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SPECCHI
ECONOMICO
il personaggio del mese
riCCardo morganTi
specchio
economico
GIOVAnI:
meGlIO Un lAVORO
A RIsChIO Che
Un lAVORO A TempO
deTeRmInATO
n Italia si lamenta
una presenza alluvionale di precari,
giovani disoccupati o impiegati con evanescenti
contratti a tempo determinato. Gli interessati organizzano dibattiti, manifestazioni, proteste, fondano
sindacati, chiedono provvedimenti legislativi per il
ripristino di un contratto
obbligatorio unico a tempo
indeterminato, istituto che
tutto sommato favorirebbe
anche le imprese perché
queste hanno bisogno di lavoratori motivati, sicuri del posto di
lavoro e del proprio domani, affezionati all’azienda e premurosi per le
sue sorti.
Ma la massa non conosce bene la
realtà della cosiddetta disoccupazione giovanile. Sommersi dalle domande di assunzione, solo i responsabili del Personale conoscono un
po’ più a fondo la situazione. Se però
leggono quelle domande, perché
quando non occorre o non si vuole
assumere, neppure si perde tempo a
rispondere. Possono conoscere, comunque, bisogni, motivi, aspettative, speranze che spingono i giovani
a cercare oggi il lavoro e che, tranne
la fame, sono in fondo gli stessi del
dopoguerra. Non c’è dubbio che la
massa è seriamente intenzionata a
lavorare, molti sono infatti bravi ragazzi, preparati, volenterosi, desiderosi di inserirsi nel mondo produttivo e via via di migliorare, di farsi
una famiglia, di avere un avvenire
meno incerto e più sicuro.
Per costoro non trovare lavoro o
trovare solo un’occupazione precaria
è causa di malcontento, delusione,
anche ribellione verso un mondo che
li inganna sciorinando continuamente dinanzi ai loro occhi i falsi miti del
successo, della ricchezza, del consumismo, ma fornendo scarse prospettive e nessuna garanzia per il futuro.
Il problema è complesso perché innanzitutto la maggiore responsabilità di questa situazione va attribuita
proprio ai loro genitori, o meglio ai
genitori di molti di loro.
I lavoratori italiani avevano compiuto gigantesche conquiste con l’adozione della Costituzione che edificò il nuovo Stato proprio sul lavoro,
e successivamente, dopo un quarto di
secolo, con l’approvazione dello Statuto dei lavoratori. Insieme alla sicurezza del posto di lavoro, questa legge però innescò un «mal sottile» nell’organismo del Paese: saturi di ideologie in una società che andava ab-
I
d i V I C T O R C I U F FA
bandonando proprio i valori alla base
di ogni ideologia - di destra e di sinistra -, crebbe il numero dei falsi lavoratori, soliti tradire la stessa classe lavoratrice con assenteismo, parassitismo, sfruttamento del datore di lavoro privato e soprattutto pubblico.
Nacque un nuovo sport nazionale,
l’Italia si trasformò via via nella Repubblica non dei proletari ma dei lavativi, degli scansafatiche, dei furbi,
dei ladri. Ma una volta sgominata
dalla magistratura l’inerte classe politica che consentiva quella situazione, poteva la «classe padronale»,
spregiativamente così allora definita,
ma anche tutti i benpensanti, rinunciare a compiere, grazie ai «tecnici»
assunti al Governo, una specie di
colpo di Stato nel mondo del lavoro,
eufemisticamente definendolo «introduzione della flessibilità»? Tanto
più che di una Legge Treu e poi di
una Legge Biagi v’era oggettivamente urgente e assoluto bisogno per ridare slancio all’economia, alla produzione, all’occupazione.
Ma l’orgogliosa classe operaia artisticamente rappresentata nel suo celebre dipinto da Pellizza da Volpedo
si trasformò nell’armata frustrata dei
co.co.co e degli «stabilissimi precari». E a tutt’oggi non si è ancora riusciti a trovare una via di mezzo tra
stabilità e flessibilità, tra posto fisso e
disoccupazione cronica. A queste
conseguenze dell’incoscienza, del-
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l’irresponsabilità e della
colpevolezza di quei pseudo lavoratori furbi, assenteisti e sfruttatori degli anni 80 e 90, tuttora arroccati
in comodissime e depredatissime aziende pubbliche,
enti e Ministeri, come nemesi storiche si sono aggiunte altre disgrazie: la
«delocalizzazione» ossia il
trasferimento delle attività
produttive compiuto da
numerosissime
imprese
italiane in Paesi stranieri, la
dissoluzione di interi, qualificatissimi e fruttiferi distretti industriali, la grande crisi economica «globale» tuttora in corso. E,
per l’Italia in particolare, le conseguenze negative della interessata ma
anche incauta e deludente adesione
all’Unione monetaria europea.
Così oggi nelle domande di assunzione degli aspiranti precari si leggono il possesso quanto meno di una
laurea, la conoscenza quanto meno
di una lingua, un elenco di impieghi
già ricoperti ma di brevissima durata, l’ultimo dei quali talvolta ancora
in atto. Tanto che c’è da chiedersi: è
possibile che in tutte queste occasioni di lavoro la loro prestazione non
sia stata apprezzata da aziende in
difficoltà proprio per la mancanza di
personale valido, produttivo, volenteroso? Possibile che tutti i datori di
lavoro siano così esigenti, sfruttatori,
profittatori?
Purtroppo la grande lezione, o meglio la grande rivincita ottenuta negli
anni 90 dalla «classe padronale» contro le violazioni dello stesso Statuto
dei lavoratori compiute da quella
parte della classe lavoratrice arrogante, assenteista, lavativa e disonesta, non ha esaurito la propria efficacia. Cioè non è aumentata, in generale, nei lavoratori italiani la voglia di
lavorare e di mantenersi stretto il posto di lavoro. Quello che alle grandi
imprese non era riuscito nel 1997 cioè l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e l’introduzione della libertà di licenziamento è riuscito sia pure parzialmente oggi,
con l’articolo 8 del decreto legge 138,
- la manovra finanziaria bis -, approvato dal Governo nel clou dell’estate,
il 13 agosto scorso.
Con il consenso dei sindacati
aziendali che qualcuno ha definito
«gialli» cioè venduti al padrone, si
potrà licenziare anche senza giusta
causa. Ma in realtà, quando un’azienda licenzia, un motivo c’è sempre. Meglio comunque un lavoro a
rischio che a tempo determinato.
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specchio
economico
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L’ITALIA
ALLO SPECCHIO
di Victor Ciuffa
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MARIO PESCANTE: RIPRESA ANTICIPATA
SE ROMA OTTERRÀ LE OLIMPIADI DEL 2020
intervista al vicepresidente del CIO
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il personaggio
RICCARDO MORGANTI: LA MAGIA
del mese
DI UN BUON CAFFÈ, AL BAR O IN FAMIGLIA
intervista all’amministratore delegato della Morganti Caffè
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MARIO VIRANO: PIÙ VANTAGGI
PER GLI ABITANTI, MA LA LIONE-TORINO SI FA
intervista al commissario di Governo per la ferrovia
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MAURO NORI: INPS, CON IL CUORE
NELLA TRADIZIONE E LO SGUARDO AL FUTURO
intervista al direttore generale dell’INPS
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MAURO PASTORE: BCC DI ROMA,
OCCORRE RILANCIARE LE PICCOLE IMPRESE
intervista al direttore generale
AGENZIE DI RATING: SONO FATTORI
DI CRISI, NON VANNO PIÙ ASCOLTATE
affidabilità minima per i condizionamenti subiti
HANNO SCRITTO PER
SPECCHIO ECONOMICO
✦ Ernesto Auci
✦ Giorgio Benvenuto
✦ Ettore Bernabei
✦ Giorgio Bernini
✦ Pier Luigi Bersani
✦ Giorgio Bertoni
✦ Leonzio Borea
✦ Luca Borgomeo
✦ Umberto Cairo
✦ Gildo Campesato
✦ Fausto Capalbo
✦ Sergio M. Carbone
✦ Salvatore Cardinale
✦ Nazzareno Cardinali
✦ Elio Catania
✦ Claudio Claudiani
✦ Romualdo Coviello
✦ Cesare Cursi
✦ Massimo D’Alema
✦ Sergio D’Antoni
✦ Dario De Marchi
✦ Cesare De Piccoli
✦ Maurizio de Tilla
✦ Antonio Di Pietro
✦ Massimiliano Dona
✦ Piero Fassino
✦ Cosimo Maria Ferri
✦ Domenico Fisichella
✦ Ilario Floresta
✦ Antonio Gambino
✦ Silvio Garattini
✦ Lucio Ghia
✦ Antonio Ghirelli
✦ Pier F. Guarguaglini
✦ Cesare Imbriani
✦ Pietro Larizza
✦ Luigi Locatelli
✦ Alessandro Luciano
✦ Antonio Marini
✦ Antonio Martusciello
✦ Antonio Marzano
✦ Giulio Mazzocchi
✦ Luigi Mazzella
✦ Alberto Mazzuca
✦ Vittorio Mele
✦ Andrea Monorchio
✦ Mario Morcone
✦ Alberto Mucci
✦ Nerio Nesi
✦ Michele Nones
✦ Giancarlo Pagliarini
✦ Claudio Petruccioli
✦ Nicoletta Picchio
✦ Fabio Picciolini
✦ Serena Purarelli
✦ Silvano Rizza
✦ Pierfilippo Roggero
✦ Anneli Rukko
✦ Stefano Saletti
✦ Carlo Salvatori
✦ Angelo Sanza
✦ Enzo Savarese
✦ Luigi Scimìa
✦ Luigi Tivelli
✦ Tiziano Treu
✦ Lanfranco Turci
✦ Adolfo Urso
✦ Domenico B.Valentini
✦ Mario Valducci
✦ Francesco Verderami
✦ Gustavo Visentini
✦ Vincenzo Vita
25
In Italia i rating vengono usati come strumenti di lotta
politica; hanno poca credibilità anche a causa
degli evidenti conflitti di interessi tra i soggetti
esaminati che pagano e gli esaminatori che riscuotono
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QUATTRO MANOVRE IN POCHI MESI,
E SE NE PROFILA UNA QUINTA
di Giorgio Benvenuto, presidente Fondazione Buozzi
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OUA. LEGGE DELEGA PER
RIFORMARE LA MAGISTRATURA ONORARIA
di Maurizio de Tilla, presidente dell’OUA
IMPRESE DI COSTRUZIONE, PIÙ RICORSO
ALLE AMMINISTRAZIONI STRAORDINARIE
di Lucio Ghia
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38
Il motivo per il quale ricorrono maggiormente, rispetto
al passato, all’amministrazione straordinaria risiede
nel vantaggio di poter mantenere integro il portafoglio
ordini anche dopo la dichiarazione di insolvenza
EMERGENZA CARCERI:
IL NECESSARIO CONTRIBUTO DEI MAGISTRATI
di Cosimo M. Ferri, segretario di Magistratura Indipendente
GIANNI ZONIN: DA VICENZA AL SUD
UNA BANCA NUOVA PER L’ITALIA FUTURA
intervista al presidente della Popolare di Vicenza
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Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza si espande dal
Nord Est al Meridione dove, attraverso la Banca Nuova,
offre una serie di servizi destinati alle famiglie e alle
aziende per favorire l’integrazione tra le due macro-aree
specchio
economico
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POLITICHE FAMILIARI. LA MANOVRA
IMPOVERIRÀ ULTERIORMENTE LA FAMIGLIA
di Tiziano Treu, vicepresidente della Commissione Lavoro
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MANOVRA FINANZIARIA.
QUELLO CHE I CITTADINI CHIEDONO AI POLITICI
di Santo Versace, deputato al Parlamento
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FNM. DUE NUOVI VEICOLI
PER IL TRASPORTO DI PERSONE E MERCI
si tratta di due rivoluzionarie biciclette della SEMS
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CRISI E RIPRESA. MARGINI DI RECUPERO
DAI DIFETTI DEGLI ITALIANI
di Claudio Siciliotti, presidente dei Dottori Commercialisti
Mensile
di economia,
politica
e attualità
GIOVANNI PISANU: BAHIA, L’ITALIA
CHE VOGLIONO ITALIANI E BRASILIANI
intervista al console onorario italiano
A N N O XXX
52
Tra il 15 e il 20 novembre prossimo a Salvador da Bahia
si svolgerà un congresso cui sono invitati tutti gli
ambasciatori e i consoli del Brasile per fare il punto
su problemi e prospettive per gli italiani in quel Paese
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UNIONE CONSUMATORI: COME DISSE KENNEDY,
IL PROGRESSO È LENTO, SI PUÒ FARE DI PIÙ
di Massimiliano Dona, segretario dell’UNC
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LA DIFESA E LA NATO.
L’IMPEGNO MILITARE ITALIANO IN IRAQ
del Gen. Giovanni Armentani
GIANLUCA IANNELLI (MASTERCARD):
UN GIORNO IN ITALIA SENZA CONTANTI
intervista al direttore del Marketing
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Si chiama «No cash day» l’iniziativa che vuole cambiare
il rapporto degli italiani con la moneta: sia dei
consumatori che non hanno fiducia nella sicurezza
dei sistemi virtuali di pagamento, sia dei commercianti
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FOTOEVENTI. APPUNTAMENTI,
INCONTRI, PERSONAGGI E IMMAGINI
di Maurizio Riccardi
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AFFARI & CULTURA. MOSTRE,
PRESENTAZIONI, AVVENIMENTI
piccolo viaggio tra opere d’arte in tutta Italia
AVVENIMENTI. RICORDO DI KRUGIER,
OVVERO RICORDO DI QUALITÀ
di Carlo Guarienti
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OTTOBRE
2 0 1 1
Abbonamento: annuo 60 euro
Copie arretrate: 12 euro
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numero 255 del 5 luglio 1982
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del 23/12/96 - Filiale di Roma
Tipografia: Futura Grafica
Via Anicio Paolino 21
00178 Roma
C’è una mostra a Venezia, dedicata a Krugier, che solo
l’intuizione dei veneti con i piedi per terra poteva offrire
per l’ordine e per la qualità, in netto contrasto con
l’orribile disordine e con il degrado della Biennale
CORSERA STORY. TELEVISIONE FA RIMA
CON ESTINZIONE, STAMPA FA RIMA CON CAMPA
l’opinione del Corrierista
CIUFFA EDITORE
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specchio
economico
MARIO PESCANTE: RIPRESA
ANTICIPATA SE ROMA OTTERRÀ
LE OLIMPIADI DEL 2020
«L
a scelta di Roma
per lo svolgimento
dei Giochi olimpici
costituirebbe un’iniezione
di fiducia perché
dimostrerebbe che
il nostro Paese vuole
investire sul futuro.
Oltre alla capitale
italiana, le città rimaste
in gara sono Baku, Doha,
Istanbul, Madrid e Tokio;
in buona posizione
appare la candidatura
della Turchia
»
Mario Pescante, presidente
della Commissione Relazioni
Internazionali del Comitato
Olimpico Internazionale
a candidatura di Roma quale
sede dei Giochi olimpici del
2020, sostenuta dal Comitato
Olimpico Nazionale Italiano e dall’Assemblea Capitolina con la deliberazione del 14 luglio 2010, si sta avviando verso la scelta finale, che
spetta al CIO, il Comitato Olimpico
Internazionale, che deciderà nel
2013. Nel frattempo le candidature,
rispetto al passato, si sono ridotte a 6,
tutte autorevoli e, quale più quale
meno, ognuna comunque suffragata
L
da particolari caratteristiche positive.
Caratteristiche bene illustrate nei
dossier presentati dai rispettivi sostenitori. Anche se mancano ancora
vari mesi alla scelta finale, in questo
periodo la competizione tra le città
concorrenti è destinata ad intensificarsi attraverso un’attività frenetica
anche se poco visibile, consistente
nel ricercare accordi e adesioni tra i
numerosissimi membri del CIO che
dovranno pronunciarsi a favore dell’una o dell’altra candidatura. La po-
sta in gioco è stimolante: è vero che
sulla città e sul Paese prescelto graveranno i costi per la realizzazione di
infrastrutture e strutture necessarie
per ospitare un avvenimento così
esteso, sentito e seguito nel mondo;
ma dalle Olimpiadi si attendono benefici non solo per la città interessata
ma, questa volta, addirittura per l’economia del Paese ospitante.
In tempi di crisi come l’attuale, anche il solo annuncio della scelta produrrebbe anche, sia pure ancora solo
specchio
economico
«I
9
sul piano psicologico, un effetto posidossier, dobbiamo organizzare la nostanbul è favorita
tivo sulle economie nazionali in diffistra lobbying e in teoria, pur essendo
da una situazione
coltà come quelle di Italia e Spagna,
partiti con qualche vantaggio perché
ma anche del Giappone. L’eventuale
siamo stati i primi a comunicare la
economica
positiva,
scelta di Roma servirebbe, inoltre, a
candidatura e i primi a trasmetterla
in controtendenza
rasserenare l’arroventato clima polial CIO, possiamo iniziare solo ora a
tico interno determinatosi negli ulticontattare gli «elettori». Inoltre, se
rispetto agli altri Paesi.
mi mesi. Ma quali possibilità di reaesaminiamo la situazione e le proLa Turchia è tutta
lizzarsi ha questa ipotesi? E quali sospettive di successo di ogni singola
no le possibilità delle concorrenti?
città, dobbiamo constatare come
un cantiere, è prevista
Vicepresidente del Comitato OlimpiIstanbul si avvantaggia di una situaanche la costruzione
co Internazionale e presidente della
zione economica positiva del Paese,
Commissione Relazioni Internaziocompletamente in controtendenza
di un tunnel sotto
nali, e già presidente del CONI,
non solo rispetto a tutti i Paesi d’Eulo Stretto del Bosforo,
l’on.le Mario Pescante in questa inropa, ma anche in confronto con gli
tervista fa il punto sullo stato dei laaltri; si prevede, infatti, un aumento
dotato di 8 corsie
vori e sulle prospettive. Pescante ha
a fine anno dell’8-9 per cento del suo
affiancate da una linea
ricoperto vari importanti incarichi
prodotto interno, per cui noi italiani,
anche politici: eletto due volte depuche speriamo in un aumento del nometropolitana; si giova
tato, è stato sottosegretario ai Beni
stro prodotto interno di pochi centeinoltre del prestigio
culturali con delega allo Sport e atsimi, comprendiamo benissimo con
tualmente presiede la Commissione
delle massime cariche
quale vantaggio la Turchia parta.
Politiche dell’Unione Europea della
D. Quali sono, in particolare, i fatdello Stato
Camera dei deputati.
tori che possono rafforzare la candiDomanda. Può fare il punto sugli
datura di Istanbul?
ultimi avvenimenti relativi alla scelta
R. Attualmente la Turchia è tutta
della città in cui doun cantiere. Ad
vranno svolgersi i
Istanbul è previGiochi Olimpici nel
sta, tra l’altro,
2020, e su quanto è
l’apertura di un
avvenuto dopo l’agtunnel sotto lo
gravarsi della crisi
Stretto del Boeconomica mondiasforo per evitare
le, con particolare
di costruirvi soriguardo alla candipra dei ponti;
datura di Roma,
tunnel che, reaespressa dall’Italia?
lizzato in tre anPossono influire, in
ni, sarà costituisenso negativo, le
to da quattro
difficoltà economicorsie affiancate
che
manifestatesi
da una ferrovia
nelle ultime settimetropolitana.
mane in Italia, con il
Nello
stesso
Istanbul. Il Palazzo del Sultano con vista sul Bosforo
susseguirsi di antempo la candinunci, polemiche,
datura
alle
contestazioni, ritardi? Come potreb- terà la World Cup di calcio ed è can- Olimpiadi si avvantaggia del prestibero riflettersi le attuali difficoltà didata all’organizzazione dei Mon- gio internazionale di personalità coeconomiche nazionali sulla prepara- diali di atletica; ma c’è da supporre me il presidente della Repubblica
zione di un avvenimento destinato a che la presentazione delle loro can- Abdullah Gul, il primo ministro Redidature sia finalizzata più che altro cep Tayyp Erdogan e il ministro desvolgersi fra ben 9 anni?
Risposta. Innanzitutto vorrei pre- alla loro ripresentazione per succes- gli Esteri Ahmet Davutoglu, che gomettere alcuni dati che illustrano sive occasioni.
dono di una grande stima e consideD. Come giudica, invece, quelle razione. In più, le recenti prese di
meglio la situazione. Esattamente il
2 settembre scorso è scaduto il termi- delle altre quattro città?
posizioni politiche del Governo di
R. Le loro caratteristiche le rendo- Ankara contro lo Stato di Israele
ne per l’accettazione delle richieste
da parte del CIO. Le «applicant no doppiamente insidiose. Innanzi- stanno guadagnando ad Istanbul la
city», quindi, sono rimaste 6. L’elen- tutto perché sono città importanti e simpatia dei Paesi arabi. Insomma si
co comincia con Baku in Azerbai- hanno il comune denominatore che tratta di una candidatura con la quagian, seguita da Doha nel Qatar; dal 2000 in poi si sono già candidate le dovremo fare i conti. Insomma la
quindi prosegue con le candidature nelle precedenti edizioni delle Olim- Turchia si sta ponendo come Paese
di Istanbul, di Madrid, di Roma e di piadi, pertanto i presentatori hanno leader nell’area mediorientale.
Tokyo. Ognuna delle 6 città possiede acquisito una rilevante esperienza e,
D. E per quanto riguarda le altre 3
peculiarità particolari. Senza volere soprattutto, i loro dossier sono già candidature di città europee?
assolutamente sminuire le potenzia- stati accettati in passato dal CIO; ora
R. Quanto a Madrid, è vero che la
lità sia loro sia dei Paesi che rappre- si tratta, pertanto, soltanto di aggior- Spagna attraversa le nostre stesse
sentano, le prime due, ossia le candi- narli. Quindi ci troviamo di fronte a difficoltà, ma ho già illustrato i motidature di Baku e di Doha, probabil- candidature già ben istruite, prepara- vi per i quali, nonostante la crisi ecomente sono candidature «di bandie- te e agguerrite.
nomica e i problemi che il Paese deve
D. Qual’è invece la situazione rela- affrontare, ha deciso di partecipare
ra». Spessissimo le due città hanno
ospitato significative manifestazio- tivamente alla candidatura di Roma? alla candidatura olimpica. Inoltre la
R. Stiamo preparando i relativi città è amministrata da un sindaco
ni, e basti pensare che il Qatar ospi-
»
10 specchio
economico
giovane e dalla grande personalità;
lo sport spagnolo sta riportando risultati straordinari nel mondo; i sostenitori della candidatura si avvalgono di una lobbying che era stata
preparata già in passato dal presidente spagnolo del CIO Juan Antonio Samaranch, poi scomparso. Per
quanto riguarda infine Tokyo, il dossier presentato nell’ultima edizione
era sicuramente uno dei migliori.
Tokyo si avvale del deciso appoggio
sia del governatore della Regione,
Shintaro Ishihara, il quale presiede il
Comitato di promozione e potrà avvalersi anche della solidarietà che
molti componenti del CIO, soprattutto asiatici, nutrono nei confronti di
un Paese che ha subito la recente catastrofe del maremoto.
D. Si continua a pensare alle Olimpiadi del 2020 come se non esistesse
la grande crisi mondiale che ancora
scuote l’economia?
R. Per la verità l’interrogativo che
si stanno ponendo in molti e che noi
stessi ci siamo posti è questo: «Ma in
questo momento di crisi, di tagli, di
sacrifici, è opportuno parlare di candidature olimpiche?». Abbiamo esaminato questo argomento nella prima riunione del Consiglio di amministrazione del CONI, che è composto dai massimi esponenti degli enti
locali, Regione, Provincia e Comune
e da esponenti della società civile, ed
è stato comunemente espresso il giudizio che in questo momento di crisi,
se procediamo solo con tagli di spese
e riduzioni di bilancio, il Paese è destinato ad impoverirsi sempre di più;
per cui molti prospettano la necessità
di studiare soluzioni in favore anche
della crescita e degli investimenti.
Abbiamo sottolineato però anche la
necessità che gli investimenti riguardino progetti seri, credibili, con scadenze precise. Ebbene proprio queste sono le principali caratteristiche
di un «investimento olimpico».
D. Qual’è stata la conclusione di
queste riflessioni?
R. La nostra opinione è stata riportata da molte agenzie di stampa internazionali in articoli intitolati «La
crisi non fermerà la candidatura di
Roma». Al di là della nostra opinione, abbiamo insediato a tempo debito, quindi ancor prima che la crisi deflagrasse, un Comitato di compatibilità economica che, presieduto dal
prof. Marco Fortis e affiancato da un
gruppo di lavoro esterno composto
da economisti, accademici ed esperti
di finanza pubblica, sta esaminando
da qualche tempo i dati da noi forniti. Entro la fine di ottobre o nei primi
giorni di novembre il Comitato ci rimetterà un rapporto sui costi e sui
benefici.
D. Se la scelta cadesse su Roma, a
Madrid. Uno scorcio del centro della città
«Q
uanto a Madrid,
è vero che la Spagna
ha le nostre stesse
difficoltà, ma ha illustrato
i motivi per i quali,
malgrado la crisi
economica, ha avanzato
la candidatura. Tokyio
ha presentato il dossier
migliore, si avvale del
deciso appoggio del
Governo e della solidarietà
espressa dai molti
componenti asiatici
del CIO per la catastrofe
che ha colpito il Paese
»
quanto ammonterebbero per l’Italia i
costi dell’Olimpiade del 2020?
R. Lo dirà il Comitato di compatibilità dopo la verifica dei dati che abbiamo fornito. Per ora noi abbiamo
parlato di una spesa tra gli 8 e i 9 miliardi di euro, ben al di sotto dei 26
miliardi spesi per le Olimpiadi di Rio
de Janeiro, per non parlare dei 44 miliardi spesi per quelle di Pechino e
degli stessi 12 miliardi di Londra. La
candidatura di Roma prevede
un’«Olimpiade sobria», come io l’ho
definita, e questo è il primo aspetto.
Per quanto riguarda i benefici, il Comitato valuterà l’aumento del prodotto interno che ne deriverebbe a un
Paese come l’Italia che fatica a realizzare aumenti di decimi di punto; altri
vantaggi sono il sostegno all’occupazione e un particolare progetto riguardante il turismo, che potrebbe
essere la carta vincente, dal punto di
vista economico, per l’intero Paese,
che è amato ma spesso sconosciuto
anche agli italiani: con l’offerta di un
ben organizzato «pacchetto turistico»
di visite, escursioni, servizi, si attirerebbero milioni di visitatori.
D. Si è cominciato a parlare delle
Olimpiadi del 2020 quando l’attuale
crisi economica mondiale non era
neppure cominciata; successivamente si è aggravata colpendo in particolare, a causa del forte debito pubblico, non solo la Grecia e il Portogallo
ma due Paesi, come la Spagna e l’Italia, che pretenderebbero di sopportare il massimo peso finanziario dei
Giochi. Qual’è la sua opinione?
R. Alla fine dell’estate abbiamo attraversato un difficile momento a causa della sfiducia dei mercati finanziari, delle borse e dei Governi stranieri
nei confronti della tenuta della nostra
economia. Una sfiducia che forse non
dipende neanche tanto dai dati fondamentali della nostra finanza pubblica, perché poi non è vero che questa versi in una situazione così disastrosa. Si è diffusa piuttosto una sfiducia sulle capacità di ripresa del Paese. C’è chi l’attribuisce alla classe politica, qualcuno al sistema bancario,
qualcun altro all’economia in generale. La scelta di Roma per lo svolgimento di un’Olimpiade costituirebbe
senza dubbio un’iniezione di fiducia
perché dimostrerebbe che questo Paese vuole investire sul futuro. Tutti
questi elementi saranno alla base della valutazione della Commissione
Fortis, poi saranno sottoposti all’attenzione del Parlamento con la presentazione di una mozione a sostegno
dei Giochi, fondata su argomentazioni tecniche, finanziarie ed economiche, sperando che i risultati siano positivi, come tutti ci auguriamo.
D. Il programma futuro?
R. Giunti a quel punto, andremo a
un confronto con il Governo per vedere come finanziare l’impresa.
■
Vivere sicuri non è solo un desiderio.
È un diritto.
Noi di Finmeccanica crediamo che vivere liberi da ogni pericolo sia un diritto di
tutti. Ecco perché oltre 76.000 persone del nostro Gruppo lavorano ogni giorno in
tutto il mondo per realizzare i migliori sistemi di sicurezza. Grazie ad una filosofia
improntata a partnership durature e un’incessante ricerca nell’alta tecnologia,
progettiamo e costruiamo aerei, elicotteri e sistemi integrati capaci di proteggere
le reti di trasporto, le infrastrutture, i confini nazionali terrestri e marini e la vita
di tutti i giorni. Che tu sia un pilota o un passeggero, un militare o un civile, la
tua sicurezza è il nostro obiettivo. Perché oggi un mondo più sicuro è possibile.
specchio economico 200x270 (C) 1
Towards a Safer World
20-07-2010 12:32:18
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specchio
economico
RICCARDO MORGANTI:
LA MAGIA DI UN BUON CAFFÈ,
AL BAR OPPURE IN FAMIGLIA
­Riccardo­Morganti,
amministratore­unico­
della­Morganti­Caffè
educe da un folle amore con
la bellissima attrice cinematografica inglese Belinda Lee,
rientrato in casa in Viale Bruno Buozzi a Roma una notte del 1960, il principe Filippo Orsini, assistente al Soglio Pontificio, mise sul gas una
moka per farsi un caffè. Ma triste e
sconsolato, se ne ricordò solo quando la macchinetta scoppiò riempiendogli la faccia di frammenti di alluminio e caffè. È un episodio inedito
di una serie incalcolabile di vicende
che hanno costellato la storia affascinante e misteriosa, quanto alle origini, della preziosa bevanda tratta dalle bacche di una pianta esotica: preziosa sia perché irrinunciabile per
milioni di consumatori, sia per il giro
di affari che alimenta. Ad illustrare
R
come si produce, si lavora e si consuma oggi il caffè non c’è migliore
esperto di chi, ereditando un’azienda
di torrefazione nata oltre cent’anni fa
e lavorandovi direttamente da oltre
mezzo secolo, ne conosce tutti i segreti: Riccardo Morganti, un nome
diventato un marchio di qualità.
Domanda. Sono 120 anni che esiste il caffè Morganti. Qual’è la storia
di quest’azienda? Come è nata, quali
sono state le sue origini?
Risposta. La fondò mio nonno Romeo Morganti, appartenente a una
famiglia di speziali. Ad un certo punto, a causa di un dissidio verificatosi
con un fratello, cominciò ad interessarsi di liquori e contemporaneamente di caffè; quindi, coadiuvato
dai figli Giovanni, Armando e Corra-
do, avviò a Roma un’attività sia di
produzione dei primi, sia di torrefazione del caffè in uno stabile di Via
Ripetta in cui risiedo tuttora. All'epoca il caffè proveniva dal Brasile, dall'America centrale, dall'Asia e dall'Africa e sbarcava a Genova. A quel
punto proseguiva il suo viaggio fino
alla foce del Tevere e da lì risaliva il
fiume con un vaporetto chiamato
«Garibaldi» che lo scaricava nel porto fluviale di Ripa Grande, di fronte a
Porta Portese. Poi con dei carri veniva portato in torrefazione, dato che
ancora non si parlava di autocarri,
tanto che avevamo anche delle scuderie per i cavalli. Questo fu l'inizio.
D. Poi che cosa avvenne dopo?
R. Mio nonno morì prematuramente nel 1915 e i tre figli prosegui-
specchio
economico
rono l’attività sempre nei locali, allora ingranditi, di Via di Ripetta e nei
magazzini di Via del Fiume. Intorno
al 1969 tutto lo stabilimento fu trasferito in Via di Tor Cervara, in prossimità di Via Tiburtina. Quando si decise il trasloco dell’azienda dai locali
divenuti ormai insufficienti, dal momento che mi ero laureato in architettura e ci occupavamo anche di costruzioni edilizie, curai personalmente la realizzazione del nuovo stabilimento. Successivamente, a causa
di una malattia di mio padre, dovetti
interessarmi anche del funzionamento dell’azienda del caffè e da quel
momento, circa 45 anni fa, me ne sono sempre occupato gestendola con
mio cugino Massimo e con le nuove
leve, costituite da mia nipote Vega e
dal mio figlio primogenito Andrea.
D. Quali programmi avete per il
futuro?
R. Cerchiamo di sviluppare l’attività, che si svolge tuttora in Via di
Tor Cervara, dove stiamo realizzando un ampliamento,
sempre alla ricerca
della qualità, risultato
che più ci interessa e ci
distingue.
Abbiamo
sempre avuto la passione per il caffè e siamo sempre vissuti in
questo ambiente, svolgendo l’attività soprattutto nell’ambito dei
pubblici esercizi. Il
caffè viene consumato
prevalentemente
in
due diversi ambienti:
in locali pubblici, in
particolare nei bar, e in
famiglia. Si tratta di
due canali ben distinti.
Nel caffè del bar si cura molto la qualità, il
servizio, l’assistenza;
quello di uso familiare si caratterizza
per la qualità e il prezzo inferiori, per
l’estetica della confezione e per la
componente pubblicitaria. Sono due
mercati diversi. A noi interessa anche
il comparto famiglie, ma con volumi
di vendita marginali rispetto al resto.
D. Per quale motivo?
R. Dal momento che la vendita del
caffè viene favorita dalla pubblicità e
dai prezzi inferiori, questo comporta
costi maggiori per le aziende, che
cercano una compensazione nella
qualità del prodotto. La nostra azienda riesce però ad essere competitiva
grazie anche ai minori costi di gestione, gestione che è sempre stata familiare. La differenza di qualità tra i
due mercati pertanto è notevole, si
tratta di due mondi diversi. Il consumatore da bar preferisce i caffè dolci,
quindi quelli brasiliani e centro-americani e alcune varietà etiopiche; non
«N
el 1890
il caffè da Genova
giungeva nel porto
di Ripa Grande,
a Porta Portese,
a bordo di
un vaporetto che
poi risaliva il Tevere;
quindi con i carretti
veniva trasferito
in torrefazione.
Non c’erano ancora
automezzi ma solo
carri e cavalli, tanto
che avevamo anche
delle scuderie
»
Vari­tipi­di­caffè­Morganti
è vero che il caffè africano è tutto di
qualità inferiore, alcuni sono anche
buoni, quelli etiopici sono altamente
profumati e quindi vanno inseriti in
miscele di maggior valore.
D. Chi ha scoperto il caffè?
R. Secondo una leggenda risalente
al 1300, la pianta arabica è nata in
Etiopia ma è tipica anche dello Yemen, Paesi che in tempi antichissimi
erano uniti. Le capre che ne mangiavano le bacche davano segni di nervosismo e i pastori ne chiesero la
spiegazione ai monaci che, ricavandone delle pozioni, si accorsero che
la loro ingestione consentiva di stare
più a lungo svegli per le preghiere
notturne. Lasciate accanto al fuoco,
le bacche si abbrustolivano sviluppando, alla temperatura di 170 gradi, un gradevole profumo; i monaci
ne trassero allora delle misture da
cui il primo caffè. Il nome deriva
13
dall’arabo «cavè» che indica il caffè
sia dell’Etiopia dove esiste una zona
chiamata «Caffa», sia nello Yemen
dove Caffa è il nome di una città.
Un’altra leggenda narra che Maometto fu colpito dalla malattia del
sonno e che l’arcangelo Gabriele gli
somministrò un infuso a base di
bacche nere; Maometto bevve la bevanda e si riprese talmente che disarcionò 20 cavalieri e soddisfece 20
donzelle.
D. Come si diffuse poi nel mondo?
R. Diventato un prodotto molto richiesto, gli arabi lo diffusero in Arabia e in Asia. Da Costantinopoli dilagò a Venezia, dove sorsero i primi
caffè, quindi in Europa. Nell’assedio
di Vienna del 1529 arabi e turchi furono sconfitti e fuggendo lasciarono
sotto le mura della città sacchi di
caffè che gli austriaci ritenevano fosse un alimento per i cavalli, poi ne
appresero l’uso dai prigionieri turchi.
D. Come viene lavorato?
R. La lavorazione è
tutta computerizzata e
automatizzata, è completamente cambiata
dai tempi in cui la nostra azienda fu fondata; oggi si avvale di un
numero limitatissimo
di persone, i dipendenti sono assorbiti piuttosto dalla distribuzione
e dalla vendita. Abbiamo un’adeguata diffusione nell’Italia centrale e già da alcuni anni
ci siamo dedicati all’estero con soddisfacenti
risultati in Cecoslovacchia, Polonia, Grecia,
Finlandia e Svezia. Sei
anni fa abbiamo rilevato la Caffè Camerino
che disponeva di validi concessionari; ne abbiamo mantenuto il marchio
«Caffè Camerino» con 3 effe nel logo.
Nei supermercati Metro e in Vaticano
siamo presenti con entrambi i prodotti Morganti e Camerino; comunque offriamo il Morganti come caffè
d’elite e l’altro come un prodotto più
commerciale.
D. Cosa cambia nel vostro caffè se
viene consumato al bar o a casa?
R. Cambia l’aroma, perché al bar
viene estratto con macchine a pressione, con la moka invece per ebollizione; il primo è più forte, il secondo più dolce. Il bar impiega caffè
fresco, in grani macinati all’istante,
ed è senz’altro migliore; quello usato in famiglia è macinato industrialmente e confezionato in sacchetti.
Generalmente il barista non vende il
caffè in chicchi al dettaglio, al massimo lo vende macinato a meno che,
14
specchio
economico
Comunque la cafoltre alla licenza per la
feina non produce
somministrazione, non
lo stesso effetto su
possieda anche quella
tutti, molto dipenper la vendita; per vende dalle miscele.
derlo confezionato ocQuelle molto rafficorrono entrambe. Nel
nate contengono
caso del «Camerino»
poca caffeina; i
abbiamo rilevato a Rocaffè a prezzo basma dei bar, ad esempio
so ne hanno soliin Largo Arenula e in
tamente di più.
Piazza Irnerio, dove abPoiché si tratta di
biamo mantenuto le miun prodotto insascele di tale marchio.
pore e il costo delD. Quali sono le zone
la macinazione è
più adatte alla coltivalo stesso, non si
zione?
capisce la diffeR. I terreni migliori
renza di prezzo. I
sono innanzitutto quelli
caffè più buoni ne
lontani dal mare, privi
hanno poca.
di salsedine, situati preD. Che cosa si
feribilmente in collina, a
prepara per il fuun’altitudine di 600-800
turo di questa bemetri. Sia per il caffè che
vanda?
si consuma al bar sia per
Da­sinistra:­Andrea,­Massimo,­Vega­e­Riccardo­Morganti
R. Si sta diffonquello usato in famiglia,
sono importanti le ricette per ottene- cosiddette 5 emme: «miscela, mac- dendo molto il caffè monodose anre buone miscele delle varie qualità; i china, macina, mano e Morganti». La che perché è molto pubblicizzato; la
prodotti centro americani, che sono moka non deve essere mai lavata con cialda non inquina e si smaltisce fapiù dolci, abbinati ad altri indiani o detersivi, il caffè non deve essere né cilmente, le capsule hanno il probleafricani, assumono una corposità di- poco né molto, l’acqua deve essere a ma dello smaltimento ed entrambe
versa e danno ottimi risultati. Noi livello della valvola, non sopra né hanno bisogno di macchine particopreferiamo miscelare Brasile, Sud e sotto; posta la moka su un fornello lari. Noi produciamo anche le cialde
Centro America, Colombia, Costari- medio, quando comincia a «borbot- Morganti, presenti nei punti vendita
ca, Guatemala, un po’ di Messico. tare» va lasciata farlo, poi spegnere il del nostro caffè per famiglia. Mentre
Confezionato in sacchi, il prodotto in fuoco, far riposare per 20 o 30 secon- la cialda è unica, usabile in tutte le
chicchi verdi arriva in container e di quindi versare nelle tazzine. Da macchine, la capsula può essere usaviene inserito in silos; le varie qualità qualche anno è comparso un diverso ta solo in alcune di esse. Comunque
vengono miscelate e poi tostate sen- modo di fare il caffè; il metodo mo- in futuro si consumerà molto caffè
za alcuna aggiunta di aromi o altre noporzionale. Anche noi l’abbiamo monoporzionale, ovvero cialde, cacomponenti, dato che in Italia è vie- adottato fornendo singole porzioni psule ecc.
D. Di tutti i modi di fare il caffè
tato ogni tipo di aromatizzazione. La di miscela; lo facevamo già per il
mia azienda importa annualmente «decaffeinato», venduto in bustine di qual è, a suo giudizio, il migliore?
R. Il miglior caffè per la famiglia si
circa 40 mila sacchi di 60 chili ciascu- 6,5 grammi. Ai bar generalmente forno, con caratteristiche diverse secon- niamo un macinino con caffè decaf- ottiene dalla caffettiera napoletana
feinato in grani per mantenerne la che però non viene più usata sia
do la provenienza.
perché il caffè dovrebbe essere maciD. Come è diffuso il caffè Morgan- freschezza.
D. Quale tipo di caffè contiene più nato differentemente, sia perché la
ti in Italia?
fuoriscita è più lenta. La moka ha
R. Con il caffè da bar non siamo caffeina?
R. Quello americano, perché viene preso il sopravvento, ma ora subisce
molto presenti nel Nord Italia; il Paese è suddiviso per regioni soprattut- tenuto in infusione per un tempo la concorrenza delle macchinette
to in base al gusto, e a volte il caffè superiore, 5 o 10 minuti. Nella moka monocialda. Personalmente preferigradito in un regione non lo è in a parità di caffè la sua presenza è sco il caffè della moka, più dolce e
un’altra, perché la tostatura è diver- minore, ma quello che ne ha meno piacevole.
D. Quali sono i vostri programmi?
sa. Esistono tre tipi di torrefazione di tutti è l’«espresso», perché il pasR. Abbiamo interesse a sviluppare
più o meno avanzata: nel Nord si saggio dell’acqua attraverso il caffè
preferiscono caffè tostati più leggeri, è immediato, rapido, con limitata l’attività e ad ampliare l’azienda; siapiù chiari; nel Centro, una tostatura diluizione. Il suo sapore è più forte, mo impegnati a diffonderne il marmedia; nel Meridione, più forte. Ab- ma non dipende dalla caffeina che è chio, sempre in linea con la qualità.
Della diffusione all’estero si occupa
biamo tentato di espanderci in altre insapore.
D. Come si decaffeinizza il caffè?
principalmente mio figlio. In Danizone d’Italia dove sporadicamente
R. È un’operazione che non com- marca abbiamo una grande diffusioabbiamo alcuni clienti; nel Centro
Italia abbiamo una presenza estesa, piamo noi ma la Verwerkaf, alla ne con il marchio Camerino. Ci stiacapillare; altrove spediamo il prodot- quale spediamo i nostri caffè verdi, mo affacciando negli Stati Uniti parto ma non prestiamo assistenza. Ai crudi. I chicchi di caffè puro immer- tecipando a fiere e inserendoci nei
bar forniamo anche macchine in co- si in vapore acqueo, si dilatano e mercati; è difficile, anche se all’estero
modato e attrezzature; poiché questo fuoriesce la caffeina; si usano anche il caffè italiano è amato.
D. Se tornasse indietro, sceglierebservizio ha un costo, va seguito con solventi organici che si trovano nella frutta come banane e albicocche, e be lo stesso lavoro?
particolare attenzione.
R. Rifarei questa attività i cui risulD. Cosa occorre a un bar per dare che provocano la fuoriuscita della
caffeina. Da questa si ricava una tati mi hanno portato a coniare lo sloun buon caffè?
■
R. La mia risposta è formata dalle polvere bianca per usi farmaceutici. gan «Morganti, caffè d’autore».
specchio
economico
15
MARIO VIRANO: PIÙ VANTAGGI
PER GLI ABITANTI,
MA LA LIONE-TORINO SI FA
di ANNA MARIA
BRANCA
Mario Virano, commissario del Governo per la costruzione della ferrovia Lione-Torino
avversione del Movimento
No-Tav alla realizzazione
della ferrovia ad alta velocità
Lione-Torino negli ultimi tempi si è radicalizzata, le forme di lotta sono diventate
progressivamente più agguerrite, le manifestazioni dello scorso agosto sono state attuate da gruppi composti al massimo
da qualche centinaio di persone, di cui
almeno la metà estranee alla Val di Susa,
mentre gli abitanti della zona vi partecipano in piccola percentuale. Le tecniche
di guerriglia adottate mostrano un’esplicita ricerca dello scontro. Sono pertanto
manifestazioni diverse da quelle del
2005 cui partecipavano decine di migliaia di persone. È stato avviato il primo
cantiere per le opere propedeutiche alla
realizzazione dell’ultima delle quattro
gallerie che servono per conoscere la
L’
geologia della montagna e che, al termine dei lavori, saranno destinate ad uscite
di sicurezza distanti al massimo 15 chilometri l’una dall’altra. Le tre in territorio francese sono ormai ultimate da tempo senza problemi,mentre l'unica prevista in Italia è oggetto degli attacchi dei
gruppi antagonisti. Nel frattempo il Cipe
ha approvato il progetto preliminare con
la positiva valutazione di impatto del
Ministero dell' Ambiente; in autunno si
darà inizio alla prima fase del progetto
definitivo che richiederà un anno, per essere pronti nel dicembre nel 2013, in base al calendario europeo, ad aprire il cantiere dell’opera principale, il tunnel di
base. Seguiranno 10 anni di lavori e per
il 2023 è prevista l’inaugurazione del
tunnel di base, del costo di circa 8 miliardi di euro. Mario Virano è il commissa-
rio del Governo italiano incaricato dell’opera. In questa intervista illustra la situazione, le prospettive, i problemi risolti e quelli da affrontare, e molti aspetti
ignorati dalla gente.
Domanda. Quali sono le sue valutazioni più significative, tecniche, economiche e operative, sull’investimento della società italo-francese LTF, cioè LioneTorino Ferroviaria? Quali risposte prevede da parte dei valligiani?
Risposta. Parto da una riflessione di
carattere generale, che le unisce tutte. La
prima considerazione è che le infrastrutture in genere, e questa in particolare, costituiscono un tema intrinsecamente problematico, perché i motivi di una scelta
di questa rilevanza non sono mai inoppugnabili. Frequentemente vengono fatte
obiezioni - «Serve, non serve, a quanto
16 specchio
economico
serve» -, partendo dal fatto che
D. Come si insulla direttrice Torino-Lione
quadra la Toriesiste già un collegamento ferno-Lione?
roviario largamente sottoutilizR. L’ambito mazato. Sorge quindi spontanea la
cro-regionale a
domanda: «Perché farne uno
cavallo delle Alnuovo essendovi una ferrovia
pi, chiamato Renormale e non ad alta velocità?
gione AlpMed,
E perché non usarla anche per
comprende 5 rele merci e non riparlarne quangioni: Rhonedo sarà diventata insufficiente?
Alpes e Paca per
Ma io faccio sempre un esemla Francia; Piepio: se il gestore di una copistemonte, Liguria,
ria avesse continuato a copiare
Valle D’Aosta
le tesi di laurea con la mitica
per
l’Italia.
Olivetti Lettera 22 degli anni 50
Un’area popolamentre via via arrivavano i
ta da 17 milioni
computer, e se a chi gli considi abitanti e un
Vista esterna del cantiere della discenderia di Saint Martin-La Porte
gliava di comprarne uno avesse
milione e mezzo
risposto «Prima esaurisco la
di imprese, con
nord-ovest italiano.
Lettera 22», avrebbe visto progressivaun interscambio annuo di 11 miliardi di
D. Quali benefici porterà il Corridoio? euro e un prodotto interno di 500 miliardi
mente estinguersi il lavoro. È il caso delR. La sua funzione continentale non è di euro, volumi di un medio Stato eurola direttrice Torino-Lione, dove esiste
compiutamente misurabile in termini di peo; una popolazione che cerca, coltiva e
una ferrovia su un tracciato più o meno
domanda e offerta che è giusto valutare, vuole intensificare gli scambi, storicacorrispondente al collegamento necessama va al di là di questo. Pur in presenza mente divisa in due da una frontiera, le
rio, ma di uno standard qualitativo tipo
di una valutazione costi-benefici di se- Alpi. L’idea che questo «Stato» a cavallo
«Lettera 22» rispetto a quello di un mogno negativo del collegamento Madrid- di questo pezzo delle Alpi sia collegato
dernissimo computer. Una ferrovia fuori
Siviglia, il Governo spagnolo decise di da una ferrovia ad alto standard è ragiomercato, perché nel tratto alpino vi sono
realizzarlo non per l’economicità della nevole e plausibile. Recentemente le Capendenze del 33 per mille, mentre quella
tratta, ma perché riteneva strategico il mere di commercio italo-francesi hanno
commercialmente praticabile può essere
collegamento tra le due città. La conve- presentato uno studio con numeri basilaal massimo del 12 per mille. Pendenze rinienza della connessione continentale è ri, che costituiscono un valido motivo per
pide esigono più locomotori, costi maguno degli argomenti più difficili da intro- il collegamento Torino-Lione. Ma a livelgiori, un tunnel per l’attraversamento
durre sia nel dibattito politico sia nella lo locale la musica cambia.
delle Alpi, quello che continuiamo a usaconsiderazione delle comunità locali.
re, l’unico che lega il sud della Francia al
D. Perché sono così contrari?
D. Non si possono portare esempi?
nord-ovest dell’Italia, progettato intorno
R. La Torino-Lione è pressoché simR. Io ricordo sempre un’opera pubbli- metrica rispetto alla cresta delle Alpi, ha
al 1850 e inaugurato nel 1871. Un’opera
cata nel 1846 a Parigi da Cavour, 15 anni un tratto in Francia e uno in Italia ed è
di straordinaria lungimiranza quando non
prima dell’Unità d’Italia, quando questa composta di tre aree: una francese, una
si potevano prevedere i container per le
sembrava una pura illusione in un Paese italiana e una «parte comune» che coinmerci, che non possono percorrerla perfrantumato in piccoli Stati solo alcuni dei cide con il tunnel di base, che in Valle di
ché gli spigoli toccano la galleria.
quali avevano relazioni commerciali ma Susa è diventato quasi una figura mitica.
D. Per questo si fa la nuova ferrovia?
non trasportistiche. Cavour pubblicò una Quando ho visitato, in Svizzera, il tunnel
R. I motivi della costruzione della Tocarta ferroviaria, cioè la rete ferroviaria di San Gottardo che stanno facendo, mi
rino-Lione nascono certo anche da quedell’intero territorio nazionale che ritene- hanno spiegato che, soprattutto nel trasta insufficienza. Poi c’è una ragione che
va necessaria per fare e per collegare lo sporto merci, le ferrovie sono competitisi fatica a far ascoltare, la realizzazione
Stato; se la si confronta con la rete realiz- ve in pianura, non in montagna; quando
del Corridoio 5 del quale la Torino-Lione
zata nei 100 anni successivi, salvo picco- vi sono le montagne, l’unico modo per
è il tratto cruciale, al quale i «padri» delle differenze è la stessa.
l’Unione Europea hanno attribuito una
viaggiare in pianura è bucarle al piano di
D. Aveva inserito anche il raccordo campagna. Tutti i tunnel alpini realizzati
funzione di connessione continentale
della Torino-Lione?
normalmente sottovalutata. Le dorsali
tra il 1871 e il 1930, quando la tecnica
R. Certo, tanto che nei primi anni 50 non consentiva di scavare oltre i 10-15
principali infatti, cariche di traffico, sono
dell’800 lo fece studiare e nel 1857 ap- chilometri, sono a circa a mille metri di
le direttrici nord-sud dove storicamente
provare dal Parlamento subalpino. Era quota, dove la montagna è più stretta. Atsi sono sviluppati i trasporti (una, ad
un collegamento ancora tutto interno tualmente tutti i nuovi tunnel alpini sono
esempio, è quella del Brennero), con
perché la Savoia era italiana, e fu ceduta lumghi più o meno 50 chilometri. Nella
però un paradosso: se si investe dove si
alla Francia mentre i lavori erano in cor- Lione-Torino il tunnel sarà lungo 57 chiregistra molta domanda come al Brenneso per cui l’opera divenne internaziona- lometri di cui 45 in territorio francese e
ro, non si sbaglia perché vi si crea un ofle. L’Italia indicò i tempi di realizzazio- 12 in quello italiano. I 45 chilometri
ferta molto più moderna e attrattiva, che
ne introducendo nei contratti con la francesi sono stati approvati da tutti i
però a sua volta fa aumentare la domanFrancia una clausola in base alla quale, Comuni e le associazioni ambientaliste,
da. I «padri» fondatori dell’Europa imse i lavori fossero finiti prima, la Francia soggetti che in Italia sono contro.
maginarono corridoi di riequilibrio e, anavrebbe versato una somma maggiore
ziché investire sempre e solo nelle diretD. Perché in Francia è andata così e in
come poi avvenne, essendosi conclusi Italia no?
trici principali, pensarono di connetterle
con molto anticipo rispetto al previsto.
con un collegamento trasversale, il CorR. Anche la Francia ha avuto problemi
Cavour immaginò la rete non in base al- e proteste di massa contro infrastrutture
ridoio 5, che mette in relazione due aree
la domanda-offerta di trasporto che non anche ferroviarie o il reattore nucleare
storicamente prive di rapporti consolidaesisteva, ma alle potenzialità e alla fun- Superphenix, finché un ministro, Jeanti: la penisola iberica e l’est europeo,
zione di collegamento e di unificazio- Louis Bianco, osservò che la conflittuapassando attraverso due regioni più svine.nazionale.
luppate d’Europa, il sud francese e il
lità o meglio il rapporto complesso con
specchio
economico
17
le comunità locali è
un contributo rilevante affinun dato di fatto e biché si prevedessero effettivi
sogna inserirlo nella
benefici per il territorio attraprocedura; emanò
versato, destinati a migliorare
una circolare poi dinon solo l’economia generale
ventata legge, in bama le relazioni e l’economia
se alla quale il prolocale. Il dato più evidente è la
motore di una granrealizzazione a Susa della stade infrastruttura elazione internazionale passeggebora prima uno sturi, che inserisce la Valle nella
dio di fattibilità che
rete europea. Si potrà partire
passa a un soggetto
da Londra come da Napoli,
terzo tenuto a sentifermarsi al centro della Val di
re tutti gli interessati
Susa e raggiungere con navette
istituzionali, econoi campi da sci.
mici, culturali, che
Questo è un
hanno un tempo ligrande vantagmitato per formulare
gio. Oltre a quelbbiamo curato
Vista del cantiere del cunicolo esplorativo
i rilievi. A questo
la del tunnel di
della Maddalana in fase di scavo e di
punto il promotore o
base, la realizzail
progetto
con
deposito del materiale di risulta
rinuncia, o procede
zione delle altre
la partecipazione attiva
accollandosi
gli
opere consentirà
oneri, o risolve il problema, quello che polizia, reazione variadi liberare dal
di
tutti
quelli
che
hanno
poi concretamente avviene. L’eventuale mente motivata (metotraffico merci la
accettato di collaborare linea storica che
contenzioso rimasto aperto diventa così di, procedure, scelte di
molto più gestibile. La grande lezione di progetto e mancate atdiventerà di fatto
e hanno dato
questa esperienza è che il confronto va tenzioni. Ho sempre
una metropolitaun contributo
detto che quel progetto
fatto prima del progetto.
na di valle. QuinD. Perché non abbiamo usato questa aveva un pregio e un didi dal punto di
rilevante affinché
fetto: il pregio è che era
procedura?
vista residenziale
si prevedessero effettivi si potrà andare
R. La legislazione italiana non la pre- un buon progetto ferrovede. Si redige il progetto, poi si apre la viario: il difetto è che
ad abitare in luobenefici per il territorio
conferenza dei servizi e, a progetto fatto, era «solo» un buon proghi molto gradeattraversato, destinati
emergono i rilievi. L’impatto è molto più getto ferroviario, cioè
voli e salubri,
duro, la possibilità di assorbire i rilievi è poco sensibile verso il
serviti da una
a migliorare non solo
molto minore, il costo del progetto è un territorio e la gente.
sorta di metropol’economia generale
D. Quali sono i danni
ulteriore elemento di rigidità. Ci si è rilitana che in
volti alla comunità locale della Val di Su- per il territorio?
mezz’ora conma le relazioni
R. Parliamo di un
sa con un progetto già pronto, probabildurrà nel centro
e l’economia locale
mente vi sono state insensibilità metodo- progetto che non c’è
di Torino. La lilogiche. Un’iniziativa può essere presen- più, ma che ha causato
nea ferroviaria e
tata in maniera più duttile o più rigida. In la rivolta di grandi nuquella della mequell’epoca stava esordendo la cosiddet- meri. Aveva il difetto di
tropolitana sono
ta Legge Obiettivo, che sembrava fatta essere chiamato Torino-Lione, in realtà
tra loro compatibili. La nuova linea mernon solo per accelerare e semplificare le era Milano-Lione, lambiva ma non servici libererà totalmente dal traffico merci i
procedure, ma anche per bypassare certe va Torino né per i passeggeri né per le
binari, sui quali potranno viaggiare treni
rappresentanze territoriali e locali. Si è merci. Prima obiezione avanzata: con
leggeri per pendolari.
fatto un uso un po’ «gladiatorio» di que- tutta questa roba nessun beneficio? SeD. Perché allora continuano le manifesta legge, che tuttavia non vieta di appli- conda: in Val di Susa esiste una concenstazioni e le proteste?
carla ricorrendo a modalità più morbide. trazione di rocce amiantifere; ubicare il
R. Perché una parte dei Comuni e i coQuesto ha infastidito gli abitanti. Un al- tracciato dove se ne prevedeva la massimitati No Tav si sono rifiutati di sedersi
tro fattore oggettivo è che la Val di Susa ma concentrazione (il monte Musinè)
al tavolo per negoziare questi aspetti in
è relativamente stretta, per cui l’inseri- non era la soluzione migliore. Poi tutto
quanto, sull’onda del movimento nato
mento di una nuova infrastruttura è com- questo è stato eliminato dai Governi Pronel 2005 sul primo progetto, si sono sviplesso tanto che la soluzione alla fine di e Berlusconi. Da quando me ne occuluppati convincimenti radicali e precluadottata è costruire tutto in galleria; gli po - dal 12 dicembre 2005 -, è nato un
sivi contro qualunque possibile soluziounici tratti all’aperto utilizzano aree già progetto diverso, tutto in galleria. La
ne a prescindere. Il marchio No Tav è dicompromesse a fini trasportistici. Nella parte comune di Francia e Italia, ossia
ventato un simbolo, per di più improprio
piana di Susa c’è un autoporto, un gran- l’attraversamento alpino, determina il
dal momento che la Torino-Lione sarà
de piazzale asfaltato e una zona di guida primo grande salto di qualità dell’opera.
costituita da una galleria di attraversasicura; noi usiamo solo quest’area per Realizzando il tunnel, i tempi di percormento alpino nella quale i treni passegtutte le dotazioni di superficie. La grande renza da Torino a Chambery scendono
geri viaggeranno a 220 chilometri l’ora e
area dello scalo ferroviario di Orbassano da 152 a 73 minuti; i treni merci, anziché
non a 350, e i treni merci a 100 chilomeè già trasformata da anni, tutto il resto mille, trasportano 2 mila tonnellate pertri, come avviene in tutte le gallerie lunstarà in una profonda galleria e non cau- ché non vi sono più pendenze, viaggia
ghe. Un marchio anche terminologicatutto in pianura.
serà reali pregiudizi al territorio.
mente sbagliato, ma diventato fortemenD. Qual è attualmente l’atteggiamento
D. Allora perché tanto chiasso?
te simbolico e politico, traduzione italiaR. Il progetto presentato nel 2004- dei Comuni?
na di alcune parole d’ordine no global e
R. Abbiamo curato il progetto con la
2005 determinò una reazione di massa;
tema caro all’antagonismo politico, dei
occupazione del cantiere da parte di deci- partecipazione attiva di tutti quanti hanno
centri sociali, degli anarchici, dei comine di migliaia di persone, scontri con la accettato di collaborare e che hanno dato
tati e di una frangia della Val di Susa. ■
«A
»
18 specchio
economico
MAURO NORI: INPS, CON
IL CUORE NELLA TRADIZIONE
EL LO SGUARDO AL FUTURO
irettore generale dell’Inps,
Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, Mauro Nori è
impegnato, insieme agli Organi, alla dirigenza e a tutto il personale
dell’ente, in un compito difficile, soddisfare i tradizionali e i nuovi bisogni del
welfare, perché l’Istituto deve seguire
l’evoluzione dei bisogni reali ma anche
delle tendenze della società moderna,
quanto mai mobili, instabili, in aumento
e in incessante rinnovamento. È un
esperto del settore: diventato dirigente
giovanissimo dopo una significativa
esperienza in aziende private anche multinazionali operanti nel campo dell’organizzazione e del controllo di gestione, ha
svolto la propria carriera nell’Inps da dirigente con incarichi territoriali e centrali: dirigente in sede provinciale, direttore
regionale, responsabile dell’ufficio di
presidenza del Consiglio di sorveglianza, direttore delle pensioni estere, direttore delle prestazioni, direttore delle risorse umane, vicedirettore generale e infine direttore generale. Ha conosciuto le
varie fasi dello sviluppo dell’Istituto e
questo gli conferisce sicurezza nelle impegnative scelte che l’Istituto è chiamato
a compiere.
Domanda. L’Inps si è innovato anche
con un ulteriore sviluppo della telematizzazione del rapporto con l’utente, con la
nuova veste del sito internet, con il contact center in comune con l’Inail, l’Inpdap e l’Enpals. Ma cosa è cambiato o sta
cambiando nelle sedi distaccate?
Risposta. L’Istituto è da sempre conosciuto come una struttura i cui assi principali sono l’automazione, la telecomunicazione e le competenze. A partire dagli anni 80, dopo aver massicciamente
investito in automazione dei propri servizi e perseguito l’efficienza delle proprie strutture, oggi affronta le fasi dell’interattività e della proattività, legate
all’integrazione dei servizi con altre amministrazioni. Per raggiungere questo
nuovo obiettivo è fondamentale una gestione puntuale del contatto con i cittadini attraverso molti canali di comunicazione: quindi contact center, web, intermediari sociali e professionali come consulenti del lavoro e professionisti, asso-
D
Mauro Nori,
direttore
generale
dell’INPS
ciazioni di categoria, patronati, Caf. Oggi l’Inps ha rapporti quotidiani con oltre
30 milioni di famiglie.
D. Come è accolto il cambiamento dagli interessati?
R. È chiaro che ogni innovazione modifica il rapporto con l’utente e ha bisogno di tempo per essere assimilata, ma
noi stiamo cercando di immedesimarci
nei nostri cittadini per semplificare l’accesso ai servizi, nel contempo economizzando i processi di spesa. Con la presentazione telematica delle denunce contributive prevediamo strumenti di facilitazione; ad esempio, oltre al web e agli intermediari professionali e sociali, lavoreremo sul contact center, attraverso il
quale il lavoratore o il pensionato potrà
presentare le proprie istanze direttamente con il telefono, e se non risolverà il
proprio problema direttamente, otterrà
un appuntamento nelle nostri sedi.
D. Chi risponderà al telefono? Si verificheranno le solite lunghe attese?
R. Stiamo lavorando ad un nuovo servizio telefonico per le nostre sedi; il sistema di contact center, che gestiamo
con l’Inail e prossimamente anche con
gli altri Enti previdenziali Inpdap ed Enpals, ci dà molte soddisfazioni; da oltre
un decennio viene usato dall’Istituto con
una crescente fornitura di servizi ad alto
valore aggiunto. La possibilità di iscrizione dei lavoratori domestici con una
semplice telefonata è stata un successo,
stiamo lavorando per completare la gam-
specchio
economico
ma dei servizi. In un futuro prossimo, attraverso il conctat center, saremo in grado di gestire appuntamenti mirati presso
le nostre sedi, laddove la presenza del
cittadino sia necessaria all’erogazione di
un servizio o alla consulenza.
D. Curate la formazione degli addetti o
questi sono dipendenti dell’Inps?
R. Gli operatori di call center sono dipendenti delle società che gestiscono il
servizio. È indubbio che il livello di formazione è elevato ed è gestito direttamente da operatori dell’Istituto. Abbiamo un’apposita struttura che cura la loro
formazione e quando lanciamo una campagna di massa, gli operatori dell’Istituto
avviano le opportune iniziative di formazione degli operatori del call center.
D. Aumenterà ulteriormente l’attenzione alla qualità del servizio?
R. Da tre anni insieme al Presidente abbiamo avviato una
profonda riorganizzazione dell’Istituto adottando modalità
imposte dall’evoluzione delle
nuove tecnologie e dalle telecomunicazioni. Il nostro scopo è
quello di migliorare il già alto
livello di automazione dei processi di servizio adeguando
coerentemente i processi organizzativi dei nostri uffici periferici. Gli obiettivi in termini di
servizio sono in continua evoluzione. Evoluzione caratterizzata dall’aumento delle richieste
di consulenza da parte di cittadini. La domanda più frequente
vent’anni fa era: «Quando vado in pensione?»; ora è: «Cosa mi conviene fare?
Continuare a lavorare, andare in pensione, riscattare un periodo di lavoro o studio, effettuare un ricongiungimento contributivo?». Il livello di varietà e variabilità delle istanze di servizio è cresciuto in
maniera esponenziale. Il cittadino oggi
non chiede solo risposte sulle sue prestazioni, vuole essere guidato nella conoscenza dei propri diritti e sulle relative
opportunità che gli si offrono. L’Istituto
si occupa di tanti problemi, negli ultimi
due anni gli ammortizzatori sociali e
l’invalidità civile hanno caratterizzato in
maniera determinante la nostra attività
gestionale; accanto a queste sussistono
tante attività misconosciute che ci impegnano duramente, ad esempio quante
persone conoscono il fatto che in Italia il
più grande sostituto d’imposta è l’Inps
con poco meno di 15 milioni di sostituiti;
se a queste dimensioni aggiungiamo che
da tempo gli Enti territoriali hanno scoperto la variabilità impositiva per mezzo
delle proprie addizionali, il quadro delle
complessità gestionali appare in tutta la
sua interezza. In effetti, il rapporto con il
territorio in futuro sarà sempre più strutturato, le nuove esigenze di welfare, infatti, vedranno sempre di più protagonisti gli Enti locali e regionali e noi desideriamo proporci come lo strumento per
utomatizzati
«Ai propri
servizi
e perseguita
l’efficienza delle
proprie strutture,
l’INPS affronta ora
la seconda fase:
ossia quella
dell’interattività
e della proattività,
consistenti
nell’integrazione
dei servizi
con le altre
Amministrazioni
»
La sede centrale dell’INPS a Roma
rendere possibili ed economicii questi
servizi. Noi ci proponiamo di essere il sistema nervoso di questo nuovo rapporto
tra amministrazioni centrali e territoriali,
vogliamo mettere a disposizione le nostre autostrade telematiche e i nostri sistemi cloud, insomma ci candidiamo a
fornire questo servizio alle amministrazioni del Paese, senza prevaricazioni ma
con la consapevolezza di avere le competenze ed anni di esperienza alle spalle.
D. Si riuscirà a realizzare tutto ciò?
R. Chi mi conosce sa che considero la
sobrietà e l’understatement un valore e
un modo di affrontare i problemi, quindi
non mi piacciono le dichiarazioni roboanti e questa potrebbe sembrarlo ma
già oggi svolgiamo queste attività per
molte amministrazioni, in futuro vorremmo caratterizzarci per queste competenze anche perché la crescita, per una
struttura aziendale complessa come la
nostra, o è una crescita di sistema ovvero
una crescita di tutta la filiera di servizio,
o non c’è crescita. Non c’è più spazio per
splendide monadi. Negli anni 80 potevamo concentrarci per rendere più efficiente la nostra attività lavorando sui processi interni di formazione e sull’utilizzo di
forti dosi di automazione. Il futuro non è
«scritto con le stesse lettere», oggi viviamo sempre più in una società complessa,
specializzata ed integrata e perciò stesso
19
interdipendente. Cento anni fa, in una
società rurale, quando mancava la luce
non si determinavano situazioni problematiche, oggi questo evento determinerebbe il panico, oltre a problemi di regolazione difficilmente solubili. In buona
sostanza siamo più complessi, ma anche
più interdipendenti e perciò più fragili.
Pertanto, una struttura pubblica complessa come la nostra cresce se cresce
l’intero sistema.
D. Cosa pensa dell’ultima riforma delle pensioni?
R. Il nostro sistema previdenziale è
considerato il più stabile dei Paesi cosiddetti industrializzati. La Cina ci ha scelto
quale modello per la costruzione del proprio welfare. Il merito dell’Italia in questo campo è quello di aver creato nel
tempo un sistema che è riuscito a coniugare solidità e sostenibilità sociale senza rivoluzioni sociali, e
questo merito va riconosciuto a
tutti i Governi e alle parti sociali che si sono avvicendate dal
1992 ad oggi. Il dossier previdenziale, ovviamente, rimane
aperto per alcuni correttivi necessari in tutti i sistemi complessi, e i sistemi di welfare sono complessi per definizione. È
normale che ci possano essere
in futuro piccoli interventi correttivi e di armonizzazione e
questo è il compito della politica, ma il nostro impianto previdenziale è solido, anche nella
spesa tendenziale.
D. Da cittadino quali critiche rivolgerebbe ai dirigenti dell’Inps?
R. Chiederei al direttore generale in
primis di immedesimarsi nei bisogni dei
cittadini. Immediatamente dopo, però,
mi porrei il problema dell’adeguatezza
delle risorse umane a disposizione, per i
compiti che comunque un’azienda di
servizi non può delegare all’automazione. Senza sviluppo, innovazione e informatica, questo ente non sarebbe quello
che è, ma l’Inps è anche il fattore e il
simbolo della coesione sociale del Paese,
il luogo in cui i bisogni dei cittadini e
delle loro famiglie vengono esauditi. Un
aspetto che noi, dipendenti dell’Inps non
dobbiamo mai dimenticare è la risposta
al bisogno di contatto dei nostri cittadini,
soprattutto di quei cittadini che quando
entrano in contatto con noi sono in condizione di bisogno e che da noi attendono una risposta professionale, efficiente,
corretta ma, soprattutto, rispettosa della
dignità delle persone in stato di bisogno.
Vorrei che l’Inps ascoltasse ancora di più
il cittadino che legittimamente ha bisogno di risposte e di servizi efficienti a
basso costo.
D. Potete esaudire questi desideri?
R. Ogni nostro dipendente ha presente
questa necessità e sentiamo questa esigenza, come un’esigenza prioritaria anche
quando non riusciamo a rispondere effica-
20 specchio
economico
cemente alla moltitudine delle sollecitazioni che ci vengono rivolte ogni giorno.
Un aspetto che mi preme sottolineare è
che non tutti i cittadini sanno qual’è la
reale dimensione dei volumi e della complessità delle attività che il nostro Istituto
compie ogni giorno: 15 milioni di pensioni che variano il loro importo di mese in
mese, la gestione dei contributi di 20 milioni di iscritti, il recupero dei crediti, l’attività ispettiva, quella legale, quella sanitaria, quella tecnico edilizia. Tutto nel nostro Istituto assume dimensioni rilevanti e
noi siamo meno di 30 mila dipendenti. In
Francia le stesse attività dell’Inps sono
svolte da 13 enti con 120 mila dipendenti;
in Germania il solo aspetto previdenziale,
le pensioni, è gestito da due enti con 80
mila dipendenti.
D. Il SuperInps è un ipotesi o una prospettiva reale? Come fondere in un solo
ente i sistemi diversi di lavoro vigenti
nell’Inpdap e nell’Inail?
R. Il SuperInps è una norma di tipo programmatico; se la volontà politica in merito al progetto di accorpamento sarà realizzata, ci adegueremo. In ogni caso da
tempo e senza clamore, assieme agli altri
Enti previdenziali, con la regìa del Ministero del Lavoro stiamo realizzando consistenti sinergie operative sugli immobili
strumentali con le case del welfare e sull’informatica. In buona sostanza io penso
che il compito che noi abbiamo come organismo di vertice di questi enti è cercare
di mettere in comune le risorse per dare
risposte efficaci e abbattere i costi.
D. Cosa blocca i politici? La perdita di
tanti posti di lavoro?
R. La telematica cambia i processi lavorativi e riduce l’intervento delle operazioni ripetitive dell’uomo; con lo sviluppo dei nuovi sistemi produttivi basati su
elettromeccanica e telematica sono sparite le lavorazioni faticose, ma lo sviluppo crea anche nuove opportunità di lavoro, a patto che si sappiano cogliere le
nuove occasioni. Chi avrebbe pensato
che una comunità telematica come Facebook rappresentasse un valore economico di miliardi di euro? Per questo va riconsiderato anche il meccanismo di formazione e di istruzione e, soprattutto, la
voglia dei nostri figli di cimentarsi con
corsi di studio a carattere tecnico-scientifico e, mi si permetta, a non svalutare la
formazione al lavoro non intellettuale.
D. Qual’è la politica di investimenti
nella comunicazione?
R. Investiamo in questa attività, in
quanto gestire informazioni è una nostra
caratteristica. Arrivo a formulare un paradosso: recentemente in una riunione,
alle persone che ascoltavano, ho rivolto
la domanda se sapevano quale fosse l’attività dell’Inps. Ovviamente, dopo un
primo momento di perplessità, i miei interlocutori mi hanno indicato le pensioni,
le varie forme di assistenza ed altro; io
ho fatto presente che in realtà l’Inps è
una grande fabbrica di informazioni. Da
«Da 3 anni
insieme al Presidente
abbiamo avviato
una riorganizzazione
adottando modalità
imposte dalle nuove
tecnologie; il nostro
scopo è migliorare
il già alto livello
di automazione
dei processi di servizio
adeguando
i sistemi organizzativi
dei nostri uffici
periferici
»
30 anni abbiamo smaterializzato la cassa, per cui da banche e poste riceviamo
un flusso informativo che elaboriamo e
restituiamo sotto forma di informazioni
che si trasformano in prestazioni, in denaro, in cartelle esattoriali, in azioni di
recupero dei crediti. Compiamo ogni
mese 16 milioni di transazioni con pensionati, abbiamo 19 milioni di lavoratori
iscritti di cui possediamo tutti i dati. Insomma siamo il più grande Istituto di
elaborazione di informazioni esistente in
Italia. Al riguardo, peraltro, mi piace sottolineare un’eccellenza italiana: l’Inps
riceve dal sistema produttivo mensilmente, attraverso il sistema Emens, tutte
le informazioni riguardanti il lavoro,
l’entità delle retribuzioni e delle contribuzioni, gli eventi che interessano il lavoratore, la malattia, la cassa integrazione, la disoccupazione. È uno strumento
unico nel mondo, che non esiste negli
Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Germania, in Francia o in Giappone.
D. Si è parlato di una banca dati per
l’occupazione dei giovani genitori. Qual
è il suo giudizio?
R. Nell’ambito del nostro sistema
informativo stiamo costruendo l’anagrafe delle posizioni individuali dei cittadini
italiani, che si arricchiscono sempre di
maggiori informazioni legate alla carriera lavorativa, al versamento dei contributi, allo status di lavoratore occupato o in
stato di disoccupazione, di soggetto percettore di prestazioni e sostegno, di pensionato. È chiaro che dall’informazione
nasce la conoscenza e da questa le migliori scelte istituzionali. Collaboriamo
con il Ministero del Lavoro nella creazione delle banche dati per l’incontro tra
domanda e offerta di lavoro, il cosiddetto
click lavoro, e siamo pronti a fornire
strumenti sempre più ricchi e fruibili per
garantire l’incontro di questi due mondi
che spesso risultano inutilmente distanti.
D. Come procede la lotta all’evasione
contributiva?
R. Da parte nostra c’è sempre stato un
notevole impegno perché i benefici previdenziali si pagano anche con l’incasso
dei contributi e con le risorse che l’Istituto riesce a reperire. In questi ultimi tempi abbiamo realizzato iniziative di integrazione di informazioni con altre pubbliche amministrazioni per individuare
strumenti più efficaci nella lotta all’evasione e all’elusione contributiva mediante sistematici incroci informatici, come
l’operazione Poseidone assieme all’Agenzia delle Entrate, che ci ha consentito
di scovare una quantità rilevante di elusione contributiva. Per il lavoro nero
operiamo per individuare interi segmenti
produttivi che non si denunciano e che
creano un dumping commerciale e sociale che danneggia anche le aziende sane.
D. Oltre alla modulistica in diverse
lingue, come favorite l’integrazione dei
2 milioni 700 mila lavoratori stranieri
iscritti all’Inps?
R. L’Inps qualche anno fa sperimentò
in Umbria un servizio di mediazione culturale per i lavoratori stranieri; un’esperienza positiva che dobbiamo riprendere
perché i lavoratori di lingua non italiana
sono ormai oltre 2 milioni 700 mila. Il
lavoro regolare è un elemento decisivo
nelle politiche di integrazione sociale
non solo dal punto di vista economico,
ma anche e soprattutto sotto il profilo
della dignità e del riconoscimento sociale di una persona.
D. Le conseguenze della recente manovra sul suo settore?
R. Ritengo che il compito dei tecnici
non sia quello di commentare ma quello
di fornire le giuste informazioni, gli strumenti di conoscenza di cui si dispone a
beneficio delle scelte che solo la politica
può e deve fare.
D. È pro-donna o pro-casse dello Stato
l’innalzamento dell’età pensionistica
delle donne a partire dal 2014?
R. In questo momento e in presenza di
una delle più grandi crisi economiche dal
dopoguerra, si è scelto di intervenire non
sull’incremento dei contributi previdenziali che avrebbe determinato una perdita di competitività delle nostre aziende,
non su una riduzione delle prestazioni in
essere, ma sull’innalzamento dell’età
pensionabile delle donne nel settore privato. Peraltro, è opportuno sottolineare
che nel settore pubblico queste norme
già esistono.
D. Quale messaggio darebbe ai milioni di utenti dell’Inps?
R. Auspico che l’Istituto risponda
sempre con efficacia e tempestività alle
loro esigenze; possiamo ancora migliorare, ma sappiamo che ogni mattina il
personale, la dirigenza e gli organi dell’Istituto lavorano sodo per dare loro risposte positive, perché il consenso dei
cittadini è la nostra ragione d’essere. ■
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22
specchio
economico
MAURO PASTORE: BCC DI ROMA,
OCCORRE RILANCIARE
LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE
a cura di
LUCIANO
DI DOMENICO
Mauro Pastore,
direttore generale
della Banca
di CC di Roma
iberare le forze produttive
di questo Paese. Migliaia di
piccole e medie imprese,
che ogni giorno operano con tenacia,
sono la spina dorsale dell'Italia; occorre che lo Stato ne assecondi e rilanci la loro rilevante capacità di produrre ricchezza con misure adeguate
e urgenti. Solo con una robusta crescita economica, infatti, si rassicureranno i mercati sulla nostra capacità
di onorare i debiti». Mauro Pastore,
direttore generale della Banca di Credito Cooperativo di Roma, non ha
˙L
dubbi su quel che occorre fare subito
per evitare un peggioramento dei
conti pubblici italiani. Infatti, malgrado il Parlamento abbia dato il via
libera definitivo alla manovra per il
reperimento di 50 miliardi di euro, i
mercati non sembrano affatto tranquilli e i rapporti del Fondo Monetario Internazionale e dell'Ocse continuano a rivedere al ribasso le stime
di aumento del prodotto interno italiano, ora previsto in un magro 0,8
per cento. E il costo del debito di conseguenza sta aumentando rapida-
mente. Il differenziale tra i Buoni del
Tesoro poliennali italiani e i Bund tedeschi ha sfiorato il livello record dei
400 punti, facendo schizzare, nell'asta del 12 settembre scorso, gli interessi dei Bot a un anno al 4,1 dal 2,9
per cento del collocamento di agosto.
E non basta: l'Unione Europea lascia
intendere che l'Italia dovrà varare
misure aggiuntive alla già pesantissima manovra.
«La spiegazione è abbastanza semplice. La manovra punta più a un incremento delle entrate che a un dra-
specchio
economico
stico taglio delle spese e al varo di
misure per sostenere una robusta
crescita economica; i mercati mostrano dunque scetticismo sulla nostra
capacità di rimettere i conti in ordine.
L'Italia ha accumulato negli anni un
debito di circa 1.900 miliardi di euro, con un costo annuale per interessi
di 70 miliardi. Se non produciamo
più ricchezza, se cioè il nostro prodotto interno lordo non cresce adeguatamente, non siamo in grado di
assorbire l'incremento costante degli
interessi–spiega Pastore–. Ogni punto di aumento dello spread con i
Bund tedeschi comporta un maggior
esborso per interessi di 19 miliardi in
un anno. Se la nostra economia crescesse di due punti l'anno, avendo
una tassazione di circa il 50 per cento, lo Stato incasserebbe risorse aggiuntive che garantirebbero l'equilibrio con le uscite per interessi.
Il nodo, dunque, è costituito
dalla crescita dell'economia; se
questa non vi sarà, il nostro debito continuerà ad aumentare».
Domanda. Le principali banche italiane registrano in Borsa
pesanti cali del valore delle loro azioni; per quale motivo?
Risposta. Sui forti ribassi verificatisi nei giorni scorsi, in
particolare, ha pesato l'abbassamento del rating, soprattutto
delle banche francesi; sono state penalizzate poiché hanno in
portafoglio titoli pubblici di
Paesi in difficoltà, i cosiddetti
«PIGS», cioè Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna. Ora purtroppo dobbiamo parlare di
«PIIGS» con una «I» in più rispetto al passato, quella dell'Italia, entrata nel novero dei
Paesi a rischio. Per farla uscire
da questa situazione occorre
che i mercati siano convinti di
un forte rilancio della nostra
economia.
D. Lei sottolinea di nuovo la necessità di aumentare la capacità di produrre ricchezza. Le critiche che in
maniera piuttosto determinata ha rivolto alla manovra l'avvocato Alessandro Azzi, presidente della Federcasse, muovono proprio dalla constatazione che, almeno per quanto riguarda le Banche di Credito Cooperativo, essa va in senso diametralmente opposto a ciò che occorre fare
per rilanciare l'economia. È così?
R. Certamente. L'avvocato Azzi ha
criticato l'aumento del peso della fiscalità sulle nostre banche. Perché, di
fronte a qualche decina di milioni di
entrate di euro in più, lo Stato va a
colpire l'unica fonte di patrimonializzazione delle nostre banche e quindi
va a penalizzare il nostro ruolo di sostegno dell'imprenditoria media e
«M
algrado
la crisi non abbiamo
rallentato
gli impieghi perché
coltiviamo
la conoscenza
diretta dei clienti,
seguiamo la loro
attività, saggiamo
la loro correttezza
e puntualità. Così
riduciamo i rischi e
sosteniamo gli sforzi
di chi lavora
»
Roma. La sede della Presidenza della BCC
piccola italiana. Mi spiego meglio. La
manovra di luglio e quella di settembre agiscono sulla tassazione delle
Banche di Credito Cooperativo. Lo
scorso luglio è stata aumentata l'Irap
dello 0,75 per cento; ora, sul fronte
dell'Ires, si è ridotta del 10 per cento
la quota degli utili esente da tassazione: dal 70 si è passati al 63 per
cento. Per le Banche di Credito Cooperativo la principale fonte di capitalizzazione sono proprio gli utili. Non
possiamo ricorrere al mercato azionario come le banche commerciali.
Per questo motivo il particolare regime fiscale delle Banche di Credito
Cooperativo ha «una funzione ripristinatoria della parità concorrenziale», essendo peraltro il patrimonio
indivisibile e indisponibile per i soci
per tutta la durata della società. Per
23
gli effetti della manovra, definita a
ragione iniqua e penalizzante, è possibile prevedere che, per ogni milione in meno che le Banche di Credito
Cooperativo potranno capitalizzare,
vi saranno minori impieghi a sostegno dell'economia reale per circa 20
milioni di euro. Non solo: con tale
decisione lo Stato si accontenta di incassare 50 milioni di tasse in più all'anno da tutte le 400 Banche di Credito Cooperativo, mentre se si fanno
due conti avrebbe potuto incamerarne molti di più. Se con un milione
riusciamo ad avere 20 milioni di impieghi, con gli stessi 50 milioni avremo potuto fare preventivi per un miliardo di euro, che sicuramente
avrebbero generato un monte-tasse
superiore a quello che lo Stato oggi
chiede al sistema delle BCC.
D. È un cattivo affare, dunque?
R. Appare evidente. Dal 2008
ad oggi le Banche di Credito
Cooperativo hanno incrementato la concessione di crediti ai settori produttivi in misura di gran lunga superiore
alle banche commerciali. Secondo i dati della Federcasse,
gli impieghi delle BCC si attestano oggi intorno ai 150 miliardi di euro. Abbiamo erogato alle piccole e medie imprese italiane il 20 per cento
del totale dei finanziamenti
concesso dal settore creditizio. E questo pur avendo solo
una quota di mercato prossima al 10 per cento. Infatti, dopo lo scoppio della crisi le
Banche di Credito Cooperativo hanno svolto con coerenza
il proprio ruolo anticiclico
compiendo sforzi straordinari per consentire a migliaia di
famiglie e imprese di non soccombere.
D. Perché le BCC non hanno
rallentato i loro impieghi
malgrado la crisi e il conseguente rischio di insolvenze?
R. Perché siamo banche locali. Coltiviamo la conoscenza diretta dei nostri clienti, che spesso sono anche soci. Seguiamo il loro percorso imprenditoriale, ne saggiamo la correttezza
e la puntualità. In sintesi riduciamo i
fattori di rischio. Sappiamo così sostenere gli sforzi di chi si sporca le
mani con il proprio lavoro, gli diamo
fiducia e prevediamo ragionevolmente che riusciranno a superare le
eventuali momentanee difficoltà.
Quanto premesso è ampiamente confermato dalla solidità patrimoniale
delle oltre 400 BCC che costituiscono
tutte insieme il quarto gruppo bancario italiano. Il Tier 1, infatti, è oltre il
14 per cento, ben superiore ai valori
medi del sistema bancario.
24
specchio
economico
AEROPORTO DI CIAMPINO, AL VIA LA
NUOVA VIABILITÀ. Dopo l’aeroporto
di Fiumicino, ovvero il «Leonardo da
Vinci», anche l’aeroporto «Giovan
Battista Pastine» di Roma Ciampino, considerato il city airport della
capitale, rinnova e riorganizza il traffico in aeroporto. Dallo scorso mese
esso offre infatti ai passeggeri un
accesso più veloce e tempestivo e
un traffico in uscita razionalizzato. Il
parcheggio antistante i Terminal Arrivi e Partenze è stato ingrandito e la
sosta per i primi venti minuti è totalmente gratuita. Ricevere chi arriva o
accompagnare chi parte non costituisce più, quindi, il momento caotico della sosta selvaggia, ma un’operazione fatta in tutta comodità all’interno di un parcheggio autorizzato. Separatori di corsia strategica-
mente
collocati
lungo tutta la viabilità in aeroporto
renderanno
più
fluida, inoltre, la
circolazione
di
mezzi pubblici e
privati. Proseguono, dunque, le iniziative della società Aeroporti di
Roma che gestisce l’infrastruttura
per migliorare il
L’aeroporto Giovan Battista Pastine di Ciampino
servizio ai passeggeri. Nell’aeroporto Leonardo da Vin- mila auto. Di queste il 69 per cento
ci la nuova viabilità, inaugurata lo ha goduto del servizio senza alcun
scorso mese di giugno, ha già dato i costo. Si tratta di dati significativi: in
primi risultati concreti: nel mese di lu- un solo mese sono stati più di 49
glio sono entrate nei due nuovi par- mila gli utenti che hanno sostato
cheggi per breve sosta gratuita 72 gratuitamente in aeroporto.
FINMECCANICA: NUOVE COMMESSE IN
USA E IN RUSSIA. Nuove commesse
negli Stati Uniti e in Russia per un
valore totale massimo di circa 120
milioni di euro si è aggiudicata la
Finmeccanica negli Stati Uniti tramite la DRS Defense Solutions, e in
Russia attraverso la SELEX Elsag.
La DRS Defense Solutions si è aggiudicata un contratto di tipo «Indefinite delivery, Indefinite Quantity»
dalla SSC Atlantic per 100 milioni di
dollari. La commessa prevede la
fornitura del supporto operativo relativo a sistemi integrati di sicurezza
elettronica, con la possibilità di esercitare opzioni addizionali fino al
2016. A questa commessa si ag-
giunge un ordine, per
4,5 milioni di dollari, per
la fornitura di servizi di
trasmissione satellitare
alla Defense Information Systems Agency, a
supporto delle operazioni delle Forze Armate
statunitensi nel Kosovo.
La SELEX Elsag si è
aggiudicata dalla RusUno scorcio di Rostov: la Cattedrale
sian Post una gara dell’importo di 50 milioni di euro per la nali, oltre 2.500 uffici postali e più di
realizzazione del nuovo centro di 50 nodi logistici di comunicazione.
smistamento postale automatizzato Per mantenere e sviluppare la proper la città di Rostov sul Don. L’im- pria eccellenza tecnologica, il
pianto servirà l’intera area cittadina Gruppo Finmeccanica impegna in
oltre a quattro zone di servizio regio- Ricerca l’11 per cento dei ricavi.
D. Veniamo ora alla BCC di Roma,
la più grande Banca di Credito Cooperativo d'Italia, di cui lei è sulla tolda di comando come direttore generale dal novembre del 2010. Qual'è la
sua storia?
R. La Banca è nata nel 1954, e in
quasi 60 anni di attività si è estesa a
tutto il Lazio e a una parte dell'Abruzzo. Abbiamo 22.200 soci, circa
280 mila clienti, 1.250 dipendenti,
140 filiali e 35 sportelli a domicilio
presso enti e società private. Negli
ultimi anni siamo cresciuti di 7 sportelli in media all'anno. Abbiamo un
patrimonio di 670 milioni di euro con
quasi 5 miliardi di impieghi, comparto in cui cresciamo del 10 per cento
all'anno. Secondo il rapporto Mediobanca 2009 sulle principali società
italiane, BCC Roma è la 27esima banca indipendente per attivo di stato
patrimoniale; tra queste risulta anche
quella con il più elevato coefficiente
di solidità patrimoniale. Anche le
prime anticipazioni sulle classifiche
2010 confermano tale nostra posizione di solidità, scandita dal Tier 1, l'in-
dice che misura la nostra patrimonializzazione. Se per essere in linea con
il dettato di Basilea 2 il Tier 1 deve essere pari almeno al 4 per cento delle
attività ponderate per il rischio, noi
siamo al 14,4 per cento. Tale capitalizzazione, assume ancora maggior
valore se si pensa che per l'accordo
di Basilea 3 sul capitale delle banche,
che entrerà in vigore dal 1 gennaio
2019, il coefficiente di rischio dovrà
essere dell'11 per cento.
D. Come siete riusciti a centrare tali obiettivi?
R. Perché abbiamo sempre perseguito una ferrea politica di rafforzamento patrimoniale, facendo molta
attenzione ai costi e alle economie di
scala e accantonando a patrimonio
oltre il 90 per cento degli utili annuali. Abbiamo poi un personale molto
motivato e qualificato che raccoglie
la fiducia dei clienti. Anche sul piano
dei rischi e delle sofferenze abbiamo
ottimi risultati. Solo il 7 per cento dei
nostri crediti è di difficile esigibilità.
Le sofferenze lorde sono sotto al 4
per cento e quelle nette di poco supe-
riori all’1 per cento. In questo ci ha
aiutato l'essere una banca locale, con
migliaia di soci, condizione che ci
permette di attenuare il rischio delle
erogazioni, potendoci basare non solo sulle statistiche ma sulla conoscenza diretta dei nostri clienti, che spesso risale a diversi anni.
D. Pensate di estendere ancora la
vostra presenza nella zona?
R. Per ora vogliamo rallentare la
nostra crescita orizzontale e punteremo a potenziare i nostri servizi dove
già operiamo, per offrire ancora
maggior assistenza alla clientela che
è in continuo aumento. Vale infine ricordare come la BCC di Roma, così
come tutte le altre Banche di credito
cooperativo italiane, ha un legame
fortissimo con paesi e borgate. Questi si sono sviluppati con il nostro
fondamentale contributo. Dando credito a famiglie e imprese che difficilmente l’avrebbero avuto altrove, ci
siamo distinti fornendo una prospettiva di benessere a comunità che difficilmente avrebbero potuto averla
senza il nostro aiuto.
■
specchio
economico
AGENZIE DI RATING: SONO
FATTORI DI CRISI,
NON VANNO PIÙ ASCOLTATE
25
a cura di
LUIGI
LOCATELLI
Salvo alcuni incrementi, l’Italia ha conservato intatto il proprio patrimonio di oro
pari a 79 milioni di once nei sotterranei di Palazzo Koch a Roma
L
e intercettazioni non concordate
dai redattori delle sue riviste con
gli interlocutori telefonici non
hanno fatto perdere a Rupert Murdoch
soltanto l’immagine di maggiore editore
internazionale. Oggi non è più ritenuto
l’australiano più ricco del mondo. In un
agosto segnato da un’indecifrabile meteorologia finanziaria aggravata e in
parte provocata dai fulmini delle agenzie di rating, pochi hanno osservato che
una signora di 57 anni, Gina Rinehart,
stava salendo molto in alto, dal centesimo posto della classifica della rivista
Forbes fino al primo, e diventava l’australiana più ricca, con un patrimonio
passato dai 2 miliardi di dollari del 2010
ai 9 miliardi attuali, con le ottime prospettive assegnate al settore estrattivo.
La signora Rinehart, ereditata dal padre
la società Hancock Prospecting, l’aveva
fatta diventare la quinta impresa mineraria del mondo, in competizione con colossi delle miniere d’oro, ferro e carbone
come Vale o Rio Tinto.
Secondo i media australiani, applicando alla Hancock il rapporto prezzo/utili
di 11 volte assegnato dalla loro Borsa alla concorrente Rio Tinto, il patrimonio
della signora Rinehart avrebbe già un
valore di 30 miliardi di dollari; e se le
promettenti esplorazioni in alcune miniere d’oro si rivelassero interessanti come la redditizia Hope Dows, potrebbe
raggiungere i 100 miliardi, superando i
74 miliardi di Carlos Slim e i 50 di Bill
Gates. Una prospettiva possibile con un
prezzo del metallo giallo incrementato
in 12 mesi del 50 per cento in un agosto
che è stato e continuerà ad essere il momento dell’oro, favorito dalla persistente crisi dei mercati finanziari.
Non soltanto per gli acquisti di tonnellate di lingotti da parte di banche, imprese e Stati, per la riconosciuta natura di
bene rifugio ideale nei momenti di gravi
incertezze delle Borse e delle valute, ma
anche per la diffusa ricerca di nuove
aree di estrazione da quando la quotazione dell’oro ha superato quella del
platino, mentre il prezzo del petrolio
26 specchio
economico
Wti scendeva a 92 dollari al barile e il
Brent a 114.
Dopo 13 anni di blocco degli acquisti
aurei deciso dal Governo di Seul, quando fu costretto dalla crisi finanziaria a
imitare l’appello agli italiani dell’autarchia fascista di donare l’oro alla Patria,
il 2 agosto scorso la Corea del Sud ha
fatto comperare dalla Banca centrale 25
tonnellate di lingotti, con un costo di
1,24 miliardi di dollari, per rimpinguare
le scorte. Le riserve auree di Messico,
Russia, Thailandia, Grecia e Spagna sono state incrementate dalle estrazioni
nelle loro aree aurifere. In Spagna, l’Astur Gold ha ripreso le ricerche anche
nelle zone già sfruttate all’epoca dell’impero romano, in particolare a Salave
nel nord del Paese, considerandole uno
dei maggiori depositi di oro dell’Europa
occidentale finora non sfruttati. Grazie
alle nuove tecnologie si pensa all’estrazione del 90 per cento delle possibilità,
come a circa 120 chilometri di distanza
la Orvana Minerals sta già ottenendo
nella miniera di El Valle-Boinas.
Acquisti ed estrazioni per ripianare i
bilanci in perdita resi possibili dalla decisione nel 1971 degli Stati Uniti di porre fine alla convertibilità ufficiale al
prezzo di 35 dollari l’oncia stabilito nel
1944 con gli accordi di Bretton Woods.
Oggi per le Banche centrali vige il CBGA, Central Bank Gold Agrement, un
accordo quinquennale firmato per la prima volta nel 1999 tra le Banche centrali
europee, rinnovato nel 2004 e nel 2009,
cui hanno aderito anche le Banche centrali svizzera e svedese, nel quale è specificato che «l’oro rimane un importante
elemento delle riserve monetarie globali», con l’impegno per gli istituti nazionali aderenti a concertare i loro programmi di vendite di oro fino a 400 tonnellate annue per un massimo, nel quinquennio, di 2.000 tonnellate, pari a 64
milioni di once in totale. Nei 20 anni di
vita dell’accordo hanno venduto oro la
BCE e le Banche centrali di Austria,
Belgio, Francia, Germania, Grecia,
Olanda, Portogallo e Spagna, mentre l’Italia ha conservato intatto salvo alcuni
incrementi il proprio patrimonio di 79
milioni di once nei sotterranei di Palazzo Koch a Roma, superata in Europa solo dalla Germania con 109 milioni.
Insieme alla rivalutazione dell’oro,
poco considerata dai media più attenti
alle pagelle delle agenzie di rating e alle
conseguenti quotazioni di Borsa, l’estate
ha anche evidenziato la crisi dei protagonisti dei più clamorosi eventi finanziari su scala mondiale, detentori di importanti ricchezze, arbitri spesso delle
fortune o delle disgrazie di imprese anche grandi, degli azionisti, degli stessi
Paesi. E dei risparmiatori, preoccupati
della perdita di valore delle modeste o
piccole fortune per loro essenziali, spesso i risparmi di una vita di lavoro: costituiscono la maggioranza delle vittime
P
iù attenti alle pagelle
delle agenzie di rating,
alle quotazioni di Borsa e
alla crisi che ha colpito
i protagonisti dei più
clamorosi eventi
finanziari del mondo,
i detentori di grandi
ricchezze, gli arbitri
di fortune o disgrazie
di imprese e azionisti
nonché i risparmiatori,
la scorsa estate i media
hanno pressoché
ignorato il fenomeno
in atto della
rivalutazione dell’oro
dei 472 casi insolvenza per oltre mille
miliardi di dollari nei confronti dei sottoscrittori di obbligazioni, a partire dal
fallimento della Lehman Brothers negli
Stati Uniti, indicati nella corposa indagine condotta tra il 2008 e il 2010 da Standard & Poor’s.
Situazioni anonime, sconosciute, diverse da quelle apparse nei media. Nei
primi giorni dello scorso agosto nei
giornali internazionali è apparsa una foto di Carlos Slim Helù visibilmente depresso per aver perduto in una settimana, a causa delle svalutazioni, 6,7 miliardi di dollari, rimanendo comunque
con 64 miliardi il più ricco finanziere
del mondo: a irritarlo non era l’entità
della cifra perduta, ma che il fatto fosse
avvenuto nel suo business principale, la
compagnia telefonica América Movil,
con la cui privatizzazione lui, figlio di
un libanese emigrato in Messico nel
1902, venti anni prima aveva cominciato la grande ascesa nella ricchezza,
creando un conglomerato di circa 200
imprese.
Convinto dell’assurdità del mercato
dei subprime, ossia dei prestiti per una
somma superiore al valore reale dell’immobile, concessi per incrementare il
mercato finanziario anche a poveri diavoli non in grado di pagarne le quote,
John Paulson, il ragazzo dei Queens, ha
fatto incetta dei titoli quando valevano
meno della carta straccia alla vigilia del
default, creando le premesse di una fortuna di 20 miliardi di dollari, ed oggi ha
in portafoglio il terzo hedge fund del
mondo, il Paulson & Co, accanto a consistenti quantità di azioni delle maggiori
banche americane, dalla Bank of America alla Citigroup.
Oggi Paulson confessa la perdita del
10 per cento del valore del suo fondo
nella prima settimana di agosto. Per evitare il ritiro dei sottoscrittori ha scritto
loro una lettera per rassicurarli: il 36 per
cento del fondo è ancora nelle mani dei
suoi partner che non intendono ritirarsi.
Intende invece farlo, avendo raggiunto
gli 81 anni di età, George Soros, chiudendo il proprio hedge fund Quantum e
restituendo il capitale a tutti gli investitori esterni. Così almeno ha dichiarato.
D’ora in avanti si limiterà ad amministrare i 24,5 miliardi di dollari, che costituiscono il capitale della famiglia, insieme con i figli Jonathan e Robert.
Il Wall Street Journal ha ricordato, tuttavia, che già altre volte aveva annunciato il ritiro, e che è difficile vedere al
computer, intento a seguire l’andamento
dei propri investimenti come un piccolo
pensionato della natìa Budapest, un personaggio che ha studiato alla London
School of Economics e seguito le lezioni
di Karl Popper sulla «società aperta», e
che si è appassionato alla Teoria matematica pura, applicandola poi con notevole abilità ai mercati finanziari con
l’acquisto e la vendita a breve termine di
titoli e valute: «Sono ricco perché capisco quando sbaglio», è il suo motto.
Definito «l’uomo capace di spezzare
la Banca d’Inghilterra», Soros nel 1992
ha acquistato fama internazionale quando ha affermato che Gran Bretagna e
Italia non potevano reggere, nel Sistema
Monetario Europeo, per il dissesto delle
finanze pubbliche e per il deficit di competitività. Con le speculazioni sulle monete è stata accelerata la crisi della lira e
della sterlina. Un exploit ripetuto cinque
anni dopo preannunciando, ma in realtà
provocando secondo gli economisti suoi
critici, la grande crisi finanziaria del Sudest asiatico.
Soros ha scritto tre libri nell’arco di
venti anni. L’ultimo nel 2008, con la
previsione dell’imminente scoppio di
una superbolla finanziaria a livello globale. «Ho gridato al lupo tante volte, solo alla fine il lupo è arrivato», dice adesso. Democratico convinto e progressista
da sempre, ha lottato duramente per allontanare dalla Casa Bianca il presidente
George W. Bush e ha sostenuto attivamente l’elezione di Barack Obama le cui
riforme finanziarie, con le nuove rigorose regole di trasparenza tra le quali l’obbligo di registrazione presso l’organo di
vigilanza Sec, non sono ritenute del tutto estranee alla sua decisione di chiudere
l’hedge fund e ritirarsi.
Intanto, a soli 74 anni, con una nota ai
98 mila dipendenti si è realmente ritirato
nel gennaio scorso Amancio Ortega,
l’uomo più ricco di Spagna, sconosciuto
al mondo della moda anche di nome
mentre tutti, compresa la stampa di settore, conoscono la grande catena di magazzini Zara creata da lui, umile figlio di
un ferroviere, nel momento giusto, l’anno della morte del caudillo Francisco
specchio
economico
27
lione di dollari: nel monBahamonde Franco dopo un
do sono quasi undici miquarantennio di dittatura, per
lioni di persone con 42
vendere agli spagnoli prodotmila 700 miliardi di dolti di buona qualità a basso
lari, il 72 per cento del
prezzo in tempi di vacche
prodotto mondiale del
magre. Senza di lui Zara ri2010. Nell’anno precemarrà quello che è diventata?
dente erano diminuiti,
In Francia Arnaud Lanello scorso anno hanno
gardére ha un vasto catalogo
recuperato oltre l’8 per
di colossali interessi: spazio,
cento: quasi una conferarmi, aerei, media, oltre alla
ma della tesi di Fitoussi.
bellissima modella ventenne
Ma non solo gli speculabelga Jade Floret. La più sotori acquistano nei mostanziosa ricchezza della
menti dei grandi ribassi.
Germania è nelle mani di SuQuest’anno, con le agensanne Klatten Quandt, signizie di rating che ogni
ficativamente chiamata Frau
La sede della Banca Centrale Europea a Francoforte
giorno impartiscono vaBMW. In Italia l’elenco dei
ricchi può essere lungo o breve a secon- Daimler sono scese sotto i 37 euro, ha lutazioni sempre più severe, quale sarà
da dei criteri adottati per la selezione. aumentato la partecipazione del 5,72 per la perdita raggiunta a dicembre? Con
Affidati alle capacità di Sergio Mar- cento nella società che produce Merce- vantaggi di chi?
Come queste agenzie hanno acquistachionne, con la Exor che raccoglie il ca- des, oltre al 3,9 per cento già acquistato
pitale degli oltre cento eredi gli Agnelli nel dicembre 2009, il 2,03 per cento di to l’autorità di provocare perdite di valopotrebbero tranquillamente godere il Mediaset e l’1,8 per cento di Tod’s. An- re delle quotazioni di imprese, valute,
primato, ma in famiglia c’è chi preferi- che gli imprenditori italiani hanno fatto bilanci pubblici? Negli Stati Uniti ci sosce litigare per la «roba» come in un ro- acquisti. Diego Della Valle il 19 agosto no oltre tre milioni di milionari che posmanzo di un Giovanni Verga piemontese scorso avrebbe ampliato l’area dei pro- siedono un terzo della ricchezza monanziché siciliano, arricchendo stuoli di pri investimenti, che già comprende il diale. In Giappone sono un milione 730
avvocati.
14,5 per cento di Saks, uno dei migliori mila, quasi un milione in Germania, la
Leonardo Del Vecchio con Luxottica, grandi magazzini degli Stati Uniti, oltre Cina è al quarto posto con 535 mila, suTod’s di Diego Della Valle, Indesit dei a RCS, Piaggio, Cinecittà e alla Fioren- perando Gran Bretagna, India e America
Merloni, Francesco Gaetano Caltagiro- tina Calcio con l’acquisto di 12 milioni Latina. L’Italia è al decimo posto con
ne tra immobiliare, media e finanza, i di azioni Mediobanca per una spesa di 170 mila milionari, dopo l’Australia e
Benetton fratelli e figli, Silvio Berlusco- circa 70 milioni, salendo dallo 0,45 inseguita dal Brasile. Quanto queste cifre sono prodotte dall’andamento reale
ni, Alberto Pirelli, Giampiero Pesenti, all’1,9 per cento.
Marco Tronchetti Provera, Carlo De BeFrancesco Gaetano Caltagirone e Leo- dello sviluppo delle rispettive economie,
nedetti ora cittadino svizzero con media, nardo Del Vecchio avrebbero aumentato e quanto invece sono dovute all’influenfinanza, energia, ed altri ancora sono ci- le loro quote arrivando al 2,2 per cento il za globale, positiva o negativa, delle vatati spesso più nelle cronache mondane primo e al 2 per cento il secondo nelle lutazioni delle agenzie di rating? Da chi
o politiche che in quelle economiche. È Assicurazioni Generali, il titolo italiano sono gestite queste? Chi ne sono i prodifficile classificarli: sono imprenditori preferito dagli investitori internazionali, prietari?
Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch
tutti, finanzieri tutti, editori o membri di il cui valore di Borsa era nel 2007 di 42
consigli di amministrazione di banche, miliardi e che ha chiuso il 19 agosto a sono definite dagli addetti ai lavori «le
imprese, giornali, ed è questa una carat- poco più di 18. Rispetto al periodo pri- tre Parche della finanza». Nate circa un
teristica tipica del mondo economico ma della crisi, Mediobanca ha perduto il secolo fa negli Stati Uniti, per differenti
italiano.
58 per cento, RCS il 72, Unicredit, pri- strade hanno conquistato la capacità di
Ci sono inoltre i vertici di grandi
mo azionista singolo di Mediobanca, è influenzare i mercati di tutto il mondo
gruppi pubblici, come Paolo Scaroni più debole di un anno fa e il nuovo am- con i loro rating: una A in più o in meno
dell’Eni o Pier Francesco Guarguaglini ministratore delegato Federico Ghizzo- può determinare sviluppo o contrazione
e Giuseppe Orsi della Finmeccanica. Al- ni, che ha sostituito Dieter Rampl, deve di un marchio nelle Borse. Una B signitri, come Franco Tatò, variano tra impre- affrontare un calo di Borsa che tra il fica stasi o, quanto meno, cautela per
sa pubblica e privata. Jean-Paul Fitous- 2006 e il 2010 ha dimezzato il capitale, mancanza di sviluppo, una C è giudizio
si, l’economista francese con buone ra- con il valore del titolo passato da 1,53 negativo. Altre agenzie, come l’A.M.
Best specializzata nel campo assicuratidici in Italia, seduto nei consigli di ameuro a 94 centesimi.
ministrazione di Banca Intesa e TeleLa famiglia Berlusconi ha aumentato vo, oppure la Morningstar o la canadese
com, sostiene che nell’attuale difficoltà la partecipazione in Mediaset, arroton- Dominion, non hanno questa capacità
mondiale i ricchi sono diventati più ricdando di circa l’1 per cento la quota globale ma un’influenza solo locale.
Ancora minore è il peso delle agenzie
chi e i poveri più poveri. Nei momenti di
controllata. Aumento citato nelle comuforte crisi, vige una regola non scritta,
nicazioni alla Consob sulle partecipa- malese e cipriota nei loro stessi ambiti.
generalmente rispettata: «Quando i va- zioni rilevanti, che porta la famiglia al La Cina ha lanciato la propria agenzia
lori scendono, i poveri vendono e i ric- 39,927 per cento del capitale del gruppo, con un obiettivo difensivo nei confronti
chi comprano». Da oltre un anno i valodetenuto per il 39,870 per cento da Fi- del dollaro. Quante volte, nella loro stori scendono nei mercati del dollaro e
ninvest, la holding di famiglia, e per lo ria, le tre agenzie hanno favorito ascese
dell’euro. Nell’estate scorsa hanno visto 0,057 per cento da Holding Italiana Se- indebite nel mondo della finanza, provoautentici crolli dei valori, accompagnati
conda, una delle finanziarie che control- cando rialzi dei tassi d’interesse, oppure
hanno chiuso gli occhi per non sapere?
se non provocati dalle valutazioni allarlano la stessa Finivest.
mate delle agenzie di rating.
Complessa è anche la situazione gene- Non sono mancate vicende gravi e peFra i grandi investitori, Blackrock, ri- rale nel mondo bancario. La Banca santi. Basta citare i nomi di Enron e di
tenuto il maggiore gestore mondiale di d’Affari Merrill Lynch da venti anni Parmalat, la crisi dei derivati e dei subpatrimoni per un valore di 3.600 miliarpubblica un rapporto sulle fortune finan- prime di cui ancora non sono esaurite le
di in custodia, il giorno in cui le azioni ziarie di quanti possiedono oltre un mi- conseguenze in campo internazionale.
27 specchio
economico
Una catena di errori, di crisi e di scandali, pagati con la povertà da migliaia di
famiglie che stanno interessando alcuni
Tribunali in Italia e negli Stati Uniti
aprendo, per la prima volta a livello internazionale, il problema della reale indipendenza delle agenzie dai grandi
gruppi finanziari, sollevando interrogativi sul rapporto tra controllore e controllato e sull’effettiva influenza esercitata dalla speculazione internazionale.
Malgrado i circa 47 miliardi di dollari
in portafoglio che lo fanno il terzo uomo
più ricco del mondo e con il nomignolo
di Oracolo di Omaha, cittadina del Nebraska dove è nato 81 anni fa, Warren
Buffet, alla guida di un’autentica corazzata finanziaria americana, ha ricevuto
l’oltraggio forse più grave per un uomo
della sua levatura, importanza e attività:
una bocciatura da parte di Standard &
Poor’s, la maggiore delle tre grandi
agenzia di rating. Come se un Premio
Nobel in chirurgia venisse respinto al
concorso per infermieri nell’ospedale di
cui è proprietario.
Si chiama Berkshire Hathaway la società di investimenti di Buffet, considerato un azionista di grande trasparenza e
correttezza; ha in portafoglio i principali
pacchetti azionari di Coca Cola che ha
rappresentato il suo primo grande successo e che, acquistata in un momento in
cui sembrava avviata al fallimento, l’ha
reso famoso nel mondo finanziario,
American Express, Gillette, Procter &
Gamble, Washington Post, la rete televisiva Abc e molti altri marchi, il meglio
del mondo finanziario degli Stati Uniti.
Oltre al 19 per cento di Moody’s, la seconda agenzia di rating.
Più che uno sgarbo, il suo declassamento da parte di Standard & Poor’s
può apparire una dichiarazione di guerra
tra le agenzie di rating, in competizione
aperta tra loro nell’attuale, lunga e grave
crisi finanziaria. A meno che non si tratti in realtà di un’ulteriore manovra speculativa per esaltare un valore o decapitarlo sotto la copertura di una finta controversia intestina nel mondo del rating,
proprio nel momento in cui stampa economica, mondo politico e finanziario internazionale e investitori di grande importanza di ogni Paese mettono in discussione criticamente l’affidabilità dei
loro laconici giudizi espressi in tripla,
doppia o semplice A, ossia compra, oppure tieni, o vendi per il livello maggiore; B per l’intermedio; C per l’insufficienza. NR, Not Rated, è il minimo dei
minimi, un ordine negativo perentorio di
non comprare.
Nel 1929 due società americane spedirono, ad alcune migliaia di persone,
cartoncini di 5 pollici per 7, misura accettata dalla posta, per consigliare di liquidare gli asset bancari posseduti prima
del grande «crash» previsto per l’ottobre. Molti destinatari seguirono il suggerimento e salvarono gli investimenti.
L
e agenzie di rating
tengono conto anche
delle aspettative
dei mercati nei confronti
dei soggetti esaminati
e della credibilità
politica, fattori che
influiscono sulle
valutazioni e sul clima
sociale dei Paesi;
in Italia i rating vengono
usati come strumenti
di lotta politica; la loro
affidabilità è minima per
i condizionamenti
e per gli evidenti conflitti
di interessi tra
gli esaminati che
pagano e gli esaminatori
che riscuotono
Le due società unite casualmente nella
vicenda erano lo Standard Statistic Bureau fondato nel 1906 da Luther Lee
Blake, e la Poor’s nata nel 1860 dal diario finanziario History of Railroads and
Canals di Henry Varnum Poor. Dopo la
spedizione dei biglietti postali si fusero
dando vita alla prima agenzia di rating,
la Standard & Poor’s. Quella stessa società che, secondo il Premio Nobel per
l’economia Paul Krugman, insieme alla
seconda società di rating, la Moody’s,
nel 2008 aveva attribuito la tripla A, ossia l’attestato di massima affidabilità, ai
titoli tossici responsabili della crisi della
Lehman. Dopo questa vicenda le critiche, i dubbi, le accuse nei confronti delle
società di rating sono in aumento, ma nei
fatti esse fanno parte integrante del sistema finanziario, insieme a una terza agenzia, la Fitch Ratings nata nel 1913 a New
York per opera di John Knowles Fitch.
Presidente di Standard & Poor’s, controllata da McGraw Hill, era Deven
Sharma, di cui Barack Obama ora ha
voluto la testa. Capital World Investors
con il 12,45 per cento e Blackrock con
il 5,44 sono i suoi principali azionisti.
Presidente di Moody’s è Raymond W.
McDaniel Jr., con il 12,47 per cento
nelle mani di Warren Buffet che afferma di decidere vendite e acquisti solo
leggendo il Financial Times, attraverso
la propria holding Berkshire Hathaway.
Con il 23,3 per cento il Capital World
Investors e Blackrock con il 6,6 per
cento sono gli altri principali azionisti
anche di Moody’s, mentre Fitch è per il
60 per cento della francese Fimlac e per
il restante 40 per cento della Hearst
Corporation.
Pur avendo importanti gruppi comuni
dell’azionariato, le agenzie valutano,
ammoniscono, a volte condannano. Le
imprese e gli Stati oggetto dei loro giudizi le finanziano pagando i servizi di
rating che ricevono e sempre più spesso
i mercati sono turbati dalle loro valutazioni. Ma questi giudizi sono affidabili e
realmente autorevoli? Per i Paesi che si
indebitano gli esami sono ininterrotti,
non finiscono mai. Gli esaminatori sono
numerosi - Unione Europea, Ocse, Fondo Monetario Internazionale, Birs, Bei,
Banca Mondiale, Bce -; puntano agli
stessi obiettivi, analizzano con gli stessi
criteri. Ma per le agenzie valgono gli
stessi criteri? Contano solo i modelli
econometrici?
Nella realtà tengono conto anche delle
aspettative dei mercati nei confronti dei
soggetti sotto esame, della credibilità
politica: fattori che non vengono espressi in numeri ma che influiscono notevolmente sulle valutazioni e sul clima sociale dei Paesi nei quali, in Italia soprattutto, i rating delle agenzie vengono usati come strumenti di lotta politica. La loro affidabilità diventa minima a causa
degli innegabili condizionamenti nell’autonomia di giudizio e degli evidenti
conflitti di interessi tra esaminati che
pagano ed esaminatori che incassano.
Nelle audizioni parlamentari svoltesi
in Usa sull’ultima crisi finanziaria, ex
dipendenti di Moody’s hanno parlato di
pressioni ricevute dai loro capi per essere «accomodanti verso le necessità dei
clienti», ossia le investment bank che
approvavano titoli poi rivelatisi tossici. I
grandi gestori conoscono bene questi
problemi. Bill Gross, manager del Pimco Total Return, il fondo obbligazionario più grande del mondo, non ha avuto
difficoltà ad ammettere che «le agenzie
di rating hanno giocato un ruolo insensato nel perpetrare e perpetuare la follia
dei subprime; i loro avvertimenti sono
stati più che tardivi sulle Enron e WorldCom degli ultimi dieci anni, e più recentemente la loro fede cieca nella solvibilità degli emittenti sovrani ha condotto
agli eccessi della Grecia».
Oltre queste parole, sarebbe opportuno
aggiungere alcune cifre: 8,4 è il valore
in miliardi di dollari di Moody’s in Borsa, 508 milioni di dollari sono i profitti
netti, 11 mila le società, di oltre 100 Stati, analizzate per i rating. Cifre ancora
superiori quelle di Standard & Poor’s. In
Germania si sta studiando di risolvere il
problema del monopolio delle agenzie
americane: con il consulente Roland
Berger la Borsa tedesca, il Governo di
Hessen, lo Stato federale di Francoforte
stanno progettando una campagna per
creare una agenzia di rating indipendente ed europea. Mentre Fitoussi continua
a dire: «Le agenzie è meglio non starle
più a sentire».
■
Towards a safer world
VERTIPASS. MOBILITA’ ALL’AVANGUARDIA PER IL PAESE
Un progetto per una mobilità capillare, che integra ed estende le
tradizionali reti di trasporto pubblico
Velocità, comfort, puntualità, sicurezza e basso impatto ambientale
Una soluzione flessibile per un’utenza diffusa e per la crescita del paese
agustawestland.com
ntro il 2011 l’Italia sarà
e
il Paese con il più alto
tasso di potenza installata nel
campo delle energie fotovoltaiche nel mondo: il contatore fotovoltaico del GSE nel mese di
settembre scorso ha segnato
un importante traguardo superando i 10.000 Mw di potenza fotovoltaica installata su
tutto il territorio nazionale per
oltre 270 mila impianti in esercizio. Secondo le previsioni del
GSE, alla fine dell’anno l’Italia
raggiungerà un livello di potenza di 12 mila Mw con un numero di impianti che toccherà
le 350 mila unità.
Solo nel corso del 2011 sono
entrati in esercizio circa 6.500
Entro il 2011
l Italia sar Mw, di cui oltre 3.700 relativi a
il Paese con il impianti «Salva Alcoa» che,
pi alto tasso avendo richiesto i benefici della
legge 129 del 2010 ed entrati
di potenza
installata in esercizio entro il 30 giugno
2011, hanno presentato donel campo
mande di ammissione alle tadelle energie
riffe incentivanti fissate dal Sefotovoltaiche
condo Conto Energia.
nel mondo:
Tale crescita vertiginosa delil contatore l’utilizzo della tecnologia fotofotovoltaico
voltaica nell’anno in corso è
del GSE
stata possibile anche grazie
nel mese
al Quarto Conto Energia. Il
di settembre
nuovo meccanismo incentiha infatti vante previsto dal decreto misuperato
nisteriale del 5 maggio 2011
i 10.000 Mw
e partito nel giugno scorso, in
soli 4 mesi ha incentivato ben
di potenza
27 mila impianti per una pofotovoltaica
su tutto il tenza di 1.700 Mw.
territorio le novità del quarto conto
energia. Oltre a una graduale
nazionale
riduzione delle tariffe incentiper oltre
vanti, in linea con il calo fisiolo270 mila
gico dei costi della tecnologia
impianti
in esercizio fotovoltaica e con il resto dei
Paesi europei, il decreto interministeriale del 5 maggio
2011 introduce novità significative per valorizzare gli impianti di piccola taglia e rafforzare una filiera europea del fotovoltaico. Il IV Conto Energia
attua una distinzione tra picco-
li e grandi impianti: sono considerati piccoli impianti quelli inferiori a 1 Mw posti su edifici,
gli impianti di potenza fino a
200 kW operanti in regime di
scambio sul posto e gli impianti di potenza qualsiasi realizzati
sia su edifici che su aree della
Pubblica Amministrazione. Sono considerati, invece, grandi
impianti tutti gli altri tipi di impianti con caratteristiche diverse da quelle sopraelencate.
È previsto inoltre un incremento della tariffa incentivante del:
- 5 per cento per gli impianti
ubicati in zone industriali, cave, miniere, o discariche esaurite, aree di pertinenza di discariche o siti contaminati;
- 5 per cento per i piccoli impianti realizzati dai Comuni
con popolazione inferiore a 5
mila abitanti;
- 10 per cento per gli impianti
ove almeno il 60 per cento dell’investimento, ad esclusione
della manodopera, sia costituito da componenti realizzati al-
l’interno dell’Unione Europea;
- 5 centeuro/KWh per gli impianti sugli edifici in sostituzione di eternit o amianto.
Dal 2013 ci sarà poi il passaggio alla tariffa omnicomprensiva, come i regimi per il fotovoltaico maggiormente diffusi nel
resto dell’Europa, tariffa che
incorpora nell’incentivo il prezzo di vendita dell’elettricità.
Modalità di accesso agli incentivi. I grandi impianti, che
entrano in esercizio dopo il 31
agosto 2011 e fino a tutto il
2012, per accedere alle tariffe incentivanti devono necessariamente essere iscritti nell’apposito registro del GSE in
posizione tale da rientrare nei
limiti di costo fissati dal decreto per il periodo di riferimento,
e possono accedere direttamente alle tariffe incentivanti
previa comunicazione al GSE
della loro entrata in esercizio.
L’iscrizione al registro è possibile - tramite l’apposito sistema informatico predisposto
AzionistA unico del Gse è il Ministero dell’econoMiA e delle
FinAnze d’intesA con il Ministero dello sviluppo econoMico, in
conForMità Alle disposizioni dell’Autorità per l’enerGiA
elettricA e il GAs. il Gse è cApoGruppo delle società Au
(Acquirente unico), GMe (Gestore dei MercAti enerGetici) e di
rse (ricercA sul sisteMA enerGetico).
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . gestore
. . . . servizi
. . . .energetici
. . . . . .
30
Continua la Corsa
al fotovoltaiCo:
l’italia ha già installato
oltre 10.000 Megawatt
il Gestore dei servizi enerGetici - Gse spA
è lA società pubblicA che in itAliA proMuove
e incentivA le Fonti di enerGiA rinnovAbile
Energia introduce una serie
di bonus con lo scopo di rafforzare e potenziare la filiera
industriale europea del settore e per sostenere azioni di
efficienza energetica e di recupero ambientale. Ogni singolo incremento di tariffa non
è cumulabile con gli altri.
La componente incentivante
prevede infatti un incremento
del 5 per cento in due casi. Il
primo è quello degli impianti
non su edificio che si trovano in
zone classificate alla data del
decreto come industriali, miniere, cave, discariche esaurite, area di pertinenza di discariche o di siti contaminati. Il secondo caso è relativo ai piccoli
impianti, realizzati da Comuni
con popolazione inferiore a 5
mila abitanti, calcolati sulla base dell’ultimo censimento Istat
effettuato prima della data di
entrata in esercizio.
È prevista inoltre una maggiorazione del 10 per cento per
gli impianti il cui costo di investimento, per quanto riguarda i
componenti diversi dal lavoro,
sia per non meno del 60 per
cento riconducibile ad una pro-
duzione realizzata all’interno
dell’Unione Europea.
La tariffa incentivante vede
poi un aumento di 5 centesimi
di euro/kWh per gli impianti
su edificio, installati in sostituzione di coperture in eternit o
comunque contenenti amianto, dopo il loro smaltimento.
I piccoli impianti sugli edifici
possono beneficiare di un premio aggiuntivo rispetto alle tariffe previste, qualora abbinati
ad interventi per un uso efficiente dell’energia.
per sAperne di piÙ
In linea con il decreto interministeriale del 5 maggio 2011, il
GSE ha dedicato al Quarto
Conto Energia un’apposita sezione del sito web e, per chiarire e definire le regole contenute del decreto, ha pubblicato:
- la Guida alle applicazioni innovative finalizzate all’integrazione architettonica
- le Regole applicative per il riconoscimento delle tariffe incentivanti
- le Regole tecniche per l’iscrizione al Registro dei grandi
impianti.
■
il Gse hA inoltre dedicAto Al FotovoltAico
un cAnAle del contAct center:
numero verde*
800.89.69.79
numero Fisso*
06.8011.43.40
06.8011.43.60
* con operatori dal lunedì al venerdì dei giorni non festivi dalle ore 9 alle ore 18
eMail
[email protected]
indirizzo
Fax
+39 06.8011.20.36
Gestore dei Servizi Energetici - GSE S.p.A.
V.le Maresciallo Pilsudski, 92 - 00197 Roma
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
g e s t o r e s e rv i z i e n e r g e t i c i
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dal GSE - esclusivamente entro
finestre temporali prestabilite,
relative ai periodi giugno-dicembre 2011, primo semestre 2012 e secondo semestre 2012.
L’iscrizione al registro non è
cedibile a terzi. Per il primo periodo le iscrizioni sono state
consentite dal 20 maggio al
30 giugno; il GSE ha pubblicato
sul sito una graduatoria non
soggetta a scorrimento, salvo
cancellazioni di impianti iscritti
entrati in esercizio entro il 31
agosto 2011.
Altra condizione per l’ammissione agli incentivi è l’invio al
GSE della certificazione di fine
lavori dell’impianto, che deve
pervenire entro 7 mesi (9 per
gli impianti oltre 1 Mw) dalla
data di pubblicazione della graduatoria, pena la decadenza di
iscrizione al registro.
Il soggetto responsabile dovrà
anche trasmettere copia della
certificazione di fine lavori al
gestore di rete competente,
che, entro 30 giorni, effettuerà
la verifica di rispondenza tra
quanto effettivamente realizzato e quanto dichiarato, come
previsto nell’apposito Protocollo tra il GSE e i gestori di rete.
Il Gestore dei Servizi Energetici, come previsto dal decreto
interministeriale del 5 maggio 2011, ha pubblicato sul
proprio sito le Regole tecniche che definiscono i criteri e
le modalità di iscrizione al registro dei grandi impianti fotovoltaici nonché di formazione delle graduatorie.
Possono beneficiare delle tariffe incentivanti per piccoli
impianti non inferiori a 1 KW
le persone fisiche e giuridiche, i soggetti pubblici e i condominii di unità immobiliari. I
moduli devono essere certificati e gli impiani devono:
- esser realizzati con componenti di nuova costruzione;
- esser collegati alla rete elettrica o a piccole reti isolate,
con un unico punto di connessione non condiviso con altri
impianti fotovoltaici;
- rispettare le condizioni dell’art. 10 comma 4 del DL n. 28
del 2011 se collocati a terra in
aree agricole;
- rispettare l’art. 10 del DL n.
28 del 2011.
Maggiorazioni sulla tariffa
incentivante. Il Quarto Conto
31
32 specchio
economico
I
n pochi mesi il Governo ha approvato quattro manovre per raddrizzare i conti pubblici. All’orizzonte se ne profila un’altra, la quinta. E
non si sa se sarà l’ultima. È questo lo
scenario nel quale si è sviluppata e si sviluppa la politica economica e sociale
della maggioranza. Il Paese ha assistito
attonito all’evolversi dei comportamenti
politici e sociali del Governo. Si è passati da un ottimismo imprudente («I conti
sono in ordine, l’Italia non ha bisogno di
misure anticrisi») a una parziale ammissione delle difficoltà di bilancio («È il
contagio della crisi che importiamo dall’Europa»).
Si sono così improvvisati provvedimenti che, maldestramente, rinviano le
decisioni alla prossima legislatura. Dinanzi alle contestazioni dei mercati e
dell’Europa si sono così dovuti anticipare con due successivi decreti già al 2011
gli effetti della manovra sulla stabilità
dei conti pubblici. Ci si è mossi senza
una strategia, con casualità, con contraddizioni. Si sono preannunciati provvedimenti che poi per la controspinta degli
interessi corporativi sono stati modificati
o addirittura ritirati. Il risultato è dinanzi
agli occhi di tutti. È preannunciata una
nuova manovra. Si dice: «È per la crescita». Ma i dubbi restano e si rafforzano.
Vediamo. Allo stato attuale la somma
degli interventi previsti per raddrizzare i
conti pubblici non consente all’Italia di
ripartire. La sprofonda anzi nella recessione. Non ci sono, insomma, provvedimenti che possano favorire la crescita: se
il prodotto interno aumenterà nei prossimi anni in misura millimetrica, non si
produrrà ricchezza e si dovrà fronteggiare un mix preoccupante di disoccupazione ed inflazione. Secondo le previsioni
più recenti della Confindustria, il prodotto interno lordo che era a più 1,3 per cento nel 2010, scenderà allo 0,7 in più nel
2011, e appena allo 0,2 in più nel 2012.
Le manovre hanno gelato la ripresa. In
Spagna, Germania, Polonia, Francia e
Olanda ci si attesterà a dei livelli di crescita dell’1,5-2,0 per cento. È l’effetto
dell’aumento della pressione fiscale
(42,6 per cento nel 2010; 42,8 nel 2011;
44,1 nel 2012) che colloca l’Italia al terzo posto per tasse pagate, dietro la Svezia ma davanti a tutti gli altri Paesi europei. Battiamo ogni record. Romano Prodi aveva portato la pressione fiscale nel
1997 al 43,7 per cento. Aveva però centrato l’obiettivo dell’ingresso in Europa.
L’aumento delle tasse così consistente
(rappresenta più dei due terzi degli interventi prefigurati nelle quattro manovre),
è particolarmente iniquo. Colpisce fortemente i redditi più bassi e la famiglia;
rende impossibile alle imprese manifatturiere di ristrutturarsi, di impegnarsi
nella ricerca, di mantenersi competitive
con quelle dei Paesi concorrenti. Allarmante il quadro che si profila sul terreno
RIPRESA IMPROBABILE
QUATTRO MANOVRE IN POCHI
MESI, MA I DUBBI RESTANO
E SE NE PROFILA UNA QUINTA
DI
GIORGIO BENVENUTO
PRESIDENTE DELLA
FONDAZIONE BRUNO BUOZZI
occupazionale. Sarà un’impresa recuperare la lenta emorragia di posti di lavoro
(la Confindustria prevede nei prossimi
due anni 729 mila occupati in meno).
Particolarmente grave è la situazione
per i giovani. Secondo le più recenti statistiche, la disoccupazione giovanile salirà dal 25,4 per cento del 2009 al 28,9
nel 2011: in particolare il 46,7 per cento
(quasi uno su due) dei giovani tra i 15 e i
24 anni ha un impiego temporaneo. Nel
1994 erano appena il 16,7 per cento.
Drammatica la situazione dell’occupazione femminile. Sono al lavoro il 46,3
per cento delle donne. Ad essere colpite
per mancanza di impiego sono soprattutto le giovani tra i 15 e i 24 anni: il tasso
di disoccupazione è del 29,4 per cento.
Ed è tra le donne che si concentra la percentuale maggiore di lavoro a tempo parziale, cioè meno di 30 ore settimanali,
pari al 76,9 per cento.
Ancora. Rispetto al resto dei Paesi europei gli italiani diventano più poveri.
Ad esempio, in dieci anni, fatta 100 la
media europea, l’Italia passa da 117 a
100, la Germania rimane a 118, la Francia scende da 115 a 107, la Spagna cresce da 97 a 101, il Regno Unito scende
da 119 a 114. Sottolinea la Confindustria
che il prodotto interno pro-capite sarà
nel 2012 del 6,9 per cento inferiore a
quello del 2007, cioè con una rincorsa all’indietro ai livelli del 1999.
Il benessere perduto riguarda soprattutto il mondo del lavoro dipendente. I
salari e gli stipendi sono sempre più miseri. Il 2010 fotografa questa situazione
calcolando i salari medi e le ore lavorate:
Italia 32.657 dollari di guadagno medio
per 1.778 ore lavorate; Germania 38.325
(1.419); Francia 38.124 (1.559); Regno
Unito 44.008 (1.647); Stati Uniti 52.607
(1.778). I lavoratori italiani guadagnano
poco ma lavorano tanto. L’Ocse ha commentato così queste statistiche: «Lo
shock negativo sui redditi da lavoro subito da non pochi italiani durante la crisi
si è probabilmente tradotto in una crescita del rischio di povertà e di difficoltà finanziarie, anche se l’aumento massiccio
di risorse per la cassa integrazione guadagni ha contribuito significativamente a
limitare il numero di lavoratori affetti da
tali contraccolpi».
All’impoverimento degli italiani ha
contribuito la corsa dei prezzi nel 2011.
Dal 2,1 per cento di gennaio l’inflazione
è salita al 2,8. È il livello più alto dall’ottobre 2008. Un gruppo di associazioni
dei consumatori (Adoc, Unione Nazionale Consumatori, Codacons, Movimento difesa del cittadino) ha calcolato che
dal 2001 al 2011 i rincari di prezzi e tariffe, insieme alla crisi e alle manovre
per la correzione del deficit pubblico,
hanno prodotto una perdita pari a 10.850
euro a famiglia. Per il prossimo anno
l’effetto delle ultime manovre del Governo si tradurrà in una stangata di 1.500
euro in media per ogni famiglia.
L’ultima manovra del Governo aggrava
la situazione del Paese. L’aumento dell’aliquota Iva al 21 per cento ha effetti inflattivi e recessivi; l’introduzione di una norma che rende possibili i licenziamenti è
l’esatto contrario di un’azione necessaria
per aumentare e qualificare l’occupazione; l’intervento sui redditi è praticamente
simbolico e non si capisce perché è limitato ai pensionati e ai dipendenti pubblici;
le misure contro l’evasione fiscale sono
state in parte depotenziate.
I tagli ai costi della politica (riduzione
dei componenti delle assemblee elettive;
soppressione delle Province; diminuzio-
specchio
economico
ne delle municipalizzate che sono diventate una specie di poltronificio; semplificazione ed efficienza della struttura dello
Stato) sono modestissimi. Molti sono
inesistenti, altri sono stati rinviati ad un
futuro indefinibile e improbabile. Alcune
misure fiscali sono addirittura beffarde.
Le Province che dovrebbero essere soppresse, ad esempio, beneficeranno dell’aumento dell’addizionale sulla RCA
dal 12,5 al 16 per cento, e di un incremento dell’IPT, l’imposta provinciale di
trascrizione che diverrà proporzionale
secondo la potenza delle automobili.
Rimangono sullo sfondo ulteriori inasprimenti fiscali. È il caso della riduzione dei regimi di esenzione, esclusione e
favore fiscale (le cosiddette tax expenditures) destinato a produrre i primi effetti
già nel 2013. Si tratta di un contributo
imponente. Almeno 20 miliardi a regime
(nel 2014): il 42 per cento dell’intera
manovra di correzione dei conti pubblici; il 70 per cento della componente relativa alle maggiori entrate. È ormai norma
di legge l’attuazione di tagli lineari e automatici alle agevolazioni fiscali in misura pari al 5 per cento per il 2013 e al 20
per cento a decorrere dal 2014, se entro il
30 settembre 2013 non saranno adottati
provvedimenti legislativi di riordino della spesa sociale e dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale tali da determinare effetti positivi, ai fini dell’indebitamento netto, non inferiori a 4 miliardi di euro per il 2013 e a 20 miliardi a
decorrere dal 2014.
È uno sbocco normativo che rappresenta un profondo cambiamento. Inizialmente l’operazione di ristrutturazione
delle tax expenditures era finalizzata, assieme all’aumento dell’Iva, a lasciare
spazio, con la legge di attuazione della
delega fiscale, solo ad interventi di sostegno per la ricerca, per la natalità, per il
lavoro. Come è già avvenuto per il federalismo fiscale, la revisione delle agevolazioni fiscali non concorre più al finanziamento della riforma fiscale, ma è finalizzata a contribuire in toto alla correzione dei conti pubblici.
Non ci sono state reazioni a questo
brusco cambiamento. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti è abilissimo:
indica obiettivi che poi nega, anzi rinnega, quando dalle parole passa ai fatti. È
la stessa furbizia che ha già esercitato
nell’attuazione del federalismo fiscale
che doveva diminuire le tasse, colpire gli
sprechi e far guadagnare a tutti, al Nord,
al Centro e al Sud, e invece ha proceduto, con il meccanismo delle addizionali,
a colpire i redditi più bassi, le famiglie,
le piccole e medie aziende.
Tremonti sollecita nell’immaginario
collettivo reazioni simili a quelle suscitate dall’evasione fiscale. Salvatore Tutino
su Il Cerino ne sottolinea gli aspetti: «Un
giudizio negativo che dipinge le agevolazioni come indebiti favori da ridimen-
33
CREMONINI: NUOVO RISTORANTE TIPICO ALL’AEROPORTO DI MALPENSA. Da
qualche mese gli oltre 19 milioni di passeggeri che ogni anno transitano
nell’aeroporto di Milano Malpensa possono scegliere al ristorante prodotti tipici regionali: la Chef Express, del Gruppo Cremonini, con un investimento di circa 1,5 milioni di euro ha acquisito e ristrutturato due locali precedentemente gestiti dalla Onama del Gruppo
Compass, ubicati nel Terminal 1. Nella zona arrivi sono stati realizzati un bar Mokà e
un Bakery a marchio Mr. Panino; nella zona partenze Area Schengen un altro Mokà
e una food court a marchio SapoRE, nuovo marchio destinato ad aeroporti e stazioni ferroviarie. Il fatturato complessivo preIl bar Mokà a Malpensa
visto è di circa 36 milioni di euro nei 6 anni
di concessione. La novità maggiore: cotolette alla milanese con la tipica
«orecchia d’elefante», pani e focacce da infarcire con salumi affettati a vista, primi piatti d’eccellenza. La Chef Express è presente in 7 aeroporti.
L’ITALFERR (FS) VERIFICA L’AMMODERNAMENTO DELLA RETE FERROVIARIA IN
MACEDONIA E IN SERBIA. Avviato in
questo mese, sarà concluso in tre
anni l’incarico affidato dalla Banca
europea per la Ricostruzione e lo
Sviluppo all’Italferr, società d’ingegneria delle Ferrovie dello Stato, di
verificare l’ammodernamento delle
infrastrutture ferroviarie in Macedonia e in Serbia. Un team di specialisti
Il Corridoio X in costruzione
controllerà le gare d’appalto, visiterà
periodicamente i cantieri, comunicherà alla Banca e alle principali istituzioni i risultati delle attività fino alla messa in esercizio delle linee. Gli interventi prevedono il completo rinnovo dell’armamento ferroviario su 150 chilometri di linea - 50 in Macedonia e 100 in Serbia - lungo il Corridoio X. Inoltre un consorzio composto dall’ Italferr e dall’IRD Engineering ha concluso
in Bosnia-Erzegovina l’assistenza tecnica al Ministero dei Trasporti per
adeguare i regolamenti ferroviari dei Paesi balcanici alle direttive europee,
anche in vista dell’ingresso di quel Paese nell’Unione Europea.
sionare, con significativi benefici per la
finanza pubblica; con margini di incertezza che circondano l’entità e i destinatari dell’intervento».
Insomma tutti contenti e tutti canzonati. Le agevolazioni, le esenzioni e i regimi agevolati, se li si va ad analizzare, sono in prevalenza a favore delle persone
fisiche (casa, famiglia; spese mediche,
detrazioni per redditi da lavoro dipendente, autonomo e pensioni; previdenza,
TFR tassato in maniera separata). Riguardano poco le imprese (si tratta del
cuneo fiscale). Si riferiscono anche per
38 miliardi alle aliquote ridotte dell’Iva
del 10 e del 4 per cento. Se, come è prevedibile, non si farà la riforma fiscale e
non si determineranno risparmi, diverrà
inevitabile nei prossimi due anni un intervento che graverà enormemente sui
redditi dei pensionati, dei lavoratori dipendenti, delle imprese.
Insomma uno scenario preoccupante.
Senza via di uscita. Confuso e contraddittorio. È il risultato di una politica economica che in tre anni non ha realizzato
riforme. Non siamo dinanzi a una crisi
congiunturale. Siamo in una nuova situazione. La crisi è strutturale. Compor-
ta cambiamenti e riforme. Necessita di
una forte coesione sociale. È stata abbandonata la politica di concertazione e si è
contagiato il mondo economico trasferendovi la rottura e la rissa che porta all’impotenza. Occorre individuare una
via di uscita.
Ci vuole competenza, determinazione,
consenso. L’Italia è chiamata a una sfida
per tornare a crescere. È il momento di
uscire dalla rassegnazione e dalla paura.
Ci vuole autorevolezza e credibilità. L’obiettivo della crescita qualitativa e quantitativa deve essere proposto e imposto al
mondo politico e a quello sociale. I saggi
appelli che a più riprese il Presidente
della Repubblica indirizza al Paese devono trovare, oltre all’ascolto, anche la
volontà di costruire le riforme. Il Paese
va governato. È fondamentale riaprire un
confronto unitario con le forze economiche e sociali. In altri momenti la coesione nazionale e l’indicazione di obiettivi
per i quali si chiedevano sacrifici con
equità hanno permesso all’Italia di farcela. Il Paese non può andare avanti in una
situazione confusa, quasi torbida. «Il
medico pietoso fa la piaga dolorosa», dice un vecchio proverbio.
■
34 specchio
economico
S
ono state preannunciate le audizioni
della
Commissione
Giustizia del Senato sui quattro
disegni legge per la riforma della magistratura onoraria presentati dai senatori
Giuseppe Valentino, Alberto Maritati,
Filippo Berselli-Franco Mugnai ed
Ettore Peretti-Marco Perduca. Ampio ed
articolato, il progetto Valentino, prevede
una disciplina organica di questo settore
ispirata ai risultati conseguiti dalla
Commissione istituita presso il
Consiglio dell’Ordine degli avvocati di
Roma. Il testo Valentino è finalizzato a
valorizzare e ottimizzare l’impiego professionale dei «got», ossia dei giudici
onorari di Tribunale, con il pieno riconoscimento della natura professionale dell’attività lavorativa, con la fisiologica
possibilità di impiego ottimale della
«forza-lavoro» attualmente in servizio e
con il contestuale impatto positivo sull’abbattimento dell’arretrato giudiziario.
Secondo il disegno di legge Valentino
il magistrato onorario è un avvocato specializzato che esercita la professione al
servizio dello Stato nella veste di giudice di Pace o di viceprocuratore onorario
con doveri e diritti tassativamente delineati. Nella proposta di legge i giudici
onorari di Tribunale verrebbero assorbiti
gradualmente nei giudici di Pace con
contestuale allargamento della competenza giurisdizionale attribuita a questi
ultimi. In questa ottica l’ufficio del giudice di Pace potrebbe diventare una
sezione specializzata del Tribunale e il
giudice di Pace stesso una sorta di supergot con maggiore flessibilità di impiego.
Per i vicepretori onorari, invece, si
potrebbe ipotizzare la possibilità di
applicazione anche per le attività di ufficio nei limiti dell’attuale competenza, e
la possibilità, per quelli in servizio da
almeno un quadriennio, di essere impiegati anche per le udienze celebrate
davanti al Tribunale collegiale. La soluzione prospettata avrebbe il pregio di
consentire una radicale riorganizzazione
dell’ufficio del pubblico ministero con
l’introduzione degli avvocati dell’accusa, destinati a svolgere la propria attività
professionale esclusivamente al servizio
della Procura della Repubblica.
Per quanto concerne il profilo retributivo-funzionale, la proposta Valentino
indica quelli che sono i diritti e i doveri
del professionista chiamato a svolgere le
funzioni giudiziarie onorarie: obbligo di
garantire la presenza in ufficio o in
udienza per un determinato numero di
giorni, con il riconoscimento contestuale di un’indennità fissa previdenziale
omogenea per tutte le figure di magistrato onorario. Dunque indennità elargibile anche in periodi di maternità o di
malattia; attribuzione di un’indennità
variabile in ragione della quantità e qualità del lavoro effettivamente svolto;
eventuale regime di incompatibilità
distrettuale con l’esercizio della profes-
O
U
A
AUSPICABILE UNA LEGGE DELEGA
PER LA RIFORMA
DELLA MAGISTRATURA ONORARIA
DI MAURIZIO DE TILLA
PRESIDENTE DELL’ORGANISMO
UNITARIO DEGLI AVVOCATI
I
n attesa di una generale
riforma della Giustizia,
sono in procinto
di essere esaminati
dal Senato
quattro disegni di legge
presentati dai senatori
Valentino, Maritati,
Berselli, Mugnai, Peretti
e Perduca, diretti
a modificare le norme
relative allo status
e l’attività dei cosiddetti
«got», ossia i giudici
onorari di Tribunale
sione; previsione di un obbligo di formazione continua; e infine attribuzione
di una quota fissa di posti riservati nel
concorso in magistratura e non diversamente assegnabili. Per quanto attiene
poi alla previdenza, l’elenco speciale
comporterebbe l’iscrizione automatica
alla Cassa forense di tutti i magistrati
onorari e la possibilità di una disciplina
del trattamento previdenziale uniforme
per tutta la categoria.
Di segno parzialmente diverso è il progetto Maritati che si muove lungo tre
direttrici. La prima consiste nella creazione di uno status unitario dei magistrati onorari accentuandone la professionalità mediante un sistema di selezione e
aggiornamento professionale permanente, unito a un rigoroso sistema di valutazione dell’attività svolta, alla previsione
di limiti alla rinnovabilità dell’incarico,
all’introduzione di un sistema complesso
di incompatibilità, a una valutazione
quadriennale che può concludersi ogni
volta con l’esonero del magistrato onorario che abbia tenuto un comportamento o
svolto la propria attività in modo non
adeguato, oltre che alla compiuta individuazione dei procedimenti che possono
essere svolti dalla magistratura onoraria
e delle attività processuali e di indagine
che il procuratore della Repubblica può
delegare ai sensi del decreto legislativo
20 febbraio 2006 n. 106.
Al completamento e alla compiuta
definizione dello status costituisce un
corollario necessario la definizione di un
sistema disciplinare completo che sia in
grado da un lato di individuare le ipotesi
di illecito disciplinare, le sanzioni applicabili e il procedimento di accertamento
della responsabilità e di adozione dei
relativi procedimenti, e, dall’altro, di
assicurare la reale partecipazione dell’incolpato e il diritto di difesa.
La seconda consiste nella creazione
del Tribunale ordinario come unica autorità giudiziaria di primo grado, all’interno del quale vengono assorbite le competenze attualmente attribuite agli uffici
del giudice di Pace. Tale soluzione consente di evitare la duplicazione di uffici
in circa 400 strutture - nelle città sede di
circondario e nelle città in cui hanno
sede sezioni distaccate del Tribunale verrebbe ad esistere un’unica struttura direttiva -, mentre i restanti uffici del giudice
di Pace rimarrebbero, seppure trasformati, in sedi decentrate del Tribunale nei
quali può essere trattata unicamente una
parte del contenzioso dell’ufficio di
primo grado.
Per effetto dell’introduzione dell’ufficio unico di primo grado, le attività e
l’impiego di tutti i magistrati, ordinari e
specchio
economico
onorari, divengono, anche come sede,
tabellari o comunque oggetto dei provvedimenti di organizzazione che tengono
conto della esigenza della conservazione
della giustizia di Pace prevista dall’articolo 106 della Costituzione, concorrendo
in questo modo ad ottimizzare le prestazioni, potendo ciascuno essere addetto a
più sedi in relazione alle concrete necessità. Nello stesso tempo la dimensione
circondariale, che viene a costituire la
dimensione minima di ciascun ufficio,
consente di far fronte meglio alle concrete esigenze anche amministrative e di
personale di ogni realtà distaccata o
decentrata, essendo emerso che la capacità di garantire standard di definizione
elevati è sempre connessa, anche per la
specializzazione interna che consente, a
dimensioni medio grandi degli uffici
stessi.
La terza direttrice consiste nell’individuazione di un’organizzazione in grado
di affrontare l’arretrato formatosi negli
uffici giudiziari sia nel settore civile che
in quello penale, usando nella definizione di tale contenzioso anche la magistratura onoraria sulla base di progetti di
definizione che tengano conto inoltre
della tipologia di contenzioso cui gli
stessi possono essere addetti, introducendoli nell’organizzazione delle sezioni e
coinvolgendoli nelle riunioni di coordinamento e di verifica degli orientamenti
giurisprudenziali cui attendono i presidenti di sezione negli uffici giudicanti e i
procuratori aggiunti in quelli requirenti.
Di limitata portata è il disegno di legge
Peretti e Perduca che prevede solo l’aumento del valore fino a 16 mila euro
della competenza generale del giudice di
Pace. Si aggiunge la previsione legislativa che davanti a tale giudice le parti possono stare in giudizio personalmente,
norma da cui mi sento di dissentire. I più
ampi progetti di legge Valentino e
Maritati, all’esame della Commissione
Giustizia del Senato, hanno alcune analogie ma si ispirano a diverse impostazioni che non è facile conciliare. Una
cosa è comunque certa: lo strumento
legislativo della legge delega ci sembra
quello che può garantire i migliori risultati. In tal senso va accolto con favore il
disegno di legge n. 2359 di iniziativa dei
senatori Berselli e Mugnai, che prevede
la delega al Governo fissando i principi e
i criteri direttivi, da ampliare e modificare, cui si dovranno attenere i decreti legislativi da emanare.
Tra i principi e i criteri direttivi è anzitutto prevista la creazione di uno status
unitario dei magistrati onorari - proposta
analoga al progetto Maritati - tale da
assorbire i giudici onorari di Tribunale
nei giudici di Pace che preferiamo chiamare giudici laici comprendendo anche
got e viceprocuratori onorari, con
un’adeguata remunerazione che comprenda la parte previdenziale. Ottima è
l’istituzione di un autonomo organo di
35
FONDAZIONE BORDONI, ALESSANDRO LUCIANO NUOVO
PRESIDENTE. Alessandro Luciano è stato eletto
all’unanimità dal Consiglio d’amministrazione a succedere ad Enrico Manca come nuovo presidente
della Fondazione Bordoni, istituzione di alta cultura,
ricerca e consulenza del Ministero dello Sviluppo
Economico per gli aspetti tecnologici dei settori delle
telecomunicazioni e della televisione. Per Luciano è
un ritorno al settore delle comunicazioni dopo essere stato commissario dell’Autorità per le Garanzie
nelle Comunicazioni e componente della Commissione Infrastrutture e Reti. Successivamente è stato
presidente del Consiglio di amministrazione di Centostazioni del Gruppo
Ferrovie dello Stato, consigliere di amministrazione dell’Enel e della
Livingston, componente della Alta Corte di Giustizia della FIGC.
autogoverno per la magistratura laica
con poteri disciplinari.
Nei principi direttivi potrà prendersi in
considerazione il progetto dell’OUA,
Organismo Unitario dell’Avvocatura,
che prevede una severa selezione nell’accesso, un intenso e prolungato tirocinio e rigorose incompatibilità che - esse
sole - possono accompagnare l’aumento
e l’estensione delle competenze per
materia e per valore. L’obiettivo complessivo è quello di individuare una
componente laica che, con nomine e
conferme affidate a criteri meritocratici,
possa svolgere la stessa funzione dei giudici per determinate materie. La meritocrazia si può perseguire solo prevedendo
un accesso selettivo, anche con esami di
ingresso. Entrato nella magistratura
laica, il giudice deve essere adeguatamente retribuito e deve essere a lui
garantita la tutela previdenziale e assistenziale. Per garantire la qualità del
lavoro dei giudici laici, l’accesso all’esame-concorso dovrebbe essere limitato
agli addetti ai lavori: avvocato iscritto
all’Ordine da non meno di sei anni o che
I
l progetto dell’OUA
prevede una severa
selezione nell’accesso,
un intenso e prolungato
tirocinio, rigorose
incompatibilità, aumento
delle competenze per
materia e per valore.
L’obiettivo è individuare
una componente laica
che, con nomine affidate
a criteri meritocratici,
svolga la stessa funzione
dei giudici in
determinate materie
abbia svolto funzioni di giudice onorario
per pari periodo.
La scelta di valorizzare la professionalità derivante dall’espletamento della
professione forense è chiaramente diretta ad evitare che si ritrovino a giudicare
o a svolgere attività requirente neolaureati in giurisprudenza che non abbiano
mai avuto effettiva e concreta contezza
dell’attività giudiziaria. Naturalmente si
fa salva la posizione di coloro che, indipendentemente dalla «professione di
provenienza», abbiano già acquisito
esperienza giudiziaria con precedenti
incarichi, nella consapevolezza, peraltro
valida anche per gli avvocati, che eventuali carenze possano essere verificate
periodicamente in sede di valutazione
della professionalità.
Una buona riforma non può prescindere dalla previsione di un controllo
costante della professionalità dei giudici
laici che possa essere assicurata con
valutazioni periodiche. Il procedimento
disciplinare va, poi, ancorato in tutto e
per tutto al procedimento previsto per i
magistrati togati. Sotto il profilo deontologico appare inoltre necessario dare
maggiore rilevanza ai Consigli
dell’Ordine forense. Bisogna, altresì,
evitare qualsiasi commistione di esercizio di professione e di espletamento di
attività giurisdizionale che, anche sotto
l’apparente espletamento in differenti
distretti giudiziari spesso vicini, creano
non poco imbarazzo tra gli addetti ai
lavori e non contribuiscono certo alla
limpidezza della figura del magistrato
laico rispetto alla collettività dei fruitori
del servizio Giustizia.
Inoltre ben possono essere affidate,
nella prima fase processuale, funzioni di
mediaconciliazione ai giudici laici senza
costi aggiuntivi per i cittadini e senza
ritardi nell’accesso alla giustizia. In conclusione, bisogna prendere doverosamente atto che la Commissione Giustizia
del Senato intende procedere con celerità all’esame dei progetti di legge sulla
magistratura onoraria. Speriamo che si
giunga nei tempi rapidi a riformare un
settore vitale per la giustizia, anche per
lo smaltimento dell’arretrato delle pendenze giudiziarie.
■
36 specchio
economico
Le
difficoltà in cui si dibatte l’economia italiana occupano l’attenzione di editorialisti e di economisti e turbano i sonni di molti. Un settore che va preso in considerazione per
l’aumento dei segnali di crisi è quello
delle costruzioni, infrastrutturali ed edilizie. L’osservatorio Crisi d’ImpresaCerved Group segnala che nel primo
semestre 2011 è stato registrato un incremento delle dichiarazioni di fallimento
del 7,1 per cento rispetto allo stesso
periodo del 2010. Un ulteriore segnale
proviene anche dal Ministero dello
Sviluppo Economico. Infatti l’aumento
delle richieste presentate da imprese
edili, di ammissione alle procedure di
amministrazione straordinaria e in particolare alla Prodi Bis - ovvero al decreto
legislativo 270/1999 che negli anni si è
dimostrato l’albero con radici più forti e
capaci di affrontare le trasformazioni
delle quali le leggi vigenti necessitavano
in funzione del profondo e incessante
mutamento delle condizioni in cui venivano chiamate ad operare -, costituisce
un segnale rilevante e invita gli addetti ai
lavori a riflettere sui risultati più sostanziali che la legge non riesce a realizzare.
Il perché le imprese di costruzioni
ricorrano maggiormente, rispetto al passato, alle procedure di amministrazione
straordinaria risiede nel vantaggio di
poter mantenere integro il portafoglio
ordini anche dopo la dichiarazione d’insolvenza e di liberarsi, pressoché senza
oneri, dai contratti divenuti non più
remunerativi. In tutti gli altri casi di
procedure concorsuali, infatti, dall’accordo di ristrutturazione al concordato
preventivo e al fallimento, le stazioni
appaltanti possono risolvere l’appalto in
seguito all’apertura della procedura,
mentre ciò non avviene per l’amministrazione straordinaria se il commissario non è d’accordo.
Con tale disciplina il legislatore mostra
la coerenza di una scelta di fondo. Se il
valore da salvaguardare è l’impresa con il
suo know how, i suoi posti di lavoro, i
suoi cantieri in esercizio, il suo portafoglio ordini comprendente anche i contratti di appalto stipulati proprio durante il
periodo della sua riorganizzazione e della
sua uscita dalla crisi, va assicurata la
massima protezione dell’integrità dei
suoi assets che la risoluzione, in danno
dell’impresa, degli appalti in corso di
esecuzione o aggiudicati disperderebbe
con grave danno di tutti gli interessati.
La normativa della crisi di impresa,
dell’insolvenza e del fallimento è stata
rivoluzionata con gli interventi legislativi
succedutisi dal 2005 in poi. Ma la cultura
del cambiamento necessita dei suoi
tempi. Più è profondo il cambiamento,
più i tempi di assorbimento, di metabolizzazione sociale ed economica sono lunghi. In realtà è mancata, a valle dell’intervento legislativo, un’intensa stagione
AMMINISTRAZIONe STRAORDINARIA
IMpReSe DI cOSTRuZIONe,
cReSce IL RIcORSO ALLe pROceDuRe
di Lucio Ghia
educativa, un percorso maieutico necessario per comprendere che il messaggio
del legislatore non costituiva un indirizzo
astratto, ma andava inserito nel tessuto
vitale, nell’alveo dei diritti riguardanti i
beni della vita, con uno sforzo comune e
contemporaneo di tutti i protagonisti dell’economia, della finanza, delle banche,
della magistratura, delle professioni che
avrebbero dovuto interagire su un terreno
comune, procedendo soprattutto nella
stessa direzione: la massimizzazione dei
valori dell’impresa in crisi.
Ovvero si è compiuto legislativamente
un grande passaggio: dalla cultura della
punizione del fallito, dalla sua criminalizzazione e quindi dal processo al colpevole, che vedeva nell’insolvenza la fine
dell’impresa e del suo imprenditore,
siamo approdati alla valorizzazione della
stessa impresa o di ciò che resta di essa
dopo la possibile cura, per realizzare l’interesse della collettività, di tutti gli interessati compresi i creditori, con il sostanziale abbandono della logica liquidatoria
tipica della procedura fallimentare tradizionalmente intesa.
In questo nuovo contesto la crisi dell’impresa viene considerata un’inevitabile malattia, possibilmente passeggera e
curabile, da affrontare prima possibile
per evitare aggravamenti, nell’interesse
di tutti. Di qui una gamma di soluzioni
che la legge offre, di natura procedimentale, ovvero al di fuori dei Tribunali, in
un ambito di nuovi equilibri negoziali da
raggiungere tra debitori e creditori. La
stessa Banca Mondiale in tali frangenti
raccomanda che il positivo ritorno dell’impresa in crisi sul mercato può essere
facilitato, in ipotesi di ristrutturazioni, da
intese di roll over con gruppi di creditori,
ovvero da negoziati che incidano sull’ammontare dello «scaduto», abbattendo
o trascinando il debito su nuove modulazioni o termini di pagamento. In questa
prospettiva si collocano sia il «piano attestato», sia l’«accordo di ristrutturazione»
offerti dalla nuova legge fallimentare,
procedimenti sui quali ci siamo soffermati su questa rivista ma, come abbiamo
visto, non sufficientemente attraenti per
le imprese di costruzioni con appalti in
corso e cantieri in esercizio.
Oggi il tema diviene: siamo effettivamente padroni di questi strumenti?
Abbiamo l’educazione generale e la cultura specifica per apprezzarne i benefici e
tradurli in realtà? In caso di risposta
negativa, le soluzioni proposte dal legislatore si riveleranno un esercizio sterile,
destinato a non essere seguito per ragioni
che, evidentemente, non sono state a sufficienza previste o approfondite. In effetti la realtà dimostra che, oltre al pericolo
della risoluzione in danno degli appalti
per le imprese di costruzione in crisi, scoraggiano la scelta di una procedura di
natura negoziale (basata sugli accordi tra
il debitore e i suoi creditori) comportamenti e decisioni, che divengono veri e
propri ostacoli, di importanti protagonisti
dei tentativi negoziali di soluzione della
crisi di impresa.
Sovente i cosiddetti «creditori forti»
adottano strategie gravemente disallineate rispetto alle finalità che il legislatore
ha affidato ai procedimenti di natura stragiudiziale. Spesso l’ammontare del credito vantato dalla singola banca condiziona
pesantemente la sua risposta alla richiesta
di ristrutturazione del debito. Se il credito è ingente, la risposta quasi sempre è
favorevole. In caso contrario non sembra
avere grande rilevanza la serietà del
piano di risanamento, la capacità industriale dell’impresa in crisi, i posti di
lavoro, gli interessi degli stakeholders.
Da che dipende questa valutazione
basata prevalentemente sulla forza delle
cifre? Sovviene, al riguardo, un vecchio
adagio: se il debito è grande, il debitore
può dormire sonni tranquilli perché la
banca, prima di decidere di perdere i propri crediti attraverso una procedura fallimentare, tenterà di salvarlo anche accettando sacrifici. Se il debito è modesto, il
ceto bancario non dovrà affrontare grandi
sacrifici e sarà più portato ad assumere i
rischi e i costi di una soluzione giudiziale, anche fallimentare.
specchio
economico
La responsabilità dei funzionari coinvolti nella concessione del credito, specialmente se di notevoli dimensioni, talvolta nel dover
ammettere determinati errori
con il rischio di conseguenze
negative di carattere professionale, ha la sua parte in
questo
comportamento.
Questo atteggiamento di
carattere particolaristico, non
improntato a una visione più
generale del problema, è
conseguenza della cultura
dell’oggi, dell’immanenza,
del risultato immediato, della
mancanza di visione prospettica che, in tempi di stretta
creditizia, viene ulteriormenL’edilizia è il settore più colpito dalla crisi?
te in emersione. Tutti i piani
di risanamento e anche i
cosiddetti piani attestati, prevedono tuali di soddisfazione dei creditori non
secondo l’art. 67, III comma, lettera D privilegiati non superiori al 15 per cento,
della legge fallimentare, il sacrificio di con una durata media delle procedure di
parte dei crediti, sotto varie forme: conso- oltre un lustro, e che espone ad azioni
lidamento del debito, postergazione, revocatorie fallimentari o ordinarie,
riduzione di tassi di interesse, conversio- ovvero ad azioni giudiziarie proposte per
ottenere la revoca dei pagamenti effettuane di crediti in equity ecc.
E soprattutto richiedono al sistema ti dal fallito a ridosso del fallimento, e
bancario di mantenere in essere, e spesso frutto di rapporti di forza sbilanciati tra
di ampliare con la concessione di nuova creditori e il debitore. È pur vero che le
finanza, le linee di credito che assistono azioni revocatorie fallimentari, che negli
lo svolgimento dell’attività dell’impresa anni trascorsi hanno segnato pesantemenin crisi. Sempre più spesso è riscontrabi- te i bilanci delle banche, oggi costituiscole come, al minimo segnale di difficoltà, no armi spuntate dalla riforma della legge
all’apertura di un tavolo tra debitore e fallimentare che con il nuovo articolo 67
banche per esaminare e discutere un ne ha ridotto fortemente tempi e condipiano di risanamento che comporti taluni zioni di ammissibilità; ma non è questa
sacrifici, il ceto bancario reagisca, spesso una motivazione sufficiente.
Alcuni analisti ritengono che la rispoin modo disomogeneo, ponendo in essere
procedure di rientro dei propri crediti, sta vada ricercata nella cultura dell’oggi,
ovvero facendo sì che tutti gli incassi del subito, del «mordi e fuggi» perché
riconducibili al debitore in crisi, specie i «del doman non c’è certezza». In questo
pagamenti effettuati da parte di clienti contesto si colloca la diffusa sensazione
per le forniture ricevute e appoggiati di impunità che l’attuale crisi della giustipresso quella banca, vengano usati per zia in Italia, con i tempi lunghi dei prodiminuire l’esposizione debitoria, anche cessi, sorregge e che rende le scorciatoie
se la conseguente indisponibilità di mezzi più attraenti. Un direttore di filiale,
finanziari può far precipitare l’«on going responsabile di quella linea di credito
concern», ovvero pregiudicare la prose- divenuta traballante, che ha determinati
target da raggiungere a fine anno per ottecuzione dell’attività dell’impresa.
È evidente che in questi casi dalla crisi nere il bonus, sa che, se quella posta cresi passi all’insolvenza. C’è da interrogar- ditoria viene messa in pericolo diventansi su questa apparente «miopia» del siste- do credito in ristrutturazione o peggio
ma bancario. Perché privilegiare un incaglio o sofferenza, il suo bonus quanincasso oggi, che peraltro può essere tomeno ne risentirà. Potranno inoltre,
messo facilmente in discussione domani, essergli imputate responsabilità per non
nell’ambito di una procedura concorsuale aver attivato tempestivamente procedure
attraverso le azioni revocatorie fallimen- di rientro o, ancora peggio, per aver contari o ordinarie, e non preferire la possibi- sentito l’erogazione del credito.
Di fronte a queste immediate conselità di recuperare nel tempo il proprio
credito nell’ambito del risanamento del- guenze negative, anche se le sue iniziatil’impresa in crisi? Gli uffici legali delle ve di rientro potranno esporre la banca a
banche ben conoscono i principi dell’in- restituzioni o ad azioni di risarcimento
tegrità del patrimonio del fallito e della danni, potrà preferire tali conseguenze
«par condicio creditorum», tutelati ai negative perché si manifesteranno alla
sensi degli articoli 2740 e 2741 del fine di lunghi giudizi (5-7 anni), quando
quel funzionario non avrà più quella
Codice civile.
Eppure si preferisce andare incontro posizione, o sarà fuori dalla banca, o avrà
agli esiti nefasti di una procedura liquida- passato il cerino ad altri, o quando le sue
toria fallimentare, che comporta percen- responsabilità saranno prescritte. Quindi,
37
meglio l’uovo oggi che la gallina
domani, anche se la gallina si chiama impresa; anche se rappresenta
posti di lavoro, rapporti con i fornitori, continuità dell’attività produttiva, interessi socialmente rilevanti,
benessere e sviluppo locale.
In questo contesto, di fronte a tali
comportamenti la legge non può
lasciare del tutto indifesi gli interessi dei più deboli. Infatti è possibile ottenere, nell’ambito delle procedure di straordinaria amministrazione o nell’ambito di procedimenti fallimentari ordinari ai sensi dell’articolo 15 della legge fallimentare, l’emissione di provvedimenti
cautelari affinché l’erogazione
della liquidità, dell’ossigeno di cui
ha bisogno l’impresa in crisi, rappresentato nella realtà dall’operatività delle linee di credito in essere,
non sia interrotta da comportamenti opinabili, se non abusivi, delle banche.
Una copiosa giurisprudenza ha segnato
la linea di demarcazione tra il diritto a
continuare l’attività di impresa secondo il
percorso disegnato dalla legge e sotto i
controlli del commissario e del
Tribunale, e la tutela di interessi creditori
particolari, pur se costituzionalmente
protetti. È la sproporzione tra gli interessi in gioco che fa la differenza: da un lato
l’interesse dell’impresa, il suo knowhow, la qualità dei suoi dipendenti, la sua
presenza sul mercato consolidata in anni,
che potrebbe essere dispersa da comportamenti irragionevoli o non sufficientemente giustificati dall’interesse generale.
Dall’altro l’interesse specifico della singola banca a salvare il proprio credito, al
più l’interesse dei propri soci a ottenere
utili immediati.
Numerosi provvedimenti giudiziari di
Tribunali italiani fanno buon uso di tale
normativa concedendo i provvedimenti
cautelari o inibitori richiesti dal debitore
all’inizio delle procedure concorsuali,
impedendo alle banche di ridurre i propri
crediti in danno degli interessi dell’impresa e degli altri creditori. La motivazione
di tali decisioni si basa sul principio della
massimizzazione del valore dell’integrità
dell’impresa, che deve avere la possibilità
di superare la crisi nell’interesse più generale, compresi i creditori forti, e del debitore. Questo è il messaggio della giurisprudenza, in linea con la scelta legislativa che presiede alla normativa in vigore,
ed è il tema su cui tutti i protagonisti delle
relazioni industriali sono chiamati a riflettere perché solo tenendo dritta la barra
dell’interesse collettivo si può mirare alla
ripresa economica.
Circa 2000 anni fa Seneca il giovane (4
a.C.-65 d.C.) nelle Epistulae morales ad
Lucilium, ammoniva: «Alteri vivas oportet, si vis tibi vivere», il che potrebbe così
parafrasarsi: «È opportuno che la banca
faccia l’interesse del debitore, se vuole
realizzare il proprio». Che questa antica
«lectio romana» sia ancora attuale?
■
38 specchio
economico
N
on merita un atteggiamento di
tipo allarmistico, generato dalla gravità del momento ma destinato poi ad un rapido oblio, il dibattito
che si è sviluppato sulla questione della
cosiddetta «emergenza carceri», dovuta
principalmente al sovraffollamento degli
istituti di pena ma anche alla carenza di
risorse destinate al miglioramento delle
condizioni di vita dei detenuti e al ripianamento dei larghi vuoti esistenti nell’organico degli uffici di sorveglianza e
della Polizia penitenziaria. È necessario,
invece, affrontare il problema con pragmatismo, immaginando e quindi proponendo nelle opportune sedi soluzioni
praticabili anche nell’attuale congiuntura
economica, tempestive e veramente efficaci, avendo ben presente che la situazione è grave e complessa, frutto di numerosi problemi sedimentatisi nel corso
degli anni che è irrealistico pensare di risolvere in breve tempo, ma che richiedono in ogni caso un adeguato e immediato
intervento da parte delle istituzioni.
In questa prospettiva la magistratura
associata, pur nella diversa sensibilità
delle sue articolazioni associative, sta
dando e deve ancora offrire il proprio
importante contributo sul piano delle
idee e delle azioni positive. L’attuale sistema penitenziario non garantisce, purtroppo, condizioni di vita in linea con i
principi di umanità e dignità della persona, e mancano le risorse economiche,
strutturali e umane per rendere il sistema
carcerario adeguato e finalizzato all’attuazione del processo rieducativo del
condannato e al suo graduale reinserimento nella società, come esige una concezione moderna della pena e come stabilito dalla Carta Costituzionale.
Il primo e preliminare intervento deve
riguardare le strutture e il personale, attraverso un incremento del personale
giudiziario e amministrativo dei Tribunali e degli Uffici di sorveglianza; delle
risorse umane assegnate agli Uffici dell’esecuzione penale esterna e alle aree
trattamentali delle Case di reclusione e
delle Case circondariali (educatori e psicologi), così da metterle in grado di far
fronte in tempi ragionevoli alla massa di
procedimenti relativi alle misure alternative alla detenzione la quale al momento
mette il sistema in affanno per il numero
esorbitante delle istanze rispetto alle risorse umane disponibili.
Deve essere, inoltre, completato il ripianamento dei vuoti nell’organico della Polizia penitenziaria e vanno messi in
opera tutti gli interventi necessari ad assicurare, alle strutture penitenziarie già
esistenti, condizioni strutturali e di funzionamento tali da evitare la perdurante
violazione delle condizioni di umanità e
dignità nella detenzione. Sul piano dei
numeri della popolazione detenuta, occorre agire in tempi rapidi sul fronte
della massiccia depenalizzazione, valorizzando il sistema delle sanzioni di tipo
EMERGENZA CARCERI
IL NECESSARIO
CONTRIBUTO
DEI MAGISTRATI
COSiMO MARiA FERRi
SEgREtARiO gEnERAlE di
MAgiStRAtuRA indipEndEntE
di
alternativo alla pena detentiva.
Dal momento che non può essere in
alcun modo ulteriormente minato il principio della certezza dell’esecuzione della
pena e non possono essere erose le garanzie per la sicurezza dei cittadini, appare necessario, inoltre, arrivare a un significativo ridimensionamento della popolazione carceraria attraverso strumenti
di natura ordinaria e non indulgenziale.
A tale risultato si può giungere attraverso il progressivo aumento del numero di
condannati in grado di accedere a misure
alternative alla detenzione.
In questa direzione sembra necessario
procedere all’eliminazione per via legislativa dei rigidi automatismi che precludono a talune categorie di condannati
l’accesso ai benefici penitenziari a prescindere da un’adeguata valutazione di
merito effettuata dal giudice sull’eventuale percorso di rieducazione già in atto, soprattutto per quanto riguarda i
«blocchi» normativi all’accesso alle forme di detenzione domiciliare: ad esempio il divieto di accesso alla detenzione
domiciliare di cui all’articolo 47 ter
comma 1 bis dell’Ordinamento penitenziario ai cosiddetti «recidivi reiterati».
Al fine di rendere più rapida la procedura dovrebbe essere ampliata la competenza monocratica del giudice di sorveglianza, superando la diffidenza, più volte ingiustificatamente manifestata nei
confronti della discrezionalità di tale
magistratura, assegnando al giudice monocratico la competenza diretta ai fini
della concessione di tutte le misure alter-
native, con la possibilità di ricorso per
Cassazione ex art. 111 della Costituzione
avverso le dette decisioni, eliminando un
grado di giudizio con un consistente risparmio di energie processuali e abbattendo drasticamente i tempi di decisione.
Occorre liberare la magistratura di sorveglianza da una serie di incombenze
meramente amministrative quali le autorizzazioni alle visite, al ricovero ospedaliero dei detenuti (articolo 11 O.P.), alle
telefonate all’esterno del carcere ecc. È
possibile pensare di assegnare la competenza alla concessione della periodica liberazione anticipata per buona condotta
(articolo 54 O.P.) alle direzioni degli istituti di pena, trattandosi di decisioni seriali e legate all’esame della condotta intramuraria del soggetto, salva la possibilità
di reclamo all’autorità giudiziaria.
È necessario, nel contempo, rafforzare
il ruolo della magistratura di sorveglianza quale organo di controllo della legalità
all’interno delle carceri, riconoscendo
l’efficacia vincolante, nei confronti dell’amministrazione penitenziaria, delle
decisioni assunte dal giudice di sorveglianza in materia di violazione dei diritti dei detenuti (articoli 35, 69 O.P.). Una
seria riflessione sul sovraffollamento,
inoltre, non può prescindere dal considerare che circa il 40 per cento dei detenuti
presenti nelle nostre strutture carcerarie è
rappresentato da cittadini stranieri, per i
quali l’accesso alle misure esterne al carcere è di fatto precluso o perché si tratta
di clandestini (con conseguente elevato
pericolo di fuga) o per ragioni legate all’assenza di risorse esterne sul territorio,
quali il lavoro, la famiglia o il domicilio;
potrebbe essere potenziato lo strumento
dell’espulsione quale sanzione alternativa applicabile da parte del magistrato di
sorveglianza ai sensi dell’art. 16 comma
5 del decreto legislativo 286/98.
In ogni caso, la soluzione al problema
del degrado delle condizioni di vita negli
Istituti penitenziari non può che passare
attraverso un deciso impegno dell’Italia
verso accordi internazionali con i Paesi
europei e del bacino mediterraneo che
consentano agli stranieri condannati di
scontare la pena nel Paese di origine;
l’attuale scenario, in rapida evoluzione in
seguito all’ondata di democratizzazione
che sta attraversando il Maghreb, sembra
favorevole al rilancio di tali accordi, che
potrebbero essere inclusi in più ampie intese di cooperazione bilaterale o multilaterale, anche di natura economica.
La ricerca di tempestive ed efficaci soluzioni per questo delicato tema non può
comunque prescindere dalla ripresa del
dialogo con gli operatori chiamati ad applicare concretamente le norme, in un clima di costruttiva collaborazione che potrebbe essere favorita, credo, dall’istituzione di forme permanenti di consultazione, per consentire l’indispensabile apporto tecnico alla politica cui è demandata la
responsabilità della sintesi legislativa. ■
Sicurezza
verde
per il Paese.
Sogin è la società di Stato incaricata del decommissioning
degli impianti nucleari italiani e della gestione in sicurezza
dei rifiuti radioattivi provenienti dalle attività nucleari industriali,
mediche e di ricerca, per garantire la sicurezza dei cittadini,
salvaguardare l’ambiente e tutelare le generazioni future.
Dal 2010 Sogin ha il compito di localizzare, realizzare e gestire
il Parco Tecnologico, comprensivo del Deposito Nazionale
dei rifiuti radioattivi.
www.sogin.it
40 specchio
economico
B A N C A
P O P O L A R E
D I
V I C E N Z A
GIANNI ZONIN: DA VICENZA
AL SUD UNA BANCA NUOVA
PROIETTA L’ITALIA NEL FUTURO
Il Gruppo Banca
Popolare di Vicenza
dal Nord Est si espande
nel Meridione dove,
attraverso Banca Nuova,
offre una serie
di servizi destinati
alle famiglie e alle
aziende per favorire
l’integrazione tra le due
macro-aree del Paese
Gianni Zonin,
presidente
della Banca Popolare
di Vicenza
P
rima «popolare» sorta
in Veneto, la Banca
Popolare di Vicenza,
fondata nel 1866 ed oggi alla guida del
Gruppo omonimo, con una rete di oltre
680 filiali distribuite in tutta Italia,
5.600 dipendenti, un milione di clienti
e circa 60 mila soci, apre al Sud. Per
sottolineare l’intento, prende il nome di
Banca Nuova. Di essa e dei suoi risultati, programmi e obiettivi, parla il suo
presidente Gianni Zonin.
Domanda. Quando è nata Banca
Nuova e su quali presupposti?
Risposta. È stata costituita a Palermo nel 2000, nell’ambito del Progetto
Centro Sud avviato dal Gruppo Banca
Popolare di Vicenza; nel 2001, grazie
all’acquisizione della Banca del Popolo di Trapani dotata di oltre 40 filiali,
ha completato la propria presenza in
Sicilia. Nel 2002 il progetto di fusione
per incorporazione di Banca Nuova
nella Banca del Popolo ha permesso di
unire le reti degli sportelli presenti nel
Meridione dei due Istituti, realizzando
economie di scala e ottimizzando i processi di distribuzione dei prodotti e dei
servizi.
D. Avete appena inaugurato la nuova
sede di Banca Nuova in un edificio storico di Palermo, la «Fabbrica della Luce», dopo averlo ristrutturato. Perché lì?
R. La nuova sede della Banca è situata dove nel 1912 fu costruita la principale centrale elettrica della città, impianto che rimase in funzione fino al
secondo dopoguerra per venire poi progressivamente dismessa. L’intero complesso, ristrutturato dopo anni di abbandono, è costituito da 8 corpi di fabbrica e si estende su una superficie di
4.120 metri quadrati. È un investimento deciso e realizzato perché crediamo
fortemente nelle potenzialità umane ed
economiche della Sicilia e di tutto il
Mezzogiorno. Con la nostra banca del
Sud vogliamo sostenere le famiglie e le
imprese: per questo abbiamo trasformato la Fabbrica della Luce in una fabbrica di sviluppo.
D. Quali sono i tempi previsti perché
Banca Nuova sia presente capillarmente nel Meridione?
R. Il programma di crescita è stato
specchio
economico
stilato in tempi ragionevolmente brevi e
prende in considerazione la Campania,
la Puglia, la Basilicata, la Sicilia. In quest’ultima stiamo aprendo due nuovi
sportelli mentre in Calabria abbiamo
già una presenza forte, e puntiamo a penetrare in zone dove manchiamo.
D. Cosa può offrire Banca Nuova alla
realtà meridionale?
R. L’Istituto mette a disposizione una
molteplicità di servizi bancari con l’obiettivo di soddisfare le esigenze sia dei
privati e delle famiglie, sia delle numerose piccole e medie imprese che caratterizzano il tessuto economico della Sicilia e della Calabria. In particolare, al
mondo imprenditoriale del Sud Italia
Banca Nuova propone una serie di servizi predisposti per le aziende: per esempio, i servizi di assistenza nella definizione e nell’attuazione della strategia di
provvista, che riguardano la concessione
di linee di finanziamento diversificate e
incentrate principalmente sulla valutazione della redditività attesa al fine di
favorire la capitalizzazione delle imprese. Inoltre, per ottimizzare il processo
d’intervento, Banca Nuova svolge un
costante monitoraggio del sistema degli
incentivi attivabili a livello comunitario,
nazionale e regionale, allo scopo di rapportare adeguatamente le risorse disponibili al progetto.
D. Si tratta di Regioni nelle quali le
Amministrazioni locali svolgono un ruolo molto importante. Cosa offrite loro per
aiutarle nello sviluppo del territorio?
R. Ad esse Banca Nuova offre supporto professionale per l’individuazione
di opere cui può essere dato inizio attraverso strumenti di project finance, in
un’ottica di trasformazione delle infrastrutture da opere pubbliche a imprese.
41
La Banca Popolare di Vicenza punta a divenire una banca nazionale, presente in ogni regione d’Italia: tutti i nostri clienti, dal Nord al
Sud, devono essere in grado, attraverso i nostri sportelli, di operare nell’intero territorio e in qualunque mercato
D. Cosa ha spinto una Banca del
Nord ad aprire nel Meridione, in un
momento che è, per tutti, di forte crisi?
R. Puntiamo a divenire una banca nazionale, presente in tutte le regioni d’Italia. Tutti i nostri clienti, dal Nord al
Sud, devono essere in grado, attraverso
i nostri sportelli, di operare nell’intero
territorio e in qualunque mercato.
D. Siete presenti all’estero?
R. Poiché curiamo principalmente la
provincia di Vicenza e il Nord-Est, una
macro-regione con vocazione straordinaria, proprio per seguire tale vocazione abbiamo aperto quattro uffici di rappresentanza a Hong Kong, Shanghai,
Nuova Delhi e San Paolo, e presto saremo anche a New York, con un servizio
che vuole essere un aiuto e un incentivo
all’esportazione per tutte le aziende che
hanno rapporti con la Banca Popolare
di Vicenza e con Banca Nuova.
D. Quali altre operazioni il Gruppo
sta portando avanti?
R. Un’attività che giudico molto significativa di affiancamento degli imprenditori e delle imprese nelle operazioni di finanza straordinaria di impresa, proponendo una gamma completa di
servizi di consulenza finanziaria attraverso Nordest Merchant, società nata
nel 1978 nel cui capitale la Banca Popolare di Vicenza è entrata nel 1997 con
l’obiettivo di farne la banca d’affari e di
investimento del Gruppo. A partire dal
2005 Nordest Merchant concentra la
propria attività nel settore della consulenza, e ha investito in un primo momento tramite due nuove società di gestione del risparmio, Nem e Nem Due,
ed oggi tramite la sola Nem per effetto
di un’operazione di semplificazione
della struttura societaria.
D. In che modo la Nordest Merchant
aiuta le imprese?
R. Siamo consapevoli che l’imprenditoria italiana, specialmente le imprese
di piccole dimensioni, soffrono molto.
Noi vogliamo sviluppare la dimensione
delle aziende perché possano affrontare
meglio il mercato globale. In linea con
questa strategia la Nordest Merchant
avvicina le aziende per creare gruppi
imprenditoriali attraverso fusioni e aggregazioni o consorzi tra imprese, più
forti sui mercati internazionali
D. Sono stati approvati i risultati consolidati del primo semestre 2011. Quali
sono i suoi commenti?
R. Il Consiglio di amministrazione ha
manifestato piena soddisfazione per i risultati, che segnano il 92 per cento di
crescita rispetto all’anno scorso con un
utile netto consolidato di 60,2 milioni di
euro, confermano la solidità del Gruppo, frutto di una gestione attenta ed efficiente, e sottolineano la crescita delle
quote di mercato. Manteniamo così con
determinazione la nostra politica di sostegno all’economia dei territori.
■
«Attraverso la nostra
Nordest Merchant
svolgiamo
un’attività
di affiancamento delle imprese nelle operazioni di finanza
straordinaria,
con una gamma
di servizi
di consulenza per
creare nuovi gruppi
imprenditoriali»
«Crediamo con forza
nelle potenzialità economiche e
umane della Sicilia e
del Mezzogiorno;
per questo abbiamo
trasformato la storica
Fabbrica della Luce in
un fattore
di sviluppo, e con la
nostra banca del Sud
vogliamo sostenere
famiglie e imprese»
La sede palermitana di Banca Nuova, nella «Fabbrica della Luce»
42 specchio
economico
POLITICHE FAMILIARI
LA MANOVRA
IMPOVERIRÀ
uLtERIORMENtE
LA FAMIGLIA
Sono stati drasticamente ridotti
i fondi destinati ai bisogni primari:
servizi all’infanzia, politiche
sociali, non autosufficienza ecc.
L
e politiche familiari hanno ricevuto in Italia un’attenzione
insufficiente, minore che nei
Paesi vicini. Questa è una carenza di tutti, delle forze politiche e di quelle sociali. Ma negli ultimi anni la situazione è
peggiorata. Hanno pesato gli effetti della
crisi che impoverisce le famiglie, specialmente quelle a reddito medio-basso.
La gravità della situazione non è stata affrontata adeguatamente nell’ambito delle
recenti manovre finanziarie, fino all’ultima del decreto numero 138 approvato il
13 agosto scorso.
Anzi, i fondi stanziati in passato per rispondere ai bisogni primari delle famiglie (destinati a servizi all’infanzia, ai
non autosufficienti, alle politiche sociali
in generale) sono stati drasticamente ridotti. Il decreto 138 non ha corretto in alcun modo tale impostazione, dimenticando la famiglia; come si è denunciato
da più parti, non solo dall’opposizione
ma dal giornale dei vescovi italiani fino
a un quotidiano laico come Il Corriere
della Sera.
Per stare alle scelte più gravi, l’aver
fatto pesare la maggior parte delle riduzioni di spesa sugli enti locali si tradurrà in minori servizi o in maggiori
tasse per le famiglie. Lo confermano le
reazioni critiche degli amministratori
locali di ambedue gli schieramenti, che
hanno denunciato l’impossibilità di
mantenere l’attuale livello dei servizi
sociali anche fondamentali, e che si vedono costretti ad aumentare le imposte
di loro competenza.
La manovra è rimasta squilibrata nonostante le proposte di riequilibrare le
scelte riducendo il peso della crisi sulle
famiglie, avanzate da varie parti, in particolare dal Forum delle associazioni familiari e, in sede parlamentare, al Senato. Chi non ha figli non usufruisce né di
detrazioni per figli a carico né, tantomeno, dei servizi di nido, scuola ed altro,
DEL SEN. TIZIANO TREU
VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE
LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE
tutte voci sulle quali incombe la minaccia della scure dei tagli. Chi paga le manovre non saranno le famiglie in senso
generale o i single, ma principalmente le
famiglie con figli.
Anche il ventilato aumento dell’Iva
penalizza di più le famiglie con figli: un
punto percentuale in più di tale imposta
causerà un aumento di spesa mensile pari a 17,05 euro per un nucleo composto
da una persona sola con meno di 35 anni
di età, mentre una famiglia composta da
una coppia con tre figli e più pagherebbe
di scarsa
Oggetto
attenzione già
in passato da parte
di istituzioni e forze
sociali, le politiche
familiari sono state
trascurate anche
in occasione delle
recenti manovre
finanziarie che, anzi,
impoveriranno
ulteriormente
le famiglie, in special
modo quelle a
reddito medio-basso;
della grave
situazione non si è
neppure parlato
ben 29,75 euro (dati pubblicati dal Sole
24Ore lunedì 29 agosto scorso).
Sul versante opposto, dai dati della
Banca d’Italia relativi al 2010, emerge
che il 10 per cento delle famiglie più ricche possiede quasi il 45 per cento dell’intera ricchezza netta delle famiglie italiane. Inoltre in Italia i grandi patrimoni
sono i meno tassati d’Europa. In momenti di crisi e difficoltà economiche è giusto che dia chi può dare di più. In realtà
una politica lungimirante dovrebbe approfittare della crisi per impostare politiche strutturali di riequilibrio nella distribuzione del reddito e della spesa, al fine
di concentrare le risorse nei bisogni primari delle persone e delle famiglie e nella promozione delle loro capacità.
Ma nell’immediato è necessario correggere almeno gli squilibri più gravi, a
cominciare da quelli che colpiscono le
famiglie. Se non è stato possibile emendare in tal senso la manovra, occorre cogliere l’occasione per riprendere il tema
nei prossimi appuntamenti parlamentari,
a cominciare dall’attuazione della cosiddetta delega fiscale e assistenziale. Il dibattito recente sul fattore famiglia ha avvicinato le posizioni nel mondo politico
e fra le parti sociali, superando le difficoltà e le controindicazioni del quoziente
familiare. Su questa base è possibile - e il
Pd è disposto a farlo -, costruire un’intesa, mi auguro bipartisan, che applichi i
principi del fattore famiglia ai prossimi
provvedimenti in questa materia.
Questi principi potrebbero essere applicati da subito dalle Regioni e dagli
Enti locali modulando, nella misura rientrante nella loro disponibilità, le imposte
di competenza tenendo conto dello stesso fattore famiglia. Tale fattore dovrebbe, inoltre, applicarsi anche alla determinazione delle tariffe dei servizi locali,
che sono pure in rapido aumento. Alcune
Amministrazioni locali, di vario colore
politico, hanno già fatto utili sperimentazioni in tal senso, che potrebbero essere
prese in considerazione.
Tale orientamento andrebbe accompagnato dalla riforma dell’ISEE, ossia l’indicatore della situazione economica, per
consentire che il costo dei servizi locali
sia distribuito in maniera più equa rispetto ai carichi familiari, insieme alla drastica riduzione delle situazioni di elusione
e di false dichiarazioni dei redditi. Queste pratiche locali possono favorire
un’intesa anche per applicare i principi
del fattore famiglie nell’imposizione fiscale generale, sia pure con la necessaria
gradualità.
Questa sarebbe una vera riforma di
struttura, da sostenersi in modo bipartisan: essa servirebbe non solo a infondere
equità al nostro sistema fiscale, ma a sostenere i consumi e a contribuire per
questa via alla ripresa dello sviluppo che
costituisce tuttora un’urgenza fondamentale per il sistema italiano.
■
44
specchio
economico
L
a tempesta scatenatasi sui
mercati internazionali non ci
ha risparmiati. Lo spread
oltre i 300 punti è un problema in più.
La rapidissima approvazione della
manovra economica ha avuto effetto.
Ma nulla garantisce che questo effetto si consolidi nelle prossime settimane. Resta l’impressione che i mercati
siano più attenti ai segnali di instabilità politica o di debolezza del
Governo che ai numeri. Le misure
prese hanno recuperato risorse
aggiuntive, in altre parole si è agito
più sul lato della pressione fiscale
(perché di questo si tratta) anziché
sulla riduzione della spesa pubblica.
Ciò non poteva non suscitare grandi
proteste e così è stato. Non vi è, quindi, da stupirsi se molti commentatori
hanno scritto di una montante ondata di antipolitica.
È indubbio che quella che stiamo
vivendo è una stagione di grande
crisi non solo economica, ma anche
politica. Il Parlamento, i partiti, il
Governo sono deboli oggi quanto lo
erano nel ‘92. La politica sembra sempre più isolata dalla realtà, disattenta
alle emergenze vere, e gli italiani non
vi si riconoscono. Un giudizio liquidatorio, si direbbe. Ma non si può
pretendere che gli italiani dedichino
alla politica tutta l’attenzione necessaria per comprenderne le strategie o
i compromessi. Il cittadino si limita
ad osservare che il pieno di benzina
costa in modo spropositato, che i servizi universali cominciano ad essere
insufficienti e costosi e che le tasse
continuano ad aumentare. Siamo
immersi in una crisi che mette a
rischio tutto quello che ci appariva
acquisito.
Di fronte a una situazione del genere, la politica cosa fa? Rinvia al 2013 i
tagli ai costi della politica? In tempo di
crisi si fanno le riforme e le si fanno
perché servono ad uscire dalla crisi.
Non capirlo è suicida. In Italia le riforme essenziali, quelle che hanno segnato un’epoca e che hanno dato l’avvio
al più straordinario periodo di crescita
economica, sono state fatte sotto la
pressione della fame, con un Paese
distrutto dall’avventura bellica e con
un presidente del Consiglio che si
faceva prestare un cappotto per andare negli Stati Uniti in visita ufficiale.
Purtroppo la politica non ha trovato, sino ad oggi, il coraggio di fare
una grande opera di verità, di dire
agli italiani che la festa è finita, che
certi eccessi di spesa devono essere
corretti con tagli inesorabili, che
occorrono riforme profonde della
Costituzione e delle regole dell’economia se si vuole rendere la politica
efficace e il Paese competitivo. Il
taglio dei costi della politica è fondamentale, non bisognerebbe esitare un
MANOVRA FINANZIARIA
QUELLO CHE
I CITTADINI
CHIEDONO
AI POLITICI
DI SANTO VERSACE
MEMBRO DEL PARLAMENTO ITALIANO
E IMPRENDITORE
I
l cittadino si limita
ad osservare che il pieno
di benzina costa in modo
spropositato, che
i servizi universali
cominciano ad essere
insufficienti
e costosi e che
le tasse continuano
ad aumentare
solo giorno nel farli, per il loro valore
economico oltre che emblematico, e
perché sono il passaggio indispensabile per restituire alla politica quella
legittimazione necessaria per andare
a toccare interessi consolidati di caste
e corporazioni, quelle che bloccano
l’Italia e che impediscono la crescita.
Per fare le liberalizzazioni, per realizzare uno Stato snello e sburocratiz-
zato, occorre che la politica tagli drasticamente i proprio privilegi prima
ancora di introdurre balzelli e ticket
di ogni genere. Se tutti i partiti, quelli presenti in Parlamento e quelli
fuori, non capiscono che questo è un
passaggio indispensabile, e non agiscono con la necessaria tempestività,
si riprodurranno a breve le condizioni della fine della prima Repubblica.
L’aiuto della Banca Centrale
Europea non può durare all’infinito,
oggi occorre assumere provvedimenti che nello stesso tempo avviino la
riduzione del debito pubblico e la
crescita dell’economia. L’obiettivo di
azzerare il deficit non basta più,
occorre mostrare ai mercati che
l’Italia è in grado di raggiungere
livelli di crescita del prodotto interno
tali da consentire la riduzione del
debito pubblico dal 120 per cento
attuale a sotto il 100 per cento entro i
prossimi 10 anni. E fare questo in
epoca di vacche magre certamente
non è semplice. Tuttavia, le risorse si
possono trovare tagliando gli sprechi
della spesa pubblica, che sono tanti e
ammontano, secondo i calcoli più
rigorosi, ad almeno 50 miliardi di
euro l’anno.
Vi è, ad esempio, una voce del
bilancio dello Stato che segna 42
miliardi di euro l’anno sotto forma di
contributi a fondo perduto a favore di
imprese private o a partecipazione
pubblica, o sotto forma di incentivi
fiscali a un’ampia platea di imprese.
Questo sistema di aiuto all’impresa
deve essere completamente ripensato
perché ha fallito nei suoi obiettivi originali ed è costato allo Stato un enorme quantità di denaro senza vantaggio reale per l’occupazione. In particolare, nei decenni scorsi ma ancora
oggi sono stati concessi rilevanti
incentivi alle imprese che investivano
nel Sud; ciò ha creato una categoria di
imprese incapaci di stare sul mercato
ma capacissime di ottenere sussidi di
ogni genere e che di sussidi, in
sostanza, hanno vissuto.
Il sistema degli incentivi è tutto da
rivedere poiché, come che sia concepito, determina una distorsione del
mercato e comunque sottrae risorse
pubbliche che potrebbero essere più
utilmente investite in infrastrutture,
diminuendo così il gap infrastrutturale che da sempre viene pagato dal
Mezzogiorno d’Italia. Quindi, nella
situazione attuale, è molto meglio
tagliare gli incentivi ed investire in
infrastrutture. Nel far questo bisognerà anche contrastare certe politiche della Confindustria che vanno
invece nel senso di favorire le richieste di incentivi degli associati.
Lo stesso discorso deve valere
anche per i crediti di imposta che, se
troppo generosi, hanno un eguale
specchio
economico
effetto distorsivo. Gli unici incentivi
che dovrebbero essere previsti
potrebbero essere quelli alla ricerca e
sviluppo di nuovi prodotti, all’innovazione di processo e all’applicazione
di nuove tecnologie. Per il resto tutte
le risorse disponibili (che non sono
poche) e quanto si può ricavare dalla
cancellazione dell’attuale sistema di
incentivi alle imprese andrebbe dirottato su un grande programma di
infrastrutture pubbliche e per la realizzazione nell’intero territorio nazionale anche della banda ultra larga.
Serve un new deal all’italiana che, a
partire dalle infrastrutture per i trasporti e le telecomunicazioni, crei
quell’occupazione e quel nuovo reddito che servono a far ripartire la crescita in termini significativi. È dagli
anni 60 che lo Stato non mette mano a
un grande progetto di infrastrutturazione del territorio. L’Italia, che aveva
un primato nelle autostrade e nelle
ferrovie, è ormai ridotta ad inseguire
i grandi operatori dell’economia
europea. Un ambizioso programma
del genere richiede però prima che la
politica sia credibile e possa proporre
agli italiani le misure severe che sono
necessarie per dare corpo a questo
progetto, ad esempio toccando la
questione delle pensioni di anzianità.
Per questo è indispensabile che si
parta dai tagli ai costi della politica.
Il tempo sta scadendo. Per adoperare una metafora calcistica, bisogna
dire che questa maggioranza e questo
Governo stanno giocando in zona
Cesarini. Se non c’è uno scatto in
avanti, se non c’è discontinuità col
passato recente, se faccendieri e affaristi continueranno a circolare nei
corridoi della politica, non vi sarà più
tempo per recuperare consenso.
Tagliare i parlamentari si può fare in
poco più di sei mesi. Abolire le
Province, accorpare i Comuni sotto i
5 mila abitanti, liberalizzare le professioni, smantellare i monopoli, tagliare
le sovvenzioni a fondo perduto alle
imprese private e le unghie alla corruzione che si annida negli appalti
pubblici, ugualmente può essere fatto
in pochi mesi.
Lo dicono i costituzionalisti. Ma ci
vuole una ferrea volontà politica e
l’intenzione di procedere nonostante
i veti e gli agguati parlamentari.
Bisogna dimostrare di avere interesse a farle, le riforme. Soprattutto ci
vuole fatica e lavoro, lavoro, lavoro.
I giovani e i disoccupati non possono aspettare, i cittadini non sono più
disposti a dare deleghe in bianco.
L’alternativa, tirare a campare per
altri 20 mesi, semplicemente non esiste. Quanto meno, io non sono
disposto ad esserne parte, perché
non amo il masochismo e perché ho
di meglio da fare.
■
45
DERBIGUM COSTRUISCE IL PIÙ GRANDE TETTO SOLARE DELLA SVIZZERA. Il più
grande impianto fotovoltaico della Svizzera in pannelli fotovoltaici cristallini sarà installato sui padiglioni del Palexpo di Ginevra per conto della SIG,
società di servizi industriali della città. A eseguire i lavori è il team di esperti in energie del gruppo Derbigum Energies. L’impianto potrà coprire il fabbisogno annuale di energia elettrica
di 1.200 famiglie. Nel 2005 la
Derbigum era intervenuta nel rifacimento dei tetti dei 4 padiglioni del
Palexpo di Ginevra installando le proprie membrane impermeabilizzanti
per 61.600 metri quadrati. Ora i tetti
devono essere rinforzati per reggere
il peso dei circa 15.000 pannelli fotovoltaici, e l’organizzazione del progetto è poderosa ma i lavori non
compromettono le normali attività del
Palexpo. Sarà utilizzato circa l’80 per Il tetto solare del Palexpo di Ginevra
cento della superficie disponibile sui
4 padiglioni, per ottenere una potenza totale di 4,2 megawatt. L’impianto
non conterà meno di 30 mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici. I lavori
dovranno terminare entro la fine dell’anno. Dal 2012, 4.100 megawatt di
energia elettrica saranno a disposizione dei ginevrini.
I MASSIMI ARTISTI ITALIANI DEL ‘900 IN OTTOBRE DA CHRISTIE’S A LONDRA.
Un significativo appuntamento per i collezionisti nel ricco calendario della
famosa Frieze Week londinese è l’Italian Sale di Christie’s, leader mondiale anche per questo tipo di asta: il 14 ottobre l’arte italiana è protagonista
nella sala d’aste di Christie’s in King Street con una selezione di 50 lotti di
qualità eccelsa, complessivamente stimati intorno ai 15 milioni di sterline. Si tratta di opere dei
più grandi maestri della seconda metà del ‘900,
cercate una ad una in numerose collezioni private italiane e straniere; sono lavori di massimo
livello per qualità, rarità e valore. Spiccano un
grande e raro Achrome di Piero Manzoni (19331963) realizzato nel 1958-59, stimato
2.200.000-2.800.000 sterline, ed opere di
Fontana, Gnoli, Kounellis, Boetti, Vezzoli. «Nel
2010 Christie’s ha messo a punto un nuovo
record ottenendo il più alto totale mai raggiunto
da un’Italian Sale e ha mostrato come la grande
arte italiana moderna e contemporanea attrae
un pubblico di compratori internazionali. Anno
Un’opera di Lucio Fontana
dopo anno, tramite esposizioni e accurati cataloghi, Christie’s ha contribuito in modo determinante a un fenomeno di diffusione culturale che sta facendo conoscere al mondo i nostri migliori artisti», afferma Mariolina Bassetti, direttore Internazionale di Christie’s.
A FIRENZE UNA «WINE TOWN 2011» DI GRAN
SUCCESSO.Considerata la Bibbia del turismo,
la rivista americana Travel&Leisure ha definito Firenze la prima città europea nella classifica 2011, superata solo da Bangkok. La
«culla del Rinascimento» è stata premiata
per i beni artistici, il cibo, i ristoranti e la cordialità delle persone. Questi ingredienti palazzi storici, vino e cibo, abbinati a spettacoli e concerti - hanno animato lo scorso settembre Wine Town 2011, la manifestazione
voluta dalla Regione Toscana per presentaIl poster della manifestazione
re un patrimonio unico, contemporaneo e
poliedrico. Le tante degustazioni di vini di qualità si sono svolte a cura
dell’AIS in chiostri e cortili di Palazzi Storici selezionati dall’ADSI e per
l’occasione aperti al pubblico. Accanto a marchi storici e principali
aziende della Toscana, i consorzi Chianti Classico, Colli Fiorentini,
Chianti Colli Senesi, Chianti Rufina, Vino Chianti, Denominazione San
Gimignano, Vernaccia, Bolgheri, Circondario Empolese Valdelsa,
Federazione Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori di Toscana.
46 specchio
economico
CON SEMS DEL GRUPPO FNM L’INNOVAZIONE
LOMBARDA VA OLTRE IL CAR SHARING
«BIKE+» E «HAMBRY THE FLYBOARD»:
I DUE NUOVI VEICOLI PER
IL TRASPORTO DI PERSONE E OGGETTI
U
na bici in grado di incrementare l’efficienza dei ciclisti e un
veicolo innovativo, simile a una
pedana, per la mobilità indoor di
persone e oggetti: sono i prototipi
di due veicoli realizzati grazie alla
collaborazione tra la Sems, società
del Gruppo Fnm che opera nei servizi per la mobilità sostenibile, e il
gruppo di ricerca «mOve», del
Dipartimento di Elettronica e
Informazione del Politecnico di
Milano, diretto da Sergio Savaresi.
La presentazione di questi
mezzi rivoluzionari è avvenuta
in occasione del Meeting di
Rimini svoltosi in agosto alla presenza di Altero Matteoli, ministro
delle Infrastrutture e dei
Trasporti, Giuseppe Biesuz,
amministratore delegato della
Trenord, Massimo Vanzulli,
amministratore delegato della
Sems, Raffaele Cattaneo, assessore alle Infrastrutture e Mobilità
della Regione Lombardia, e dello
stesso Sergio Savaresi, docente
ordinario presso il Politecnico di
Milano.
«BIKE+», REINTERPRETARE LA
BICICLETTA
«Bike+» è una reinterpretazione in chiave moderna del tradizionale concetto di bicicletta: è
leggera, non richiede la connessione alla rete elettrica e sfrutta
unicamente l’energia generata
dal ciclista. Grazie a un leggerissimo e sofisticato «power-pack»
costituito da un motore/generatore elettrico collocato nel mozzo
ruota, da un set di batterie al litio
e da una scheda elettronica di
controllo, è in grado di migliorare l’efficienza della pedalata trasferendo l’energia del ciclista alla
batteria nei momenti in cui l’efficienza metabolica è elevata. Per
soddisfare anche gli utenti più
A L M EETING DI R IMINI , DAL C AR S HARING E - VAI A B IKE +
S EMS (G RUPPO FNM) PROTAGONISTA DELLA MOBILITÀ ECOSOSTENIBILE
L
o sviluppo tecnologico
richiede investimenti
continui perché siano
assicurati sempre il miglior
prodotto e il miglior
servizio possibile, ma non
si potrà mai essere
innovativi né innovatori se,
contestualmente, non si
entrerà nel merito delle
questioni che riguardano
le persone e la loro vita
quotidiana. Nel caso della
mobilità, l’obiettivo del
Gruppo Fnm continuerà
ad essere quello
di studiare e realizzare
nuove e molteplici forme
di mobilità sostenibile
esigenti e tecnologici, «Bike+» è stata
dotata di una connessione Bluetooth
integrata che consente di usare il proprio smart-phone per la personalizzazione delle caratteristiche dinamiche del veicolo. Il telaio è interamente in carbonio ed è stato realizzato da
Bianchi, una delle più importanti
aziende operanti a livello internazionale nel settore del ciclismo.
«HAMBRY
THE
FLYBOARd»,
OSSIA UN TAPPETO VOLANTE
«Hambry the Flyboard» è una sorta
di tappeto volante, molto simile a una
pedana nell’aspetto, per la mobilità
indoor. È composto da un telaio sagomato a cui sono ancorate due ruote
non sterzanti mosse da due motori
elettrici indipendenti, e due ulteriori
ruote di sostegno. «Hambry» può
essere guidato anche utilizzando lo
smartphone come se fosse un joystick
tridimensionale, oppure semplicemente spostando il peso sui due plantari. Il veicolo è stato pensato per il
trasporto di persone (all’interno di
fiere, aeroporti, ospedali ecc.), ma
anche in modalità «caddy» per il trasporto di oggetti pesanti.
specchio
economico
47
COME dEVONO ESSERE I VEICOLI
dEL FUTURO
Tanto «Bike+» quanto «Hambry
the Flyboard» esprimono concetti
innovativi e tecnologicamente avanzati in linea con il principale obiettivo dell’operato della Sems, finalizzato alla ricerca di soluzioni innovative e originali per la mobilità di
domani. Insieme ai partner la società sta ora valutando l’opportunità di
individuare eventuali realtà industriali per avviare la produzione in
serie dei veicoli e dare concretezza a
questa nuova sfida. Secondo il direttore di «mOve» Savaresi, i veicoli
del futuro per la mobilità di corto e
medio raggio dovranno essere
necessariamente piccoli, elettrici, a
basso consumo, intelligenti ed interagenti con i dispositivi digitali portatili.
Il prototipo «Bike+» realizzato dalla Sems e dal gruppo di ricerca «mOve»
del Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano
ALLEANZA TRA SEMS, GRUPPO
FNM E POLITECNICO dI MILANO
I due rivoluzionari veicoli sviluppano tutti questi concetti in modo
estremamente innovativo. Partire da
due idee ed arrivare a realizzare due
veicoli così complessi e sofisticati è
stato stimolante ed emozionate per
tutto il gruppo di ricerca. Questi veicoli dimostrano inoltre come il
Politecnico di Milano, al pari delle
migliori università a livello internazionale, sia in grado di realizzare progetti concreti ad alto contenuto innovativo, contribuendo a mantenere
elevata la capacità tecnologica del
nostro tessuto industriale.
UN CAR SHARING ECOLOGICO Ed
INTEGRATO
Per la Sems e il Gruppo Fnm lo sviluppo tecnologico deve richiedere
investimenti continui per assicurare
sempre il miglior prodotto e il miglior
servizio possibile. Ma non si potrà mai
essere abbastanza innovativi né innovatori se, contestualmente, non si
entrerà nel merito delle questioni che
riguardano le persone e la loro vita
quotidiana. Nel caso della mobilità,
l’obiettivo del Gruppo Fnm deve
quindi continuare ad essere quello di
studiare e realizzare nuove e molteplici forme di mobilità veramente sostenibile. Proprio per questo motivo il
Gruppo, insieme alla Trenord e alla
Regione Lombardia, ha collaborato
all’avvio di un servizio di car sharing
ecologico gestito dalla Sems, integrato
al servizio ferroviario regionale, ed
oggi esteso agli aeroporti di Malpensa
e Linate. Grazie anche al Gruppo Fnm
l’innovazione in Lombardia non si
ferma e guarda al futuro.
■
Un momento della presentazione del prototipo «Bike+»
avvenuta in anteprima nel Meeting di Rimini
Il prototipo «Hambry the Flyboard», ideato per il trasporto ecosostenibile
di persone e oggetti pesanti in ambienti chiusi
specchio
economico
asteranno le due manovre
varate nel corso di questa
estate a rimettere l’Italia in
carreggiata? La risposta è semplice:
no. Il motivo è ancora più semplice:
sono due manovre che hanno come
obiettivo la linea di galleggiamento
in un contesto in cui la marea sale di
ora in ora. In questi casi, solo ponendosi come obiettivo quello di sopravanzarla di qualche metro ci si può
assicurare il tempo necessario per ergere una diga efficace, capace di contenerla e fermarla quando ci avrà
nuovamente raggiunti, per poi attendere con serenità che, lentamente, cominci a defluire.
Per fare questo, però, servirebbe il
coraggio di prendere decisioni rilevanti, seppure magari impopolari,
quando l’acqua arriva ancora al ginocchio e non quando è già alla gola.
Sino ad oggi tutte le scelte che si sono succedute hanno dimostrato,
piuttosto che quella di guidare il
Paese, la precipua volontà di inseguire gli eventi, facendo fino all’ultimo gli scongiuri perché non avessero a verificarsi. Il paradosso è che,
seppure per cause del tutto esogene
rispetto alle dinamiche macroeconomiche nazionali e globali, il rinvio
delle scelte impopolari non ha salvato, chi avrebbe dovuto assumerle, da
una crescente impopolarità. Ed ecco
che oggi il Paese versa in una situazione per la quale patisce gli effetti
negativi che derivano da una classe
politica in deficit di consenso, senza
però poter in alcun modo sperare,
nel medio-lungo periodo, di giovarsi
degli effetti positivi correlati a sacrifici imposti, una volta tanto, non per
tamponare una falla già aperta, ma
per prevenire l’apertura di falle ben
più grandi in futuro e, magari, rilanciare pure la crescita.
Perché, ad esempio, non si alza
l’età per andare in pensione? Nella
fascia di età tra i 55 e i 60 anni risulta
che in Italia appena il 30 per cento
dei cittadini lavora, mentre in altri
Paesi europei questa percentuale arriva al 70 per cento. Dove vogliamo
andare, se non adottiamo provvedimenti di questo tipo? La cosa che
però suscita maggiore rammarico è
che, piaccia o non piaccia, questi
provvedimenti verranno presto o
tardi adottati; solo che, facendolo ancora una volta nell’ultimo secondo
utile, ci si precluderà la possibilità di
utilizzarli anche come volano per liberare risorse per la crescita.
La lotta all’evasione è senza dubbio un fronte molto importante, su
cui lo Stato e tutti i cittadini devono
impegnarsi con determinazione, ma
non può essere la formula magica cui
aggrapparsi nei momenti di tempe-
B
CRISI E RIPRESA
MARGINI
DI RECUPERO
DAI DIFETTI
DEGLI ITALIANI
DI CLAUDIO SICILIOTTI
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NAZIONALE
DEI DOTTORI COMMERCIALISTI
E DEGLI ESPERTI CONTABILI
sta. Non può esserlo per il semplice
fatto che non è una battaglia attraverso la quale lo Stato può risanare i
propri conti, ma soltanto una battaglia, significativa, attraverso la quale
lo Stato può ripristinare una situazione di equità e di giustizia sociale
tra i cittadini.
Le due manovre estive, infatti, ci
consegnano, già così, un’Italia che
vedrà salire la pressione fiscale sul
prodotto interno di oltre il 44 per
cento a partire dal 2013. Mai in passato questa soglia era stata anche soltanto avvicinata; solo in due anni si
era arrivati a superare quella del 43
per cento: nel 1997, anno dell’eurotassa, e nel 2007, anno di un elogio
persino eccessivo della bellezza delle
tasse e della necessità di far piangere
i ricchi. E tutto questo senza nemmeno prendersi la briga, per altro ieri
come oggi, di chiedersi seriamente
chi sono questi ricchi in un Paese in
cui quasi tutte le attenzioni del fisco
si concentrano sui redditi di chi lavora e produce, piuttosto che sui numerosi altri indicatori di capacità contributiva, determinando così in Italia
un’oggettiva situazione di squilibrio
49
tra tassazione delle persone (redditi),
delle cose consumate (consumi) e
delle cose possedute (patrimoni).
Data una pressione fiscale già così
elevata, è evidente che l’unica funzione da assegnare alla lotta all’evasione è quella di riequilibrare la ripartizione del prelievo tra chi già paga troppo e chi paga nulla o troppo
poco: un obiettivo, come detto, da
perseguire con la massima determinazione, ma assolutamente avulso
da logiche di immediata copertura
delle partite di bilancio dello Stato.
Sotto questo punto di vista la lotta
all’evasione, che viene impropriamente e dannosamente usata come
strumento di risanamento del bilancio, è invece da considerarsi un vero e
proprio provvedimento finalizzato
alla crescita. Perché una più equa distribuzione del carico fiscale complessivo non può che determinare
una maggiore efficienza economica
nella capacità di consumo, ed anche
perché, alla fine dei conti, la crescita
di un Paese non può e non deve ridursi soltanto alla dimensione economica, ma può ben estendersi anche a
categorie concettuali quali la cultura
della socialità e la consapevolezza
dell’appartenenza a una comunità.
Nonostante quanto precede e i numerosi altri problemi oggi sul piatto,
l’Italia è ben lungi dall’essere nelle
condizioni di non potersi più salvare. Paradossalmente, proprio la natura elefantiaca e pletorica della
macchina pubblica dello Stato, l’esistenza di situazioni come quella ricordata delle pensioni e altri aspetti
ancora, non ultimo quello dei costi
della politica e delle fasce più elevate di dirigenti pubblici, danno all’Italia margini di recupero che altri,
viceversa non hanno. Basti pensare
agli Stati Uniti.
Struttura statale molto leggera,
welfare e sistema pensionistico
tutt’altro che generoso, costi della
politica nemmeno paragonabili: lì intervenire è molto più difficile che da
noi. Di contro, hanno una pressione
fiscale assai meno elevata ed è quindi
logico che convergano verso un nuovo equilibrio fatto più di maggiori
entrate che di ulteriori tagli. Lo stesso equilibrio, in quanto unico possibile, verso cui dovremmo convergere
anche noi. Solo che, nel nostro caso,
la via è quella di maggiori tagli piuttosto che di ulteriori entrate. Esattamente il contrario di quello che, in
questa difficile estate, si è scelto di fare. Esattamente il contrario di quello
che, è l’impressione, ci si accingerà a
breve a fare di nuovo. Possiamo salvarci, solo che, forse, non abbiamo
ancora capito che dobbiamo per lo
meno volerlo.
■
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25-10-2006
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50 specchio
economico
I N G E G N E R I A
D E I
S I S T E M I
TWR,
u n ’ I n n o v aT I v a
TecnologIa RadaR
c h e v e d e aT T R a v e R s o I m u R I
Si chiama TWR, ossia Through Wall Radar, l’avveniristico apparecchio che ha vinto il mito dell’impenetrabilità visiva delle pareti perfino di cemento armato. Oltreché per la salvezza di persone
in pericolo, sarà utile per compiere indagini strutturali, ricerche archeologiche e vari altri compiti
I
DS Ingegneria dei Sistemi spa nel mese di giugno ha presentato una
innovativa tecnologia
radar che consente di vedere le
persone attraverso ostacoli quali: muri, macerie, fiamme e fumi. Il prodotto è il TWR (Through Wall Radar, alla lettera «radar che attraversa i muri»); esso
consente di vedere le persone
presenti all’interno degli edifici
mediante una strumentazione
posta all’esterno degli edifici
stessi, e localizzare superstiti
Nella foto l'IDS-TWR,
apparato portatile
di facile e semplice
uso e di dimensioni
e peso contenuti,
azionabile facilmente da
una singola persona; è
dotato di uno
schermo orientabile
in grado di mostrare
in tempo reale la
posizione di persone,
indicate da un simbolo
rosso come nella
figura della pagina
seguente
sotto le macerie ed attraverso
fumi o fiamme.
IDS è conosciuta per l’innovazione tecnologica ottenuta attraverso i costanti investimenti
nel settore della ricerca e dello
sviluppo di prodotti nell’ambito
dell’elettromagnetismo applicato, tanto nel contesto civile
quanto in quello militare. La società, suddivisa in quattro linee
di business (Divisione Navi, Aeronautica, Aeronavigazione e
Georadar), si rivolge ad un mercato internazionale per il trami-
te delle sue quattro società sussidiarie: IDS UK (SouthamptonGran Bretagna), IDS Australasia
(Brisbane-Australia), IDS Brasile (San Paolo - Brasile), IDS
Nord America (Montreal - Canada).
La Divisione Georadar, l’unità
di business che ha presentato
sul mercato il TWR, è uno dei
leader mondiali nel settore dei
GPR (Ground Penetrating Radar), ossia apparati radar il cui
segnale è capace di penetrare
nel terreno e nei materiali, e che
specchio
economico
trovano svariate applicazioni in
ambito civile: dalla localizzazione e mappatura di sotto servizi
alle indagini strutturali ed archeologiche, fino ad applicazioni
legate al mondo dei trasporti, come la valutazione della qualità
delle massicciate ferroviarie e
delle pavimentazioni stradali.
Dal 2007 la Divisione Georadar
ha introdotto sul mercato la famiglia dei prodotti IBIS (Image
by Interferometric Survey), ovvero radar con capacità interferometriche specializzati nel monitoraggio remoto degli spostamenti sub-millimetrici del terreno. Questi sistemi, offerti sul
mercato nelle configurazioni denominate IBIS-M, IBIS-L ed IBISS, trovano già larga applicazione
nel monitoraggio dei movimenti
nelle miniere a cielo aperto, nel
controllo delle frane, nel monitoraggio statico e dinamico di ponti e strutture.
La Divisione Georadar di IDS,
tramite una fitta e consolidata rete di distributori, commercializza a livello mondiale i propri
prodotti IBIS e GPR in oltre 25
Paesi, con particolare riguardo al
mercato europeo, all’Asia ed alle
Americhe.
■
51
TWR: PRODOTTI INNOVATIVI
PER L’IMPIEGO IN SITUAZIONI
DI EMERGENZA E PERICOLO
Dal 20 al 26 giugno Selex Sistemi Integrati e IDS Ingegneria
Dei Sistemi hanno presentato la
tecnologia TWR nello stand Finmeccanica al Salone Internazionale dell’aria a Le Bourget. Questa tecnologia risponde alle esigenze di mercato di disporre di
soluzioni tecnologiche innovative per le moderne esigenze delle forze che operano in situazioni di emergenza e alto rischio.
Il sistema TWR è stato concepito per impiego in situazioni di
emergenza e di pericolo, per la
localizzazione in tempo reale di
persone al di là di ostacoli, quali
pareti, macerie o ambienti con
denso fumo o fiamme. Può operare attraverso muri di varie di-
Il sistema TWR
è stato concepito
per essere
impiegato
in situazioni
di emergenza
e di pericolo,
per localizzare persone situate
dietro gli ostacoli
mensioni e materiali (mattoni,
cemento, cartongesso, legno
etc.), anche in presenza di rete
elettrosaldata o intercapedini.
Il TWR può anche localizzare
persone vive sepolte sotto le
macerie in seguito a terremoti,
alluvioni o crolli di edifici. È efficace nel localizzare persone
nascoste o intrappolate all’interno di stanze, cavità o cunicoli.
Consente di localizzare la presenza di persone all’interno di
edifici incendiati, in condizioni
di scarsa visibilità dovuti al fumo e alle fiamme.
Il TWR è in grado di rilevare il
movimento delle persone e, in
determinate situazioni, finanche
il semplice respiro.
■
Il simbolo rosso
che appare sullo
schermo del TWR
rivela
la presenza
di una persona
al di là del muro
Nella foto, lo schermo del TWR
Il TWR è un apparato portatile, di dimensioni e
peso contenuti e di impiego semplice e immediato; azionabile facilmente da un singolo operatore, è inoltre dotato di uno schermo orientabile
in grado di mostrare, in tempo reale, la posizione
di persone la cui presenza e la cui posizione vengono indicate da un simbolo rosso, come appare
nella figura sopra riportata
52 specchio
economico
giovanni pisanu: l’italia che
vogliamo a bahia è la stessa
che vogliono i brasiliani
a cura di
ROMINA
CIUFFA
Il
console onorario
è la figura chiave
per interpretare i legami
tra due Stati attraverso
le esigenze che in un
Paese ospitante sorgono
per coloro che lo eleggono
come seconda casa.
Ed è un volontario che
ha esattamente gli stessi
problemi ma è lì, immerso
nella realtà, per risolverli
Giovanni Pisanu, presidente
dell’Unione dei Consoli Onorari
d’Italia nel Mondo e viceconsole
d’Italia in Brasile per lo Stato di Bahia
è
dal Medioevo che i consoli assistono la propria comunità d’origine in terre lontane; già nel 1300 il
console fiorentino tutelava i mercanti
che operavano nella città di Costantinopoli perché mantenessero i privilegi loro
concessi dall’Imperatore bizantino. Dato
il forte legame di tale figura con il territorio alieno di uno Stato ospitante, nei
tempi moderni sempre più Paesi hanno
richiesto l’attivazione di Uffici consolari, fino a firmare nel 1963 la Convenzione di Vienna, presa d’atto formale della
distinzione e dei ruoli dei consoli onorari
e di carriera. Il consolato onorario è un
ufficio di rappresentanza retto da un cittadino dello Stato ospitante che agisce su
richiesta ed exequatur dello Stato inviante. In assenza di rappresentanza diplomatica poi, il consolato onorario, che normalmente compie atti giuridici di diritto
interno e svolge questioni burocratiche
di carattere non internazionale, può svolgere alcune delle funzioni dell’assente
ambasciata. I consoli sono funzionari dipendenti dal Ministero degli Affari esteri
sia nella veste di inviati (o di carriera) sia
in quella onoraria (o di eletti), ma questi
ultimi si attivano a titolo non professionale.
I consoli onorari italiani sono riuniti
nell’Ucoim, l’Unione dei consoli onorari
d’Italia nel mondo, che promuove il
coordinamento tra essi e con il Ministero
degli Affari Esteri, ed è presieduta da
Giovanni Pisanu, console d’Italia in Brasile per lo Stato di Bahia. O «viceconsole», se si considera l’origine dell’Ufficio,
che è il distaccamento del Consolato ge-
nerale avente sede a Rio de Janeiro. A
Salvador da Bahia, nell’edificio della Casa d’Italia che ospita nel proprio interno
la sede baiana del Consolato onorario, Pisanu descrive i problemi derivanti dall’assenza di fondi destinati all’Ufficio
onorario, composto da volontari privi di
stipendio e delle immunità destinate ai
diplomatici. Mentre squilla in continuazione la linea telefonica di emergenza per
i cittadini italiani che hanno eletto Bahia
come seconda casa, fa il punto sulla situazione di un Paese, il Brasile, destinato
a divenire uno dei punti di riferimento
dell’economia mondiale: insieme a Russia, India e Cina viene definito Bric, in
quanto caratterizzato, come essi, da una
forte crescita del prodotto interno e della
quota nel commercio mondiale.
Domanda. Innanzitutto può illustrare
la distinzione, non chiara ai più, tra console di carriera e console onorario?
Risposta. La differenza fondamentale
è che quest’ultimo è un cittadino che risiede nello Stato di arrivo e, per ciò stesso, oltre a poter svolgere la funzione consolare affidatagli dal Paese di origine,
non ha incompatibilità alcuna in relazione alla propria attività professionale. Lo
Stato inviante, infatti, compie dei sondaggi per verificare chi, tra i cittadini, è
disponibile a ricoprire tale carica, senza
che presenti un particolare curriculum o
sia iscritto a determinate liste.
D. Qual’è la sua storia professionale?
R. Sono a Bahia da 36 anni, da 12 ricopro la carica di viceconsole onorario e da
22 quella di delegato della Camera italiana di Commercio nello Stato di Bahia.
Venni in Brasile nel 1975 con una società
italiana, legato a un contratto della durata
iniziale di un anno, poi esteso per altri
due anni dopo i quali, insieme ad altri soci, fondai una società di diritto brasiliano
attiva nel settore metalmeccanico, dedita
alla fabbricazione in serie di gru idrauliche. Successivamente, per i cambiamenti
del mercato, decidemmo di interrompere
la fabbricazione seriale a favore di quella
su ordinazione. Da alcuni anni, già attivi
nella produzione dei macchinari, iniziammo la produzione di macchine e
componenti per il settore della finta pelle
e, rimanendo nello stesso comparto, con
altri soci italiani decidemmo di prendere
la strada della produzione e commercializzazione di prodotti chimici. La mia
formazione imprenditoriale italiana si è
arricchita così dell’esperienza brasiliana,
anche ricoprendo altre posizioni all’interno di distinte società a Bahia. Lavorare
nel settore commerciale mi ha dato modo
di girare e conoscere tutto il Paese con
l’obiettivo di creare una rete commerciale funzionale e di visitare mensilmente i
rivenditori presenti nell’intero territorio;
ciò mi ha anche dato una visione molto
ampia del Paese, com’era e com’è oggi.
D. Per la Convenzione di Vienna, lo
Stato che esprime l’intenzione di essere
rappresentato da un console onorario in
specchio
economico
«L
e situazioni sociali
ed economiche migliorano
nella misura in cui lo strato
medio della popolazione
è messo nella condizione
di vivere, lavorare,
guadagnare per prendersi
cura con dignità
della propria vita
»
una data area sceglie l’individuo destinato a tenere i rapporti professionali, commerciali, culturali tra la circoscrizione di
residenza e quella di riferimento. Come
si è trovato a svolgere questa funzione?
R. Precedentemente già nel 1990 ero
stato valutato per un eventuale inserimento, ma non avevo dato la mia disponibilità; nel 2000, invece, mi dichiarai disposto a ricoprire il ruolo di Console onorario. Ci sono due modi: candidarsi direttamente o ricevere la richiesta di disponibilità direttamente dal Consolato generale nell’atto di sondare i cittadini residenti
nello Stato ricevente. La procedura vuole
che il Consolato indichi alcuni soggetti
nel proprio bacino territoriale, quindi
normalmente la valutazione passa all’Ambasciata di riferimento, che aspetta
a sua volta una formalizzazione governativa del Ministero degli Esteri italiano.
Nel mio caso, fui sondato forse perché
già rappresentavo la Camera italiana di
Commercio a Bahia e giù costituivo perciò un punto di riferimento locale in relazione ai fatti italiani, oltre a parlare fluentemente le due lingue e, naturalmente, a
svolgere un’attività compatibile con la figura del console onorario.
D. Come svolge il suo incarico?
R. Data la mia presenza costante nel
territorio baiano dal 1975, ho una profonda conoscenza dell’intera regione. Dal
2000, ossia da quando sono entrato in carica, ho avviato un’efficace operazione di
gestione del Consolato italiano in questo
territorio, anche attraverso l’integrazione
delle attività delle gestioni consolari anteriori. Faccio in modo che si operi come
fossimo un «vero» Consolato, non un
mero trait d’union con l’Ambasciata e il
Consolato di riferimento a Rio de Janeiro. Nei nostri uffici esistono oggi circa 14
mila registri di tutti i tipi, e dal 2000 il nostro ufficio ha un registro e la documentazione di ogni operazione svolta. Mantengo uno stretto contatto con gli uffici di
Rio e di Brasilia. Il volume di persone
con le quali il nostro Consolato ha rapporti di ogni tipo è molto elevato e ciò
provoca spese che sosteniamo direttamente, poiché esulano dall’ammontare
dei contributi che riceviamo e che ci lasciano tra l’incudine e il martello, ossia
tra l’interesse ad offrire servizi efficien-
53
ti e i costi che essi implicano. E infatti
in parte è la mia stessa ditta a sostenere
tali costi.
D. Lei presiede l’Unione dei consoli
onorari d’Italia nel mondo. Che cosa è?
R. Accogliendo l’invito dell’Ucoi, l’Unione dei consoli onorari d’Italia, attiva
sin dal 1977, l’Ucoim è nata a Roma nel
2004 con 70 rappresentanti iniziali dello
Stato italiano in 31 Paesi. Essa ha come
scopo quello di promuovere il più efficace coordinamento tra i consoli onorari
d’Italia all’estero e tra questi e il Ministero degli Affari Esteri, favorendo la diffusione delle informazioni e armonizzandone le attività nella migliore e più efficace difesa della funzione. Stiamo preparando un congresso che si terrà tra il 15 e
il 20 novembre a Salvador, al quale saranno invitati l’ambasciatore e tutti i consoli italiani in Brasile, per fare il punto
sulla situazione dei Consolati onorari: i
problemi, gli orizzonti, le forme che si
possono immaginare per guidare noi consoli verso una maggiore integrazione del
lavoro che compiamo nel contesto della
più vasta rete diplomatica. Ci attendiamo
la partecipazione di tutta la rete onoraria,
anche se siamo consapevoli delle difficoltà insite nel raggiungimento di una
meta tanto lontana quale Salvador da
Bahia. Ma la scelta è caduta su questa
città proprio per il riconoscimento dell’attrattiva ulteriore che essa rappresenta
e che potrebbe, da sola, spingere la rete
locale alla partecipazione.
D. Quali sono i rapporti del Consolato
onorario con l’Ufficio diplomatico?
R. Gli Uffici onorari svolgono un lavoro periferico, di supporto alla rete diplomatica ma non meno importante: sono,
infatti, punti nel territorio che danno stabilità alla macchina consolare in un Paese
come il Brasile in cui le distanze sono
immense. Poiché tutto quello che noi facciamo è subordinato all’Ufficio diplomatico, i nostri rapporti con l’Ufficio di riferimento, che in questo caso è il Consolato
generale di Rio de Janeiro, sono molto intensi e, proprio come un ufficio collegato, prepariamo, con limitata autonomia,
la stragrande maggioranza delle pratiche
dirette a Rio, dove sono concluse.
D. Perché, piuttosto che inviare le pratiche all’Ufficio diplomatico di Rio, esse
non sono completate presso il Consolato
onorario di Salvador che le espleta?
R. È difficile far capire agli utenti che
questo è un Ufficio onorario, ossia non
dotato di autonomia in tutti i servizi richiesti e con scarse risorse finanziarie. Si
tratta quasi di un lavoro volontario. Inoltre il Console onorario può compiere solo
atti descritti nel decreto del proprio limite
di funzioni, aventi perlopiù natura amministrativa; è l’Ufficio diplomatico ad essere competente per quanto riguarda il resto, salvo che non vi sia espressa delega.
D. Quali sono le regole di ingresso per
un europeo nello Stato brasiliano?
R. Le regole sono dinamiche e cambia-
54 specchio
economico
no con le reciprocità tra Paesi; un turista
europeo può visitare il Brasile per un
tempo di massimo di 180 giorni nell’arco di 360, e se negli ultimi 360 giorni si
è verificata, una permanenza superiore,
potrebbe essergli negata l’entrata; lo
stesso vale per il brasiliano in territorio
italiano. Recentemente è stata riaffermata, anche in Brasile, una regola applicata in quasi tutta l’Europa: dopo un
soggiorno massimo di 90 giorni nel
Paese ospitante, prima di un secondo
periodo è necessaria una permanenza di
90 giorni fuori dello stesso, ed è nell’assoluta discrezionalità dell’ufficiale dell’immigrazione la decisione sull’ingresso. Bisogna inoltre dimostrare di essere
in possesso di un passaporto valido per
almeno altri 180 giorni oltre la data di
rientro, di un biglietto di andata e ritorno con le date fissate, di un indirizzo di
domicilio nel corso della visita nel Paese e di una disponibilità finanziaria.
D. Qual’è la situazione finanziaria dell’Ufficio consolare onorario?
R. I Consolati onorari e i relativi Uffici
soffrono perché, per i tagli dei finanziamenti degli ultimi anni, ricevono una
somma assolutamente insufficiente per i
compiti che devono svolgere; ciò li mette
in una situazione delicata perché un buon
servizio comporta una spesa, e quando
non esiste una disponibilità adeguata per
la manutenzione di un Ufficio si corre il
rischio di diminuire la qualità del servizio
stesso. Personalmente ritengo che si debbano individuare e creare le condizioni
che consentano all’Ufficio onorario di offrire un servizio di buon livello.
D. Che rilievo ha lo Stato di Bahia rispetto al resto del Paese?
R. Lo Stato di Bahia non è comparabile, sul piano economico, con San Paolo,
Rio de Janeiro, Belo Horizonte o Porto
Alegre, ma mantiene pur sempre il quinto
o sesto posto ed esercita un forte richiamo turistico specialmente per i nostri
concittadini: nel turismo Bahia è seconda
solo a Rio, se si considera quello di San
Paolo come prevalentemente turismo di
affari. La presenza italiana in questo Stato figura sempre nei primi tre posti.
D. Com’è visto il turismo italiano?
R. Il turismo dall’Italia è un dato molto
positivo, ma l’altra faccia della medaglia
è costituita dai molti turisti che vengono
a Salvador per finalità non condivisibili.
Si tratta di un problema, non solo italiano, ricorrente e delicato, reso più grave a
volte da un biglietto di sola andata e da
scarse disponibilità finanziarie che possano consentire anche il rientro, contro le
regole, contro il buon senso e contro
quanto stabilito dal Trattato di Schengen.
Anche a causa di recenti fatti di cronaca
politica, in Italia il Brasile si collega più
al transessualismo e al turismo sessuale
che alla cultura e all’economia, stimolata
dai rapporti esistenti tra i nostri Paesi,
che, nonostante siano intensi, passano
inosservati.
L’edificio della Casa d’Italia che ospita il Consolato onorario a Salvador da Bahia
D. Dov’è più presente l’imprenditoria
italiana in Brasile, e in quali settori?
R. Indubbiamente predomina a San
Paolo, e senza distinzione di particolari
settori. Non dobbiamo dimenticare che
l’immigrazione italiana in questo Paese,
a partire dalla fine dell’800, ha contribuito in forma massiccia e coerente allo sviluppo di determinate aeree, principalmente negli Stati del centro-sud, di San
Paolo, Rio Grande del Sud, Santa Catarina. La presenza italiana, all’inizio qualificatasi con una manodopera in sostituzione di quella di origine africana che era
stata abolita con la fine della schiavitù, ha
saputo trasformarsi in manodopera apprezzata e rispettata. Dopo la seconda
guerra mondiale i flussi dall’Italia verso
il Brasile si sono infittiti, favoriti anche
dagli stessi Paesi, fino alla grande immigrazione degli anni 50 di natura prettamente agricola. Tale processo ha subito
un ulteriore cambiamento negli anni 6070-80, quando l’immigrazione ha assunto
un carattere professionale con l’arrivo di
tecnici e di investimenti, sebbene a mio
parere l’Italia non sia stata aggressiva come altri Paesi europei, che della loro colonia in Brasile hanno fatto una testa di
ponte per le loro relazioni bilaterali. Peraltro l’italiano, abituato ad integrarsi
molto bene nelle comunità di arrivo, si
trova al di sotto della sua stessa capacità
di interrelazione su tutti i piani, nonostante goda di un’evidente simpatia da parte
della popolazione brasiliana, ulteriore
motivo per un’integrazione che di fatto
non avviene.
D. Com’è per un italiano fondare
un’impresa in Brasile?
R. Teoricamente facile, non lo è all’atto pratico: il sistema fiscale brasiliano è
complesso e non è così semplice gestirlo.
Inoltre, come stranieri, si compie costantemente l’errore di pensare di poter insegnare tutto nel Paese ospitante, mentre
bisogna essere capaci di imparare e di
adeguarsi alle situazioni locali.
D. La crescita dei rapporti con il Brasile
è costante anche in Italia. A che si deve?
R. Il Brasile sta richiamando l’attenzione mondiale per una serie di coincidenze
che lo vedranno in breve protagonista di
molti eventi di importanza mondiale, dalla visita del Papa in onore dei giovani, ai
Campionati del mondo di calcio nel 2014
e alle Olimpiadi del 2016, e per la capacità che ha avuto di superare la crisi mondiale, oltreché per le sue note caratteristiche consistenti in condizioni locali di
grande attrattiva, in una mentalità molto
vicina a quella occidentale, nei suoi 190
milioni di abitanti, nella presenza di numerosi cittadini provenienti dai Paesi europei e di risorse che attendono di essere
sviluppate. Le statistiche indicano che la
crescita demografica del Paese si sta modificando, avvicinandosi agli standard internazionali, con la previsione di raggiungere l’equilibrio demografico intorno al
2030-2040. Il Brasile è quasi un continente ed è grande due volte e mezzo l’Europa. Quando la popolazione si sarà stabilizzata, sono sicuro che si avvierà un altro
grande processo caratterizzato da un salto
qualitativo che, finalmente, sarà al di sopra delle necessità della popolazione.
D. Il problema della sicurezza individuale in Brasile è molto elevato. Cosa
può dire in proposito?
R. È vero che questo Paese registra indici statistici di microcriminalità molto
delicati, ma non è opportuno compiere
valutazioni in casa di altri. Del resto anche in tante città italiane abbiamo problemi simili. Direi che questo fa parte del ciclo di evoluzione di ogni Paese; le situazioni sociali ed economiche migliorano
nella misura in cui lo strato medio della
popolazione è messo in condizione di vivere, lavorare, guadagnare e prendersi
cura della propria vita. Le autorità locali
stanno compiendo un grande sforzo per
diminuire la portata di tale problema. ■
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56 chiospececonomi-
«PENSO CHE IL VOSTRO
PROGRESSO SIA LENTO»
di
MASSiMiLiANO dONA
SegretAriO geNerALe
deLL’uNiONe NAziONALe
cONSuMAtOri
Erano gli anni Sessanta
quando il senatore
Robert Kennedy,
durante una pubblica
audizione, domandò
chiarimenti al presidente
della Ford sui
brevetti per la sicurezza
della casa automobilistica.
Alle risposte evasive
del guru dell’auto,
Kennedy replicò:
«Viene da pensare
che potreste far meglio
di come fate. Penso che
il vostro progresso sia
molto, molto lento»
«In occasione della presentazione della nuova Fiat 500, decisi di scrivere all’amministratore delegato dell’azienda torinese, Sergio Marchionne, protestando per la scelta di
vendere il sistema elettronico di stabilità (ESP) come optional e, quindi, non dotando del
dispositivo di sicurezza tutte le versioni della nuova utilitaria. Egli mi rassicurò che la
500 era già sicura. Che rivincita mi sono preso quando l’Unione Europea ha stabilito che
l’ESP debba essere obbligatorio su tutte le vetture a partire dal novembre 2011...»
20
anni fa due donne attraversarono
mezza America a bordo di una vecchia Ford Thunderbird. Thelma e
Louise diventarono, dopo l’uscita del film
nel 1994, un modello di emancipazione femminile. Ma chi non ha sognato, ancora prima,
con Gregory Peck e Audrey Hepburn, di passeggiare a bordo di una Vespa tra le strade
della Capitale, in una delle immagini più famose di «Vacanze Romane»? Nonostante i
tempi mutati, le stesse scene, ai nostri giorni,
sarebbero considerate forse politicamente
scorrette, in una società che ha dichiarato
guerra al fumo e ha compreso l’importanza
della politica della sicurezza sulle strade.
Sembra lontano il tempo in cui sulle auto
non erano previste le cinture di sicurezza, in
moto si andava senza dover indossare il casco e sui pacchetti di sigarette erano raffigurati gli scenari inneggianti alla libertà americana. Eppure non è una scoperta recente che
il fumo danneggi la salute, né che i dispositivi di sicurezza possano salvare molte vite
sulle strade. Piuttosto è cambiata la normativa e, di conseguenza, le aziende sono state
costrette ad adeguarsi.
Questo processo di «responsabilizzazione» purtroppo non prende atto di una maggiore cultura della sicurezza, come dimostra
l’affidamento all’alibi della preponderanza
del fattore umano, inteso come possibilità di
errore e conseguente imprevedibilità di certe
variabili: quante volte queste diventano scusanti per le aziende che lanciano sul mercato
prodotti non sufficientemente affidabili, o
per le Amministrazioni cui spetta il compito
di vigilare? La sensazione è che spesso l’impresa non faccia tutto ciò che è in suo potere,
puntando più sulla forma (pensiamo al design di un automobile) che sulla sostanza (la
stabilità ad esempio).
Erano gli anni 60 quando il senatore Robert Kennedy, durante una pubblica audizione, domandò chiarimenti al presidente della
Ford sui brevetti per la sicurezza della casa
automobilistica. Alle risposte evasive del
guru dell’auto, Kennedy replicò: «Viene da
pensare che potreste far meglio di come fate.
Penso che il vostro progresso sia molto, molto lento». A mio modo quasi 50 anni dopo, in
occasione della presentazione della nuova
Fiat 500, decisi di scrivere all’amministratore delegato dell’azienda torinese, Sergio
Marchionne, protestando per la scelta di
vendere il sistema elettronico di stabilità
(ESP) come optional e quindi non dotando
del dispositivo di sicurezza tutte le versioni
della nuova utilitaria. L’amministratore delegato mi rassicurò che la 500 era già sufficientemente sicura. Che rivincita mi sono
preso quando l’Unione Europea ha stabilito
che l’ESP debba essere obbligatorio su tutte
le vetture a partire dal novembre 2011... Che
cosa è cambiato? Le aziende aspettano che
sia la legge a rendere necessario ciò che fino
a qualche tempo fa era considerato solo un
optional. Aveva, forse, ragione il senatore
Kennedy: si può «fare di meglio».
Un altro esempio ci riporta ai nostri giorni: qualche mese fa, l’Unione Nazionale
Consumatori denunciò la pubblicità che
esortava a portare la Coca-Cola in tavola
proponendo il consumo quotidiano di una
bevanda ricca di zuccheri e contenente caffeina; in seguito alla nostra segnalazione,
l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria
(IAP) ha invitato il colosso americano a rivedere le modalità comunicazionali degli
spot dichiarando che il messaggio diffuso è
scorretto «se non contestualmente inserito in
un ambito in cui sia evidente il concetto di
bilanciamento calorico e nutrizionale e l’occasionalità del consumo».
Oggi, la decisione del Governo francese di
tassare le bevande zuccherate il cui abuso
potrebbe portare all’obesità dimostra che
guardavamo nella direzione giusta. Abbiamo
proposto di replicare un’iniziativa del genere
anche nel nostro Paese che, secondo gli ultimi dati, detiene il record negativo in Europa
di bambini obesi (uno su tre). Non si può imputare l’aumento di peso alle sole bibite gassate, ma bisogna considerare anche la proliferazione dei cibi spazzatura e il cambiamento delle abitudini; senza dimenticare la
diffusione di modelli di sviluppo sociale indotti da martellanti campagne pubblicitarie.
E tuttavia credo proprio che in futuro la
legge renderà obbligatoria, per bibite come
la Coca-Cola, l’avvertenza «Bere con moderazione» o «Accompagnare il consumo con
costante attività sportiva».
■
specchio
economico
A
57
lla fine del mese di giugno del
nominato «Train the Trainers», cioè volin collaborazione
2004, con la Risoluzione 1546
to alla creazione di un numero adeguato
con lo sTaTo MaGGiore della difesa
del Consiglio di Sicurezza deldi istruttori iracheni che, a loro volta,
le Nazioni Unite, veniva restituita la socostituiscano l’embrione del futuro corvranità nazionale al popolo iracheno. Su
po docente delle forze di polizia. Materichiesta del Governo provvisorio irarie quali Etica di Polizia e Diritti Umani
cheno, le Nazioni Unite autorizzavano
fanno parte dell’insegnamento impartito
la presenza di una Forza Multinazionale
e denotano la grande attenzione rivolta
fornita dai Paesi della NATO con la fialle necessità della nuova forza di polinalità di addestrare le Forze di Sicurezza
zia emergente dopo le travagliate vicenirachene (ISF). Nasce così la NATO
de del Paese.
del Generale di divisione
Training Mission-Iraq (NTM-I), che iniI dati relativi ai risultati raggiunti sono
Giovanni arMenTani
zia la propria attività nell’agosto del
eloquenti: a partire infatti dal giugno
v
ice coMandanTe della
2004 con finalità e modalità esclusiva2007 più di 9.500 poliziotti hanno comnaTo TraininG Mission-iraq
mente addestrative.
pletato con successo il corso basico adLa missione assegnata alla NTM-I
destrativo bimestrale tenuto dai Carabiprevede sostanzialmente l’assolvimento una fase avanzata della nostra presenza
nieri, e circa 80 istruttori iracheni sono
di attività di addestramento, consulenza in Iraq, cioè il progressivo coinvolgistati formati nell’ottica sopra descritta di
e assistenza (training, advising and men- mento degli iracheni in un ruolo sempre
subentrare gradualmente ai Carabinieri
toring) a favore delle ISF, con lo scopo più attivo, nel quale i nostri accentuano
nell’addestramento delle unità di polizia
finale di renderle effettivamente indi- piuttosto l’azione di supervisione e conche frequenteranno i futuri corsi. La propendenti (concetto della self-sustainabi- sulenza. Tale fase è stata naturalmente
grammata e progressiva riduzione dei
lity) e di dar vita a un settore della sicu- preceduta da una iniziale valutazione
militari dell’Arma che avverrà nel prosrezza moderno, efficiente e ispirato a va- della situazione e delle richieste della
simo futuro è la migliore testimonianza
lori democratici, che contribuisca a rea- controparte irachena, perché non va sotdella bontà del loro operato, così come
lizzare il futuro pacifico e laborioso del taciuto come la NTM-I abbia via via atdell’operato di tutti i membri del continPaese da tutti auspicato. La NTM-I è tagliato e modulato le modalità di esecugente italiano.
quindi la concreta espressione del sup- zione delle proprie attività alle reali e
Ogniqualvolta mi sono trovato ad inporto dei Paesi della NATO per l’indi- rappresentate esigenze irachene.
teragire con gli interlocutori iracheni, ho
L’organizzazione della missione si arpendenza, l’unità e l’integrità territoriale
sempre avuto la percezione che i nostri
ticola oltre che, naturalmente, nelle tradella Repubblica dell’Iraq.
Carabinieri abbiano stabilito delle
L’azione di consulenza della NTM-I a dizionali branche relative alla gestione
straordinarie sinergie, frutto non solo
favore delle ISF è concentrata essen- del Personale, Intelligence, Operazioni,
delle spiccate doti relazionali che caratzialmente nel settore della formazione Logistica, Piani, Comunicazioni e Amterizzano il popolo italiano in generale,
degli ufficiali, sottufficiali e forze di po- ministrazione, anche nelle seguenti divima soprattutto di una profonda profeslizia, queste ultime, come vedremo più sioni:
sionalità specifica riconosciuta, in modo
- Training Educational Doctrine and
avanti, addestrate dai nostri Carabinieri.
unanime, sia dagli iracheni che dai colAttualmente, 14 nazioni (13 apparte- Advisory Division (TEDAD), che assileghi stranieri operanti nella NTM-I. Ciò
nenti all’Alleanza Atlantica mentre l’U- ste nel campo della formazione degli ufè per me motivo di grande orgoglio sia
craina aderisce all’iniziativa del Parte- ficiali e sottufficiali nonché all’invio di
come militare e Rappresentante Nazionariato per la Pace) partecipano attiva- dirigenti della Difesa, del Ministero denale più anziano nella NTM-I (il cosidmente alla missione fornendo persona- gli Interni e dell’Ufficio del Primo Midetto Senior National Representative)
le, mentre tutti gli Stati membri della nistro all’estero per la frequenza di corsi
che come cittadino italiano.
NATO provvedono al finanziamento NATO anche «on demand»;
Se dovessi dunque tracciare il classico
- Gendarmerie Training Division
della stessa. L’Italia, in particolare, vanbilancio della situazione direi che occorta la maggiore presenza numerica (ad (GTD), formata interamente da un nure essere realisti e ammettere che molto
oggi circa 60 militari di tutte le Forze cleo di Carabinieri preposti all’addestraresta ancora da fare, ma nessuno si illuArmate, in prevalenza Carabinieri) e il mento della Polizia Federale irachena e,
de di misurare il successo di una missiovicecomandante della missione, un Ge- più recentemente, della Oil Police. Imne con un metro troppo corto. Altro temportante sottolineare il programma denerale di Divisione dell’Esercito.
po è sicuramente necessario per il ragMilitari italiani sono
giungimento di una sipresenti praticamente
tuazione ideale di comin tutte le componenti
pleta autosufficienza
della struttura organizdegli iracheni in matezativa della NTM-I,
ria di sicurezza. Siamo
dando un significativo
però sulla strada giusta
contributo al successo
e i programmi futuri,
della missione. Anche
quali ad esempio l’inse il numero di compocremento dei corsi alnenti della NTM-I (si
l’estero nel settore deltratta di poco meno di
l’alta formazione, con180 persone) potrebbe
tribuiranno senz’altro
sembrare esiguo, in
al raggiungimento di
realtà occorre consideulteriori prestigiosi trarare la natura della misguardi nella speranza,
sione stessa, prettaconcreta, di poter assimente addestrativa, e
stere all’affermazione
l’alta valenza diplomadi un Iraq in cui gli iratico-politica che essa
cheni siano sempre più
riveste.
protagonisti del proprio
I componenti italiani della Nato Training Mission-Iraq
Ci troviamo ora in
destino.
■
L’IMPEGNO MILITARE
ITALIANO IN IRAQ
58 specchio
economico
idea del No Cash Day, giornata
senza contanti, nasce dalla mente
di un comunicatore, Geronimo
Emili, alla ricerca di un’evoluzione della moneta e del mercato che
consenta ai consumatori di tutti i giorni
di usare, come nel resto dei Paesi, la propria carta di credito anche per acquisti di
valore minimo. L’evento ha ricevuto il
patrocinio della Presidenza del Consiglio
dei Ministri e dal Ministero dello Sviluppo Economico ed è stato sponsorizzato
dal circuito di pagamento internazionale
MasterCard. Non è solo una questione di
comodità, ma anche una riflessione sulle
modalità di circolazione del denaro, sulle
condizioni utili a ridurre l’evasione fiscale, sul costo che un Paese affronta per
la produzione del denaro contante.
Secondo i dati della Banca d’Italia, in
Europa attualmente sono in circolazione
13,6 miliardi di banconote per un valore
di 815 miliardi di euro e circa 91,8 miliardi di monete per un valore di quasi 22 miliardi di euro. Il più diffuso tra i contanti è
il centesimo che con 22 miliardi di pezzi
rappresenta un valore di appena 220 milioni di euro. Il contante non è gratuito: la
sua gestione in Europa costa 50 miliardi di
euro l’anno, 10 di questi spesi dall’Italia.
Ciò significa che, per pagare il personale, i
servizi di conta, le perdite, i furti, le apparecchiature, il trasporto, la sicurezza, i magazzini, la vigilanza, le assicurazioni, si
spendono circa 200 euro a testa l’anno.
Se l’Italia è uno degli ultimi Paesi in
Europa per uso di «e-payment», è anche
la prima per reddito imponibile evaso
con il 54,6 per cento. Il contante contribuisce a gravi iniquità fiscali e sociali
per i cittadini a maggiore tracciabilità e
incrementa il fenomeno del sommerso
che in Italia incide sul prodotto interno
per oltre il 20 per cento sottraendo all’erario ogni anno circa 180 miliardi di euro. In Europa nel 2009 sono state registrate circa 1.800 rapine in banca: il 40
per cento di queste sono state messe a segno in Italia. Il nostro Paese, sempre nel
2009, registrava un indice di rischio pari
a 7,4 (numero di rapine ogni 100 sportelli), in calo rispetto al valore registrato
negli anni precedenti, ma assolutamente
distante da quello di altri Paesi europei.
Il progetto, che investe direttamente i
«blogger» perché scrivano delle loro
esperienze «no cash» e i loro racconti
giungano direttamente al consumatore-tipo, ha trovato in MasterCard lo sponsor
ideale; il direttore marketing di MasterCard Italia Gianluca Iannelli spiega gli
obiettivi dell’iniziativa, volta a cambiare
il rapporto degli italiani con l’evoluzione
della moneta, tanto dei consumatori che
non hanno fiducia nella sicurezza dei sistemi di pagamento elettronico, quanto
dei commercianti.
Domanda. Lo scopo del No Cash Day?
Risposta. Sensibilizzare il Paese su un
problema che ci riguarda da molto vicino,
la «lotta al contante». Intendiamo rimuo-
L’
M
A
S
T
E
R
C
A
R
D
NO CASH DAY: I BLOGGER
RACCONTANO COM’È IN ITALIA
UN GIORNO SENZA CONTANTI
vere i falsi miti e i preconcetti sull’uso della carta di credito, relativi alla scarsa sicurezza nelle transazioni o al
fatto che non è accettata
ovunque.
D. Quale ritenete sia il punto
di forza a favore dell’uso
della carta di credito?
R. I contanti rappresentano
addirittura un problema per il
Paese: quanto minore è l’uso
del denaro «evoluto», tanto
più alto è il livello di evasione fiscale. I Paesi nordici, nei
quali l’evasione fiscale è tradizionalmente più bassa, sono anche quelli in cui è maggiore l’uso delle carte di credito: non è solo il caso della
Finlandia e della Svezia, ma
anche dell’Inghilterra e della
Francia. Un altro problema a
livello macroeconomico è il
costo del denaro contante: in
Italia tale costo, in rapporto
al prodotto interno lordo, è il
più alto d’Europa, ma esso
Gianluca Iannelli, direttore marketing
potrebbe essere facilmente
di MasterCard Italia
ridotto attraverso sistemi di
pagamento evoluti.
D. Perché MasterCard ha interesse nel
sostenere questa iniziativa?
R. Il fatto di aver sponsorizzato questo
progetto testimonia il nostro impegno
progetto
nella diffusione di sistemi di pagamento
punta a cambiare
innovativi e alternativi al contante, il
quale costituisce per l’Italia un costo soil rapporto degli italiani
ciale enorme. In linea con l’immagine
con l’evoluzione della
del nostro marchio, abbiamo voluto farlo
in maniera innovativa attraverso l’iniziamoneta. Il fatto di averlo
tiva «Bye bye cash!» dedicata ai blogger
sponsorizzato testimonia
che, invitati a vivere una settimana senza
contanti, attraverso i propri racconti hanil nostro impegno nella
no evidenziato gli svantaggi del cash e i
diffusione di sistemi
vantaggi della carta, sottolineando la
di pagamento innovativi
presenza di situazioni estreme quali i
problemi nei pagamenti di piccolo ime alternativi al contante,
porto, caso in cui l’Italia si mostra arreil quale per l’Italia
trata rispetto all’Europa.
D. In quale altro modo MasterCard ha
costituisce ancora un
comunicato all’esterno questa esigenza di
enorme costo sociale
evoluzione?
R. Il nostro marchio è stato tra i primi a
parlare di e-commerce evidenziando l’uti-
«Il
»
specchio
economico
lità della carta in un settore in continua
crescita, e a svolgere una campagna sui
vantaggi dell’uso della carta negli acquisti online, sui quali tutti i nostri clienti si
stanno spostando. L’e-commerce, ossia
lo shopping dal computer, presto sarà
coadiuvato anche in Italia dal pagamento
attraverso la tecnologia mobile. A New
York e San Francisco è partito il progetto
pilota «Google Wallet», sviluppato con
la collaborazione delle società Citi, MasterCard e First Data, per compiere acquisti sfruttando la tecnologia Near Field
Communication (NFC): associando la
carta di credito MasterCard ai telefonini
nei quali si sarà precedentemente scaricata un’applicazione, si potrà pagare
semplicemente avvicinando il telefono ai
lettori MasterCard PayPass.
D. L’Italia è lenta in questo processo
di ammodernamento. Manca da noi persino un servizio di taxi efficiente dedicato al circuito della carta di credito. Cosa
accade nelle altre grandi città?
R. Un riferimento essenziale è dato da
New York, grande vetrina per il settore
«contactless» nella quale il tradizionale
servizio di pagamento con carta di credito è stato già superato: in molti taxi è ora
presente la possibilità di pagare appoggiando la carta al Pos, rivolto verso il
cliente. In Italia, anche se il circuito
«contactless» è stato avviato e procede
soprattutto a Milano, c’è ancora molta
strada da compiere.
D. L’iniziativa ha costituito anche
l’occasione per studiare le abitudini degli italiani, in particolare le reazioni dei
commercianti che hanno ricevuto richieste di saldare bassi importi con carta. Cosa si intende per «bassi»?
R. Rispetto al mondo anglosassone o
americano, in Italia un pagamento «basso» include persino le somme inferiori ai
25 euro; bisognerebbe riuscire a spostare
i pagamenti dal contante alla carta al di
sotto di questa cifra.
D. Quali sono i risultati emersi da questa settimana senza contanti?
R. È molto considerevole il fatto che
se ne sia parlato e in tal modo sia stato
compiuto un passo verso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. I messaggi
pubblicati dai blogger sono stati utili
proprio perché espressione diretta dei
consumatori-tipo, in grado di giungere
direttamente ai clienti, e non opera di
esperti, che spesso non sanno trasmettere
correttamente il messaggio.
D. Quali saranno le prossime strategie
di marketing?
R. Continuiamo a puntare sull’uso online della carta: sulle reti nazionali stiamo
per ripetere lo spot «Amici» già trasmesso su emittenti televisive, mentre la campagna sul web da vari siti di informazione e portali condurrà al nostro sito, nel
quale offriremo ai nostri utenti la possibilità di creare il proprio spot «Priceless» e
di condividerlo sui social network.
■
59
ANSALDO ENERGIA: AVVIATA LA COSTRUZIONE DI UNA CENTRALE IN TURCHIA.
L’Ansaldo Energia ha avviato in Turchia i lavori per la realizzazione e la
manutenzione di una centrale a gas a ciclo combinato da 865 megawatt.
Perfezionato la scorsa estate, il contratto prevede un costo di 640 milioni di
euro. Ubicato a Kocaeli-Gezbe,
uno dei distretti industriali di
Istanbul, l’impianto sarà equipaggiato con turbine AE94.3A
prodotte negli stabilimenti dell’Ansaldo Energia di Genova, ed
è stato progettato per un funzionamento ciclico anche giornaliero, secondo i più elevati standard di efficienza termica e il minimo impatto ambientale. Nell’iniziativa, oltre al consueto ruolo
di costruttore «chiavi in mano»
Una turbina a gas dell’Ansaldo Energia
dell’impianto, l’Ansaldo Energia
svolge anche quello di investitore. Il progetto rappresenta uno dei maggiori investimenti nel settore energetico turco compiuto da un investitore estero in partnership con un operatore locale, e consente all’Ansaldo Energia
l’ingresso in un mercato molto promettente.
NUOVO DIRETTORE PER L’HILTON GIARDINI NAXOS. Il Gruppo alberghiero Hilton Worldwide ha annunciato la nomina di Andrea Modesti a direttore general dell’Hilton Giardini Naxos. Modesti sarà responsabile del management con particolare riguardo al turismo congressuale e di lusso, alla qualità e al gradimento dei clienti. «L’Hilton Giardini Naxos è un fiore all’occhiello della regione. Mettendo a frutto le mie precedenti
esperienze professionali e
potendo contare su un team
di professionisti molto affiatati, sono sicuro che riusciremo
a combinare il turismo di lusso con quello congressuale»,
ha dichiarato. Destinato ad
abbinare affari e vacanza,
l’Hilton Giardini Naxos è situato sulla costa orientale tra
Uno scorcio dell’Hotel Hilton Giardini di Naxos
Messina e Catania e si affaccia sul panorama del Mar Ionio. Ha 296 camere, tra cui 28 suite, 2 ristoranti, 2 bar, uno dei centri-congressi più grandi in Sicilia con 11 sale Hilton Meetings di cui la più ampia
ospita fino a 950 delegati; inoltre una spa e un fitness center con attrezzature all’avanguardia, piscina e spiaggia privata. Può essere raggiunto facilmente dall’aeroporto di Catania Fontanarossa, distante solo 40 chilometri.
TREDICI AUTO VESTITE DA DINAMICA BY MIKO. Cadillac, Chevrolet, Mercedes, Mini, Opel e Volkswagen: sono i colossi dell’automobile che, per gli interni dei nuovi modelli presentati al Salone di Francoforte, hanno scelto la microfibra Dinamica by Miko, azienda goriziana da anni affermatasi nel settore degli interni d’auto grazie alla sua microfibra ecologica e riciclabile fino al 100 per
cento, derivata da bottiglie di pet. Un
metro di Dinamica contiene 300 grammi
di poliestere recuperato, corrispondenti
a quelli usati per produrre 20 bottiglie di
plastica. «La microfibra Dinamica è particolarmente adatta per vestire gli interni
Auto «vestita» da Dinamica by Miko
delle auto grazie alle sue caratteristiche
tecniche ed estetiche, e si rivela perfetta
sia per le sedute e gli schienali dei sedili, sia per le altre applicazioni, come
pannelli, cielo del tetto o interni delle portiere», spiega Lorenzo Terraneo,
vicepresidente della Miko. Grazie alla sua versatilità Dinamica è stata scelta per 13 dei modelli presentati nel Salone di Francoforte.
60 specchio
economico
Giochi: si alleano
Gamenet e Casinò
Campione d’Italia
Casinò Campione d’Italia, la più
grande casa da gioco d’Europa, e la
società Gamenet, tra i maggiori concessionari dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato per la
gestione della rete pubblica del gioco
lecito, hanno siglato un’alleanza per
l’apertura e la gestione, attraverso
una «newco», di nuove «gaming
hall» o sale da gioco di alto profilo. Si
tratta del primo e unico caso in Italia
di partnership societaria tra una casa
da gioco italiana e una concessionaria dei Monopoli, non limitata a un
unico tipo di gioco, in base a un modello destinato ad ampliare i confini
dell’attuale mercato. Le nuove gaming hall, dalle dimensioni minime
previste di 600 metri quadrati, rappresenteranno un esempio innovativo e un punto di riferimento sia per
varietà e completezza dell’offerta di
giochi sia per la qualità degli spazi
interni, che saranno realizzati secondo standard di eccellenza nell’interior design, con la previsione di affiancare, alle aree per il gioco, spazi
destinati alla ristorazione e all’intrat-
Presentati a Londra
i sistemi di difesa
targati SELEX SI
Leader mondiale nei sistemi e nei
sensori per la difesa e la sicurezza
nonché per la gestione e per il controllo del traffico aereo, marittimo e
aeroportuale, nel Salone internazionale Defence & Security Equipment
svoltosi a metà settembre a
Londra la SELEX Sistemi Integrati ha presentato i prodotti più significativi nel settore della radaristica e nella
progettazione e realizzazione di Grandi Sistemi integrati per la difesa e la sicurezza.
Presente nella fiera insieme
alla società britannica da essa controllata SELEX Systems Integration con sede
in Gran Bretagna, dedicata
principalmente alla gestione
di programmi ad alto contenuto tecnologico per la sicurezza, la SELEX Si ha esposto i prodotti di tre aree operative: Cyber Solutions, Security e Battlespace. La sicu-
RetRospecchio
tenimento. Le nuove sale da gioco
sorgeranno in località qualificate del
territorio nazionale, in buona parte
già individuate anche grazie all’accordo quadro tra la Gamenet e l’Anit,
associazione che riunisce alcuni Comuni turistici italiani già sedi in passato di strutture di gioco. Gamenet
apporterà alla nuova iniziativa le licenze e tutte le competenze maturate
in questi anni nella gestione della rete di gioco pubblico con gli apparecchi da intrattenimento Newslot, con
le recenti Videolotterie e, in caso di
assegnazione di nuove licenze, con
scommesse sportive e Poker live. Casinò Campione d’Italia apporterà l’esperienza maturata dal 1933, anno
Ezio Filippone, amministratore
delegato di Gamenet
della sua apertura, nell’offerta di gioco, nel design degli ambienti, nella
gestione delle attività di ristorazione
e bar e nell’organizzazione di eventi
speciali. Nell’allestimento e nella gestione delle singole gaming hall la
newco si avvarrà anche dell’esperienza e della partnership dei soci
del Consorzio rete italia gestori automatico, fondatore e azionista di Gamenet e leader nel mercato dei gestori dell’intrattenimento. La newco
sarà partecipata da Gamenet per il 51
per cento e dal Casinò Campione d’Italia con il 49. Gli investimenti previsti nel periodo 2011-2013 ammonteranno a 30 milioni di euro. Il Casinò
entrerà nella compagine sociale di
Gamenet. «Per Gamenet la partnership rappresenta un investimento
coerente con la nostra strategia di
trasformazione in una vera e propria
gaming company; l’abbinamento
con un marchio storico ci permette
un ingresso più rapido in un settore
in cui occorre uno specifico knowhow», ha dichiarato Ezio Filippone,
amministratore delegato di Gamenet. «Dalla crisi delle case da gioco si
esce rafforzando l’attività tradizionale ma anche diversificandosi nei segmenti che consentono di utilizzare i
punti di forza dell’azienda; le VLT
sono un chiaro esempio», ha spiegato Carlo Pagan, amministratore delegato del Casinò campionese.
Nell’area dedicata alla sicurezza la
società ha esposto le proprie soluzioni per la protezione del territorio,
dell’ambiente, dei confini, della popolazione, delle istituzioni e delle infrastrutture critiche, nonché sistemi
per la gestione delle crisi e dei grandi
eventi tra i quali una soluzione avanzata per l’assistenza e il coordinamento di attività e risorse nelle fasi
di preparazione, risposta e ripristino
in caso di disastri. Nella stessa area la
SELEX Si ha presentato un sistema
integrato per il controllo del territorio, progettato per assistere le
Forze di Polizia durante interventi critici: oltre a consentire
il coordinamento delle attività, esso mette a disposizione di tutte le Forze di Polizia
interessate a un determinato
evento, dei centri di controllo
e degli operatori sul campo
uno scenario comune. Altro
prodotto esposto è il TWR-S,
il nuovo sistema portatile in
grado di vedere attraverso i
muri, realizzato per impieghi
civili e militari durante le operazioni di emergenza sul campo, per localizzare persone in
pericolo dietro muri in cemento e per fornire la struttuRadar di difesa della SELEX Sistemi Integrati
ra di una costruzione.
rezza del cyberspazio è diventata un
elemento imprescindibile per tutti i
Governi del mondo per non mettere
a rischio l’economia, le infrastrutture
e i cittadini. Il settore è in continua
crescita e vede l’aumento, in molti
Paesi, dei budget stanziati e dei piani
mirati allo sviluppo di tecnologie di
attacco e di difesa. Nello stand della
Finmeccanica la SELEX Si ha presentato una soluzione diretta ad ottenere sistemi resistenti agli attacchi cibernetici, capaci di reagire immediatamente alle intrusioni informatiche.
Abbiamo una strada per ciascuno di loro.
Nessuno li conosce meglio di voi, sono i vostri clienti, i vostri target, i vostri interlocutori.
Noi possiamo aprirvi le strade giuste per raggiungerli e incontrarli là dove li portano interessi,
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62 specchio
economico
E.ON: stazioni per
ricariche rapide
di auto elettriche
RetRospecchio
pianti idro-elettrici dell’E.ON. In futuro il Gruppo intende sviluppare ulteriori stazioni di ricarica pubbliche
dotate di soluzioni ancora più rapide, che permettano di ricaricare le
auto in pochi minuti, proprio come
avviene per i rifornimenti di benzina. Klaus Dieter-Maubach, membro
del Consiglio di gestione del Gruppo
E.ON e responsabile per la Ricerca e
la Tecnologia, ha dichiarato: «Le stazioni di ricarica attraggono i clienti e
i fornitori di energia solo se garantiscono rapidi tempi di ricarica. Stiamo pertanto proseguendo con particolare interesse la ricerca in tale direzione». (Elis. Man.)
Trasporti merci in
Francia affidati a personale italiano
mero uno in Asia». La compagnia
giapponese, che ha ordinato 50 esemplari sin dall’aprile del 2004 , ha svolto un ruolo rilevante nel guidare la
progettazione. Il Boeing 787 Dreamliner è un aereo totalmente nuovo che
introduce traguardi di efficienza per i
vettori e maggiori livelli di comfort
per i passeggeri. Ha i finestrini più
grandi fra tutti i jet commerciali, una
pressione d’aria in cabina più vicina a
quella di terra e un’aria più pulita.
Tali caratteristiche consentono ai passeggeri di arrivare a destinazione più
freschi e riposati. L’italiana Alenia
Aeronautica è partner della Boeing
nel programma 787 Dreamliner: costruisce sezioni di fusoliera nello stabilimento di Grottaglie presso Taranto, e lo stabilizzatore orizzontale in
quello di Foggia. (Elis. Man.)
Hoss Intropia, dalla
Spagna fino a Roma
un viaggio alla moda
Per la prima volta in Germania gli
automobilisti hanno a disposizione
stazioni di ricarica veloce a corrente
continua per auto elettriche sulle autostrade: la prima è stata installata
dal Gruppo E.ON sull’autostrada A8
all’uscita di Irschenberg in Bavaria,
nel sud del Paese. Con una capacità
di ricarica fino a 50 chilovatt, queste
stazioni sono in grado di ricaricare le auto elettriche in 20-30
minuti, a differenza
delle stazioni di ricarica a corrente alternata usate finora, che
impiegano circa sei
ore per ricaricare
completamente una
batteria di 3,5 chilovatt. Durante la fase
sperimentale la ricarica rapida costerà 5
euro. L’elettricità usata in queste stazioni
sarà generata da fonti
rinnovabili ed escluLa stazione di ricarica veloce della E.ON
sivamente dagli im-
La Boeing consegna
il primo esemplare
del 787 Dreamliner
Nello stabilimento di Everett, vicino a Seattle, la Boeing ha consegnato
alla compagnia aerea giapponese
Ana il primo esemplare del 787
Dreamliner, che cambierà il corso del
trasporto aereo: «Questo aereo apre
un nuovo capitolo nella storia dell’aviazione», ha detto Jim Albaugh, presidente e amministratore delegato
della Boeing. Shinichiro Ito, presidente e amministratore delegato del
Gruppo Ana, ha affermato: «Come
cliente di lancio siamo lieti di prendere in consegna il nostro primo 787 Dreamliner, che ci consentirà di offrire nuovi
standard di servizio e
comfort ai nostri passeggeri e svolgerà un
ruolo essenziale nel
nostro programma di
espansione internazionale, che punta a
far diventare la nostra
Il rivoluzionario Boeing 787 Dreamliner
società il vettore nu-
In partnership con Europorte France, Trenitalia Cargo ha avviato un
servizio di trasporto merci che svolge
direttamente, con macchinisti italiani, sul percorso francese da Amberieu a Modane, lungo circa 200 chilometri. Il servizio consiste nella circolazione di 5 coppie di treni settimanali, con un volume complessivo di 450
mila tonnellate l’anno, l’equivalente
su strada di circa 30 mila camion. Il
settore interessato è quello dei cereali
in partenza da vari scali francesi e diretti agli stabilimenti italiani delle più
grandi industrie del comparto agroalimentare. È previsto l’avviamento
di ulteriori servizi intermodali entro
l’anno. La nuova attività consolida la
presenza di Trenitalia Cargo nel mercato francese ed amplia il numero dei
clienti transalpini acquisito negli ultimi anni. Per la prima volta una grande impresa ferroviaria estera opera
direttamente sulle linee ferroviarie
francesi con propri macchinisti. Trenitalia Cargo ha evitato il ricorso a ex
dipendenti in pensione dell’impresa
francese SNCF. (Elis. Man.)
Il marchio spagnolo Hoss Intropia
approda a Roma ed apre le porte del
nuovissimo negozio di Piazza di
Spagna anche in occasione della notte bianca dello shopping, la Vogue
Fashion Night’s Out 2011, evento
destinato a toccare 17 Paesi. Nei suoi
22 negozi (18 in Spagna, 3 a Londra
ed uno a Roma) la griffe spagnola
vende abbigliamento femminile, accessori e scarpe ad un segmento di
mercato medio alto, proponendo tre
collezioni: la Main Collection per
qualsiasi momento della giornata, la
Silver Line essenzialmente notturna,
e la Hoss Entropia Miguel Palacio
dedicata alle feste. A Roma - con una
boutique di 300 metri quadrati, alti
soffitti e ampie vetrine, dove i materiali (legno di quercia, lacche, metalli trattati) e i mobili vintage dialogano con lo stile architettonico del palazzo - il brand guidato da Constan
Hernandez aggiunge un tassello all’espansione iniziata nella Penisola
iberica nel 1994. (Elis. Man.)
specchio
economico
RetRospecchio
di sopra delle medie di mercato, pari
a 600 euro per studenti e laureati
triennali, 800 per laureati specialistici, 1.000 euro per chi è in possesso di
master o qualifiche post universitarie; l’accesso alla maggior parte dei
benefit aziendali ossia palestra, maggiordomo, convenzioni, possibilità
La SAS ha ottenuto il prestigioso di partecipare a corsi interni, pubbliriconoscimento Bollino ok Stage, ci via computer. «Nel 2010 il 90 per
promosso dalla «Repubblica degli cento dei nostri stagisti, al termine
Stagisti» con lo scopo di rendere im- del periodo di stage, ha trovato una
mediatamente riconoscibili le azien- nuova opportunità professionale nel
de che offrono ai giovani un contri- mondo SAS con contratti a progetto
buto concreto al loro avvio professio- o a tempo indeterminato–spiega la
nale, riportando lo stage alla sua fun- direttrice HR e CSR Elena
zione di anticamera del lavoro con Panzera–direttamente nella nostra
elevati standard quaazienda o presso partlitativi. Il riconosciner e clienti che si apmento è stato ottenuto
poggiano ad essa per
dalla SAS per il previarricchire il loro staff
sto inserimento nell’acon soggetti compezienda di tutti i tirocitenti
in
Business
nanti che entrano a
Analytics. Il riconoscifarvi parte. In particomento conferma il nolare la SAS garantisce:
stro impegno nello
un tutor aziendale e
sviluppo di progetti
un councellor HR con
innovativi diretti a facui confrontarsi su
vorire le relazioni e
prestazioni, aspettatil’integrazione tra perve e formazione; una
sone, attività e conoformazione attraverso
scenze». La SAS è la
corsi in aula, via intermaggiore società di
net e «training on the
software e servizi di
job»; un rimborso speBusiness Analytics e
se adeguato alla scoladi Business Intelligenrità dello stagista e dece, con oltre 11 mila
Elena Panzera
finito dall’azienda al
dipendenti.
Bollino ok Stage
alla SAS per l’aiuto
fornito ai giovani
IBM: nuovi chip
che funzionano come
il cervello umano
I ricercatori dell’IBM hanno presentato una nuova generazione di
chip sperimentali, progettati per
emulare le capacità di percezione,
azione e cognizione del cervello
umano. La tecnologia potrebbe ridurre il consumo di potenza e avere
dimensioni di molto inferiori a quelle dei computer odierni. Allontanandosi nettamente dai concetti tradizionali di progettazione e costruzione dei computer, i primi chip di calcolo neurosinaptico ricreano i fenomeni esistenti tra i neuroni basati su
potenziali d’azione e sinapsi nei sistemi biologici, come il cervello, attraverso algoritmi e circuiti di silicio
avanzati. I primi due prototipi sono
già stati costruiti e sono attualmente
in fase di esame. Chiamati «computer cognitivi», i sistemi costruiti con
questi chip non saranno programmati come i tradizionali computer di oggi ma saranno in grado di apprende-
re dall’esperienza, trovare correlazioni, creare ipotesi e ricordare e imparare dai risultati, imitando la plasticità strutturale e sinaptica del cervello. Per farlo l’IBM associa i principi
derivanti dalla nanoscienza, dalla
neuroscienza e dal supercomputing
in una serie di progetti avviati da anni e definiti con l’espressione cognitive computing. L’IBM e i partner del
mondo universitario hanno ricevuto
circa 21 milioni di dollari di nuovi
fondi dall’Agenzia per la ricerca
avanzata nella difesa. «Questi chip
Un chip neurale dell’IBM
63
SELEX Elsag fornirà
una rete di sicurezza
per le isole scozzesi
La SELEX Elsag, del Gruppo Finmeccanica, è stata scelta dal Governo
scozzese per la fornitura di comunicazioni satellitari voce e dati a servizio delle attività di pubblica sicurezza nelle isole del Paese. Sarà ubicata
a Edimburgo la stazione radio principale, collegata mediante servizi satellitari alle isole Shetland e Orkney e
all’isola di Lewis. Un’unità mobile
sulla terraferma fungerà da centro
delle comunicazioni e consentirà una
maggiore flessibilità del sistema, che
potra’ essere ulteriormente ampliato
inserendovi altre unità fisse o mobili
supplementari. Questo programma
consentirà al Governo scozzese, e
quindi alle popolazioni delle isole, di
disporre di sistemi di comunicazione
sicuri e criptati, che potranno essere
impiegati in caso di emergenza o di
guasti a quelli tradizionali. La rete
sarà indipendente da qualsiasi altro
sistema di comunicazione preesistente e sarà connessa con collegamenti satellitari VSAT. Gruppi statici
di continuità assicureranno l’energia
elettrica per l’attività di tutti i sistemi
fino a sei ore, con la possibilità di
prolungarla mediante generatori.
sono un altro passo significativo nell’evoluzione dei computer da calcolatori a sistemi capaci di apprendere,
e rappresentano l’inizio di una nuova generazione di macchine e applicazioni al servizio delle imprese, della scienza e della pubblica amministrazione», spiega Dharmendra
Modha, direttore dei Progetti del
Gruppo. Pur non contenendo elementi biologici, i prototipi di chip
per il cognitive computing dell’IBM
utilizzano circuiti di silicio digitali
ispirati alla neurobiologia, per costituire un «nucleo neurosinaptico» con
memoria integrata, calcolo e comunicazione. Il team IBM ha realizzato
con successo applicazioni semplici
quali navigazione, visione artificiale,
riconoscimento di modelli, memoria
associativa e classificazione. L’obiettivo a lungo termine è costruire un
sistema di chip con 10 miliardi di
neuroni e centinaia di trilioni di sinapsi, con consumi di appena un chilowatt di potenza e dimensione inferiore a due litri di volume. I chip del
futuro potranno «ingerire» informazioni dal mondo reale attraverso diverse modalità sensoriali, e agire attraverso diverse modalità motorie.
64 specchio
economico
Land Rover, arrivano
le nuove Defender
super tecnologiche
RetRospecchio
aiuti il più rapidamente possibile ove
è necessario. I due nuovi modelli
possiedono un sistema che avverte il
guidatore della presenza di ostacoli e
suggerisce percorsi alternativi; tecnologia sonar per valutare la profondità dell’acqua; ruote dentate attivabili con il tocco di un pulsante; trazione integrale permanente; cambio
a 8 rapporti; sistema Intelligent
stop/start; motori a benzina, diesel,
ibridi e plug-in; connettività Alwayson e tecnologie telematiche; zone di
ricarica a induzione all’interno.
Paolo Mazzanti va
a dirigere l’agenzia
del Gruppo Abete
produrre allo stesso tempo elettricità
e calore. Altra caratteristica, la capacità di immagazzinare energia svolgendo anche una funzione di stoccaggio. L’impianto di compostaggio
accoglie la parte umida dei rifiuti solidi urbani trattandola in assenza di
ossigeno per ricavare il biogas che
servirà alla produzione di energia
elettrica e termica. Può essere utilizzato tutto ciò che contiene carboidrati, grassi, proteine e zuccheri: scarti
di verdura, avanzi alimentari, grasso, oli vegetali. Serve anche il legno
non per la produzione di energia ma
per dare corposità al prodotto e garantire il corretto funzionamento dell’impianto. I rifiuti vengono immessi
in un cilindro lungo circa 30 metri.
Dopo tre settimane, a trattamento
concluso, la parte solida finisce nel
compostaggio mentre il biogas ricavato alimenta il motore per la produzione di energia: l’80 per cento di
quella elettrica viene immessa in rete; il resto serve ad alimentare l’impianto stesso. L’Elpo ha collaborato
alla realizzazione e messa in rete in
Italia di 10 impianti Biogas; altri 5 sono in fase di realizzazione. L’azienda
altoatesina offre un servizio chiavi in
mano per progettazione, installazione e realizzazione di quadri elettrici e
cabine di trasformazione, produzione di corrente e immissione nella rete
pubblica a 20 mila Volt, manutenzione ordinaria e straordinaria. L’Elpo
ha sviluppato sistemi per la produzione di energia green - idroelettrica,
cogenerazione, biogas e fotovoltaico
- mettendo a punto impianti per una
potenza totale di circa 30,781 megawatt. La recente decisione di operare anche negli impianti a biogas è
dettata dalle promettenti prospettive
di questo settore in forte crescita, che
nel 2009 ha inciso per il 10,37 per
cento sul totale delle energie rinnovabili. «In Italia il biogas viene ancora utilizzato esclusivamente per la
produzione di energia elettrica, ma
per lo sfruttamento ottimale dell’impianto dovrebbe produrre calore ed
elettricità in modo combinato. Solo
così si massimizzerebbe l’efficienza,
poiché si produrrebbero allo stesso
tempo due tipi di energia diversa»,
afferma Robert Pohlin, presidente
dell’Elpo.
La Land Rover ha presentato al Salone di Francoforte due prototipi per
la futura Defender. Denominati
DC100 e DC100 Sport, saranno lanciati nel 2015. Entrambi flessibili e
adattabili, il DC100 mostra il futuro
della capacità e della versatilità, il DC100 Sport è
espressione di libertà e
di tempo libero. Hanno
un identico pianale in lega leggera, sono realizzate con materiali hi-tech
ecosostenibili, utilizzano
la più recente tecnologia
per ottenere massima efficienza e operatività in
ogni condizione di guida. Utilizzata dalla Croce
Rossa e della Mezzaluna
Rossa, la Land Rover
possiede capacità tecniLa nuova Defender DC100 della Land Rover
che idonee per portare
Elpo, primo impianto
a biogas: produce
elettricità e calore
Dallo scorso luglio è ufficialmente
in rete in Italia il primo impianto
Compogas a fermentazione situato
all’interno di una preesistente struttura per il trattamento dei rifiuti solidi urbani in località Maserot di Santa
Giustina presso Belluno. Dotata di
un’esperienza maturata in oltre 60
anni di attività, la società Elpo ne ha
messo a punto l’ossatura elettrotecnica che permette la produzione di
bioenergia. L’impianto di compostaggio biogas, unico
in Italia a sfruttare la
tecnologia ad asse
orizzontale che garantisce una maggiore efficienza, tratterà ogni
anno circa 18 mila tonnellate di rifiuti organici provenienti dalla
raccolta differenziata
cittadina producendo
bioenergia per una potenza elettrica nominale di 650 chilowatt.
Il vantaggio di questo
sistema, che rende il
biogas unico rispetto
alle altre fonti rinnoL’impianto Compogas curato dall’Elpo
vabili, è la capacità di
Alla fine di settembre Claudio Sonzogno ha lasciato la direzione di Tm
News, agenzia giornalistica del
gruppo Abete; gli è subentrato Paolo
Mazzanti, giornalista con una lunga
esperienza dentro e fuori le redazioni. Nel 1992 Mazzanti lasciò la vicedirezione del Giornale per assumere
la responsabilità della Comunicazione e Immagine della Confindustria
di cui Abete era presidente. Nel 1999
fu nominato direttore delle Relazioni esterne di Wind, incarico ricoperto fino al 2003 quando fu nominato direttore dell’Assotelecomunicazioni. Negli ultimi anni è stato portavoce del ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola e del ministro della Salute Ferruccio Fazio, incarico che ora ha lasciato per tornare
ad esercitare la professione di giornalista. Sonzogno assumerà altri incarichi nello stesso Gruppo Abete.
RetRospecchio
Sigma installa due
people mover dal
Cairo all’aeroporto
specchio
economico
di cuscinetti d’aria. Il primo treno è
già sul posto, e l’avvio del servizio al
pubblico è previsto per la fine dell’anno. Con questo prodotto la Sigma, che
produce cabine per tutte le esigenze
di trasporto pubblico, completa la sua
già ampia gamma di mezzi operanti
via cavo: cabine Diamond da 4 a 20
posti; cabine tonde in alluminio della
gamma Ruby; grandi trasportatori
della gamma Saphir da 35 posti; teleferiche della gamma Crystal da 50, 80,
110 posti; funicolari; people mover.
Senza dimenticare i veicoli più tipici
come le capsule della Ruota di Londra, o la cabina-piattaforma per l’impianto eolico di Vancouver. Definita
«un montanaro che si esporta», nel ristretto mondo dei produttori di cabine, di impianti di risalita e di altri impianti a fune, la Sigma, francese,
esporta questa tecnologia in tutti i
continenti diffondendo la propria
esperienza di montagna nel più ampio campo dei trasporti e del tempo libero. A Medellin in Colombia le sue
cabine, veri tram aerei, trasportano
ogni mese un milione di passeggeri; a
Londra le sue capsule, dal design e
dal look futurista, pubblicizzano la
grande ruota panoramica, il celebre
«occhio» della British Airways; ad
Honk Kong l’azienda registra un rilevante sviluppo internazionale realizzandovi il 75 per cento del proprio
fatturato, quasi triplicato negli ultimi
5 anni. E mostra la ferma intenzione
di continuare su questa strada: dopo
aver equipaggiato le più importanti
stazioni sciistiche dell’arco alpino e
del mondo, si dice pronta a lanciarsi
alla conquista di tutte le vette, le città
e i parchi di divertimento del pianeta.
scritti di critica d’arte del poeta. Scelto
da Enrico Mattei come direttore del
primo house organ aziendale, appunto «Il Gatto Selvatico», rivista di approfondimento e divulgazione culturale, Bertolucci raccolse intorno a sé
scrittori e intellettuali tra cui Carlo
Emilio Gadda, Natalia Ginzburg,
Leonardo Sciascia, Alberto Moravia,
Alessandro Blasetti, Paolo e Vittorio
Taviani; a Leonardo Sinisgalli fu affidata la direzione della pubblicità. Il
primo numero uscì nel luglio 1955:
pagine a colori, vignette, resoconti di
vita aziendale, racconti di autori af-
fermati e rubriche per la famiglia di
medicina, arredamento, moda, cucina, persino neologismi. Lo scopo era
quello di realizzare un prodotto che
entrasse nelle famiglie degli allora 18
mila dipendenti e non si limitasse a
dare il resoconto dei successi aziendali ma raccontasse la realtà fuori
dall’azienda attraverso la penna raffinata di intellettuali e poeti. Una rivista unica nel suo genere, colta e attenta ad informare i lettori, di contesto culturale, divulgativa e popolare.
Poeta, critico e giornalista, Bertolucci
era stato allievo di Roberto Longhi e
professore di storia dell’arte a Parma.
Per questo fin dal 1956 dedicò la controcopertina della rivista a brevi lezioni dedicate ai grandi capolavori
della pittura che l’Eni ha deciso di
pubblicare per il Festivaletteratura
2011. I testi, di taglio fortemente divulgativo, sono accompagnati dalla
riproduzione delle opere a colori e
rappresentano una sintesi dei principali protagonisti e movimenti, dai
maestri del passato come Giotto, Leonardo, Caravaggio alle avanguardie
del Novecento. L’introduzione è di
Gabriella Palli Baroni, studiosa dell’opera poetica e saggistica di Bertolucci. Alla presentazione del volume,
lo scorso settembre nel Cortile della
Cavallerizza di Mantova, hanno partecipato i figli Bernardo e Giuseppe
Bertolucci, entrambi registi e sceneggiatori, e parte della troupe che realizzò per l’Eni nel 1967 il documentario «La via del petrolio».
Dopo essersi installata a New York,
la Sigma, costruttrice di cabine a fune,
è ora impegnata nell’apprestamento
di un «people mover» per il trasporto
urbano in Egitto, al Cairo. La società
di produzione di cabine a fune sta
realizzando due veicoli
che collegano la città
con l’aeroporto. Composto da due treni senza conduttore, di una
lunghezza totale di 28
metri, ogni people mover è formato da tre
carrozze collegate tra
loro da un soffietto;
ogni treno può trasportare fino a 250 persone
nel massimo comfort
possibile. Spinto da un
cavo, è esente da qualsiasi attrito e rullio graIl people mover Sigma del Cairo
zie a un sistema unico
L’Eni ricorda Attilio
Bertolucci e il suo
«Gatto Selvatico»
Anche quest’anno l’Eni ha rinnovato il proprio sostegno al Festivaletteratura di Mantova, nell’ormai consolidata tradizione di vicinanza alla città
e di promozione di eventi culturali diretti ad illustrare alla comunità l’attività della grande impresa energetica.
Due mondi, quello tecnologico e quello artistico, apparentemente distanti
eppure legati da uno straordinario
impulso creativo che ha accompagnato la storia dell’Eni dalla sua nascita
nel 1953, quando l’Italia decise di operare nel settore petrolifero internazionale all’epoca apparentemente inaccessibile. Le idee pionieristiche del
suo fondatore, Enrico Mattei, non furono applicate solo all’attività industriale ma anche a iniziative culturali
e sociali che favorirono la crescita dell’azienda. Dal 2008 l’Eni e Festivaletteratura hanno dato vita ad un evento dal titolo «Inedita Energia» dedicato alla ripubblicazione dei testi apparsi sulla sua rivista «Il Gatto Selvatico». Nell’edizione del Festivaletteratura di quest’anno l’Eni ha dedicato
un evento speciale alla figura di Attilio Bertolucci, a 100 anni dalla sua nascita: ha realizzato un nuovo volume
di «Inedita energia» che racchiude gli
65
Attilio Bertolucci mostra un disegno
di Cesare Zavattini
66 specchio
economico
RetRospecchio
Campus Biomedico:
una nuova perla
simile a un trapezio
sta sul parco di Decima. L’Aula Magna è concepita non soltanto come
ambiente nel quale svolgere lezione,
ma anche come sala multifunzionale
per lo svolgimento di convegni e di
incontri. Nella costruzione saranno
largamente impiegati pannelli fotovoltaici, sistemi geotermici e una riserva idrica per l’irrigazione delle zone verdi. «Anche in Italia si può costruire un centro di eccellenza economicamente sostenibile. Questa università lo dimostra avendo contribuito alla riqualificazione della zona di
Trigoria e ad una crescita che non è
solo urbanistica», ha ricordato il presidente del Campus Biomedico prof.
Energethica: 20.000
visitatori e tante
idee e proposte
mento degli edifici, per la generazione
di energia e per l’agricoltura. Nei convegni sono emerse proposte per la
smart city del futuro, per la mobilità
pulita, per la produzione di energia
rinnovabile. «Abbiamo presentato
esempi concreti di economia eco-sostenibile e le migliori esperienze sul
tema; Firenze si è resa capitale di una
riflessione sulla ricerca per la green
economy», ha detto Edgar Mäder, organizzatore di Energethica. Il prossimo appuntamento si svolgerà a Torino nel prossimo mese di aprile.
Paolo Arullani. «Con il Trapezio otterremo diversi risultati, libereremo spazi nel polo di ricerca per nuovi laboratori e uniremo medici, ingegneri e
studenti in un unico ambiente formativo», ha annunciato il rettore dell’Università Vincenzo Lorenzelli. Alla cerimonia, svoltasi alla presenza delle
Con la posa della prima pietra svolmassime autorità accademiche, è intasi lo scorso settembre, l’Università
tervenuto il sindaco di Roma Gianni
Campus Biomedico situata a Trigoria,
Alemanno secondo il quale il nuovo
a Roma, si avvia ad aggiungere un’aledificio rappresenta «un seme di spetra brillante perla alla sua collana:
ranza» per un’area periferica riscatta«Trapezio», un edificio di tale forma
ta dal degrado grazie al polo universidi oltre 4.500 metri quadrati, destinato
tario che ha portato ai cittadini strade,
a completare le attività del polo unipiste ciclabili, spazi verdi e servizi.
versitario e funzionante già all’inizio
Presenti anche il presidente dell’Addell’anno accademico 2012visory Board del
2013. Avvolta intorno a una
Campus Biomedico
scala elicoidale, la nuova
Joaquín
Navarro
struttura, a tre piani, disporrà
Valls, e il presidente
di 13 aule di cui 8 con una cadel Pontificio Conpienza di 120 posti, - in totale
siglio per la Promo1.400 i posti a sedere -; di
zione della Nuova
un’Aula Magna della superfiEvangelizzazione
cie di oltre 500 metri quadrati
mons. Rino Fisicon una capienza di altri 400
chella, che ha beneposti circa, dotata di una padetto la prima pierete centrale mobile che contra e ricordato l’esisentirà di renderla multifungenza di una forzionale; di una biblioteca che
mazione completa
si svilupperà su due livelli, il
che unisca scienza e
primo di 170 metri quadrati e
fede, secondo le liil secondo di circa 200, e connee-guida del materrà 120 postazioni, una sala
gistero di papa BePlastico del nuovo edificio dell’Università Campus Biomedico
lettura e una terrazza con vinedetto XVI.
20 mila visitatori, circa 500 espositori, quasi 2 mila studenti dai 6 ai 18 anni, 50 convegni tematici, 40 incontri
b2b, 26 Paesi rappresentati, oltre due
milioni di accessi nel sito ufficiale da
60 Paesi di tutto il mondo: questi i risultati di Energethica 2011, mostra
convegno dell’energia sostenibile
svoltasi lo scorso mese in due tappe
nel Lingotto Fiere, a Torino, e nella
Fortezza da Basso a Firenze. Nel capoluogo toscano, sede del primo dipartimento universitario italiano di Energethica, sono intervenuti lo scienziato
canadese Patrick Hallenbeck, padre
dell’energia elettrica prodotta dai batteri, e gli assessore all’Ambiente della
Regione Toscana Rita Bramerini che
ha provato la Smart elettrica presentata in anteprima, e della Provincia di
Firenze Renzo Crescioli, che ha illustrato un progetto di mini-idro sull’Arno. Una sezione della mostra è
stata dedicata all’uso e alle potenzialità della geotermia per il riscalda-
Installazione di un impianto geotermico
Forum del trasporto
ferroviario: regole
certe e concordate
Il Forum del trasporto ferroviario,
che riunisce le imprese private del
settore - Arenaways, Arriva DB, Assoferr, Fercargo e NTV -, ha proposto
un nuovo prospetto informativo della rete ferroviaria che racchiuda norme e informazioni utili per l’accesso
alle infrastrutture, elaborate non in
contrapposizione tra loro e la RFI, ossia le Ferrovie dello Stato, ma in cooperazione, nell’ambito dei rispettivi
ruoli e responsabilità. La proposta
punta a tre obiettivi: regole certe,
cooperazione e trasparenza. Quindi
modifiche solo marginali, non continue, alle regole; sistema unico di soccorso nazionale affidato alla RFI, ad
esempio sgombero dei binari in caso
di incidenti o di guasti al materiale
rotabile con intervento delle imprese
di trasporto private proporzionale al
loro traffico; comunicazione alle stesse del livello di uso delle singole infrastrutture per consentire ad esse di
programmare il proprio servizio.
e
...
...continua
in
libreria
Redatto in forma di cronaca e di reportage quotidiano attraverso la
descrizione minuto per minuto, notte per notte, di una serie di
avvenimenti cui l’autore ha partecipato e personaggi che ha
conosciuto, questo racconto ha l’intento di spiegare i profondi motivi
della nascita di un fenomeno, di una mentalità, di un costume
68 specchio
economico
A C Q U I R E N T E
U N I C O
S P A
PAOLO VIGEVANO: IL MERCATO
ELETTRICO LIBERALIZZATO
E I SUOI EFFETTI COLLATERALI
di Paolo Vigevano, amministratore
delegato di Acquirente Unico spa
«Se si pensa a quanto
avvenuto dopo il 1° luglio 2007, data di avvio
della completa apertura del mercato, possiamo dire che la liberalizzazione ad oggi è stata
un successo»
A
distanza di quindici
anni dalla direttiva
comunitaria, che ha
fornito i criteri di base per la creazione
di un mercato unico, il bilancio della liberalizzazione del settore elettrico può
essere considerato positivo. La riforma
ha portato indubbi benefici in termini
di efficienza e soddisfatto più che ampiamente il fabbisogno di capacità produttiva del Paese. Rimane tuttavia irrisolto il problema del mix di generazio-
ne, che è la principale causa del divario
dei prezzi dell’energia elettrica se paragonato ai principali Paesi europei.
I produttori si sono indirizzati verso
tecnologie efficienti, sostanzialmente
più accettate dal territorio, ma alimentate a gas, con il risultato che oltre il 50
per cento della produzione di energia
elettrica proviene da questa fonte. L’esperienza internazionale mostra del resto come un mercato, lasciato libero di
esprimere le proprie scelte tecnologi-
che d’investimento, in particolare in
settori capital intensive come in quello
elettrico, può indirizzarsi verso soluzioni che nel lungo periodo non sono in
linea con l’interesse generale.
Per quanto riguarda la capacità di generazione elettrica, la creazione di una
Borsa elettrica, si sosteneva, avrebbe
fornito i corretti segnali di prezzo per
investire in nuovi impianti. Tuttavia
l’erraticità di prezzo di un mercato
giornaliero difficilmente riesce a dare
segnali utili a valutare la convenienza
ad investire in impianti per i quali servono anni per la costruzione e con una
durata di vita tecnico-economica di alcuni decenni.
A questo si aggiunge l’attuale crisi
economica che, con la forte caduta dei
consumi, in pochi anni dall’inizio del
nuovo regime di mercato, ha portato ad
un eccesso di capacità produttiva con
un sotto utilizzo dei cicli combinati. Il
problema è aggravato ulteriormente
dalla forte crescita degli impianti di
fonti rinnovabili, che sono chiamati a
produrre in maniera prioritaria, ma non
programmabile.
Come detto dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas nella sua ultima relazione annuale, negli ultimi dieci anni,
specchio
economico
a livello di ricercatori e regolatori, si è
sviluppato un intenso dibattito sulle
cause e sui possibili rimedi della difficoltà dei mercati elettrici a soddisfare la
domanda, con adeguati investimenti in
capacità di generazione, tenendo anche
conto dell’esistenza di difetti informativi e dell’avversione al rischio degli
operatori. In questa situazione si riflette
su come facilitare il finanziamento di
infrastrutture e impianti necessari per il
lungo periodo.
Il principale strumento che si pensa
di introdurre, è un mercato della capacità produttiva che fornisca segnali di
prezzo e che dia gli indirizzi utili a colmare le lacune esistenti con nuovi investimenti. Ma come si concilierà questo
nuovo mercato della capacità con la
Borsa? Il nuovo sistema di regole porterà benefici di prezzo al consumatore?
Se si comprende bene, i nuovi impianti
avranno un sistema di remunerazione
concettualmente diverso dagli impianti
esistenti. Personalmente penso sia utile
considerare che anche i piccoli consumatori possono dare un contributo importante alla soluzione dei problemi di
cui parliamo (adeguatezza del livello
della capacità produttiva), nel momento
in cui vengano fornite loro le giuste
informazioni, per consumare in modo
responsabile ed efficiente.
L’introduzione di un costo dell’energia differenziato per fasce orarie anche
per i consumatori domestici intende
proprio indirizzare un uso più efficiente
dell’intero sistema, incentivando il consumo nelle ore notturne quando produrre energia costa meno. Inoltre cresce
esponenzialmente il numero di casi di
consumatori che sono anche piccoli
produttori da fonte rinnovabile. La diffusione di mini impianti di generazione
installati presso i singoli consumatori
lascia intravedere sviluppi di nuovi servizi e infrastrutture. Infatti l’evoluzione
futura della rete elettrica dovrà necessariamente adeguarsi per trasportare in sicurezza l’elettricità, con un flusso di
informazioni digitali bidirezionali tra
gestore e consumatore (smart grids).
D’altra parte la disponibilità di informazioni sull’andamento dei prezzi di
mercato, in tempo reale, può fornire al
consumatore una concreta base per
comportamenti razionali nell’uso dell’energia, a tutto vantaggio dell’efficienza del sistema e della riduzione dei
costi. Se si pensa invece a quanto avvenuto dopo il 1° luglio 2007, data di avvio della completa apertura del mercato, possiamo dire che la liberalizzazione ad oggi è stata un successo: la dimostrazione di ciò risiede nel fatto che
sempre più consumatori e PMI prendono consapevolezza della possibilità di
cambiare il proprio fornitore e quindi di
69
Il Call
Center
dell’AU
«È necessario che
la politica che governa
il settore intraveda
con lungimiranza
la strada giusta
da percorrere,
cercando di prevenire
e risolvere le criticità
presenti e future per
il bene del mercato
e degli attori che ne
fanno parte attivamente
scegliere tra le diverse offerte che vengono dal mercato libero.
In vista di tali cambiamenti nei mercati è stato istituito lo Sportello per il
Consumatore di Energia, gestito da
Acquirente Unico per conto dell’Autorità. Il Call Center fornisce informazioni sui mercati dell’energia elettrica
e del gas e sui diritti dei consumatori,
agevola la comprensione delle opportunità derivanti dalla liberalizzazione,
offre tutta la necessaria assistenza per
le richieste di Bonus elettrico e Bonus
gas, e fornisce spiegazioni sulla tariffa
bioraria per l’energia elettrica. Infine,
l’Unità Reclami offre un canale per la
soluzione semplice e tempestiva delle
tante controversie commerciali che insorgono tra consumatori, venditori e
distributori.
Uno degli effetti collaterali del successo della liberalizzazione del mercato
retail, che
vede l’accesso al
mercato libero
da
parte
di
milioni di
piccoli
consumatori e l’entrata
di
nuovi venditori, è
costituito
dalle difficoltà nello scambio di dati tra distributori e venditori, necessari per la gestione della clientela. Proprio per far fronte
ai problemi di gestione di processi ad
alta criticità come lo switching e la gestione dei dati di misura, e per garantire
flussi informativi certi e tempestivamente disponibili, è stato pensato il Sistema informatico integrato (SII), affidato sempre ad Acquirente Unico.
In questo senso, grazie a precise scelte del Regolatore, l’Italia, con oltre 33
milioni di contatori già installati, si pone all’avanguardia a livello mondiale
nell’impiego di tecnologie digitali: il
SII, con la possibile futura gestione dei
dati di consumo, può diventare uno
strumento che si integra con lo sviluppo
delle reti intelligenti, e diventare un tassello importante della politica energetica nazionale.
In conclusione, la ristrutturazione del
settore elettrico in Italia è stata molto
spinta, più che in altri Paesi, in quanto
da pochi soggetti verticalmente integrati si è arrivati al disegno della liberalizzazione e allo spacchettamento della filiera con una moltiplicazione dei soggetti. Sicuramente uno scenario in costante evoluzione nel quale, di fronte
alle nuove sfide, oltre a riflettere su come ovviare agli effetti collaterali di una
liberalizzazione di successo, occorre
domandarsi se non sia necessario cambiare radicalmente il modello di mercato, per riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati minimizzando anche i costi
per il consumatore.
È quindi necessario che la politica
che governa il settore intraveda con
lungimiranza la strada giusta da percorrere, cercando di prevenire e risolvere
le criticità presenti e future, per il bene
del mercato e degli attori che ne fanno
parte attivamente.
■
a cura di Romina Ciuffa
p
IllustrazIone dI
QuInt Bucholz
iccola guida a libri di cultura
a mela che non mangio di Roberto Bonanomi - Scuola di Palo Alto Editore - 18
euro. Incolpiamo il «destino» per il fallimento dei nostri progetti senza tenere in
considerazione quanto noi stessi possiamo esserne stati la causa. La colpa è di un
«antiprogetto» che, se in azione, tende a
«sabotare la realizzazione di qualsiasi progetto razionale di raggiungere i propri
obiettivi». Per risolvere questa lotta intestina il libro fa riferimento a un modello specifico, il «Modello Dinamico Proattivo», una metodologia d’intervento che normalmente si impiega nella terapia delle disfunzionalità in ambito psicologico, e che l’autore ha il merito
di aver trasferito nel contesto aziendale.
za dal mercato e dalla società
dei consumi. Valentina Simeoni, Alberto Saccavini e Nadia
Gozzini hanno scritto «Sarto
subito», manuale anche per
chi non sente la «vocazione»:
la cassetta del cucito, i punti
base, le istruzioni per imparare a realizzare o trasformare
semplici abiti e accessori forniscono le «forbici dell’autarchia» per riappropriarsi della
manualità, scegliere la slow fashion e risparmiare.
O
bama. L’irresistibile ascesa di un’illusione di Martino Cervo e Mattia Ferraresi - Rubbettino Editore - 10 euro. Barack Obama non è soltanto un politico di
successo, protagonista della campagna
perfetta, poi scontratosi con la durezza del
Governo: il 44esimo presidente degli Stati
Uniti è artefice e oggetto di un mito che ricalca l’antica eresia di un’era nuova. Quando la realtà - dall’Afghanistan all’economia,
dalla sanità alla Cina - mostra la fallibilità di
questo mito, a tenerlo desto ci pensano i media. La «sbornia
mondiale» di Obama raggiunge l’apice con il Premio Nobel per
la Pace. A dire del destino politico di Barack sarà una ricognizione sulla genesi del profeta postmoderno.
P
70
L
A
desso pasta! - Zero rifiuti Io lo so fare - Sarto subito!
a cura di AA.VV. - Altreconomia Edizioni - 5 euro ciascuno.
Questi piccoli libri, che ricordano i classici «Millelire», fanno
parte di un progetto volto a incentivare forme di fai da te volontario: la piccola collana infatti si chiama «Io lo so fare».
Chiara Spadaro in «Adesso
pasta!», si concentra sulla pasta biologica, solida, artigianale; sui produttori resistenti di
cui racconta le storie, i quali
difendono la terra e il grano
che vi cresce; sul commercio
equo; sul movimento antimafia; sulle imprese sociali: «valore aggiunto dei rigatoni». Con
«Zero rifiuti» Marinella Correggia spiega perché prevenire è meglio che smaltire: tutte
le pratiche individuali e collettive per una vita senza monnezza; e con «Io lo so fare» ci propone, per l’appunto, di cambiare la società con le nostre mani attraverso la cultura del
«saper fare», che permette di
coltivare una sana indipenden-
specchio
economico
er affari e per amore. Gli italiani e le
assicurazioni dal Risorgimento a oggi
di Vittorio Bruno - Rizzoli Editore. Daniel
Defoe, autore di Robinson Crusoe, osservava che tutto quel che c’era da inventare
in fatto di affari, mutue, banche e assicurazione, gli italiani l’avevano già inventato. Il
loro fiuto per gli affari non risale all’Unità
d’Italia: già nel Rinascimento i banchieri genovesi, fiorentini e veneziani avevano trovato il modo di assicurare i carichi di merci in
navigazione sui mari garantendosi cospicui indennizzi nel caso
di avversità. Le avventure dei protagonisti del Risorgimento da
Mazzini, Garibaldi, Cavour ad oggi sono rilette in questo volume nella cornice della storia della finanza e delle assicurazioni.
L
e basi del Pricing. Strategie di prezzo
come leva per incrementare la redditività di Danilo Zatta - Hoepli Editore 13,90 euro. È una guida basilare e pragmatica su come sfruttare la leva del prezzo
per incrementare la redditività aziendale e
individuare nuove opportunità di crescita. Il
«pricing» ha un impatto diretto sulla redditività aziendale, tuttavia le imprese non sfruttano pienamente le sue potenzialità: spesso la definizione del prezzo si riduce all’applicazione di formule predefinite, all’orientamento alla concorrenza, all’aggiunta di un margine sul costo o al semplice istinto
perdendo così reddito aziendale. Questo volume illustra tecniche e strumenti per gestire le possibilità offerte dal pricing.
C
ompravendita immobiliare
e normativa urbanistica di
Giancarlo Mengoli - Giuffrè
Editore - 25 euro. Nelle compravendite immobiliari elementi essenziali sono la qualità e la
regolarità urbanistica ed edilizia degli immobili, che si accertano con l’analisi dei diversi
gradi dell’anormalità, dell’irregolarità vera e propria fino a
giungere all’incommerciabilità
di determinati immobili sancita
per legge. Un immobile può risultare in pratica incommerciabile o fortemente svalutato
anche al di fuori dei tassativi
casi di nullità, se affetto da non
perfetta conformità edilizia ed
urbanistica. L’obiettiva difficoltà di vendere beni immobili
a causa della crisi edilizia ha
portato a un vasto contenzioso. L’opera affronta i tipi di
ostacoli (anormalità, irregolarità, nullità), trattando i casi e
le conseguenze giuridiche delle
carenze di rispetto delle norme in materia ed esaminandone gli effetti dannosi per entrambe le parti.
I
l Codice penale e leggi complementari a cura di Fabrizio Ramacci - Giuffrè Editore
- 15 euro. Il volume contiene il
Codice penale, corredato di
note procedurali e di una ricca selezione di leggi complementari suddivise per materia, aggiornato con le ultime
novità legislative e annotato
con i testi previgenti di più recente emanazione e con puntuali richiami alla normativa
correlata. I provvedimenti
contenuti nel volume sono in
linea con: il decreto «Milleproroghe» del 29 dicembre
2010 n. 225; la legge di conversione del decreto Sicurezza 2010 del 17 dicembre
2010 n. 217; la legge cosiddetta «svuota carceri» del 26
novembre 2010 n. 199; la
legge di ratifica della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia
del 4 novembre 2010 n. 201;
la legge di stabilità 2011. Il
Codice è inoltre corredato di
schemi e tabelle di sintesi di
tutti i principali istituti.
specchio
economico
SAINT LOUIS
35 ANNI
E «SENTIRLI»
F
ondato nel 1976, il Saint Louis College of Music è fra le più rinomate istituzioni didattiche musicali di eccellenza di respiro europeo, con quasi
2.000 allievi ogni anno provenienti da
ogni Paese. Diretto da Stefano Mastruzzi, un corpo stabile di 120 docenti di fama nazionale, nel 2005 ha conseguito la
Presa d’Atto del Ministero dell’Istruzione
Università e Ricerca, la certificazione di
qualità Iso 9001 e si è accreditato come
agenzia formativa della Regione Lazio.
Celebra oggi i 35 anni di attività che lo
hanno condotto a una dimensione sopra
le righe: 3 sedi romane e una brindisina,
un campus, tre studi di registrazione, 32
aule multifunzione, due etichette discografiche, un Centro di Produzione Artisti,
progetti speciali tra cui un Musical e molteplici Festival, un’agenzia di management che raccoglie i musicisti più grandi
della scena jazz italiana e internazionale
tra cui un premio Oscar Luis Bacalov, il
Gino Paoli Quartet e artisti del calibro di
Rosario Giuliani, Danilo Rea, Maria Pia
De Vito, Roberto Gatto.
Non solo: il Saint Louis ospita anche un
centro studi e ricerche per la conservazione e la digitalizzazione di vastissimi archivi sonori, dischi, incisioni e interviste
inedite, video storici, al fine di rendere
questo immenso patrimonio culturale
fruibile al pubblico. Lo dirige lo storico
giornalista Adriano Mazzoletti, lo stesso
che è chiamato a celebrare questo compleanno con un volume di oltre 300 pagine e 3 kg, «L’Italia del Jazz», narrando
per la prima volta, con 600 foto e immagini rare o inedite, la storia del jazz italiano dall’inizio del secolo scorso con i primi
musicisti italiani migrati in Usa, ad oggi
attraverso gli anni Dieci (i primi jazzisti
americani giunti in Italia), gli anni Venti e
Trenta durante il Fascismo, la Guerra, il
Dopoguerra e così fino ad oggi.
G
71
letture
razia Palomba, creativo
architetto napoletano con cattedre in vari istituti
superiori e collaborazioni con la
Facoltà di Architettura e il Politecnico di Napoli, ma
anche pittrice dal
tocco eclettico, oggi pubblica un romanzo come a dire: la creatività
non può essere frenata negli spiriti
sensibili. E di sensibilità si tratta:
lungi dal rimanere nel consueto tema architettonico, infatti, dal cassetto prende una storia d’amore e
con essa ripercorre un trascorso
«che sfugge, lasciando il dubbio
della sua stessa esistenza».
Dal pennello di una pittrice a una
penna romantica, matura, in un viaggio che è soprattutto mentale: «Ho te
che mi riempi la vita, le ore e i momenti felici, i momenti di sconforto e
quelli di gioia, le notti insonni e i capricci della mente. Ho te!». Sicurezze ma anche molti dubbi, a ritroso:
«Come ho potuto, o meglio, perché
ho voluto?», si domanda l’autrice
che, nel corso della sua narrazione,
combatte tra due poli, il seno buono
e il seno cattivo, la parte di lei che
vuole ricordare qualcuno senza rancore, l’altra alimentata da cattiveria.
Per questo, un’ansia che pervade
il testo e il dialogo con se stessa
(«S’illude pure lui. E illude pure lui.
Ma intanto, almeno per una volta,
soffre un po’») e un interrogativo: è
l’inconscio a creare memoria? La risposta è tra un panorama vero, visibile dal vetro del treno che l’autrice
ha preso, e il nero delle gallerie che
oltrepassa. Per giungere altrove.
Introduzioni storico-sociali di ciascun
capitolo e didascalie approfondite accompagnano il lettore in un viaggio nel
tempo da Nick La Rocca fino ai giorni nostri: è abituato. Mazzoletti che da sempre fa da guida alla scoperta del mondo
del jazz con i suoi noti programmi radiofonici, i suoi racconti televisivi, le produzioni discografiche, i libri, ma soprattutto caratterizzandoli con l’entusiasmo
e la semplicità narrativa propri di chi ha
personalmente vissuto e condiviso la storia che racconta, senza retorica.
Per Stefano Mastruzzi - che aggiunge
questo volume nella bacheca dell’omonima casa editrice, dalla quale promana
da quasi 5 anni un periodico di alto livello,
Music In - quello dell’Italia mazzolettiana è
«dapprima un timido sentiero, poi uno
L
a sociologa
Maria Caterina Federici
cura, insieme a
Manuel Anselmi e
Sonja Cappello,
questo volume,
«Animale sociale
e homo homini lupus», raccogliendovi i contributi di
numerosi studiosi italiani e stranieri (non tradotti) che hanno partecipato al convegno internazionale
del Centro di Ricerca in Sicurezza
Umana (Crisu) dell’Università degli
Studi di Perugia, svoltosi il primo
ottobre 2010.
Partendo da prospettive di studio
e da esperienze disciplinari differenti, il libro propone una riflessione sul tema della sicurezza sociale
tesa all’individuazione tanto di modelli interpretativi quanto di azioni
di intervento. In esso vengono
analizzati molteplici aspetti del problema: dai modelli sociologici sulla
violenza all’analisi dei reticoli sociali negli spazi urbani, dai nuovi
profili giuridici di tutela dei rischi
ambientali al patriarcalismo come
movente della violenza domestica
nei Paesi arabi, dalle principali impostazioni
socio-antropologiche
della natura della coesione sociale
alle modificazioni del quadro migratorio del contesto europeo.
Scriveva Sant’Agostino nelle sue
Confessioni: «Dunque, Dio mio, io
misuro e non so cosa misuro». La
violenza è ciò che si misura qui,
per la Federici una «costante antropologica», ed oggi la sicurezza
è un bene talmente ricercato che
l’uomo ha per essa barattato persino parte della propria libertà.
sterrato, ora una strada moderna con
tutte le sue diramazioni, una via consolare del jazz che ha delineato in cent’anni
una propria identità, muovendo dai grandi percorsi del ragtime e dello swing
americano, fondendone i ritmi, le armonie e il feeling con la naturale pulsazione
melodica mediterranea nostrana in una
maniera del tutto nuova e originale, una
Italian way apprezzata in tutto il mondo».
«Adriano non è mai stato uno spettatore del jazz–conclude Mastruzzi–. Come nelle moderne teorie quantistiche
non è possibile osservare un evento
senza interferire con esso modificandolo, così il jazz italiano deve a lui il merito
di non averlo osservato passivamente,
ma di averlo vissuto, cambiato, sostenuto, diffuso, radicalizzato».
■
72 specchio
economico
aziende e persone aziende e persone aziende e pe
Miguel Antoñanzas,
ha affiancato, alla carica
di presidente, anche quella di amministratore delegato del gruppo energetico E.ON Italia, a capitale
interamente privato, con
oltre 85 mila dipendenti
in 30 Paesi, nato nel 2000
dalla fusione di Veba e Viag.
La Orsyp Italia, filiale
del Gruppo Orsyp, multinazionale operante nella
produzione e distribuzione di software, nella consulenza, formazione e nei
servizi dedicati alla produzione informatica, ha
nominato Cristina Sarnacchiaro direttore generale.
La MWH, azienda che
fornisce consulenza e servizi di ingegneria nei settori di acqua, ambiente
,energia e infrastrutture,
attenta ai temi dello sviluppo sostenibile, ha
nominato
Francesco
Polverari direttore del
marketing per l’area Europa-Africa.
Filippo Finco, amministratore delegato della
Incold, è il nuovo presidente del comparto
costruttori impianti frigoriferi della Assofoodtec,
che raccoglie i costruttori
di macchine e attrezzature per la produzione,
lavorazione e conservazione alimentare.
Oscar Carlig è il nuovo
responsabile commerciale
della rete creditizia dell’immobiliare Frimm, che
impiega
il
sistema
Multiple Listing Service
con un duplice obiettivo:
rispondere alle esigenze
dei consumatori e aumentare i fatturati degli agenti immobiliari.
Benvolio Panzarella è
il nuovo direttore per
l’Italia della Just-Eat,
l’azienda operante nel
takeaway on-line, fondata
nel 2000 in Danimarca e
avente la propria sede
centrale a Londra, oggi
presente in 12 Paesi nei
quali fornisce 100 mila pasti al giorno.
Tino Cennamo è
entrato nell’Editoriale
Domus, casa editrice fondata nel 1929, come direttore dello Sviluppo digitale, con il compito di rafforzare la presenza editoriale grazie all’integrazione delle attività digitali
con quelle dei media tradizionali.
Fabrizio Tacchi ha
assunto l’incarico di direttore del marchio d’acqua
minerale francese Perrier,
facente parte del gruppo
Perrier Vittel che comprende anche Vittel,
Quézac, Sanpellegrino e
Contrex; Perrier è stata
acquistata dalla Nestlé nel 1992.
Andrea Landuzzi è il
nuovo direttore vendite
per il Sud Italia della filiale italiana del Gruppo
belga Reynaers Aluminium,
che opera nella progettazione e distribuzione di
sistemi in alluminio per
esterni e interni in oltre 30
Paesi, con circa 1.100 dipendenti.
La Emmi Italia - azienda facente parte di Emmi
Schweiz, gruppo alimentare svizzero operante
nel settore dei formaggi e
dei prodotti lattierocaseari - ha nominato
Paolo Aghem direttore
del marketing e dei tre
marchi Tigre, Trentina ed Emmi.
Renato Avagliano è il
nuovo direttore commerciale e del marketing della
Mondial Assistance, nata
in Italia dalla fusione fra
Elvia, Cea e Mondial
Assistance e parte dell’omonimo gruppo operante nel settore dei servizi di assistenza e assicurazioni viaggi.
Stefano Balzardi è
stato nominato vicepresidente Acquisti e Qualità
per la zona Emea della
Whirlpool, società interamente controllata dalla
Whirlpool Corporation,
gruppo attivo nella produzione e commercializzazione di grandi elettrodomestici.
La Progress Software
Corporation, azienda che
fornisce a livello globale
software per aumentare
l’efficienza e ridurre il
rischio delle imprese, ha
nominato Dan Veitkus
vicepresidente e direttore
generale per l’Emea, ossia
Europa, Medio Oriente e Africa.
La Ups, azienda operante nel settore della
logistica con servizi come
quello del trasporto pacchi e cargo e semplificazione del commercio
internazionale, ha nominato Jim Barber presidente per l’Europa, il
Medio Oriente e l’Africa.
Patrick McClellen è
stato nominato responsabile delle tecnologie della
Smartclip, azienda che
produce video pubblicitari
per ogni tipo di piattaforma, lavorando a contatto
con editori, agenzie media
e inserzionisti per il lancio
di video campagne pubblicitarie.
Tancredi Vitale è stato nominato
responsabile globale di una linea di abbigliamento della Nike Sportswear presso
il quartier generale di Beaverton, negli
Stati Uniti, con l’incarico di coordinare
le attività di creazione e gestione della
linea e di impostare la collezione.
Giovanni Battista Zorzoli è stato
confermato presidente dell’Ises Italia,
l’associazione per la promozione dell’impiego della energia solare, geotermica, idrica e marina che nel Consiglio
direttivo ha i maggiori esperti del settore delle rinnovabili.
Enrico Saggese è stato riconfermato,
per i prossimi quattro anni, presidente
dell’Agenzia Spaziale Italiana, ente pubblico nazionale dipendente dal Ministero
dell’Università e della Ricerca, nato nel
1988 per realizzare un coordinamento
unico agli investimenti nello spazio.
aziende e persone aziende e persone aziende e pe
FOTO
SPECCHI 30
AVVENIMENTI, INCONTRI, PERSONAGGI E IMMAGINI
DI
MAURIZIO RICCARDI
1831-2011
180° ANNIVERSARIO
DEL CONSIGLIO DI STATO
Roma, 13 settembre 2011
Pasquale De Lise, presidente
del Consiglio di Stato
Sotto: il francobollo commemorativo
FOTO
SPECCHI 30
Nella foto da sinistra: Pasquale De Lise,
presidente del Consiglio di Stato, con
Giovanni Ialongo, presidente di Poste Italiane
A sinistra: intervento di Giovanni Ialongo,
presidente di Poste Italiane
FOTO
SPECCHI 30
Cortina InConTra
Estate 2011
Cortina d’Ampezzo, 23 luglio - 28 agosto 2011
Antonio Catricalà,
presidente dell’Autorità Antitrust
Fabio Cerchiai, presidente dell’Ania
Maria Elisabetta Alberti Casellati,
sottosegretario alla Giustizia
A destra: Antonio Mastrapasqua, presidente Inps
Sopra: Federico Vecchioni, presidente di Agriventure
A destra: Vito Gamberale, amministratore delegato di F2i
FOTO
SPECCHI 30
Sopra, da sinistra: il ministro per i Beni e le Attività culturali
Giancarlo Galan, il ministro degli Esteri Franco Frattini e Guido
Bortoni, presidente dell’Autorità per l’Energia elettrica e il Gas
Giuseppe Mussari, presidente
del Monte Paschi Siena e dell’Abi
Giuseppe Sala, amministratore
delegato dell’Expo 2015
Claudio Strinati, storico
e critico d’arte, già soprintendente
del Polo museale romano
Sopra: Mario Valducci, presidente della
Commissione Trasporti della Camera
A sinistra: Michele Vietti, vicepresidente del Csm
specchio
economico
Affari & Cultura
L’ecLettismo
di AttArdi
È iL mondo
che È sfuocAto
77
a cura di
Romina Ciuffa
GeorGiA o’Keeffe,
LA più
fAmosA sconosciutA
deLL ’ Arte modernistA AmericAnA
cona dell’arte americana del XX secolo, Georgia O’Keeffe è fra le più famose artiste Usa, già
nel 1920 capofila dell’arte modernista; la sua
produzione è tuttavia poco conosciuta al di fuori
dei confini autoctoni, per questo è utile questa retrospettiva storica - ospitata nelle sale del Museo Fondazione Roma, Palazzo Cipolla, dal 4 ottobre al 22 gennaio 2012 - per esplorare il complesso universo dell’artista che, attraverso la visione delle forme naturali e architettoniche del mondo, ha cambiato il corso della
storia dell’arte moderna. Oltre ai suoi capolavori tra
cui «New York Street with Moon» prestato dal Thyssen-Bornemisza di Madrid esclusivamente per la sede
romana dell’esposizione, in mostra una serie di foto
realizzate da celebri fotografi americani come Alfred
Stieglitz, Ansel Adams, Arnold Newman e Todd Webb.
i
Ugo Attardi, «Luminosità»
Una foto di Èric Poitevin
Marsala, nel Convento del Carmine
dal 15 ottobre al 15
gennaio 2012 Ugo
Attardi è «L’erede selvaggio», dal titolo del romanzo con cui, finalista allo
Strega, vinse nel 1971 il
Premio Viareggio. La retrospettiva prende in considerazione tutti gli ambiti
della produzione artistica
di Attardi dal 1944 al
2002: pittura, scultura,
grafica, letteratura e giornalismo. Oltre al raro
gruppo di dipinti non figurativi della fine degli anni
40 e alle ricerche degli anni 50, la mostra ripropone
opere capitali della sua
produzione, occasione di
confrontarsi con opere significative della storia dell’arte italiana del secondo
‘900 che, all’epoca della loro prima apparizione, suscitarono un intenso dibattito critico.
Credo che le cose
siano sempre un
po’ sfuocate, anche
quando cerco di essere preciso. Anzi, credo
che il mio lavoro consista
proprio in questo: la nitidezza nella sfocatura». Fino al 15 gennaio 2012, per
la X Edizione del Festival
Internazionale di Roma di
Fotografia, l’Accademia di
Francia mostra oltre 40 fotografie di Èric Poitevin.
Partendo dalla serie di ritratti in bianco e nero «Les
Religieuses» realizzati durante il soggiorno romano
dell’autore dovuto a una
borsa di studio all’inizio
degli anni 90, sono esposti
i suoi lavori fino alle opere
più recenti, di formato monumentale, che rappresentano paesaggi nei quali lo
sguardo dell’osservatore si
perde e corpi umani e animali si stagliano su fondi
monocromi.
A
«
Alcuni capolavori della capofila dell’arte modernista
discAricA
La luna vista
dal fotografo francese
Arte
engono presentate
fino al 19 novembre, nella galleria
Napolinobilissima,
16 opere di Leonardo Drew
(e un’installazione «site
specific»). Seguendo i canoni dell’object trouvé,
Drew cerca i materiali in
natura, per le strade, nelle
discariche: pezzi di legno e
rottami di ferro, carta, cotone, imballi di plastica,
macerie, stracci, e li sottopone a un processo di invecchiamento che sfrutta
la forza degli elementi naturali. I materiali così trattati vengono dipinti, legati
tra loro o manipolati nella
forma. Per questo, oltre a
uno studio a Brooklyn,
Drew ha un vasto spazio a
San Antonio in Texas.
V
Il mondo di Leonardo Drew
Ugo Attardi, «Che guarda
l’Africa il mare»
Ad
«Credo che le cose siano sempre un po’ sfuocate, anche quando cerco di essere preciso», Eric Poitevin
78
specchio
economico
Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura
PiranDelliani,
il
nuDi
Nudo disteso, 1965 circa
Nudo di
donna,
1960
Composizione con nudi e
pantofole gialle, 1923
A Venezia, nel Palazzo
Grimani, fino al 27 novembre
esposizione sui nudi di Fausto
Pirandello, figlio di Luigi.
Affascinato dalle libertà estetiche di uomini come Van Gogh,
Gauguin e del giovane Kokoschka, Fausto coltivò il tema
del nudo femminile in tutta la
sua produzione pittorica.
Esposti 20 dipinti,
tra cui 6 pastelli
D uchi bizzarri
inediti raffiguranti
corpi tormentati
dal peso del pensiero e della psiche
umana.
nuovo viaggio Di
Virgilio torna a Mantova,
nell’Ala
napoleonica
di
Palazzo Te dal 16 ottobre all’8
gennaio 2012. Celebrato come
autore dell’Eneide, delle
Bucoliche e delle Georgiche,
fu scelto da Dante come guida
nella Divina Commedia, affascinando in ugual misura
Petrarca e Boccaccio, Ariosto,
Eliot e tanti altri. La mostra
«Virgilio. Volti e immagini del
Virgilio con due Muse, mosaico di poeta» esplora soprattutto
l’uomo e la sua fama, partenanonimo, III secolo d.C.
do da un documento che per
Sotto, quattrino anonimo
con EPO e testa laureata
la prima volta esce dal Museo
di Virgilio, 1478-1484
del Bardo di Tunisi: il mosaico
rinvenuto nel 1896 negli scavi
di Hadrumentum, nel quale il
poeta è ritratto tra due Muse.
La mostra si inserisce nel programma delle Celebrazioni
Virgiliane della città di
Mantova, un itinerario tra i
luoghi e le testimonianze virgiliane per un autunno dedicato a Virgilio con un’intensa
attività divulgativa.
b
i a n c o
Bartolomeo Passerotti, studio di occhi
«Da Parmigianino a Piazzetta.
Teste, animali e pensieri bizzarri nei
disegni della Galleria Estense» è il
titolo del’esposizione che, fino al 4
dicembre, consente di accedere ad
una collezione principesca nella
dimora di un Duca: la Reggia di
Ferrante Gonzaga a Guastalla, nel
Reggiano, cui un lungo restauro ha
restituito l’antica dignità. È il racconto della segreta passione di un’altra
dinastia, quella degli Este, per il collezionismo di disegni. L’esposizione
propone opere curiose, testimonianze
di un gusto che esplose nelle Corti
europee nel ‘500 e che ebbe nei Duchi
d’Este collezionisti particolarmente
attenti e qualificati. Tutti i disegni
provengono dalla Galleria Estense di
Modena, città dove gli Este insediarono la loro corte dopo la devoluzione
della loro capitale, Ferrara, al Papato.
Fa da contorno a queste testimonianze private dei Duchi d’Este il Palazzo
Ducale voluto dai successori di
Ferrante Gonzaga sul preesistente
Palazzo Nuovo dei conti Torello.
virgilio
Bruzzi e la «poetica della neve»
Due mostre parallele per riconfermare a Stefano Bruzzi il ruolo di coprotagonista che, a un secolo dalla scomparsa, gli spetta nella storia della grande
arte italiana dell’Ottocento. Le promuovono a Piacenza la Galleria d’Arte
b
r u z z i
Moderna Ricci Oddi (dal 22 ottobre al
19 febbraio 2012) e la Fondazione di
Piacenza e Vigevano (dal 29 ottobre al
19 febbraio 2012). Di Bruzzi l’esposizione allestita nella storica sede piacentina della Fondazione propone 50
opere che documentano come egli sia
stato «un macchiaiolo tra Piacenza e
Firenze», e che esplorano la sua «poetica della neve». Artista di fondamentale importanza per l’incisivo contributo alla nascita della nuova pittura del
vero, sebbene ignorato anche dalla critica più attenta, Bruzzi sviluppò una
poetica della natura tra le più alte del
secondo ‘800 italiano, indissolubilmente connessa al paesaggio
dell’Appennino piacentino.
Paesaggi dell’Appennino piacentino
specchio
economico
79
Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura
R icoRdo
di qualità
di CARLO GUARIENTI
Petlin
c’
Poniatowska
Accostare
Cremonini a un
povero pittoraccio e
sbarre scintillanti a
mura che riflettono
la storia di Venezia
è la commedia
dell’arte voluta da
Vittorio Sgarbi
è una mostra a Venezia,
nel Chiostro della
Madonna dell’Orto,
che si intitola «Ricordo di
Krugier»; vi partecipano pittori e
scultori viventi che hanno lavorato con lui. Il luogo è affascinante e, solo per questo, vale la
pena di visitarlo perché, essendo privato, chiuderà dopo la mostra. È straordinario che essa (accanto alla Chiesa
dove regna sovrana l’opera di
Tintoretto, patrono di questa Biennale)
sia sponsorizzata dai fratelli Lucchetta,
industriali veneti che già con
l’Euromobil hanno dato fiducia alle
iniziative di Marco Goldin.
In questo caso però solo l’intuizione
di veneti con i piedi per terra poteva
offrire una situazione come questa,
dove l’ordine e la qualità si uniscono,
ai visitatori che affollano Venezia per
la Biennale nella quale invece trovano
il degrado, dai padiglioni ai giardini,
da quello britannico a quello tedesco.
E così pure nei Saloni dell’Arsenale,
specialmente nella parte italiana dove
pittori e scultori, per la maggior parte
mediocri, si sovrappongono agli «intellettuali»
(all’inizio dovevano essere «scrittori») che,
secondo la procedura voluta da Vittorio Sgarbi,
hanno fatto i loro nomi; nomi che si devono pur
fare, perché non vale davvero la pena di
nascondersi dietro a un dito. Qualsiasi pittore
poteva fare il nome di un amico e automaticamente questi diventava un intellettuale.
Le mura coperte da una patina sacrale, con
tutte le sfumature del tempo che si sono
sovrapposte o disfatte negli anni, fanno di questi capannoni delle aule stupende in cui la storia di Venezia è ancora viva; ma tutto questo è
Guarienti
oltraggiato da grosse sbarre metalliche pulite e
scintillanti, utilizzate per mettere l’uno sull’altro, in un orribile disordine, il meglio e il peggio del prodotto nazionale: senza amore, accostando Cremonini a un povero pittoraccio. Per
loro fortuna, a Gentilini, a Music e a Ceroli questa prova è stata risparmiata. È la commedia
dell’arte, il solito gioco degli equivoci nel quale
cerchi un filo d’Arianna per uscire dal labirinto
e trovi un critico che nega di essere andato al
Chiostro della Madonna dell’Orto perché,
volendo essere «à la page», trova imbarazzante
parlarne.
La critica è soprattutto un confronto, e non
necessariamente si deve buttare dalla torre
quello che non si è scelto. È auspicabile che
qualche critico si accorga di quanto conti la
qualità, e come sia vero che ciò che non funziona non ha attrattiva, come diceva Tanizachi; e
quanto diano fastidio la spocchia, la sciatteria e
il rigurgito. Del resto questa «povera» Biennale
non sarà mai completata e Vittorio Sgarbi non
troverà degli sponsor per Padova e Torino.
Vorrei un resoconto di questa Biennale fatto
da Dino Buzzati, magari con la stessa chiave di
paura alla Scala. Ma è un’utopia, come raccontare che nel 1200 i monaci della Madonna
dell’Orto, rimasti senza soldi, chiesero ai turchi
mussulmani di terminare la chiesa, e questi lo
fecero chiedendo, in cambio, che il campanile
avesse una cupola orientale perché, vedendola
da lontano, avrebbero subito capito che in quel
luogo l’accoglienza sarebbe stata amica.
■
80 specchio
economico
d
on
m
al
i
e
d
do
a cUra di
r
o
t
mo
i
a
e
r
o
roMina ciUFFa
La barca va in borsetta
Per la velocità di stallo il polacco AT3 è meno un ultraleggero, più un aeroplano
Risolti i problemi di ormeggio: questa barca si piega. La Paper8 si monta e si smonta in meno di 5 minuti, e
questo grazie alla leggerissima struttura in legno marino e al sistema di
piegamento dello scafo, per essere
inserita nella sacca protettiva e posta in una qualunque rastrelliera o
trasportata sul portapacchi di un’auto come una canoa o una tavola da
surf. Brevettata e certificata dal Registro Italiano Navale (RINA), con una
propulsione ibrida tra vela, motore e
remi è ideale come prima barca
scuola; montata la Paper8 raggiunge una lunghezza di poco più di 3 metri e un peso di 37 kg. All’interno vi
trovano spazio fino a quattro persone per un carico massimo di 400 Kg.
compresi vela e motore.
d
alla Polonia vola un nuovo ultraleggero, l’AT3 costruito e commercializzato dalla società Aero, velivolo ad ala bassa e carrello triciclo. Con un’apertura alare di 7,55 metri, una lunghezza di 5,88 e un’altezza da terra di
2,23, ha un motore Rotax 912 S da 100 cavalli con elica GT bipala o tripala in materiale composito con fibra di carbonio. Il peso a vuoto è di 350 kg., il peso massimo al decollo di 582 kg. L’AT3 ha una velocità di crociera di 200 km/h e un’autonomia di 904 km. Un neo: la velocità di stallo è elevata - 85 km/h - e ciò non lo
avvicina molto agli ultraleggeri e alle esigenze di un volo sicuro da diporto sportivo. D’altro canto il carrello triciclo a balestra è specificamente studiato per operare su terreni accidentati e piste in erba, e i freni idraulici differenziali sulle ruote principali consentono una buona manovrabilità a terra. La particolarità più
notevole dell’offerta dell’azienda polacca è la qualità del kit di costruzione, tanto
da essere definito uno dei più professionali per ultraleggeri.
l a m b o r g h i n i
Uno scooter per 25
Dall’Inghilterra arriva uno scooter
da 25 posti, opera di un idraulico inglese, Colin Furze, che l’ha realizzato
utilizzando le due parti di uno scooter
unite insieme da una lunga pedana in
alluminio. Di lunghezza pari quasi a
22 metri. lo scooter funziona davvero ed arriva alla velocità massima di
60 chilometri orari.
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La Lamborghini Aventador è l’erede della Murcièlago
na nuova Lamborghini per strada, la Aventador, supercar dal potente
motore, erede della gloriosa Murcièlago. I tecnici della casa di Sant’Agata fanno ampio ricorso al carbonio, aggiungono poi sospensioni di tipo push-rod, trazione integrale con frizione elettronica Haldex e sistema di
controllo elettronico di stabilità. Le portiere si aprono verticalmente su un’auto lunga 4,78 metri, larga 2,26 (compresi i retrovisori), alta 1,14. Tra i 13 colori
disponibili spiccano un nuovo arancio denominato Argos, più rosso del precedente e dotato di un particolare effetto perla, e il nuovo grigio Estoque. L’interno è in pelle, con ampia scelta di tinte. Il motore è capace di salire di giri in
modo immediato, ben assistito dal cambio sequenziale a 7 marce, che si controlla attraverso due leve poste dietro al volante. Il cambio consente di passare da un rapporto a un altro in soli 50 millisecondi. Completano il quadro i 5
programmi differenti di guida, di cui tre manuali e due automatici.
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economico
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L’ellenico F40 Esse ha due cabine matrimoniali e viaggia a 50 nodi l’ora
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el cantiere ellenico Custom-F, il F40 Esse è la versione open del precedente modello F40 HT uscito nel 2008, oggi pensata da Davide Cipriani e dal suo studio Centro Stile che ha disegnato, progettato e curato
l’evoluzione di questo prodotto di lusso. Il maxi-rib dalle dimensioni compatte -13,40 metri di lunghezza per oltre 4 metri di larghezza - è dotato di due cabine matrimoniali, di cui una con letto futon da 2x2 metri e un grande bagno.
Tre le novità a bordo un’ampia finestra che corre lungo tutta la tuga e illumina l’intera zona sottocoperta; un pozzetto dotato di un ampio angolo cottura,
prendisole a prua e in poppa (quest’ultimo si rende trasformabile in dinette
con la possibilità di ospitare fino a 12 persone a sedere); una tettoia rigida in
grado di coprire l’intero spazio, a scomparsa nell’ala roll-bar, la propulsione
2x Cummins 480 hp e una trasmissione ad eliche di superficie Arneson, che
fanno viaggiare la barca ai 50 nodi di velocità massima.
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i Finestrini sono toUchscreen
Grazie alla tecnologia «Window to
the World», ossia finestra sul mondo, i passeggeri delle Toyota potranno usare i finestrini delle auto come
schermi interattivi: toccandoli come
un qualunque touch screen accederanno a diverse funzioni, interagendo
con il paesaggio. Questa rivoluzionaria tecnologia consentirà di disegnare sui vetri, fermare un’immagine
esterna che scorre e ingrandirla,
scegliere una lingua con la quale indicare i nomi degli oggetti che scorrono sul finestrino, calcolare la distanza degli oggetti esterni, vedere raffigurate le costellazioni del cielo e ricevere informazioni sulle singole stelle.
L’azienda, che sta collaborando con il
Copenaghen Institute of Interaction
Design per la realizzazione di un prototipo, ha già divulgato un esauriente
filmato dal quale emerge che saranno i bambini i veri fruitori di questa
tecnologia; i genitori ne ricaveranno
invece benefici indiretti.
con La Fiat in Mano
L’Harley V-Rod compie 10 anni e viene aggiornata
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a Harley-Davidson presenta la gamma 2012 e celebra 10 anni di prestazioni con il modello V-Rod 10th Anniversary Edition che, insieme al modificato Night Rod Special e al V-Rod Muscle, completa i V-Rod 2012. Commercializzato per la prima volta nel 2002, il V-Rod ha un motore V-Twin Revolution da 1.250 cavalli con cilindri inclinati a 60 gradi, primo motore prodotto
dalla casa americana con alberi a camme in testa, raffreddamento a liquido e zona rossa a 9. mila giri al minuto. Tutti i modelli V-Rod 2012 sono alimentati da
un motore V-Twin Revolution da 1.250 cavalli raffreddato a liquido, con doppio
albero a camme in testa, quattro valvole per cilindro e iniezione elettronica sequenziale. Sono dotati di frizione antisaltellamento, cambio a 5 marce e cinghia
di trasmissione in fibra di carbonio. Rientrano nella dotazione di serie i freni
Brembo con doppio disco anteriore e sistema ABS; anche l’antifurto Smart Security System con telecomando di riconoscimento a distanza è di serie.
Lorenzo Quinn, figlio del celebre attore Anthony, ha inserito una Fiat 500
in una scultura. Intitolata «Vroom
Vroom» ed esposta ad Abu Dhabi e a
Valencia, l’opera è arrivata a Londra.
L’artista ha usato la sua prima automobile, un modello originale per porla
nella mano di un bambino in scala gigantesca, modellata su quella di suo
figlio, con l’intento di rappresentare il
rapporto tra genitori e figli ed esprimere il senso di indipendenza da lui
stesso vissuto quando acquistò la sua
prima automobile.
82 specchio
economico
n singolare fenomeno sta avvenendo da qualche tempo: contemporaneamente a un incontestabile declino della popolarità del presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi, si sta registrando anche un calo di popolarità
della televisione. I fatti non sono connessi, anche se Berlusconi è stato e tuttora è indubbiamente il numero uno, il
signore delle televisioni in Italia. Sono
fenomeni indipendenti: probabilmente
l’astro di Berlusconi era destinato a
splendere nel cielo italiano non più di
una ventina di anni, del resto come
quelli di Benito Mussolini e di Bettino
Craxi; mentre la supremazia della televisione fra i mezzi d’informazione, se
è finita e comunque sta per finire, è durata due volte e mezzo, mezzo secolo.
Ma ora tutto mostra che è al tramonto, e non tanto perché è un sistema di
comunicazione superato dal progresso
scientifico e tecnologico, ma soprattutto perché si è superata da se stessa. Ossia dal progressivo abbassarsi, fino a
scomparire del tutto, della qualità. Anzi ancora peggio: dall’apparizione e
dall’irresistibile invadenza e baldanza
del requisito opposto, la «disqualità».
Non c’è più trasmissione, infatti, che
non cerchi di superare e travolgere il
primato della negatività raggiunto da
quelle esistenti. Le eccezioni sono pochissime, e sono infatti eccezioni.
Debbo dire che, se condanno questo
fenomeno deteriore che la porta alla
disgregazione, in realtà esso mi procura moltissima gioia. Perché io fui testimone delle preoccupazioni e delle angosce di quelle generazioni di autentici
giornalisti più avanti di me negli anni,
che videro nell’avvento della televisione in Italia un’imminente, pesante minaccia alla sopravvivenza della carta
stampata, soprattutto dei quotidiani.
Ricordo l’atmosfera di timore, quasi di
terrore, che aleggiava nelle redazioni
sia tra chi aveva scelto quel mestiere
per pura passione, sia tra chi vi faceva
sicuro affidamento per mantenere la
famiglia.
Chi non ha vissuto quei momenti e
avvertito quelle sensazioni diffuse può
forse capirlo solo vedendo i filmati
dell’epoca sull’affollamento dei bar e
dei cinematografi, dotati di televisore,
per assistere alle trasmissioni di «Lascia o raddoppia» con Mike Bongiorno
e con gli improvvisati personaggi che
esse creavano: uno per tutti la bellissima Paola Bolognani. La preoccupazione era diffusa perfino in quella «ridotta» giornalistica che è sempre stato il
Corriere della Sera, della cui redazione
romana io, giovanissimo, facevo parte.
«Ridotta» psicologicamente messa a
dura prova, due anni dopo, anche dal
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Corsera Story
Televisione fa rima
con estinzione.
Stampa fa rima
con campa
L’opinione del Corrierista
pretenzioso esordio sulla ribalta giornalistica quotidiana del rampante, minaccioso «Il Giorno», per di più superdotato di munizioni ossia di mezzi finanziari, in quanto espressione dell’Eni e dell’industria di Stato.
Ma dopo gli anni 60 densi di vere
trasmissioni giornalistiche e di veri
spettacoli ad opera di veri professionisti dell’una e dell’altra categoria, la televisione - non la radio - ha rapidamente imboccato e proseguito una parabola discendente nonostante le incommensurabili somme spese dagli
italiani per il suo prolungato, improduttivo, plateale parassitismo, per i
suoi scandali, le sperequazioni, i clientelismi e favoritismi, il foraggiamento
continuo e vergognoso di presunti miti
da essa stessa creati sia nel campo dello pseudo giornalismo sia in quello
dello pseudo spettacolo.
Una serie di trasmissioni ripetitive,
stantie, nepotistiche, autoreferenziali,
hanno certamente vanificato l’acculturamento dei telespettatori compiuto da
giornalisti e autori tv nei suoi primi lustri di vita; hanno anzi abbassato sempre di più, invece di elevare, il livello
culturale della massa, abituandola e inducendola ovviamente a chiedere il
prodotto sempre peggiore. Così di
fronte ai grandi giornalisti degli anni
50 e 60, di fronte ai grandi attori dello
stesso periodo, per non andare ancora
indietro nel tempo, ci troviamo sul teleschermo incolti, spocchiosi, volgari
ragazzotti, e ignoranti, inespressive,
artefatte «divette», indegne perfino di
una comparsata in un filmetto da «Poveri ma belli». Altro che Luigi Barzini
senior, altro che Eleonora Duse. Semmai collezioniste di alcove altolocate.
Non è però che certi difetti del mondo della comunicazione siano esclusivi
della televisione e dei suoi autocelebrati protagonisti. Perché i due mondi,
del giornalismo e della tv, sono confinanti, anzi interconnessi. Quindi gli
operatori tv hanno la colpa di inquinare il mondo giornalistico, i giornalisti
hanno quella di non bonificare il mondo della tv. E qui veniamo al nocciolo.
Inutile pretendere dai giornalisti giudizi e atteggiamenti obiettivi sulle sue
trasmissioni e sui suoi personaggi, dirigenti, autori e interpreti, quando vengono chiamati a collaborare ricevendo
compensi impensabili nel loro settore.
Ho visto affidare a direttori di giornali consulenze superpagate consistenti in una paginetta di pareri che finiva
in un cestino senza essere letta; serviva
ad inviare un cospicuo assegno all’autore in funzione delle critiche pubblicate dal giornale su una trasmissione o
uno spettacolo. Avveniva negli anni 60
e avviene molto di più e sfacciatamente oggi. Molti giornalisti non si rendono conto che, favorendo in qualsiasi
modo la tv, si tagliano l’erba sotto i
piedi, perché vengono usati e presto
gettati. La colpa maggiore è degli editori, ossia banche, assicurazioni, industrie, imprenditori vari che, osannando
la televisione, sperano di averne vantaggi sia di immagine sia concreti.
Pensare che la trasmissione di rassegne stampa da parte delle tv reclamizzi
e faccia vendere i giornali è un’illusione, una stoltezza, anzi un suicidio: perché i frettolosi spettatori sono ancor
più frettolosi lettori, e una volta conosciuti i titoli degli articoli non corrono
all’edicola ad acquistare i giornali; anzi, se prima volevano farlo, vista la
rassegna stampa lo trovano superfluo.
Qual è allora il futuro previsto da un
giornalista, non da sapientoni professori di giornalismo che in lezioni anche universitarie, dibattiti e convegni
pretendono di insegnare e parlare di
materie che non conoscono, anche perché non esistono?
Il futuro è che la televisione deteriore che abbiamo conosciuto in questo
ultimo trentennio sta morendo nonostante l’alluvione finanziaria che le deriva da abbonamenti e pubblicità; e che
la carta stampata, cui presunti medici
hanno ripetutamente prescritto olio
santo, continua a campare nonostante i
tagli «politici» del sostegno pubblico e
i bavagli che si tenta e ritenta di metterle.
Victor Ciuffa
PRIMA E
SECONDA SERATA