Scarica il report della missione - Centro Sperimentale del Mobile e
Transcript
Scarica il report della missione - Centro Sperimentale del Mobile e
1 INTRODUZIONE La ricerca presentata in questo saggio è frutto di un’analisi di mercato contta in forma diretta nel mesi di maggio - giugno 2001 nei paesi interessati, nonché della rielaborazione delle ricerche condotte da ICE sulla situazione economica congiunturale in Argentina e Cile e più specificatamente sul settore del mobile in Argentina, Brasile e Cile cui si rimanda per ulteriori informazioni in materia. Durante il soggiorno si è incontrato un numero assai ampio di operatori: rivenditori, architetti, interior decorators, giornalisti, e numerosi, circa 60 – sono stati i punti vendita visitati. Il tutto nell’intento di offrire alle aziende toscane interessate ai mercati del Sud America un agile ma denso strumento operativo. Doverosi ringraziamenti vanno, tra gli altri, a Giovanni Sacchi (direttore Ice – Firenze), Federico Balmas (direttore Ice – Argentina), Andea Ambra (direttore Ice – Brasile), Giancarlo Lamio (direttore Ice – Cile), Amedeo Scarpa (vicedirettore Ice – Brasile), Olga Martin (trade-analyst – Argentina), Paola Rossetto (trade-analyst Brasile), Marina Marazzina (trade-analyst Cile). 2 1. IL MERCOSUR Intorno alla metà degli anni ’80 Brasile ed Argentina hanno intrapreso un rapporto di collaborazione economica e commerciale mai prima esistito nella loro storia. Allo scopo di cementare tale collaborazione, le due nazioni, nel periodo compreso tra il 1984 e il 1989, sottoscrissero ben 24 protocolli bilaterali. Così facendo, Brasile ed Argentina iniziarono un. Nell’agosto del 1990, il Presidente del Paraguay, Andrés Rodriguez e quello dell’Uruguay, Luis Alberto La Calle, visti gli importanti risultati dell’accordo, hanno chiesto ed ottenuto l’incorporazione dei loro stati nel protocollo esistente tra le due grandi nazioni del Sud America. Le negoziazioni sono sfociate in un accordo del 26 marzo 1991, il “Tratado de Asuncion” che, firmato in Asunciòn dal Presidente Carlos Menem, per l’Argentina; Fernando Collor de Mello, per il Brasile; Andrés Rodriguez, per il Paraguay, e Luis Alberto La Calle, per l’Uruguay, ha stabilito la decisione di creare un mercato comune a partire dal 31 dicembre 1994. Tale mercato avrebbe implicato la libera circolazione delle merci, dei servizi e dei fattori produttivi tra gli stati partecipanti, ed una comune politica commerciale nei confronti degli altri. Organi di tale accordo il Consiglio del Mercato Comune (Common Market Council), di natura politica, ed il gruppo del Mercato Comune (Common Market Group), con poteri esecutivi, creati allo scopo di amministrare e gestire quanto stabilito dal Trattato. A metà degli anni ’80 la crescita dell’economia latino-americana ha implicato un sostanziale aumento del commercio tra i quattro paesi 3 partners – da 8.369 milioni di dollari statunitensi nel 1991, ad 19.624 milioni nel 1994, con un incremento percentuale pari al 134,51% nei tre anni, portando il Mercosur all’attenzione delle grandi potenze mondiali. Nonostante tale ascesa il progetto del mercato comune non ha comunque potuto essere portato a termine per la data stabilita del 1 gennaio 1995. Il Ouro Preto Summit, che ha avuto luogo nel dicembre del 1994, ha stabilito la previa attuazione di una unione doganale rispetto alla realizzazione di un mercato comune. Pertanto dal 1 gennaio 1995 una, sia pur estremamente imperfetta, unione doganale si è realizzata: essa ha comportato l’eliminazione di ogni tariffa nei confronti dei rapporti commerciali reciproci, e l’adozione di un dazio doganale comune nei confronti degli altri stati. Una realtà, quest’ultima, oggi non più completamente in vigore. Il Mercosur ha inoltre firmato il 15 dicembre 1995 un accordo di programma finalizzato cooperazione politica e coordinamento con l’Unione Europea. Il 25 giugno del 1996 si è decretata la nascita di una zona di libero commercio tra i Cile e i 4 paesi del Mercosur. Ciò non significa costituire un’unione doganale, ma vuole essere molto di più che una zona di libero commercio di beni. L’intenzione è quella di mettere insieme integrazione fisica e commercio di servizi, facilitare la circolazione di beni e servizi all’interno di tale grande spazio economico. Al momento il Mercosur sta componendo con successo negoziazioni bilaterali con il Brasile, dopo una successione di situazioni assai 4 conflittuali nell’ambito commerciale che avevano fatto seguito alla svalutazione della moneta brasiliana, ed è stata inoltre ratificata l’intenzione dell’Argentina di procedere nei negoziati dell’Area di Libero Scambio delle Americhe (ALCA) e di integrazione dell’Unione Europea. Tra i risultati più notevoli delle negoziazioni del Mercosur durante il 2000, occorre citare la conclusione dell’Accordo per una Politica Automobilistica Comune, e soprattutto la Dichiarazione Presidenziale su Mete e Meccanismi di Convergenza Macroeconomica (Flòrianapolis, dicembre del 2000), basata sugli accordi raggiunti nel corso della riunione dei Ministri di Economici e Presidenti delle Banche Centrali che ha preceduto il Vertice dei Presidenti del blocco regionale. In tale contesto sono state approvate le “mete e meccanismi per la convergenza economica”, stabilendo tra l’altro: - le modalità di presentazione comune dei risultati relativi a inflazione, variazione del debito fiscale netto; - la definizione per il periodo tra il 2002 e il 2005 del tasso massimo di inflazione al 5% annuo. A partire dal 2003 verrà definito un nucleo inflazionistico (indicatore speciale), il cui massimo è stato fissato nel 4% annuo. A partire dal 2006 la tendenza di tale indicatore non potrà superare il 3% annuo. - per il Paraguay un periodo di adeguamento fino al 2006, durante il quale potrà ridurre il tasso di inflazione. Anche se l’impegno non comporta alcuna sanzione per le inadempienze, si è comunque verificato un considerevole progresso in relazione al passato più immediato. 5 2. ARGENTINA 2.1. Congiuntura Nel corso del 1999 l’economia argentina non è riuscita a rimontare la fase recessiva iniziata nella seconda metà del 1998, anche se nell’ultimo scorcio di anno sono affiorati piccoli segni di ripresa provenienti dal settore industriale, escluso quello dei beni durevoli. In realtà, la recessione si è man mano aggravata in seguito alla svalutazione brasiliana del gennaio 1999 che ha portato ad una flessione degli scambi bilaterali e ha scosso l’intera impalcatura del Mercosur. La caduta del Prodotto Interno Lordo nei dodici mesi del 1999, stimata intorno al 4%, va attribuita, soprattutto, ai vistosi cali degli investimenti e dei consumi privati che hanno segnato variazioni negative stimate rispettivamente intorno al 9% e al 3%. Quanto alla struttura de PIL circa un terzo è rappresentato dai settori produttivi (industria manifatturiera: 16,2%, agricoltura: 6,2%, costruzioni: 5,8%) e per due terzi dai servizi. Nonostante il basso coefficiente del settore agricolo, esso assume un peso preponderante nella distribuzione percentuale delle esportazioni, sia come prodotti primari, sia come prodotti agro-industriali. L’affievolimento dei ritmi di produzione peraltro già manifesto nel corso del secondo semestre del 1998, si è accentuato in seguito alla caduta della produzione del reparto automobilistico, dovuta alla definizione delle condizioni dell’accordo argentino - brasiliano, a sua 6 volta provocata dalla libera fluttuazione del real, tradottasi in una grave svalutazione. D’altra parte la competitività delle esportazioni argentine continua ad essere notevolmente ridotta dal legame del peso con il dollaro. Sul fronte dei prezzi, il 1999 ha chiuso con un tasso di inflazione medio, misurato dall’indice dei prezzi al consumo pari a – 1,8%, deflazione che va attribuita essenzialmente alla situazione economica recessiva, mentre l’indice dei prezzi all’ingrosso ha invece segnato, sotto la spinta dei prezzi petroliferi, un aumento dell’1,1% su base annua. Nei circoli imprenditoriali prevaleva, a fine anno, un cauto ottimismo sull’andamento degli affari nel 2000: si prevedeva un aumento della domanda interna, il 37% delle imprese industriali ipotizzava una esportazione delle proprie esportazioni, mentre il 68% ha manifestato il proposito di realizzare nuovi investimenti. In realtà, prerogativa principale dell’economia argentina nel 2000 è stato un forte ristagno. Per quanto concerne l’evoluzione del Prodotto Interno Lordo e le sue principali componenti, tale ripresa economica non si è verificata. Le stime riguardanti la variazione del PIL oscillano tra una diminuzione dello 0,4% e una crescita dello 0,9%. Anche il comportamento della Produzione Industriale, che aveva evidenziato un importante aumento nella prima metà del 2000, ha mostrato una forte contrazione nel secondo semestre, facendo registrare alla fine una variazione annua praticamente nulla (+0,1% nel 2000 in relazione al 1999). 7 La disoccupazione si è evidenziata come uno degli elementi più negativi dell’intera congiuntura, passando dal 12,9% nel 1998 al 14,0% nel 1999 e al 15,3% nel 2000. Tale andamento è da ritenersi estremamente nocivo per lo sviluppo dell’attività economica: da una parte perché, come è evidente, tale variazione è stata considerevolmente inferiore alle stime di crescita proprie del 1999 sopra riportate, il che ha inciso, aggravando anche la situazione fiscale, sulle proiezioni del bilancio preventivo di governo; dall’altra a causa di tale orientamento si è riproposto un rinnovato logorio delle aspettative degli operatori, con un evidente ed immediato impatto negativo sulle decisioni di consumo e investimento. La congiuntura negativa del 1999 – 2000 si è confermata ed addirittura aggravata nell’anno in corso. La parità peso – dollaro si è rivelata ancor più un oneroso cappio per l’economia del paese con gravi conseguenze sull’export, sull’occupazione ed addirittura sul pagamento degli stipendi che è stato a lungo bloccato. Molteplici sono state le cause che hanno contribuito a stabilizzare e a non risolvere la recessione economica propria dell’Argentina degli ultimi anni. In primis, sicuramente la svalutazione e la recessione economica del Brasile, essendo quest’ultimo paese uno dei principali clienti dell’Argentina. Secondo, l’aumento delle restrizioni per il finanziamento estero, indotte dal susseguirsi delle crisi finanziarie nei paesi del Sud - Est Asiatico e in Brasile. Terzo, l’effetto del rialzo dei tassi di interesse internazionali, che molto ha influito sul livello di indebitamento internazionale dell’Argentina. 8 2.2. Import - Export Relativamente alle importazioni argentine quasi il 4% del totale appartiene alla voce Beni Capitali e a Pezzi e Accessori per Beni Capitali, ai Beni Intermedi 33,5% e solo il 21,83% ai Beni di Consumo. Quanto alla composizione delle importazioni a seconda della loro origine, la preferenza è per i paesi del Mercosur. In tal senso la competitività di paesi quali l’Uruguay, Paraguay e Brasile si fa indubbiamente sentire. L’Unione Europea si colloca al secondo posto della graduatoria (22,9%) ad un livello praticamente uguale a quello raggiunto dalle nazioni Nafta. Per quanto riguarda i singoli paesi, il Brasile occupa la prima posizione, mentre l’Italia con il 4% è al quinto posto (nel primo semestre del 2000 il quarto). Nel 2000 le esportazioni totali argentine hanno mostrato un importante incremento nella partecipazione dei Manufatti di Origine Agro-zootecnica e Industriale rispetto all’anno precedente: i primi hanno rappresentato il 30,1% e i secondi il 31,00% del totale esportato durante il periodo in considerazione. Si è ridotta la partecipazione di prodotti primari (20,6% del totale), mentre la voce combustibili, mantenendosi intorno alla percentuale del 18,3%, non ha subito particolari variazioni. Il Mercosur continua ad essere il principale mercato delle esportazioni argentine, raggiungendo il 32,00% del totale esportato. Anche se questa partecipazione si è ridotta in relazione al 1999, la 9 caduta è stata comunque attutita dalla ripresa della attività economica in Brasile. In ordine di importanza seguono le vendite all’Unione Europea (17,5%), concentrate principalmente sui prodotti primari e sui manufatti di origine agro-zootecnica, che rappresentano l’81,1% del totale esportato dall’Argentina verso quella regione. Per quanto riguarda l’ordinamento in base all’importanza dei paesi clienti dell’Argentina per l’anno 2000, il Brasile compare nuovamente in testa alla lista con il 26,8% del totale esportato. E’ inoltre da segnalare l’aumento della partecipazione relativa degli USA (12,00 del 2000 contro l’8,3% del 1998 e l’11,4% del 1999); del Cile, coerente con l’approfondimento dell’accordo preferenziale di questo paese con il Mercosur, che è passato dal 7,1% nel 1998 all’8,0% nel 1999 al 10,1% nel 2000 cfr. schema 1. Esportazioni verso Milioni USD % Brasile 7.024 26,8% Stati Uniti 3.137 12,0% Cile 2.648 10,1% Spagna 914 3,5% Uruguay 798 3,0% Cina 790 3.0% Italia 731 2,8% altro 35.733 38,9% Schema 1 / Esportazioni argentine anno 2000 Fonte Indec e Segreteria Industria, Commercio e Investimenti 10 Quanto all’Italia la sua partecipazione relativa non ha virtualmente subito varianti: una lieve flessione in relazione all’anno precedente ma che, tuttavia, non ha modificato la sua posizione nella lista: 2,8% nel 1998, 3,0% nel 1999 ed ancora 2,8% nel 2000. La proiezione per il 2001 appare indubbiamente negativa: la parità peso – dollaro, non basata su reali presupposti penalizza fortemente le esportazioni argentine anche nei settori di punta come ad esempio quello zootecnico. Le già citate forti tensioni dei mesi di giugno e luglio scorsi dimostrano tute le difficoltà attuali dell’economia argentina. 2.3. Il settore del Mobile 2.3.1 Il mercato Nel periodo 1996-98 la vendita di mobili ha avuto in Argentina un lieve incremento. Ciò come conseguenza soprattutto di nuovi crediti per il consumo, di una certa stabilità politica e economica, di un dinamismo in particolari settori quali quelli degli uffici ed alberghiero. La situazione è però radicalmente mutata dal 1999, con l’arrivo della recessione, dell’incertezza politica, dell’alto costo del denaro, della crisi monetaria brasiliana. Da considerare inoltre il calo dell’edilizia (7% nel 1999). Tutto ciò ha portato ad un decremento nelle vendite di arredamento pari a circa il 10%; una diminuzione che ha investito anche la classe AA come rilevato da Monica Melhem di Gris Dimension (miglior showroom di Buenos Aires con aziende quali 11 B&B, Cassina, De Padova, Pallucco, Ceccotti, Poltrona Frau, Ingo Maurer, Fontanarte) e Adrian Sevitz di Gowa's. Solo il settore del contract sta dimostrando lievi segnali di ripresa (Poli Churba, direttore di Natan, 3 negozi con firme quali Catelan, Rimadesio, Zeritalia, Segis). Una tendenza confermata dall’attuale crisi recessiva di cui ancora non si intravede la fine – in tal senso Javier Malik di Vivendi rilevava come “Ancora non si sia toccato il livello più basso”. Stime recenti parlano di un’attesa di circa due tre ani dopo lo stabilizzarsi dell’economia affinché si possa nuovamente investire nel ricambio dei mobili. Questo anche perché in genere il cittadino argentino non ritiene l’immagine della sua casa una reale priorità. A breve termine si prevede il rifiorire di crediti immobiliari. Questo dovrebbe contribuire al rilancio dell’acquisto e della costruzione della casa, con la conseguente domanda di mobili, in particolare per la cucina - già montate al momento dell'acquisto dell'appartamento, di tipo europeo, soprattutto in legno - e il bagno. Nell’ultimo decennio c’è stato un forte incremento nel rifacimento e nell’abbellimento di cucine e bagni attraverso nuovi materiali e nuove attrezzature. Questa tendenza è stata accompagnata da una fioritura del commercio di mobili da cucina e di componenti interni degli armadi: in entrambi i casi l’innovazione consiste in nuovi meccanismi, porte scorrevoli in alluminio per cassetti, nuovi sistemi di rotaie e aste per tende. Per i mobili da cucina, il segmento di alto consumo è molto ridotto ed è rifornito da produttori nazionali con rappresentanze di fornitori internazionali, soprattutto tedeschi. 12 In dettaglio relativamente alle diverse tipologie di prodotto: A. i mobili per la casa si caratterizzano per la scarsa rotazione in quanto i consumatori argentini, se si toglie la fascia A, comprano i mobili una volta nella vita in occasione del matrimonio. Di questi prodotti i mobili per salotto e camera da letto di fascia alta sono quasi esclusivamente di importazione divisi tra l’offerta di Gris Dimension che importa principalmente dall’Italia; Roche Bouboir, franchising francese; Linea International che lavora con prodotti italiani e spagnoli; mentre nel caso di pubblico giovane occorre citare Natàn e Vivendi che lavorano anche con i Paesi Scandinavi. Nel settore delle cucine, sempre relativo al mercato alto che interessa direttamente le aziende italiane di design appaiono vincenti produttori nazionali con rappresentanze di fornitori internazionali principalmente tedeschi in quanto la donna argentina tende ad associare al prodotto tedesco “maggiore solidità garanzia”. In particolare Cucina Bella e Bulthaup possiedono propri show-rooms a Buenos Aires e producono localmente la struttura importando i meccanismi, le ferramenta ed i panelli fontali. Il mercato medio e medio-basso, basso fa capo, oltreché a mobilifici locali che talvolta sono anche importatori, dalle grandi catene di distribuzione quali Riveiro S.A. con 23 magazzini, Grupo Marquez con 30 punti vendita, Red Megatone, il più importante con i suoi 110 locali di vendita. B. i mobili per la comunità per i quali non vi sono in Argentina né grandi importatori né catene di distribuzione. In genere le grandi catene di alberghi, cinema e negozi hanno fornitori internazionali a livello mondiale per l’intera catena. Tra i fabbricanti nazionali si 13 ricordano Simet (sedie) e Gowas, mentre tra gli importatori si annoverano negozi come Vahdrhyer e Linea International. Finora il prodotto italiano ha riscontrato in questi settori uno scarso successo ma si ha il caso recente di un affidamento di un hotel della catena Sheraton ad una ditta italiana. Infine, per quanto riguarda le diverse tipologie di importatori si fa riferimento allo schema 3. Descrizione Caratteristiche dei principali importatori e percentuali su totale annuo Sedie girevoli ad altezza regolabile Fabbricanti/rappresentanti: 28% Importatori diretti (Banche): 24% Sedie con anima in legno Fabbricanti/rappresentanti: 25% Distributori: 6% Sedie con anima in metallo Supermercati: 12% Importatori diretti: 21% Mobili in metallo per l’ufficio Fabbricanti / rappresentanti: 21% Importatori diretti: 22% Distributori: 11% Mobili in metallo non per l’ufficio Supermercati: 89% Importatori diretti: 6% Mobili in legno per camere da letto Fabbricanti/rappresentanti: 43% Distributori: 20% Mobili in legno non per l’ufficio, né da Supermercati: 21% cucina, né camere Componenti di mobili Importatori diretti (Banche): 42% Schema 2 / Tipologie di importatori Fonte / Laura Abramovsky e Néstor Bercovich 2.3.2 Produzione locale L’industria del mobile si è sviluppata in Argentina contemporaneamente all’arrivo della massa di emigranti del secolo 14 scorso; molto importanti sono stati gli artigiani e gli ebanisti di origine italiana dei quali la gran parte si è specializzata nella fabbricazione di mobili in stile, di alta qualità. Il settore è oggi formato di un insieme variegato di PMI: si tratta di circa 5.800 imprese che impiegano circa 30.000 lavoranti. Ad eccezione di un gruppo di aziende di maggiore dimensione che ha recentemente modernizzato i propri impianti, gran parte del settore è comunque caratterizzata da impianti piccoli, conduzione per lo più familiare, forte ritardo tecnologico sia nei macchinari che nel design. Le imprese di settore sono localizzate principalmente nella Capitale e nella Grande Buenos Aires, altri poli importanti sono dislocati a Santa Fe, Cordoba e Mendoza. La produzione di mobili in legno rappresenta quasi il 70% del totale dell’industria del mobile in Argentina, seguita da quella dei mobili in metallo. Per quanto riguarda le imprese che lavorano mobili in legno, quelle che utilizzano legnami locali devono fronteggiare a tutt’oggi il problema della quasi estinzione delle specie di alto prestigio. Ad esempio per quanto riguarda le aziende che usano legno di pino, si registra un scarsa interazione con il settore produttivo del legname. In compenso da alcuni anni è molto utilizzata la produzione di semilavorati d’alto valore, blank, tiranti laminati, da parte di un gruppo di segherie che esporta e lavora con tecnologia di livello internazionale. Il mercato interno è stato da sempre la destinazione quasi esclusiva della produzione argentina di mobili, ma da alcuni anni alcune fra le ditte più importanti hanno cominciato ad esportare. 15 Nell’ultimo decennio, le esportazioni di sistemi di arredo, in particolare mobili in metallo per la casa e mobili in legno, sono le più importanti, ed hanno avuto una maggiore crescita dell’export di sedie. Le vendite all’estero si sono concentrate principalmente su mobili di buon disegno e qualità, puntando su zone di alto consumo, quali Stati Uniti e Brasile. Per quanto riguarda le esportazioni verso l’Italia si è trattato quasi essenzialmente di esportazioni di componenti per mobili. Il dato complessivo della produzione argentina ha segnato comunque negli ultimi ani un leggero decremento a conferma delle reali difficoltà del mercato – cfr. schema 3. Sottosettore Produzione Percentuale Mobili in legno Tappezzeria Mobili in metallo Materassi e Mat. a molle 880 120 150 150 69% 9% 11% 11% TOTALE 1.300 100% Schema 3. Composizione dell’offerta del settore del mobile argentino (Produzione in milioni di dollari, valori approssimativi riferiti al 1998) Durante il periodo 1992-98, l’ammontare totale delle importazioni si è quasi triplicato. Le importazioni di mobili rappresentano attualmente circa il 70% del totale settore, mentre le sedie costituiscono solo il restante 30%. Per quanto riguarda i paesi di provenienza la prima posizione è occupata dal Brasile, seguito da Usa e Italia. 16 La struttura impositiva sulle importazioni risulta così composta: Prezo Cif x (aec + Te) = prezzo locale essendo Prezzo Cif il prezzo franco fabbrica più il costo del trasporto e dell’assicurazione; Aec la tariffa doganale comune, la Te il tasso statistico. Sul prezzo locale si deve pagare: il 21% di Iva, il 10% di Iva per la risoluzione 3031 del 1991, il £% di anticipo sull’imposta dei redditi. 2.3 Le aziende italiane in Argentina 2.3.1. Rischi Come già rilevato, la situazione economica argentina presenta una congiuntura particolarmente sfavorevole. In particolare il calo dell’edilizia nel 1999 (7%) ha fatto decrescere il consumo di mobili oltre il 10%. “Attualmente il mercato è fermo” (Gerardo Sevitz di Gowa’s); “Il paese è totalmente fermo” (Poli Churba di Natan); “Il mercato non funziona assolutamente” (Monica Melhem di Gris Dimension), rilevavano significativamente alcuni fra i più importanti distributori incontrati. Da aggiungere inoltre il fatto che in un mercato recessivo i volumi di vendita sono in aumento nei settori medio e medio/basso che, come già più volte rilevato, non appaiono di pertinenza delle aziende italiane. Anche quando si avrà una ripresa economica (ad oggi difficile da prevedere) è facile attendersi che l’incremento delle vendite sarà 17 abbastanza contenuto in quanto, come già evidenziato, l’acquisto dei mobili non appare come una priorità nel consumo del cittadino argentino. Da notare inoltre che gran parte del mercato, anche nelle fasce più alte, appare incline a prodotti dalle linee classiche, tradizionali e “funzionali” in senso stretto presenti nei mobili brasiliani, americani e nordici (Scandinavia) – secondo Marcel Gansievich di Walzer, solo il 20% dei consumatori A sono interessati al design. Va rilevata inoltre una scarsa partecipazione delle aziende italiane alle fiere di settore soprattutto in paragone con nazioni quali Spagna e Germania. Quanto sopra ha portato ad una progressiva riduzione delle importazioni italiane. I dati del 1998 parlano di circa il 15% mentre nel 1992 il dato era assestato al 18% Le importazioni dall’Italia sono leggermente superiore nel settore “sedie” rispetto a quelle del settore “mobili”. In dettaglio il prodotto maggiormente importato sono le “sedie con anima in metallo”, seguono i “sedili girevoli ad altezza regolabile”, le “altre sedie”, i “mobili in metallo non per l’ufficio”. Una tipologia di prodotto, di minore importanza relativa ma che ha registrato una forte crescita è quella dei “mobili in metallo per ufficio”: mentre i “mobili in plastica”, dal design spesso più spinto verso l’innovazione, hanno rilevato una tendenza meno favorevole. Scarso dinamismo si ha nel caso “mobili in legno per camere da letto” e “per cucina”. Da un confronto con le importazioni di altri paesi emerge come in valore assoluto le importazione dall’Italia nel periodo 1992-’98 si 18 siano moltiplicate per 2,7 mentre quelle provenienti dal Brasile sono cresciute di 5 volte e quelle dalla Spagna addirittura di 18. E’ soprattutto nel settore “sedie” – “con anima in metallo e in legno” che le importazioni provenienti dall’Italia hanno mantenuto la loro preminenza, la partecipazione è aumentata anche nel caso di “mobili in metallo” (per ufficio e altri usi) e “mobili in legno per l’ufficio”; è diminuita nel caso di “sedili girevoli” ed “altre sedie” (plastica …), “mobili in legno per casa e comunità”, “mobili in plastica” e “componenti per mobili”. 2.3.2 Opportunità La maggiore opportunità delle aziende italiane sul mercato argentino è soprattutto rappresentata dal forte appeal che il Made in Italy riscontra qui come altrove. Il mobile italiano di design è attualmente presente nelle fasce AA ed A rappresentate da professionisti e manager dall’età media 40-50 anni (a mo’ di riferimento per un divano di mt.2, fascia alta 4500 $, media 1700$, bassa 600$). Ma comunque, come rilevato da diversi operatori (Silva Fairman, ex rappresentante di Boffi ed Arclinea e Marcel Gansievich di Walzer …), anche nel caso di tali fasce prevale il mobile classico in percentuale pari all’80%. Date le caratteristiche del mercato – crisi congiunturale, continua contrazione, richiesta crescente di prodotti medi …-, pur con le contingenti difficoltà di costo, sarebbe opportuno lavorare alla 19 realizzazione ed alla commercializzazione di prodotti di livello meno elevato per coprire la fascia di mercato medio in continuo aumento. Appare inoltre interessante la strada di attuare forme di collaborazione di tipo produttivo non solo a livello di accordi di licenza, come attualmente avviene ad esempio con Tecno Sudamerica che produce, oltre a Tecno (dal 1980), Zanotta e Matteo Grassi, esportati in altri paesi del Sudamerica con carichi doganali estremamente ridotti, ma anche a livello di accordi di coproduzione di parti e componenti - in tal senso sono stati allacciati rapporti con Meritalia. Operazioni di questo tipo, a detta degli intervistati, portano ad una riduzione di circa il 50% del prezzo di listino. Ciò per evidenti motivi quali: più facile accesso al mercato ampliato del Mercosur, disponibilità di materie prime e legname a basso prezzo, presenza di manodopera qualificata a costo contenuto, tempi di consegna ridotti, maggiore flessibilità di adattamento alle necessità dei clienti, minori spese a livello di trasporti e tariffe doganali. Attualmente si hanno diversi tipi di accordi tra aziende italiane ed argentine nel rappresentanza settore del mobile commerciale quali (Carvajal accordi semplici Internacional, di Linea Internacional), per l’approvvigionamento di componenti e meccanismi (Gowa’s), per la produzione locale di mobili italiani (la già citata Tecno), d’approvvigionamento di componenti dall’Argentina. In particolare, Gowa’s, esclusivista di Parri, produce per questa azienda la struttura in metallo ed importa dall’Italia le scocche in plastica. Dal punto di vista della tecnologia, come comprensibile, in Argentina si ha una buona disponibilità a livello di macchine dalla media e bassa tecnologia, meno di alta. 20 La Costituzione argentina prevede un trattamento ugualitario sia per gli investimenti nazionali che per quelli stranieri; inoltre la legge 21.382 e la sua modifica del 1993 garantiscono la possibilità di rimpatrio di capitale e profitti. Tra i diritti degli investitori si segnalano: la possibilità di effettuare movimenti di capitali senza alcun registro o autorizzazione; di accedere al credito alle stesse condizioni degli argentini; di utilizzare qualsiasi struttura corporativa riconosciuta dalla legge locale e partecipare a programmi di ricerca con finanziamenti pubblici. Il trattamento legale degli investimenti stranieri è garantito a livello internazionale da più di 40 trattati sottoscritti a livello di Potere Esecutivo. Per quanto riguarda i settori dal più ampio tasso di crescita la prevalenza degli operatori contattati rileva che le possibilità più interessanti sono da ricondurre nel settore del contract per il quale nei prossimi anni è previsto un buon sviluppo; anche in questo caso però è da prevedere che la competitività dipenderà fondamentalmente dal costo del prodotto che deve rimanere contenuto. Per le cucine Aldo Chierichetti di Altro ribadisce l'importanza di una maggiore attenzione alle regolamentazioni sulla sicurezza elettrica. In particolare relativamente ai singoli operatori incontrati: - Tecno e Legno Meubles hanno dimostrato interesse per cucine di alto livello di alto design e per forme di collaborazione di tipo produttivo - Stilka si è dichiarata disponibile per collaborazioni produttive per imbottiti da contract anche di design classico ("grandi maestri"); 21 - D. Groisman (5 showroom a Buenos Aires con imprese quali Sesta, Luxi, Cacciaro) è interessato a sedute ed imbottiti di livello alto non solo per ufficio; - Linea International (distributore di Herman Miller, La Palma, Kartell, Icami, De Salto) è alla ricerca di sedie ed imbottiti di mercato alto; - Vivendi (3 punti vendita) è interessato a sedie di livello medio alto; - Wasserman, tra i più grandi costruttori argentini, ricerca cucine di livello alto ed altissimo (per il livello più basso è già coperto dall’italiana Lube). 2.3.3 Possibili attività nel campo della promozione Nell’ottica di una maggiore diffusione dei prodotti italiani sul mercato argentino appare fondamentale operare al fine di garantire una migliore promozione delle fiere italiane e favorire ed organizzare la partecipazione di operatori argentini a questi eventi. Parallelamente appare opportuno organizzare periodiche visite a fabbriche italiane di operatori quali rivenditori, distributori, giornalisti, architetti e interior decorators al fine di far conoscere il valore aggiunto della produzione italiana. Per quanto riguarda le riviste di settore si segnalano i Supplementi a Clarin e La Nacion (riviste), Cronista comercial e Ambito Financiero (per una pubblicità a largo raggio); Para Ti Decoracion, D&D Diseno 22 y Decoration en Argentina, Elle Decoration, El Living, Summa (rivista di architettura): Relativamente alle fiere segnaliamo Casa Foa, esposizione molto esclusiva di architettura, paesaggismo, interni; Fematec, fiera multiramo in cui partecipano anche alcune aziende del settore del mobile; Faimma, per l’industria del legname, mobili ed affini. 23 24 3. BRASILE 3.1 Congiuntura Il Brasile è dal punto di vista del Prodotto Interno Lordo l’ottava potenza economica al mondo con un PIL di 840 miliardi US $ nel 1997. In dettaglio l’agricoltura e la zootecnia contribuiscono al PIL con il 8,6%, l’Industria con il 31,5%, i servizi con il 56,3%. L’agricoltura e la zootecnia rappresentano il 29% delle esportazioni (erano il 70% nel 1990) e dal 1992 hanno registrato una crescita altalenante con un –0,1% nel 1993 e un 8,1% nel 1994. Il Brasile è il primo produttore mondiale di caffè anche se il prodotto, dopo la drastica caduta dei prezzi del 1991-92, non è più appetibile per i coltivatori e gli esportatori. Il Brasile è il paese più importante per la produzione di frutta ed agrumi; al secondo posto per la soia attualmente più remunerativa del caffè ed il cacao; al terzo per lo zucchero e la carne bovina. Il settore minerario partecipa al PIL per un modesto 1,1%, tuttavia è importante per il contributo che dà all’export e alla produzione industriale. Con una produzione di 165 milioni di tonns metriche di minerali ferrosi (1995), il Brasile è il secondo esportatore al mondo. Il settore manifatturiero in Brasile è abbastanza diversificato ed è complementare alla produzione di materie prime del settore primario e minerario. Infatti le industrie di trasformazione sono orientate alla lavorazione dei principali prodotti agricoli (raffinazione dello zucchero, trasformazione della frutta, del caffè, lavorazione delle 25 carni, e del latte…) e delle materie prime minerarie (ferro, acciaio, manganese, petrolio). Sviluppata è anche l’industria che produce impianti e macchinari per la produzione e la trasformazione di energia elettrica con la holding Petrobras che ha sviluppato una notevole tecnologia per l’esplorazione e l’estrazione di petrolio e la costruzione delle relative piattaforme. La forte presenza dell’agricoltura ha stimolato la crescita dell’industria chimica, in particolare dei fertilizzanti, e di un’industria locale delle macchine agricole. L’ampiezza del mercato interno ha richiamato in Brasile investimenti delle maggiori società multinazionali che hanno da molti anni grandi impianti per la produzione di autoveicoli (Ford, Volkswagen, Peugeot, Fiat …), pneumatici, informatica di consumo. Nel campo del terziario hanno avuto un forte sviluppo il settore turistico e dei servizi ad esso collegati, quello delle costruzioni, con grandi progetti di nuovi insediamenti urbani, infrastrutture, abitazioni. Altrettanto si può dire del settore delle telecomunicazioni, e di quello dell’informatica e della telematica. Per quanto riguarda più propriamente la congiuntura economica, il Brasile non è passato indenne attraverso il terremoto finanziario dell’estate - autunno del 1997 che ha avuto il suo epicentro in Asia. Già alla fine del 1997 le ripercussioni della crisi asiatica si sono manifestate in Brasile con una caduta della Borsa ed un attacco in piena regola contro la moneta brasiliana, perché il suo livello di cambio con il dollaro (1 dollaro per 1,11 real) era ritenuto troppo alto e non in linea con i fondamentali dell’economia. 26 La sfiducia degli investitori internazionali era motivata da persistenti squilibri sia delle finanze pubbliche che della bilancia dei pagamenti, a cui il governo non era in grado di apportare correzioni significative. Con un deficit del settore pubblico che aveva raggiunto il livello del 5% rispetto al PIL e uno squilibrio dei conti con l’estero vicino al 4,5%, si evidenziavano i limiti dell’azione di risanamento intrapreso dal governo attraverso il ‘piano real’. In effetti esso, entrato in vigore nel luglio del 1994, aveva sconfitto l’inflazione, ma non era riuscito ad incidere sul risanamento del deficit pubblico. In assenza di una riforma amministrativa, previdenziale e fiscale, l’aumento dell’indebitamento interno costituisce per il Brasile la fonte principale di finanziamento dello squilibrio di bilancio. Le entrate fiscali sono insufficienti a generare un eccedente primario in grado di far fronte al peso degli interessi sul debito pubblico. Anche il tracollo economico della Russia ha avuto conseguenze sull’economia brasiliana. Quasi 3 miliardi di dollari hanno lasciato il paese in poche settimane. Per far fronte a questa fuga di capitali il governo ha dovuto impegnare più di 20 miliardi di dollari delle riserve. Nonostante questo, il real ha oscillato a lungo fino al limite della banda di oscillazione (4%). Messo alle strette, il Governo nel 1997 ha annunciato tagli alla spesa pubblica per circa 4 miliardi di US $, allo scopo di contenere il deficit sotto il 4% del PIL, mentre la Banca Centrale operava una drastica stretta creditizia, alzando i tassi a breve dal 19% al 42%. Nell’ottobre del 1997 è stato presentato il piano triennale di risanamento che ha previsto per il triennio 1999-2001 una manovra da 84 mld US $ tra tagli e nuove entrate accompagnate da riforme 27 strutturali della previdenza e dell’amministrazione pubblica, per riportare il deficit sotto il 3% rispetto al PIL e abbassare il rapporto debito/prodotto interno lordo al 44%. Nel 1999 i tagli alla spesa pubblica sono stati di 23,5 miliardi US$, nel 2000 di 33,7 mld, nel 2001 di 38 miliardi con un’attesa di disavanzo primario del 3%. 3.2. Import - Export Le voci più significative delle importazioni nel mercato brasiliano risultano i prodotti del settore macchinario, i Prodotti chimici, il Petrolio, l’Elettricità per la quale il governo ha recentemente intrapreso una campagna contro gli sprechi e per il razionamento – dati quest’ultimi che fanno riflettere considerando le ricchezze naturali del paese. Per quanto riguarda i paesi importatori, gli Stati Uniti con il 23% occupano il primo posto, seguiti da Argentina (12%), Germania (10%), Giappone e Italia con il 5%. Relativamente alle esportazioni, il Brasile è particolarmente conosciuto per le sue abbondanti ricchezze minerarie fra le quali l’oro, le pietre preziose e le gemme. Attualmente il Paese produce circa 70 tonnellate all’anno di oro di cui occupa il settimo posto nella classifica dei paesi produttori. Il valore della produzione globale di oro, gemme e gioielli nel 1995 è stata di circa 1,7 miliardi di dollari USA. Già dal 1995 le esportazioni del settore hanno superato i 531 milioni di dollari statunitensi, con un 28 incremento del 50% rispetto agli anni precedenti. Tali esportazioni hanno maggiormente riguardato l’oro in lingotti, in fili e in lamine, circa il 68% del totale. Gli altri prodotti che sono maggiormente oggetto del mercato di esportazione brasiliano sono i Prodotti lavorati, i Minerali di ferro, la Soia, le Scarpe, il Caffè. Tra le principali zone geografiche di destinazione delle esportazioni brasiliane: Stati Uniti (18%), Argentina (13%), Germania (5%), Olanda (5%), Giappone (4%) 3.3 Il settore del mobile 3.3.1. Mercato Secondo i dati dell’Istituto brasiliano di Geografia e Statistica, in Brasile esistono circa 37 milioni di domicili urbani. Tale residenze sono rappresentate da 31,81 milioni di case e 4,85 milioni di appartamenti per un totale di circa 160 milioni di abitanti. La metà dei domicili appartiene alla classe dei ceti più poveri, con reddito annuo tra US$ 2.400 e 5.500. Ovviamente sono i consumatori della classe medio - alta a disporre dei mezzi necessari per l’acquisizione dei c.d. prodotti premium, cioè degli articoli di alta qualità. Dei quasi 2 milioni di domicili propri di questi ultimi ceti, sono 850 mila – appartenenti a nuclei familiari con guadagni superiori aUS$ 3.000 mensili - rappresentano l’effettivo potenziale per investimenti nel segmento di prodotti di Design – molti di quest’ultimi, 29 come rileva Cilene Montéro Lupi sono giovani figli di professionisti (cfr. schema 4). Distribuzione per classe sociale Classi Popolazione Classe A 4,4% Classe B 15,7% Classe C 26,3% Classe D 38,6% Classe E 15,0% Totale 100% Part./reddito 24,6% 37,0% 26,5% 9,9% 2,0% 100% Schema 4 / Evoluzione della popolazione, del reddito e distribuzione per classe sociale Fonte / Ice I brasiliani, forse per il retaggio lasciato dalla cultura portoghese, hanno sempre avuto un grande attaccamento per la proprietà e la conservazione esterna dell’immobile, trascurando l’arredamento interno. Questa situazione è andata evolvendosi negli ultimi 10 anni, con una acquisizione graduale di maggiore consapevolezza nei confronti della qualità della vita ed ina crescente paura per la delinquenza e l’inquinamento cittadino (Vitor Penha). Indicativo a questo proposito è un sondaggio datato 1997 condotto presso 880 residenti in vari capoluoghi del paese e di tutte le classi sociali, dove si richiedeva di rispondere alla domanda: “Quali prodotti i brasiliani amerebbero maggiormente acquisire”. A tal proposito il 38% ha risposto “mobili per la casa”, il 36% “telefono cellulare”, il 27% “computer”, il 26% “macchina da presa”, i 25% “lavastoviglie” (cfr. schema 5). 30 Bene desiderato Mobili per la casa Telefono cellulare Computer % degli intervistati 38 36 27 Schema 5 / Profilo di consumo Fonte / Ice A livello di congiuntura, la situazione appare fluida – “Il mercato è oscillante … ogni 5 anni una crisi … non sempre facile da coprire” (Luciano Bedogni di Grupo Novorumo). Tra le stanze che occupano maggiore interesse da un punto di vista arredativo, si colloca sicuramente la cucina, che, da area destinata ad uso di domestiche, si sta trasformando in una vera e propria sede sociale intesa come luogo di ritrovo di familiari e amici. Lo schema a triangolo è la formula più diffusa nella disposizione di fornello, lavandino e frigo. Il mercato delle cucine della classe risulta particolarmente interessante: si tratta di quasi 2.000.000 di cucine. Importante nel settore cucina anche la garanzia di manutenzione; “I brasiliani fanno tutto velocemente e con poca attenzione ed i mobili inevitabilmente si deteriorano” (Vitor Penha). Relativamente ai bagni considerando una media di circa 3 per le abitazioni della classe A, siamo di fronte a circa 5,4 milioni di ambienti: siamo di fronte a vere e proprie sale da bagno dotate di tutti i confort in cui aree per massaggi convivono accanto al televisore, al telefono; la doccia risulta quasi sempre separata dalla vasca. Crescente, anche se ancora non significativa, l’attenzione verso prodotti dal ridotto impatto ambientale, rilevata principalmente dai 31 progettisti (per Montéro Lupi: “l’ecologia appare importante a causa della forte crisi energetica del paese. La sensibilità è soprattutto per il pericolo deforestazione”; mentre Montero Lupi: “Il futuro è il focus ecologico”. Relativamente all’evoluzione comportamentale dell’acquirente dei prodotti di fascia alta, risultano interessanti i risultati di un sondaggio su un campione dall’età compresa tra i 18 e i 55 anni dal quale emerge, tra l'altro: una propensione fortemente crescente a spendere sempre di più per l’arredamento (il 42% degli intervistati dichiara di acquistare prodotti di arredo una o due volte l’anno) ed il forte ricorso alla consulenza di architetti ed interior decorators (l’85% tra gli uomini). Per quanto riguarda i canali di distribuzione, in Brasile sono attivi circa 40.000 punti vendita di cui circa 1 decimo dedicati ai prodotti premium e 2.500 nella sola San Paolo con la famosa Via Gabriel Monero Da Silva del quartiere Giardini e gli shopping center Lar Center e D&D, mentre a Rio si segnalano il Rio Design Center e il Barra Design Center. 3.3.2. La produzione locale L’industria del mobile brasiliana riunisce più di 13.500 imprese. Nella maggior parte dei casi si tratta di aziende di piccole dimensioni (cfr. schema 6), a conduzione familiare, mentre solo recentemente si è assistito all’arrivo di investimenti produttivi esteri destinati soprattutto al comparto dei mobili da ufficio. La maggiore concentrazione 32 produttiva è negli stati del Sud (Paranà, Santa Catarina e Rio Grande do Sul) e nel Sud - Est (Rio de Janeiro, Minas Gerais e San Paolo). Caratteristiche Microimpresa (fino a 15 dipendenti) Piccola impresa (da 15 a 150 dipendenti) Media impresa (più di 150 dipendenti) numero di imprese 10.000 3.000 500 Schema 6 / L’industria del mobile : composizione Fonte / Abimòvel Le aziende brasiliane sono prevalentemente indirizzate alla fabbricazione di prodotti per i ceti dal minor potere di acquisto. Una parte importante del mercato è rifornita da piccoli falegnami che lavorano al su misura per le classi maggiormente abbienti. Negli anni ’90 l’industria del mobile brasiliana ha molto investito nel rinnovo del parco industriale attraverso attrezzature provenienti in modo particolare da Germania e Italia. Alti sono stati gli investimenti nell’automazione e nel controllo di qualità. Anche le previsioni di investimento appaiono importanti: secondo stime della Associazione Abimòvel, il settore industriale intende investire a partire dal 2001, 500 milioni US $ in macchine e attrezzature sia nazionali, che importate. Evidenti rimangono comunque le criticità tra cui si segnalano: la mancanza di fornitori specializzati, la scarsa normalizzazione tecnica, l’alta informalità, i bassi investimenti a livello di ricerca, design ed analisi di mercato – si pensi a come solo due aziende forniscano Mdf, la Duratex e la portoghese Sonae. Mentre tra i motivi di forza sicuramente il basso costo del legname e della manodopera. Tra le diverse tipologie produttive: 33 - i mobili rettilinei in serie, dalle forme semplici e non decorate dedicate ad un mercato con basso potere di acquisto (Carraro e Todeschini con capacità produttive di 300.000 e 120.000 mobili mese); - i mobili modulari particolarmente richiesti dalle classi alte (Florense, Todeschini, Pastore, Rudnick); - mobili in metallo per residenze (Moveis Itatiaia, dall’altissimo fatturato). Particolarmente sviluppata è l’industria di produzione del mobile da ufficio. Quaranta circa sono le imprese medie e medio-grandi con un fatturato medio di 15/25 milioni di dollari US per azienda, con unica eccezione della Giroflex. In Brasile ancora oggi poche sono le imprese che posseggono un reparto design formalmente costituito – “Il design brasiliano non ha l’appoggio dall’industria … La produzione è caratterizzata da artigianato e informalità” (Vitor Penha). Grande successo sta comunque avendo l’iniziativa del Programma Brasiliano del Design, che sta sviluppando diversi progetti di successo, quali il Premio Brasiliano nel Design di Mobili, ed il Nucleo Design del Mobilio e il Manuale Sviluppo Prodotti, con l’obiettivo di coadiuvare le imprese sulla strada dell’innovazione formale: Un altro programma governativo, Sao Paulo Design, sta cercando di realizzare un lavoro di classificazione completa delle differenti specie di legname che è possibile utilizzare nella produzione di mobili. E’ certo comunque che il design non potrà proseguire senza integrarsi fortemente alle strategie del settore privato; pur tuttavia, nel settore del mobile brasiliano, dove predominano le piccole e le 34 medie imprese, coordinamento la formazioni di reti e cooperazione sono e centri regionali di ormai da ritenersi imprescindibili. 3.4 Le aziende italiane in Brasile 3.4.1 Rischi Negli anni ‘70 e ‘80 il Brasile ha mantenuto le proprie barriere chiuse alle importazioni, a causa dell’alto livello dei dazi. Dagli anni ‘90 con la progressiva riduzione del tasso daziario, sono sorti numerosissimi negozi specializzati in prodotti importati, di provenienza prevalentemente nordamericana. Ma i prodotti americani, specialmente quelli imbottiti, mal si adattano alle residenze brasiliane, perché non adatti al clima. Per questa ragione il prodotto italiano, dal design più moderno e lineare, ha trovato subito ampio mercato. La crisi cambiale brasiliana del 1999 ha aumentato nuovamente il prezzo dell’import. Nonostante ciò, sia per l’inelasticità verso il prezzo di certa domanda della classe A sia per un differenziale qualitativo non certamente colmato, il processo di “sostituzione” con prodotti nazionali non si è ancora espresso completamente. In Brasile si riscontra un grande interesse nei confronti del design Italiano che è visto da addetti ai lavori e non come all’avanguardia nel mondo. Tra i progettisti più conosciuti figure quali Achille Castiglioni, Massimo Morozzi, Paolo Deganello, Ferruccio Laviani. I 35 principali rivenditori brasiliani da tempo sono presenti in forze al Salone del Mobile di Milano. Di contro poche risultano le aziende italiane presenti sul territorio – cfr. schema 7), tra queste ricordiamo due aziende toscane: - Edra che, anche per la collaborazione con designer brasiliani particolarmente amati in patria quali Fernardo e Humberto Campana, è molto pubblicata sulle riviste di settore, - Ceccotti che ben si inserisce nella tendenza etnica presente sul mercato. Valore Import Totale Da Italia Quota italiana sull’Import 1997 49.654.000 6.299.000 12,68% 1998 58.577.000 6.805.000 11,62% Genn/Sett.1999(*) 24.032.000 3.592.000 14,94% Schema 7 / Importazioni di mobili in US$ Fonte / Ice (*) Stime Ed ancora Kartell (di cui si rileva comunque la difficoltà di penetrazione a causa dei materiali utilizzati – polimeri plastici sostanzialmente lontani dal gusto brasiliano), B&B, Misuraemme, Poliform, Minotti, Acerbis, Tecno, Cassina, Fiam, Ycami, DePadova, Flexform, Driade, Porada, Tagliabue. Tutte imprese dunque di livello alto e principalmente appartenenti al settore degli imbottiti questo anche perché per poltrone e divani si fa sentire in maniera minore la concorrenza americana meno adatta alle residenze brasiliane e al clima del paese perché di grandi dimensioni e con rivestimento in pelle. 36 I prodotti italiani sono presenti in singoli showroom di alto livello e nei design center localizzati soprattutto a San Paolo, ma comunque presenti, anche se in maniera minore, a Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Salvador de Bahia. I motivi di tale difficoltà di penetrazione sono evidenti. Innanzitutto il costo eccessivo dei prodotti: se è vero infatti che la nicchia di mercato AA ed A – ad oggi il 4,4% della popolazione con il 24,6% del reddito totale - è in continua crescita, è altrettanto vero che la preparazione culturale degli appartenenti a tale nicchia non è in genere elevata e dunque si riscontra una difficoltà nel comprendere prodotti dall’alta carica innovativa. In tal senso dei quasi 2.000.000 di domicili appartenente a questa fascia realisticamente si stima che solo 850.000 rappresentino l’effettivo potenziale per investimenti nel segmento di alto design. Così si assiste ad un discreto successo delle “riedizioni” dei Maestri, Breuer, Le Corbusier, Van Der Rohe, dal design più “facile” e comprensibile e, in Brasile, come altrove, per materiali (pelle e metalli) e linguaggio, efficace espressione di status – “Il design è la progettazione di mobili senza decorazione” (Gilberto P. Fagundes di Forma). Prodotti quest’ultimi solo in parte di aziende italiane quali ad esempio Matrix e sempre più di produzione locale con un forte abbassamento dei costi. Dal punto di vista linguistico qualcosa si sta comunque movendo, come notato da Luiz Henrique Simonsen Rudhe Filho: “Dal ’95 si cercano prodotti che vadano al di là dei classici”; mentre per Biotto: “Le rivisitazioni funzionano bene e così l’etnico. Non altrettanto si può dire per il pop: i materiali plastici non 37 sono graditi … Solo a livello di oggettistica (Alessi) le cose vanno diversamente”. Strettamente collegate a quanto sopra rilevato, le difficoltà a livello doganale; è da segnalare infatti l’alto costo dei dazi – oltre alle imposte versate anche dai produttori locali, è necessario versare l’imposta sui prodotti importati (cfr. schema 8); occorre inoltre aggiungere altri costi per la trasformazione del prezzo di origine – FOB - a quello di resa in Brasile – CIF – con differenti impatti a seconda delle aliquote in vigore (cfr. schema 9); al totale contribuiscono inoltre altre spese imputabili a fattori di natura “burocratica” – per Luciano Bedogni, ad esmpio, Notevole è la difficoltà nel “liberare” i container”. Posizione NCM Mobilia 9401.3000 a 9401.8000 9403.1000 a 9403.9090 Descrizione del prodotto Nel 2000 Sedie e 21% sedie Altri mobili 21% per ufficio o residenza Imposta Importazione Nel 2001 18% 18% Imposte Locali ICMS (*) 18% IPI 0% 18% 10% Schema 8 / Imposte incidenti sui prodotti importati Fonte / Ice (*)=Tariffa per lo sbarco nell’Estado (regione) di Săo Paulo. Nelle altre regioni della federazione le tariffe sono più contenute, quando si utilizzano i rispettivi porti. Un altro fattore frenante è infine rappresentato dal rischio, assai elevato, di copiatura. La produzione brasiliana appare infatti assai cresciuta dal punto di vista qualitativo negli ultimi anni e, come rilevato, ha dalla sua costi che continuano a rimanere contenuti se rapportati a parametri europei. 38 Costi d’Importazione Prezzo F.O.B. Noli (4%) Assicur. (1% del FOB+Nolo) Prezzo CIF I.Import. (sul CIF) IPI (0%/I.I.+CIF) ICMS (18%/IPI+I.I.+CIF) Lic.Importaz. (1,8%/CIF) Spese Cambio (0,19%/CIF) A.F.R.M.M. (25%/nolo) Spediz. (fino a 10 Sal.Min.) Altri Prezzo finale resa in Brasile Aliquote l.l. 0% 18% 20% 23% US$ 100,00 US$ 4,00 US$ 1,00 US$ 100,00 US$ 4,00 US$ 1,00 US$ 100,00 US$ 4,00 US$ 1,00 US$ 100,00 US$ 4,00 US$ 1,00 US$ 105,04 US$ 0,00 US$ 0,00 US$ 18,72 US$ 105,04 US$ 19,00 US$ 0,00 US$ 22,32 US$ 105,04 US$ 21,01 US$ 0,00 US$ 22,69 US$ 105,04 US$ 24,16 US$ 0,00 US$23,26 US$ 1,90 US$ 1,90 US$ 1,90 US$ 1,90 US$ 0,20 US$ 0,20 US$ 0,20 US$ 0,20 US$ 1,00 US$ 1,00 US$ 1,00 US$ 1,00 US$ 0,72 US$ 0,72 US$ 0,72 US$ 0,72 US$ 2,62 US$ 130,20 US$ 2,62 US$ 152,80 US$ 2,62 US$ 155,18 US$ 2,62 US$ 158,90 Schema 9 / Costi di esportazione verso il Brasile Fonte / Ice Nell’esempio il calcolo considera una tariffa di 0% d’IPI. Per prodotti con IPI più alto, applicare la percentuale sul prezzo CIF, accrescito dell’I.I. ICMS del 18% per sbarco nel porto di Santos, Sao Paulo. Altre spese come trasporto stradale (interno), immagazzinaggio, tasse soganali e aggiuntive. 3.4.2 Opportunità Tra le opportunità occorre innanzitutto rilevare come la tendenza antropologica per i brasiliani anche per antico retaggio della cultura portoghese - ad una attenzione superiore per la conservazione esterna della casa che per l’arredamento di interni, sia negli ultimi 39 tempi in attenuazione di fronte ad una nuova consapevolezza degli standard di qualità di vita e all’aumento della violenza nei centri urbani. Da considerare inoltre che circa il 70% di appartenenti alle classi AA ed A – che come abbiamo visto rappresentano il potenziale mercato delle aziende italiane - non avendo potuto scegliere in prima persona le finiture dell’immobile, nei seguenti 5 anni dichiara di aver ristrutturato l’appartamento o di aver intenzione di farlo. Per aggirare ostacoli quali prezzi eccessivi e difficoltà doganali appare necessario operare attraverso collaborazioni di tipo produttivo – per Bedogni: “Fondamentale oggi è produrre in Brasile”. In tal senso aziende quali Cassina, Natuzzi e, per rimanere alla Toscana, Parri hanno attivato forme di partnership con società locali o appartenenti all’area del Mercosur. Anche in questo caso si è comunque in presenza di qualche rischio in quanto, scaduti i diritti, il prodotto non appare più tutelato ed i rischi di copiatura risultano elevati. Al di là di ciò, comunque, dato il crescente interesse per i prodotti di design, la partnership produttiva appare una importante chance per le aziende italiane e toscane. Il rischio di copiatura può essere limitato puntando su prodotti dall’alta innovazione tecnologica che richiedono livelli di investimento in macchinari difficili da sostenere da gran parte delle aziende brasiliane. Così Luciano Bedogni, amministratore della catena Novorumo, rilevava il discreto successo dei prodotti della Fiam, con la loro tecnologia del cristallo curvato, difficile da imitare (ma anche in questo caso, qualcuno, anche se con scarsi risultati, ci sta 40 provando) e soprattutto e la possibilità di lavorare con i materiali plastici per la difficoltà di lavorare con gli stampi. Altro fattore che occorre tenere in conto al momento della individuazione di eventuali partner a livello distributivo è sicuramente rappresentato dalla crescente fidelizzazione del consumatore brasiliano che spesso riconosce lo showroom e non l’azienda. Da qui la necessità di una scelta del livello più alto della distribuzione: Montenapoleone, Firmacasa, House Garden … Fondamentale in tal senso, a differenza di quanto avviene negli altri paesi oggetto di analisi, il ruolo degli architetti e degli interior decorators (circa 10.000 professionisti regolarmente attivi sul mercato) che a livello di fascia AA ed A gestiscono circa il 90% degli acquisti. Relativamente ai gusti dei consumatori sul piano formale le preferenze sono rivolte soprattutto a elementi di design “classico” – le già citate riedizioni – o ad aziende che vi si avvicinano per minimalismo, utilizzo di materiali quali acciaio e alluminio, pelle, cristallo, cotone, e, sebbene in maniera minore, al gusto etnico con contaminazioni con la tradizione locale – a livello di legnami e pelle. Prodotti appartenenti alle tendenze Minimalista e New-pop sono poco diffusi, mentre negli ambienti tecnici – cucine e bagni – si registra un grande interesse verso tutto ciò che è o appare come high-tech, anche qui, tra l’altro, come elemento di elevato status sociale. Per quanto riguarda le diverse tipologie di prodotto occorre confermare l’interesse per la zona giorno ed in particolare per i mobili imbottiti, Più difficile appare il mercato delle cucine: se è vero infatti che questo mercato per le classi AA e A rappresenta un interessante 41 potenziale (circa 2.000.000 di unità), è altrettanto vero che prevale il modello americano e le aziende produttrici locali sono di buon livello oltreché aiutate dal contenimento dei costi a livello produttivo. Si intravedono pertanto alcune possibilità per le aziende italiane di semilavorato – antine – e in tal senso si hanno già interessanti esperienze e a livello di collaborazione finalizzata alla cessione di diritti dei modelli. La formula più usata nella sistemazione delle cucine è quella del triangolo – fornello, lavandino, frigo; le tendenze attuali indicano nicchie in cui inserire frigo, freezer, microonde. Relativamente al settore contract le prospettive di mercato appaiono interessanti, il settore alberghiero, ad esempio, conta 12.000 stabili con il turismo come attività in continua crescita – si stimano investimenti settoriali intorno a 1,5 miliardi di US$ nella costruzione di nuovi alberghi e flat (residence). Tra le catene principali Accor (77 alberghi, previsione 125), Blue Tree Hotels 86 alberghi, previsione 27), Choice Atlantica Hotels (previsione 3.083 appartamenti), Gruppo Sol Melià (previsione 3.314 appartamenti). Il 90% delle imprese è amministrato da gruppi familiari; il compito di arredare gli spazi è spesso affidato alla moglie e alla figlia, che si rivolge al distributore o al progettista. Per quanto riguarda le possibilità delle aziende italiane occorre comunque rilevare che il mercato è dettato anche nel caso di strutture di prima categoria dal costo con le conseguenti difficoltà su cui sopra ci siamo soffermati. In dettaglio, relativamente agli operatori incontrati,: - House Garden è interessato ad imbottiti di livello leggermente inferiore rispetto a quelli attualmente commercializzati (Mintotti); 42 - D Pot (due punti vendita a San Paolo), nell’ottica di un riassorbimento dei prodotti, ha intenzione di abbandonare alcune aziende brasiliane e di rimpiazzarle con altre italiane dei settori sedie e imbottiti; - Gruppo Novorumo ha interesse per i classici, il più possibile a buon mercato, ma anche per aziende dal design più “spinto” e per home-office in kit; - Montenapoleone è disponibile a proposte nel settore degli imbottiti moderni e minimal. 3.4.3 Possibili attività nel campo della promozione Per quanto riguarda l’organizzazione di una campagna promozionale le riviste specializzate risultano un ottimo medium soprattutto se la nuova marca o il nuovo prodotto vengono comunicati associandoli ad un punto vendita di chiara fama come Firma Casa, Montenapoleone, House Garden – Simonsen Rudge Filho: “La forza di mintoti è che si vede sempre su riviste”. In Brasile esistono circa 25 pubblicazioni specializzate nel design di interni e argomenti simili per un totale di circa 1.000.000 di copie vendute. Tra le riviste si ricorda: ARC Design, ARQ-ART – Rev. De Arquitetura e decoracao, Arquitetura & Construcao – Editora Abril, Casa Claudia – Editoria Abril, Casa & Jardim, Casa Vogue / Sao Paulo, Consulte Arte e Decoracao, Espaco D’, Mobile Decore, reformar e Construir – Editoria Camelot, Revista da Folha – Folha de Sao Paulo, Viver Bem – Editoria Camelot. 43 Il costo di una pagina pubblicitaria base è compreso tra 3.000 e 5.000 US$, mentre relativamente agli effetti si confronti lo schema 10. Profilo del negozio Propaganda Vetrina A B C 25% 25% 45% 25% 0% 25% Designer Ambienti Interni 10% 30% 0% Indicazione d’amici 40% 45% 30% Le percentuali si riferiscono al volume relativo di clienti richiamati dai negozi. Negozio A: ubicato in uno Shopping; fissa accantonamento tecnico per Designer d’Ambienti Interni (percentuale sulla vendita del prodotto, pagata al professionista). Negozio B: ubicato in strada; con porta chiusa; con accantonamento tecnico per Designer d’Ambienti Interni. Negozio C: In Shopping o strada (dedicata); aggressivo nel prezzo e nella promozione, senza accantonamento tecnico per Designer d’Ambienti Interni. Schema 10 / Motivazioni della scelta del negozio da parte dei clienti Fonte / Ice Un’importante forma di promozione è quella del rapporto con i circa 10.000 tra designer ed arredatori brasiliani, di cui il 90% composto da donne delle quali solo il 30% laureate in architettura. In tal senso un buon referente per informazioni ed indirizzi è rappresentato da l’ABD – Associacao Brasileira de Arquitetos de Interiores e Decoradores (circa 4000 iscritti) e l’ASBEA – Associacao Brasilera dos Escritorios de Arquitetura – che raccoglie i 200 studi di architettura più importanti del paese. L’edizione di un catalogo da inviare ad un mailing selezionato di professionisti può sicuramente rappresentare un ottimo canale promozionale. Relativamente agli eventi, la manifestazione più interessante per il settore in questione è Casa Cor, una mostra che si tiene in 13 città brasiliane (Sao Paulo, Brasilia, Bahia, Rio, Rio Grande do Sul …) 44 coinvolgendo i maggiori arredatori brasiliani e i rivenditori più qualificati. Casa Cor raccoglie un numero elevato di visitatori classe AA e A e nel tempo ha acquisito il ruolo di lancio dei nuovi prodotti. La partecipazione è gestita da selezionati studi di architettura locali sostenuti da showroom ed aziende che partecipando sono obbligati ad acquistare una pagina pubblicitaria del catalogo che, dato il prezzo contenuto, circa 5.000 lire, ha una buona diffusione (costo di una pagina di pubblicità: 19 milioni di lire). Altre fiere di minore importanza e richiamo e aperte solo per gli addetti ai lavori sono Movel Sul (Rio Grande do Sud)e Equipotel per il settore del contract – alberghi, mentre Unilar che è considerata la più sofisticata fiera di mobili ed arredamento del paese e si tiene nella regione del Minas Gerais. Tra gli eventi si ricorda infine il CONAD – Congresso Nacional de Design de Interiores che si tiene ogni 3 anni riunendo circa 1500 professionisti. 45 4. CILE 4.1. Congiuntura Il Cile si presenta come una fra le nazioni con l’economia più stabile nella regione latinoamericana. Nel periodo compreso tra il 1987 e il 1997, prima del verificarsi della crisi asiatica, il paese ha realizzato una crescita media del PIL dell’8% e un tasso di inflazione contenuto. (4,6% nel 2000). Con una crescita nel 2000 del 5,4% del PIL e con un PIL pro capite di 4.593 dollari, anche negli ultimi anni l’economia cilena si è consolidata. Le proiezioni per il 2001 prevedono la possibilità di un PIL pro capite di 5.000 dollari ed a un PIL di circa 73.700 milioni. Tra i motori dello sviluppo: una decisa apertura commerciale e finanziaria, la completa liberalizzazione dei mercati interni, l’introduzione della riforma nel sistema di previdenza sociale, nuove privatizzazioni e riforme del lavoro, stabilità politica. Positiva soprattutto la posizione del paese in relazione agli accordi commerciali: il Cile è membro fondatore delle Nazioni Unite, membro dell’Apec, socio del Mercosur, ha firmato un accordo quadro con l’Unione Europea, sta per concludere un trattato di libero commercio con gli Usa, è in trattative per associarsi al Nafta e all’Alca, ha firmato importanti convenzioni con Argentina, Bolivia, Colombia, Ecuador, Messico, Venezuela, Perù e Canada per un potenziale libero mercato commerciale di oltre 1 miliardo e 200 milioni di abitanti. La domanda interna nel 2000 ha avuto un aumento medio del 6,6%. 46 A questa positiva evoluzione ha contribuito principalmente il settore dei Beni Strumentali, mentre il Consumo Privato è aumentato soltanto del 4,1%. Le esportazioni di beni e servizi hanno rappresentato una componente dinamica dell’attività, registrando un aumento del 7,5% rispetto al 1999, con punte di eccedenza nel mercato dei prodotti ortofrutticoli, salmoni e prodotti chimici. Le importazioni, con un aumento rispetto al 1999 del 10,1% sono state caratterizzate da una forte ripresa. Tra le principali ragioni a giustificazione e spiegazione del recupero positivo dell’industria cilena si segnala l’aumento dei prezzi internazionali del rame e della cellulosa unitamente alla ripresa delle esportazioni verso i paesi asiatici. A sua volta l’aumento del tasso di cambio del dollaro ha ampliato il valore delle esportazioni, in modo particolare per quanto concerne quelle non tradizionali. Tutto ciò ha contribuito a contenere temporaneamente le pressioni inflazionistiche. Dalla metà del 2000 si è però invertito l’andamento della valuta accumulando un deprezzamento finale del 6,03%. Questa tendenza si è mantenuta fino al mese di aprile 2001 nel quale il dollaro ha superato la barriera di 600 pesos. Questo rialzo è dipeso dall’importante domanda di valuta da parte delle istituzioni bancarie insieme ad alcune manovre speculative generate dal clima di incertezza che circonda attualmente l’economia argentina. In dettaglio, relativamente ai diversi settori: - quello silvicolo ha registrato un aumento del 5,2% durante il 2000 rispetto al 1999. A questo risultato ha contribuito enormemente il settore ortofrutticolo che ha dimostrato un crescente recupero grazie 47 anche alla stabilità del fattore clima che ha influito sull’aumento della produzione di uva e kiwi; - nel settore agricolo si evidenzia la produzione di sementi e ortaggi, mentre in quello del bestiame emergono l’allevamento di suini e pollame; - l’industria mineraria continua ad essere uno dei punti cardini delle esportazioni cilene. Nel corso del 1998 il settore in esame ha contribuito per il 41,32% alla formazione dell’export cileno. Nel 2000 tale settore ha registrato un aumento del 4% rispetto al 1999 grazie anche all’attività svolta da importanti aziende private. Talvolta si aggiungono lo sfruttamento di un nuovo bacino e l’alta partecipazione di prodotti a maggior valore aggiunto elaborati dalle aziende stesse, mentre il ferro e il petrolio hanno invece continuato a mantenere una tendenza decrescente; - cospicuo l’apporto all’economia del paese e all’industria forestale della cellulosa e carta e dei prodotti dell’industria chimica e derivati. - il settore dell’edilizia commerciale ed industriale ha dimostrato nel 2000 in media una flessione maggiore rispetto a quello dell’edilizia residenziale; - l’attività del settore ristorazione e commercio è aumentata del 4,7% nel 2000 con un trend comunque decrescente; - il settore trasporti e comunicazioni ha registrato una crescita del 9,5% rispetto al 1999. Si nota il maggior dinamismo dimostrato dal settore delle telecomunicazioni dettato dalla crescita della telefonia mobile; - sempre più negativo risulta, invece, l’andamento delle esportazioni dell’industria tessile. 48 Fra le città più importanti del Cile, Santiago (più di 4.500.000 abitanti) è quella che centralizza la maggiore potenzialità di sviluppo, consumo, e al tempo stesso opportunità di lavoro. Si sono comunque sviluppati negli ultimi anni altri interessanti poli di concentrazione economica, quali Antofagasta e Iquique (industria mineraria), Concepciòn e Talcahuano (prodotti ittici e attività forestale), Temuco (agro-industria e allevamento del bestiame). Secondo uno studio realizzato dalla banca Svizzera UBS Santiago è la città con il più basso costo di vita fra le capitale degli stati sudamericani Negli ultimi anni il Cile è stato uno fra i principali paesi della regione per investimenti esteri passando dai 500 milioni di dollari degli anni ’80 ai 4 miliardi del 2000. I principali investimenti esteri in Cile degli ultimi anni provengono dal Nord America (più del 59% totale) e dall’Europa (26% del totale). Il paese, infatti, si presenta con un’economia tra le più libere al mondo – secondo dati del l’istituto giapponese Kato il paese occupa in tal senso la quindicesima posizione. Lo statuto che regola gli investimenti in Cile (decreto legislativo 600/1974) stabilisce che investitori cileni e stranieri abbiano lo stesso trattamento. Gli investitori stranieri stipulano con il comitato governativo un contratto in cui vengono precisati termini e trattamento fiscale degli investimenti stessi. Le clausole di tale contratto prevedono per l’importatore: l’autorizzazione a rimpatriare i profitti immediatamente e i capitali dopo un anno, l’opportunità di scambiare valuta al tasso interbancario ufficiale di scambio, la possibilità infine di scegliere se sottoporre gli investimenti al trattamento fiscale nazionale (che prevede un tasso del 35%) oppure al tasso garantito per i primi dieci 49 anni (tasso del 42%). L’approvazione da parte del comitato è ritenuta una formalità di routine anche se è capitato che alcuni investimenti a carattere eminentemente speculativo siano stati respinti. Alla fine del 1997 sono state introdotte alcune restrizioni che limitano l’autorizzazione di investimenti stranieri a progetti con capitale minimo di 1 milione di dollari. Gli investimenti che non vengono approvati da questo statuto possono entrare in Cile attraverso un altro canale, costituito dal Regolamento della banca Centrale. Il capitolo 14 di tale regolamento prevede che gli investitori debbano depositare per un anno il 30% del valore dei capitali investiti in un conto della Banca Centrale che non dà diritto a interessi. Tale clausola è volta a scoraggiare investimenti di tipo speculativo che puntano unicamente agli alti tassi di interesse cileni e quindi a stabilizzare il valore del peso, che negli ultimi anni ha raggiunto un apprezzamento costante. Relativamente ai paesi principali investitori l’Italia occupa la terza posizione dopo Canada e Stati Uniti, con un forte accentramento nel settore delle telecomunicazioni tramite la Stet International N.V. (Entel Chile S.A.9 che rappresenta circa l’88% 8per quanto riguarda le procedure di costituzione delle società si rimanda direttamente a la ricerca recentemente redatta da ICE). 4.2. Import - Export Il Cile fa parte dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO) e come tale non impone significative barriere alle importazioni, anche 50 se gli standards cileni relativi a determinati prodotti, come quelli agricoli, sono molto diversi da quelli internazionali. In base agli accordi dell’Uruguay Round, il Cile ha accettato di non alzare i tassi tariffari al di sopra del 25%. La tariffa unica è del 1% per tutti i prodotti, tranne quelli usati, per i quali è del 16,5%. Allo stato attuale esiste in Cile un dazio doganale unico del 8% ad Valorem CIF +IVA del 18% sulle importazioni di quasi tutte le merci ad eccezione di alcuni prodotti voluttuari quali: gioielli, superalcolici, pellicce, tappeti persiani. E’ stata inoltre approvata dal congresso cileno la legge n.19.589 con decorrenza dal 1 gennaio 1999, la quale stabilisce la diminuzione graduale del dazio doganale attualmente in vigore in un 1% ogni anno fino ad arrivare ad un dazio doganale unico del 6% nel 2003, il minore in assoluto in tutti i paesi dell’America Latina. Nel corso del 2000 le importazioni in Cile hanno registrato un aumento del 19,5% con un aumento in valore del 9,7% ed in volume del 8,9%. I settori che maggiormente hanno contribuito all’aumento delle importazioni sono quello dei beni intermedi e dei combustibili con un aumento del 60,6%, seguito da quello dei beni di consumo con un aumento del 19,3%. Le importazioni di beni intermedi non combustibili e di beni di capitale sono aumentate rispettivamente del 12,6% e del 12,4%. Nel 2000 le importazioni dall’Italia hanno subito una flessione del 18,6% rispetto all’anno precedente. I prodotti che maggiormente hanno risentito di questa situazione sono quelli delle macchine e delle attrezzature per confezionare (passati da US $ 11,07 milioni a 51 US $ 4,1 milioni, con una flessione del 63%) e delle turbine a gas (da US$18,5 a 5 milioni, con una flessione del 73%). I principali concorrenti europei dell’Italia che si colloca al quarto posto con il 14,12% sono: la Germania con una quota del 20,9% del totale delle esportazioni europee verso il Cile, la Francia (15,09%), la Spagna (14,42). Le voci più significative delle importazioni dall’Italia sono (cfr. schema 10): - trattori, che nel 2000 hanno visto un aumento del 3,8% rispetto all’anno precedente; - oli combustibili e distillati gas oil, con un aumento del 13,94%; - carta couchè in rotoli, con un aumento del 241,6%; - pompe centrifughe, sia pure con una flessione del 13,2% rispetto al 1999; - macchinari per imbottigliamento ed imballaggio. Importazioni dall’Italia in Mln US$ CIF Esportazioni verso l’Italia in Mln US$FOB Saldo (%) 1998 1999 2000 680,1 514,9 419,0 % Var 99/00 -18,6% 672,9% 655,4 825,5 25,9% -7,2 140,5 406,5 289,3% Schema 11 / Interscambio commerciale con l’Italia Fonte: Banca Centrale / elaborazione ICE Santiago Sono aumentate del 229,6% rispetto al 1999 le importazioni di manifatture di prodotti plastici. 52 Notevole aumento (68,6%) rispetto all’anno precedente, hanno avuto nel 2000, le macchine e le attrezzature per ristorazione e negozi alimentari, vetrine e banchi frigoriferi. Inoltre, dovuto alla forte concorrenza delle società di telecomunicazioni e dai forti investimenti realizzati dalla Telecom Italia, le apparecchiature di telecomunicazione hanno avuto un aumento del 59,2% rispetto al 1999. Per quanto riguarda le esportazioni, nel 2000 si è registrato un aumento pari al 16% rispetto al 1999, con un aumento del 9,8% in ammontare e del 5,9% in volume. I volumi di prodotti di rame esportati sono aumentati del 4,9%. I valori dei prodotti diversi dal rame è aumentato del 11,2% con un incremento del 4,3% dei prezzi e del 6,5% del volume. In particolar modo la cellulosa ha contribuito alla crescita delle esportazioni di prodotti diversi dal rame, come conseguenza di una ripresa dei prezzi internazionali pari al 48,7%. In seconda posizione il metanolo. Questi beni, insieme con il ferro ed il legname hanno fortemente inciso su questo risultato positivo, e al tempo stesso hanno contribuito a compensare la flessione registrata su altri settori, come quello della farina di pesce, dell’argento e del legno elaborato. La principale zona geografica di destinazione delle esportazioni cilene è l’Asia, con un aumento rispetto al 1999 del 22%, come conseguenza diretta dell’aumento delle esportazioni verso la Cina che sono passate da 359 milioni di dollari a 895, e verso il Giappone, dove hanno registrato un incremento del 8%. 53 Per quanto riguarda l’Italia, nel 2000 le esportazioni cilene nei confronti del nostro Paese sono consistite principalmente di materie prime: - catodi di rame e parti con un incremento del 24,6% rispetto al 1999; - cellulosa, che con una percentuale del 42,4% hanno mantenuto il trend positivo già riscontrato nel 1999; - rame raffinato, con un aumento del 6,4% rispetto all’anno precedente. Altri prodotti oggetto di esportazione cilena, sono quelli riguardanti il settore della frutta fresca (mele, pere, kiwi, uva), quello delle pelli bovine, quello dell’alcol metilico, quello della farina di pesce e quello del pesce. 4.3. Il settore del mobile 4.3.1. Il mercato Con riguardo alla commercializzazione del mobile nel mercato locale, il sistema più importante è costituito dai distributori, giacché il livello di frammentazione dell’industria non consente alla maggior parte dei produttori di contare su punti di vendita propri o su contratti con diversi negozi. Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica, sia la produzione che la vendita nel mercato interno durante il 2000 sono diminuite del 17% e del 27% rispetto all’anno 1994. Questo fatto è dovuto alla situazione economica del paese e all’ingresso dei mobili importati. 54 La crisi nell’acquisto è testimoniata anche dai dati relativi alla più grande azienda cilena – Cic – che con 1200 dipendenti ha sviluppato un fatturato non superiore ai 20 milioni di $. In proposito Ximena Barrientos D. di Sur Diseno, forse calcando un po’ la mano, parla di “Grossa crisi”. Relativamente alla distribuzione della popolazione secondo il livello socio-economico, la classe A è composta da 22.000 famiglie, circa 120.000 persone, ossia il 2,1% della popolazione con un reddito familiare di circa 6.700 dollari americani; la classe B e costituita da circa 87.00 famiglie, 8,4% del totale con un reddito medio di circa 2.500 dollari – per le altre classi si rimanda allo schema 12. Categoria socio-professionale ABC1 Reddito Familiare (valori in pesos cileni) da 1.500.000 in più Percentuale (%) C2 450.000 a 1.500.000 23 C3 280.000 – 449.000 43 D 150.000 – 279.000 22 E fino a 149.000 2 10 Schema 12 / Distribuzione socio-economica della popolazione di Santiago Fonte / Ice 2001 Per quanto riguarda i canali distributivi questi risultano così suddivisi: 34% grandi magazzini, 21% distributori, 19% show-rooms, 18% gare d’appalto, 8% altro (cfr. schema p.4). I grandi magazzini rappresentano il canale di distribuzione che più si è sviluppato 55 durante gli ultimi anni, con incrementi dell’ordine del 100% nell’ultimo quadriennio. Tra le tipologie di prodotto commercializzate in Cile non va annoverato il tradizionale armadio perché questo è già predisposto al momento dell’acquisto della casa. Nelle camere da letto, di misura intorno ai 15 metri, i letti sono di solito di tipo nordamericano con dimensioni Queen e King Size; nel caso di classe AA ed A di solito la camera è equipaggiata anche con un tavolo, due sedie e piccolo divano e presenta sempre la televisione. Nelle sale da pranzo le dimensioni dei mobili sono spesso grandi e nei tavoli si privilegia la possibilità di ampliamento. Nello spazio soggiorno un buon successo è stato recentemente riscontrato dagli imbottiti in pelle, mentre si fa scarso uso di librerie Di solito le cucine – di livello alto spesso in legno massello e non laccate (Luis Saxton Von Essen di Abs) sono messe in opera dall’impresa costruttrice ma è anche frequente il caso in cui la famiglia decida di optare per una soluzione personale. Interessante è il mercato dei mobili da giardino – il cileno ama molto trascorrere le serate con amici e parenti, in feste e barbecue – in cui attualmente si registra un buon successo del cosiddetto stile “etrusco”. Ovviamente quanto sopra è riferito alla classe sociale alta potenziale acquirente del prodotto Made in Italy. Interessante, infine, il settore alberghiero, non solo nelle città più conosciute ma anche in centri più marginale che si stano aprendo al turismo ed in cui crescente è la domanda di articoli di arredamento. 56 4.3.2. Produzione locale Il Cile è senza dubbio un paese forestale se consideriamo che circa 33,8 milioni di ettari (45%) corrispondono a terreni che non possono avere altro utilizzo. Ciò nonostante nel paese i boschi coprono solo circa 13,5 milioni di ettari di bosco nativo e 2,1 milioni di ettari di piantagioni. Durante l’anno 1999 sono stati raccolti in Cile 23 milioni di m/3 di legno per l’utilizzo industriale. Nonostante ciò l’industria mobiliera cilena è di recente sviluppo. Più del 52% delle aziende hanno meno di 15 anni sul mercato. Fino ai primi anni del 1980 l’industria cilena del mobile si è caratterizzata come una attività propria delle piccole e medie imprese che destinavano la loro produzione a soddisfare la necessità di un mercato piuttosto limitato, spesso legato al su misura. Con gli anni ’90 la crescente entrata di mobili stranieri ha da una parte contribuito allo svecchiamento dal punto di vista dei macchinari e sul piano formale e dall’altra ha portato ad una diminuzione della produzione e delle vendite (cfr. schema 13). Anno 1993 1994 1995 1996 1997 1998 Vendite Fisiche 226.0 247.6 261.5 250.0 249.2 229.3 Importazioni 8.0 13.8 19.1 29.9 43.8 52.8 Totale 234.0 261.4 280.6 279.9 293.0 282.1 Schema 13 / Vendite interne di mobili Fonte /: Asimad, Asosiaciòn Gremial de la Madera. Giugno 2000 57 Secondo valutazioni realizzate dall’Istituto Forestale del Cile, il settore del mobile è attualmente costituito da 5.000 unità produttive, delle quali il 48% in Santiago, il 77% nella V Regione (Valparaìso), il 12% nella VIII Regione (regione del Bìo Bìo), e l’11% nella IX Regione (Regione della Aracuanìa). Queste aziende possono essere raggruppate in tre aree di attività: manufatti per la costruzione; mobili, parti e pezzi componenti; artigianato e prodotti minori. Tradizionalmente il mercato interno è stato la principale destinazione dell’offerta di questa industria, anche se oggi le maggiori aspettative di crescita dell’industria del mobile si concentrano nelle esportazioni. Tra il 1983 e il 1984 si è dato inizio all’esportazione dei mobili che ha registrato da quella data una crescita molto dinamica. Nonostante ciò, si è dovuto affrontare la concorrenza dei mobili importati, attività che ha registrato un importante aumento dal 1992. Anche nei dati relativi all’export di settore i volumi sono stati soggetti ad una discesa nel 1998, 37,730 contro 39,936 nel 1997, una ripresa nel 1999, 44,396 ed una ulteriore contrazione nel 200, 38,671. Tra i paesi principali destinazioni dell’export cileno. Gli Stati Uniti, i Paesi latino-americani in genere In genere, l’industria del mobile consuma 1,1 milioni di metri cubi di legname segato, rappresentando il 32% della produzione nazionale. Consuma inoltre 367 mila metri cubi di panelli di legname ricostituito, equivalente al 64% della produzione totale. Le aziende orientate al mercato estero impiegano maggiormente legno massiccio, preferibilmente di Pino Radiata, anche se questa situazione potrebbe cambiare nel caso aumenti lo sviluppo dei mobili tipo RTA (‘ready to 58 assemble’) composti principalmente da panelli di legname ricostituito o laminato. Secondo cifre approssimative, la produzione dell’ industria del mobile di legno nel Cile si concentra nel 33% in mobili per la casa, nel 35% in parti e pezzi, nel 19% in mobili per l’ufficio e nel 13% in mobili da cucina. La concentrazione nella fabbricazione di parti e pezzi è dovuta all’importante esportazione di mobili RTA, e all’aumento dei processi di “maquila” tra le diverse aziende. La materia prima più utilizzata nell’industria del mobile di legno nel 66% corrisponde a pannelli, nel 28% a legname massiccio e nel 6% ad altri materiali. 4.4 Le aziende italiane in Cile 4.4.1 Difficoltà E’ necessario innanzitutto risottolineare le dimensioni sostanzialmente contenute del mercato cinese – circa 15.000.000 di abitanti per un totale di circa 400 milioni di dollari di investimento anuo, di cui 40 di importazione (fonte Asimad) con un’industria nazionale copre gran parte del fabbisogno commerciale – che rappresenta indubbiamente un reale limite per qualsiasi operazioni di tipo commerciale. La fascia AA, che come abbiamo visto rappresenta la principale utenza del mobile di design da importazione, inoltre, non è superiore al 3% degli abitanti. Il mercato basso è oltre il 70% e il residuo è una 59 fascia media che non compra mobili di design a causa del prezzo elevato. I costi dei prodotti italiani appaiono in genere troppo elevati per il mercato: i distributori di solito applicano un mark-up sugli articoli d’arredamento dell’ordine del 150% rispetto al valore CIF. In dettaglio nella struttura del ricarico del prezzo occorre tener presente i fattori evidenziati nello schema p.14. Il tutto accentuato dalle già citate ridotte dimensioni del mercato che contribuiscono a far lievitare i costi di importazione. DAZI DOGANALI, che dal Primo Gennaio del 2001 sono pari al 8% del valore CIF IVA 18% sul valore CIF + Dazio Doganale Rispettivo ONORARI AGENZIA DOGANA, normalmente tra l’1% e il 2% del valore CIF TRASPORTO INTERNO PORTO D’ARRIVO – MAGAZZINO, variabile a seconda del prodotto (Un container 20-40: USD 300-450 Valparaiso – Santiago Schema 14 Ricarico su importazione Fonte / Ice 2000 Tutto ciò ha portato ad una evidente diminuzione dell’import dall’Italia – cfr. schema 15. Stati Uniti Italia Spagna Cina 32,0% 9,432 8,8% 2,5% 28,3% 8,501 6,7% 1,7% 17,3% 7,581 7,1% 7,3% Schema 15 / Quote di mercato per paese concorrente Fonte: Servicio Nacional de Aduana (Elaborato Ice Santiago) Il dato è in discesa dal 1998. Il risultato è che nel 2000 sono stati importati dall’Italia circa 15 miliardi in mobili. 60 Da tenere comunque sempre molto presente la competizione con la Spagna estremamente forte sul mercato anche per affinità di lingua, e con gli Stati Uniti per consolidati rapporti commerciali. 4.4.2 Opportunità Le maggiori opportunità per le aziende italiane che operano nel settore design sono da ricondurre nell’ambito del 3% della classe A. Occorre comunque tenere sempre ben presente che conviene puntare su di un design non eccessivamente “spinto” dal punto di vista formale a causa di una non raggiunta maturità del mercato. Anche le contaminazioni tra moderno, design e classico, anche come antiquariato, sono assai frequenti. Le opportunità a medio periodo per il prodotto di design appaiono buone e la quota relativa è in continuo aumento. Un grosso freno alla diffusione del design Made in Italy è comunque rappresentato dal prezzo alto – “Il prezzo è fondamentale anche nelle fasce alte” (Alejandro Bra Pasler di Global, importante studio di architettura). In tal senso una riduzione dei costi può essere ottenuta attraverso la realizzazione di alcune componenti direttamente in Cile attraverso investimenti diretti o joint-venture con aziende locali. In quest’ottica il Cile, con manodopera specializzata ed affidabilità, ridotte imposte alle aziende, disponibilità di legno nativo come anche importato a bassi costi da altri paesi latino-americani come Bolivia, Ecuador, Perù, rappresenta un potenziale riferimento per aziende intenzionate 61 a produrre per il mercato sudamericano e anche dell’America del Nord. Vero è che il costo della manodopera è più alto che in Brasile. Anche in Cile, come già negli altri paesi analizzati, occorre comunque non sottovalutare i rischi legati ad eventuale copiatura dei prodotti; consigliabile appare così proporre prodotti dall’alta tecnologia difficilmente riproducibili. Vantaggi e svantaggi sopra evidenziati relativi alla produzione locale dovrebbero essere valutati attraverso un’analisi ad hoc. In dettaglio, a livello di tipologie di prodotto si evidenziano buone opportunità nel settore delle cucine e dei bagni di cui si stanno aprendo molti show room; in prevalenza il prodotto arriva smontato e da finire soprattutto dalla Spagna ed anche, se in maniera minore, dalla Germania (come da incontro con il Vicepresidente Jorge Figueroa dell’ordine degli architetti). Le misure sono di tipo europeo e non come in Brasile di tipo americano. Tra gli elettrodomestici, la tedesca Miele, e la spagnola Teka spagnola, ma anche Ilve italiana e un’impresa cilena, la Trotter. I materiali sono vicini a quelli italiani: postformato, laccato e legno, nel caso di mercato alto top in granito. Buono anche l’interesse per antine e parti o comunque a prodotti smontati - Abs ad esempio da tempo importa ante ed accessori. Relativamente al mobile imbottito non si riscontrano, come in Brasile, difficoltà per il rivestimento in pelle - “Si riconosce molto valore alla pelle”, Jose Miguel Benavides, Vienna - e in tal senso si spiega il buon successo USA. Per quanto riguarda i prezzi al pubblico: per un divano a due posti si va da 230.000 pesos a 400.000 pesos, mentre l’importato si vende fino ad un massimo di 750.000 pesos. 62 Per quanto riguarda il mobile da ufficio, lo studio Moro è all’avanguardia (seconda posizione), con diretti competitori Mayer (esclusivista di Ermann Miller) e Imad. Nel settore si registra un’importanza crescente dei mobili moderni e tecnologici (in cui investono soprattutto i grandi gruppi) – Steel Case, Las, Atu (Ecuador), Milliken ed aziende orientali per il mercato più basso. Sono presenti aziende italiane come Az classica e Pitocco, Luxi, Castel trattate di rettamente mentre Lovato attraverso rappresentante. Relativamente al l’interesse diretto dei distributori (si confronti schema 16) si segnalano: - Ripley, grande distribuzione che in totale controlla il 60% del mercato privato, con 22 punti vendita in Cile e 5 in Perù, ha dimostrato un buon interesse per mobili da home office e disponibilità ad esaminare rapporti di collaborazione industriale. Finora Ripley era principalmente orientati sul classico (circa il 60% del mercato con un grande successo di Natuzzi (distribuito anche dalla concorrenza ed in singoli showroom), con il 30% imputabile a rustico e 10% al contemporaneo). - Prospettive anche con Moro (circa 60 addetti a livello di architetti ed ingegneri), che opera nel settore contract da ufficio, soprattutto le grandi banche, con vendita di Las e Pitocco, Lovato, Castelsedie Italiane, Style-Case l’ecuadoregna Atu, ed è interessata ad abbandonare progressivamente il mercato più basso. Moro è alla ricerca anche di mobili da giardino, offerta in Cile ancora non coperta; 63 - Budnik, produttore di cucine, si è dimostrato disponibile all’importazioni di ante e così Abs che desidera aprirsi verso il settore delle cucine in muratura adatte soprattutto ad abitazioni di campagna; - Arredorama, azienda produttrice di piccole dimensioni, si è dichiarata disponibile a diventare punto franco per la distribuzione di prodotti italiani anche a livello di componentistica; - Formas è aperta a rapporti di collaborazione produttiva nei settori bagno e cucina, livello alto; - Intermobili (attualmente distributore di Cattelan, Mobilgirgi, Steeloffice) è alla ricerca di sedute e riedizioni dei maestri a livello di imbottiti per contract; - Muzard, dall’alto della sua esperienza di circa 150 anni, ha dimostrato interesse per rapporti di collaborazione finalizzati alla realizzazione di parti ed assemblaggio non solo verso il Cile ma per tutto il Sudamerica; - Maysol, distributore del settore cucina, già collabora con Alvic che invia lo smontato, attualmente commercializza prodotti di livello medio ed è interessata a commercializzare prodotti di fascia più alta. 64 Schema 16 / Canali di distribuzione e vendita Fonte / Ice 2000 4.4.3 Possibili attività nel campo della promozione Tra le pubblicazioni dedicate al design e all’arredamento si segnalano Ambientes, una rivista per specialista di buon livello e Vivenda Decoracion destinata ad un pubblico meno specializzato. 65 CONCLUSIONI A conclusione del lavoro, qualche breve considerazione riassuntiva sulle opportunità ed i rischi per le aziende italiane di design sui mercati oggetto della presente analisi. - Nonostante l’appeal del Made in Italy, le possibilità di vendita di elementi di arredo prodotti in Italia a livello di showroom appaiono in sostanza limitate. Ciò soprattutto a causa di una congiuntura variabile, per non dire di crisi, ed ai prezzi alti di vendita del prodotto. - Ben più praticabile appare la collaborazione di tipo industriale finalizzata al montaggio dei pezzi e, soprattutto alla realizzazione di alcuni di questi. Tale operazione appare molto vantaggiosa anche nell’ottica di una commercializzazione dei prodotti in tutti i paesi americani. In tal senso è necessario scegliere con attenzione il partner anche nell’ottica del più volte citato pericolo di copiatura, così come occorre valutare il paese più vantaggioso sul quale andare ad intervenire. - A livello promozionale appare interessante puntare sugli interior decorators che, alivello di mercato AA ed A hanno un’importanza notevole sulle scelte del consumatore. - Altro canale, quello dei costruttori, forse l’unico mercato che è possibile affrontare direttamente, importante soprattutto a livello di cucine, bagni ed armadiature. 66 Bibliografia Saggi 1. Istituto Nazionale per il Commercio Estero,: Brasile: il settore dei mobili e dell’arredamento di interni, San Paolo, 2000. 2. Istituto Nazionale per il Commercio Estero, Cile, Informazioni primo orientamento 2001, Santiago del Cile, 2001. 3. Bercovich, N., Evoluzione e situazione attuale del complesso forestale nell’Argentina, CEPAL (Div. Sviluppo produttivo, Santiago del Chile), 1998. 4. Istituto Nazionale per il Commercio Estero, Situazione economica e congiunturale – Argentina, Buenos Aires, 2001. 5. Surasky, S., L’industria del mobile in Argentina agli inizi del 1995, CAFYDMA, Buenos Aires, 1995. 6. Macadam, L., Mercosur: l’industria del mobile in legno. Studio di concorrenza industriale, Montevideo, 1996. 7. Abramovsky, L. e Bercovich N, Studio di mercato del settore del mobile in Argentina, Buenos Aires, 2000. Riviste 7. “Arc design” R.Oscar Freire, 329 CJ. 72 – 01426-001 Sao Paulo, SP. 8. “Arq-art – rev- de arquitetura e decoracao” R. Nelio Guimaraes, 1007 – Alto da Boa Vista – 14025-290 – Ribeirao Preto, SP. 9. “Arquitetura & Construcao – Editora Abril” Av. das Nacoes Unidas, 7221 17. Andar – 05425-902 – Sao Paulo, SP. 10. “Casa Claudia – Editora Abril” Av. das Nacoes Unidas, 7221 17. Andar - 05425-902 – Sao Paulo, SP. 67 11. “Casa & Jardim” Av. Jaguare, 1485 4. Andar – 05346-902 – Sao Paulo, SP. 12. “Casa Vogue/ Sao Paulo” Av. Brasil, 1456- Jd. America – 01430-900 – Sao Paulo, SP. 13. “Consulte arte e decoracao” R. Lopes Neto, 388 Itaim Bibi – 04533-030 – Sao Paulo, SP. 14. “Espaco d’” R. Arizona, 1349 1. Andar – 04567-003 – Sao Paulo, SP. 15. “Mobile Decore” R. Tabapua, 821 – Cj. 53 – 04533-013 – Sao Paulo, SP. 16. “Reformar e construir – Editora Camelot” Av. das Nacoes Unidas, 6005 – 05477-000 – Sao Paulo, SP. 17. “Revista da folha – folha de Sao Paulo” Al.br.de Limeira, 425 8. Andar – Centro – 01202-900 – Sao Paulo, SP. 18. ”Viver bem – Editora Camelot” Av.das Nacoes Unidas, 6005 – 05477-000 – Sao Paulo, SP. 19. Siti Internet 19. Daniela Plebani, “Il mobile per ufficio in Brasile/ Ufficio in Europa”, www.ambienteeoggetti.com 20. “Argentine présentation” www.argentour.com 21. “Il Cile nel Web” www.chileit.it/ 22. “Elettronet.it” www.elettronet.it/ita/nelmondo//arg_eco1.htm www.elettronet.it/ita/nelmondo/bra_eco1.htm 23. “Economia brasiliana” www.embitalia.org.br/ 24. ”Argentina. History and culture” www.interknowledge.com 68 25. “Mercosur.com” www.mercosur.com/in/info/historia.jsp 26. “Mondo latino” www.mondolatino.it/PAESI/ARGENTINA www.mondolatino.it/PAESI/BRASILE www.mondolatino.it/PAESI/CILE 27. “Argentina-Consular Information Sheet” www.travel.state.gov/argentina.html 69 Indirizzario operatori Argentina TECNO SUDAMERICANA SOLIGO S.A. B.S.W. GROUP WALMER GOWA’S LAŇIN S.A. TRAZZO GROSIMAN S.A. ALTRO MOBEL ART S.A. MICHAELIS CORPORATIVA BERGOMI S.C.A. STILKA BURO’ S.A.I.C. NATAN GRIS DIMENSION INTERIEUR FORMA SIG. KARLOS KANNT LIBERTAD 1021 BUENOS AIRES SIG. JORGE MORALES CERRITO 1174 BUSTAMANTE BUENOS AIRES SIG. WASERMAN PRESSO SEDE I.C.E. SIG. MARCEL ARENALES 1251 GANSIEVICH BUENOS AIRES SIG. GERARDO SEVITZ MALABIA 806 BUENOS AIRES SIG. HUGO LANIN / CAMARONES 2840 ARQ.PINI BUENOS AIRES SIG. OSCAR LASAGNA LIBERTAD 1067 BUENOS AIRES SIG. DANIEL SARMIENTO 1383 GROISMAN BUENOS AIRES ARCH. ALDO PARANA’ 947 CHIERICHETTI BUENOS AIRES SIG. PEDRO REYNA SUIPACHA 944 BUENOS AIRES ARCH. ROBERTO ARENALES 1145 MICHAELIS BUENOS AIRES ARCH. MIGUEL CASTEX 3330 PISO PANETTA 10/F BUENOS AIRES SIG. PAOLO BERGOMI UNIVERSITA’ DI MORON CABILDO 134 PISO 10- BUENOS AIRES ARCH. ALBERTO SANTA ROSA 5148 PEREZ/ ARCH.A BUENOS AIRES LEUVILLE SIG. ALEJANDRO LIBERTAD 1010 KATKAWNIK BUENOS AIRES SIG.RA POLY CHURBA ARENALES 1223 BUENOS AIRES ARCH. MONICA ARENALES 1516 MELHEM BUENOS AIRES SIG. JORGE LOPEZ ALICIA M. DE JUSTO 140 PISO 2 BUENOS AIRES TEL. (11)4814.4224 TEL. (11)4811.9533 TEL. (11)4816.2556 TEL. (11)4854.4621 TEL. (11)4851.8883 TEL. (11)4812.8362 TFX. 4371.3636/ 4949/6161 TFX. (11)4812.4176 TEL. (11)4328.6655/ 8618/ 0616 TFX. (11) 4813.4794 TEL. (11)4804.3318 TFX. (11) 4831.8100 TEL. (11) 4816.3084 TEL. (11) 4811.1144 TEL. 11) 4814.4224 TEL. (11) 4313.3232 Brasile MOSTRA CASA COR 2001 MOSTRA ANTEFACTO STILARREDO SRA. SILVANA (PR.MARKETING) SRA. LAURA GONZALES (IMPORT MANAGER) SILENE MONTEIRO 70 RUE MANOEL DE GOIS 157 RUA HADDOCK LOBO AL. FRANCA TEL. 11.3845.3869 TEL. 3061.58.55 TEL. 3085.1611 VITOR PENHA ESTUDIO DE ARQUITETURA IAB –ISTITUTO ARCHITETTI DEL BRASILEHOUSE GARDEN BRUNETE FRACAROLI FERNARDO E HUMBERTO CAMPANA DPOT DESIGN MONTENAPOLEONE SHOPPING D&D FORMA NOVORUMO CAMILLA MATARAZZO (ARCHITETTURA) IAB –NUCLEO MINAS GERAISSHOPPING MINAS CASA E RAJA SHOPPING IAB –INSTITUTO DE ARQUITETOS DO BRASILBARRA DESIGN SHOPPING CRISTIANE DORNELLES LUPI (ARCHITETTO) VITOR PENHA RUA BELA 478 PROF.GILBERTO RUA BENTO 306 BELLEZA (PRESIDENTE) TEL. 259.68.66 LUIZ HENRIQUE SIMONSEN (PRODUCT MANAGER) BRUNETE FRACAROLI HUMBERTO CAMPANA (ARCHITETTO) FRANCES (PRODUCT MANAGER) AV. IMPERATRIZ LEOPOLDIRA 86 TEL. 3649.4439 R.GUARARA R. BARIO DE TATUI TEL. 3885.8309 TEL. 3825.3408 HELIO BORK (TITOLARE) GILBERTO FAGUNDES (MANAGER MKT/ARCHITETTO) LUCIANO BEDOGNI CAMILLA MATARAZZO AL. GABRIEL TEL. 3061.9297 MONTERO DA SILVA 250 AL. GABRIEL TEL. 3043.9297 MONTERO DA SILVA 786 AV. DAS NACOES AV. CIDADE JARDIM TEL. 4788.3244 RUA ROTRA 383 AV. BRIA FARIA TEL. 3672.25.33 TEL. 3813.2749 ARQ. MARIETA MACIEL (VICE PRESIDENZA) RUA MENTRE LUCAS, 70 TEL. 031.32871277 CARLOS FERNANDO ANDRADE RUA DO PINHEIRO, 10 TEL. 557.44.80 CRISTIANE DORNELLES AV. ATAULFO DE FAIVA, 135 TEL. 259.7348 Brasile –studi d’architettura d’interni- CASAS EDICAO DESIGN NOVORUMO SAO ROMAO VIA NOVA ADRIANO MELO ALEXANDRE MONTEIRO E PAULA NEDER ALLAN MALOUF ALVARO RAZUK E LENI TZIRULNIK TEL. 231.46.35 ALAMEDA MINISTRO ROCHA AZEVEDO MACEIO BELO HORIZONTE AVENIDA 9 DE JULHO 5.836 SAO PAULO RUA 24 DE JANEIRO 416 TERESINA RUA ARISTIDES ESPINOLA 59/202 RUA CONEGO EUGENIO LEITE 244 SAO PAULO AVENIDA ANGELICA SAP PAULO 71 TEL. 11 3082 6311 TEL. 82 327 6878 TEL. 310 281 6792 TEL. 11 3085 8755 TEL. 86 221 2775 TEL. 21 512 2098 TEL. 11 3085 0661 TEL. 11 3661 8111 ANA LUCIA JUCA ANA MARIA G. VIEIRA SANTOS ANA MARIA WEY ANA MELO ANA PAULA JUNQUEIRA VILELA E MELISSA DE FARIA VASCONCELLOS ANGELA BARQUETE E CRISTIANE DORNELLES BEBEL ALVES DE LIMA BETO GALVEZ & NOREA DE VITTO BRUNETE FRACCAROLI CACO BORGES CARLOS QUEIROZ E FABIO BENEVIDES CHRISTIANE LACLAU E CAROLINA WAMBIER RUA CALHEIROS GOMES 486 RIO DE JANEIRO AVENIDA LINEU DE PAULA MACHADO SAO PAULO RUA HADDOCK LOBO, 1.384 SAO PAULO AVENIDA BARAO DE STUDART 330 FORTALEZA RUA ADOLFO TABACOW 261 SAO PAULO AVENIDA ATAULFO DE PAIVA 135 SALA 407 RIO DE JANEIRO RUA HENRIQUE MARTINS 952 SAO PAULO RUA DOS PINHEIROS 54 TEL. 21 495 8242 RUA GUARARA’ SAO PAULO AVENIDA ATAULFO DE PAIVA AVENIDA BOA VIAGEM TEL. 11 3885 8309 RUA MARQUES DE SABARA’ RIO DE JANEIRO CILENE MONTEIRO LUPI ALAMEDA FRANCA SAO PAULO CRISTINA AMARAL PRACA DOS DAVID BASTOS TUPINAMBAS SALVADOR RUA JESUINO ARRUDA DENISE MONTEIRO 676 SAO PAULO SAO PAULO ELIANA FAKHOURY RUA PADRE MANUEL ESTHER GIOBBI CHAVES SAO PAULO FABIO ARRUDA MANUEL RUA JOAO CACHOEIRA SAO PAULO A. DE STOCKLER E BREIA RUA ANDRE’ FERNANDO AZEVEDO GONCALVES 100, PAO CARMEN MANSOR E PAULO TIZA KANN RUA BENEDITO FLAVIA AGUIAR CHAVES, SAO PAULO CAMPANA E RUTH MENDONCA DE BARROS RUA DIOGO JACOME FRANCISCO CALIO E SAO PAULO WALTER FAGUNDES RUA GENERAL MENA GEGE’ E FERNANDA BARRETO CUNHA BUENO PRACA DO CRUIZERO GISELLE MOREIRA GOIANIA 72 TEL. 11 3813 5800 TEL. 11 3064 4798 TEL. 85 224 8044 TEL. 11 3487 5512 TEL. 21 259 7348 TEL. 11 3887 5599 TEL. 11 3062 1913 TEL. 21 239 8082 TEL. 81 3466 7381 TEL. 21 239 6576 TEL. 11 3062 7650 TEL. 11 531 4543 TEL. 71 241 2777 TEL. 11 3167 6347 TEL. 11 3773 8949 TEL. 11 3085 9666 TEL. 11 3044 3861 TEL. 11 3849 2047 TEL. 11 3083 0411 TEL. 11 3842 3337 TEL. 11 3884 5021 TEL. 62 278 2925 RUA VISCONDE DE PIRAJA’ RIO DE JANEIRO RUA BASTOS PEREIRA HELENA VISCOMI SAO PAULO AVENIDA MACEIO HUMBERTA FARIAS LEDA E SILVIO KORMAN RUA GROENLANDIA 1877 SAO PAULO RUA DOMINGOS LEME INES CAPOBIANCO SAO PAULO RUA PASTEUR IVAN CESAR CURITIBA WODZINSKY RUA DOS PINHEIROS JOAO ARMENTANO SAO PAULO RUA CARDOSO DE JOIA BERGAMO MELO JUNIOR SAO PAULO AVENIDA AYRTON JORGE NASCIMENTO E GUILHERME SAGGESSE ENNA RIO DE JANEIRO AVENIDA ATAULFO DE JULINHA SERRADO PAIVA RIO DE JANEIRO RUA GUAIAQUIL SAO LUCIANA ZEITEL & PAULO MARCELLA SION LIBESKIND RUA PEDROSO LUIZ RICARDO BICK E ALVARENGA SAO WILLIAM SIMONATO PAULO RUA ESTADOS UNIDOS MARIA ANGELA LOPES SAO PAULO RUA RINZO PAGLIARI MARIA CELIA J.CURY SAO PAULO RUA ILIMANI SAO MARILIA BRUNETTI DE PAULO CAMPOS VEIGA RUA DESEMBARGADOR MAURICIO PINHEIRO COSTA CARVALHO LIMA RUA 104 GOIANIA MEIRE SANTOS RUA SANTA CECILIA MOACYR KRUCHIN PORTO ALEGRE AVENIDA MONICA PAES DE CONSELHEIRO AGUIAR ANDRADE RECIFE RUA CAIOWAA SAO MYLENE DEL NERO E PAULO JACQUELINE ROCHA DINIZ RUA PADRE JOAO NAOMI ABE E MONICA BACELLAR TOMASELLI MANUEL SAO PAULO RUA UBERABINHA SAO NECA ABRANTES PAULO RUA SAMPAIO VIDAL OSKAR MIKAIL SAO PAULO AVENIDA ALVARO OSVALDO TENORIO CALHEIRO MACEIO RUA PADRE JOAO REGINA ADORNO MANUEL SAO PAULO ALAMEDA TIETE SAO RICARDO DE OLIVEIRA PAULO CAMINADA RUA BASTOS PEREIRA ROBERTO MIGOTTO SAO PAULO GORETE COLACAO 73 TEL. 21 247 8280 TEL. 11 38848185 TEL. 82 231 8588 TEL. 11 30 60 83 13 TEL. 11 3885 0425 TEL. 41 233 1102 TEL. 11 3061 3516 TEL. 11 3815 1872 TEL. 21 430 3222 TEL. 21 274 0603 TEL. 11 3063 9606 TEL. 11 3079 7267 TEL. 11 3064 2478 TEL. 11 3817 4296 TEL. 11 3819 4646 TEL. 41 244 0672 TEL. 62 241 3200 TEL. 51 331 8211 TEL. 81 3325 1965 TEL. 11 3872 2966 TEL. 11 3085 5970 TEL. 11 3848 0311 TEL. 11 3816 3848 TEL. 82 325 8509 TEL. 11 3088 1147 TEL. 11 3062 5171 TEL. 11 3885 2024 ROSITA ZYLBERSTAJN SIDNEY QUINTELA SIG. BERGAMIN SILVANA DE CARVALHO ALMEIDA SIMONE MANTOVANI E CANDIDA TABET SYLVIA D. BRENER BASER TERESINHA NIGRI BASICHES TONINHO NORONHA VALERIA OLIVEIRA ZEZINHO SANTOS E ANDRE’ CAVENDISH LAYDE TUONO CAMILLA MATARAZZO CLARISSE READE CFERNANDO PIVA FRANCO & EVANGELISTA MIGUEL VIGIL ZEILA FACHADA RENE’ FERNANDES FILHO HELENA VISCOMI RUA GUARARA SAO PAULO AVENIDA THOMAZ GONZAGA SALVADOR RUA CONEGO EUGENIO LEITE RUA CRISTIANO OTONI TEL. 11 3885 6484 RUA MEDEIROS DE ALBU QUERQUE SAO PAULO RUA CARDOSO DE ALMEIDA SAO PAULO ALAMEDA GABRIEL MONTEIRO DA SILVA SAO PAULO UA PEDROSO ALVARENGA 755, SAO PAULO RUA 53 GOIANIA RUA SELIDONIO LEITE , RECIFE R.OSCAR FREIRE, 329 AV.BRIGADEIRO FARIA LIMA SAO PAULO RUA SAMPAIO VIDAL, 81, SAO PAULO AV. NOVE DE JULHO 5185 / 122, SAO PAULO ALAMEDA LORENA SAO PAULO AL.GABRIEL MONTEIRO DA SILVA, 1380, SAO PAULO R. DES PASSALACQUA PACAEMBU’ AV. BRIGADEIRO FARIA LIMA 1979 SAO PAULO RUA BASTOS PEREIRA, SAO PAULO TEL. 11 3031 3910 TEL. 71 480 9420 TEL. 11 3081 3433 TEL. 71 331 4272 TEL. 11 3872 3577 TEL. 11 3081 5811 TEL. 11 3167 1787 TEL. 62 215 8872 TEL. 81 3467 3731 TEL. 3082-0347 TEL. 11 3813 2749 TEL. 11 30829177 TEL. 11 3168 1711 TEL. 11 3887 3833 TEL. 11 3061. 2964 TEL. 3675 6486 TEL. 11 3815 1627 TEL. 11 3884 8185 Cile EMBAJADA DE ITALIA SIG.FABRIZIO CLEMENTE FABRES 74 TEL. (562) 20911963 LOBASSO 1050 PROVIDENCIASANTIAGOLUIS THAYER OJEDA, PISO 12 CAMERA DE COMERCIO MARCO LEONE – SECRETARIO ITALIANA DE CHILE GENERALTOMAS H. HARRISON AV. ANDRES BELLO ASIMAD –ASOCIACION R. GERENTE GENERAL 2777,OF. 505 DE INDUSTRIALES DE EDIFICIO DE LA LA MADERAINDUSTRIA SANTIAGO-CHILEKENNETH PATRICK D. AVDA. LAS CONDES FORMAS –MEUBLES GERENTE GENERAL 14.970 ESPANOLES DE LO BARNECHEA – COCINASANTIAGOCOMERCIAL ECCSA S.A. DORIS COHN MUEBLES SUR DISENO INTERNACIONAL PARIS MUEBLES GLOBAL ASOCIACION DE OFICINAS DE ARQUITECTOS BUDNIK ARREDORAMA VIENNA S.A. MORO ARQUITECTURA INTERIOR ENRIQUE CONCHA B. & DISENADORES ASOCIADOS INTER MOBILI ABS DISENOS & MUEBLES MAYSOL MUZARD OFFICE FURNITURE TEL. (562) 2232467 TEL. 2322618/ 2335296 TEL (562) 203..3339 TEL. 215 .2096 GONZALO ESPINOZA HUéRFANOS 979 (PRODUCT MANAGER) OFICINA 301 SANTIAGO, CHILE DORIS COHN AV. LA CONDES 10515 SANTIAGO CHILE XIMENA BARRIENTOS ALONSO DE CORDOVA D. 3026 DIRECTORA GONZALO MILIC B. AMERICO VESPUCIO GERENTE 1151 QUILICURA, COMERCIAL SANTIAGO, CHILE ALEJANDRO BRAVO TOBALABA, 381, PASLER SANTIAGO CHILE JORGE FIGUEROA E. FRANCISCO NOGUERA VICE-PRESIDENTE217 PROVIDENCIA TEL. (56-2) 694.1292 JOSE ANTONIO ALONSO AV. PRESIDENTE RIESCO LAS CONDES SANTIAGO CHILE MODULO 18 QUILICURA SANTIAGO, CHILE AVDA. MEXICO 669 SANTIAGO CHILE AVENIDA AMERICO VESPUCIO 1565 QUILICURA LAS CONDES SANTIAGO CHILE TEL. 562 220 10 10 AV. APOQUINDO 5136 LAS CONDES LAS CONDES TEL. 562 2292216 DARIO URZUA 1652 PROVIDENCIA SANTIAGO SANTA ADELA 9700 MAIPU TEL. 2351800 ANDREA STORACE GERENTE COMERCIAL JOSE MIGUEL BENAVIDES VERONICA ESTRADA R. ENRIQUE CONCHA B. LUIS FILIPE DA COSTA MIGUEL ANGEL ARRIAZA ANDRES BARRIGA ALLIENDE MIGUEL MUZARD URETA –GENERAL MANAGER- 75 TEL.217 2260 TEL. 2074161 TEL. 562 236 79 00 TEL. 231.9277 TEL. 374 3367 TEL. 562 739 1418 TEL. 562 622 7282 TEL. 562 367 2700 TEL. 562 378 54 00 TEL. 2065087 TEL. 562 538 6840