattative per associarsi al Nafta e all’Alca, ha firmato
importanti convenzioni con Argentina, Bolivia, Colombia, Ecuador,
Messico, Venezuela, Perù e Canada per un potenziale libero
mercato commerciale di oltre 1 miliardo e 200 milioni di abitanti.
La domanda interna nel 2000 ha avuto un aumento medio del 6,6%.
46
A questa positiva evoluzione ha contribuito principalmente il settore
dei Beni Strumentali, mentre il Consumo Privato è aumentato
soltanto del 4,1%.
Le esportazioni di beni e servizi hanno rappresentato una
componente dinamica dell’attività, registrando un aumento del 7,5%
rispetto al 1999, con punte di eccedenza nel mercato dei prodotti
ortofrutticoli, salmoni e prodotti chimici.
Le importazioni, con un aumento rispetto al 1999 del 10,1% sono
state caratterizzate da una forte ripresa.
Tra le principali ragioni a giustificazione e spiegazione del recupero
positivo dell’industria cilena si segnala l’aumento dei prezzi
internazionali del rame e della cellulosa unitamente alla ripresa delle
esportazioni verso i paesi asiatici. A sua volta l’aumento del tasso di
cambio del dollaro ha ampliato il valore delle esportazioni, in modo
particolare per quanto concerne quelle non tradizionali.
Tutto ciò ha contribuito a contenere temporaneamente le pressioni
inflazionistiche. Dalla metà del 2000 si è però invertito l’andamento
della valuta accumulando un deprezzamento finale del 6,03%.
Questa tendenza si è mantenuta fino al mese di aprile 2001 nel
quale il dollaro ha superato la barriera di 600 pesos. Questo rialzo è
dipeso dall’importante domanda di valuta da parte delle istituzioni
bancarie insieme ad alcune manovre speculative generate dal clima
di incertezza che circonda attualmente l’economia argentina.
In dettaglio, relativamente ai diversi settori:
- quello silvicolo ha registrato un aumento del 5,2% durante il 2000
rispetto al 1999. A questo risultato ha contribuito enormemente il
settore ortofrutticolo che ha dimostrato un crescente recupero grazie
47
anche alla stabilità del fattore clima che ha influito sull’aumento della
produzione di uva e kiwi;
- nel settore agricolo si evidenzia la produzione di sementi e ortaggi,
mentre in quello del bestiame emergono l’allevamento di suini e
pollame;
- l’industria mineraria continua ad essere uno dei punti cardini delle
esportazioni cilene. Nel corso del 1998 il settore in esame ha
contribuito per il 41,32% alla formazione dell’export cileno. Nel 2000
tale settore ha registrato un aumento del 4% rispetto al 1999 grazie
anche all’attività svolta da importanti aziende private. Talvolta si
aggiungono
lo
sfruttamento
di
un
nuovo
bacino
e
l’alta
partecipazione di prodotti a maggior valore aggiunto elaborati dalle
aziende stesse, mentre il ferro e il petrolio hanno invece continuato a
mantenere una tendenza decrescente;
- cospicuo l’apporto all’economia del paese e all’industria forestale
della cellulosa e carta e dei prodotti dell’industria chimica e derivati.
- il settore dell’edilizia commerciale ed industriale ha dimostrato nel
2000 in media una flessione maggiore rispetto a quello dell’edilizia
residenziale;
- l’attività del settore ristorazione e commercio è aumentata del 4,7%
nel 2000 con un trend comunque decrescente;
- il settore trasporti e comunicazioni ha registrato una crescita del
9,5% rispetto al 1999. Si nota il maggior dinamismo dimostrato dal
settore delle telecomunicazioni dettato dalla crescita della telefonia
mobile;
- sempre più negativo risulta, invece, l’andamento delle esportazioni
dell’industria tessile.
48
Fra le città più importanti del Cile, Santiago (più di 4.500.000 abitanti)
è quella che centralizza la maggiore potenzialità di sviluppo,
consumo, e al tempo stesso opportunità di lavoro. Si sono comunque
sviluppati negli ultimi anni altri interessanti poli di concentrazione
economica, quali Antofagasta e Iquique (industria mineraria),
Concepciòn e Talcahuano (prodotti ittici e attività forestale), Temuco
(agro-industria e allevamento del bestiame). Secondo uno studio
realizzato dalla banca Svizzera UBS Santiago è la città con il più
basso costo di vita fra le capitale degli stati sudamericani
Negli ultimi anni il Cile è stato uno fra i principali paesi della regione
per investimenti esteri passando dai 500 milioni di dollari degli anni
’80 ai 4 miliardi del 2000. I principali investimenti esteri in Cile degli
ultimi anni provengono dal Nord America (più del 59% totale) e
dall’Europa (26% del totale).
Il paese, infatti, si presenta con un’economia tra le più libere al
mondo – secondo dati del l’istituto giapponese Kato il paese occupa
in tal senso la quindicesima posizione. Lo statuto che regola gli
investimenti in Cile (decreto legislativo 600/1974) stabilisce che
investitori cileni e stranieri abbiano lo stesso trattamento. Gli
investitori stranieri stipulano con il comitato governativo un contratto
in cui vengono precisati termini e trattamento fiscale degli
investimenti stessi. Le clausole di tale contratto prevedono per
l’importatore: l’autorizzazione a rimpatriare i profitti immediatamente
e i capitali dopo un anno, l’opportunità di scambiare valuta al tasso
interbancario ufficiale di scambio, la possibilità infine di scegliere se
sottoporre gli investimenti al trattamento fiscale nazionale (che
prevede un tasso del 35%) oppure al tasso garantito per i primi dieci
49
anni (tasso del 42%). L’approvazione da parte del comitato è ritenuta
una formalità di routine anche se è capitato che alcuni investimenti a
carattere eminentemente speculativo siano stati respinti. Alla fine del
1997
sono
state
introdotte
alcune
restrizioni
che
limitano
l’autorizzazione di investimenti stranieri a progetti con capitale
minimo di 1 milione di dollari.
Gli investimenti che non vengono approvati da questo statuto
possono entrare in Cile attraverso un altro canale, costituito dal
Regolamento della banca Centrale. Il capitolo 14 di tale regolamento
prevede che gli investitori debbano depositare per un anno il 30%
del valore dei capitali investiti in un conto della Banca Centrale che
non dà diritto a interessi. Tale clausola è volta a scoraggiare
investimenti di tipo speculativo che puntano unicamente agli alti tassi
di interesse cileni e quindi a stabilizzare il valore del peso, che negli
ultimi anni ha raggiunto un apprezzamento costante.
Relativamente ai paesi principali investitori l’Italia occupa la terza
posizione dopo Canada e Stati Uniti, con un forte accentramento nel
settore delle telecomunicazioni tramite la Stet International N.V.
(Entel Chile S.A.9 che rappresenta circa l’88% 8per quanto riguarda
le procedure di costituzione delle società si rimanda direttamente a la
ricerca recentemente redatta da ICE).
4.2. Import - Export
Il Cile fa parte dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO)
e come tale non impone significative barriere alle importazioni, anche
50
se gli standards cileni relativi a determinati prodotti, come quelli
agricoli, sono molto diversi da quelli internazionali. In base agli
accordi dell’Uruguay Round, il Cile ha accettato di non alzare i tassi
tariffari al di sopra del 25%. La tariffa unica è del 1% per tutti i
prodotti, tranne quelli usati, per i quali è del 16,5%.
Allo stato attuale esiste in Cile un dazio doganale unico del 8% ad
Valorem CIF +IVA del 18% sulle importazioni di quasi tutte le merci
ad eccezione di alcuni prodotti voluttuari quali: gioielli, superalcolici,
pellicce, tappeti persiani.
E’ stata inoltre approvata dal congresso cileno la legge n.19.589 con
decorrenza dal 1 gennaio 1999, la quale stabilisce la diminuzione
graduale del dazio doganale attualmente in vigore in un 1% ogni
anno fino ad arrivare ad un dazio doganale unico del 6% nel 2003, il
minore in assoluto in tutti i paesi dell’America Latina.
Nel corso del 2000 le importazioni in Cile hanno registrato un
aumento del 19,5% con un aumento in valore del 9,7% ed in volume
del 8,9%.
I settori che maggiormente hanno contribuito all’aumento delle
importazioni sono quello dei beni intermedi e dei combustibili con un
aumento del 60,6%, seguito da quello dei beni di consumo con un
aumento del 19,3%. Le importazioni di beni intermedi non
combustibili e di beni di capitale sono aumentate rispettivamente del
12,6% e del 12,4%.
Nel 2000 le importazioni dall’Italia hanno subito una flessione del
18,6% rispetto all’anno precedente. I prodotti che maggiormente
hanno risentito di questa situazione sono quelli delle macchine e
delle attrezzature per confezionare (passati da US $ 11,07 milioni a
51
US $ 4,1 milioni, con una flessione del 63%) e delle turbine a gas (da
US$18,5 a 5 milioni, con una flessione del 73%).
I principali concorrenti europei dell’Italia che si colloca al quarto posto
con il 14,12% sono: la Germania con una quota del 20,9% del totale
delle esportazioni europee verso il Cile, la Francia (15,09%), la
Spagna (14,42).
Le voci più significative delle importazioni dall’Italia sono (cfr. schema
10):
- trattori, che nel 2000 hanno visto un aumento del 3,8% rispetto
all’anno precedente;
- oli combustibili e distillati gas oil, con un aumento del 13,94%;
- carta couchè in rotoli, con un aumento del 241,6%;
- pompe centrifughe, sia pure con una flessione del 13,2%
rispetto al 1999;
-
macchinari per imbottigliamento ed imballaggio.
Importazioni
dall’Italia
in Mln US$ CIF
Esportazioni
verso l’Italia
in Mln US$FOB
Saldo (%)
1998
1999
2000
680,1
514,9
419,0
% Var
99/00
-18,6%
672,9%
655,4
825,5
25,9%
-7,2
140,5
406,5
289,3%
Schema 11 / Interscambio commerciale con l’Italia
Fonte: Banca Centrale / elaborazione ICE Santiago
Sono aumentate del 229,6% rispetto al 1999 le importazioni di
manifatture di prodotti plastici.
52
Notevole aumento (68,6%) rispetto all’anno precedente, hanno avuto
nel 2000, le macchine e le attrezzature per ristorazione e negozi
alimentari, vetrine e banchi frigoriferi.
Inoltre,
dovuto
alla
forte
concorrenza
delle
società
di
telecomunicazioni e dai forti investimenti realizzati dalla Telecom
Italia, le apparecchiature di telecomunicazione hanno avuto un
aumento del 59,2% rispetto al 1999.
Per quanto riguarda le esportazioni, nel 2000 si è registrato un
aumento pari al 16% rispetto al 1999, con un aumento del 9,8% in
ammontare e del 5,9% in volume.
I volumi di prodotti di rame esportati sono aumentati del 4,9%.
I valori dei prodotti diversi dal rame è aumentato del 11,2% con un
incremento del 4,3% dei prezzi e del 6,5% del volume.
In particolar modo la cellulosa ha contribuito alla crescita delle
esportazioni di prodotti diversi dal rame, come conseguenza di una
ripresa dei prezzi internazionali pari al 48,7%.
In seconda posizione il metanolo.
Questi beni, insieme con il ferro ed il legname hanno fortemente
inciso su questo risultato positivo, e al tempo stesso hanno
contribuito a compensare la flessione registrata su altri settori, come
quello della farina di pesce, dell’argento e del legno elaborato.
La principale zona geografica di destinazione delle esportazioni
cilene è l’Asia, con un aumento rispetto al 1999 del 22%, come
conseguenza diretta dell’aumento delle esportazioni verso la Cina
che sono passate da 359 milioni di dollari a 895, e verso il Giappone,
dove hanno registrato un incremento del 8%.
53
Per quanto riguarda l’Italia, nel 2000 le esportazioni cilene nei
confronti del nostro Paese sono consistite principalmente di materie
prime:
- catodi di rame e parti con un incremento del 24,6% rispetto al 1999;
- cellulosa, che con una percentuale del 42,4% hanno mantenuto il
trend positivo già riscontrato nel 1999;
- rame raffinato, con un aumento del 6,4% rispetto all’anno
precedente.
Altri prodotti oggetto di esportazione cilena, sono quelli riguardanti il
settore della frutta fresca (mele, pere, kiwi, uva), quello delle pelli
bovine, quello dell’alcol metilico, quello della farina di pesce e quello
del pesce.
4.3. Il settore del mobile
4.3.1. Il mercato
Con riguardo alla commercializzazione del mobile nel mercato locale,
il sistema più importante è costituito dai distributori, giacché il livello
di frammentazione dell’industria non consente alla maggior parte dei
produttori di contare su punti di vendita propri o su contratti con
diversi negozi.
Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica, sia la produzione
che la vendita nel mercato interno durante il 2000 sono diminuite del
17% e del 27% rispetto all’anno 1994. Questo fatto è dovuto alla
situazione economica del paese e all’ingresso dei mobili importati.
54
La crisi nell’acquisto è testimoniata anche dai dati relativi alla più
grande azienda cilena – Cic – che con 1200 dipendenti ha sviluppato
un fatturato non superiore ai 20 milioni di $. In proposito Ximena
Barrientos D. di Sur Diseno, forse calcando un po’ la mano, parla di
“Grossa crisi”.
Relativamente alla distribuzione della popolazione secondo il livello
socio-economico, la classe A è composta da 22.000 famiglie, circa
120.000 persone, ossia il 2,1% della popolazione con un reddito
familiare di circa 6.700 dollari americani; la classe B e costituita da
circa 87.00 famiglie, 8,4% del totale con un reddito medio di circa
2.500 dollari – per le altre classi si rimanda allo schema 12.
Categoria
socio-professionale
ABC1
Reddito Familiare
(valori in pesos cileni)
da 1.500.000 in più
Percentuale (%)
C2
450.000 a 1.500.000
23
C3
280.000 – 449.000
43
D
150.000 – 279.000
22
E
fino a 149.000
2
10
Schema 12 / Distribuzione socio-economica della popolazione di Santiago
Fonte / Ice 2001
Per quanto riguarda i canali distributivi questi risultano così suddivisi:
34% grandi magazzini, 21% distributori, 19% show-rooms, 18% gare
d’appalto,
8%
altro
(cfr.
schema
p.4).
I
grandi
magazzini
rappresentano il canale di distribuzione che più si è sviluppato
55
durante gli ultimi anni, con incrementi dell’ordine del 100% nell’ultimo
quadriennio.
Tra le tipologie di prodotto commercializzate in Cile non va
annoverato il tradizionale armadio perché questo è già predisposto al
momento dell’acquisto della casa.
Nelle camere da letto, di misura intorno ai 15 metri, i letti sono di
solito di tipo nordamericano con dimensioni Queen e King Size; nel
caso di classe AA ed A di solito la camera è equipaggiata anche con
un tavolo, due sedie e piccolo divano e presenta sempre la
televisione.
Nelle sale da pranzo le dimensioni dei mobili sono spesso grandi e
nei tavoli si privilegia la possibilità di ampliamento. Nello spazio
soggiorno un buon successo è stato recentemente riscontrato dagli
imbottiti in pelle, mentre si fa scarso uso di librerie
Di solito le cucine – di livello alto spesso in legno massello e non
laccate (Luis Saxton Von Essen di Abs) sono messe in opera
dall’impresa costruttrice ma è anche frequente il caso in cui la
famiglia decida di optare per una soluzione personale.
Interessante è il mercato dei mobili da giardino – il cileno ama molto
trascorrere le serate con amici e parenti, in feste e barbecue – in cui
attualmente si registra un buon successo del cosiddetto stile
“etrusco”.
Ovviamente quanto sopra è riferito alla classe sociale alta potenziale
acquirente del prodotto Made in Italy.
Interessante, infine, il settore alberghiero, non solo nelle città più
conosciute ma anche in centri più marginale che si stano aprendo al
turismo ed in cui crescente è la domanda di articoli di arredamento.
56
4.3.2. Produzione locale
Il Cile è senza dubbio un paese forestale se consideriamo che circa
33,8 milioni di ettari (45%) corrispondono a terreni che non possono
avere altro utilizzo. Ciò nonostante nel paese i boschi coprono solo
circa 13,5 milioni di ettari di bosco nativo e 2,1 milioni di ettari di
piantagioni. Durante l’anno 1999 sono stati raccolti in Cile 23 milioni
di m/3 di legno per l’utilizzo industriale.
Nonostante ciò l’industria mobiliera cilena è di recente sviluppo. Più
del 52% delle aziende hanno meno di 15 anni sul mercato. Fino ai
primi anni del 1980 l’industria cilena del mobile si è caratterizzata
come una attività propria delle piccole e medie imprese che
destinavano la loro produzione a soddisfare la necessità di un
mercato piuttosto limitato, spesso legato al su misura.
Con gli anni ’90 la crescente entrata di mobili stranieri ha da una
parte contribuito allo svecchiamento dal punto di vista dei macchinari
e sul piano formale e dall’altra ha portato ad una diminuzione della
produzione e delle vendite (cfr. schema 13).
Anno
1993
1994
1995
1996
1997
1998
Vendite Fisiche
226.0
247.6
261.5
250.0
249.2
229.3
Importazioni
8.0
13.8
19.1
29.9
43.8
52.8
Totale
234.0
261.4
280.6
279.9
293.0
282.1
Schema 13 / Vendite interne di mobili
Fonte /: Asimad, Asosiaciòn Gremial de la Madera. Giugno 2000
57
Secondo valutazioni realizzate dall’Istituto Forestale del Cile, il
settore del mobile è attualmente costituito da 5.000 unità produttive,
delle quali il 48% in Santiago, il 77% nella V Regione (Valparaìso), il
12% nella VIII Regione (regione del Bìo Bìo), e l’11% nella IX
Regione (Regione della Aracuanìa). Queste aziende possono essere
raggruppate in tre aree di attività: manufatti per la costruzione; mobili,
parti e pezzi componenti; artigianato e prodotti minori.
Tradizionalmente il mercato interno è stato la principale destinazione
dell’offerta di questa industria, anche se oggi le maggiori aspettative
di crescita dell’industria del mobile si concentrano nelle esportazioni.
Tra il 1983 e il 1984 si è dato inizio all’esportazione dei mobili che ha
registrato da quella data una crescita molto dinamica. Nonostante
ciò, si è dovuto affrontare la concorrenza dei mobili importati, attività
che ha registrato un importante aumento dal 1992.
Anche nei dati relativi all’export di settore i volumi sono stati soggetti
ad una discesa nel 1998, 37,730 contro 39,936 nel 1997, una ripresa
nel 1999, 44,396 ed una ulteriore contrazione nel 200, 38,671. Tra i
paesi principali destinazioni dell’export cileno. Gli Stati Uniti, i Paesi
latino-americani in genere
In genere, l’industria del mobile consuma 1,1 milioni di metri cubi di
legname segato, rappresentando il 32% della produzione nazionale.
Consuma inoltre 367 mila metri cubi di panelli di legname ricostituito,
equivalente al 64% della produzione totale. Le aziende orientate al
mercato
estero
impiegano
maggiormente
legno
massiccio,
preferibilmente di Pino Radiata, anche se questa situazione potrebbe
cambiare nel caso aumenti lo sviluppo dei mobili tipo RTA (‘ready to
58
assemble’) composti principalmente da panelli di legname ricostituito
o laminato.
Secondo cifre approssimative, la produzione dell’ industria del mobile
di legno nel Cile si concentra nel 33% in mobili per la casa, nel 35%
in parti e pezzi, nel 19% in mobili per l’ufficio e nel 13% in mobili da
cucina. La concentrazione nella fabbricazione di parti e pezzi è
dovuta all’importante esportazione di mobili RTA, e all’aumento dei
processi di “maquila” tra le diverse aziende.
La materia prima più utilizzata nell’industria del mobile di legno nel
66% corrisponde a pannelli, nel 28% a legname massiccio e nel 6%
ad altri materiali.
4.4 Le aziende italiane in Cile
4.4.1 Difficoltà
E’
necessario
innanzitutto
risottolineare
le
dimensioni
sostanzialmente contenute del mercato cinese – circa 15.000.000 di
abitanti per un totale di circa 400 milioni di dollari di investimento
anuo, di cui 40 di importazione (fonte Asimad) con un’industria
nazionale copre gran parte del fabbisogno commerciale – che
rappresenta indubbiamente un reale limite per qualsiasi operazioni di
tipo commerciale.
La fascia AA, che come abbiamo visto rappresenta la principale
utenza del mobile di design da importazione, inoltre, non è superiore
al 3% degli abitanti. Il mercato basso è oltre il 70% e il residuo è una
59
fascia media che non compra mobili di design a causa del prezzo
elevato. I costi dei prodotti italiani appaiono in genere troppo elevati
per il mercato: i distributori di solito applicano un mark-up sugli
articoli d’arredamento dell’ordine del 150% rispetto al valore CIF. In
dettaglio nella struttura del ricarico del prezzo occorre tener presente
i fattori evidenziati nello schema p.14. Il tutto accentuato dalle già
citate ridotte dimensioni del mercato che contribuiscono a far lievitare
i costi di importazione.
DAZI DOGANALI, che dal Primo Gennaio del 2001 sono pari al 8% del valore CIF
IVA 18% sul valore CIF + Dazio Doganale Rispettivo
ONORARI AGENZIA DOGANA, normalmente tra l’1% e il 2% del valore CIF
TRASPORTO INTERNO PORTO D’ARRIVO – MAGAZZINO, variabile a seconda
del prodotto (Un container 20-40: USD 300-450 Valparaiso – Santiago
Schema 14 Ricarico su importazione
Fonte / Ice 2000
Tutto ciò ha portato ad una evidente diminuzione dell’import dall’Italia
– cfr. schema 15.
Stati Uniti
Italia
Spagna
Cina
32,0%
9,432
8,8%
2,5%
28,3%
8,501
6,7%
1,7%
17,3%
7,581
7,1%
7,3%
Schema 15 / Quote di mercato per paese concorrente
Fonte: Servicio Nacional de Aduana (Elaborato Ice Santiago)
Il dato è in discesa dal 1998. Il risultato è che nel 2000 sono stati
importati dall’Italia circa 15 miliardi in mobili.
60
Da tenere comunque sempre molto presente la competizione con la
Spagna estremamente forte sul mercato anche per affinità di lingua,
e con gli Stati Uniti per consolidati rapporti commerciali.
4.4.2 Opportunità
Le maggiori opportunità per le aziende italiane che operano nel
settore design sono da ricondurre nell’ambito del 3% della classe A.
Occorre comunque tenere sempre ben presente che conviene
puntare su di un design non eccessivamente “spinto” dal punto di
vista formale a causa di una non raggiunta maturità del mercato.
Anche le contaminazioni tra moderno, design e classico, anche come
antiquariato, sono assai frequenti.
Le opportunità a medio periodo per il prodotto di design appaiono
buone e la quota relativa è in continuo aumento.
Un grosso freno alla diffusione del design Made in Italy è comunque
rappresentato dal prezzo alto – “Il prezzo è fondamentale anche
nelle fasce alte” (Alejandro Bra Pasler di Global, importante studio di
architettura).
In tal senso una riduzione dei costi può essere ottenuta attraverso la
realizzazione di alcune componenti direttamente in Cile attraverso
investimenti diretti o joint-venture con aziende locali. In quest’ottica il
Cile, con manodopera specializzata ed affidabilità, ridotte imposte
alle aziende, disponibilità di legno nativo come anche importato a
bassi costi da altri paesi latino-americani come Bolivia, Ecuador,
Perù, rappresenta un potenziale riferimento per aziende intenzionate
61
a produrre per il mercato sudamericano e anche dell’America del
Nord. Vero è che il costo della manodopera è più alto che in Brasile.
Anche in Cile, come già negli altri paesi analizzati, occorre
comunque non sottovalutare i rischi legati ad eventuale copiatura dei
prodotti;
consigliabile
appare
così
proporre
prodotti
dall’alta
tecnologia difficilmente riproducibili.
Vantaggi e svantaggi sopra evidenziati relativi alla produzione locale
dovrebbero essere valutati attraverso un’analisi ad hoc.
In dettaglio, a livello di tipologie di prodotto si evidenziano buone
opportunità nel settore delle cucine e dei bagni di cui si stanno
aprendo molti show room; in prevalenza il prodotto arriva smontato e
da finire soprattutto dalla Spagna ed anche, se in maniera minore,
dalla Germania (come da incontro con il Vicepresidente Jorge
Figueroa dell’ordine degli architetti). Le misure sono di tipo europeo e
non come in Brasile di tipo americano. Tra gli elettrodomestici, la
tedesca Miele, e la spagnola Teka spagnola, ma anche Ilve italiana e
un’impresa cilena, la Trotter. I materiali sono vicini a quelli italiani:
postformato, laccato e legno, nel caso di mercato alto top in granito.
Buono anche l’interesse per antine e parti o comunque a prodotti
smontati - Abs ad esempio da tempo importa ante ed accessori.
Relativamente al mobile imbottito non si riscontrano, come in Brasile,
difficoltà per il rivestimento in pelle - “Si riconosce molto valore alla
pelle”, Jose Miguel Benavides, Vienna - e in tal senso si spiega il
buon successo USA. Per quanto riguarda i prezzi al pubblico: per un
divano a due posti si va da 230.000 pesos a 400.000 pesos, mentre
l’importato si vende fino ad un massimo di 750.000 pesos.
62
Per quanto riguarda il mobile da ufficio, lo studio Moro è
all’avanguardia (seconda posizione), con diretti competitori Mayer
(esclusivista di Ermann Miller) e Imad. Nel settore si registra
un’importanza crescente dei mobili moderni e tecnologici (in cui
investono soprattutto i grandi gruppi) – Steel Case, Las, Atu
(Ecuador), Milliken ed aziende orientali per il mercato più basso.
Sono presenti aziende italiane come Az classica e Pitocco, Luxi,
Castel
trattate
di
rettamente
mentre
Lovato
attraverso
rappresentante.
Relativamente al l’interesse diretto dei distributori (si confronti
schema 16) si segnalano:
-
Ripley, grande distribuzione che in totale controlla il 60% del
mercato privato, con 22 punti vendita in Cile e 5 in Perù, ha
dimostrato un buon interesse per mobili da home office e
disponibilità ad esaminare rapporti di collaborazione industriale.
Finora Ripley era principalmente orientati sul classico (circa il
60% del mercato con un grande successo di Natuzzi (distribuito
anche dalla concorrenza ed in singoli showroom), con il 30%
imputabile a rustico e 10% al contemporaneo).
-
Prospettive anche con Moro (circa 60 addetti a livello di architetti
ed ingegneri), che opera nel settore contract da ufficio, soprattutto
le grandi banche, con vendita di Las e Pitocco, Lovato,
Castelsedie Italiane, Style-Case l’ecuadoregna Atu, ed è
interessata ad abbandonare progressivamente il mercato più
basso. Moro è alla ricerca anche di mobili da giardino, offerta in
Cile ancora non coperta;
63
-
Budnik, produttore di cucine, si è dimostrato disponibile
all’importazioni di ante e così Abs che desidera aprirsi verso il
settore delle cucine in muratura adatte soprattutto ad abitazioni di
campagna;
-
Arredorama, azienda produttrice di piccole dimensioni, si è
dichiarata disponibile a diventare punto franco per la distribuzione
di prodotti italiani anche a livello di componentistica;
-
Formas è aperta a rapporti di collaborazione produttiva nei settori
bagno e cucina, livello alto;
-
Intermobili (attualmente distributore di Cattelan, Mobilgirgi,
Steeloffice) è alla ricerca di sedute e riedizioni dei maestri a livello
di imbottiti per contract;
-
Muzard, dall’alto della sua esperienza di circa 150 anni, ha
dimostrato interesse per rapporti di collaborazione finalizzati alla
realizzazione di parti ed assemblaggio non solo verso il Cile ma
per tutto il Sudamerica;
-
Maysol, distributore del settore cucina, già collabora con Alvic che
invia lo smontato, attualmente commercializza prodotti di livello
medio ed è interessata a commercializzare prodotti di fascia più
alta.
64
Schema 16 / Canali di distribuzione e vendita
Fonte / Ice 2000
4.4.3 Possibili attività nel campo della promozione
Tra le pubblicazioni dedicate al design e all’arredamento si
segnalano Ambientes, una rivista per specialista di buon livello e
Vivenda Decoracion destinata ad un pubblico meno specializzato.
65
CONCLUSIONI
A conclusione del lavoro, qualche breve considerazione riassuntiva
sulle opportunità ed i rischi per le aziende italiane di design sui
mercati oggetto della presente analisi.
-
Nonostante l’appeal del Made in Italy, le possibilità di vendita di
elementi di arredo prodotti in Italia a livello di showroom appaiono
in sostanza limitate. Ciò soprattutto a causa di una congiuntura
variabile, per non dire di crisi, ed ai prezzi alti di vendita del
prodotto.
-
Ben più praticabile appare la collaborazione di tipo industriale
finalizzata al montaggio dei pezzi e, soprattutto alla realizzazione
di alcuni di questi. Tale operazione appare molto vantaggiosa
anche nell’ottica di una commercializzazione dei prodotti in tutti i
paesi americani. In tal senso è necessario scegliere con
attenzione il partner anche nell’ottica del più volte citato pericolo
di copiatura, così come occorre valutare il paese più vantaggioso
sul quale andare ad intervenire.
-
A livello promozionale appare interessante puntare sugli interior
decorators che, alivello di mercato AA ed A hanno un’importanza
notevole sulle scelte del consumatore.
-
Altro canale, quello dei costruttori, forse l’unico mercato che è
possibile affrontare direttamente, importante soprattutto a livello
di cucine, bagni ed armadiature.
66
Bibliografia
Saggi
1. Istituto Nazionale per il Commercio Estero,: Brasile: il settore dei mobili e
dell’arredamento di interni, San Paolo, 2000.
2. Istituto Nazionale per il Commercio Estero, Cile, Informazioni primo
orientamento 2001, Santiago del Cile, 2001.
3. Bercovich, N., Evoluzione e situazione attuale del complesso forestale
nell’Argentina, CEPAL (Div. Sviluppo produttivo, Santiago del Chile), 1998.
4. Istituto Nazionale per il Commercio Estero, Situazione economica e
congiunturale – Argentina, Buenos Aires, 2001.
5. Surasky, S., L’industria del mobile in Argentina agli inizi del 1995,
CAFYDMA, Buenos Aires, 1995.
6. Macadam, L., Mercosur: l’industria del mobile in legno. Studio di
concorrenza industriale, Montevideo, 1996.
7. Abramovsky, L. e Bercovich N, Studio di mercato del settore del mobile in
Argentina, Buenos Aires, 2000.
Riviste
7. “Arc design”
R.Oscar Freire, 329 CJ. 72 – 01426-001 Sao Paulo, SP.
8. “Arq-art – rev- de arquitetura e decoracao”
R. Nelio Guimaraes, 1007 – Alto da Boa Vista – 14025-290 – Ribeirao
Preto, SP.
9. “Arquitetura & Construcao – Editora Abril”
Av. das Nacoes Unidas, 7221 17. Andar – 05425-902 – Sao Paulo, SP.
10. “Casa Claudia – Editora Abril”
Av. das Nacoes Unidas, 7221 17. Andar - 05425-902 – Sao Paulo, SP.
67
11. “Casa & Jardim”
Av. Jaguare, 1485 4. Andar – 05346-902 – Sao Paulo, SP.
12. “Casa Vogue/ Sao Paulo”
Av. Brasil, 1456- Jd. America – 01430-900 – Sao Paulo, SP.
13. “Consulte arte e decoracao”
R. Lopes Neto, 388 Itaim Bibi – 04533-030 – Sao Paulo, SP.
14. “Espaco d’”
R. Arizona, 1349 1. Andar – 04567-003 – Sao Paulo, SP.
15. “Mobile Decore”
R. Tabapua, 821 – Cj. 53 – 04533-013 – Sao Paulo, SP.
16. “Reformar e construir – Editora Camelot”
Av. das Nacoes Unidas, 6005 – 05477-000 – Sao Paulo, SP.
17. “Revista da folha – folha de Sao Paulo”
Al.br.de Limeira, 425 8. Andar – Centro – 01202-900 – Sao Paulo, SP.
18. ”Viver bem – Editora Camelot”
Av.das Nacoes Unidas, 6005 – 05477-000 – Sao Paulo, SP.
19. Siti Internet
19. Daniela Plebani, “Il mobile per ufficio in Brasile/ Ufficio in Europa”,
www.ambienteeoggetti.com
20. “Argentine présentation”
www.argentour.com
21. “Il Cile nel Web”
www.chileit.it/
22. “Elettronet.it”
www.elettronet.it/ita/nelmondo//arg_eco1.htm
www.elettronet.it/ita/nelmondo/bra_eco1.htm
23. “Economia brasiliana”
www.embitalia.org.br/
24. ”Argentina. History and culture”
www.interknowledge.com
68
25. “Mercosur.com”
www.mercosur.com/in/info/historia.jsp
26. “Mondo latino”
www.mondolatino.it/PAESI/ARGENTINA
www.mondolatino.it/PAESI/BRASILE
www.mondolatino.it/PAESI/CILE
27. “Argentina-Consular Information Sheet”
www.travel.state.gov/argentina.html
69
Indirizzario operatori
Argentina
TECNO
SUDAMERICANA
SOLIGO S.A.
B.S.W. GROUP
WALMER
GOWA’S
LAŇIN S.A.
TRAZZO
GROSIMAN S.A.
ALTRO
MOBEL ART S.A.
MICHAELIS
CORPORATIVA
BERGOMI S.C.A.
STILKA
BURO’ S.A.I.C.
NATAN
GRIS DIMENSION
INTERIEUR FORMA
SIG. KARLOS KANNT
LIBERTAD 1021
BUENOS AIRES
SIG. JORGE MORALES CERRITO 1174
BUSTAMANTE
BUENOS AIRES
SIG. WASERMAN
PRESSO SEDE I.C.E.
SIG. MARCEL
ARENALES 1251
GANSIEVICH
BUENOS AIRES
SIG. GERARDO SEVITZ MALABIA 806
BUENOS AIRES
SIG. HUGO LANIN /
CAMARONES 2840
ARQ.PINI
BUENOS AIRES
SIG. OSCAR LASAGNA LIBERTAD 1067
BUENOS AIRES
SIG. DANIEL
SARMIENTO 1383
GROISMAN
BUENOS AIRES
ARCH. ALDO
PARANA’ 947
CHIERICHETTI
BUENOS AIRES
SIG. PEDRO REYNA
SUIPACHA 944
BUENOS AIRES
ARCH. ROBERTO
ARENALES 1145
MICHAELIS
BUENOS AIRES
ARCH. MIGUEL
CASTEX 3330 PISO
PANETTA
10/F BUENOS AIRES
SIG. PAOLO BERGOMI UNIVERSITA’ DI
MORON CABILDO 134
PISO 10- BUENOS
AIRES
ARCH. ALBERTO
SANTA ROSA 5148
PEREZ/ ARCH.A
BUENOS AIRES
LEUVILLE
SIG. ALEJANDRO
LIBERTAD 1010
KATKAWNIK
BUENOS AIRES
SIG.RA POLY CHURBA ARENALES 1223
BUENOS AIRES
ARCH. MONICA
ARENALES 1516
MELHEM
BUENOS AIRES
SIG. JORGE LOPEZ
ALICIA M. DE JUSTO
140 PISO 2 BUENOS
AIRES
TEL. (11)4814.4224
TEL. (11)4811.9533
TEL. (11)4816.2556
TEL. (11)4854.4621
TEL. (11)4851.8883
TEL. (11)4812.8362
TFX. 4371.3636/
4949/6161
TFX. (11)4812.4176
TEL. (11)4328.6655/
8618/ 0616
TFX. (11) 4813.4794
TEL. (11)4804.3318
TFX. (11) 4831.8100
TEL. (11) 4816.3084
TEL. (11) 4811.1144
TEL. 11) 4814.4224
TEL. (11) 4313.3232
Brasile
MOSTRA CASA COR 2001
MOSTRA ANTEFACTO
STILARREDO
SRA. SILVANA
(PR.MARKETING)
SRA. LAURA GONZALES
(IMPORT MANAGER)
SILENE MONTEIRO
70
RUE MANOEL DE
GOIS 157
RUA HADDOCK
LOBO
AL. FRANCA
TEL. 11.3845.3869
TEL. 3061.58.55
TEL. 3085.1611
VITOR PENHA ESTUDIO
DE ARQUITETURA
IAB –ISTITUTO
ARCHITETTI DEL
BRASILEHOUSE GARDEN
BRUNETE FRACAROLI
FERNARDO E
HUMBERTO CAMPANA
DPOT DESIGN
MONTENAPOLEONE
SHOPPING D&D
FORMA
NOVORUMO
CAMILLA MATARAZZO
(ARCHITETTURA)
IAB –NUCLEO MINAS
GERAISSHOPPING MINAS CASA
E RAJA SHOPPING
IAB –INSTITUTO DE
ARQUITETOS DO
BRASILBARRA DESIGN
SHOPPING
CRISTIANE DORNELLES
LUPI (ARCHITETTO)
VITOR PENHA
RUA BELA 478
PROF.GILBERTO
RUA BENTO 306
BELLEZA (PRESIDENTE)
TEL. 259.68.66
LUIZ HENRIQUE
SIMONSEN (PRODUCT
MANAGER)
BRUNETE FRACAROLI
HUMBERTO CAMPANA
(ARCHITETTO)
FRANCES (PRODUCT
MANAGER)
AV. IMPERATRIZ
LEOPOLDIRA 86
TEL. 3649.4439
R.GUARARA
R. BARIO DE TATUI
TEL. 3885.8309
TEL. 3825.3408
HELIO BORK
(TITOLARE)
GILBERTO FAGUNDES
(MANAGER
MKT/ARCHITETTO)
LUCIANO BEDOGNI
CAMILLA MATARAZZO
AL. GABRIEL
TEL. 3061.9297
MONTERO DA SILVA
250
AL. GABRIEL
TEL. 3043.9297
MONTERO DA SILVA
786
AV. DAS NACOES
AV. CIDADE JARDIM TEL. 4788.3244
RUA ROTRA 383
AV. BRIA FARIA
TEL. 3672.25.33
TEL. 3813.2749
ARQ. MARIETA MACIEL
(VICE PRESIDENZA)
RUA MENTRE
LUCAS, 70
TEL. 031.32871277
CARLOS FERNANDO
ANDRADE
RUA DO PINHEIRO,
10
TEL. 557.44.80
CRISTIANE DORNELLES
AV. ATAULFO DE
FAIVA, 135
TEL. 259.7348
Brasile –studi d’architettura d’interni-
CASAS EDICAO DESIGN
NOVORUMO
SAO ROMAO
VIA NOVA
ADRIANO MELO
ALEXANDRE MONTEIRO
E PAULA NEDER
ALLAN MALOUF
ALVARO RAZUK E LENI
TZIRULNIK
TEL. 231.46.35
ALAMEDA MINISTRO
ROCHA AZEVEDO
MACEIO
BELO HORIZONTE
AVENIDA 9 DE JULHO
5.836 SAO PAULO
RUA 24 DE JANEIRO 416
TERESINA
RUA ARISTIDES
ESPINOLA 59/202
RUA CONEGO EUGENIO
LEITE 244 SAO PAULO
AVENIDA ANGELICA
SAP PAULO
71
TEL. 11 3082 6311
TEL. 82 327 6878
TEL. 310 281 6792
TEL. 11 3085 8755
TEL. 86 221 2775
TEL. 21 512 2098
TEL. 11 3085 0661
TEL. 11 3661 8111
ANA LUCIA JUCA
ANA MARIA G. VIEIRA
SANTOS
ANA MARIA WEY
ANA MELO
ANA PAULA JUNQUEIRA
VILELA E MELISSA DE
FARIA VASCONCELLOS
ANGELA BARQUETE E
CRISTIANE DORNELLES
BEBEL ALVES DE LIMA
BETO GALVEZ & NOREA
DE VITTO
BRUNETE FRACCAROLI
CACO BORGES
CARLOS QUEIROZ E
FABIO BENEVIDES
CHRISTIANE LACLAU E
CAROLINA WAMBIER
RUA CALHEIROS
GOMES 486 RIO DE
JANEIRO
AVENIDA LINEU DE
PAULA MACHADO
SAO PAULO
RUA HADDOCK LOBO,
1.384 SAO PAULO
AVENIDA BARAO DE
STUDART 330
FORTALEZA
RUA ADOLFO
TABACOW 261 SAO
PAULO
AVENIDA ATAULFO DE
PAIVA 135 SALA 407 RIO
DE JANEIRO
RUA HENRIQUE
MARTINS 952 SAO
PAULO
RUA DOS PINHEIROS 54
TEL. 21 495 8242
RUA GUARARA’ SAO
PAULO
AVENIDA ATAULFO DE
PAIVA
AVENIDA BOA VIAGEM
TEL. 11 3885 8309
RUA MARQUES DE
SABARA’ RIO DE
JANEIRO
CILENE MONTEIRO LUPI ALAMEDA FRANCA
SAO PAULO
CRISTINA AMARAL
PRACA DOS
DAVID BASTOS
TUPINAMBAS
SALVADOR
RUA JESUINO ARRUDA
DENISE MONTEIRO
676 SAO PAULO
SAO PAULO
ELIANA FAKHOURY
RUA PADRE MANUEL
ESTHER GIOBBI
CHAVES SAO PAULO
FABIO ARRUDA MANUEL RUA JOAO CACHOEIRA
SAO PAULO
A. DE STOCKLER E
BREIA
RUA ANDRE’
FERNANDO AZEVEDO
GONCALVES 100, PAO
CARMEN MANSOR E
PAULO
TIZA KANN
RUA BENEDITO
FLAVIA AGUIAR
CHAVES, SAO PAULO
CAMPANA E RUTH
MENDONCA DE BARROS
RUA DIOGO JACOME
FRANCISCO CALIO E
SAO PAULO
WALTER FAGUNDES
RUA GENERAL MENA
GEGE’ E FERNANDA
BARRETO
CUNHA BUENO
PRACA DO CRUIZERO
GISELLE MOREIRA
GOIANIA
72
TEL. 11 3813 5800
TEL. 11 3064 4798
TEL. 85 224 8044
TEL. 11 3487 5512
TEL. 21 259 7348
TEL. 11 3887 5599
TEL. 11 3062 1913
TEL. 21 239 8082
TEL. 81 3466 7381
TEL. 21 239 6576
TEL. 11 3062 7650
TEL. 11 531 4543
TEL. 71 241 2777
TEL. 11 3167 6347
TEL. 11 3773 8949
TEL. 11 3085 9666
TEL. 11 3044 3861
TEL. 11 3849 2047
TEL. 11 3083 0411
TEL. 11 3842 3337
TEL. 11 3884 5021
TEL. 62 278 2925
RUA VISCONDE DE
PIRAJA’ RIO DE
JANEIRO
RUA BASTOS PEREIRA
HELENA VISCOMI
SAO PAULO
AVENIDA MACEIO
HUMBERTA FARIAS
LEDA E SILVIO KORMAN RUA GROENLANDIA
1877
SAO PAULO
RUA DOMINGOS LEME
INES CAPOBIANCO
SAO PAULO
RUA PASTEUR
IVAN CESAR
CURITIBA
WODZINSKY
RUA DOS PINHEIROS
JOAO ARMENTANO
SAO PAULO
RUA CARDOSO DE
JOIA BERGAMO
MELO JUNIOR SAO
PAULO
AVENIDA AYRTON
JORGE NASCIMENTO E
GUILHERME SAGGESSE ENNA RIO DE JANEIRO
AVENIDA ATAULFO DE
JULINHA SERRADO
PAIVA RIO DE JANEIRO
RUA GUAIAQUIL SAO
LUCIANA ZEITEL &
PAULO
MARCELLA SION
LIBESKIND
RUA PEDROSO
LUIZ RICARDO BICK E
ALVARENGA SAO
WILLIAM SIMONATO
PAULO
RUA ESTADOS UNIDOS
MARIA ANGELA LOPES
SAO PAULO
RUA RINZO PAGLIARI
MARIA CELIA J.CURY
SAO PAULO
RUA ILIMANI SAO
MARILIA BRUNETTI DE
PAULO
CAMPOS VEIGA
RUA DESEMBARGADOR
MAURICIO PINHEIRO
COSTA CARVALHO
LIMA
RUA 104 GOIANIA
MEIRE SANTOS
RUA SANTA CECILIA
MOACYR KRUCHIN
PORTO ALEGRE
AVENIDA
MONICA PAES DE
CONSELHEIRO AGUIAR
ANDRADE
RECIFE
RUA CAIOWAA SAO
MYLENE DEL NERO E
PAULO
JACQUELINE ROCHA
DINIZ
RUA PADRE JOAO
NAOMI ABE E MONICA
BACELLAR TOMASELLI MANUEL SAO PAULO
RUA UBERABINHA SAO
NECA ABRANTES
PAULO
RUA SAMPAIO VIDAL
OSKAR MIKAIL
SAO PAULO
AVENIDA ALVARO
OSVALDO TENORIO
CALHEIRO MACEIO
RUA PADRE JOAO
REGINA ADORNO
MANUEL SAO PAULO
ALAMEDA TIETE SAO
RICARDO DE OLIVEIRA
PAULO
CAMINADA
RUA BASTOS PEREIRA
ROBERTO MIGOTTO
SAO PAULO
GORETE COLACAO
73
TEL. 21 247 8280
TEL. 11 38848185
TEL. 82 231 8588
TEL. 11 30 60 83 13
TEL. 11 3885 0425
TEL. 41 233 1102
TEL. 11 3061 3516
TEL. 11 3815 1872
TEL. 21 430 3222
TEL. 21 274 0603
TEL. 11 3063 9606
TEL. 11 3079 7267
TEL. 11 3064 2478
TEL. 11 3817 4296
TEL. 11 3819 4646
TEL. 41 244 0672
TEL. 62 241 3200
TEL. 51 331 8211
TEL. 81 3325 1965
TEL. 11 3872 2966
TEL. 11 3085 5970
TEL. 11 3848 0311
TEL. 11 3816 3848
TEL. 82 325 8509
TEL. 11 3088 1147
TEL. 11 3062 5171
TEL. 11 3885 2024
ROSITA ZYLBERSTAJN
SIDNEY QUINTELA
SIG. BERGAMIN
SILVANA DE CARVALHO
ALMEIDA
SIMONE MANTOVANI E
CANDIDA TABET
SYLVIA D. BRENER
BASER
TERESINHA NIGRI
BASICHES
TONINHO NORONHA
VALERIA OLIVEIRA
ZEZINHO SANTOS E
ANDRE’ CAVENDISH
LAYDE TUONO
CAMILLA MATARAZZO
CLARISSE READE
CFERNANDO PIVA
FRANCO &
EVANGELISTA
MIGUEL VIGIL
ZEILA FACHADA
RENE’ FERNANDES
FILHO
HELENA VISCOMI
RUA GUARARA SAO
PAULO
AVENIDA THOMAZ
GONZAGA SALVADOR
RUA CONEGO EUGENIO
LEITE
RUA CRISTIANO OTONI
TEL. 11 3885 6484
RUA MEDEIROS DE
ALBU QUERQUE SAO
PAULO
RUA CARDOSO DE
ALMEIDA SAO PAULO
ALAMEDA GABRIEL
MONTEIRO DA SILVA
SAO PAULO
UA PEDROSO
ALVARENGA 755, SAO
PAULO
RUA 53 GOIANIA
RUA SELIDONIO LEITE ,
RECIFE
R.OSCAR FREIRE, 329
AV.BRIGADEIRO FARIA
LIMA SAO PAULO
RUA SAMPAIO VIDAL,
81, SAO PAULO
AV. NOVE DE JULHO
5185 / 122, SAO PAULO
ALAMEDA LORENA
SAO PAULO
AL.GABRIEL
MONTEIRO DA SILVA,
1380, SAO PAULO
R. DES PASSALACQUA
PACAEMBU’
AV. BRIGADEIRO FARIA
LIMA 1979 SAO PAULO
RUA BASTOS PEREIRA,
SAO PAULO
TEL. 11 3031 3910
TEL. 71 480 9420
TEL. 11 3081 3433
TEL. 71 331 4272
TEL. 11 3872 3577
TEL. 11 3081 5811
TEL. 11 3167 1787
TEL. 62 215 8872
TEL. 81 3467 3731
TEL. 3082-0347
TEL. 11 3813 2749
TEL. 11 30829177
TEL. 11 3168 1711
TEL. 11 3887 3833
TEL. 11 3061. 2964
TEL. 3675 6486
TEL. 11 3815 1627
TEL. 11 3884 8185
Cile
EMBAJADA DE ITALIA
SIG.FABRIZIO
CLEMENTE FABRES
74
TEL. (562) 20911963
LOBASSO
1050
PROVIDENCIASANTIAGOLUIS THAYER OJEDA,
PISO 12
CAMERA DE COMERCIO MARCO LEONE –
SECRETARIO
ITALIANA DE CHILE
GENERALTOMAS H. HARRISON AV. ANDRES BELLO
ASIMAD –ASOCIACION
R. GERENTE GENERAL 2777,OF. 505
DE INDUSTRIALES DE
EDIFICIO DE LA
LA MADERAINDUSTRIA
SANTIAGO-CHILEKENNETH PATRICK D. AVDA. LAS CONDES
FORMAS –MEUBLES
GERENTE GENERAL
14.970
ESPANOLES DE
LO BARNECHEA –
COCINASANTIAGOCOMERCIAL ECCSA
S.A.
DORIS COHN MUEBLES
SUR DISENO
INTERNACIONAL
PARIS MUEBLES
GLOBAL
ASOCIACION DE
OFICINAS DE
ARQUITECTOS
BUDNIK
ARREDORAMA
VIENNA S.A.
MORO ARQUITECTURA
INTERIOR
ENRIQUE CONCHA B. &
DISENADORES
ASOCIADOS
INTER MOBILI
ABS DISENOS &
MUEBLES
MAYSOL
MUZARD OFFICE
FURNITURE
TEL. (562) 2232467
TEL. 2322618/
2335296
TEL (562) 203..3339
TEL. 215 .2096
GONZALO ESPINOZA
HUéRFANOS 979
(PRODUCT MANAGER) OFICINA 301
SANTIAGO, CHILE
DORIS COHN
AV. LA CONDES 10515
SANTIAGO CHILE
XIMENA BARRIENTOS ALONSO DE CORDOVA
D.
3026
DIRECTORA
GONZALO MILIC B.
AMERICO VESPUCIO
GERENTE
1151 QUILICURA,
COMERCIAL
SANTIAGO, CHILE
ALEJANDRO BRAVO
TOBALABA, 381,
PASLER
SANTIAGO CHILE
JORGE FIGUEROA E.
FRANCISCO NOGUERA
VICE-PRESIDENTE217 PROVIDENCIA
TEL. (56-2) 694.1292
JOSE ANTONIO
ALONSO
AV. PRESIDENTE
RIESCO LAS CONDES
SANTIAGO CHILE
MODULO 18
QUILICURA
SANTIAGO, CHILE
AVDA. MEXICO 669
SANTIAGO CHILE
AVENIDA AMERICO
VESPUCIO 1565
QUILICURA
LAS CONDES
SANTIAGO CHILE
TEL. 562 220 10 10
AV. APOQUINDO 5136
LAS CONDES
LAS CONDES
TEL. 562 2292216
DARIO URZUA 1652
PROVIDENCIA
SANTIAGO
SANTA ADELA 9700
MAIPU
TEL. 2351800
ANDREA STORACE
GERENTE
COMERCIAL
JOSE MIGUEL
BENAVIDES
VERONICA ESTRADA
R.
ENRIQUE CONCHA B.
LUIS FILIPE DA
COSTA
MIGUEL ANGEL
ARRIAZA
ANDRES BARRIGA
ALLIENDE
MIGUEL MUZARD
URETA –GENERAL
MANAGER-
75
TEL.217 2260
TEL. 2074161
TEL. 562 236 79 00
TEL. 231.9277
TEL. 374 3367
TEL. 562 739 1418
TEL. 562 622 7282
TEL. 562 367 2700
TEL. 562 378 54 00
TEL. 2065087
TEL. 562 538 6840