speciale vajont
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ilFRIULI speciale 1963-2013 4 ottobre 2013 | N.38 iNserTO a cura di eurONeWs - TesTi di daNiele micheluz e ValeNTiNa ViViaNi – direTTOre giOVaNNi berTOli r e d a z i O N e p i a z z a 1 ° m a g g i O, 4 – u d i N e – T e l e f O NO: 043221922/229685, fax: 0432/25058 – e-mail: [email protected] VaJONT Per gentile concessione di Dolomiti Contemporanee 50 anni dopo 9-10-1963 alle ore 22.39 una parte del monte Toc si stacca e finisce dentro al lago artificiale, provocando un’onda alta circa 200 metri che distrugge la vallata 1.917 le vittime della tragedia: 1.450 abitanti di longarone, gli altri dei comuni di erto e casso e castellavazzo, oltre ai tecnici in servizio sulla diga 280 milioni i metri cubi di roccia che sono franati dentro all’invaso a una velocità stimata di circa 90 km/h, sprigionando una potenza pari a due volte la bomba atomica // II // specIale vajont // Il prIMo cIttadIno “adesso è tempo di voltare pagina” www.ilfriuli.it Il coronamento della diga, Italo Filippin e Mauro corona “I l cinquantesimo anniversario del disastro vorrei che fosse uno spartiacque tra il passato e il futuro”. Parole nette quelle del sindaco di Erto e Casso, Luciano Pezzin. “Non dobbiamo dimenticare ciò che è successo, ma è giunto il momento di superarlo, somatizzarlo e guardare avanti. In questo modo la nostra comunità puà pensare al domani”. Tanto, la ferita inferta alla montagna è sempre lì a ricordare quel che è accaduto il 9 ottobre 1963. “Negli ultimi anni – va avanti il primo cittadino – a Erto c’è stata l’apertura di nuovi locali e nuove attività, per lo più correlati al turismo della memoria. Siamo un comune di circa 400 abitanti e ogni anno ospitiamo oltre 100 mila visitatori. E questa è solo una fetta del turismo, perché dall’altra luciano pezzin parte il nostro territorio fa parte delle Dolomiti, patrimonio mondiale dell’umanità per l’Unesco. In questi due filoni, dobbiamo costruire il nostro futuro”. Tante sono state le celebrazioni di questi mesi, ma per il 9 ottobre di quest’anno non sono in programma particolari cerimonie. “L’abbiamo pensato come un giorno normale – dice Pezzin –, anche se forse allestiremo una conferenza stampa per fare alcune puntualizzazioni”. Non ci sarà, nei pressi della diga, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, impegnato a Roma per seguire gli sviluppi della delicata situazione politica. Avrebbe dovuto ricevere una delegazione di sindaci, sopravvissuti e soccorritori il 4 ottobre, ma l’incontro è stato rinviato. “Sarebbe stato meglio fosse venuto lui, come massimo rappresentante dello Stato, fin quassù”. Chiedere scusa è difficile, anche mezzo secolo dopo. “Erto non è scomparsa perché possa proseguire il racconto” Sopravvissuto al disastro, ex sindaco e simbolo dell’attaccamento al paese, Italo Filippin continua a tramandare il ricordo ai giovani U na vita spesa per Erto e il Vajont. Italo Filippin, sopravvissuto al disastro, è stato il simbolo della fazione degli ertani che volevano rientrare nelle loro case, contro tutto e tutti, negli anni in cui la politica li voleva confinare lontano dalla loro terra. Battaglie che per il suo paese ha portato avanti da consigliere comunale a fine Anni ’60, da commissario (’71-’73) e da sindaco (fino al ’79), proseguendole da guardacaccia nei suoi monti e oggi, come guida alla scolaresche che a frotte attraversano il coronamento della diga. “In fondo – sospira Filippin – il futuro resta questo: tramandare ai giovani gli sbagli del passato perché non si ripetano più. Se oggi Erto non è scomparsa, è anche per questo motivo. E per le battaglie che abbiamo combattuto per riprenderci le nostre case. Quando siamo ritornati qui dopo il disastro lo abbiamo fatto abusivamente: clandestini in casa nostra. Ci dicevano che era pericoloso e volevano sfrattarci, ci hanno pure tagliato l’elettricità. La loro speranza era quella di continuare a sfruttare l’acqua della nostra montagna. Ma noi niente, siamo rimasti qui”. Come dice Corona, contiamo meno di un palazzo di Pordenone, in fatto di voti Impossibile non ripensare a quella notte: “La fine del mondo”, sintetizza Filippin. “Parole non ce ne sono per descrivere quei momenti: urla, gente che scappava, fango. Solo la mattina dopo, con la luce, ci siamo resi conto delle proporzioni della tragedia”. Le colpe, però, ci hanno messo anni ad emergere. “Hanno spostato il processo a L’Aquila per renderci complicati gli spostamenti per testimoniare”. Ma anche in questo caso la tenacia ha fatto effetto. “C’è una sentenza definitiva che parla di omicidio plurimo aggravato dalla premeditazione ai danni della Sade, soggetto costruttore, dell’Enel, come gestore, e dello Stato per connivenza. Ciò è già molto”. Una conferma delle colpe. “Ora il ministro dell’Istruzione ci ha promesso che la tragedia comparirà nei libri di scuola con una corretta e oggettiva versione. Ma del Vajont ci si deve ricordare tutti i giorni, non solo per gli anniversari. Dalla Regione ci aspettiamo di più, anche se siamo alla periferia dell’impero. Come dice il mio compaesano Mauro Corona, Erto a livello di voti conta meno di un palazzo di Pordenone”. A Bruxelles si ricorda il dramma I l Vajont sarà celebrato anche dall’Europa con tre appuntamenti specifici nella sede del Parlamento europeo a Bruxelles. Il 17 ottobre alle 18, sarà la Regione Friuli Venezia Giulia a commemorare le vittime. Il 4 novembre alle 17, saranno i sindaci di Longarone, Erto e Casso, Vajont e Castellavazzo, con la collaborazione della Fondazione Vajont a inagurare una mostra sulla tragedia. Il giorno seguente, 5 novembre, sarà promosso un convegno per parlare di energia ottenuta dall’acqua, alla presenza di due commissari europei, all’Ambiente e alle Energie. All’appuntamento, eventi politici nazionali permettendo, dovrebbero prendere parte anche due ministri italiani, oltre ai rappresentanti delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia. SPECIalE VaJONT www.ilfriuli.it // III // Giovanni Sesso, insegnante alle elementari di Casso nel 1962-63, ha raccolto in un libro foto e testimonianze, confrontandole a cinquant’anni dalla tragedia Prima e dopo la frana: la lezione del maestro In tutte le cose, c’è un prima e un dopo. Se parliamo della tragedia del Vajont, avvenuta 50 anni fa, il prima è fatto soprattutto di ansie, il dopo di dolore. Gli abitanti di Erto e Casso erano molto più preoccupati dalle continue frane, che allettati delle promesse di lavoro e turismo che avrebbero dovuto regalare loro il benessere. Paure e sofferenze raccontate con spietata lucidità e dolcezza da Giovanni Sesso, classe 1931, spedito a Casso nell’anno scolastico 1962-63 alla sua prima esperienza da maestro e scampato al disastro perché trasferito, da inizio ottobre del 1963, a Cave del Predil. Poco più che trentenne, Sesso, origini vicentine ma da sempre in Friuli (oggi vive a Cordenons), ha raccolto le sue impressioni di allora e quelle di oggi, nel libro ‘Vajont – Immagini del Toc prima e dopo’, di cui sotto proponiamo due brani. Una testimonianza, soprattutto attraverso le foto che scattò all’epoca confrontate con le immagini di oggi, che sbatte in faccia al lettore come il paesaggio ‘bucolico’ del prima, sia diventato quello ‘lunare’ del dopo. I 1963 o ho insegnato lassù in quella colloquiale frazione di Casso, nell’anno scolastico 1962-1963; abitavo una stanzetta nella scuola e dalla finestra, sempre aperta sul lago, potevo ammirare lo spettacolo unico e vedere fette intere di bosco piegarsi sui cigli già prossimi a franare, come in una drammatica riverenza verso la valle del lago; sentivo, non di rado, i boati delle frane che la notte ingigantivano l’effetto sonoro, tanto da far pensare a proporzioni immense di massi cadenti (...). Non era raro il caso che durante la ricreazione, dal piccolo cortile antistante la scuola, tutti volgessimo lo sguardo al lago, improvvisamente scosso da una pianta o da una fetta di prato che precipitava di sotto come divorata da un implacabile mostro. (...) L’argomento frana perciò era spesso tema di discussioni ed elaborati, disegni o composizioni scritte; i bambini denudavano la verità, riflettevano la febbre e l’ansia dei genitori. I commenti impietosi e sinceri che riporto, così come li ho riassunti nel mio diario di insegnante, inalterati e fedeli nella loro sostanza, si riferiscono a esperienze vissute, durante la loro permanenza sulla piana del Toc. “Il papà e il nonno sono tornati ieri sera, senza selvaggina, dicono che non c’è più neanche un uccello sul Toc, è armai inutile andare a caccia qui” scrive S. “Si è aperta una crepa sul muro della stalla grande, il papà ci ha messo un vetro, ma si è rotto qualche giorno dopo, ora sembra che la crepa si apra sempre più” scrive P. “Il papà si lamenta che le mucche fanno poco latte, dice che hanno paura e che sentono il terremoto, non vogliono stare dentro la stalla e si rifiutano di rientrarvi la sera, quando le dobbiamo spingere dentro” scrive F. Così i bambini di Casso hanno vissuto e sofferto in anticipo la loro personale tragedia. (...) La mattina del 10 ottobre del 1963 mi raggiunse la notizia che ciò che lungamente tutti avevamo temuto, si era avverato. Non accorsi a vedere, mi pareva irriverente curiosità dal momento che nulla potevo ormai cambiare; vi andai la primavera seguente con una mia collega, a raccogliere confidenze di estremo dolore. (...) Non ricordo di aver sentito parole di esecrazione e di odio da nessuno, più che rivolta, notavo una dignitosa reazione alla rassegnazione. Mirabile gente mia! A sinistra uno scorcio di allora, nel quale si vede bene il lago; a destra, lo stesso quadro trasformato dalla tragedia. Sopra Sesso al suo arrivo a Casso e, nel tondo, come è oggi I 2013 n prossimità del cinquantenario, sono risalito a Casso, a molti è parso un ritorno, ma, io, da lassù, non sono mai partito. Il sole della sera è un faro immenso che ravviva ogni particolare. Nel bar-ristoro K2 della Luigina (che vi lavora coadiuvata dalla Natalina) dove ci siamo dati convegno, mi confondono voci e volti che riemergono dalla memoria, come fari, la notte. (...) Silvia, Gladis, Donatella, Gervasia, Gabriella, Maria, Marcello, Dorino, Giovanni, Virginia,volti fatti adulti in fretta, dietro i quali rivedo quelli dei bambini di cinquant’anni fa. Quanti ricordi! Mi siedo e li ascolto, vola il tempo che trascorro come immerso nel coro di voci di un palcoscenico nel quale sono attore e spettatore insieme; un amico che mi ha accompagnato, mi indica il polso della mano sinistra con l’indice della destra, devo ripartire. Saluto tutti, mi pare di dovermeli mettere nel cuore uno a uno, mi avvio alla macchina, e quando sto passando all’ombra di un vecchio muro di sassi, mi sento chiamare da un terrazzino, è la voce timida e stanca di una donna: “Buona sera, signor maestro, può salire un momento”? Volgendo lo sguardo in su, scorgo una donna minuta, vestita in nero, con un fazzoletto al capo. Quando, poco dopo, la raggiungo, la riconosco, la abbraccio: è la mamma di un bambino che le è morto prima della frana, sotto la quale ha perso il marito; mentre mi ringrazia per averla esaudita, va verso un comodino, sposta un piccolo vaso di fiori e mi porge una cornicetta in argento: “Lo ricorda? Questa foto me l’ha regalata lei, è l’unica cosa che mi resta di lui”. Gli occhi le si riempiono di lacrime: è molto più giovane di me, ma il dolore l’ha invecchiata; io prendo dalle sue mani scarne, la cornicetta, la guardo a lungo e gliela restituisco, dicendole: “Sì, lo ricordo bene!” Lei, prima di rimettere la foto al suo posto, la bacia, tenendola premuta a lungo sulle labbra, poi va verso un tavolino, apre un cassetto, ne trae un paio di scarpette di lana multicolore e me le porge dicendomi: “Perché si ricordi di noi, signor maestro”. Ci salutiamo commossi; mentre scendo i gradini mi pare di sentire dietro a me lo scalpiccio del bambino il giorno in cui andava a rimettersi in posa, appoggiandosi alla ringhiera che guardava il monte fatale. Scendendo, prima di risalire in macchina, mi volto e la vedo ancora là sul terrazzino che mi saluta agitando la mano. // IV // specIale VaJONT www.ilfriuli.it // Il dOlOre del rIcOrdO geremia della putta col cuginetto roberto che morì nel disastro del Vajont. sullo sfondo si vede il cantiere della diga Un addio lungo 50 anni L ui è lì, appoggiato al parapetto. La moglie, teneramente, gli circonda le spalle con un abbraccio. Sotto c’è la diga del Vajont. Alla sua sinistra, il Toc crollato. Alla sua destra, Longarone, che 50 anni fa la montagna d’acqua piombata, con la furia di una bomba atomica, cancellò dalla faccia della Terra. “Quel giorno - racconta I’uomo - ci sarei dovuto essere anch’io. Come ogni anno, assieme ad alcuni amici, avremmo dovuto trascorrere a Longarone una settimana dedicata alla caccia. Le camere d’albergo erano state prenotate. Sarei dovuto arrivare in paese proprio la mattina del 9 ottobre. Per fortuna (davvero fu tale), mia nonna si sentì male. Dovetti portarla in ospedale e la partenza per la montagna fu rimandata. Chiamai i miei compagni e dissi loro che sarei arrivato I’indomani o il giorno successivo. Non li ho più rivisti”. Quell’uomo, dal 1963, non era più tornato su quelle montagne. “Non ce I’ho proprio fatta. Solo oggi - continua I’anziano -, a tanti anni di distanza, sono riuscito a trovare la forza”. Mentre dice queste parole, le lacrime cominciano a scendere sui viso. La voce si spezza. E la moglie, ancora più teneramente di prima, rincuora il marito con la propria presenza. Per cercare di curare quella ferita nell’anima che ancora sanguina e che, probabilmente, non si rimarginerà mai più. Hubert Londero S opravvivere a un evento drammatico non è solo questione di un istante fatidico che decide della vita e della morte di un uomo, ma è un processo lungo, che mette in crisi chi è scampato a un destino tragico, cosa che spesso causa disturbi mentali. Soldati che hanno combattuto al fronte, scampati ad attentati terroristici o a catastrofi naturali presentano una sofferenza interiore e chiari sintomi psicologici per molti anni dopo l’evento. In quest’ottica appare come un segno di grande coraggio la testimonianza che Geremia Della Putta ha voluto raccontare nel libro ‘Sopravvissuto’ (Nuova dimensione). Della Putta, infatti, nella sua esistenza (è nato nel 1925) è scampato prima al terribile destino dei prigionieri dei lager nazisti e poi alla tragedia del Vajont. TempO dI guerra Geremia Della Putta, originario di Erto, racconta la sua infanzia in Val Vajont negli anni Trenta, i viaggi assieme alla famiglia di cramari, gli antichi commer- speciale VaJONT www.ilfriuli.it Geremia, nato tre volte La straordinaria vicenda dell’ertano. Della Putta, sopravvissuto all’inferno del lager e alla tragica notte del 9 ottobre 1963 cianti itineranti delle Alpi orientali. A sette anni si trasferisce nell’attuale Slovenia, a seguito dei genitori. E’ il primo dei molti v iaggi, esodi e marce che lo immergeranno nelle tragedie del Novecento: il confine caldo italo-slavo del primo dopoguerra; l’antifascismo e la Resistenza nelle vallate pordenonesi; la deportazione a Buchenwald e la resistenza clandestina all’interno del campo di sterminio; il ritorno a piedi dopo la Liberazione, attraverso la Germania devastata dal secondo conflitto mondiale. Della Putta, però, è costretto ad assistere anche al disastro del Vajont del 9 ottobre 1963, che disperderà il millenario mondo valligiano in cui è cresciuto e che annienterà l’esistenza di 1.917 persone. ricOmiNciare a ViVere Nelle parole di Della Putta c’è la vivida freschezza dei ricordi d’infanzia, l’orrore per la deportazione e la vita nel lager e la compassione profonda per i parenti, amici e conoscenti morti sotto la diga. appresa la notizia del disastro Della Putta, che in quel periodo lavorava nei pressi di Brunico, ha intrapreso una corsa disperata per arrivare al suo paese, nonostante le strade impraticabili e il peso sul cuore. Quello che ha trovato è stata la distruzione di un mondo che non sarebbe ritornato più. Geremia porta con sé, nei suoi estenuanti viaggi, l’ antica cultura della Val Vajont che, assieme alla resistenza fisica e la passione per le imprese sportive che lo hanno reso noto a livello loocale, lo aiuteranno a sopravvivere al ricordo. La testimonianza di Geremia è stata raccolta da Francesca Bearzatto, insegnante e storica di origini spilimberghesi, già curatrice del volume ‘Il sale sul tarassaco’, e ha la prefazione della professoressa Anna Maria Vinci, docente di Storia Contemporanea all’Università di Trieste e vicepresidente dell’Istituto regionale per la storia del movimento di Liberazione di Trieste. A completare il volume c’è una sezione con foto dell’epoca dell’autore e di archivi storici, che documentano il doppio dramma vissuto da Della Putta. Il volume nasce anche grazie alla collaborazione dell’Aned di Pordenone. Venerdì 11 ottobre ore 18.00 Inaugurazione Profumi e sapori del Giardino della Serenissima - Piazza del Popolo ore 18.30 apertura mostra LIBRARTE. “Da Monet a Picasso: viaggio alla scoperta dei grandi pittori attraverso i lavori degli alunni della Scuola primaria “XXXI Ottobre” dell’Istituto Comprensivo di Sacile”. sale espositive ex banco ambrosiano - Piazza del Popolo Mostra 30 anni di Anla - esposizione lavori soci - sale espositive Ex Pretura - Via Garibaldi (orari: feriali 16.30 - 19.30 festivi 10.00 - 12.00 e 16.30 - 18.30) apertura stands enogastronomici Piazza del Popolo - Piazzetta Manin - Campo Marzio ore 20.00 Musica: Piazza del Popolo - Campo Marzio - Piazzetta Manin Spettacolo itinerante con i Mabò Band, una band tutta da scoprire! ore 20.30 esibizione del Centro Studi Danze Etniche Mariposa con spettacolo di tango, flamenco, danza orientale e animazione di tarantella - Piazza del Popolo ore 01.00 chiusura stands enogastronomici SAbAto 12 ottobre ore 10.00 apertura stands enogastronomici - Piazza del Popolo Piazzetta Manin - Campo Marzio Fiabilandia - giochi gonfiabili con ingresso libero a cura dell’Assesso- rato Commercio e Turismo Comune di Sacile Campo Marzio ore 14.30 presentazione inizio attività scolastica dei vigili volontari con itinerario oratorio - Piazza del Popolo - Piazza Duomo - Campo Marzio ore 15.00 Mercatino Artistico Via Dante ore 15.30 - 18.30 Securlandia. corso teorico e pratico sulla sicurezza per bambini dai 3 ai 8 anni con rilascio del patentino. Gadget e regali per tutti e per i più bravi una simpatica patente di guida. Loggia del Municipio - Piazza del Popolo. Per tutti i bambini merenda presso info point in Piazza del Popolo ore 20.00 “La Notte della Luna” appuntamento con i telescopi per osservare la luna da vicino. A cura dell’Associazione Sacilese di Astronomia - Cortile Palazzo Ragazzoni ore 20.30 “Cinema e Musica” spettacolo cinemusicale proposto dai partecipanti del campus estivo della Filarmonica di Maniago. Piazza del Popolo - Musica dal vivo - Campo Marzio - Piazzetta Manin ore 01.00 chiusura stands enogastronomici domenicA 13 ottobre ore 9.30 32ª ed Trofeo Internazionale Città di Sacile. Coppa Italia Interregionale -Giovani Campionato Regionale F.V.G. inizio prima manche Junior - Senior - Master ore 10.00 apertura stands enogastronomici - Piazza del Popolo Piazzetta Manin - Campo Marzio // V // //gli appuNTameNTi Memoria sulle note L a musica si conferma la forma d’arte più adatta a celebrare il 50° della catastrofe del Vajont. Sabato 5 saranno il Coro da camera Fauré e l’Harmoniebrass Ensemble, accompagnati all’organo da Andrea Tomasi e diretti da Emanuele Lachin, a proporre il concerto ‘Musica sacra e cinema’ nella chiesa di Gesù Crocifisso a Vajont. Il Comu ne d i Longarone, con la Fondazione Vajont, annuncia invece domenica 6 alle 18.30 nella Chiesa Arcipretale di Longarone, l’esecuzione della ‘Messa di Requiem’ di Verdi di Giovanna Donadini, Raffaella Vianello, Danilo Formaggia e Antonio De Gobbi, con il Coro Aurea e l’Orchestra Sinfonica del Teatro Coccia di Novara. Mercato di Campagna Amica - Campo Marzio Agrizero - Via della Pietà Mercatino Artistico - Via Dante Fiabilandia - giochi gonfiabili con ingresso libero a cura dell’Assessorato Commercio e Turismo Comune di Sacile - Campo Marzio ore 10.00 - 13.00 Securlandia. Corso teorico e pratico sulla sicurezza per bambini dai 3 ai 8 anni con rilascio del patentino. Gadget e regali per tutti e per i più bravi una simpatica patente di guida. Loggia del Municipio - Piazza del Popolo ore 12.00 32ª ed Trofeo Internazionale Città di Sacile Coppa Italia Interregionale -Giovani/ Campionato Regionale F.V.G.inizio prima manche Allievi - Cadetti - Ragazzi ore 15.30 - 18.30 Securlandia.Corso teorico e pratico sulla sicurezza per bambini dai 3 ai 8 anni con rilascio del patentino. Gadget e regali per tutti e per i più bravi una simpatica patente di guida. Loggia del Municipio - Piazza del Popolo ore 17.00 premiazioni 32ª ed Trofeo Internazionale Città di Sacile - Coppa Italia Interregionale -GiovaniCampionato Regionale F.V.G. - Piazza del Popolo ore 20.30 “La mia banda suona… Totò” antologia storica delle canzoni cinematografiche con l’accompagnamento della Filarmonica Città di Pordenone - Piazza del Popolo - Musica dal vivo - Campo Marzio - Piazzetta Manin // VI // specIale VaJONT www.ilfriuli.it Intervento degli artisti erika Il cane e Kabu nella cava di casso Una scommessa per il futuro Parte dall’ex-scuola elementare di Casso il progetto artistico Dolomiti contemporanee che vuole rilanciare il territorio ferito “N on ci stiamo a guardare sempre indietro. La memoria della tragedia non va cancellata, anzi, va coltivata, ma dobbiamo trovare altri stimoli e spunti per ripartire e pensare al futuro”. È categorico Gianluca D’Incà Levis, curatore dello Spazio Dolomiti contemporanee nell’ex-scuola elementare di Casso. “Oggi la diga del Vajont è un’enorme lapide e l’immagine che il mondo conosce di questo territorio è solo quella. Ma l’identità della gente di Erto, Casso, Longarone e delle altre località coinvolte, parte da più lontano e può proseguire oltre quel tragico ottobre del ’63. I paesi hanno bisogno di rinascere. Anche dall’arte”. D’Incà Levis non è nuovo a questo tipo di esperienze - rilanciare fabbriche ed edifici di archeologia industriale in montagna attraverso progetti artistici -, ma Casso è diventata un po’ la ‘casa’ del progetto. “Siamo qui dal 2011 e abbiamo ancora un sacco di idee da realizzare. La nostra forza sta nella rete di sostegno che ho costruito, con pazienza e attenzione, e che collega artisti, istituzioni, soggetti privati. L’obiettivo è aprire i luoghi che sono stati dimenticati, portare spunti e idee, rilanciarli. La residenza di artisti interna- un’opera di Francesco ardini Gianluca D‘Incà levis zionali cambia il territorio, getta uno sguardo diverso su quello che siamo abituati a conoscere, ci apre la mente”. NuOVO TurIsmO Il merito del progetto, però è più ampio. “La ex-scuola elementare di Casso attrae turisti e visitatori non soltanto per il passato, ma anche per ciò che racconta del presente – sottolinea d’Incà Levis -. In questo modo si attiva anche un differente tipo di turismo, che non è solo quello legato alla tragedia. Solo quest’anno, da luglio a settembre, abbiamo avuto quasi 5.000 visitatori allo Spazio Dolomiti contemporanee. Senza contare l’attenzione mediatica che le nostre iniziative hanno riscosso”. Cooperative Sede amministrativa ed operativa di Romans d’Isonzo SERVIZI EDUCATIVI SUL TERRITORIO Servizi offerti Servizi correlati disabilità, disturbi comportamentali e dello • Doposcuola con svolgimento assistito dei • Laboratori educativi in lingua inglese; spettro autistico; compiti scolastici, scuola dell’infanzia, primaria • Servizi educativi L.I.S.; • Tutoring e sostegno genitoriale nella gestione e secondaria; • Interventi individuali e di sostegno ai DSA; dei conflitti; • Spazio gioco per bambini dai diciotto ai • Laboratori creativi; • Percorsi di studio individualizzati; trentasei mesi; • Centri estivi tematici; • Baby sitting domiciliare o in area gioco. • Interventi a sostegno di persone affette da • Animazione feste. CONTATTI: Ufficio di Romans d’Isonzo - Via Latina, 128 - Cell. 347 5281811/348 3365525 - Tel. 0481.282089 - Fax 0481.282089 [email protected] - [email protected] - www.cooperativaorizzonte.com www.ilfriuli.it specIale VaJONT Fantasmi dal passato, piani folli e nuove carte Secondo una tesi, la montagna fu fatta saltare in modo programmato. Un documento in mano ai geologi: la frana scese in due tempi N ella valle del Vajont i morti gridano ancora vendetta. Cinquant’anni dopo, nuove rivelazioni arrivano ad agitare i fantasmi del passato. Francesca Chiarelli, figlia del notaio bellunese dell’epoca, ha proposto una tesi suggestiva e inquietante (disponibile in versione integrale sul suo sito www.fchiarelli.it). dIalOgO faTale Secondo la donna, la frana non solo fu prevista dalla Sade, ma addirittura provocata e pianificata nel dettaglio: il 9 ottobre 1963 tra le 9 e le 10 di sera, mentre a Longarone tutti guardavano una partita di calcio, così non si sarebbero // VII // accorti di nulla. Suo padre, morto nel 2004, assistette a un dialogo tra addetti ai lavori: prevedevano un’onda alta 30 metri e fu di quasi 300. In questo caso, non si tratterebbe più disastro, ma di eccidio. Sulla tesi, molti ertani restano perplessi, ma l’ipotesi non è da escludere, tanto che la giustizia si sta muovendo per verificare le testimonianza dell’epoca, soprattutto in cerca di quella del notaio Isidoro Chiarelli. Nulla da NascONdere Intanto, anche il Consiglio nazionale dei geologi si appresta a svelare nuove verità sul disastro. “Sul Vajont non deve restare nascosto più nulla” è il diktat del presidente del Consiglio nazionale dei geologi, Gian Vito Graziano, che il 5 ottobre, nel corso di un summit di oltre 500 geologi sui luoghi della tragedia, presenterà un volumedocumento sul Vajont. Secondo alcune anticipazioni, le nuove carte metterebbero in luce il distaccamento della frana non in un unico blocco, ma in due momenti. Il sipario su questa dolorosa vicenda non è affatto calato. formaggi freschi e stagionati_mozzarella e ricotta_yogurt_mascarpone e panna cotta_gelato LE ATTIVITÀ DELLA Cooperativa La Cooperativa Pescatori “San Vito” di Marano Lagunare è stata fondata nel 1940 in forma societaria cooperativistica e rinnovata nel 1951 nella attuale società cooperativa a responsabilità limitata, si propone la tutela dei pescatori e la valorizzazione dei prodotti della pesca e della molluschicoltura. In particolare si prefigge la commercializzazione per conto dei soci dei prodotti ittici anche attraverso la gestione di negozi al dettaglio, la distribuzione ai soci di quanto è necessario per gestire la propria attività o per l’impianto e la conduzione di allevamenti destinati a molluschicoltura e crostaceicoltura, la lavorazione dei prodotti ittici e l’assistenza assicurativa e previdenziale. FORMAGGIO PER TRADIZIONE Soc. Coop. a R. L.: Via Serenissima, 30 33050 Marano Lagunare (Ud) Italy - Tel. 0431 67118 Fax 0431 67990 - [email protected] Gestione Mercato Ittico Ingrosso Comunale: Via Serenissima, 30 Tel. 0431 67004 - Fax 0431 640784 Centro Raccolta e Spedizione Molluschi Bivalvi: Via San Vito Località Nalon - Tel. 0431 67500 GELATO PER PASSIONE formaggi freschi e stagionati_mozzarella e ricotta_yogurt_mascarpone e panna cotta_gelato formaggi freschi e stagionati_mozzarella e ricotta_yogurt_mascarpone e panna cotta_gelato FORMAGGIO PER TRADIZIONE FORMAGGIOPER PER TRADIZIONE GELATO PASSIONE GELATO PER PASSIONE APERTO TUTTI I GIORNI P I A Z Z A VA L U S S I , 9 _ TA L M A S S O N S [ U D ] T E L 0 4 3 2 7 6 5 2 1 5 _ F I L I E R A C O RTA Gestione del Personale servizio anche online Tenuta / Contabilità Fiscale / Tributario Operazioni straordinarie CAAF Sportello energia Check up Energetico Sorveglianza sanitaria Ambiente e sicurezza Internazionalizzazione Formazione su misura anche attraverso i fondi della formazione continua ELLERANI S.Vito/Pn Credito agevolato Confartigianato Imprese Pordenone Via dell’Artigliere, 8 - 33170 Pordenone - Tel. 0434.5091 Sedi mandamentali: Pordenone / Maniago / Spilimbergo / San Vito al Tagliamento / Sacile www.confartigianato.pordenone.it - [email protected]