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Prospettive in Pediatria Gennaio-Marzo 2016 • Vol. 46 • N. 181 • Pp. 46-58 Andrologia pediatrica Novità in andrologia dell’adolescente Silvia Laura Carla Meroni Gianni Russo UO Pediatria e Neonatologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Istituto Scientifico San Raffaele, Milano Una normale funzionalità testicolare richiede la funzione integrata dei compartimenti interstiziale e tubulare. La classica definizione d’ipogonadismo, che indica una difettosa produzione di testosterone, è insufficiente a coprire tutti gli aspetti della patologia dell’asse ipotalamoipofisi-testicoli. Le caratteristiche cliniche e biochimiche dell’ipogonadismo variano secondo la sede dell’asse principalmente interessata, la popolazione di cellule testicolari coinvolta e l’età in cui tale disfunzione s’instaura. Nella maggior parte degli adolescenti ipogonadici la pubertà non avviene spontaneamente. La terapia sostitutiva con testosterone è necessaria per indurre lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari, favorire il raggiungimento di un adeguato contenuto minerale osseo e massa muscolare e promuovere il benessere fisico e sociale. Tuttavia, il regime terapeutico ottimale rimane ancora da definire. Nell’ipogonadismo centrale lo sviluppo puberale e la spermatogenesi possono essere indotti mediante la somministrazione sia di GnRH pulsatile, sia di gonadotropine. Negli ultimi anni si è sviluppato un crescente interesse nei confronti della possibilità di preservazione della fertilità nei pazienti oncologici e ipogonadici, anche grazie all’introduzione delle nuove tecniche di estrazione spermatica e di fertilizzazione in vitro. La crioconservazione degli spermatozoi rappresenta la strategia standard; altre strategie sono in studio, pertanto ancora sperimentali. Riassunto Normal testicular physiology results from the integrated function of the tubular and interstitial compartments. The classical definition of hypogonadism, limited to describe impaired androgen production, is inadequate to cover all aspects of hypothalamic-pituitary-testicular pathology. The clinical and biochemical features of male hypogonadism vary according to the level of the hypothalamic-pituitary-testicular axis primarily affected, the testicular cell population impaired and the period of life when gonadal function begins to fail. In the majority of adolescent patients with hypogonadism puberty never occurs. Androgen replacement therapy is required to induce secondary sexual characteristics, optimise the accrual of bone mineral content and muscle mass and to promote physical and social well-being. However, the optimal regimens for androgen replacement therapy during adolescence remain to be defined. In congenital hypogonadotropic hypogonadism, testicular growth and spermatogenesis can be induced either by long-term pulsatile GnRH administration or by gonadotropin injections. In recent years, increased attention has been given to fertility issues in patients with cancer or hypogonadism thanks to the development of new advanced assisted reproductive techniques. Sperm cryopreservation is a standard strategy for fertility preservation in males, while other strategies are considered experimental. Summary Abbreviazioni/Acronimi AMH: Anti-Müllerian Hormone CL: Cellule di Leydig CS: Cellule del Sertoli CT: chemioterapia FSH: Follicle-Stimulating Hormone GnRH: Gonadotropin-Releasing Hormone hCG: human Chorionic Gonadotropin ICI: Ipogonadismo Centrale Isolato ICSI: IntraCytoplasmatic Sperm Injection 46 InB: Inibina B INSL3: INSulin-Like Factor 3 LH: Luteinizing Hormone rFSH: FSH ricombinante RT: radioterapia SK: Sindrome di Klinefelter SNC: Sistema Nervoso Centrale SSCs: Spermatogonial Stem Cells T: Testosterone TESE: Testicular Sperm Extraction Novità in andrologia dell’adolescente Metodologia della ricerca bibliografica Introduzione L’articolo è una revisione della letteratura condotta sulla banca bibliografica Medline mediante il motore di ricerca PubMed, utilizzando le seguenti parole chiave: “male hypogonadism”, “idiopathic central hypogonadism”, “Klinefelter syndrome”, “testosterone therapy” e “fertility preservation”. Sono stati inclusi solo articoli in lingua inglese e con data di pubblicazione compresa tra gli anni 2010 e 2016. Sono stati considerati anche articoli rilevanti pubblicati negli anni precedenti a conoscenza degli autori oppure ricavati dalla bibliografia delle pubblicazioni tratte da PubMed. Obiettivo della revisione Obiettivo di questa revisione è la descrizione dello stato dell’arte e degli avanzamenti diagnostici e terapeutici nell’ambito dell’ipogonadismo, con particolare attenzione all’età adolescenziale. La revisione include una prima parte introduttiva, che ha lo scopo di fornire le conoscenze più aggiornate in merito alla funzionalità dell’asse ipotalamo-ipofisigonadi, e una seconda parte più clinica, con indicazioni su diagnosi e terapia. In particolare vengono approfondite le recenti acquisizioni in ambito genetico dell’ipogonadismo centrale isolato, le attuali indicazioni inerenti la terapia sostitutiva con testosterone e con gonadotropine e le strategie di preservazione della fertilità nel maschio ipogonadico o a rischio di sviluppare ipogonadismo. Il testicolo: funzione esocrina e funzione endocrina Il testicolo svolge due principali funzioni: la produzione di gameti maschili aploidi (funzione esocrina) e la produzione di ormoni sessuali (funzione endocrina). La spermatogenesi e la steroidogenesi avvengono in due compartimenti morfologicamente e funzionalmente distinti, ma strettamente connessi tra loro: i tubuli seminiferi, contenenti le cellule germinali e le cellule del Sertoli (CS), e il tessuto interstiziale, contenente le cellule di Leydig (CL). Per una normale spermatogenesi, in termini quantitativi e qualitativi, è necessaria l’integrità di entrambi i compartimenti. I tubuli seminiferi rappresentano sempre la principale componente del testicolo. Nel periodo pre-puberale il loro volume dipende soprattutto dalle CS, mentre dopo la pubertà dipende principalmente dalle cellule germinali (Fig. 1). La struttura del tubulo seminifero immaturo pre-pubere differisce da quella del tubulo seminifero maturo: il primo contiene le CS immature e le cellule germinali staminali (spermatogoni), è solido e privo di lume (cordone seminifero); il secondo è composto da un lume, derivante dalla produzione di fluido seminifero da parte delle CS, e da una parete, costituita dalle cellule della serie spermatogenica in diversi stadi maturativi e dalle CS, che sostengono e nutrono gli spermatozoi in via di sviluppo. Le CS svolgono un ruolo fondamentale sia nello sviluppo fetale in senso maschile, sia nel supporto alla spermatogenesi. Durante la vita fetale sintetizzano l’ormone Cellule del Sertoli Tessuto interstiziale Cellule germinali Cellule del Sertoli Tessuto interstiziale Cellule germinali 0,5 mL 1,5 mL Nascita Pre-pubere (9 anni) 15-25 mL Volume del testicolo Adulto Figura 1. Dimostrazione schematica dell’andamento del volume testicolare dalla nascita all’età adulta. I tubuli seminiferi (cellule germinali + cellule del Sertoli) rappresentano sempre la componente principale del testicolo. Dalla nascita e durante tutto il periodo pre-puberale il volume del tubulo seminifero dipende principalmente dalle cellule del Sertoli. Il significativo aumento del volume durante lo sviluppo puberale deriva principalmente dalla proliferazione delle cellule germinali (da Rey et al., 2013, mod.). 47 S.L.C. Meroni, G. Russo anti-mülleriano (AMH), responsabile della regressione dei dotti mülleriani, cioè di quelle strutture da cui, nel sesso femminile, si sviluppano tube, utero e porzione superiore della vagina. Durante l’epoca pre-puberale proliferano e producono AMH. Tale proliferazione è essenziale per fornire l’impalcatura strutturale e funzionale per il successivo sviluppo e differenziamento delle cellule germinali. Alla pubertà l’incremento della concentrazione intra-testicolare di testosterone (T) determina la maturazione delle CS, che cessano la loro attività proliferativa, down-regolano l’espressione dell’AMH e aumentano la secrezione d’inibina B (InB). Il numero di CS correla sia con le dimensioni testicolari, sia con l’entità e la qualità della spermatogenesi in età adulta. La spermatogenesi richiede, inoltre, la presenza di un adeguato livello intra-testicolare di T; gli effetti androgenici sul tubulo seminifero sono mediati proprio dalle CS (Petersen e Söder, 2006; Grinpson et al., 2010). Le CL, disposte singolarmente o in aggregati all’interno del connettivo di supporto, sono responsabili della sintesi e secrezione del T, essenziale nel processo di differenziazione maschile in epoca fetale, nello svilup- po e mantenimento dei caratteri sessuali secondari e nel mantenimento della funzione dell’epitelio seminifero. Le CL producono anche un fattore a basso peso molecolare, denominato INSL3 (INSulin-Like peptide hormone type 3), responsabile della discesa transaddominale dei testicoli in epoca fetale. Il suo ruolo in età adulta rimane ancora sconosciuto; sono state ipotizzate un’azione paracrina nel mantenimento della spermatogenesi e un’azione extra-gonadica, suggerita dalla presenza di suoi recettori anche in altri distretti (cervello, osso, muscolo, rene, tiroide ecc.). Attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-testicoli La funzione testicolare è regolata dalle gonadotropine ipofisarie (FSH e LH), la cui secrezione è indotta dal GnRH ipotalamico. In particolare, il LH agisce sulla produzione di T da parte delle CL e il FSH agisce sulle CS. Tali effetti endocrini sono mediati e modulati a loro volta da meccanismi di controllo testicolari paracrini e autocrini. È possibile identificare tre fasi di attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-testicoli: pre-natale, post-natale e puberale (Fig. 2). Mini puberty Vita fetale Infanzia Pubertà Nascita 3-6 mesi T e INSL3 AMH LH INB FSH AMH Vita fetale Infanzia Pubertà Adulto Nascita Figura 2. Le tre fasi di attività dell’asse ipotalamo-ipofisi. Durante la vita fetale l’attività raggiunge il picco a metà della gestazione e poi decresce verso il termine, a causa dell’azione soppressiva esercitata dagli estrogeni placentari. A circa 1-2 settimane di vita l’asse diventa nuovamente attivo (mini-puberty) con conseguente produzione degli steroidi gonadici. Dopo il picco, che è raggiunto a 1-3 mesi di vita, l’attività decresce gradualmente e si mantiene minima durante l’infanzia, fino alla riattivazione in epoca puberale (Kuiri-Hanninen et al., 2014, mod.). Variazioni dei livelli sierici di gonadotropine (FSH, LH), testosterone, INSL3, AMH e InB in epoca pre-natale, post-natale (mini-puberty), pre-puberale e puberale (da Grinspon et al., 2014, mod.). 48 Novità in andrologia dell’adolescente Durante la vita fetale l’asse ipotalamo-ipofisi-testicoli è ben sviluppato e funzionalmente attivo dal termine del primo trimestre. La fase esatta in cui la secrezione gonadotropinica diventa dipendente dal GnRH non è pienamente nota; probabilmente l’input ipotalamico è essenziale per il mantenimento delle cellule gonadotrope dalla seconda metà della gestazione. I livelli circolanti di gonadotropine raggiungono il picco intorno alla 20°25° settimana di gestazione per poi decrescere verso il termine di gravidanza a causa del feedback negativo esercitato dagli estrogeni placentari. II livello di T nei primi due trimestri di vita intra-uterina, epoca in cui avviene la differenziazione del tratto genitale in senso maschile, è strettamente correlato alla produzione di hCG (gonadotropina strutturalmente e biologicamente simile al LH) da parte della placenta, mentre nell’ultimo trimestre, epoca in cui avvengono la discesa dei testicoli e la crescita del fallo, è strettamente correlato alla produzione di LH da parte dell’ipofisi fetale. Il picco post-natale di gonadotropine e ormoni sessuali, definito mini-puberty, è il risultato dei cambiamenti ormonali che avvengono nel passaggio dalla vita intra-uterina alla vita extra-uterina. In seguito al brusco calo degli ormoni materni, dalla prima/seconda settimana di vita si assiste a un graduale incremento delle gonadotropine (soprattutto LH) e quindi del T fino al range puberale (picco a 1-3 mesi), seguito da un calo progressivo fino al raggiungimento del range pre-puberale intorno al sesto-nono mese di vita. Tale picco post-natale di gonadotropine e T è associato anche a un incremento dei livelli di AMH e InB. Sebbene il ruolo della mini-puberty sia ancora poco chiaro, l’esposizione ormonale in tale finestra temporale potrebbe essere rilevante per una normale funzionalità testicolare futura, soprattutto in termini di spermatogenesi, e potrebbe contribuire alla mascolinizzazione cerebrale (Kuiri-Hanninen et al., 2014). L’infanzia è caratterizzata da un fisiologico ipoandrogenismo ipogonadotropo. Le cellule germinali sono scarse (solo spermatogoni), le CS immature popolano i cordoni seminiferi e le CL sono inattive o assenti negli spazi interstiziali. In questa fase, apparentemente quiescente, si assiste a un’elevata proliferazione delle CS, che producono AMH e InB. Alla pubertà la riattivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-testicoli determina un aumento della concentrazione di T dapprima intra-testicolare, poi sierica. Inoltre si avvia la spermatogenesi, inizialmente incompleta, poiché caratterizzata da differenziazione e degenerazione degli spermatociti e degli spermatidi, fino al progressivo raggiungimento della completa maturazione. Clinicamente l’inizio della pubertà è definito da un incremento del volume testicolare ≥ 4 mL. Il seguente aumento delle dimensioni dei testicoli fino a un volume finale di 15-25 mL dipende dalla proliferazione delle cellule germinali, che a sua volta dipende dalla concentrazione intra-testicolare di T e dall’espressione e funzione dei recettori degli androgeni sulle CS. Ipogonadismo: inquadramento ed eziologia Ipogonadismo: classificazione Secondo la classica definizione, il termine ipogonadismo indica un’insufficiente produzione testicolare di T. La definizione più completa di ipogonadismo indica una riduzione della funzione testicolare, rispetto a quanto atteso per l’età, che può determinare un’alterata secrezione ormonale di T da parte delle CL, di AMH e InB da parte delle CS e/o un disturbo della spermatogenesi. Secondo questa definizione più ampia, l’ipogonadismo maschile può quindi essere classificato in base a: • il livello dell’asse ipotalamo-ipofisi-testicoli interessato (Tab. I); • il comparto/popolazione testicolare interessato: coinvolgimento concomitante di tutte le popolazioni cellulari (insufficienza testicolare completa) oppure di un solo comparto testicolare (tubuli seminiferi o tessuto interstiziale – insufficienza testicolare incompleta). Il danno a un solo comparto può eventualmente determinare un coinvolgimento secondario anche dell’altro comparto; • l’età di manifestazione della disfunzione testicolare (epoca fetale, età infantile, adolescenziale o adulta), da cui dipende l’espressione clinica della patologia (Rey et al., 2013). Ipogonadismo in età adolescenziale: quadro clinico e ormonale In epoca adolescenziale l’ipogonadismo si manifesta con una pubertà ritardata, definita da un assente incremento del volume testicolare (≥ 4 mL) a un’età superiore di 2 deviazioni standard rispetto alla popolazione generale, cioè a un’età superiore a 14 aa, oppure con un mancato completamento dello sviluppo entro i cinque anni dall’inizio dello stesso. L’eziologia del ritardo puberale è complessa, poiché può sottendere diverse condizioni genetiche, funzionali o idiopatiche, reversibili o meno (Viswanathan et al., 2011). Il ritardo puberale costituzionale rappresenta la causa più frequente di pubertà ritardata nel maschio (circa il 65% dei casi) e costituisce una variante della normale maturazione puberale (Sedlmeyer et al., 2002). Nella maggior parte dei casi (50-75%) è presente una familiarità positiva per ritardo puberale. La presenza di una ridotta velocità di crescita per età cronologica, un ridotto BMI e un’età ossea ritardata in un bambino in benessere in assenza di altri segni di allarme (sintomi neurologici, deficit olfattivo, difetti della linea mediana, anamnesi positiva per criptorchidismo e/o micropene, terapie gonadotossiche) sono suggestivi per un ritardo puberale costituzionale. Il quadro ormonale (in termini di gonadotropine sia basali, sia dopo stimolo con GnRH) è spesso indistinguibile dall’ipogonadismo ipogonadotropo, per cui solo l’osservazione 49 S.L.C. Meroni, G. Russo Tabella I. Classificazione ed eziologia dell’ipogonadismo e relativo quadro ormonale. Tipo Ipogonadismo ipergonadotropo Sede Testicolo FSH, LH Elevati T Cause Basso Congenite: • Sindrome di Klinefelter • Disgenesia gonadica • Anorchia/Vanishing testes • Criptorchidismo • Cellule di Leydig: mutazione recettore LH, difetti enzimatici della steroidogenesi • Cellule del Sertoli: mutazione recettore FSH, mutazione AMH Acquisite: • Iatrogeno (orchiectomia, CT/RT, farmaci) • Orchite autoimmune • Orchite da parotite • Trauma testicolare/torsione testicolare • Varicocele Ipogonadismo ipogonadotropo Ipotalamo-ipofisi Normali o ridotti Basso Congenite: • Deficit tropinico multiplo (panipopituitarismo) • Ipogonadismo centrale isolato (normosmico e sindrome di Kallmann) • Patologie sindromiche (es. sindrome di Prader-Willi) Acquisite: • Lesioni SNC (trauma, neoplasia, istiocitosi, sarcoidosi) • Iatrogeno (CT/RT, farmaci) • Sovraccarico marziale (emocromatosi, trasfusioni croniche) • Patologie gravi croniche • Abuso di alcol o droghe clinica nel tempo permette una diagnosi differenziale. Tale condizione rappresenta quindi una diagnosi di esclusione. Non richiede alcuna terapia, se non la rassicurazione da parte del medico. Il dosaggio contemporaneo dei livelli sierici di gonadotropine (LH, FSH) e T permette di definire lo stato d’ipogonadismo e la sede dell’asse ipotalamo-ipofisitesticoli interessata. Bassi livelli di T, associati a elevati livelli di gonadotropine, indicano una condizione d’ipogonadismo primitivo o testicolare. L’elevazione di FSH e/o LH, soprattutto dopo la pubertà, deriva dall’assenza del feedback negativo esercitato dal T (ipogonadismo ipergonadotropo). Bassi livelli di T, associati a bassi o normali livelli di gonadotropine, indicano un ipogonadismo secondario a patologia o disfunzione ipotalamo-ipofisaria (ipogonadismo ipogonadotropo). In questo caso l’alterata funzione testicolare deriva da un’inadeguata stimolazione gonadotropinica da parte dell’ipotalamo-ipofisi; il difetto ormonale, isolato o associato ad altri deficit tropinici, può essere secondario a processi espansivi o a patologie sistemiche che interessano direttamente o indirettamente il SNC. È pertanto necessario valutare la restante funzionalità ipofisaria e richiedere uno studio 50 per immagini della regione ipofisaria, per individuare le forme secondarie a patologia organica (Young, 2012). Il T è il principale marker della funzione endocrina testicolare. Non è invece un buon indicatore della funzione esocrina, come dimostrato dalla presenza di valori spesso normali di T in situazioni con compromissione della spermatogenesi. L’INSL3 potrebbe divenire in futuro un altro utile marker della funzione endocrina. In età puberale si assiste a un incremento della sua produzione, correlata alla maturazione delle CL e derivante dall’azione trofica a lungo termine esercitata dal LH. Le CL sembrano secernere INSL3 in modo costitutivo, contrariamente al T, che risente degli effetti acuti steroidogenici del LH. La funzione esocrina testicolare viene comunemente indagata mediante il dosaggio del FSH e l’esecuzione dello spermiogramma. Il FSH rappresenta un marker della funzione spermatogenica tubulare: il suo aumento è inversamente proporzionale alla riduzione del patrimonio di cellule germinali tubulari e alla concentrazione spermatica. Elevati livelli di FSH, soprattutto se associati ad azoospermia o oligozoospermia e a riduzione del volume testicolare, sono indicativi di Novità in andrologia dell’adolescente una compromissione primaria della spermatogenesi. Per quanto concerne lo spermiogramma, alcuni fattori ne limitano il suo utilizzo: la modalità di esecuzione dell’esame, che richiede la collaborazione del paziente (età), la presenza di significative differenze intra e inter-individuali nella conta spermatica, la possibilità di raccolta inappropriata del campione e le differenze tra i laboratori nei metodi di analisi. AMH e InB, entrambi prodotti dalle CS, si stanno rivelando utili markers della funzione testicolare. • inibina B: è prodotta dalle CS sotto lo stimolo del FSH ed esercita, a sua volta, un’azione di feedback negativo sulla secrezione del FSH, oltre che un’azione paracrina intra-testicolare. La sua produzione è stimolata dalle gonadotropine, come dimostrato dal suo picco post-natale (in corso di mini-puberty) e dall’assenza di tale picco nei lattanti con ipogonadismo ipogonadotropo. A differenza dei livelli sierici di gonadotropine e T che rientrano nel range pre-puberale entro 6-9 mesi dopo la nascita, il livello sierico di InB si riduce più gradualmente nell’arco dei primi 2 anni di vita e rimane dosabile durante tutta l’epoca prepuberale Quindi in età pre-puberale l’InB costituisce un marker della presenza e funzione delle CS; le sue variazioni inter-individuali potrebbero riflettere differenze in termini di numero di CS. I livelli di InB sono inferiori nei soggetti con ipogonadismo ipogonadotropo congenito, rispetto ai soggetti con ipogonadismo ipogonadotropo acquisito, probabilmente a causa dell’assenza della stimolazione gonadotropinica post-natale, che è importante per la proliferazione delle CS dopo la nascita. Alla pubertà si assiste a un incremento dei livelli di InB, che risultano ora correlati alla presenza di cellule germinali nei tubuli seminiferi e al volume testicolare. La correlazione negativa tra InB e FSH caratteristica dell’uomo adulto compare nello stadio medio-puberale; • ormone anti-mülleriano (Aksglaese et al., 2010): la sua produzione si mantiene elevata nel periodo pre-puberale, raggiungendo il picco massimo durante la mini-puberty. Alla pubertà la maturazione delle CS determina una riduzione dei suoi livelli: in particolare, i suoi livelli decrescono progressivamente all’aumentare della concentrazione intra-testicolare di T (e quindi delle dimensioni testicolari) e con l’avvio delle divisioni meiotiche delle cellule germinali. In epoca puberale tutte le CS esprimono i recettori per gli androgeni e rispondono all’incremento della concentrazione di T con segni citologici di maturazione e down-regolazione dell’espressione dell’AMH. In età adolescenziale avanzata e adulta i suoi livelli rimangono sostanzialmente stabili, pari al 3-4% dei livelli dell’epoca infantile. L’AMH non è down-regolato dal T nel periodo fetale e nei primi mesi di vita, a causa dell’assenza d’espressione dei recettori per gli androgeni sulle CS. Questa fisiologica insensibilità agli androgeni delle CS nei periodi fetale e neonatale spiega la transitoria concentrazione elevata sia di testosterone, che di AMH. Nel bambino pre-pubere, epoca in cui la produzione di T e di spermatozoi è fisiologicamente assente, AMH e inibina B sono utili indicatori della presenza e funzione del tessuto testicolare (Fig. 2). A differenza del T, possono essere dosati senza ricorrere ad alcun test di stimolazione. Ipogonadismo centrale isolato L’ipogonadismo centrale isolato (ICI) è causato da un difetto isolato del GnRH ipotalamico. Può associarsi ad altre anomalie di sviluppo (labio-palotoschisi, agenesia dentale, agenesia renale, difetti uditivi), sincinesie bimanuali o anomalie scheletriche. Inoltre può essere associato a un senso dell’olfatto conservato oppure ridotto/assente, identificando, rispettivamente, l’ICI normosmico (nICI) e la sindrome di Kallmann. L’ICI è circa 5 volte più frequente nel sesso maschile, in cui presenta un’incidenza compresa tra 1:4000 e 1:10.000. I maschi si presentano generalmente in epoca adolescenziale o giovane adulta per un deficit di androgenizzazione e/o infertilità; l’eventuale presenza alla nascita di micropene e criptorchidismo è indice di una difettosa attivazione dell’asse ipotalamoipofisi-testicoli già in epoca pre-natale. Negli ultimi anni lo studio molecolare di casistiche sempre più numerose e l’uso di modelli animali e cellulari hanno permesso di identificare un discreto numero di geni (fino a oggi più di 25 geni) coinvolti nella corretta differenziazione embrionale dei neuroni GnRH-secernenti, nel loro complesso processo di migrazione embrionale dalla placca olfattoria all’ipotalamo, nel signalling che contribuisce alla loro attivazione oppure nella secrezione/azione del GnRH (Fig. 3). Tuttavia, a oggi la diagnosi genetica è posta in circa il 30% dei casi. Questi progressi si sono rivelati fondamentali nel delucidare la fisiopatologia dell’ICI e la complessità della fisiologia dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi. L’ICI è una malattia genetica complessa, caratterizzata da penetranza ed espressività variabili e da diversi modi di ereditarietà. Questo significa che molte storie familiari di ICI non sono conformi al modello di ereditarietà mendeliana. La complessità del quadro fenotipico potrebbe trovare spiegazione nell’intervento cumulativo o compensativo di due o più geni (oligogenicità), così come di fattori ambientali e modificazioni epigenetiche. Anche la nota distinzione tra nICI e sindrome di Kallmann è stata messa in discussione, in quanto entrambe le forme possono essere presenti in differenti esponenti di un’unica famiglia. Non si tratta quindi di due differenti entità nosologiche, ma due differenti manifestazioni fenotipiche di uno stesso difetto genetico (Bonomi et al., 2012; Semple et al., 2010). Le tecniche di sequenziamento di nuova generazio51 S.L.C. Meroni, G. Russo Segnali a monte dei neuroni GnRh Migrazione PROK2/PROKR2 KAL-1 CHD7 Olfactory bulb ARC Olfactory tract NKB NK3 NKB M KISS1 GL CP NK3 KISS1R ME ON GnRH1 GnRHR Olfactory epithelium Genesi dei neuroni GnRH Sintesi/azione del GnRH FGF8/FGFR1 HS6ST1 NELF Figura 3. Rappresentazione schematica di alcuni dei geni coinvolti nella patogenesi dell’ICI. ARC, nucleo arcuato; CP, piatto cribriforme; GL, glomerulo; M, cellule mitrali; ME, eminenza mediana; ON, neuroni olfattori (da Bonomi et al., 2012, mod.). ne, che permettono di analizzare simultaneamente i geni coinvolti nell’ICI, potranno contribuire a individuare altri geni candidati e a identificare gruppi di mutazioni oligogeniche patogene. Oggi rappresentano principalmente uno strumento di ricerca, ma nel futuro potranno divenire un utile strumento diagnostico. È essenziale una stretta collaborazione tra clinico, genetista e biologo molecolare per una corretta interpretazione dei dati e del loro significato. L’ICI è stato tradizionalmente considerato una condizione permanente. In realtà nel 10-20% dei casi si verifica una ripresa spontanea della funzionalità dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi, con risoluzione del quadro di ipogonadismo (reversibilità). La reversibilità è stata osservata non solo nei casi di deficit lieve di GnRH, ma anche nei casi di deficit severo (pazienti con micropene e/o criptorchidismo, pazienti con assente sviluppo puberale spontaneo). Tale osservazione suggerisce una certa dinamicità e plasticità dei neuroni GnRH-secernenti, anche in età adulta. Un aumento del volume testicolare in corso di trattamento con T è un possibile indicatore di reversibilità e impone quindi una rivalutazione del quadro in assenza di terapia sostitutiva (Raivio et al., 2007; Sidhoum et al., 2014; Boehm et al., 2015). 52 Sindrome di Klinefelter La sindrome di Klinefelter (SK) è un’aneuploidia cromosomica caratterizzata dalla presenza di un cromosoma Y e due o più cromosomi X in un soggetto fenotipicamente maschio. Nell’80% dei casi si riscontra un cariotipo 47,XXY, mentre nel restante 20% si riscontrano mosaicismi 46,XY/47,XXY, aneuploidie dei cromosomi sessuali di maggiore gravità (48,XXXY, 48,XXYY, 49,XXXXY) o anomalie strutturali dei cromosomi X. Nonostante sia l’aberrazione cromosomica più comune nel sesso maschile (prevalenza stimata 1:660 neonati maschi) e una delle più frequenti cause genetiche di infertilità (11% degli uomini azoospermici, 3% degli uomini infertili), è una condizione sicuramente sotto-diagnosticata, anche a causa della notevole variabilità di presentazione clinica. Data la crescente disponibilità di tecniche di diagnosi prenatale non invasive e l’eventuale possibilità futura di effettuare lo screening neonatale della SK su cartoncino, le diagnosi precoci di SK aumenteranno. Data l’assenza nella maggior parte dei casi di caratteristiche cliniche distintive evidenti alla nascita o durante l’infanzia, la diagnosi viene generalmente posta nel periodo peri-puberale o in età adulta per ipotrofia testicolare con severa o completa compromissione della spermatogenesi (a cui corrisponde un quadro Novità in andrologia dell’adolescente ormonale di ipogonadismo ipergonadotropo) e ginecomastia. Nei casi in cui il malfunzionamento testicolare inizia precocemente, alla nascita possono essere presenti micropene e/o criptorchidismo. Durante l’infanzia e l’età scolare possono essere presenti difficoltà del linguaggio o dell’apprendimento motorio, oltre a problemi comportamentali, che più frequentemente si rendono evidenti nella tarda infanzia o in adolescenza. La pubertà inizia spesso spontaneamente e a un’età simile rispetto ai coetanei, per cui si osserva un iniziale incremento del volume testicolare, del T e dell’InB. In seguito si assiste a un arresto di crescita del volume testicolare (mediamente 3 ml; range 1-7 ml), cui corrispondono livelli di InB ridotti/indosabili e di FSH marcatamente incrementati. I valori di T generalmente sono nella metà inferiore del range di riferimento dei soggetti adulti sani e, solo raramente, inferiori a tale range. Diversi studi hanno permesso di delineare l’evoluzione del danno gonadico nei pazienti con SK (Aksglaese et al., 2006; Rey et al., 2011). Nonostante l’aberrazione cromosomica sia di natura congenita, l’insufficienza testicolare ha un carattere progressivo: esordisce in epoca fetale e pre-puberale con un moderato deficit di cellule germinali e con una lieve disfunzione delle CL ed esita in età puberale-adulta, con un grave deficit di cellule germinali e una grave disfunzione delle CS. La lieve alterazione di funzionalità delle CL persiste per tutta la vita, con conseguente moderato ipoandrogenismo. L’involuzione del tessuto testicolare è caratterizzata, sul piano istologico, da ampia sclerosi e ialinosi dei tubuli seminiferi con deplezione delle cellule germinali, degenerazione delle CS e iperplasia delle CL. Ipogonadismo: terapia e fertilità Induzione dello sviluppo puberale La terapia dell’ipogonadismo ha come obiettivi ripristinare e mantenere adeguati livelli di T e, se desiderato, ripristinare la fertilità. Il primo obiettivo è indispensabile e sempre possibile, mentre il secondo obiettivo non è sempre possibile. La terapia sostitutiva con T deve essere intrapresa in epoca fisiologica dello sviluppo puberale (11,512,5 anni), se la diagnosi è nota, ed è finalizzata ad assicurare lo sviluppo e il mantenimento dei caratteri sessuali secondari, a favorire un adeguato accrescimento puberale e a prevenire le conseguenze del difetto ormonale su massa ossea, libido, composizione corporea e qualità di vita. Il T ha indubbia efficacia nell’indurre e mantenere i caratteri sessuali secondari, ma non ha alcun ruolo nel ristabilire o stimolare la fertilità. Non c’è un consenso unanime sulle modalità per indurre lo sviluppo puberale nell’adolescente. La terapia dovrebbe mimare il fisiologico sviluppo puberale e quindi garantire, durante ogni singolo stadio puberale, il ripristino di livelli di T simili a quelli fisiologi. La dose deve essere pertanto modulata in base all’età e allo stadio di sviluppo puberale del paziente e deve essere gradualmente incrementata nel corso di 2-4 anni fino al raggiungimento della dose adulta. Il T è disponibile in numerose preparazioni farmaceutiche, ciascuna caratterizzata da vantaggi e svantaggi (Tab. II). La scelta del prodotto deve tener conto delle prove di efficacia, delle caratteristiche farmacocinetiche, dei costi, ma anche delle preferenze del paziente. Nella pratica clinica la via più comunemente utilizzata in epoca adolescenziale è quella intramuscolare per il costo contenuto, la comodità d’uso (possibilità di fornire dosaggi differenti) e l’azione duratura, con conseguente buona adesione terapeutica. Sono state allestite preparazioni intramuscolo di T esterificato con composti che ne rallentano il rilascio. Tali preparazioni intramuscolari di T sono caratterizzate, sotto il profilo farmacocinetico, da periodi di sovra-dosaggio e di sotto-dosaggio: si riscontrano concentrazioni sieriche di T elevate nei primi giorni successivi all’iniezione e concentrazioni basse nei giorni che precedono la somministrazione successiva. Sono quindi lontane dal mimare la fisiologica produzione di T e dal fornire una risposta soddisfacente alle esigenze dei pazienti con ipogonadismo (Bertelloni et al., 2010; Bhasin et al., 2010). I preparati introdotti più recentemente (formulazioni transdermiche e testosterone undecanoato per via intramuscolare) permettono di ottenere livelli di T più fisiologici e costanti. Una recentissima nota AIFA ha disposto che la prescrizione dei farmaci a base di testosterone sia limitata, nell’ambito delle indicazioni terapeutiche autorizzate, agli specialisti deputati alla diagnosi e al trattamento delle relative patologie (andrologo, endocrinologo, urologo). Nell’ipogonadismo ipogonadotropo l’induzione dello sviluppo puberale può essere potenzialmente ottenuto mediante la somministrazione sottocute di GnRH pulsatile tramite pompa (disponibile solo in pochi centri) o mediante la somministrazione di gonadotropine (hCG ± rFSH) per via sottocutanea o intramuscolare. Tale terapia è più fisiologica, poiché stimola la crescita volumetrica dei testicoli, la produzione endogena di T e la spermatogenesi. Tuttavia, trova delle limitazioni derivanti sia dalla frequenza di somministrazioni (2-3 a settimana) con il rischio di una ridotta compliance, sia dal costo non irrilevante (Han et al., 2010). Sono pochi gli studi che hanno valutato l’efficacia del trattamento sostitutivo con gonadotropine per l’induzione puberale; non esistono, inoltre, studi randomizzati rivolti al confronto dell’efficacia di terapie diverse o schemi terapeutici differenti con gonadotropine in tale fascia d’età (Tab. III). Rimane, infine, ancora da determinare se l’induzione dello sviluppo puberale con gonadotropine comporti un beneficio in termini di fertilità in età adulta, rispetto alla terapia con T. Il pre-trattamento con il solo FSH ricombinante sembra associarsi a modifiche strutturali testicolari e biochi53 S.L.C. Meroni, G. Russo Tabella II. Principali formulazioni di testosterone disponibili per la terapia sostitutiva. Via di somministrazione Intramuscolare Principio attivo Dose iniziale Dose adulto Pro Testosterone enantato 25-50 mg/ 2-4 sett. 200-250 mg/ 2-3 sett. • Larga esperienza in adolescenza • Modalità di somministrazione • Dolore in sede di inoculo • Fluttuazioni marcate del T sierico • Ginecomastia • Alterazioni dell'umore Testosterone propionato Transdermico Contro 200 mg/ 2-3 sett. Testosterone undecanoato - 1000 mg/ 12 sett. (range 10-14 sett.) • Livelli sierici di T stabili • Modalità di somministrazione • Dolore in sede di inoculo • Scarsa esperienza in adolescenza Patch scrotali * - 4-6 mg/die • Variazioni circadiane simil fisiologiche • Elevati livelli sierici di diidrotestosterone • Irritazione cutanea • Diradamento peluria scrotale Patch non scrotali * 14-16 aa: 2,5 mg/1 2h notturne 2,5-5 mg/die • Variazioni circadiane simil fisiologiche • Scarsa esperienza in adolescenza • Irritazione cutanea • Variazioni circadiane simil fisiologiche Possibile individualizzazione delle dosi • Facile applicazione • Assorbimento rapido • Buona tollerebilità cutanea • Scarsa esperienza in adolescenza • Possibile androgenizzazione per contatto 17-19 aa: 2,5 mg/die > 20 aa: 5 mg/die Gel 1% 0,5 mg/die (incrementi in base a T sierico) 5-10 mg/die Gel 2% - 2-4 mg/die Orale Testosterone undecanoato 40 mg/die per 6-12 mesi 40-80 mg per 2-3 volte/ die (a stomaco pieno) • Modalità di somministrazione (orale) • • • • Transbuccale Biopellet 30 mg * - 30-60 mg/die (applicazione gengivale) • Direttamente in circolo • Livelli stabili di T sierico • Non influenza di cibo/bevande • Nessuna esperienza in adolescenza • Alterazioni del gusto • Irritazione gengivale Impianto/pellet sottocute ** Testosterone cristallino - 0,8-1,2 g ogni 6 mesi • Sicuro ed efficace se necessità di terapia a vita • Incisione chirurgica per l'inserzione • Rischio di estrusione (poco adipe, attività fisica) • Rischio infezione * Fuori commercio in Italia ** Non disponibile in Italia 54 • Nessuna esperienza in adolescenza • Possibile androgenizzazione per contatto Effetti clinici variabili Fluttuazioni del T sierico Multiple quotidiane Nessuna esperienza in adolescenza Novità in andrologia dell’adolescente Tabella III. Proposta di schema per l’induzione dello sviluppo puberale mediante testosterone per via intramuscolare (im) e mediante gonadotropine per via sottocutanea (sc) o intramuscolare (im). L’incremento della dose deve avvenire circa ogni 6 mesi. Tipo di terapia Schema di induzione della pubertà Testosterone im 25 mg ogni 2-4 settimane 50 mg ogni 2-4 settimane 75 mg ogni 2 settimane 100 mg ogni 2 settimane 125 mg ogni 2 settimane 200-250 mg ogni 2-3 settimane (dose adulto) Gonadotropine im/sc rFSH 50 U 2 volte/settimana (per 2-4 mesi) rFSH 50 U 2 volte/settimana + hCG 500 U 2 volte/settimana rFSH 50 U 2 volte/settimana + hCG 1000 U 2 volte/settimana rFSH 75 U 2 volte/settimana + hCG 1500 U 2 volte/settimana rFSH 75 U 3 volte/settimana + hCG 1500 U 3 volte/settimana miche, che potrebbero riflettersi in un miglioramento della fertilità futura. di riproduzione assistita, tra cui la ICSI (IntraCytoplasmatic Sperm Injection). Fertilità e ipogonadismo ipogonadotropo Fertilità e sindrome di Klinefelter L’ICI è una delle rare cause d’infertilità maschile trattabile, grazie alla somministrazione di GnRH pulsatile sottocute oppure, più comunemente, di gonadotropine (hCG ± rFSH). La spermatogenesi richiede sia l’azione del FSH, sia un’adeguata concentrazione di T intra-testicolare (50-100 volte superiore a quella sierica). Quest’ultima può essere ottenuta mediante la somministrazione di hCG. Per definire l’approccio ottimale per il trattamento della fertilità negli uomini con ICI (dosi, tempi) è necessario un trial multicentrico randomizzato internazionale. La maggior parte dei pazienti (circa il 75%) con ICI sviluppa spermatozoi nell’eiaculato, sebbene con conte nella maggior parte dei casi inferiori al range di normalità (comunque basse concentrazioni di spermatozoi non precludono la fertilità). L’incremento della conta spermatica si verifica più tardivamente negli uomini con ipogonadismo congenito rispetto agli uomini con ipogonadismo acquisito a insorgenza post-puberale. Tale differenza potrebbe essere spiegata dal fatto che i testicoli dei pazienti con ipogonadismo post-puberale sono stati positivamente primed durante la vita fetale, neonatale e puberale. Il volume testicolare è un fattore determinante per il successo del trattamento: minore è il volume testicolare, quanto più è difficile ottenere una normalizzazione della conta spermatica. Altri possibili fattori predittivi negativi sono il criptorchidismo e bassi livelli sierici d’InB (Bouvattier et al., 2012; Zacharin, 2015). In caso di buona risposta alla terapia, poiché il mantenimento della fertilità nel tempo non è garantito, è consigliabile proporre la criopreservazione dello sperma. In caso di grave compromissione della conta spermatica (o della qualità), è possibile ricorrere alle tecniche L’eiaculato dei soggetti con cariotipo 47,XXY mostra azoospermia. Gli spermatozoi sono osservati raramente nell’eiaculato (8%) e sono stati riportati solo casi eccezionali di paternità spontanea. Per tale motivo, prima dell’introduzione delle tecniche di estrazione spermatica e fertilizzazione in vitro, i pazienti con SK erano considerati irrimediabilmente e irreversibilmente sterili. Gli spermatozoi devono essere ricercati in primis nell’eiaculato e, se non individuati, possono essere recuperati con tecniche di estrazione testicolare. Nell’ultimo decennio lo sviluppo di queste nuove tecniche ha permesso ad una parte dei soggetti con SK di procreare con il proprio seme. Infatti, anche nei soggetti con azoospermia all’eiaculato possono essere presenti singoli foci di spermatogenesi residua a livello intra-testicolare. La TESE convenzionale prevede l’esecuzione di biopsie multiple del testicolo; la micro-TESE (Testicular Sperm Extraction) è una tecnica di micro-chirurgia che permette di identificare i singoli tubuli seminiferi con spermatogenesi attiva, riducendo al minimo i danni al tessuto testicolare e massimizzando il tasso di successo di recupero di spermatozoi. Sulla base della letteratura esistente, il tasso medio di recupero di spermatozoi è del 42% con la TESE e del 57% con la micro-TESE, sebbene con una certa variabilità a seconda delle casistiche considerate (Aksglaese e Juul, 2013). Sono stati analizzati vari fattori per predire la percentuale di successo del recupero chirurgico degli spermatozoi: età, cariotipo, livelli di T, gonadotropine e InB e volume testicolare. I risultati attuali sono contradditori, quindi nessun singolo parametro è stato fino a ora identificato. I bambini nati dopo ICSI con l’uso di sperma di pazienti con SK presentano un normale cariotipo; tuttavia il rischio di generare prole con aneuploidie cromosomiche deve 55 S.L.C. Meroni, G. Russo essere discusso con la coppia durante la consulenza genetica (eventuale diagnosi pre-impianto). È dibattuto se queste nuove tecniche di estrazione spermatica debbano essere proposte nei bambini o adolescenti con SK. Tale considerazione è supportata dalla nota evoluzione progressiva del danno testicolare. In realtà, considerando le casistiche riportate fino a ora in letteratura (casistiche relativamente piccole in termini di numerosità dei pazienti), non ci sono dati che dimostrino un beneficio nell’esecuzione della TESE in epoca adolescenziale rispetto in età adulta. Inoltre non ci sono dati in merito all’esito della TESE in età pre-puberale (Davis et al., 2015; Plotton et al., 2015; Gies et al., 2016). È fonte di discussione, infine, l’eticità di tali condotte in epoca pre-puberale e adolescenziale. Fertilità ed endocrine disruptors Studi epidemiologici hanno evidenziato dati allarmanti circa un peggioramento della salute andrologica maschile, tra cui un incremento dell’incidenza di malformazioni dei genitali e di tumori testicolari e un progressivo declino del potenziale di fertilità. Alla base di questo quadro sono evidentemente presenti degli elementi perturbanti, che agiscono su un substrato genetico di predisposizione. In particolare, il termine endocrine disruptor indica qualsiasi sostanza esogena in grado di interferire con la sintesi, secrezione, trasporto, metabolismo, legame recettoriale o escrezione di una sostanza endogena con azione ormonale. Nell’ambiente sono presenti particolari categorie di sostanze naturali o di sintesi, di origine agricola, industriale e/o domestica, in grado di interferire negli equilibri degli ormoni sessuali (diossine, pesticidi e insetticidi, materiali plastici e resine…), sebbene con meccanismi ancora non del tutto noti (WHO, 2012). Preservazione della fertilità La preservazione della fertilità in pazienti giovani affetti da patologie che possono compromettere il potenziale riproduttivo, da sole o come risultato del loro trattamento, rappresenta oggi una delle principali preoccupazioni. Grazie ai notevoli avanzamenti dei trattamenti oncologici, i tassi di sopravvivenza per le neoplasie in epoca infantile e adolescenziale sono nettamente migliorati: si stima una sopravvivenza a lungo termine in circa l’80% dei bambini e adolescenti con cancro e che 1 su 530 giovani adulti tra i 20 e i 39 anni è un soggetto sopravvissuto a un cancro in epoca infantile. Risulta pertanto essenziale garantire loro un’adeguata qualità di vita, tra cui anche garantire la preservazione della fertilità. I regimi chemioterapici che includono agenti alchilanti e trattamenti radianti diretti alle gonadi o all’ipofisi, così come i trattamenti radianti total-body, sono particolarmente tossici per le gonadi. Il danno testicolare è variabile e dipende da più fattori: classe, dose e posologia del farmaco impiegato, estensione e sede del campo di irradiazione, 56 dose erogata e suo frazionamento. Pertanto, prima di intraprendere tali terapie, dovrebbe sempre essere valutato il potenziale di gonadotossicità e quindi di infertilità del trattamento e l’appropriatezza nel ricorso a tecniche di preservazione della fertilità. Secondo le raccomandazioni dell’American Society of Clinical Oncology, il medico oncologo deve sempre discutere con il paziente in età riproduttiva le possibili opzioni di conservazione della fertilità (Moss et al., 2016). La criopreservazione del seme rappresenta una strategia efficace e dovrebbe essere proposta a tutti gli uomini prima di iniziare trattamenti potenzialmente gonadotossici. Con le attuali tecniche di riproduzione assistita è possibile ottenere gravidanze anche con pochissimi spermatozoi. È considerata la procedura standard nell’adolescente in grado di produrre seme mediante masturbazione. In caso di fallimento, sono state proposte tecniche di eiaculazione assistita più invasive (stimolazione del pene con vibratori o di elettroeiaculazione). Anche se campioni di sperma possono essere ottenuti dai ragazzi a partire dall’età di 12 anni, l’inizio della produzione di spermatozoi (spermarca) è molto difficile da prevedere, poiché esiste un’ampia variabilità in termini di dimensioni e/o di sviluppo dei caratteri sessuali secondari. Può essere ragionevole proporre tale modalità dall’età di circa 14 anni. Poiché la spermatogenesi si avvia alla pubertà, il bambino pre-pubere non può beneficiare del trattamento di criopreservazione dello sperma, ma può essere candidato, per ora solo a livello sperimentale, alla criopreservazione di cellule staminali spermatogoniali (Spermatogonial Stem Cells – SSCs), sia sotto forma di sospensione purificata di SSCs, sia sotto forma di tessuto testicolare. Lo sviluppo di strategie per la preservazione della fertilità nei bambini in età pre-pubere e di tecniche di espansione e maturazione in vitro delle SSCs criopreservate è ancora agli inizi e ricca di numerose incertezze, anche in campo etico e legale. I progressi sono incoraggianti, ma richiedono un’ulteriore convalida in termini di efficacia prima di poter essere applicate di routine nella pratica clinica. Pertanto la crioconservazione di tessuto testicolare nei bambini pre-puberi deve essere eseguita solo in ambito sperimentale (Picton et al., 2015). Conclusioni e prospettive future In questi ultimi anni sono stati numerosi gli avanzamenti nelle conoscenze della fisiologia dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi e delle patologie a esso correlate. Al momento attuale non esistono indicazioni in merito al miglior approccio terapeutico per l’induzione dello sviluppo puberale nell’adolescente ipogonadico. In attesa di un protocollo terapeutico condiviso, il trattamento deve essere “modellato” e discusso con il singolo paziente, secondo le attuali conoscenze di- Novità in andrologia dell’adolescente sponibili e l’esperienza acquisita. Particolare interesse è rivolto alla terapia combinata con gonadotropine nell’adolescente con ipogonadismo ipogonadotropo, che potenzialmente (ma deve ancora essere dimostrato) potrebbe migliorare la prognosi in termini di fertilità in età adulta. È stato proposto il trattamento con gonadotropine anche in epoca neonatale con lo scopo di mimare la fisiologica produzione ormonale della mini-puberty, probabilmente rilevante per una normale funzionalità testicolare futura. L’efficacia della terapia combinata con gonadotropine in epoca adolescenziale e neonatale dovrà essere dimostrata mediante studi prospettici controllati. La comprensione della complessa base genetica dell’ICI, mediante lo studio di casistiche sempre più ampie, potrà anch’essa contribuire a delucidare la fisiopatologia dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi e quindi a sviluppare trattamenti mirati. La preservazione della fertilità in pazienti giovani ipogonadici o a rischio di ipogonadismo rappresenta oggi uno dei principali interessi. Occorre sviluppare un algoritmo condiviso per la preservazione dello sperma/ tessuto testicolare nel paziente pre-pubere o adolescente. Lo sviluppo di nuove strategie, così come di tecniche di espansione e maturazione in vitro delle SSCs, è ancora ricca di numerose incertezze, anche in campo etico e legale, e richiede ulteriore convalida in termini di efficacia. Box di orientamento • Ipogonadismo centrale isolato (ICI) Le nuove tecnologie stanno contribuendo non solo alla definizione genetica dell’ICI, ma anche all’avanzamento delle conoscenze biologiche e molecolari della complessa fisiologia dell’asse ipotalamo-ipofisigonadi. L’ICI è una malattia genetica con penetranza ed espressività variabili e diversi modi di ereditarietà. La complessità del quadro fenotipico trova spiegazione nell’intervento cumulativo o compensativo di due o più geni (oligogenicità), così come di fattori ambientali e modificazioni epigenetiche. La possibile reversibilità del quadro di ipogonadismo (10-20% dei casi) suggerisce una certa dinamicità e plasticità dei neuroni GnRH-secernenti, anche in età adulta. • Terapia La terapia ormonale sostitutiva in adolescenza dovrebbe mimare il fisiologico sviluppo puberale e quindi garantire, durante ogni singolo stadio puberale, il ripristino di livelli di T simili a quelli fisiologi. Nell’adolescente con ipogonadismo ipergonadotropo è indicata la terapia con T; nell’adolescente con ipogonadismo ipogonadotropo deve essere presa in considerazione la terapia combinata con gonadotropine, anche per il suo possibile effetto positivo sulla fertilità in età adulta. A oggi, tuttavia, non esistono schemi terapeutici condivisi per l’induzione dello sviluppo puberale nel maschio ipogonadico. • Fertilità Lo sviluppo di tecniche di estrazione spermatica e fertilizzazione in vitro ha permesso ad una parte dei soggetti con SK, precedentemente considerati irrimediabilmente e irreversibilmente sterili, di procreare con il proprio seme. È tuttora dibattuto, anche per motivi etici, se queste nuove tecniche debbano essere proposte nei bambini o adolescenti con SK. A oggi non ci sono dati che dimostrino un beneficio nell’esecuzione della TESE in epoca adolescenziale rispetto in età adulta. La preservazione della fertilità in pazienti giovani ipogonadici o a rischio di ipogonadismo rappresenta oggi uno dei principali interessi. La criopreservazione del seme rappresenta una strategia efficace nell’adolescente. Il bambino pre-pubere potrebbe essere candidato, per ora solo a livello sperimentale, alla criopreservazione di SSCs. I progressi in tale ambito sono incoraggianti, ma richiedono un’ulteriore convalida in termini di efficacia prima di poter essere applicate di routine nella pratica clinica. Bibliografia Aksglaede L, Sørensen K, Boas M, et al. Changes in anti-müllerian hormone (AMH) throughout the life span: a populationbased study of 1027 healthy males from birth (cord blood) to the age of 69 years. J Clin Endocrinol Metab 2010;95:5357-64. Aksglaede L, Wikström AM, Rajpert-De Meyts E, et al. Natural history of seminif- erous tubule degeneration in Klinefleter syndrome. Human Reproductiob Update 2006;12:39-48. sue conseguenze in termini di produzione ormonale e spermatogenesi. Aksglaede L, Juul A. Testicular function and fertility in men with Klinefelter syndrome: a review. Eur J of Endocrinol 2013;168:R67-R76. Bertelloni S, Baroncelli GI, Garofalo P, et al. Androgen therapy in hypogonadal adolescent males. 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Corrispondenza Gianni Russo UO Pediatria e Neonatologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Istituto Scientifico San Raffaele, Milano Tel. +39 02 26436018 - E-mail: [email protected] 58