speciale vajont

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speciale vajont
ilFRIULI
speciale 1963-2013
4 ottobre 2013 | N.38
iNserTO a cura di eurONeWs - TesTi di daNiele micheluz
e ValeNTiNa ViViaNi – direTTOre giOVaNNi berTOli
r e d a z i O N e p i a z z a 1 ° m a g g i O, 4 – u d i N e – T e l e f O NO:
043221922/229685, fax: 0432/25058 – e-mail: [email protected]
VaJONT
Per gentile concessione di Dolomiti Contemporanee
50 anni dopo
9-10-1963
alle ore 22.39 una parte del
monte Toc si stacca e finisce
dentro al lago artificiale,
provocando un’onda alta circa
200 metri che distrugge la vallata
1.917
le vittime della tragedia:
1.450 abitanti di longarone,
gli altri dei comuni di erto e
casso e castellavazzo, oltre
ai tecnici in servizio sulla diga
280 milioni
i metri cubi di roccia che sono
franati dentro all’invaso a una
velocità stimata di circa 90 km/h,
sprigionando una potenza pari
a due volte la bomba atomica
// II // specIale vajont
// Il prIMo cIttadIno
“adesso è tempo
di voltare pagina”
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Il coronamento della
diga, Italo Filippin e
Mauro corona
“I
l cinquantesimo anniversario del disastro vorrei
che fosse uno spartiacque tra
il passato e il futuro”. Parole
nette quelle del sindaco di Erto
e Casso, Luciano Pezzin. “Non
dobbiamo dimenticare ciò
che è successo, ma è giunto il
momento di superarlo, somatizzarlo e guardare avanti. In
questo modo la nostra comunità puà pensare al domani”.
Tanto, la ferita inferta alla
montagna è sempre lì a ricordare quel che è accaduto il
9 ottobre 1963. “Negli ultimi
anni – va avanti il primo cittadino – a Erto c’è stata l’apertura di nuovi locali e nuove
attività, per lo più correlati al
turismo della memoria. Siamo
un comune di circa 400 abitanti e ogni anno ospitiamo oltre
100 mila
visitatori. E
questa è
solo una
fetta del
turismo,
perché
dall’altra
luciano pezzin
parte il
nostro territorio fa parte delle
Dolomiti, patrimonio mondiale dell’umanità per l’Unesco.
In questi due filoni, dobbiamo
costruire il nostro futuro”.
Tante sono state le celebrazioni di questi mesi, ma per il
9 ottobre di quest’anno non
sono in programma particolari
cerimonie. “L’abbiamo pensato come un giorno normale
– dice Pezzin –, anche se forse
allestiremo una conferenza
stampa per fare alcune puntualizzazioni”. Non ci sarà, nei
pressi della diga, il Presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano, impegnato a Roma
per seguire gli sviluppi della
delicata situazione politica.
Avrebbe dovuto ricevere una
delegazione di sindaci, sopravvissuti e soccorritori il 4
ottobre, ma l’incontro è stato
rinviato. “Sarebbe stato meglio fosse venuto lui, come
massimo rappresentante dello
Stato, fin quassù”. Chiedere
scusa è difficile, anche mezzo
secolo dopo.
“Erto non è scomparsa perché
possa proseguire il racconto”
Sopravvissuto al disastro, ex sindaco e simbolo dell’attaccamento
al paese, Italo Filippin continua a tramandare il ricordo ai giovani
U
na vita spesa per Erto e
il Vajont. Italo Filippin,
sopravvissuto al disastro,
è stato il simbolo della fazione
degli ertani che volevano rientrare nelle loro case, contro tutto e
tutti, negli anni in cui la politica
li voleva confinare lontano dalla
loro terra. Battaglie che per il suo
paese ha portato avanti da consigliere comunale a fine Anni ’60, da
commissario (’71-’73) e da sindaco
(fino al ’79), proseguendole da
guardacaccia nei suoi monti e oggi,
come guida alla scolaresche che a
frotte attraversano il coronamento
della diga.
“In fondo – sospira Filippin – il
futuro resta questo: tramandare
ai giovani gli sbagli del passato
perché non si ripetano più. Se oggi
Erto non è scomparsa, è anche per
questo motivo. E per le battaglie
che abbiamo combattuto per riprenderci le nostre case. Quando
siamo ritornati qui dopo il disastro
lo abbiamo fatto abusivamente:
clandestini in casa nostra. Ci dicevano che era pericoloso e volevano
sfrattarci, ci hanno pure tagliato
l’elettricità. La loro speranza era
quella di continuare a sfruttare
l’acqua della nostra montagna.
Ma noi niente, siamo rimasti qui”.
Come dice Corona,
contiamo meno di un
palazzo di Pordenone,
in fatto di voti
Impossibile non ripensare a
quella notte: “La fine del mondo”,
sintetizza Filippin. “Parole non ce
ne sono per descrivere quei momenti: urla, gente che scappava,
fango. Solo la mattina dopo, con
la luce, ci siamo resi conto delle
proporzioni della tragedia”.
Le colpe, però, ci hanno messo
anni ad emergere. “Hanno spostato il processo a L’Aquila per renderci complicati gli spostamenti per
testimoniare”. Ma anche in questo
caso la tenacia ha fatto effetto.
“C’è una sentenza definitiva che
parla di omicidio plurimo aggravato dalla premeditazione ai danni
della Sade, soggetto costruttore,
dell’Enel, come gestore, e dello
Stato per connivenza. Ciò è già
molto”. Una conferma delle colpe.
“Ora il ministro dell’Istruzione ci
ha promesso che la tragedia comparirà nei libri di scuola con una
corretta e oggettiva versione. Ma
del Vajont ci si deve ricordare tutti i
giorni, non solo per gli anniversari.
Dalla Regione ci aspettiamo di
più, anche se siamo alla periferia
dell’impero. Come dice il mio
compaesano Mauro Corona, Erto
a livello di voti conta meno di un
palazzo di Pordenone”.
A Bruxelles si ricorda il dramma
I
l Vajont sarà celebrato anche dall’Europa con tre appuntamenti specifici nella
sede del Parlamento europeo a Bruxelles.
Il 17 ottobre alle 18, sarà la Regione Friuli
Venezia Giulia a commemorare le vittime.
Il 4 novembre alle 17, saranno i sindaci
di Longarone, Erto e Casso, Vajont e
Castellavazzo, con la collaborazione
della Fondazione Vajont a inagurare una
mostra sulla tragedia. Il giorno seguente,
5 novembre, sarà promosso un convegno
per parlare di energia ottenuta dall’acqua,
alla presenza di due commissari europei,
all’Ambiente e alle Energie. All’appuntamento, eventi politici nazionali permettendo, dovrebbero prendere parte anche
due ministri italiani, oltre ai rappresentanti
delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia.
SPECIalE VaJONT
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// III //
Giovanni Sesso, insegnante alle elementari di Casso nel 1962-63, ha raccolto
in un libro foto e testimonianze, confrontandole a cinquant’anni dalla tragedia
Prima e dopo la
frana: la lezione
del maestro
In tutte le cose, c’è un prima e un dopo. Se parliamo della tragedia del
Vajont, avvenuta 50 anni fa, il prima è fatto soprattutto di ansie, il dopo di
dolore. Gli abitanti di Erto e Casso erano molto più preoccupati dalle continue frane, che allettati delle promesse di lavoro e turismo che avrebbero
dovuto regalare loro il benessere. Paure e sofferenze raccontate con spietata
lucidità e dolcezza da Giovanni Sesso, classe 1931, spedito a Casso nell’anno scolastico 1962-63 alla sua prima esperienza da maestro e scampato al
disastro perché trasferito, da inizio ottobre del 1963, a Cave del Predil. Poco
più che trentenne, Sesso, origini vicentine ma da sempre in Friuli (oggi vive
a Cordenons), ha raccolto le sue impressioni di allora e quelle di oggi, nel
libro ‘Vajont – Immagini del Toc prima e dopo’, di cui sotto proponiamo due
brani. Una testimonianza, soprattutto attraverso le foto che scattò all’epoca
confrontate con le immagini di oggi, che sbatte in faccia al lettore come il
paesaggio ‘bucolico’ del prima, sia diventato quello ‘lunare’ del dopo.
I
1963
o ho insegnato lassù in quella
colloquiale frazione di Casso,
nell’anno scolastico 1962-1963;
abitavo una stanzetta nella scuola
e dalla finestra, sempre aperta sul
lago, potevo ammirare lo spettacolo unico e vedere fette intere di bosco piegarsi sui cigli già prossimi a
franare, come in una drammatica
riverenza verso la valle del lago;
sentivo, non di rado, i boati delle
frane che la notte ingigantivano
l’effetto sonoro, tanto da far pensare a proporzioni immense di massi
cadenti (...).
Non era raro il caso che durante
la ricreazione, dal piccolo cortile
antistante la scuola, tutti volgessimo lo sguardo al lago, improvvisamente scosso da una pianta o da
una fetta di prato che precipitava
di sotto come divorata da un implacabile mostro. (...) L’argomento
frana perciò era spesso tema di
discussioni ed elaborati, disegni
o composizioni scritte; i bambini
denudavano la verità, riflettevano
la febbre e l’ansia dei genitori. I
commenti impietosi e sinceri che
riporto, così come li ho riassunti nel
mio diario di insegnante, inalterati
e fedeli nella loro sostanza, si riferiscono a esperienze vissute, durante
la loro permanenza sulla piana
del Toc. “Il papà e il nonno sono
tornati ieri sera, senza selvaggina,
dicono che non c’è più neanche
un uccello sul Toc, è armai inutile
andare a caccia qui” scrive S. “Si
è aperta una crepa sul muro della
stalla grande, il papà ci ha messo
un vetro, ma si è rotto qualche
giorno dopo, ora sembra che la
crepa si apra sempre più” scrive P.
“Il papà si lamenta che le mucche
fanno poco latte, dice che hanno
paura e che sentono il terremoto,
non vogliono stare dentro la stalla
e si rifiutano di rientrarvi la sera,
quando le dobbiamo spingere
dentro” scrive F. Così i bambini
di Casso hanno vissuto e sofferto
in anticipo la loro personale tragedia. (...)
La mattina del 10 ottobre del
1963 mi raggiunse la notizia che
ciò che lungamente tutti avevamo
temuto, si era avverato. Non accorsi
a vedere, mi pareva irriverente
curiosità dal momento che nulla
potevo ormai cambiare; vi andai
la primavera seguente con una mia
collega, a raccogliere confidenze di
estremo dolore. (...) Non ricordo di
aver sentito parole di esecrazione e
di odio da nessuno, più che rivolta,
notavo una dignitosa reazione alla
rassegnazione. Mirabile gente mia!
A sinistra uno
scorcio di allora,
nel quale si vede
bene il lago; a
destra, lo stesso quadro trasformato dalla
tragedia. Sopra
Sesso al suo arrivo a Casso e,
nel tondo, come
è oggi
I
2013
n prossimità del cinquantenario, sono risalito a Casso, a
molti è parso un ritorno, ma,
io, da lassù, non sono mai partito.
Il sole della sera è un faro immenso
che ravviva ogni particolare. Nel
bar-ristoro K2 della Luigina (che vi
lavora coadiuvata dalla Natalina)
dove ci siamo dati convegno, mi confondono voci e volti che riemergono
dalla memoria, come fari, la notte.
(...) Silvia, Gladis, Donatella, Gervasia, Gabriella, Maria, Marcello,
Dorino, Giovanni, Virginia,volti fatti
adulti in fretta, dietro i quali rivedo
quelli dei bambini di cinquant’anni fa. Quanti ricordi! Mi siedo e li
ascolto, vola il tempo che trascorro
come immerso nel coro di voci di un
palcoscenico nel quale sono attore
e spettatore insieme; un amico che
mi ha accompagnato, mi indica il
polso della mano sinistra con l’indice
della destra, devo ripartire. Saluto
tutti, mi pare di dovermeli mettere
nel cuore uno a uno, mi avvio alla
macchina, e quando sto passando
all’ombra di un vecchio muro di
sassi, mi sento chiamare da un
terrazzino, è la voce timida e stanca
di una donna: “Buona sera, signor
maestro, può salire un momento”?
Volgendo lo sguardo in su, scorgo
una donna minuta, vestita in nero,
con un fazzoletto al capo. Quando,
poco dopo, la raggiungo, la riconosco, la abbraccio: è la mamma di un
bambino che le è morto prima della
frana, sotto la quale ha perso il marito; mentre mi ringrazia per averla
esaudita, va verso un comodino,
sposta un piccolo vaso di fiori e mi
porge una cornicetta in argento: “Lo
ricorda? Questa foto me l’ha regalata
lei, è l’unica cosa che mi resta di lui”.
Gli occhi le si riempiono di lacrime: è molto più giovane di me, ma
il dolore l’ha invecchiata; io prendo
dalle sue mani scarne, la cornicetta,
la guardo a lungo e gliela restituisco, dicendole: “Sì, lo ricordo bene!”
Lei, prima di rimettere la foto al suo
posto, la bacia, tenendola premuta
a lungo sulle labbra, poi va verso
un tavolino, apre un cassetto, ne
trae un paio di scarpette di lana
multicolore e me le porge dicendomi: “Perché si ricordi di noi, signor
maestro”. Ci salutiamo commossi;
mentre scendo i gradini mi pare di
sentire dietro a me lo scalpiccio del
bambino il giorno in cui andava a
rimettersi in posa, appoggiandosi
alla ringhiera che guardava il
monte fatale. Scendendo, prima di
risalire in macchina, mi volto e la
vedo ancora là sul terrazzino che mi
saluta agitando la mano.
// IV // specIale VaJONT
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// Il dOlOre del rIcOrdO
geremia della putta col cuginetto
roberto che morì
nel disastro del Vajont.
sullo sfondo si vede il cantiere
della diga
Un addio
lungo 50 anni
L
ui è lì, appoggiato al parapetto. La moglie, teneramente, gli circonda le spalle con un abbraccio. Sotto c’è la diga del Vajont. Alla sua sinistra, il Toc crollato. Alla sua destra, Longarone, che 50
anni fa la montagna d’acqua piombata, con la furia di una bomba atomica, cancellò dalla faccia della Terra.
“Quel giorno - racconta I’uomo - ci sarei dovuto essere anch’io. Come
ogni anno, assieme ad alcuni amici, avremmo dovuto trascorrere a Longarone una settimana dedicata alla caccia. Le camere d’albergo erano
state prenotate. Sarei dovuto arrivare in paese proprio la mattina del
9 ottobre. Per fortuna (davvero fu tale), mia nonna si sentì
male. Dovetti portarla in ospedale e la partenza per la
montagna fu rimandata. Chiamai i miei compagni e
dissi loro che sarei arrivato I’indomani o il giorno
successivo. Non li ho più rivisti”.
Quell’uomo, dal 1963, non era più tornato su
quelle montagne. “Non ce I’ho proprio fatta.
Solo oggi - continua I’anziano -, a tanti anni di
distanza, sono riuscito a trovare la forza”. Mentre
dice queste parole, le lacrime cominciano a scendere sui viso. La voce si spezza. E la moglie, ancora
più teneramente di prima, rincuora il marito con la
propria presenza. Per cercare di curare quella ferita
nell’anima che ancora sanguina e che, probabilmente,
non si rimarginerà mai più.
Hubert Londero
S
opravvivere a un evento drammatico non è solo
questione di un istante fatidico che decide della vita e della morte di un uomo, ma è un
processo lungo, che mette in crisi chi è scampato
a un destino tragico, cosa che spesso causa disturbi mentali. Soldati
che hanno combattuto
al fronte, scampati ad attentati terroristici o a catastrofi naturali presentano una sofferenza interiore
e chiari sintomi psicologici per
molti anni dopo l’evento.
In quest’ottica appare come
un segno di grande coraggio
la testimonianza che Geremia
Della Putta ha voluto raccontare
nel libro ‘Sopravvissuto’ (Nuova
dimensione). Della Putta, infatti,
nella sua esistenza (è nato nel
1925) è scampato prima al terribile destino dei prigionieri dei
lager nazisti e poi alla tragedia
del Vajont.
TempO dI guerra
Geremia Della Putta, originario
di Erto, racconta la sua infanzia
in Val Vajont negli anni Trenta,
i viaggi assieme alla famiglia di
cramari, gli antichi commer-
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Geremia,
nato tre volte
La straordinaria vicenda dell’ertano. Della
Putta, sopravvissuto all’inferno del lager e
alla tragica notte del 9 ottobre 1963
cianti itineranti delle Alpi orientali. A sette anni si trasferisce
nell’attuale Slovenia, a seguito
dei genitori. E’ il primo dei molti
v iaggi, esodi e marce che lo
immergeranno nelle tragedie
del Novecento: il confine caldo
italo-slavo del primo dopoguerra; l’antifascismo e la Resistenza
nelle vallate pordenonesi; la
deportazione a Buchenwald e la
resistenza clandestina all’interno
del campo di sterminio; il ritorno
a piedi dopo la Liberazione, attraverso la Germania devastata
dal secondo conflitto mondiale.
Della Putta, però, è costretto
ad assistere anche al disastro
del Vajont del 9 ottobre 1963, che
disperderà il millenario mondo
valligiano in cui è cresciuto e che
annienterà l’esistenza di 1.917
persone.
ricOmiNciare a ViVere
Nelle parole di Della Putta c’è
la vivida freschezza dei ricordi
d’infanzia, l’orrore per la deportazione e la vita nel lager e
la compassione profonda per
i parenti, amici e conoscenti
morti sotto la diga. appresa la
notizia del disastro Della Putta,
che in quel periodo lavorava nei
pressi di Brunico, ha intrapreso
una corsa disperata per arrivare al suo paese, nonostante le
strade impraticabili e il peso sul
cuore. Quello che ha trovato è
stata la distruzione di un mondo
che non sarebbe ritornato più.
Geremia porta con sé, nei suoi
estenuanti viaggi, l’ antica cultura della Val Vajont che, assieme
alla resistenza fisica e la passione per le imprese sportive che lo
hanno reso noto a livello loocale,
lo aiuteranno a sopravvivere al
ricordo.
La testimonianza di Geremia
è stata raccolta da Francesca
Bearzatto, insegnante e storica
di origini spilimberghesi, già
curatrice del volume ‘Il sale sul
tarassaco’, e ha la prefazione
della professoressa Anna Maria
Vinci, docente di Storia Contemporanea all’Università di Trieste e
vicepresidente dell’Istituto regionale per la storia del movimento
di Liberazione di Trieste. A completare il volume c’è una sezione
con foto dell’epoca dell’autore e
di archivi storici, che documentano il doppio dramma vissuto
da Della Putta. Il volume nasce
anche grazie alla collaborazione
dell’Aned di Pordenone.
Venerdì 11 ottobre
ore 18.00 Inaugurazione Profumi e
sapori del Giardino della Serenissima - Piazza del Popolo
ore 18.30 apertura mostra LIBRARTE. “Da Monet a Picasso: viaggio
alla scoperta dei grandi pittori attraverso i lavori degli alunni della
Scuola primaria “XXXI Ottobre”
dell’Istituto Comprensivo di Sacile”.
sale espositive ex banco ambrosiano - Piazza del Popolo
Mostra 30 anni di Anla - esposizione lavori soci - sale espositive Ex
Pretura - Via Garibaldi (orari: feriali
16.30 - 19.30 festivi 10.00 - 12.00 e
16.30 - 18.30)
apertura stands enogastronomici Piazza del Popolo - Piazzetta Manin
- Campo Marzio
ore 20.00 Musica: Piazza del Popolo
- Campo Marzio - Piazzetta Manin
Spettacolo itinerante con i Mabò
Band, una band tutta da scoprire!
ore 20.30 esibizione del Centro Studi
Danze Etniche Mariposa con spettacolo di tango, flamenco, danza orientale e animazione di tarantella - Piazza
del Popolo
ore 01.00 chiusura stands enogastronomici
SAbAto 12 ottobre
ore 10.00 apertura stands enogastronomici - Piazza del Popolo Piazzetta Manin - Campo Marzio
Fiabilandia - giochi gonfiabili con
ingresso libero a cura dell’Assesso-
rato Commercio e Turismo Comune
di Sacile Campo Marzio
ore 14.30 presentazione inizio attività scolastica dei vigili volontari con
itinerario oratorio - Piazza del Popolo
- Piazza Duomo - Campo Marzio
ore 15.00 Mercatino Artistico Via
Dante
ore 15.30 - 18.30 Securlandia. corso teorico e pratico sulla sicurezza
per bambini dai 3 ai 8 anni con rilascio del patentino. Gadget e regali
per tutti e per i più bravi una simpatica patente di guida. Loggia del Municipio - Piazza del Popolo. Per tutti
i bambini merenda presso info point
in Piazza del Popolo
ore 20.00 “La Notte della Luna”
appuntamento con i telescopi per
osservare la luna da vicino. A cura
dell’Associazione Sacilese di Astronomia - Cortile Palazzo Ragazzoni
ore 20.30 “Cinema e Musica” spettacolo cinemusicale proposto dai
partecipanti del campus estivo della
Filarmonica di Maniago. Piazza del
Popolo - Musica dal vivo - Campo
Marzio - Piazzetta Manin
ore 01.00 chiusura stands enogastronomici
domenicA 13 ottobre
ore 9.30 32ª ed Trofeo Internazionale Città di Sacile. Coppa Italia
Interregionale -Giovani Campionato
Regionale F.V.G. inizio prima manche
Junior - Senior - Master
ore 10.00 apertura stands enogastronomici - Piazza del Popolo Piazzetta Manin - Campo Marzio
// V //
//gli appuNTameNTi
Memoria
sulle note
L
a musica si conferma la forma
d’arte più adatta a celebrare il
50° della catastrofe del Vajont. Sabato 5 saranno il Coro da camera
Fauré e l’Harmoniebrass Ensemble, accompagnati all’organo
da Andrea Tomasi e diretti da
Emanuele Lachin, a proporre il
concerto ‘Musica sacra e cinema’
nella chiesa di Gesù Crocifisso a
Vajont.
Il Comu ne d i
Longarone, con la
Fondazione Vajont,
annuncia invece domenica 6
alle 18.30 nella Chiesa Arcipretale di Longarone, l’esecuzione
della ‘Messa di Requiem’ di
Verdi di Giovanna Donadini,
Raffaella Vianello, Danilo Formaggia e Antonio De Gobbi,
con il Coro Aurea e l’Orchestra
Sinfonica del Teatro Coccia di
Novara.
Mercato di Campagna Amica - Campo Marzio
Agrizero - Via della Pietà
Mercatino Artistico - Via Dante
Fiabilandia - giochi gonfiabili con ingresso libero a cura dell’Assessorato
Commercio e Turismo Comune di
Sacile - Campo Marzio
ore 10.00 - 13.00 Securlandia. Corso teorico e pratico sulla sicurezza
per bambini dai 3 ai 8 anni con
rilascio del patentino. Gadget e regali
per tutti e per i più bravi una simpatica patente di guida. Loggia del Municipio - Piazza del Popolo
ore 12.00 32ª ed Trofeo Internazionale Città di Sacile
Coppa Italia Interregionale -Giovani/
Campionato Regionale F.V.G.inizio prima manche Allievi - Cadetti - Ragazzi
ore 15.30 - 18.30 Securlandia.Corso
teorico e pratico sulla sicurezza per
bambini dai 3 ai 8 anni con rilascio
del patentino. Gadget e regali per tutti
e per i più bravi una simpatica patente di guida. Loggia del Municipio
- Piazza del Popolo
ore 17.00 premiazioni 32ª ed Trofeo
Internazionale Città di Sacile - Coppa
Italia Interregionale -GiovaniCampionato Regionale F.V.G. - Piazza del
Popolo
ore 20.30 “La mia banda suona…
Totò” antologia storica delle canzoni
cinematografiche con l’accompagnamento della Filarmonica Città di
Pordenone - Piazza del Popolo - Musica dal vivo - Campo Marzio - Piazzetta Manin
// VI // specIale VaJONT
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Intervento degli artisti
erika Il cane e Kabu
nella cava di casso
Una scommessa
per il futuro
Parte dall’ex-scuola elementare di Casso
il progetto artistico Dolomiti contemporanee
che vuole rilanciare il territorio ferito
“N
on ci stiamo a guardare sempre indietro. La memoria della
tragedia non va cancellata, anzi,
va coltivata, ma dobbiamo trovare altri stimoli e spunti per ripartire e pensare al futuro”. È categorico Gianluca D’Incà Levis,
curatore dello Spazio Dolomiti contemporanee nell’ex-scuola
elementare di Casso.
“Oggi la diga del Vajont è
un’enorme lapide e l’immagine
che il mondo conosce di questo
territorio è solo quella. Ma l’identità della gente di Erto, Casso,
Longarone e delle altre località
coinvolte, parte da più lontano e
può proseguire oltre quel tragico
ottobre del ’63. I paesi hanno bisogno di rinascere. Anche dall’arte”.
D’Incà Levis non è nuovo a questo tipo di esperienze - rilanciare
fabbriche ed edifici di archeologia
industriale in montagna attraverso progetti artistici -, ma Casso
è diventata un po’ la ‘casa’ del
progetto.
“Siamo qui dal 2011 e abbiamo
ancora un sacco di idee da realizzare. La nostra forza sta nella
rete di sostegno che ho costruito,
con pazienza e attenzione, e che
collega artisti, istituzioni, soggetti privati. L’obiettivo è aprire i
luoghi che sono stati dimenticati,
portare spunti e idee, rilanciarli.
La residenza di artisti interna-
un’opera di
Francesco
ardini
Gianluca
D‘Incà levis
zionali cambia il territorio, getta
uno sguardo diverso su quello che
siamo abituati a conoscere, ci apre
la mente”.
NuOVO TurIsmO
Il merito del progetto, però è più
ampio. “La ex-scuola elementare
di Casso attrae turisti e visitatori
non soltanto per il passato, ma
anche per ciò che racconta del
presente – sottolinea d’Incà Levis
-. In questo modo si attiva anche
un differente tipo di turismo, che
non è solo quello legato alla tragedia. Solo quest’anno, da luglio
a settembre, abbiamo avuto quasi
5.000 visitatori allo Spazio Dolomiti contemporanee. Senza contare l’attenzione mediatica che le
nostre iniziative hanno riscosso”.
Cooperative
Sede amministrativa ed operativa di Romans d’Isonzo
SERVIZI EDUCATIVI SUL TERRITORIO
Servizi offerti
Servizi correlati
disabilità, disturbi comportamentali e dello
• Doposcuola con svolgimento assistito dei • Laboratori educativi in lingua inglese;
spettro autistico;
compiti scolastici, scuola dell’infanzia, primaria • Servizi educativi L.I.S.;
• Tutoring e sostegno genitoriale nella gestione
e secondaria;
• Interventi individuali e di sostegno ai DSA;
dei conflitti;
• Spazio gioco per bambini dai diciotto ai • Laboratori creativi;
• Percorsi di studio individualizzati;
trentasei mesi;
• Centri estivi tematici;
• Baby sitting domiciliare o in area gioco.
• Interventi a sostegno di persone affette da • Animazione feste.
CONTATTI: Ufficio di Romans d’Isonzo - Via Latina, 128 - Cell. 347 5281811/348 3365525 - Tel. 0481.282089 - Fax 0481.282089
[email protected] - [email protected] - www.cooperativaorizzonte.com
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specIale VaJONT
Fantasmi dal passato,
piani folli e nuove carte
Secondo una tesi, la montagna fu fatta saltare in modo programmato. Un documento in mano ai geologi: la frana scese in due tempi
N
ella valle del Vajont i morti
gridano ancora vendetta.
Cinquant’anni dopo, nuove rivelazioni arrivano ad agitare
i fantasmi del passato. Francesca
Chiarelli, figlia del notaio bellunese dell’epoca, ha proposto una
tesi suggestiva e inquietante (disponibile in versione integrale sul
suo sito www.fchiarelli.it).
dIalOgO faTale
Secondo la donna, la frana non
solo fu prevista dalla Sade, ma addirittura provocata e pianificata
nel dettaglio: il 9 ottobre 1963 tra
le 9 e le 10 di sera, mentre a Longarone tutti guardavano una partita di calcio, così non si sarebbero
// VII //
accorti di nulla. Suo padre, morto
nel 2004, assistette a un dialogo
tra addetti ai lavori: prevedevano
un’onda alta 30 metri e fu di quasi
300. In questo caso, non si tratterebbe più disastro, ma di eccidio.
Sulla tesi, molti ertani restano
perplessi, ma l’ipotesi non è da
escludere, tanto che la giustizia
si sta muovendo per verificare le
testimonianza dell’epoca, soprattutto in cerca di quella del notaio
Isidoro Chiarelli.
Nulla da NascONdere
Intanto, anche il Consiglio nazionale dei geologi si appresta a svelare nuove verità sul disastro. “Sul
Vajont non deve restare nascosto
più nulla” è il diktat del presidente
del Consiglio nazionale dei geologi, Gian Vito Graziano, che il 5
ottobre, nel corso di un summit di
oltre 500 geologi sui luoghi della
tragedia, presenterà un volumedocumento sul Vajont. Secondo
alcune anticipazioni, le nuove
carte metterebbero in luce il distaccamento della frana non in un
unico blocco, ma in due momenti.
Il sipario su questa dolorosa vicenda non è affatto calato.
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LE ATTIVITÀ DELLA Cooperativa
La Cooperativa Pescatori “San Vito” di Marano Lagunare è stata fondata nel 1940 in forma societaria cooperativistica e rinnovata nel 1951 nella attuale società cooperativa a responsabilità limitata,
si propone la tutela dei pescatori e la valorizzazione dei prodotti della pesca e della molluschicoltura.
In particolare si prefigge la commercializzazione per conto dei soci dei prodotti ittici anche attraverso la gestione di negozi al dettaglio, la distribuzione ai soci di quanto è necessario per gestire la
propria attività o per l’impianto e la conduzione di allevamenti destinati a molluschicoltura e crostaceicoltura, la lavorazione dei prodotti ittici e l’assistenza assicurativa e previdenziale.
FORMAGGIO PER TRADIZIONE
Soc. Coop. a R. L.: Via Serenissima, 30
33050 Marano Lagunare (Ud) Italy - Tel. 0431 67118
Fax 0431 67990 - [email protected]
Gestione Mercato Ittico Ingrosso Comunale: Via Serenissima, 30
Tel. 0431 67004 - Fax 0431 640784
Centro Raccolta e Spedizione Molluschi Bivalvi: Via San Vito
Località Nalon - Tel. 0431 67500
GELATO PER PASSIONE
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FORMAGGIO PER TRADIZIONE
FORMAGGIOPER
PER TRADIZIONE
GELATO
PASSIONE
GELATO PER PASSIONE
APERTO TUTTI I GIORNI
P I A Z Z A VA L U S S I , 9 _ TA L M A S S O N S [ U D ]
T E L 0 4 3 2 7 6 5 2 1 5 _ F I L I E R A C O RTA
Gestione del Personale
servizio anche online
Tenuta / Contabilità
Fiscale / Tributario
Operazioni straordinarie
CAAF
Sportello energia
Check up Energetico
Sorveglianza sanitaria
Ambiente e sicurezza
Internazionalizzazione
Formazione su misura
anche attraverso i fondi
della formazione
continua
ELLERANI S.Vito/Pn
Credito agevolato
Confartigianato Imprese Pordenone Via dell’Artigliere, 8 - 33170 Pordenone - Tel. 0434.5091
Sedi mandamentali: Pordenone / Maniago / Spilimbergo / San Vito al Tagliamento / Sacile
www.confartigianato.pordenone.it - [email protected]