Un Decennio di Inganni e Provocazioni

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Un Decennio di Inganni e Provocazioni
UN DECENNIO DI INGANNI E PROVOCAZIONI
La sfida di Saddam Hussein alle Nazioni Unite
12 settembre 2002
INTRODUZIONE
Un decennio di inganni e di provocazioni è il documento di riferimento per il discorso pronunciato il 12
settembre dal Presidente George W. Bush all'Assemblea Generale dell'ONU. Esso fornisce esempi
specifici in merito alle violazioni continue e sistematiche di ben 16 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza
dell'ONU commesse dal Presidente iracheno Saddam Hussein nell'arco degli ultimi dieci anni. Tuttavia il
documento non ha lo scopo di catalogare tutte le violazioni delle risoluzioni dell'ONU, né di elencare tutti i
soprusi commessi dal regime di Saddam Hussein.
Per oltre un decennio, Saddam Hussein ha ingannato il volere e le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza
dell'ONU, fra l'altro continuando a cercare di procurarsi e sviluppare armi chimiche, biologiche e nucleari, e
missili a lunga gittata vietati dai trattati internazionali; torturando il popolo iracheno, in particolare
commettendo gravissime violazioni dei diritti umani e crimini contro l'umanità; assicurando il suo sostegno
al terrorismo internazionale; rifiutando di liberare o di dare notizie sui prigionieri di guerra e altre persone
disperse dall'epoca della Guerra del Golfo; rifiutandosi inoltre di restituire le proprietà kuwaitiane rubate, e
facendo di tutto per eludere le sanzioni economiche delle Nazioni Unite.
L'Amministrazione degli Stati Uniti fornirà un'informativa periodica su questi ed altri aspetti della minaccia
che Saddam Hussein rappresenta per la comunità internazionale.
2
INDICE DEGLI ARGOMENTI
La sfida di Saddam Hussein alle Risoluzioni delle Nazioni Unite
5
Lo sviluppo di armi di distruzione di massa da parte di Saddam Hussein
11
La repressione del popolo iracheno da parte di Saddam Hussein
14
L'appoggio al terrorismo internazionale fornito da Saddam Hussein
21
Il rifiuto di Saddam Hussein di dare notizie sui prigionieri della Guerra del Golfo
22
Il rifiuto di Saddam Hussein di restituire i beni rubati
23
I tentativi di Saddam Hussein di eludere le sanzioni economiche e ostacolare il programma
24
Petrolio in cambio di cibo
3
4
LA SFIDA DI SADDAM HUSSEIN
ALLE RISOLUZIONI DELLE NAZIONI UNITE
Saddam Hussein ha violato ripetutamente 16 Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (UNSCR)
che miravano ad assicurare che l'Iraq non costituisse più una minaccia per la pace e la sicurezza
internazionale. Oltre a queste reiterate violazioni, negli ultimi dieci anni egli ha tentato di eludere le
sanzioni economiche imposte dall'ONU all'Iraq, sanzioni che trovano riscontro in una serie di altre
risoluzioni. Come indicato nelle risoluzioni stesse, Saddam Hussein era tenuto a rispettare molte
condizioni, oltre al ritiro delle forze irachene dal Kuwait. In particolare, Saddam Hussein doveva consentire
agli ispettori internazionali di controllare l'eliminazione delle sue armi di distruzione di massa; non doveva
svilupparne di nuove; doveva distruggere tutti i missili balistici con una gittata superiore ai 150 chilometri;
doveva cessare di sostenere il terrorismo ed impedire alle organizzazioni terroristiche di agire dall'interno
dell'Iraq; doveva aiutare a dar conto dei kuwaitiani e delle altre persone scomparse; doveva restituire le
proprietà rubate ai kuwaitiani e farsi carico dei danni finanziari derivanti dalla Guerra del Golfo; e doveva
porre termine alla repressione nei confronti del popolo iracheno.
Saddam Hussein ha violato ripetutamente ognuna delle risoluzioni indicate qui di seguito:
Risoluzione 678 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU - 29 novembre 1990
L'Iraq deve rispettare in toto la Risoluzione UNSC 660 (concernente l'invasione illegale del Kuwait da
parte dell'Iraq) "e tutte le successive risoluzioni ad essa connesse".
Autorizza gli Stati membri dell'ONU "ad avvalersi di tutti i mezzi necessari per sostenere ed attuare la
Risoluzione 660 e tutte le risoluzioni successive ad essa connesse e per ripristinare la pace e la
sicurezza internazionale nella regione".
Risoluzione 686 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – 2 marzo 1991
L'Iraq deve liberare i prigionieri detenuti durante la Guerra del Golfo.
L'Iraq deve restituire le proprietà kuwaitiane confiscate durante la Guerra del Golfo.
L'Iraq deve farsi carico della responsabilità sancita dal diritto internazionale per i danni derivanti dalla
sua invasione illegale del Kuwait.
Risoluzione 687 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – 3 aprile 1991
L'Iraq deve "accettare incondizionatamente" che tutte le "armi chimiche e biologiche, tutte le riserve di
reagenti e tutti i sottosistemi e le componenti correlati, e tutti gli impianti di ricerca, sviluppo, di
5
semplice supporto e produzione vengano distrutti, eliminati e comunque resi innocui "sotto il controllo
internazionale".
L'Iraq deve "impegnarsi incondizionatamente a non acquistare o produrre armi nucleari o materiale
utilizzabile per le stesse", o per costruire struttura di ricerca, sviluppo e produzione.
L'Iraq deve "accettare incondizionatamente" che tutti i "missili balistici con una gittata superiore a 150
km e le parti importanti degli impianti di riparazione e produzione ad essi connessi" vengano distrutti,
eliminati o resi innocui "sotto il controllo internazionale".
L'Iraq non deve "utilizzare, sviluppare, costruire o acquistare" nessuna arma di distruzione di massa.
L'Iraq deve confermare gli impegni presi in base al Trattato di Non proliferazione delle Armi Nucleari.
Crea la Commissione speciale dell'ONU (UNSCOM) per verificare l'eliminazione dei programmi di armi
chimiche e biologiche dell'Iraq e incarica l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) di
verificare l'eliminazione dei programmi di armi nucleari dell'Iraq.
L'Iraq deve fornire un'informazione completa sui suoi programmi di armi di distruzione di massa.
L'Iraq non deve commettere né sostenere atti di terrorismo, né consentire ad organizzazioni
terroristiche di agire dall'interno del proprio territorio.
L'Iraq deve cooperare nel dare conto dei kuwaitiani e delle altre persone disperse e decedute.
L'Iraq deve restituire le proprietà kuwaitiane sequestrate durante la Guerra del Golfo.
Risoluzione 688 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – 5 aprile 1991
"Condanna" la repressione della popolazione civile irachena, "le cui conseguenze costituiscono una
minaccia per la pace e la sicurezza internazionale".
L'Iraq deve porre immediatamente termine alla repressione della popolazione civile.
L'Iraq deve consentire immediatamente l'accesso alle persone bisognose di assistenza da parte delle
organizzazioni umanitarie internazionali.
Risoluzione 707 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – 15 agosto 1991
"Condanna le gravi violazioni" commesse dall'Iraq in merito alla Risoluzione UNSC 687.
"Condanna inoltre" il fatto che l'Iraq non si sia attenuto alle direttive della AIEA e non abbia adempiuto
ai suoi obblighi in base al Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari.
L'Iraq deve sospendere tutte le attività nucleari di ogni genere fino a che il Consiglio di Sicurezza non
si dichiarerà pienamente soddisfatto.
L'Iraq deve fornire informazioni complete e definitive su tutti gli aspetti dei suoi programmi missilistici e
di armi di distruzione di massa.
L'Iraq deve permettere l'accesso immediato, incondizionato e senza alcuna restrizione agli ispettori
dell'ONU e della AIEA.
L'Iraq deve cessare ogni tentativo di nascondere o spostare armi di distruzione di massa e strutture e
materiali ad essi connessi.
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L'Iraq deve consentire agli ispettori dell'ONU e della AIEA di effettuare voli di controllo in tutto l'Iraq.
L'Iraq deve fornire supporto medico e logistico e mezzi di trasporto agli ispettori dell'ONU e della AIEA.
Risoluzione 715 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – 11 ottobre 1991
L'Iraq deve cooperare appieno con gli ispettori dell'ONU e della AIEA.
Risoluzione 949 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU -15 ottobre 1994
"Condanna" lo spiegamento di mezzi militari effettuato di recente dall'Iraq in direzione del Kuwait.
L'Iraq non deve utilizzare le sue forze militari o di altra natura in maniera ostile per minacciare i paesi
limitrofi o le attività dell'ONU in Iraq.
L'Iraq deve collaborare pienamente con gli ispettori dell'ONU preposti al controllo delle armi.
L'Iraq non deve rafforzare la sua presenza militare nell'Iraq meridionale.
Risoluzione 1051 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – 27 marzo 1996
L'Iraq deve dichiarare all'ONU e alla AIEA le spedizioni di prodotti a doppio uso militare e civile
collegati ad armi di distruzione di massa.
L'Iraq deve collaborare pienamente con gli ispettori dell'ONU e della AIEA e consentire loro un
accesso immediato, incondizionato e senza restrizioni
Risoluzione 1060 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – 12 giugno 1996
"Deplora" il rifiuto dell'Iraq di consentire l'accesso agli ispettori dell'ONU e "le palesi violazioni" delle
precedenti risoluzioni dell'ONU commesse sempre dall'Iraq.
L'Iraq deve collaborare pienamente con gli ispettori dell'ONU preposti al controllo delle armi e
consentire loro un accesso immediato, incondizionato e senza restrizioni.
Risoluzione 1115 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – 21 giugno 1997
"Condanna i reiterati rifiuti delle autorità irachene di consentire l'accesso" degli ispettori dell'ONU,
rifiuto che costituisce una "violazione palese e flagrante" delle Risoluzioni 687, 707, 715 e 1060 del
Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
L'Iraq deve collaborare pienamente con gli ispettori dell'ONU preposti al controllo delle armi e
consentire loro un accesso immediato, incondizionato e senza restrizioni.
L'Iraq deve consentire l’accesso immediato, incondizionato e senza restrizioni ai funzionari iracheni
che gli ispettori dell'ONU desiderano intervistare.
Risoluzione 1134 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – 23 ottobre 1997
"Condanna i reiterati rifiuti delle autorità irachene di consentire l'accesso "degli ispettori dell'ONU, fatto
che costituisce una "flagrante violazione" delle Risoluzioni 687, 707, 715 e 1060 del Consiglio di
Sicurezza dell'ONU.
L'Iraq deve collaborare pienamente con gli ispettori dell'ONU preposti al controllo delle armi e
consentire loro un accesso immediato, incondizionato e senza restrizioni.
7
L'Iraq deve concedere l’accesso immediato, incondizionato e senza restrizioni ai funzionari iracheni
che gli ispettori dell'ONU desiderano intervistare.
Risoluzione 1137 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – 12 novembre 1997
"Condanna le violazioni continue commesse dall'Iraq" in merito alle precedenti risoluzioni dell'ONU, in
particolare la sua "implicita minaccia alla sicurezza degli” aerei usati da ispettori dell'ONU e la
manomissione delle apparecchiature di monitoraggio degli ispettori dell'ONU.
Riafferma la responsabilità dell'Iraq di garantire la sicurezza degli ispettori dell'ONU.
L'Iraq deve cooperare appieno con gli ispettori dell'ONU preposti al controllo delle armi e consentire
loro un accesso immediato, incondizionato e senza restrizioni.
Risoluzione 1154 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – 2 marzo 1998
L'Iraq deve cooperare appieno con gli ispettori dell'ONU e della AIEA preposti al controllo delle armi e
consentire il loro accesso immediato, incondizionato e senza restrizioni, e osserva che qualsiasi
violazione comporterebbe le "più gravi conseguenze per l'Iraq".
Risoluzione 1194 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – 9 settembre 1998
"Condanna la decisione presa dall'Iraq il 5 agosto 1998 di sospendere la cooperazione con" gli
ispettori dell'ONU e della AIEA, fatto che costituisce "una violazione assolutamente inaccettabile" dei
suoi obblighi in base alle Risoluzioni 687, 707, 715, 1060, 1115 e 1154 del Consiglio di Sicurezza
dell'ONU.
L'Iraq deve cooperare appieno con gli ispettori dell'ONU e della AIEA preposti al controllo delle armi, e
consentire loro un accesso immediato, incondizionato e senza restrizioni.
Risoluzione 1205 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – 5 novembre 1998
"Condanna" la decisione presa dall'Iraq il 31 ottobre 1998 di cessare la cooperazione" con gli ispettori
dell'ONU, in quanto "violazione flagrante" della Risoluzione 687 e di altre Risoluzioni del Consiglio di
Sicurezza dell'ONU.
L'Iraq deve fornire "cooperazione immediata, completa e incondizionata" agli ispettori dell'ONU e della
AIEA.
Risoluzione 1284 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – 17 dicembre 1999
Ha creato la Commissione delle Nazioni Unite per il monitoraggio, le verifiche e le ispezioni
(UNMOVIC), che sostituisce l'UNSCOM (il precedente team di controllo delle armi).
L'Iraq deve consentire all'UNMOVIC "accesso immediato, incondizionato e senza restrizioni" nei
confronti dei funzionari e delle strutture irachene.
L'Iraq deve adempiere all'impegno di consegnare i prigionieri della Guerra del Golfo.
Sollecita l'Iraq a distribuire prodotti umanitari e medicinali alla sua popolazione, e a venire incontro alle
necessità degli iracheni bisognosi di aiuto, senza alcuna discriminazione.
8
Ulteriori Dichiarazioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU
Oltre alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che sono giuridicamente vincolanti, il Consiglio di
Sicurezza dell'ONU ha rilasciato almeno 30 dichiarazioni per bocca del Presidente del Consiglio di
Sicurezza stesso, in merito alle continue violazioni delle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU
commesse da Saddam Hussein. L'elenco di tali dichiarazioni comprende:
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 28 giugno 1991
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 5 febbraio 1992
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 19 febbraio 1992
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 28 febbraio 1992
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 6 marzo 1992
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 11 marzo 1992
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 12 marzo 1992
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 10 aprile 1992
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 17 giugno 1992
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 6 luglio 1992
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 2 settembre 1992
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 23 novembre 1992
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 24 novembre 1992
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 8 gennaio 1993
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 11 gennaio 1993
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 18 giugno 1993
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 28 giugno 1993
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 23 novembre 1993
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 8 ottobre 1994
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 19 marzo 1996
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 14 giugno 1996
9
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 23 agosto 1996
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 30 dicembre 1996
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 13 giugno 1997
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 29 ottobre 1997
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 13 novembre 1997
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 3 dicembre 1997
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 22 dicembre 1997
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 14 gennaio 1998
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, 14 maggio 1998.
10
LO SVILUPPO DI ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA
DA PARTE DI SADDAM HUSSEIN
Saddam Hussein ha continuato a sfidare per oltre un decennio gli ispettori dell'ONU preposti al controllo
delle armi, e persiste nel suo tentativo di acquistare o sviluppare armi di distruzione di massa – in
particolare armi biologiche, chimiche e nucleari e missili a lunga gittata vietati dai trattati – e altri mezzi atti
al loro impiego.
Armi Biologiche
Nel 2001 un transfuga iracheno, Adnan Ihsan Saeed al-Haideri, dichiarò di aver visitato venti impianti
segreti di produzione di armi chimiche, biologiche e nucleari. Saeed, un ingegnere civile, a sostegno
delle sue affermazioni esibì intere pile di contratti del governo iracheno, corredati dI specifiche
tecniche. Saeed dichiarò che l'Iraq si serviva di alcune società per acquistare apparecchiature con il
beneplacito delle Nazioni Unite – dopodiché utilizzava segretamente tali apparecchiature per il
programma di produzione delle armi.1
L'Iraq ammise la produzione di sostanze biologiche e, in seguito alla diserzione di un alto funzionario
iracheno nel 1995, ha ammesso che migliaia di litri di antrace, tossina di botulino e aflatossina
venivano utilizzati a scopo militare su testate di Scud, aerei e bombe a bordo di aviogetti.2
Gli esperti dell'UNSCOM (la Commissione speciale dell'ONU) hanno concluso che quanto affermato
dall'Iraq riguardo alla produzione di sostanze biologiche serviva solo a minimizzare l'entità del suo
programma, e che le quantità degli agenti prodotti, in particolare l'antrace e la tossina di botulino,
erano da due a quattro volte superiori a quelle dichiarate.3
Gli esperti dell'UNSCOM riferirono al Consiglio di Sicurezza dell'ONU nell'aprile 1995 che l'Iraq aveva
tenuto nascosto il suo programma di armi biologiche e non aveva saputo giustificare tre tonnellate di
sostanze utilizzate per la crescita di agenti biologici.4
Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti dichiarò nel gennaio 2001 che l'Iraq aveva continuato a
lavorare al suo programma di armamenti, in particolare con la conversione del jet di addestramento L29 in velivoli atti all'impiego di armi chimiche o biologiche.5
Il laboratorio di vaccini contro l'afta epizootica di al-Dawrah è uno dei due impianti di terzo livello
conosciuti per il controllo di agenti biologici esistenti in Iraq e dotati di potenti sistemi di filtro e di
movimentazione dell'aria. L'Iraq ha riconosciuto che si tratta di un impianto di produzione di armi
biologiche. Nel 2001, l'Iraq ha annunciato che avrebbe cominciato a rinnovare l'impianto senza
l'approvazione dell'ONU, in apparenza per la produzione di vaccini, che avrebbe potuto più facilmente
e più velocemente importare tramite le Nazioni Unite.
Saddam Hussein persevera nei suoi tentativi di attrezzare laboratori mobili di armi biologiche, che
potrebbero essere utilizzati per ulteriori ricerche e sviluppo.
11
Armi Chimiche
Saddam Hussein ha lanciato un attacco su vasta scala con armi chimiche contro la popolazione curda
dell'Iraq alla fine degli anni '80, provocando migliaia di morti. In almeno 10 occasioni le forze militari di
Saddam Hussein hanno attaccato bersagli iraniani e curdi, con aerei dotati di bombe contenenti miscele di
iprite e gas nervini, razzi da 122 millimetri e proiettili di artiglieria convenzionale. Saddam Hussein
persevera nel suo tentativo di sviluppare armi chimiche:
Alcune lacune identificate dagli esperti dell'UNSCOM per quanto riguarda la contabilità e la capacità di
produzione attuale irachena indicano decisamente che l'Iraq continua a possedere riserve di agenti
chimici, probabilmente VX, gas nervino, ciclonite e iprite.
L'Iraq non ha dato spiegazioni in merito a centinaia di tonnellate di precursori chimici e decine di
migliaia di munizioni non caricate, in particolare testate missilistiche di una variante dello Scud.6
L'Iraq non ha dato spiegazioni per almeno 15.000 razzi d'artiglieria che erano in passato il suo mezzo
preferito per sganciare i gas nervini, così come non ha dato spiegazioni in merito a circa 550 proiettili
da artiglieria caricati con un agente a base di iprite.7
L'Iraq continua a ricostruire ed ampliare alcune infrastrutture ad uso militare e civile che potrebbe
destinare in brevissimo tempo alla produzione di armi chimiche, come ad esempio gli impianti per la
produzione di cloro e di fenoli.
L'Iraq tenta di acquistare precursori di armi chimiche ed apparecchiature adatte per la loro produzione,
e si impegna in particolar modo a nascondere le attività in corso nell'impianto di Fallujah, che era uno
dei laboratori di produzioni di armi chimiche dell'Iraq prima della Guerra del Golfo.
A Fallujah e in altri tre impianti l'Iraq attualmente dispone di una capacità di produzione di cloro di gran
lunga superiore a quella necessaria per la depurazione delle acque destinate ad usi civili, ed esistono
prove che parte delle importazioni di cloro servano in realtà per scopi militari.
Armi Nucleari
Saddam Hussein aveva un programma avanzato di sviluppo di armi nucleari già prima della Guerra del
Golfo, e persevera nel suo impegno di mettere a punto un'arma nucleare:
Un recente rapporto pubblicato il 9 settembre 2002 dall'International Institute for Strategic Studies – un
organismo di ricerca indipendente – conclude che Saddam Hussein sarebbe in grado di costruire una
bomba nucleare nel giro di alcuni mesi, se riuscisse a ottenere il materiale fissile necessario.8
12
L'Iraq ha accelerato la ricerca di armi nucleari e si è impegnato in una caccia su scala globale alla
ricerca dei materiali necessari per costruire una bomba atomica. Negli ultimi 14 mesi l'Iraq ha tentato
di acquistare migliaia di tubi di alluminio con una conformazione particolare, che secondo alcuni
funzionari dovevano essere montati sulle centrifughe per la produzione di uranio arricchito.
L'Iraq ha rifiutato di consegnare la documentazione concernente i suoi programmi nucleari passati, in
particolare i dati concernenti le tecniche di arricchimento, gli acquisti all'estero, la progettazione delle
armi, i dati sperimentali e i documenti tecnici.
L'Iraq dispone ancora dell'esperienza tecnica e di parte delle infrastrutture necessarie per realizzare
l’obiettivo di costruire armi nucleari.
Saddam Hussein negli ultimi due anni si è incontrato frequentemente con i suoi scienziati nucleari, il
che sta a dimostrare il suo interesse costante per lo sviluppo dei programmi nucleari.
Missili Balistici
Si ritiene che l'Iraq stia sviluppando missili balistici con una gittata superiore ai 150 chilometri – in
violazione alla Risoluzione 687 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
Alcune discrepanze identificate dagli esperti dell'UNSCOM nelle dichiarazioni di Saddam Hussein
stanno a indicare che l'Iraq conserva ancora una piccola quantità di missili tipo Scud e un numero
imprecisato di lanciamissili, missili e di testate.9
L'Iraq continua a lavorare sul missile a breve gittata a propellente liquido al-Samoud (che è in grado di
volare al di là dei 150 chilometri consentiti). Al-Samoud e il propellente solido Ababil-100 sono stati
esibiti in una parata militare a Baghdad il 31 dicembre 2000, il che sta a indicare che ambedue i
sistemi sono ormai vicini all'impiego operativo.
L'impianto di al-Rafah-North è il sito principale dell'Iraq per i test sui motori dei missili a propellente
liquido. L'Iraq vi ha costruito un nuovo e più grande sito di collaudo, chiaramente destinato alle
verifiche dei motori dei missili a più lunga gittata, che sono vietati.
Nell'impianto di al-Mamoun gli iracheni hanno ricostruito le strutture che erano state smantellate
dall'UNSCOM e che dovevano servire in origine per la produzione di motori a propellente solido per il
programma missilistico Badr-2000.
13
LA REPRESSIONE DEL POPOLO IRACHENO
DA PARTE DI SADDAM HUSSEIN
La Risoluzione 688 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (5 aprile 1991) "condanna" la repressione della
popolazione civile irachena da parte di Saddam Hussein – "le cui conseguenze minacciano la pace e la
sicurezza internazionale". La Risoluzione 688 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU impone anche a
Saddam Hussein di porre fine alla repressione ai danni del popolo iracheno e di consentire l’accesso
immediato alle organizzazioni umanitarie internazionali in grado di aiutare le persone bisognose di
assistenza. Saddam Hussein ha ripetutamente violato tali norme e ha intensificato e ampliato gli atti di
violenza e i soprusi nei confronti di donne e bambini; ha continuato le sue orribili torture e uccisioni di
iracheni innocenti; ha continuato a violare i diritti umani fondamentali del popolo iracheno e a controllare
tutte le fonti di informazione (in particolare, negli ultimi dieci anni ha fatto eliminare oltre 500 giornalisti e
personalità di spicco. Inoltre, Saddam Hussein ha perseguitato il personale delle organizzazioni
umanitarie; ha aumentato i crimini nei confronti dei musulmani; non ha fornito cibo alle famiglie che non
erano in grado di mettere i figli a disposizione del regime, continuando ad arrestare ingiustamente gli
iracheni.10
Il Rifiuto dei Controlli sui Diritti Umani
La Commissione delle Nazioni Unite sui Diritti Umani e l'Assemblea Generale dell'ONU hanno
pubblicato un rapporto che osservava "con sgomento" il fatto che la situazione dei diritti umani in Iraq
non era migliorata. Il rapporto criticava con vigore le "violazioni sistematiche, diffuse ed estremamente
gravi dei diritti umani" e del diritto umanitario internazionale perpetrate dal governo iracheno, che dichiarava - portavano a una "repressione e ad una oppressione onnipresente, sostenute da
discriminazione su vasta scala e terrore." Il rapporto sollecitava il governo iracheno a rispettare gli
obblighi assunti in base ai trattati internazionali sui diritti umani.
Saddam Hussein ha ripetutamente respinto le visite degli ispettori sui diritti umani e la costituzione di
organizzazioni indipendenti nell'ambito dei diritti umani. Dal 1992 al 2002, Saddam ha impedito al
Relatore Speciale dell'ONU di visitare l'Iraq.11
Nel settembre 2001 il governo iracheno ha espulso sei assistenti di organizzazioni umanitarie
dell'ONU senza fornire la minima spiegazione.12
14
Violenza contro le Donne
Le organizzazioni per i diritti umani e i gruppi di opposizione hanno continuato a ricevere dichiarazioni
di donne che hanno sofferto gravi danni psicologici dopo essere state violentate da personale
carcerario iracheno mentre erano in stato di arresto.13
Khalid Al-Janabi, già membro del Mukhabarat, ha dichiarato che un gruppo del Mukhabarat, la
Direzione per le Operazioni Tecniche, faceva uso sistematico e istituzionalizzato di stupri e violenza
sessuale a scopo politico. A quanto consta, tale gruppo tecnico filmava su videocassetta lo stupro di
donne parenti di sospetti oppositori, e utilizzava le videocassette per ricattare chiunque e costringerli a
collaborare in futuro.14
Nel giugno 2000, un ex generale iracheno, secondo il rapporto, ricevette una videocassetta in cui si
vedevano agenti della sicurezza che stupravano una donna sua parente. Successivamente ricevette
una telefonata da un agente dei servizi segreti che dichiarava che un'altra donna sua parente era in
stato di detenzione, e lo avvertiva che doveva smettere di parlare contro il governo iracheno.15
Si suppone che alcune donne che erano state catturate durante la campagna di Anfal e durante
l'occupazione del Kuwait siano state violentate da agenti della sicurezza irachena.16
Amnesty International ha denunciato che, nell'ottobre 2000, il governo iracheno ha fatto uccidere
dozzine di donne accusate di prostituzione.17
Nel maggio (2000), il governo iracheno, secondo il rapporto, torturò fino alla morte la madre di tre
transfughi iracheni, come punizione per le attività dei suoi figli in opposizione al regime.18
Secondo il rapporto, agenti della sicurezza irachena hanno decapitato un gran numero di uomini e
donne di fronte ai loro familiari. Secondo Amnesty International, le teste delle vittime erano lasciate per
diversi giorni in bella mostra di fronte alle loro case.19
Torture
Per i servizi di sicurezza iracheni la tortura dei detenuti è una prassi sistematica e abituale. Secondo
ex prigionieri, le tecniche di tortura comprendevano: il marchio a fuoco, l'elettrochoc dei genitali e di
altre parti del corpo, percosse, strappo delle unghie, bruciature con ferri incandescenti e fiamma
ossidrica, e inoltre essere appesi al soffitto a ventilatori in moto, sfregiati con l'acido, stuprati, subire la
rottura degli arti, essere privati di cibo e acqua, tenuti a lungo in isolamento, in celle oscure e anguste,
minacciati di violenze sessuali o di altro genere sui congiunti e parenti. Le prove di tali torture spesso
erano visibili, allorché gli uomini della sicurezza restituivano alle famiglie i corpi mutilati delle loro
vittime.20
Secondo un rapporto ricevuto da un Relatore Speciale dell'ONU nel 1998, centinaia di curdi e di altri
detenuti sono stati trattenuti senza nessuna accusa specifica per quasi vent'anni in condizioni
estremamente dure. Molti di loro sono stati utilizzati come cavie nei programmi illegali di armi
sperimentali, chimiche e biologiche dell'Iraq.21
15
Nel 2000 le autorità, secondo il rapporto, hanno introdotto l'amputazione della lingua come punizione
per le persone che osano criticare Saddam Hussein o i suoi familiari, e il 17 luglio le autorità irachene
avrebbero fatto tagliare la lingua a una persona accusata di aver criticato Saddam Hussein.
L'amputazione sarebbe stata effettuata di fronte ad una grande folla. Risulta che altre amputazioni
dello stesso tipo siano state effettuate in altre occasioni.22
I profughi che fuggono in Europa spesso riferiscono casi di tortura alle autorità dei paesi che li
ospitano, e provano le loro affermazioni mostrando i corpi mutilati e coperti di cicatrici.23
Nell'agosto 2001, Amnesty International ha pubblicato un rapporto intitolato Iraq - Systematic Torture
of Political Prisoners (Iraq - Tortura sistematica dei prigionieri politici), che illustra dettagliatamente
l'uso abituale e sistematico della tortura contro i sospetti oppositori politici e, alcune volte, anche
contro altri carcerati. Amnesty International ha riferito inoltre che "i detenuti” sono stati minacciati di
portare in cella una loro parente donna, specialmente moglie o madre, e stuprarle alla presenza del
congiunto detenuto. In alcuni casi si è passato dalle minacce alle vie di fatto."24
Saad Keis Naoman, un calciatore iracheno che ha abbandonato il paese e si è rifugiato in Europa, ha
dichiarato di essere stato picchiato insieme ai suoi compagni di squadra e umiliato su ordine di Uday
Saddam Hussein dopo la sconfitta della sua squadra. È stato frustato a sangue sulla schiena e ridotto
in condizioni tali da poter dormire soltanto sullo stomaco, rinchiuso in una minuscola cella nel carcere
di Al-Radwaniya.25
Esecuzioni e Repressione dell’Opposizione Politica
Nella sua relazione dell’Aprile 1998, l’ex Relatore Speciale per i diritti umani dell’ONU, Max Van der
Stoel, ha dichiarato che l’Iraq, nell’anno precedente, aveva giustiziato almeno 1.500 persone per
motivi politici.
Il governo continua ad effettuare esecuzioni sommarie di presunti avversari politici e capi della
comunità religiosa sciita. Le segnalazioni ricevute indicano che queste persone sono state messe a
morte per il solo fatto di aver avuto legami con gruppi dell’opposizione o allo scopo di ridurre la
popolazione carceraria.26
Nel febbraio 2001, il governo avrebbe giustiziato 37 detenuti politici per la loro militanza nei gruppi di
opposizione.27
Nel giugno 2001, le forze di sicurezza hanno ucciso Hussein Bahar al Uloom, un esponente del clero
sciita, per essersi rifiutato di comparire in televisione e congratularsi con Qusay Saddam Hussein per
la sua elezione a una carica nel partito Ba’th. Uccisioni di questo genere servono ad attuare una ovvia
azione politica volta ad eliminare i più noti esponenti del clero sciita sospettati di slealtà nei confronti
del governo. Nel 1998 e nel 1999, questo governo ha messo a morte alcuni eminenti rappresentanti
del clero sciita inducendo, sempre nel 1999, l’ex Relatore Speciale ad esprimere al governo il timore
che le uccisioni facessero parte di un attacco sistematico da parte di emissari del governo, contro la
leadership indipendente della comunità musulmana sciita. Il governo non ha mai risposto alla lettera
del Relatore Speciale ONU.28
Vi sono continue segnalazioni circa il fatto che le famiglie dei condannati sarebbero costrette a
sostenere i costi delle esecuzioni.29
16
Saddam Hussein ha distrutto la città irachena meridionale di Albu ‘Aysh nel periodo tra settembre
1998 e dicembre 1999.30
L’Iraq ha condotto una sistematica campagna di “arabizzazione” tramite una pulizia etnica volta a
perseguitare ed espellere, dalle aree controllate dal governo, i gruppi di etnia curda e turkmena. I
cittadini non arabi vengono costretti a cambiare la propria etnicità o i documenti d’identità, e ad
assumere nomi arabi, pena l’espropriazione dell’abitazione, della proprietà, e il ritiro della tessera
annonaria, per essere alla fine espulsi.
Abuso dei Minori da Parte di Saddam Hussein
Saddam Hussein ha tenuto corsi di addestramento di tre settimane sull’uso delle armi, il
combattimento corpo a corpo, la discesa a corda doppia da elicottero, alle tattiche di fanteria per
minori di età compresa tra i 10 e i 15 anni. I campi dei cosiddetti “Cuccioli di Saddam” erano operanti
in tutto il paese. Gli ufficiali militari supervisori dei corsi hanno sottolineato che i minori venivano
sottoposti ad uno “sforzo fisico e psicologico” da addestramento per periodi fino a 14 ore al giorno.
Fonti dell’opposizione segnalano che l’esercito ha avuto difficoltà nel reclutare un numero sufficiente di
minori per completare i gruppi previsti dal corso. Le famiglie che si fossero rifiutate di iscrivere i figli
venivano minacciate del ritiro delle tessere annonarie. Nell’ottobre del 1999, il Consiglio Supremo della
rivoluzione islamica in Iraq ha segnalato che le autorità negavano le tessere alimentari alle famiglie
che si rifiutavano di avviare i figli ai campi di addestramento militare obbligatorio, denominati i “Cuccioli
di Saddam”. Analogamente, le autorità avrebbero trattenuto i risultati degli esami scolastici agli
studenti che non fossero iscritti all’organizzazione dei Fedayeen di Saddam.31
L’Iraq annuncia spesso tagli alle razioni alimentari della popolazione, dandone la colpa alle azioni degli
Stati Uniti e del Regno Unito. I più discutibili sono stati i tagli alle razioni di latte per neonati. L’Iraq
sostiene che le scorte limitate siano dovute al rifiuto da parte degli Stati Uniti e del Regno Unito di
stipulare i contratti, sebbene l’ONU avesse approvato tutti i contratti presentati per il latte ai neonati.
Persiste lo sfruttamento del lavoro minorile, con casi veri e propri di lavori forzati.
Da più parti viene segnalato il fatto che viveri e medicinali che si sarebbero potuti distribuire alla
popolazione, tra cui i bambini, siano stati invece immagazzinati nei depositi o destinati ad uso
personale da parte di alcuni funzionari di governo.32
Persone Scomparse
Amnesty International ha riferito che l’Iraq è il paese in cui si registra il più alto numero di persone
scomparse o delle quali non si hanno notizie.33
Nel 1999, anche il Relatore Speciale delle Nazioni Unite ha dichiarato che, in base ai dati dell’ONU,
l’Iraq continua ad essere il paese con il più alto numero di persone scomparse: più di 16.000.
17
Libertà Fondamentali:
Libertà di Parola, di Stampa e di Informazione
In pratica, Saddam Hussein non permette né libertà di parola, né libertà di stampa, e non tollera il
minimo dissenso politico nelle aree sotto il suo controllo. Nel novembre 2000, l’Assemblea Generale
dell’ONU ha criticato Saddam Hussein per la “soppressione della libertà di pensiero, parola,
informazione, associazione, e riunione”. Nell’ottobre 1999, il Relatore Speciale ONU ha dichiarato che
i cittadini vivono “in un clima di paura” nel quale, per qualunque cosa detta a fatta soprattutto nel
campo politico, “si rischia di venire arrestati ed interrogati dalla polizia o dai servizi segreti militari”. Ha
altresì evidenziato che “la mera indicazione che qualcuno non sia sostenitore del Presidente comporta
per quest’ultimo la possibilità della pena di morte”.34
Nel giugno 2001, l’Alleanza per i Diritti Umani ha segnalato che, nell’arco degli ultimi dieci anni,
Saddam Hussein ha fatto uccidere più di 500 giornalisti ed altri intellettuali.35
Saddam Hussein commette regolarmente violazioni del diritto alla privacy dei cittadini. Saddam ignora
metodicamente i provvedimenti costituzionali intesi a tutelare la riservatezza della posta, la
corrispondenza telegrafica, e le conversazioni telefoniche. L’Iraq oscura periodicamente la
trasmissione di notiziari provenienti dall’estero, compresi quelli trasmessi da gruppi di opposizione. I
servizi di sicurezza ed il Partito Ba’th dispongono di estese reti di informatori il cui compito è quello di
scoraggiare l’attività dei dissidenti e creare il panico fra la popolazione.36
I giornalisti stranieri sono costretti a lavorare negli uffici messi a disposizione all’interno del ministero
della Cultura e dell’Informazione, e vengono accompagnati, dovunque vadano, da funzionari
ministeriali, che limitano i loro movimenti e impediscono loro di interagire liberamente con gli altri
cittadini.37
Il governo iracheno, il Partito Ba’th o persone vicine a Saddam Hussein, controllano tutti i mezzi di
comunicazione, sia della carta stampata che televisivi, e li utilizzano come strumenti di propaganda. In
linea generale, non trasmettono mai programmi contenenti opinioni in contrasto con il governo,
espresse sia all’interno che fuori dal paese.38
Nel settembre 1999, è stato arrestato Hashem Hasan, giornalista e professore presso l’Università di
Baghdad, in seguito al suo rifiuto di assumere la carica di redattore di uno dei giornali di Uday
Hussein. L’organizzazione Reporters Sans Frontières (RSF), con sede a Parigi, ha inviato una lettera
di protesta a Uday Hussein. Tuttavia, ancora alla fine dell’anno non si sapeva che fine avesse fatto, né
dove si trovasse.39
Saddam Hussein fa oscurare regolarmente i notiziari stranieri. Sono vietate le antenne paraboliche, i
modem e gli apparecchi fax, sebbene alcune di queste restrizioni siano state revocate nel 1999.40
Negli Internet café gestiti dallo stato, gli utenti possono visualizzare solamente i siti web indicati dal
Ministero della Cultura e dell’Informazione.41
Nel 1999, Uday Hussein avrebbe licenziato centinaia di membri dell’Ordine iracheno dei giornalisti per
non aver elogiato sufficientemente Saddam Hussein e il suo governo.42
18
Sospensione della Distribuzione degli Alimenti
I parenti che omettono di segnalare eventuali disertori rischiano di vedersi togliere le tessere per
l’acquisto di generi alimentari, di essere sfrattati dalla propria abitazione, o di vedere arrestati i
famigliari. Il Consiglio Supremo della rivoluzione islamica in Iraq ha segnalato, nell’ottobre e dicembre
1999, che le autorità hanno negato le tessere alimentari alle famiglie che non hanno mandato i figli ai
campi di addestramento militare obbligatorio, denominati “Cuccioli di Saddam”.43
Crimini contro i Musulmani
Il governo iracheno politicizza e interferisce sistematicamente con i pellegrinaggi religiosi, compiuti sia
dai musulmani iracheni che desiderano recarsi alla Mecca e a Medina (Hajj), che dai musulmani
iracheni e di altre nazionalità che desiderano visitare i luoghi sacri all’interno del paese. Ad esempio,
nel 1998 il Comitato per le Sanzioni dell’ONU offrì di emettere dei buoni a copertura delle spese
relative agli spostamenti compiuti dai fedeli in pellegrinaggio; tuttavia, il governo rifiutò tale offerta. Nel
1999, ancora il Comitato per le Sanzioni offrì di erogare fondi tramite un soggetto terzo neutrale a
copertura delle spese relative all’Hajj; ma il governo nuovamente respinse l’offerta. Nel dicembre
1999, in seguito all’approvazione della Risoluzione 1284 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ancora
una volta il Comitato per le Sanzioni tentò di elaborare un protocollo volto a facilitare gli esborsi in
favore delle persone che avessero voluto compiere il viaggio. Il Comitato per le Sanzioni propose di
erogare una quota contante di $250, e un importo pari a $1.759 in travelers’ check ad ogni pellegrino,
da ritirarsi presso l’ufficio ONU di Baghdad in presenza di funzionari sia dell’ONU che del governo
iracheno. Il governo declinò di nuovo l’offerta e, di conseguenza, nessun pellegrino iracheno ha mai
potuto usufruire dei fondi disponibili, e neppure per l’anno 2000 dei voli autorizzati. Il governo
dichiarava insistentemente che tali fondi sarebbero stati accettati solo se fossero stato versati in
contanti presso la banca centrale dello stato, e non individualmente ai pellegrini dell’Hajj.44
Più del 95 % della popolazione irachena è di religione musulmana. I musulmani sciiti (prevalentemente
arabi) costituiscono una maggioranza del 60-65 %.
Nei confronti di leader religiosi e seguaci della maggioranza sciita della popolazione musulmana, da
decenni il governo iracheno conduce una brutale campagna che prevede l’omicidio, l’esecuzione
sommaria, e l’arresto arbitrario prolungato Nonostante l’esistenza di una tutela giuridica nominale
dell’uguaglianza religiosa, il governo ha operato una dura repressione nei confronti del clero sciita e
dei seguaci di questa fede.45
Forze del Mukhabarat, della Sicurezza Generale (Amn Al-Amm), del Bureau Militare, del gruppo dei
Commando di Saddam (Fedayeen Saddam), e del Partito Ba’th hanno assassinato esponenti anziani
del clero sciita, dissacrato moschee e luoghi sacri sciiti, ed interferito con l’istruzione religiosa sciita.
Agenti dei servizi di sicurezza sarebbero dislocati presso tutte le principali moschee e luoghi sacri sciiti
dove perquisiscono, perseguitano, e arrestano arbitrariamente i fedeli.46
19
In materia di diritti religiosi, nell’anno 2001, erano in vigore le seguenti restrizioni da parte del governo:
restrizioni e divieti espliciti della preghiera collettiva del venerdì dei musulmani sciiti; restrizioni sui libri
messi a disposizione dalle biblioteche delle moschee sciite; divieto della diffusione di programmi sciiti
da parte delle emittenti radiotelevisive di stato; divieto della pubblicazione di testi sciiti, inclusi manuali
e libri di preghiere; divieto di cortei funebri non voluti dallo stato; divieto di altri riti funebri sciiti come gli
incontri per la lettura del Corano; divieto di alcune processioni e riunioni pubbliche per la
commemorazione delle festività religiose sciite. Gruppi sciiti hanno riferito di aver reperito, durante la
rivolta del 1991, documenti dei servizi di sicurezza contenenti elenchi di migliaia di scritti religiosi sciiti
vietati.47
Nel giugno 1999, alcuni gruppi di opposizione sciiti hanno segnalato che nei distretti prevalentemente
sciiti di Baghdad il governo istituì un programma per usare le tessere annonarie come arma per
limitare i luoghi di preghiera. Le tessere annonarie, previste nell’ambito del programma dell’ONU
Petrolio in cambio di cibo, secondo il rapporto vengono controllate allorché i titolari si recano nelle
moschee, e mostrano l’applicazione di pesanti pene per coloro che cercano di pregare in luoghi non
autorizzati.48
20
L’APPOGGIO AL TERRORISMO INTERNAZIONALE
FORNITO DA SADDAM HUSSEIN
L’Iraq è uno dei sette paesi indicati dal Segretario di Stato USA come uno degli stati che sponsorizzano il
terrorismo internazionale. La Risoluzione 687 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU vieta a Saddam Hussein
di compiere o sostenere atti di terrorismo, o di consentire ad organizzazioni terroristiche di operare in Iraq.
Saddam continua a violare queste disposizioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.49
Nel 1993, i servizi segreti iracheni (Iraqi Intelligence Service-IIS) hanno diretto e compiuto un attentato
alla vita dell’ex-Presidente degli Stati Uniti, George Bush e dell’Emiro del Kuwait servendosi di una
potente autobomba. Le autorità kuwaitiane hanno sventato il complotto terroristico ed arrestato 16
individui sospetti, guidati da due cittadini iracheni.
L’Iraq ospita sul proprio territorio gruppi terroristici, fra cui l’Organizzazione Mujahedin-e-Khalq (MKO),
che ha compiuto atti di stampo terroristico contro l’Iran e che, negli anni 70, fu responsabile
dell’uccisione di alcuni militari e civili americani.50
L’Iraq ospita a Baghdad note organizzazioni terroristiche palestinesi, fra le quali il Fronte per la
Liberazione della Palestina, conosciuto per gli attacchi aerei compiuti contro Israele e diretti da Abu
Abbas, colui che effettuò il dirottamento della nave da crociera Achille Lauro, nel 1985, uccidendo il
cittadino americano, Leon Klinghoffer.51
L’Iraq ospita sul proprio territorio l’organizzazione Abu Nidal, una rete terroristica internazionale che ha
compiuto attentati terroristici in venti paesi, uccidendo o ferendo circa 900 persone. Gli obiettivi sono
stati gli Stati Uniti e altri paesi occidentali. Ognuno di questi gruppi dispone di uffici a Baghdad e riceve
addestramento, assistenza logistica e sostegno finanziario dal governo iracheno.52
Nell’aprile 2002, Saddam Hussein ha aumentato da $10.000 a $25.000 la somma di denaro offerta
alle famiglie degli attentatori suicidi/omicidi palestinesi. Le regole per il riconoscimento di tale
ricompensa agli attentatori suicidi/omicidi sono molto severe, e l’intera somma è prevista solo in quei
casi in cui l’attentatore si fa esplodere per mezzo di una cintura imbottita di materiale esplosivo. Tali
somme vengono erogate sulla base di criteri rigidi che prevedono importi diversi per ferite, invalidità, e
morte come “martire”, con i $25.000 riconosciuti solo all’attentatore suicida. Mahmoud Besharat, un
rappresentante in Cisgiordania preposto all’erogazione del denaro di Saddam alle famiglie, ha
dichiarato: “Dovreste chiedere al Presidente Saddam il motivo di tanta generosità. Nondimeno, egli è
un rivoluzionario e vuole che questa meritevole lotta, l’intifada, continui”.53
Alcuni ex ufficiali militari iracheni hanno fornito descrizioni di un campo segretissimo di addestramento
terroristico in Iraq, conosciuto come Salman Pak, dove arabi di nazionalità irachena e non vengono
addestrati al dirottamento di aerei e treni, al piazzamento di esplosivi nelle città, alle rappresaglie e
all’assassinio.
21
IL RIFIUTO DI SADDAM HUSSEIN DI DARE NOTIZIE
SUI PRIGIONIERI DELLA GUERRA DEL GOLFO
Le Risoluzioni 686, 687 ed altre del Consiglio di Sicurezza dell’ONU impongono a Saddam Hussein di
rilasciare immediatamente tutti i prigionieri catturati durante la Guerra del Golfo, e di collaborare nel dare
conto di cittadini kuwaitiani, e di altre nazionalità, dispersi o deceduti in quella guerra. Saddam continua a
violare tali risoluzioni.
Saddam Hussein non ha riconsegnato, né ha dato notizie di un gran numero di cittadini del Kuwait e di
altri paesi che erano stati trattenuti durante l’occupazione irachena del Kuwait, e continua a rifiutarsi di
collaborare con la Commissione Tripartita per la risoluzione di questi casi.
Sono stati risolti solo quattro dei 609 casi di prigionieri di guerra o di dispersi in guerra di quattordici
nazionalità diverse (fra cui un pilota americano) all’esame della Commissione Tripartita per i Dispersi
della Guerra del Golfo. E’ stato possibile risolvere solo questi pochi casi dalla fine della Guerra del
Golfo a causa delle continue azioni di offuscamento e copertura compiute dagli iracheni. Saddam
Hussein nega ogni conoscenza in merito a casi ulteriori e sostiene che gli eventuali documenti relativi
furono perduti nel periodo successivo.
In una relazione al Consiglio di Sicurezza dell’ONU del dicembre 2001, il Segretario Generale ha
criticato il governo iracheno per essersi rifiutato di cooperare con l’ONU sulla questione dei cittadini
scomparsi (prigionieri di guerra o dispersi in guerra). L’Iran riferisce che il governo iracheno non ha
ancora fornito notizie su 5.000 prigionieri di guerra dispersi dalla fine della guerra tra Iran e Iraq.
“In seguito al rifiuto iracheno di collaborare con la Commissione Tripartita, il Segretario Generale
sottolinea il limitato progresso raggiunto sulla questione del rimpatrio o la riconsegna di tutti i cittadini
del Kuwait e di paesi terzi, o comunque dei loro corpi”.54
Nell’agosto 2001, Amnesty International ha dichiarato che nel paese di Saddam Hussein si registra il
più alto numero di persone scomparse delle quali non si hanno notizie.55
Il governo iracheno ha continuato ad ignorare i 16.000 e più casi segnalati dall’ONU nel 1994 e 1995,
nonché le richieste da parte dei governi kuwaitiano e saudita di fornire notizie sulle persone
scomparse durante l’occupazione irachena del Kuwait nel 1990-91, e le richieste dell’Iran di avere
notizie sui prigionieri di guerra catturati dall’Iraq nella guerra tra Iran e Iraq nel 1980-88.56
“Il Consiglio di Sicurezza si rammarica del mancato progresso raggiunto relativamente alla riconsegna
degli archivi nazionali kuwaitiani, e ribadisce che l’Iraq è tenuto ad osservare, senza indugio alcuno,
tutte le disposizioni contenute nelle relative risoluzioni, fra cui il rimpatrio o la riconsegna di tutti i
cittadini del Kuwait o di paesi terzi, o delle loro spoglie”.57
22
IL RIFUTO DI SADDAM HUSSEIN DI RESTITUIRE I BENI RUBATI
L’Iraq ha distrutto molti dei beni rubati prima che potessero essere restituiti, e il Kuwait sostiene che non si
hanno notizie su grandi quantitativi di apparecchiature di vario tipo:
L’ONU ed il Kuwait dichiarano che l’Iraq non ha restituito gran parte degli archivi dello stato, nonché
numerose opere d’arte sottratte ai musei, e neppure apparecchiature militari, fra cui otto velivoli
Mirage F-1, 245 veicoli da combattimento di fabbricazione russa, 90 mezzi blindati per trasporto truppe
M113, una batteria di missili Hawk, 3.750 missili Tow ed anti-carro, e 675 batterie di missili terra-aria di
fabbricazione russa.
23
I TENTATIVI DI SADDAM HUSSEIN
DI ELUDERE LE SANZIONI ECONOMICHE
E OSTACOLARE IL PROGRAMMA PETROLIO IN CAMBIO DI CIBO
Saddam Hussein ha illecitamente importato beni per centinaia di milioni di dollari in violazione alle sanzioni
economiche, e all’esterno del programma delle Nazioni Unite Petrolio in cambio di cibo. Ad esempio, sono
stati importati sistemi di comunicazione in fibre ottiche ad uso dei militari iracheni.
L’Iraq ha destinato ad uso militare alcuni prodotti ottenuti nell’ambito del programma Petrolio in cambio
di cibo. Ad esempio gli automezzi autorizzati dall’ONU, anziché essere usati per operazioni di
soccorso umanitario, sono stati destinati ad usi militari; inoltre, ha utilizzato le apparecchiature edili
nella ricostruzione degli impianti connessi alle armi di distruzione di massa (ADM).
Il regime iracheno esporta illecitamente ogni giorno centinaia di migliaia di barili di petrolio, in palese
violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e in spregio agli interventi umanitari
necessari alla popolazione irachena. Così facendo, ha privato il popolo di miliardi di dollari di viveri,
medicinali, ed altre forme di assistenza umanitaria che sarebbero stati disponibili se il regime avesse
esportato il petrolio conformemente ai criteri fissati nel programma dell’ONU Petrolio in cambio di cibo.
Al contrario, Saddam Hussein ha utilizzato questi miliardi di dollari per finanziare i suoi programmi per
la costruzione di ADM, mantenere il suo apparato di sicurezza, e rifornire se stesso ed i suoi
sostenitori di beni voluttuari e quant’altro.
Nel gennaio 2002, il Presidente Bush ha riferito al Congresso USA che “come indicato di recente in
una relazione dell’ONU del 19 novembre, il governo iracheno non s’impegna ad utilizzare i fondi
disponibili in virtù del programma Petrolio in cambio di cibo per migliorare la salute e il benessere della
popolazione dell’Iraq. I ritardi nella stipula di contratti, i tagli nella distribuzione di viveri e medicinali,
nonché negli stanziamenti per l’istruzione e altri settori sociali, i tentativi del governo di ostacolare o
interrompere le operazioni delle ONG nell’Iraq settentrionale, e infine i ritardi di Baghdad
nell’emissione di visti per il personale dell’ONU sono tutte azioni che indicano quanto il regime
Iracheno si impegni per cercare di diminuire l’efficacia del programma”.58
Saddam Hussein spende il denaro ricavato dalla vendita illecita di petrolio per i suoi sontuosi palazzi e
in favore della stretta cerchia di amici, piuttosto che per soddisfare le esigenze umanitarie del popolo
iracheno.
Saddam Hussein ha utilizzato pompe idrauliche, tubazioni e altre forniture che avrebbero dovuto
essere utilizzate per la riparazione delle reti fognarie e idriche urbane per la costruzione di fossati e
canali attorno ai suoi palazzi.
24
NOTE:
“Secret Sites: Iraqi tells of Renovations at Sites for Chemical and Nuclear Arms”, The New York Times, 20 dicembre 2001.
UNSCOM Report, January 25, 1999
3 Ibidem.
4 Ibidem.
5 Proliferation: Threat and Response; Department of Defense; January 2001
6 UNSCOM Report, January 25, 1999.
7 Ibidem.
8 Iraq's Weapons of Mass Destruction: A Net Assessment; September 9, 2002; The International Institute for Strategic Studies.
9 UNSCOM Report, January 25, 1999
10 Country Reports on Human Rights Practices: Iraq, March 8, 2002; U.S. Department of State; www.state.gov
11 Ibidem, pp. 2-3.
12 Ibidem, p. 6.
13 Ibidem, p. 5.
14 Idem.
15 Ibidem, p. 7.
16 Ibidem, p. 5.
17 Ibidem, p. 2.
18 Ibidem, p. 3.
19 Idem.
20 Ibidem, p. 4.
21 Ibidem, p. 6.
22 Ibidem, pp. 4-5.
23 Ibidem, p. 4.
24 Iraq: Systematic Torture of Political Prisoners; Amnesty International; web.amnesty.org
25 Country Reports on Human Rights Practices: Iraq, March 8, 2002; U.S. Department of State; www.state.gov; p. 4.
26 Ibidem, p. 1.
27 Ibidem, p. 2.
28 Idem.
29 Ibidem, p. 4.
30 Iraq: Systematic Torture of Political Prisoners; Amnesty International; web.amnesty.org
31 Country Reports on Human Rights Practices: Iraq, March 8, 2002; U.S. Department of State; www.state.gov; p. 1.
32 Ibidem, p. 16.
33 Ibidem, p. 3.
34 Ibidem, p. 9.
35 Idem.
36 Ibidem, p. 7.
37 Ibidem, p. 9.
38 Idem.
39 Ibidem, p. 10.
40 Idem.
41 Idem.
42 Idem.
43 Ibidem, p. 8.
44 Ibidem, pp. 11-12.
45 Ibidem, p. 11.
46 Idem.
47 Idem.
48 Idem.
49 Patterns of Global Terrorism 2001: Overview of State-sponsored Terrorism; U.S. Department of State; May 21, 2002;
www.state.gov
50 Ibidem.
51 Ibidem.
52 Ibidem.
53 “Jenin Families Pocket Iraqi Cash”; The Washington Times; London Daily Telegraph; May 31, 2002.
54 Voronstov Report; UN SG/2002/931 on Iraqi Non-Compliance with UNSCR 1284.
55 Country Reports on Human Rights Practices: Iraq, March 8, 2002; U.S. Department of State; www.state.gov; p. 3.
56 Ibidem, p. 3.
57 Voronstov Report; UN SG/2002/931 on Iraqi Non-Compliance with UNSCR 1284.
58 President’s Report to Congress; January 2002; P.L. 102-1.
1
2
25
Questo documento è la traduzione in italiano del White Paper
“A Decade of Deception and Defiance: Saddam Hussein’s Defiance of the United Nations”,
un documento del Governo degli Stati Uniti d’America pubblicato il 12 settembre 2002
e disponibile in inglese all’indirizzo internet
http://usinfo.state.gov/regional/nea/iraq/text/0912wthsbkgd.htm
La sua traduzione è stata curata dell’Ufficio degli Affari Pubblici dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia.