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ART STREIBER/AUGUST/CONTRASTO L’UOMO CHE CREDE ALLE FIABE 108 velvet Gente di velluto Chris Hemsworth, più noto come “Thor”, torna al cinema in “Biancaneve e il cacciatore”. A noi rivela il suo lato da guerriero romantico DI ROBERTO CROCI Chris Hemsworth «PER ESSERE FELICI BISOGNA TROVARE LA PERSONA CON CUI CONDIVIDERE SUCCESSI E DOLORI. AMO I PINGUINI PERCHÉ SONO FEDELI TUTTA LA VITA» T ruolo nella soap opera australiana “Home and Away”, ho deciso di andare a Hollywood. Spesso mi criticano per aver avuto successo senza aver studiato in qualche sofisticata scuola di recitazione. Eppure ho passato quattro anni ad affinare le mie capacità sul set, avendo la possibilità di sbagliare senza conseguenze tragiche per la mia carriera. Ho lavorato più che duramente, in un business crudele e letale, dove è una battaglia quotidiana non solo con attori americani, ma australiani, indiani, filippini, italiani, inglesi. Come me ce ne sono decine di migliaia che fanno fatica a pagare l’affitto. Non è solo questione di merito, bisogna anche avere fortuna». Per Chris la fortuna arriva con il ruolo di George Kirk, papà del Cpt Kirk interpretato da Chris Pine nell’ultimo “Star Trek” diretto da J.J. Abrams. «Ero a Chicago, quando il mio manager mi chiama e mi dice che è riuscito a farmi ottenere un’audizione con mr. Abrams in persona. Ho preso il primo aereo per LA e appena ci siamo incontrati J.J. mi ha dato la parte!». Segue il thriller “A Perfect Getaway”, con Milla Jovovich, Steve Zahn e Timothy Olyphant, e il primo ruolo da protagonista in “Thor” diretto da Kenneth Branagh. «Conoscevo Ken per il suo lavoro su Shakespeare. Se devo essere sincero l’unica mia esperienza con il Maestro erano un paio di rappresentazioni teatrali che avevo fatto al liceo. Eppure Ken mi ha insegnato come usare le passioni, trarre il meglio dalle mie relazioni umane e dalle mie esperienze di vita trasponendole nei miei dialoghi. Mi ha anche dato una pila di libri da leggere, tra cui “Siddharta”, di Herman Hesse. Chris, nel cast di “The Avengers” e di “Biancaneve e il cacciatore” (dall’11 luglio in Italia), ha appena finito di girare “Rush”, diretto da Ron Howard, storia della rivalità tra due miti della Formula 1, James Hunt, detto The Shunt, e Niki Lauda, nel Campionato del 1976, anno in cui l’inglese Hunt vinse il titolo mondiale con la McLaren per un solo punto sull’avversario austriaco che, alla guida della Ferrari, si schiantò sul circuito del Nürburgring, in Germania. «Sono cresciuto amando i film che riuscivano a trasportarmi in un altro mondo, che mi facevano “vivere” situazioni che raramente accadono nella realtà. Questo è stato il motivo per cui ho deciso di lavorare a Hollywood». Nonostante sia stato soprannominato il nuovo Brad Pitt, Chris non fa una piega. «Sono onorato. Però sono cresciuto lontano da Hollywood, quando non lavoro non sono su Twitter e nemmeno su Facebook, sono a fare surf, a giocare a football. In famiglia siamo molto competitivi, c’è sempre qualche record da infrangere. Mia moglie Elsa ha deciso di crescere India parlando solo spagnolo, ma io non lo parlo. Ora sto imparando, ma non sono ancora in grado di avere una conversazione con lei», sorride. «Però so cosa dire quando devo salvarmi: “Claro, claro que sì, mi amor”». CONTRASTO re bambini biondi dalla carnagione bianchissima corrono nel bush australiano di una comunità aborigena, a nord di Melbourne. Stanno giocando, intenti a esplorare una grotta infestata dai fantasmi. L’immagine è di quelle classiche, alla Peter Weir, che rimangono impresse nella memoria. «Sono cresciuto ascoltando fiabe di spiriti e leggende antiche», ricorda Chris Hemsworth raccontando della sua infanzia australiana. «Storie narrate da vecchi guerrieri, che mi hanno insegnato non solo a costruire armi di qualsiasi genere e tipo archi, lance, spade, asce, mazze chiodate - ma soprattutto a rispettare la sacralità della morte, e di conseguenza ad apprezzare la vita. Sarò sempre grato ai miei genitori per avermi dato questa connessione con le tradizioni della mia terra e con le radici più sacre della spiritualità». Chris, chioma dorata, occhi azzurri-azzurri, mascella quadrata e sorriso sornione, è il secondo di tre fratelli. Il più grande, Luke, è una star televisiva “aussie”, mentre il più piccolo della nidiata, Liam, è ormai diventato famoso al fianco di Jennifer Lawrence nella celebre saga “Hunger Games”. Loro tre, insieme, compongono il nuovo clan hollywoodiano: pronti a rivaleggiare con i Coppola, i Phoenix, i Bridges, i Baldwin & Sheen. I genitori di Chris avevano una mandria di bufali e gestivano un negozio di alimentari che funzionava anche come ufficio postale. «Sono cresciuto in un paese microscopico nel mezzo del nulla. Non c’era molto da fare, per passare il tempo dovevamo essere creativi, leggevo parecchio, tra i miei libri preferiti “Il Signore degli Anelli” e “The Hobbit”. Avevamo un televisore, ma la ricezione era scarsa. L’unico collegamento con la civiltà era un camion che una volta al mese ci forniva provviste tra cui qualche video. Ricordo che con i miei fratelli ci siamo comprati “La storia infinita” e “Labyrinth”. Che devo aver visto mille volte, sognando di poter finire un giorno anch’io in un film». Quando Chris ha 8 anni, la famiglia si trasferisce a Phillip Island, il parco naturale australiano più famoso, patrimonio nazionale e sede di numerose specie protette tra cui koala e pinguini. «Amo la fedeltà dei pinguini. Loro hanno un solo partner nella vita. Sono devoti al punto tale da morire per la sopravvivenza del proprio compagno. Crescendo ho capito che tanti dei miei valori li ho incamerati osservando animali e natura. E ormai fanno parte della mio bagaglio culturale. Grazie ai miei ho viaggiato parecchio e avuto la fortuna di incontrare gente solida, vera. Per essere felici bisogna solo trovare la persona giusta con cui condividere dolori e successi. E quando si trova l’anima gemella non si può far altro che migliorare e voler dare il meglio di se stessi». Lo dice sorridendo, riferendosi forse al matrimonio con la star spagnola Elsa Pataki, con cui ha appena avuto la prima figlia, India Rose. «Dopo un primo velvet 111