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30 SPECCHI ECONOMICO il personaggio del mese riCCardo morganTi specchio economico GIOVAnI: meGlIO Un lAVORO A RIsChIO Che Un lAVORO A TempO deTeRmInATO n Italia si lamenta una presenza alluvionale di precari, giovani disoccupati o impiegati con evanescenti contratti a tempo determinato. Gli interessati organizzano dibattiti, manifestazioni, proteste, fondano sindacati, chiedono provvedimenti legislativi per il ripristino di un contratto obbligatorio unico a tempo indeterminato, istituto che tutto sommato favorirebbe anche le imprese perché queste hanno bisogno di lavoratori motivati, sicuri del posto di lavoro e del proprio domani, affezionati all’azienda e premurosi per le sue sorti. Ma la massa non conosce bene la realtà della cosiddetta disoccupazione giovanile. Sommersi dalle domande di assunzione, solo i responsabili del Personale conoscono un po’ più a fondo la situazione. Se però leggono quelle domande, perché quando non occorre o non si vuole assumere, neppure si perde tempo a rispondere. Possono conoscere, comunque, bisogni, motivi, aspettative, speranze che spingono i giovani a cercare oggi il lavoro e che, tranne la fame, sono in fondo gli stessi del dopoguerra. Non c’è dubbio che la massa è seriamente intenzionata a lavorare, molti sono infatti bravi ragazzi, preparati, volenterosi, desiderosi di inserirsi nel mondo produttivo e via via di migliorare, di farsi una famiglia, di avere un avvenire meno incerto e più sicuro. Per costoro non trovare lavoro o trovare solo un’occupazione precaria è causa di malcontento, delusione, anche ribellione verso un mondo che li inganna sciorinando continuamente dinanzi ai loro occhi i falsi miti del successo, della ricchezza, del consumismo, ma fornendo scarse prospettive e nessuna garanzia per il futuro. Il problema è complesso perché innanzitutto la maggiore responsabilità di questa situazione va attribuita proprio ai loro genitori, o meglio ai genitori di molti di loro. I lavoratori italiani avevano compiuto gigantesche conquiste con l’adozione della Costituzione che edificò il nuovo Stato proprio sul lavoro, e successivamente, dopo un quarto di secolo, con l’approvazione dello Statuto dei lavoratori. Insieme alla sicurezza del posto di lavoro, questa legge però innescò un «mal sottile» nell’organismo del Paese: saturi di ideologie in una società che andava ab- I d i V I C T O R C I U F FA bandonando proprio i valori alla base di ogni ideologia - di destra e di sinistra -, crebbe il numero dei falsi lavoratori, soliti tradire la stessa classe lavoratrice con assenteismo, parassitismo, sfruttamento del datore di lavoro privato e soprattutto pubblico. Nacque un nuovo sport nazionale, l’Italia si trasformò via via nella Repubblica non dei proletari ma dei lavativi, degli scansafatiche, dei furbi, dei ladri. Ma una volta sgominata dalla magistratura l’inerte classe politica che consentiva quella situazione, poteva la «classe padronale», spregiativamente così allora definita, ma anche tutti i benpensanti, rinunciare a compiere, grazie ai «tecnici» assunti al Governo, una specie di colpo di Stato nel mondo del lavoro, eufemisticamente definendolo «introduzione della flessibilità»? Tanto più che di una Legge Treu e poi di una Legge Biagi v’era oggettivamente urgente e assoluto bisogno per ridare slancio all’economia, alla produzione, all’occupazione. Ma l’orgogliosa classe operaia artisticamente rappresentata nel suo celebre dipinto da Pellizza da Volpedo si trasformò nell’armata frustrata dei co.co.co e degli «stabilissimi precari». E a tutt’oggi non si è ancora riusciti a trovare una via di mezzo tra stabilità e flessibilità, tra posto fisso e disoccupazione cronica. A queste conseguenze dell’incoscienza, del- 5 l’irresponsabilità e della colpevolezza di quei pseudo lavoratori furbi, assenteisti e sfruttatori degli anni 80 e 90, tuttora arroccati in comodissime e depredatissime aziende pubbliche, enti e Ministeri, come nemesi storiche si sono aggiunte altre disgrazie: la «delocalizzazione» ossia il trasferimento delle attività produttive compiuto da numerosissime imprese italiane in Paesi stranieri, la dissoluzione di interi, qualificatissimi e fruttiferi distretti industriali, la grande crisi economica «globale» tuttora in corso. E, per l’Italia in particolare, le conseguenze negative della interessata ma anche incauta e deludente adesione all’Unione monetaria europea. Così oggi nelle domande di assunzione degli aspiranti precari si leggono il possesso quanto meno di una laurea, la conoscenza quanto meno di una lingua, un elenco di impieghi già ricoperti ma di brevissima durata, l’ultimo dei quali talvolta ancora in atto. Tanto che c’è da chiedersi: è possibile che in tutte queste occasioni di lavoro la loro prestazione non sia stata apprezzata da aziende in difficoltà proprio per la mancanza di personale valido, produttivo, volenteroso? Possibile che tutti i datori di lavoro siano così esigenti, sfruttatori, profittatori? Purtroppo la grande lezione, o meglio la grande rivincita ottenuta negli anni 90 dalla «classe padronale» contro le violazioni dello stesso Statuto dei lavoratori compiute da quella parte della classe lavoratrice arrogante, assenteista, lavativa e disonesta, non ha esaurito la propria efficacia. Cioè non è aumentata, in generale, nei lavoratori italiani la voglia di lavorare e di mantenersi stretto il posto di lavoro. Quello che alle grandi imprese non era riuscito nel 1997 cioè l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e l’introduzione della libertà di licenziamento è riuscito sia pure parzialmente oggi, con l’articolo 8 del decreto legge 138, - la manovra finanziaria bis -, approvato dal Governo nel clou dell’estate, il 13 agosto scorso. Con il consenso dei sindacati aziendali che qualcuno ha definito «gialli» cioè venduti al padrone, si potrà licenziare anche senza giusta causa. Ma in realtà, quando un’azienda licenzia, un motivo c’è sempre. Meglio comunque un lavoro a rischio che a tempo determinato. 6 specchio economico ANNA MARIA CIUFFA Amministratore unico Direttore editoriale VICTOR CIUFFA Editore Direttore responsabile Vice Direttore Romina Ciuffa Direttore Marketing Giosetta Ciuffa Direttore R.E. e Comunicazione Paola Nardella Consulenza fotografica Maurizio Riccardi - Lino Nanni Direzione e redazione, amministrazione e pubblicità: Roma: Via Rasella 139, 00187 Tel. 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Carbone ✦ Salvatore Cardinale ✦ Nazzareno Cardinali ✦ Elio Catania ✦ Claudio Claudiani ✦ Romualdo Coviello ✦ Cesare Cursi ✦ Massimo D’Alema ✦ Sergio D’Antoni ✦ Dario De Marchi ✦ Cesare De Piccoli ✦ Maurizio de Tilla ✦ Antonio Di Pietro ✦ Massimiliano Dona ✦ Piero Fassino ✦ Cosimo Maria Ferri ✦ Domenico Fisichella ✦ Ilario Floresta ✦ Antonio Gambino ✦ Silvio Garattini ✦ Lucio Ghia ✦ Antonio Ghirelli ✦ Pier F. Guarguaglini ✦ Cesare Imbriani ✦ Pietro Larizza ✦ Luigi Locatelli ✦ Alessandro Luciano ✦ Antonio Marini ✦ Antonio Martusciello ✦ Antonio Marzano ✦ Giulio Mazzocchi ✦ Luigi Mazzella ✦ Alberto Mazzuca ✦ Vittorio Mele ✦ Andrea Monorchio ✦ Mario Morcone ✦ Alberto Mucci ✦ Nerio Nesi ✦ Michele Nones ✦ Giancarlo Pagliarini ✦ Claudio Petruccioli ✦ Nicoletta Picchio ✦ Fabio Picciolini ✦ Serena Purarelli ✦ Silvano Rizza ✦ Pierfilippo Roggero ✦ Anneli Rukko ✦ Stefano Saletti ✦ Carlo Salvatori ✦ Angelo Sanza ✦ Enzo Savarese ✦ Luigi Scimìa ✦ Luigi Tivelli ✦ Tiziano Treu ✦ Lanfranco Turci ✦ Adolfo Urso ✦ Domenico B.Valentini ✦ Mario Valducci ✦ Francesco Verderami ✦ Gustavo Visentini ✦ Vincenzo Vita 25 In Italia i rating vengono usati come strumenti di lotta politica; hanno poca credibilità anche a causa degli evidenti conflitti di interessi tra i soggetti esaminati che pagano e gli esaminatori che riscuotono 32 QUATTRO MANOVRE IN POCHI MESI, E SE NE PROFILA UNA QUINTA di Giorgio Benvenuto, presidente Fondazione Buozzi 34 OUA. LEGGE DELEGA PER RIFORMARE LA MAGISTRATURA ONORARIA di Maurizio de Tilla, presidente dell’OUA IMPRESE DI COSTRUZIONE, PIÙ RICORSO ALLE AMMINISTRAZIONI STRAORDINARIE di Lucio Ghia 36 38 Il motivo per il quale ricorrono maggiormente, rispetto al passato, all’amministrazione straordinaria risiede nel vantaggio di poter mantenere integro il portafoglio ordini anche dopo la dichiarazione di insolvenza EMERGENZA CARCERI: IL NECESSARIO CONTRIBUTO DEI MAGISTRATI di Cosimo M. Ferri, segretario di Magistratura Indipendente GIANNI ZONIN: DA VICENZA AL SUD UNA BANCA NUOVA PER L’ITALIA FUTURA intervista al presidente della Popolare di Vicenza 40 Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza si espande dal Nord Est al Meridione dove, attraverso la Banca Nuova, offre una serie di servizi destinati alle famiglie e alle aziende per favorire l’integrazione tra le due macro-aree specchio economico 7 42 POLITICHE FAMILIARI. LA MANOVRA IMPOVERIRÀ ULTERIORMENTE LA FAMIGLIA di Tiziano Treu, vicepresidente della Commissione Lavoro 44 MANOVRA FINANZIARIA. QUELLO CHE I CITTADINI CHIEDONO AI POLITICI di Santo Versace, deputato al Parlamento 46 FNM. DUE NUOVI VEICOLI PER IL TRASPORTO DI PERSONE E MERCI si tratta di due rivoluzionarie biciclette della SEMS 49 CRISI E RIPRESA. MARGINI DI RECUPERO DAI DIFETTI DEGLI ITALIANI di Claudio Siciliotti, presidente dei Dottori Commercialisti Mensile di economia, politica e attualità GIOVANNI PISANU: BAHIA, L’ITALIA CHE VOGLIONO ITALIANI E BRASILIANI intervista al console onorario italiano A N N O XXX 52 Tra il 15 e il 20 novembre prossimo a Salvador da Bahia si svolgerà un congresso cui sono invitati tutti gli ambasciatori e i consoli del Brasile per fare il punto su problemi e prospettive per gli italiani in quel Paese 56 UNIONE CONSUMATORI: COME DISSE KENNEDY, IL PROGRESSO È LENTO, SI PUÒ FARE DI PIÙ di Massimiliano Dona, segretario dell’UNC 57 LA DIFESA E LA NATO. L’IMPEGNO MILITARE ITALIANO IN IRAQ del Gen. Giovanni Armentani GIANLUCA IANNELLI (MASTERCARD): UN GIORNO IN ITALIA SENZA CONTANTI intervista al direttore del Marketing 58 Si chiama «No cash day» l’iniziativa che vuole cambiare il rapporto degli italiani con la moneta: sia dei consumatori che non hanno fiducia nella sicurezza dei sistemi virtuali di pagamento, sia dei commercianti 73 FOTOEVENTI. APPUNTAMENTI, INCONTRI, PERSONAGGI E IMMAGINI di Maurizio Riccardi 77 AFFARI & CULTURA. MOSTRE, PRESENTAZIONI, AVVENIMENTI piccolo viaggio tra opere d’arte in tutta Italia AVVENIMENTI. RICORDO DI KRUGIER, OVVERO RICORDO DI QUALITÀ di Carlo Guarienti 79 82 10 OTTOBRE 2 0 1 1 Abbonamento: annuo 60 euro Copie arretrate: 12 euro Conto corrente postale: n. 25789009 Registrazione: Tribunale di Roma numero 255 del 5 luglio 1982 Spedizione: abbonamento postale 45% Comma 20 lettera B art. 2 - Legge n. 662 del 23/12/96 - Filiale di Roma Tipografia: Futura Grafica Via Anicio Paolino 21 00178 Roma C’è una mostra a Venezia, dedicata a Krugier, che solo l’intuizione dei veneti con i piedi per terra poteva offrire per l’ordine e per la qualità, in netto contrasto con l’orribile disordine e con il degrado della Biennale CORSERA STORY. TELEVISIONE FA RIMA CON ESTINZIONE, STAMPA FA RIMA CON CAMPA l’opinione del Corrierista CIUFFA EDITORE 8 specchio economico MARIO PESCANTE: RIPRESA ANTICIPATA SE ROMA OTTERRÀ LE OLIMPIADI DEL 2020 «L a scelta di Roma per lo svolgimento dei Giochi olimpici costituirebbe un’iniezione di fiducia perché dimostrerebbe che il nostro Paese vuole investire sul futuro. Oltre alla capitale italiana, le città rimaste in gara sono Baku, Doha, Istanbul, Madrid e Tokio; in buona posizione appare la candidatura della Turchia » Mario Pescante, presidente della Commissione Relazioni Internazionali del Comitato Olimpico Internazionale a candidatura di Roma quale sede dei Giochi olimpici del 2020, sostenuta dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano e dall’Assemblea Capitolina con la deliberazione del 14 luglio 2010, si sta avviando verso la scelta finale, che spetta al CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, che deciderà nel 2013. Nel frattempo le candidature, rispetto al passato, si sono ridotte a 6, tutte autorevoli e, quale più quale meno, ognuna comunque suffragata L da particolari caratteristiche positive. Caratteristiche bene illustrate nei dossier presentati dai rispettivi sostenitori. Anche se mancano ancora vari mesi alla scelta finale, in questo periodo la competizione tra le città concorrenti è destinata ad intensificarsi attraverso un’attività frenetica anche se poco visibile, consistente nel ricercare accordi e adesioni tra i numerosissimi membri del CIO che dovranno pronunciarsi a favore dell’una o dell’altra candidatura. La po- sta in gioco è stimolante: è vero che sulla città e sul Paese prescelto graveranno i costi per la realizzazione di infrastrutture e strutture necessarie per ospitare un avvenimento così esteso, sentito e seguito nel mondo; ma dalle Olimpiadi si attendono benefici non solo per la città interessata ma, questa volta, addirittura per l’economia del Paese ospitante. In tempi di crisi come l’attuale, anche il solo annuncio della scelta produrrebbe anche, sia pure ancora solo specchio economico «I 9 sul piano psicologico, un effetto posidossier, dobbiamo organizzare la nostanbul è favorita tivo sulle economie nazionali in diffistra lobbying e in teoria, pur essendo da una situazione coltà come quelle di Italia e Spagna, partiti con qualche vantaggio perché ma anche del Giappone. L’eventuale siamo stati i primi a comunicare la economica positiva, scelta di Roma servirebbe, inoltre, a candidatura e i primi a trasmetterla in controtendenza rasserenare l’arroventato clima polial CIO, possiamo iniziare solo ora a tico interno determinatosi negli ulticontattare gli «elettori». Inoltre, se rispetto agli altri Paesi. mi mesi. Ma quali possibilità di reaesaminiamo la situazione e le proLa Turchia è tutta lizzarsi ha questa ipotesi? E quali sospettive di successo di ogni singola no le possibilità delle concorrenti? città, dobbiamo constatare come un cantiere, è prevista Vicepresidente del Comitato OlimpiIstanbul si avvantaggia di una situaanche la costruzione co Internazionale e presidente della zione economica positiva del Paese, Commissione Relazioni Internaziocompletamente in controtendenza di un tunnel sotto nali, e già presidente del CONI, non solo rispetto a tutti i Paesi d’Eulo Stretto del Bosforo, l’on.le Mario Pescante in questa inropa, ma anche in confronto con gli tervista fa il punto sullo stato dei laaltri; si prevede, infatti, un aumento dotato di 8 corsie vori e sulle prospettive. Pescante ha a fine anno dell’8-9 per cento del suo affiancate da una linea ricoperto vari importanti incarichi prodotto interno, per cui noi italiani, anche politici: eletto due volte depuche speriamo in un aumento del nometropolitana; si giova tato, è stato sottosegretario ai Beni stro prodotto interno di pochi centeinoltre del prestigio culturali con delega allo Sport e atsimi, comprendiamo benissimo con tualmente presiede la Commissione delle massime cariche quale vantaggio la Turchia parta. Politiche dell’Unione Europea della D. Quali sono, in particolare, i fatdello Stato Camera dei deputati. tori che possono rafforzare la candiDomanda. Può fare il punto sugli datura di Istanbul? ultimi avvenimenti relativi alla scelta R. Attualmente la Turchia è tutta della città in cui doun cantiere. Ad vranno svolgersi i Istanbul è previGiochi Olimpici nel sta, tra l’altro, 2020, e su quanto è l’apertura di un avvenuto dopo l’agtunnel sotto lo gravarsi della crisi Stretto del Boeconomica mondiasforo per evitare le, con particolare di costruirvi soriguardo alla candipra dei ponti; datura di Roma, tunnel che, reaespressa dall’Italia? lizzato in tre anPossono influire, in ni, sarà costituisenso negativo, le to da quattro difficoltà economicorsie affiancate che manifestatesi da una ferrovia nelle ultime settimetropolitana. mane in Italia, con il Nello stesso Istanbul. Il Palazzo del Sultano con vista sul Bosforo susseguirsi di antempo la candinunci, polemiche, datura alle contestazioni, ritardi? Come potreb- terà la World Cup di calcio ed è can- Olimpiadi si avvantaggia del prestibero riflettersi le attuali difficoltà didata all’organizzazione dei Mon- gio internazionale di personalità coeconomiche nazionali sulla prepara- diali di atletica; ma c’è da supporre me il presidente della Repubblica zione di un avvenimento destinato a che la presentazione delle loro can- Abdullah Gul, il primo ministro Redidature sia finalizzata più che altro cep Tayyp Erdogan e il ministro desvolgersi fra ben 9 anni? Risposta. Innanzitutto vorrei pre- alla loro ripresentazione per succes- gli Esteri Ahmet Davutoglu, che gomettere alcuni dati che illustrano sive occasioni. dono di una grande stima e consideD. Come giudica, invece, quelle razione. In più, le recenti prese di meglio la situazione. Esattamente il 2 settembre scorso è scaduto il termi- delle altre quattro città? posizioni politiche del Governo di R. Le loro caratteristiche le rendo- Ankara contro lo Stato di Israele ne per l’accettazione delle richieste da parte del CIO. Le «applicant no doppiamente insidiose. Innanzi- stanno guadagnando ad Istanbul la city», quindi, sono rimaste 6. L’elen- tutto perché sono città importanti e simpatia dei Paesi arabi. Insomma si co comincia con Baku in Azerbai- hanno il comune denominatore che tratta di una candidatura con la quagian, seguita da Doha nel Qatar; dal 2000 in poi si sono già candidate le dovremo fare i conti. Insomma la quindi prosegue con le candidature nelle precedenti edizioni delle Olim- Turchia si sta ponendo come Paese di Istanbul, di Madrid, di Roma e di piadi, pertanto i presentatori hanno leader nell’area mediorientale. Tokyo. Ognuna delle 6 città possiede acquisito una rilevante esperienza e, D. E per quanto riguarda le altre 3 peculiarità particolari. Senza volere soprattutto, i loro dossier sono già candidature di città europee? assolutamente sminuire le potenzia- stati accettati in passato dal CIO; ora R. Quanto a Madrid, è vero che la lità sia loro sia dei Paesi che rappre- si tratta, pertanto, soltanto di aggior- Spagna attraversa le nostre stesse sentano, le prime due, ossia le candi- narli. Quindi ci troviamo di fronte a difficoltà, ma ho già illustrato i motidature di Baku e di Doha, probabil- candidature già ben istruite, prepara- vi per i quali, nonostante la crisi ecomente sono candidature «di bandie- te e agguerrite. nomica e i problemi che il Paese deve D. Qual’è invece la situazione rela- affrontare, ha deciso di partecipare ra». Spessissimo le due città hanno ospitato significative manifestazio- tivamente alla candidatura di Roma? alla candidatura olimpica. Inoltre la R. Stiamo preparando i relativi città è amministrata da un sindaco ni, e basti pensare che il Qatar ospi- » 10 specchio economico giovane e dalla grande personalità; lo sport spagnolo sta riportando risultati straordinari nel mondo; i sostenitori della candidatura si avvalgono di una lobbying che era stata preparata già in passato dal presidente spagnolo del CIO Juan Antonio Samaranch, poi scomparso. Per quanto riguarda infine Tokyo, il dossier presentato nell’ultima edizione era sicuramente uno dei migliori. Tokyo si avvale del deciso appoggio sia del governatore della Regione, Shintaro Ishihara, il quale presiede il Comitato di promozione e potrà avvalersi anche della solidarietà che molti componenti del CIO, soprattutto asiatici, nutrono nei confronti di un Paese che ha subito la recente catastrofe del maremoto. D. Si continua a pensare alle Olimpiadi del 2020 come se non esistesse la grande crisi mondiale che ancora scuote l’economia? R. Per la verità l’interrogativo che si stanno ponendo in molti e che noi stessi ci siamo posti è questo: «Ma in questo momento di crisi, di tagli, di sacrifici, è opportuno parlare di candidature olimpiche?». Abbiamo esaminato questo argomento nella prima riunione del Consiglio di amministrazione del CONI, che è composto dai massimi esponenti degli enti locali, Regione, Provincia e Comune e da esponenti della società civile, ed è stato comunemente espresso il giudizio che in questo momento di crisi, se procediamo solo con tagli di spese e riduzioni di bilancio, il Paese è destinato ad impoverirsi sempre di più; per cui molti prospettano la necessità di studiare soluzioni in favore anche della crescita e degli investimenti. Abbiamo sottolineato però anche la necessità che gli investimenti riguardino progetti seri, credibili, con scadenze precise. Ebbene proprio queste sono le principali caratteristiche di un «investimento olimpico». D. Qual’è stata la conclusione di queste riflessioni? R. La nostra opinione è stata riportata da molte agenzie di stampa internazionali in articoli intitolati «La crisi non fermerà la candidatura di Roma». Al di là della nostra opinione, abbiamo insediato a tempo debito, quindi ancor prima che la crisi deflagrasse, un Comitato di compatibilità economica che, presieduto dal prof. Marco Fortis e affiancato da un gruppo di lavoro esterno composto da economisti, accademici ed esperti di finanza pubblica, sta esaminando da qualche tempo i dati da noi forniti. Entro la fine di ottobre o nei primi giorni di novembre il Comitato ci rimetterà un rapporto sui costi e sui benefici. D. Se la scelta cadesse su Roma, a Madrid. Uno scorcio del centro della città «Q uanto a Madrid, è vero che la Spagna ha le nostre stesse difficoltà, ma ha illustrato i motivi per i quali, malgrado la crisi economica, ha avanzato la candidatura. Tokyio ha presentato il dossier migliore, si avvale del deciso appoggio del Governo e della solidarietà espressa dai molti componenti asiatici del CIO per la catastrofe che ha colpito il Paese » quanto ammonterebbero per l’Italia i costi dell’Olimpiade del 2020? R. Lo dirà il Comitato di compatibilità dopo la verifica dei dati che abbiamo fornito. Per ora noi abbiamo parlato di una spesa tra gli 8 e i 9 miliardi di euro, ben al di sotto dei 26 miliardi spesi per le Olimpiadi di Rio de Janeiro, per non parlare dei 44 miliardi spesi per quelle di Pechino e degli stessi 12 miliardi di Londra. La candidatura di Roma prevede un’«Olimpiade sobria», come io l’ho definita, e questo è il primo aspetto. Per quanto riguarda i benefici, il Comitato valuterà l’aumento del prodotto interno che ne deriverebbe a un Paese come l’Italia che fatica a realizzare aumenti di decimi di punto; altri vantaggi sono il sostegno all’occupazione e un particolare progetto riguardante il turismo, che potrebbe essere la carta vincente, dal punto di vista economico, per l’intero Paese, che è amato ma spesso sconosciuto anche agli italiani: con l’offerta di un ben organizzato «pacchetto turistico» di visite, escursioni, servizi, si attirerebbero milioni di visitatori. D. Si è cominciato a parlare delle Olimpiadi del 2020 quando l’attuale crisi economica mondiale non era neppure cominciata; successivamente si è aggravata colpendo in particolare, a causa del forte debito pubblico, non solo la Grecia e il Portogallo ma due Paesi, come la Spagna e l’Italia, che pretenderebbero di sopportare il massimo peso finanziario dei Giochi. Qual’è la sua opinione? R. Alla fine dell’estate abbiamo attraversato un difficile momento a causa della sfiducia dei mercati finanziari, delle borse e dei Governi stranieri nei confronti della tenuta della nostra economia. Una sfiducia che forse non dipende neanche tanto dai dati fondamentali della nostra finanza pubblica, perché poi non è vero che questa versi in una situazione così disastrosa. Si è diffusa piuttosto una sfiducia sulle capacità di ripresa del Paese. C’è chi l’attribuisce alla classe politica, qualcuno al sistema bancario, qualcun altro all’economia in generale. La scelta di Roma per lo svolgimento di un’Olimpiade costituirebbe senza dubbio un’iniezione di fiducia perché dimostrerebbe che questo Paese vuole investire sul futuro. Tutti questi elementi saranno alla base della valutazione della Commissione Fortis, poi saranno sottoposti all’attenzione del Parlamento con la presentazione di una mozione a sostegno dei Giochi, fondata su argomentazioni tecniche, finanziarie ed economiche, sperando che i risultati siano positivi, come tutti ci auguriamo. D. Il programma futuro? R. Giunti a quel punto, andremo a un confronto con il Governo per vedere come finanziare l’impresa. ■ Vivere sicuri non è solo un desiderio. È un diritto. Noi di Finmeccanica crediamo che vivere liberi da ogni pericolo sia un diritto di tutti. Ecco perché oltre 76.000 persone del nostro Gruppo lavorano ogni giorno in tutto il mondo per realizzare i migliori sistemi di sicurezza. Grazie ad una filosofia improntata a partnership durature e un’incessante ricerca nell’alta tecnologia, progettiamo e costruiamo aerei, elicotteri e sistemi integrati capaci di proteggere le reti di trasporto, le infrastrutture, i confini nazionali terrestri e marini e la vita di tutti i giorni. Che tu sia un pilota o un passeggero, un militare o un civile, la tua sicurezza è il nostro obiettivo. Perché oggi un mondo più sicuro è possibile. specchio economico 200x270 (C) 1 Towards a Safer World 20-07-2010 12:32:18 12 specchio economico RICCARDO MORGANTI: LA MAGIA DI UN BUON CAFFÈ, AL BAR OPPURE IN FAMIGLIA RiccardoMorganti, amministratoreunico dellaMorgantiCaffè educe da un folle amore con la bellissima attrice cinematografica inglese Belinda Lee, rientrato in casa in Viale Bruno Buozzi a Roma una notte del 1960, il principe Filippo Orsini, assistente al Soglio Pontificio, mise sul gas una moka per farsi un caffè. Ma triste e sconsolato, se ne ricordò solo quando la macchinetta scoppiò riempiendogli la faccia di frammenti di alluminio e caffè. È un episodio inedito di una serie incalcolabile di vicende che hanno costellato la storia affascinante e misteriosa, quanto alle origini, della preziosa bevanda tratta dalle bacche di una pianta esotica: preziosa sia perché irrinunciabile per milioni di consumatori, sia per il giro di affari che alimenta. Ad illustrare R come si produce, si lavora e si consuma oggi il caffè non c’è migliore esperto di chi, ereditando un’azienda di torrefazione nata oltre cent’anni fa e lavorandovi direttamente da oltre mezzo secolo, ne conosce tutti i segreti: Riccardo Morganti, un nome diventato un marchio di qualità. Domanda. Sono 120 anni che esiste il caffè Morganti. Qual’è la storia di quest’azienda? Come è nata, quali sono state le sue origini? Risposta. La fondò mio nonno Romeo Morganti, appartenente a una famiglia di speziali. Ad un certo punto, a causa di un dissidio verificatosi con un fratello, cominciò ad interessarsi di liquori e contemporaneamente di caffè; quindi, coadiuvato dai figli Giovanni, Armando e Corra- do, avviò a Roma un’attività sia di produzione dei primi, sia di torrefazione del caffè in uno stabile di Via Ripetta in cui risiedo tuttora. All'epoca il caffè proveniva dal Brasile, dall'America centrale, dall'Asia e dall'Africa e sbarcava a Genova. A quel punto proseguiva il suo viaggio fino alla foce del Tevere e da lì risaliva il fiume con un vaporetto chiamato «Garibaldi» che lo scaricava nel porto fluviale di Ripa Grande, di fronte a Porta Portese. Poi con dei carri veniva portato in torrefazione, dato che ancora non si parlava di autocarri, tanto che avevamo anche delle scuderie per i cavalli. Questo fu l'inizio. D. Poi che cosa avvenne dopo? R. Mio nonno morì prematuramente nel 1915 e i tre figli prosegui- specchio economico rono l’attività sempre nei locali, allora ingranditi, di Via di Ripetta e nei magazzini di Via del Fiume. Intorno al 1969 tutto lo stabilimento fu trasferito in Via di Tor Cervara, in prossimità di Via Tiburtina. Quando si decise il trasloco dell’azienda dai locali divenuti ormai insufficienti, dal momento che mi ero laureato in architettura e ci occupavamo anche di costruzioni edilizie, curai personalmente la realizzazione del nuovo stabilimento. Successivamente, a causa di una malattia di mio padre, dovetti interessarmi anche del funzionamento dell’azienda del caffè e da quel momento, circa 45 anni fa, me ne sono sempre occupato gestendola con mio cugino Massimo e con le nuove leve, costituite da mia nipote Vega e dal mio figlio primogenito Andrea. D. Quali programmi avete per il futuro? R. Cerchiamo di sviluppare l’attività, che si svolge tuttora in Via di Tor Cervara, dove stiamo realizzando un ampliamento, sempre alla ricerca della qualità, risultato che più ci interessa e ci distingue. Abbiamo sempre avuto la passione per il caffè e siamo sempre vissuti in questo ambiente, svolgendo l’attività soprattutto nell’ambito dei pubblici esercizi. Il caffè viene consumato prevalentemente in due diversi ambienti: in locali pubblici, in particolare nei bar, e in famiglia. Si tratta di due canali ben distinti. Nel caffè del bar si cura molto la qualità, il servizio, l’assistenza; quello di uso familiare si caratterizza per la qualità e il prezzo inferiori, per l’estetica della confezione e per la componente pubblicitaria. Sono due mercati diversi. A noi interessa anche il comparto famiglie, ma con volumi di vendita marginali rispetto al resto. D. Per quale motivo? R. Dal momento che la vendita del caffè viene favorita dalla pubblicità e dai prezzi inferiori, questo comporta costi maggiori per le aziende, che cercano una compensazione nella qualità del prodotto. La nostra azienda riesce però ad essere competitiva grazie anche ai minori costi di gestione, gestione che è sempre stata familiare. La differenza di qualità tra i due mercati pertanto è notevole, si tratta di due mondi diversi. Il consumatore da bar preferisce i caffè dolci, quindi quelli brasiliani e centro-americani e alcune varietà etiopiche; non «N el 1890 il caffè da Genova giungeva nel porto di Ripa Grande, a Porta Portese, a bordo di un vaporetto che poi risaliva il Tevere; quindi con i carretti veniva trasferito in torrefazione. Non c’erano ancora automezzi ma solo carri e cavalli, tanto che avevamo anche delle scuderie » VaritipidicaffèMorganti è vero che il caffè africano è tutto di qualità inferiore, alcuni sono anche buoni, quelli etiopici sono altamente profumati e quindi vanno inseriti in miscele di maggior valore. D. Chi ha scoperto il caffè? R. Secondo una leggenda risalente al 1300, la pianta arabica è nata in Etiopia ma è tipica anche dello Yemen, Paesi che in tempi antichissimi erano uniti. Le capre che ne mangiavano le bacche davano segni di nervosismo e i pastori ne chiesero la spiegazione ai monaci che, ricavandone delle pozioni, si accorsero che la loro ingestione consentiva di stare più a lungo svegli per le preghiere notturne. Lasciate accanto al fuoco, le bacche si abbrustolivano sviluppando, alla temperatura di 170 gradi, un gradevole profumo; i monaci ne trassero allora delle misture da cui il primo caffè. Il nome deriva 13 dall’arabo «cavè» che indica il caffè sia dell’Etiopia dove esiste una zona chiamata «Caffa», sia nello Yemen dove Caffa è il nome di una città. Un’altra leggenda narra che Maometto fu colpito dalla malattia del sonno e che l’arcangelo Gabriele gli somministrò un infuso a base di bacche nere; Maometto bevve la bevanda e si riprese talmente che disarcionò 20 cavalieri e soddisfece 20 donzelle. D. Come si diffuse poi nel mondo? R. Diventato un prodotto molto richiesto, gli arabi lo diffusero in Arabia e in Asia. Da Costantinopoli dilagò a Venezia, dove sorsero i primi caffè, quindi in Europa. Nell’assedio di Vienna del 1529 arabi e turchi furono sconfitti e fuggendo lasciarono sotto le mura della città sacchi di caffè che gli austriaci ritenevano fosse un alimento per i cavalli, poi ne appresero l’uso dai prigionieri turchi. D. Come viene lavorato? R. La lavorazione è tutta computerizzata e automatizzata, è completamente cambiata dai tempi in cui la nostra azienda fu fondata; oggi si avvale di un numero limitatissimo di persone, i dipendenti sono assorbiti piuttosto dalla distribuzione e dalla vendita. Abbiamo un’adeguata diffusione nell’Italia centrale e già da alcuni anni ci siamo dedicati all’estero con soddisfacenti risultati in Cecoslovacchia, Polonia, Grecia, Finlandia e Svezia. Sei anni fa abbiamo rilevato la Caffè Camerino che disponeva di validi concessionari; ne abbiamo mantenuto il marchio «Caffè Camerino» con 3 effe nel logo. Nei supermercati Metro e in Vaticano siamo presenti con entrambi i prodotti Morganti e Camerino; comunque offriamo il Morganti come caffè d’elite e l’altro come un prodotto più commerciale. D. Cosa cambia nel vostro caffè se viene consumato al bar o a casa? R. Cambia l’aroma, perché al bar viene estratto con macchine a pressione, con la moka invece per ebollizione; il primo è più forte, il secondo più dolce. Il bar impiega caffè fresco, in grani macinati all’istante, ed è senz’altro migliore; quello usato in famiglia è macinato industrialmente e confezionato in sacchetti. Generalmente il barista non vende il caffè in chicchi al dettaglio, al massimo lo vende macinato a meno che, 14 specchio economico Comunque la cafoltre alla licenza per la feina non produce somministrazione, non lo stesso effetto su possieda anche quella tutti, molto dipenper la vendita; per vende dalle miscele. derlo confezionato ocQuelle molto rafficorrono entrambe. Nel nate contengono caso del «Camerino» poca caffeina; i abbiamo rilevato a Rocaffè a prezzo basma dei bar, ad esempio so ne hanno soliin Largo Arenula e in tamente di più. Piazza Irnerio, dove abPoiché si tratta di biamo mantenuto le miun prodotto insascele di tale marchio. pore e il costo delD. Quali sono le zone la macinazione è più adatte alla coltivalo stesso, non si zione? capisce la diffeR. I terreni migliori renza di prezzo. I sono innanzitutto quelli caffè più buoni ne lontani dal mare, privi hanno poca. di salsedine, situati preD. Che cosa si feribilmente in collina, a prepara per il fuun’altitudine di 600-800 turo di questa bemetri. Sia per il caffè che vanda? si consuma al bar sia per Dasinistra:Andrea,Massimo,VegaeRiccardoMorganti R. Si sta diffonquello usato in famiglia, sono importanti le ricette per ottene- cosiddette 5 emme: «miscela, mac- dendo molto il caffè monodose anre buone miscele delle varie qualità; i china, macina, mano e Morganti». La che perché è molto pubblicizzato; la prodotti centro americani, che sono moka non deve essere mai lavata con cialda non inquina e si smaltisce fapiù dolci, abbinati ad altri indiani o detersivi, il caffè non deve essere né cilmente, le capsule hanno il probleafricani, assumono una corposità di- poco né molto, l’acqua deve essere a ma dello smaltimento ed entrambe versa e danno ottimi risultati. Noi livello della valvola, non sopra né hanno bisogno di macchine particopreferiamo miscelare Brasile, Sud e sotto; posta la moka su un fornello lari. Noi produciamo anche le cialde Centro America, Colombia, Costari- medio, quando comincia a «borbot- Morganti, presenti nei punti vendita ca, Guatemala, un po’ di Messico. tare» va lasciata farlo, poi spegnere il del nostro caffè per famiglia. Mentre Confezionato in sacchi, il prodotto in fuoco, far riposare per 20 o 30 secon- la cialda è unica, usabile in tutte le chicchi verdi arriva in container e di quindi versare nelle tazzine. Da macchine, la capsula può essere usaviene inserito in silos; le varie qualità qualche anno è comparso un diverso ta solo in alcune di esse. Comunque vengono miscelate e poi tostate sen- modo di fare il caffè; il metodo mo- in futuro si consumerà molto caffè za alcuna aggiunta di aromi o altre noporzionale. Anche noi l’abbiamo monoporzionale, ovvero cialde, cacomponenti, dato che in Italia è vie- adottato fornendo singole porzioni psule ecc. D. Di tutti i modi di fare il caffè tato ogni tipo di aromatizzazione. La di miscela; lo facevamo già per il mia azienda importa annualmente «decaffeinato», venduto in bustine di qual è, a suo giudizio, il migliore? R. Il miglior caffè per la famiglia si circa 40 mila sacchi di 60 chili ciascu- 6,5 grammi. Ai bar generalmente forno, con caratteristiche diverse secon- niamo un macinino con caffè decaf- ottiene dalla caffettiera napoletana feinato in grani per mantenerne la che però non viene più usata sia do la provenienza. perché il caffè dovrebbe essere maciD. Come è diffuso il caffè Morgan- freschezza. D. Quale tipo di caffè contiene più nato differentemente, sia perché la ti in Italia? fuoriscita è più lenta. La moka ha R. Con il caffè da bar non siamo caffeina? R. Quello americano, perché viene preso il sopravvento, ma ora subisce molto presenti nel Nord Italia; il Paese è suddiviso per regioni soprattut- tenuto in infusione per un tempo la concorrenza delle macchinette to in base al gusto, e a volte il caffè superiore, 5 o 10 minuti. Nella moka monocialda. Personalmente preferigradito in un regione non lo è in a parità di caffè la sua presenza è sco il caffè della moka, più dolce e un’altra, perché la tostatura è diver- minore, ma quello che ne ha meno piacevole. D. Quali sono i vostri programmi? sa. Esistono tre tipi di torrefazione di tutti è l’«espresso», perché il pasR. Abbiamo interesse a sviluppare più o meno avanzata: nel Nord si saggio dell’acqua attraverso il caffè preferiscono caffè tostati più leggeri, è immediato, rapido, con limitata l’attività e ad ampliare l’azienda; siapiù chiari; nel Centro, una tostatura diluizione. Il suo sapore è più forte, mo impegnati a diffonderne il marmedia; nel Meridione, più forte. Ab- ma non dipende dalla caffeina che è chio, sempre in linea con la qualità. Della diffusione all’estero si occupa biamo tentato di espanderci in altre insapore. D. Come si decaffeinizza il caffè? principalmente mio figlio. In Danizone d’Italia dove sporadicamente R. È un’operazione che non com- marca abbiamo una grande diffusioabbiamo alcuni clienti; nel Centro Italia abbiamo una presenza estesa, piamo noi ma la Verwerkaf, alla ne con il marchio Camerino. Ci stiacapillare; altrove spediamo il prodot- quale spediamo i nostri caffè verdi, mo affacciando negli Stati Uniti parto ma non prestiamo assistenza. Ai crudi. I chicchi di caffè puro immer- tecipando a fiere e inserendoci nei bar forniamo anche macchine in co- si in vapore acqueo, si dilatano e mercati; è difficile, anche se all’estero modato e attrezzature; poiché questo fuoriesce la caffeina; si usano anche il caffè italiano è amato. D. Se tornasse indietro, sceglierebservizio ha un costo, va seguito con solventi organici che si trovano nella frutta come banane e albicocche, e be lo stesso lavoro? particolare attenzione. R. Rifarei questa attività i cui risulD. Cosa occorre a un bar per dare che provocano la fuoriuscita della caffeina. Da questa si ricava una tati mi hanno portato a coniare lo sloun buon caffè? ■ R. La mia risposta è formata dalle polvere bianca per usi farmaceutici. gan «Morganti, caffè d’autore». specchio economico 15 MARIO VIRANO: PIÙ VANTAGGI PER GLI ABITANTI, MA LA LIONE-TORINO SI FA di ANNA MARIA BRANCA Mario Virano, commissario del Governo per la costruzione della ferrovia Lione-Torino avversione del Movimento No-Tav alla realizzazione della ferrovia ad alta velocità Lione-Torino negli ultimi tempi si è radicalizzata, le forme di lotta sono diventate progressivamente più agguerrite, le manifestazioni dello scorso agosto sono state attuate da gruppi composti al massimo da qualche centinaio di persone, di cui almeno la metà estranee alla Val di Susa, mentre gli abitanti della zona vi partecipano in piccola percentuale. Le tecniche di guerriglia adottate mostrano un’esplicita ricerca dello scontro. Sono pertanto manifestazioni diverse da quelle del 2005 cui partecipavano decine di migliaia di persone. È stato avviato il primo cantiere per le opere propedeutiche alla realizzazione dell’ultima delle quattro gallerie che servono per conoscere la L’ geologia della montagna e che, al termine dei lavori, saranno destinate ad uscite di sicurezza distanti al massimo 15 chilometri l’una dall’altra. Le tre in territorio francese sono ormai ultimate da tempo senza problemi,mentre l'unica prevista in Italia è oggetto degli attacchi dei gruppi antagonisti. Nel frattempo il Cipe ha approvato il progetto preliminare con la positiva valutazione di impatto del Ministero dell' Ambiente; in autunno si darà inizio alla prima fase del progetto definitivo che richiederà un anno, per essere pronti nel dicembre nel 2013, in base al calendario europeo, ad aprire il cantiere dell’opera principale, il tunnel di base. Seguiranno 10 anni di lavori e per il 2023 è prevista l’inaugurazione del tunnel di base, del costo di circa 8 miliardi di euro. Mario Virano è il commissa- rio del Governo italiano incaricato dell’opera. In questa intervista illustra la situazione, le prospettive, i problemi risolti e quelli da affrontare, e molti aspetti ignorati dalla gente. Domanda. Quali sono le sue valutazioni più significative, tecniche, economiche e operative, sull’investimento della società italo-francese LTF, cioè LioneTorino Ferroviaria? Quali risposte prevede da parte dei valligiani? Risposta. Parto da una riflessione di carattere generale, che le unisce tutte. La prima considerazione è che le infrastrutture in genere, e questa in particolare, costituiscono un tema intrinsecamente problematico, perché i motivi di una scelta di questa rilevanza non sono mai inoppugnabili. Frequentemente vengono fatte obiezioni - «Serve, non serve, a quanto 16 specchio economico serve» -, partendo dal fatto che D. Come si insulla direttrice Torino-Lione quadra la Toriesiste già un collegamento ferno-Lione? roviario largamente sottoutilizR. L’ambito mazato. Sorge quindi spontanea la cro-regionale a domanda: «Perché farne uno cavallo delle Alnuovo essendovi una ferrovia pi, chiamato Renormale e non ad alta velocità? gione AlpMed, E perché non usarla anche per comprende 5 rele merci e non riparlarne quangioni: Rhonedo sarà diventata insufficiente? Alpes e Paca per Ma io faccio sempre un esemla Francia; Piepio: se il gestore di una copistemonte, Liguria, ria avesse continuato a copiare Valle D’Aosta le tesi di laurea con la mitica per l’Italia. Olivetti Lettera 22 degli anni 50 Un’area popolamentre via via arrivavano i ta da 17 milioni computer, e se a chi gli considi abitanti e un Vista esterna del cantiere della discenderia di Saint Martin-La Porte gliava di comprarne uno avesse milione e mezzo risposto «Prima esaurisco la di imprese, con nord-ovest italiano. Lettera 22», avrebbe visto progressivaun interscambio annuo di 11 miliardi di D. Quali benefici porterà il Corridoio? euro e un prodotto interno di 500 miliardi mente estinguersi il lavoro. È il caso delR. La sua funzione continentale non è di euro, volumi di un medio Stato eurola direttrice Torino-Lione, dove esiste compiutamente misurabile in termini di peo; una popolazione che cerca, coltiva e una ferrovia su un tracciato più o meno domanda e offerta che è giusto valutare, vuole intensificare gli scambi, storicacorrispondente al collegamento necessama va al di là di questo. Pur in presenza mente divisa in due da una frontiera, le rio, ma di uno standard qualitativo tipo di una valutazione costi-benefici di se- Alpi. L’idea che questo «Stato» a cavallo «Lettera 22» rispetto a quello di un mogno negativo del collegamento Madrid- di questo pezzo delle Alpi sia collegato dernissimo computer. Una ferrovia fuori Siviglia, il Governo spagnolo decise di da una ferrovia ad alto standard è ragiomercato, perché nel tratto alpino vi sono realizzarlo non per l’economicità della nevole e plausibile. Recentemente le Capendenze del 33 per mille, mentre quella tratta, ma perché riteneva strategico il mere di commercio italo-francesi hanno commercialmente praticabile può essere collegamento tra le due città. La conve- presentato uno studio con numeri basilaal massimo del 12 per mille. Pendenze rinienza della connessione continentale è ri, che costituiscono un valido motivo per pide esigono più locomotori, costi maguno degli argomenti più difficili da intro- il collegamento Torino-Lione. Ma a livelgiori, un tunnel per l’attraversamento durre sia nel dibattito politico sia nella lo locale la musica cambia. delle Alpi, quello che continuiamo a usaconsiderazione delle comunità locali. re, l’unico che lega il sud della Francia al D. Perché sono così contrari? D. Non si possono portare esempi? nord-ovest dell’Italia, progettato intorno R. La Torino-Lione è pressoché simR. Io ricordo sempre un’opera pubbli- metrica rispetto alla cresta delle Alpi, ha al 1850 e inaugurato nel 1871. Un’opera cata nel 1846 a Parigi da Cavour, 15 anni un tratto in Francia e uno in Italia ed è di straordinaria lungimiranza quando non prima dell’Unità d’Italia, quando questa composta di tre aree: una francese, una si potevano prevedere i container per le sembrava una pura illusione in un Paese italiana e una «parte comune» che coinmerci, che non possono percorrerla perfrantumato in piccoli Stati solo alcuni dei cide con il tunnel di base, che in Valle di ché gli spigoli toccano la galleria. quali avevano relazioni commerciali ma Susa è diventato quasi una figura mitica. D. Per questo si fa la nuova ferrovia? non trasportistiche. Cavour pubblicò una Quando ho visitato, in Svizzera, il tunnel R. I motivi della costruzione della Tocarta ferroviaria, cioè la rete ferroviaria di San Gottardo che stanno facendo, mi rino-Lione nascono certo anche da quedell’intero territorio nazionale che ritene- hanno spiegato che, soprattutto nel trasta insufficienza. Poi c’è una ragione che va necessaria per fare e per collegare lo sporto merci, le ferrovie sono competitisi fatica a far ascoltare, la realizzazione Stato; se la si confronta con la rete realiz- ve in pianura, non in montagna; quando del Corridoio 5 del quale la Torino-Lione zata nei 100 anni successivi, salvo picco- vi sono le montagne, l’unico modo per è il tratto cruciale, al quale i «padri» delle differenze è la stessa. l’Unione Europea hanno attribuito una viaggiare in pianura è bucarle al piano di D. Aveva inserito anche il raccordo campagna. Tutti i tunnel alpini realizzati funzione di connessione continentale della Torino-Lione? normalmente sottovalutata. Le dorsali tra il 1871 e il 1930, quando la tecnica R. Certo, tanto che nei primi anni 50 non consentiva di scavare oltre i 10-15 principali infatti, cariche di traffico, sono dell’800 lo fece studiare e nel 1857 ap- chilometri, sono a circa a mille metri di le direttrici nord-sud dove storicamente provare dal Parlamento subalpino. Era quota, dove la montagna è più stretta. Atsi sono sviluppati i trasporti (una, ad un collegamento ancora tutto interno tualmente tutti i nuovi tunnel alpini sono esempio, è quella del Brennero), con perché la Savoia era italiana, e fu ceduta lumghi più o meno 50 chilometri. Nella però un paradosso: se si investe dove si alla Francia mentre i lavori erano in cor- Lione-Torino il tunnel sarà lungo 57 chiregistra molta domanda come al Brenneso per cui l’opera divenne internaziona- lometri di cui 45 in territorio francese e ro, non si sbaglia perché vi si crea un ofle. L’Italia indicò i tempi di realizzazio- 12 in quello italiano. I 45 chilometri ferta molto più moderna e attrattiva, che ne introducendo nei contratti con la francesi sono stati approvati da tutti i però a sua volta fa aumentare la domanFrancia una clausola in base alla quale, Comuni e le associazioni ambientaliste, da. I «padri» fondatori dell’Europa imse i lavori fossero finiti prima, la Francia soggetti che in Italia sono contro. maginarono corridoi di riequilibrio e, anavrebbe versato una somma maggiore ziché investire sempre e solo nelle diretD. Perché in Francia è andata così e in come poi avvenne, essendosi conclusi Italia no? trici principali, pensarono di connetterle con molto anticipo rispetto al previsto. con un collegamento trasversale, il CorR. Anche la Francia ha avuto problemi Cavour immaginò la rete non in base al- e proteste di massa contro infrastrutture ridoio 5, che mette in relazione due aree la domanda-offerta di trasporto che non anche ferroviarie o il reattore nucleare storicamente prive di rapporti consolidaesisteva, ma alle potenzialità e alla fun- Superphenix, finché un ministro, Jeanti: la penisola iberica e l’est europeo, zione di collegamento e di unificazio- Louis Bianco, osservò che la conflittuapassando attraverso due regioni più svine.nazionale. luppate d’Europa, il sud francese e il lità o meglio il rapporto complesso con specchio economico 17 le comunità locali è un contributo rilevante affinun dato di fatto e biché si prevedessero effettivi sogna inserirlo nella benefici per il territorio attraprocedura; emanò versato, destinati a migliorare una circolare poi dinon solo l’economia generale ventata legge, in bama le relazioni e l’economia se alla quale il prolocale. Il dato più evidente è la motore di una granrealizzazione a Susa della stade infrastruttura elazione internazionale passeggebora prima uno sturi, che inserisce la Valle nella dio di fattibilità che rete europea. Si potrà partire passa a un soggetto da Londra come da Napoli, terzo tenuto a sentifermarsi al centro della Val di re tutti gli interessati Susa e raggiungere con navette istituzionali, econoi campi da sci. mici, culturali, che Questo è un hanno un tempo ligrande vantagmitato per formulare gio. Oltre a quelbbiamo curato Vista del cantiere del cunicolo esplorativo i rilievi. A questo la del tunnel di della Maddalana in fase di scavo e di punto il promotore o base, la realizzail progetto con deposito del materiale di risulta rinuncia, o procede zione delle altre la partecipazione attiva accollandosi gli opere consentirà oneri, o risolve il problema, quello che polizia, reazione variadi liberare dal di tutti quelli che hanno poi concretamente avviene. L’eventuale mente motivata (metotraffico merci la accettato di collaborare linea storica che contenzioso rimasto aperto diventa così di, procedure, scelte di molto più gestibile. La grande lezione di progetto e mancate atdiventerà di fatto e hanno dato questa esperienza è che il confronto va tenzioni. Ho sempre una metropolitaun contributo detto che quel progetto fatto prima del progetto. na di valle. QuinD. Perché non abbiamo usato questa aveva un pregio e un didi dal punto di rilevante affinché fetto: il pregio è che era procedura? vista residenziale si prevedessero effettivi si potrà andare R. La legislazione italiana non la pre- un buon progetto ferrovede. Si redige il progetto, poi si apre la viario: il difetto è che ad abitare in luobenefici per il territorio conferenza dei servizi e, a progetto fatto, era «solo» un buon proghi molto gradeattraversato, destinati emergono i rilievi. L’impatto è molto più getto ferroviario, cioè voli e salubri, duro, la possibilità di assorbire i rilievi è poco sensibile verso il serviti da una a migliorare non solo molto minore, il costo del progetto è un territorio e la gente. sorta di metropol’economia generale D. Quali sono i danni ulteriore elemento di rigidità. Ci si è rilitana che in volti alla comunità locale della Val di Su- per il territorio? mezz’ora conma le relazioni R. Parliamo di un sa con un progetto già pronto, probabildurrà nel centro e l’economia locale mente vi sono state insensibilità metodo- progetto che non c’è di Torino. La lilogiche. Un’iniziativa può essere presen- più, ma che ha causato nea ferroviaria e tata in maniera più duttile o più rigida. In la rivolta di grandi nuquella della mequell’epoca stava esordendo la cosiddet- meri. Aveva il difetto di tropolitana sono ta Legge Obiettivo, che sembrava fatta essere chiamato Torino-Lione, in realtà tra loro compatibili. La nuova linea mernon solo per accelerare e semplificare le era Milano-Lione, lambiva ma non servici libererà totalmente dal traffico merci i procedure, ma anche per bypassare certe va Torino né per i passeggeri né per le binari, sui quali potranno viaggiare treni rappresentanze territoriali e locali. Si è merci. Prima obiezione avanzata: con leggeri per pendolari. fatto un uso un po’ «gladiatorio» di que- tutta questa roba nessun beneficio? SeD. Perché allora continuano le manifesta legge, che tuttavia non vieta di appli- conda: in Val di Susa esiste una concenstazioni e le proteste? carla ricorrendo a modalità più morbide. trazione di rocce amiantifere; ubicare il R. Perché una parte dei Comuni e i coQuesto ha infastidito gli abitanti. Un al- tracciato dove se ne prevedeva la massimitati No Tav si sono rifiutati di sedersi tro fattore oggettivo è che la Val di Susa ma concentrazione (il monte Musinè) al tavolo per negoziare questi aspetti in è relativamente stretta, per cui l’inseri- non era la soluzione migliore. Poi tutto quanto, sull’onda del movimento nato mento di una nuova infrastruttura è com- questo è stato eliminato dai Governi Pronel 2005 sul primo progetto, si sono sviplesso tanto che la soluzione alla fine di e Berlusconi. Da quando me ne occuluppati convincimenti radicali e precluadottata è costruire tutto in galleria; gli po - dal 12 dicembre 2005 -, è nato un sivi contro qualunque possibile soluziounici tratti all’aperto utilizzano aree già progetto diverso, tutto in galleria. La ne a prescindere. Il marchio No Tav è dicompromesse a fini trasportistici. Nella parte comune di Francia e Italia, ossia ventato un simbolo, per di più improprio piana di Susa c’è un autoporto, un gran- l’attraversamento alpino, determina il dal momento che la Torino-Lione sarà de piazzale asfaltato e una zona di guida primo grande salto di qualità dell’opera. costituita da una galleria di attraversasicura; noi usiamo solo quest’area per Realizzando il tunnel, i tempi di percormento alpino nella quale i treni passegtutte le dotazioni di superficie. La grande renza da Torino a Chambery scendono geri viaggeranno a 220 chilometri l’ora e area dello scalo ferroviario di Orbassano da 152 a 73 minuti; i treni merci, anziché non a 350, e i treni merci a 100 chilomeè già trasformata da anni, tutto il resto mille, trasportano 2 mila tonnellate pertri, come avviene in tutte le gallerie lunstarà in una profonda galleria e non cau- ché non vi sono più pendenze, viaggia ghe. Un marchio anche terminologicatutto in pianura. serà reali pregiudizi al territorio. mente sbagliato, ma diventato fortemenD. Qual è attualmente l’atteggiamento D. Allora perché tanto chiasso? te simbolico e politico, traduzione italiaR. Il progetto presentato nel 2004- dei Comuni? na di alcune parole d’ordine no global e R. Abbiamo curato il progetto con la 2005 determinò una reazione di massa; tema caro all’antagonismo politico, dei occupazione del cantiere da parte di deci- partecipazione attiva di tutti quanti hanno centri sociali, degli anarchici, dei comine di migliaia di persone, scontri con la accettato di collaborare e che hanno dato tati e di una frangia della Val di Susa. ■ «A » 18 specchio economico MAURO NORI: INPS, CON IL CUORE NELLA TRADIZIONE EL LO SGUARDO AL FUTURO irettore generale dell’Inps, Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, Mauro Nori è impegnato, insieme agli Organi, alla dirigenza e a tutto il personale dell’ente, in un compito difficile, soddisfare i tradizionali e i nuovi bisogni del welfare, perché l’Istituto deve seguire l’evoluzione dei bisogni reali ma anche delle tendenze della società moderna, quanto mai mobili, instabili, in aumento e in incessante rinnovamento. È un esperto del settore: diventato dirigente giovanissimo dopo una significativa esperienza in aziende private anche multinazionali operanti nel campo dell’organizzazione e del controllo di gestione, ha svolto la propria carriera nell’Inps da dirigente con incarichi territoriali e centrali: dirigente in sede provinciale, direttore regionale, responsabile dell’ufficio di presidenza del Consiglio di sorveglianza, direttore delle pensioni estere, direttore delle prestazioni, direttore delle risorse umane, vicedirettore generale e infine direttore generale. Ha conosciuto le varie fasi dello sviluppo dell’Istituto e questo gli conferisce sicurezza nelle impegnative scelte che l’Istituto è chiamato a compiere. Domanda. L’Inps si è innovato anche con un ulteriore sviluppo della telematizzazione del rapporto con l’utente, con la nuova veste del sito internet, con il contact center in comune con l’Inail, l’Inpdap e l’Enpals. Ma cosa è cambiato o sta cambiando nelle sedi distaccate? Risposta. L’Istituto è da sempre conosciuto come una struttura i cui assi principali sono l’automazione, la telecomunicazione e le competenze. A partire dagli anni 80, dopo aver massicciamente investito in automazione dei propri servizi e perseguito l’efficienza delle proprie strutture, oggi affronta le fasi dell’interattività e della proattività, legate all’integrazione dei servizi con altre amministrazioni. Per raggiungere questo nuovo obiettivo è fondamentale una gestione puntuale del contatto con i cittadini attraverso molti canali di comunicazione: quindi contact center, web, intermediari sociali e professionali come consulenti del lavoro e professionisti, asso- D Mauro Nori, direttore generale dell’INPS ciazioni di categoria, patronati, Caf. Oggi l’Inps ha rapporti quotidiani con oltre 30 milioni di famiglie. D. Come è accolto il cambiamento dagli interessati? R. È chiaro che ogni innovazione modifica il rapporto con l’utente e ha bisogno di tempo per essere assimilata, ma noi stiamo cercando di immedesimarci nei nostri cittadini per semplificare l’accesso ai servizi, nel contempo economizzando i processi di spesa. Con la presentazione telematica delle denunce contributive prevediamo strumenti di facilitazione; ad esempio, oltre al web e agli intermediari professionali e sociali, lavoreremo sul contact center, attraverso il quale il lavoratore o il pensionato potrà presentare le proprie istanze direttamente con il telefono, e se non risolverà il proprio problema direttamente, otterrà un appuntamento nelle nostri sedi. D. Chi risponderà al telefono? Si verificheranno le solite lunghe attese? R. Stiamo lavorando ad un nuovo servizio telefonico per le nostre sedi; il sistema di contact center, che gestiamo con l’Inail e prossimamente anche con gli altri Enti previdenziali Inpdap ed Enpals, ci dà molte soddisfazioni; da oltre un decennio viene usato dall’Istituto con una crescente fornitura di servizi ad alto valore aggiunto. La possibilità di iscrizione dei lavoratori domestici con una semplice telefonata è stata un successo, stiamo lavorando per completare la gam- specchio economico ma dei servizi. In un futuro prossimo, attraverso il conctat center, saremo in grado di gestire appuntamenti mirati presso le nostre sedi, laddove la presenza del cittadino sia necessaria all’erogazione di un servizio o alla consulenza. D. Curate la formazione degli addetti o questi sono dipendenti dell’Inps? R. Gli operatori di call center sono dipendenti delle società che gestiscono il servizio. È indubbio che il livello di formazione è elevato ed è gestito direttamente da operatori dell’Istituto. Abbiamo un’apposita struttura che cura la loro formazione e quando lanciamo una campagna di massa, gli operatori dell’Istituto avviano le opportune iniziative di formazione degli operatori del call center. D. Aumenterà ulteriormente l’attenzione alla qualità del servizio? R. Da tre anni insieme al Presidente abbiamo avviato una profonda riorganizzazione dell’Istituto adottando modalità imposte dall’evoluzione delle nuove tecnologie e dalle telecomunicazioni. Il nostro scopo è quello di migliorare il già alto livello di automazione dei processi di servizio adeguando coerentemente i processi organizzativi dei nostri uffici periferici. Gli obiettivi in termini di servizio sono in continua evoluzione. Evoluzione caratterizzata dall’aumento delle richieste di consulenza da parte di cittadini. La domanda più frequente vent’anni fa era: «Quando vado in pensione?»; ora è: «Cosa mi conviene fare? Continuare a lavorare, andare in pensione, riscattare un periodo di lavoro o studio, effettuare un ricongiungimento contributivo?». Il livello di varietà e variabilità delle istanze di servizio è cresciuto in maniera esponenziale. Il cittadino oggi non chiede solo risposte sulle sue prestazioni, vuole essere guidato nella conoscenza dei propri diritti e sulle relative opportunità che gli si offrono. L’Istituto si occupa di tanti problemi, negli ultimi due anni gli ammortizzatori sociali e l’invalidità civile hanno caratterizzato in maniera determinante la nostra attività gestionale; accanto a queste sussistono tante attività misconosciute che ci impegnano duramente, ad esempio quante persone conoscono il fatto che in Italia il più grande sostituto d’imposta è l’Inps con poco meno di 15 milioni di sostituiti; se a queste dimensioni aggiungiamo che da tempo gli Enti territoriali hanno scoperto la variabilità impositiva per mezzo delle proprie addizionali, il quadro delle complessità gestionali appare in tutta la sua interezza. In effetti, il rapporto con il territorio in futuro sarà sempre più strutturato, le nuove esigenze di welfare, infatti, vedranno sempre di più protagonisti gli Enti locali e regionali e noi desideriamo proporci come lo strumento per utomatizzati «Ai propri servizi e perseguita l’efficienza delle proprie strutture, l’INPS affronta ora la seconda fase: ossia quella dell’interattività e della proattività, consistenti nell’integrazione dei servizi con le altre Amministrazioni » La sede centrale dell’INPS a Roma rendere possibili ed economicii questi servizi. Noi ci proponiamo di essere il sistema nervoso di questo nuovo rapporto tra amministrazioni centrali e territoriali, vogliamo mettere a disposizione le nostre autostrade telematiche e i nostri sistemi cloud, insomma ci candidiamo a fornire questo servizio alle amministrazioni del Paese, senza prevaricazioni ma con la consapevolezza di avere le competenze ed anni di esperienza alle spalle. D. Si riuscirà a realizzare tutto ciò? R. Chi mi conosce sa che considero la sobrietà e l’understatement un valore e un modo di affrontare i problemi, quindi non mi piacciono le dichiarazioni roboanti e questa potrebbe sembrarlo ma già oggi svolgiamo queste attività per molte amministrazioni, in futuro vorremmo caratterizzarci per queste competenze anche perché la crescita, per una struttura aziendale complessa come la nostra, o è una crescita di sistema ovvero una crescita di tutta la filiera di servizio, o non c’è crescita. Non c’è più spazio per splendide monadi. Negli anni 80 potevamo concentrarci per rendere più efficiente la nostra attività lavorando sui processi interni di formazione e sull’utilizzo di forti dosi di automazione. Il futuro non è «scritto con le stesse lettere», oggi viviamo sempre più in una società complessa, specializzata ed integrata e perciò stesso 19 interdipendente. Cento anni fa, in una società rurale, quando mancava la luce non si determinavano situazioni problematiche, oggi questo evento determinerebbe il panico, oltre a problemi di regolazione difficilmente solubili. In buona sostanza siamo più complessi, ma anche più interdipendenti e perciò più fragili. Pertanto, una struttura pubblica complessa come la nostra cresce se cresce l’intero sistema. D. Cosa pensa dell’ultima riforma delle pensioni? R. Il nostro sistema previdenziale è considerato il più stabile dei Paesi cosiddetti industrializzati. La Cina ci ha scelto quale modello per la costruzione del proprio welfare. Il merito dell’Italia in questo campo è quello di aver creato nel tempo un sistema che è riuscito a coniugare solidità e sostenibilità sociale senza rivoluzioni sociali, e questo merito va riconosciuto a tutti i Governi e alle parti sociali che si sono avvicendate dal 1992 ad oggi. Il dossier previdenziale, ovviamente, rimane aperto per alcuni correttivi necessari in tutti i sistemi complessi, e i sistemi di welfare sono complessi per definizione. È normale che ci possano essere in futuro piccoli interventi correttivi e di armonizzazione e questo è il compito della politica, ma il nostro impianto previdenziale è solido, anche nella spesa tendenziale. D. Da cittadino quali critiche rivolgerebbe ai dirigenti dell’Inps? R. Chiederei al direttore generale in primis di immedesimarsi nei bisogni dei cittadini. Immediatamente dopo, però, mi porrei il problema dell’adeguatezza delle risorse umane a disposizione, per i compiti che comunque un’azienda di servizi non può delegare all’automazione. Senza sviluppo, innovazione e informatica, questo ente non sarebbe quello che è, ma l’Inps è anche il fattore e il simbolo della coesione sociale del Paese, il luogo in cui i bisogni dei cittadini e delle loro famiglie vengono esauditi. Un aspetto che noi, dipendenti dell’Inps non dobbiamo mai dimenticare è la risposta al bisogno di contatto dei nostri cittadini, soprattutto di quei cittadini che quando entrano in contatto con noi sono in condizione di bisogno e che da noi attendono una risposta professionale, efficiente, corretta ma, soprattutto, rispettosa della dignità delle persone in stato di bisogno. Vorrei che l’Inps ascoltasse ancora di più il cittadino che legittimamente ha bisogno di risposte e di servizi efficienti a basso costo. D. Potete esaudire questi desideri? R. Ogni nostro dipendente ha presente questa necessità e sentiamo questa esigenza, come un’esigenza prioritaria anche quando non riusciamo a rispondere effica- 20 specchio economico cemente alla moltitudine delle sollecitazioni che ci vengono rivolte ogni giorno. Un aspetto che mi preme sottolineare è che non tutti i cittadini sanno qual’è la reale dimensione dei volumi e della complessità delle attività che il nostro Istituto compie ogni giorno: 15 milioni di pensioni che variano il loro importo di mese in mese, la gestione dei contributi di 20 milioni di iscritti, il recupero dei crediti, l’attività ispettiva, quella legale, quella sanitaria, quella tecnico edilizia. Tutto nel nostro Istituto assume dimensioni rilevanti e noi siamo meno di 30 mila dipendenti. In Francia le stesse attività dell’Inps sono svolte da 13 enti con 120 mila dipendenti; in Germania il solo aspetto previdenziale, le pensioni, è gestito da due enti con 80 mila dipendenti. D. Il SuperInps è un ipotesi o una prospettiva reale? Come fondere in un solo ente i sistemi diversi di lavoro vigenti nell’Inpdap e nell’Inail? R. Il SuperInps è una norma di tipo programmatico; se la volontà politica in merito al progetto di accorpamento sarà realizzata, ci adegueremo. In ogni caso da tempo e senza clamore, assieme agli altri Enti previdenziali, con la regìa del Ministero del Lavoro stiamo realizzando consistenti sinergie operative sugli immobili strumentali con le case del welfare e sull’informatica. In buona sostanza io penso che il compito che noi abbiamo come organismo di vertice di questi enti è cercare di mettere in comune le risorse per dare risposte efficaci e abbattere i costi. D. Cosa blocca i politici? La perdita di tanti posti di lavoro? R. La telematica cambia i processi lavorativi e riduce l’intervento delle operazioni ripetitive dell’uomo; con lo sviluppo dei nuovi sistemi produttivi basati su elettromeccanica e telematica sono sparite le lavorazioni faticose, ma lo sviluppo crea anche nuove opportunità di lavoro, a patto che si sappiano cogliere le nuove occasioni. Chi avrebbe pensato che una comunità telematica come Facebook rappresentasse un valore economico di miliardi di euro? Per questo va riconsiderato anche il meccanismo di formazione e di istruzione e, soprattutto, la voglia dei nostri figli di cimentarsi con corsi di studio a carattere tecnico-scientifico e, mi si permetta, a non svalutare la formazione al lavoro non intellettuale. D. Qual’è la politica di investimenti nella comunicazione? R. Investiamo in questa attività, in quanto gestire informazioni è una nostra caratteristica. Arrivo a formulare un paradosso: recentemente in una riunione, alle persone che ascoltavano, ho rivolto la domanda se sapevano quale fosse l’attività dell’Inps. Ovviamente, dopo un primo momento di perplessità, i miei interlocutori mi hanno indicato le pensioni, le varie forme di assistenza ed altro; io ho fatto presente che in realtà l’Inps è una grande fabbrica di informazioni. Da «Da 3 anni insieme al Presidente abbiamo avviato una riorganizzazione adottando modalità imposte dalle nuove tecnologie; il nostro scopo è migliorare il già alto livello di automazione dei processi di servizio adeguando i sistemi organizzativi dei nostri uffici periferici » 30 anni abbiamo smaterializzato la cassa, per cui da banche e poste riceviamo un flusso informativo che elaboriamo e restituiamo sotto forma di informazioni che si trasformano in prestazioni, in denaro, in cartelle esattoriali, in azioni di recupero dei crediti. Compiamo ogni mese 16 milioni di transazioni con pensionati, abbiamo 19 milioni di lavoratori iscritti di cui possediamo tutti i dati. Insomma siamo il più grande Istituto di elaborazione di informazioni esistente in Italia. Al riguardo, peraltro, mi piace sottolineare un’eccellenza italiana: l’Inps riceve dal sistema produttivo mensilmente, attraverso il sistema Emens, tutte le informazioni riguardanti il lavoro, l’entità delle retribuzioni e delle contribuzioni, gli eventi che interessano il lavoratore, la malattia, la cassa integrazione, la disoccupazione. È uno strumento unico nel mondo, che non esiste negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Germania, in Francia o in Giappone. D. Si è parlato di una banca dati per l’occupazione dei giovani genitori. Qual è il suo giudizio? R. Nell’ambito del nostro sistema informativo stiamo costruendo l’anagrafe delle posizioni individuali dei cittadini italiani, che si arricchiscono sempre di maggiori informazioni legate alla carriera lavorativa, al versamento dei contributi, allo status di lavoratore occupato o in stato di disoccupazione, di soggetto percettore di prestazioni e sostegno, di pensionato. È chiaro che dall’informazione nasce la conoscenza e da questa le migliori scelte istituzionali. Collaboriamo con il Ministero del Lavoro nella creazione delle banche dati per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, il cosiddetto click lavoro, e siamo pronti a fornire strumenti sempre più ricchi e fruibili per garantire l’incontro di questi due mondi che spesso risultano inutilmente distanti. D. Come procede la lotta all’evasione contributiva? R. Da parte nostra c’è sempre stato un notevole impegno perché i benefici previdenziali si pagano anche con l’incasso dei contributi e con le risorse che l’Istituto riesce a reperire. In questi ultimi tempi abbiamo realizzato iniziative di integrazione di informazioni con altre pubbliche amministrazioni per individuare strumenti più efficaci nella lotta all’evasione e all’elusione contributiva mediante sistematici incroci informatici, come l’operazione Poseidone assieme all’Agenzia delle Entrate, che ci ha consentito di scovare una quantità rilevante di elusione contributiva. Per il lavoro nero operiamo per individuare interi segmenti produttivi che non si denunciano e che creano un dumping commerciale e sociale che danneggia anche le aziende sane. D. Oltre alla modulistica in diverse lingue, come favorite l’integrazione dei 2 milioni 700 mila lavoratori stranieri iscritti all’Inps? R. L’Inps qualche anno fa sperimentò in Umbria un servizio di mediazione culturale per i lavoratori stranieri; un’esperienza positiva che dobbiamo riprendere perché i lavoratori di lingua non italiana sono ormai oltre 2 milioni 700 mila. Il lavoro regolare è un elemento decisivo nelle politiche di integrazione sociale non solo dal punto di vista economico, ma anche e soprattutto sotto il profilo della dignità e del riconoscimento sociale di una persona. D. Le conseguenze della recente manovra sul suo settore? R. Ritengo che il compito dei tecnici non sia quello di commentare ma quello di fornire le giuste informazioni, gli strumenti di conoscenza di cui si dispone a beneficio delle scelte che solo la politica può e deve fare. D. È pro-donna o pro-casse dello Stato l’innalzamento dell’età pensionistica delle donne a partire dal 2014? R. In questo momento e in presenza di una delle più grandi crisi economiche dal dopoguerra, si è scelto di intervenire non sull’incremento dei contributi previdenziali che avrebbe determinato una perdita di competitività delle nostre aziende, non su una riduzione delle prestazioni in essere, ma sull’innalzamento dell’età pensionabile delle donne nel settore privato. Peraltro, è opportuno sottolineare che nel settore pubblico queste norme già esistono. D. Quale messaggio darebbe ai milioni di utenti dell’Inps? R. Auspico che l’Istituto risponda sempre con efficacia e tempestività alle loro esigenze; possiamo ancora migliorare, ma sappiamo che ogni mattina il personale, la dirigenza e gli organi dell’Istituto lavorano sodo per dare loro risposte positive, perché il consenso dei cittadini è la nostra ragione d’essere. ■ SPECCHIO ECONOMICO Istituz 200x270.indd 1 22/03/11 11.06 22 specchio economico MAURO PASTORE: BCC DI ROMA, OCCORRE RILANCIARE LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE a cura di LUCIANO DI DOMENICO Mauro Pastore, direttore generale della Banca di CC di Roma iberare le forze produttive di questo Paese. Migliaia di piccole e medie imprese, che ogni giorno operano con tenacia, sono la spina dorsale dell'Italia; occorre che lo Stato ne assecondi e rilanci la loro rilevante capacità di produrre ricchezza con misure adeguate e urgenti. Solo con una robusta crescita economica, infatti, si rassicureranno i mercati sulla nostra capacità di onorare i debiti». Mauro Pastore, direttore generale della Banca di Credito Cooperativo di Roma, non ha ˙L dubbi su quel che occorre fare subito per evitare un peggioramento dei conti pubblici italiani. Infatti, malgrado il Parlamento abbia dato il via libera definitivo alla manovra per il reperimento di 50 miliardi di euro, i mercati non sembrano affatto tranquilli e i rapporti del Fondo Monetario Internazionale e dell'Ocse continuano a rivedere al ribasso le stime di aumento del prodotto interno italiano, ora previsto in un magro 0,8 per cento. E il costo del debito di conseguenza sta aumentando rapida- mente. Il differenziale tra i Buoni del Tesoro poliennali italiani e i Bund tedeschi ha sfiorato il livello record dei 400 punti, facendo schizzare, nell'asta del 12 settembre scorso, gli interessi dei Bot a un anno al 4,1 dal 2,9 per cento del collocamento di agosto. E non basta: l'Unione Europea lascia intendere che l'Italia dovrà varare misure aggiuntive alla già pesantissima manovra. «La spiegazione è abbastanza semplice. La manovra punta più a un incremento delle entrate che a un dra- specchio economico stico taglio delle spese e al varo di misure per sostenere una robusta crescita economica; i mercati mostrano dunque scetticismo sulla nostra capacità di rimettere i conti in ordine. L'Italia ha accumulato negli anni un debito di circa 1.900 miliardi di euro, con un costo annuale per interessi di 70 miliardi. Se non produciamo più ricchezza, se cioè il nostro prodotto interno lordo non cresce adeguatamente, non siamo in grado di assorbire l'incremento costante degli interessi–spiega Pastore–. Ogni punto di aumento dello spread con i Bund tedeschi comporta un maggior esborso per interessi di 19 miliardi in un anno. Se la nostra economia crescesse di due punti l'anno, avendo una tassazione di circa il 50 per cento, lo Stato incasserebbe risorse aggiuntive che garantirebbero l'equilibrio con le uscite per interessi. Il nodo, dunque, è costituito dalla crescita dell'economia; se questa non vi sarà, il nostro debito continuerà ad aumentare». Domanda. Le principali banche italiane registrano in Borsa pesanti cali del valore delle loro azioni; per quale motivo? Risposta. Sui forti ribassi verificatisi nei giorni scorsi, in particolare, ha pesato l'abbassamento del rating, soprattutto delle banche francesi; sono state penalizzate poiché hanno in portafoglio titoli pubblici di Paesi in difficoltà, i cosiddetti «PIGS», cioè Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna. Ora purtroppo dobbiamo parlare di «PIIGS» con una «I» in più rispetto al passato, quella dell'Italia, entrata nel novero dei Paesi a rischio. Per farla uscire da questa situazione occorre che i mercati siano convinti di un forte rilancio della nostra economia. D. Lei sottolinea di nuovo la necessità di aumentare la capacità di produrre ricchezza. Le critiche che in maniera piuttosto determinata ha rivolto alla manovra l'avvocato Alessandro Azzi, presidente della Federcasse, muovono proprio dalla constatazione che, almeno per quanto riguarda le Banche di Credito Cooperativo, essa va in senso diametralmente opposto a ciò che occorre fare per rilanciare l'economia. È così? R. Certamente. L'avvocato Azzi ha criticato l'aumento del peso della fiscalità sulle nostre banche. Perché, di fronte a qualche decina di milioni di entrate di euro in più, lo Stato va a colpire l'unica fonte di patrimonializzazione delle nostre banche e quindi va a penalizzare il nostro ruolo di sostegno dell'imprenditoria media e «M algrado la crisi non abbiamo rallentato gli impieghi perché coltiviamo la conoscenza diretta dei clienti, seguiamo la loro attività, saggiamo la loro correttezza e puntualità. Così riduciamo i rischi e sosteniamo gli sforzi di chi lavora » Roma. La sede della Presidenza della BCC piccola italiana. Mi spiego meglio. La manovra di luglio e quella di settembre agiscono sulla tassazione delle Banche di Credito Cooperativo. Lo scorso luglio è stata aumentata l'Irap dello 0,75 per cento; ora, sul fronte dell'Ires, si è ridotta del 10 per cento la quota degli utili esente da tassazione: dal 70 si è passati al 63 per cento. Per le Banche di Credito Cooperativo la principale fonte di capitalizzazione sono proprio gli utili. Non possiamo ricorrere al mercato azionario come le banche commerciali. Per questo motivo il particolare regime fiscale delle Banche di Credito Cooperativo ha «una funzione ripristinatoria della parità concorrenziale», essendo peraltro il patrimonio indivisibile e indisponibile per i soci per tutta la durata della società. Per 23 gli effetti della manovra, definita a ragione iniqua e penalizzante, è possibile prevedere che, per ogni milione in meno che le Banche di Credito Cooperativo potranno capitalizzare, vi saranno minori impieghi a sostegno dell'economia reale per circa 20 milioni di euro. Non solo: con tale decisione lo Stato si accontenta di incassare 50 milioni di tasse in più all'anno da tutte le 400 Banche di Credito Cooperativo, mentre se si fanno due conti avrebbe potuto incamerarne molti di più. Se con un milione riusciamo ad avere 20 milioni di impieghi, con gli stessi 50 milioni avremo potuto fare preventivi per un miliardo di euro, che sicuramente avrebbero generato un monte-tasse superiore a quello che lo Stato oggi chiede al sistema delle BCC. D. È un cattivo affare, dunque? R. Appare evidente. Dal 2008 ad oggi le Banche di Credito Cooperativo hanno incrementato la concessione di crediti ai settori produttivi in misura di gran lunga superiore alle banche commerciali. Secondo i dati della Federcasse, gli impieghi delle BCC si attestano oggi intorno ai 150 miliardi di euro. Abbiamo erogato alle piccole e medie imprese italiane il 20 per cento del totale dei finanziamenti concesso dal settore creditizio. E questo pur avendo solo una quota di mercato prossima al 10 per cento. Infatti, dopo lo scoppio della crisi le Banche di Credito Cooperativo hanno svolto con coerenza il proprio ruolo anticiclico compiendo sforzi straordinari per consentire a migliaia di famiglie e imprese di non soccombere. D. Perché le BCC non hanno rallentato i loro impieghi malgrado la crisi e il conseguente rischio di insolvenze? R. Perché siamo banche locali. Coltiviamo la conoscenza diretta dei nostri clienti, che spesso sono anche soci. Seguiamo il loro percorso imprenditoriale, ne saggiamo la correttezza e la puntualità. In sintesi riduciamo i fattori di rischio. Sappiamo così sostenere gli sforzi di chi si sporca le mani con il proprio lavoro, gli diamo fiducia e prevediamo ragionevolmente che riusciranno a superare le eventuali momentanee difficoltà. Quanto premesso è ampiamente confermato dalla solidità patrimoniale delle oltre 400 BCC che costituiscono tutte insieme il quarto gruppo bancario italiano. Il Tier 1, infatti, è oltre il 14 per cento, ben superiore ai valori medi del sistema bancario. 24 specchio economico AEROPORTO DI CIAMPINO, AL VIA LA NUOVA VIABILITÀ. Dopo l’aeroporto di Fiumicino, ovvero il «Leonardo da Vinci», anche l’aeroporto «Giovan Battista Pastine» di Roma Ciampino, considerato il city airport della capitale, rinnova e riorganizza il traffico in aeroporto. Dallo scorso mese esso offre infatti ai passeggeri un accesso più veloce e tempestivo e un traffico in uscita razionalizzato. Il parcheggio antistante i Terminal Arrivi e Partenze è stato ingrandito e la sosta per i primi venti minuti è totalmente gratuita. Ricevere chi arriva o accompagnare chi parte non costituisce più, quindi, il momento caotico della sosta selvaggia, ma un’operazione fatta in tutta comodità all’interno di un parcheggio autorizzato. Separatori di corsia strategica- mente collocati lungo tutta la viabilità in aeroporto renderanno più fluida, inoltre, la circolazione di mezzi pubblici e privati. Proseguono, dunque, le iniziative della società Aeroporti di Roma che gestisce l’infrastruttura per migliorare il L’aeroporto Giovan Battista Pastine di Ciampino servizio ai passeggeri. Nell’aeroporto Leonardo da Vin- mila auto. Di queste il 69 per cento ci la nuova viabilità, inaugurata lo ha goduto del servizio senza alcun scorso mese di giugno, ha già dato i costo. Si tratta di dati significativi: in primi risultati concreti: nel mese di lu- un solo mese sono stati più di 49 glio sono entrate nei due nuovi par- mila gli utenti che hanno sostato cheggi per breve sosta gratuita 72 gratuitamente in aeroporto. FINMECCANICA: NUOVE COMMESSE IN USA E IN RUSSIA. Nuove commesse negli Stati Uniti e in Russia per un valore totale massimo di circa 120 milioni di euro si è aggiudicata la Finmeccanica negli Stati Uniti tramite la DRS Defense Solutions, e in Russia attraverso la SELEX Elsag. La DRS Defense Solutions si è aggiudicata un contratto di tipo «Indefinite delivery, Indefinite Quantity» dalla SSC Atlantic per 100 milioni di dollari. La commessa prevede la fornitura del supporto operativo relativo a sistemi integrati di sicurezza elettronica, con la possibilità di esercitare opzioni addizionali fino al 2016. A questa commessa si ag- giunge un ordine, per 4,5 milioni di dollari, per la fornitura di servizi di trasmissione satellitare alla Defense Information Systems Agency, a supporto delle operazioni delle Forze Armate statunitensi nel Kosovo. La SELEX Elsag si è aggiudicata dalla RusUno scorcio di Rostov: la Cattedrale sian Post una gara dell’importo di 50 milioni di euro per la nali, oltre 2.500 uffici postali e più di realizzazione del nuovo centro di 50 nodi logistici di comunicazione. smistamento postale automatizzato Per mantenere e sviluppare la proper la città di Rostov sul Don. L’im- pria eccellenza tecnologica, il pianto servirà l’intera area cittadina Gruppo Finmeccanica impegna in oltre a quattro zone di servizio regio- Ricerca l’11 per cento dei ricavi. D. Veniamo ora alla BCC di Roma, la più grande Banca di Credito Cooperativo d'Italia, di cui lei è sulla tolda di comando come direttore generale dal novembre del 2010. Qual'è la sua storia? R. La Banca è nata nel 1954, e in quasi 60 anni di attività si è estesa a tutto il Lazio e a una parte dell'Abruzzo. Abbiamo 22.200 soci, circa 280 mila clienti, 1.250 dipendenti, 140 filiali e 35 sportelli a domicilio presso enti e società private. Negli ultimi anni siamo cresciuti di 7 sportelli in media all'anno. Abbiamo un patrimonio di 670 milioni di euro con quasi 5 miliardi di impieghi, comparto in cui cresciamo del 10 per cento all'anno. Secondo il rapporto Mediobanca 2009 sulle principali società italiane, BCC Roma è la 27esima banca indipendente per attivo di stato patrimoniale; tra queste risulta anche quella con il più elevato coefficiente di solidità patrimoniale. Anche le prime anticipazioni sulle classifiche 2010 confermano tale nostra posizione di solidità, scandita dal Tier 1, l'in- dice che misura la nostra patrimonializzazione. Se per essere in linea con il dettato di Basilea 2 il Tier 1 deve essere pari almeno al 4 per cento delle attività ponderate per il rischio, noi siamo al 14,4 per cento. Tale capitalizzazione, assume ancora maggior valore se si pensa che per l'accordo di Basilea 3 sul capitale delle banche, che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2019, il coefficiente di rischio dovrà essere dell'11 per cento. D. Come siete riusciti a centrare tali obiettivi? R. Perché abbiamo sempre perseguito una ferrea politica di rafforzamento patrimoniale, facendo molta attenzione ai costi e alle economie di scala e accantonando a patrimonio oltre il 90 per cento degli utili annuali. Abbiamo poi un personale molto motivato e qualificato che raccoglie la fiducia dei clienti. Anche sul piano dei rischi e delle sofferenze abbiamo ottimi risultati. Solo il 7 per cento dei nostri crediti è di difficile esigibilità. Le sofferenze lorde sono sotto al 4 per cento e quelle nette di poco supe- riori all’1 per cento. In questo ci ha aiutato l'essere una banca locale, con migliaia di soci, condizione che ci permette di attenuare il rischio delle erogazioni, potendoci basare non solo sulle statistiche ma sulla conoscenza diretta dei nostri clienti, che spesso risale a diversi anni. D. Pensate di estendere ancora la vostra presenza nella zona? R. Per ora vogliamo rallentare la nostra crescita orizzontale e punteremo a potenziare i nostri servizi dove già operiamo, per offrire ancora maggior assistenza alla clientela che è in continuo aumento. Vale infine ricordare come la BCC di Roma, così come tutte le altre Banche di credito cooperativo italiane, ha un legame fortissimo con paesi e borgate. Questi si sono sviluppati con il nostro fondamentale contributo. Dando credito a famiglie e imprese che difficilmente l’avrebbero avuto altrove, ci siamo distinti fornendo una prospettiva di benessere a comunità che difficilmente avrebbero potuto averla senza il nostro aiuto. ■ specchio economico AGENZIE DI RATING: SONO FATTORI DI CRISI, NON VANNO PIÙ ASCOLTATE 25 a cura di LUIGI LOCATELLI Salvo alcuni incrementi, l’Italia ha conservato intatto il proprio patrimonio di oro pari a 79 milioni di once nei sotterranei di Palazzo Koch a Roma L e intercettazioni non concordate dai redattori delle sue riviste con gli interlocutori telefonici non hanno fatto perdere a Rupert Murdoch soltanto l’immagine di maggiore editore internazionale. Oggi non è più ritenuto l’australiano più ricco del mondo. In un agosto segnato da un’indecifrabile meteorologia finanziaria aggravata e in parte provocata dai fulmini delle agenzie di rating, pochi hanno osservato che una signora di 57 anni, Gina Rinehart, stava salendo molto in alto, dal centesimo posto della classifica della rivista Forbes fino al primo, e diventava l’australiana più ricca, con un patrimonio passato dai 2 miliardi di dollari del 2010 ai 9 miliardi attuali, con le ottime prospettive assegnate al settore estrattivo. La signora Rinehart, ereditata dal padre la società Hancock Prospecting, l’aveva fatta diventare la quinta impresa mineraria del mondo, in competizione con colossi delle miniere d’oro, ferro e carbone come Vale o Rio Tinto. Secondo i media australiani, applicando alla Hancock il rapporto prezzo/utili di 11 volte assegnato dalla loro Borsa alla concorrente Rio Tinto, il patrimonio della signora Rinehart avrebbe già un valore di 30 miliardi di dollari; e se le promettenti esplorazioni in alcune miniere d’oro si rivelassero interessanti come la redditizia Hope Dows, potrebbe raggiungere i 100 miliardi, superando i 74 miliardi di Carlos Slim e i 50 di Bill Gates. Una prospettiva possibile con un prezzo del metallo giallo incrementato in 12 mesi del 50 per cento in un agosto che è stato e continuerà ad essere il momento dell’oro, favorito dalla persistente crisi dei mercati finanziari. Non soltanto per gli acquisti di tonnellate di lingotti da parte di banche, imprese e Stati, per la riconosciuta natura di bene rifugio ideale nei momenti di gravi incertezze delle Borse e delle valute, ma anche per la diffusa ricerca di nuove aree di estrazione da quando la quotazione dell’oro ha superato quella del platino, mentre il prezzo del petrolio 26 specchio economico Wti scendeva a 92 dollari al barile e il Brent a 114. Dopo 13 anni di blocco degli acquisti aurei deciso dal Governo di Seul, quando fu costretto dalla crisi finanziaria a imitare l’appello agli italiani dell’autarchia fascista di donare l’oro alla Patria, il 2 agosto scorso la Corea del Sud ha fatto comperare dalla Banca centrale 25 tonnellate di lingotti, con un costo di 1,24 miliardi di dollari, per rimpinguare le scorte. Le riserve auree di Messico, Russia, Thailandia, Grecia e Spagna sono state incrementate dalle estrazioni nelle loro aree aurifere. In Spagna, l’Astur Gold ha ripreso le ricerche anche nelle zone già sfruttate all’epoca dell’impero romano, in particolare a Salave nel nord del Paese, considerandole uno dei maggiori depositi di oro dell’Europa occidentale finora non sfruttati. Grazie alle nuove tecnologie si pensa all’estrazione del 90 per cento delle possibilità, come a circa 120 chilometri di distanza la Orvana Minerals sta già ottenendo nella miniera di El Valle-Boinas. Acquisti ed estrazioni per ripianare i bilanci in perdita resi possibili dalla decisione nel 1971 degli Stati Uniti di porre fine alla convertibilità ufficiale al prezzo di 35 dollari l’oncia stabilito nel 1944 con gli accordi di Bretton Woods. Oggi per le Banche centrali vige il CBGA, Central Bank Gold Agrement, un accordo quinquennale firmato per la prima volta nel 1999 tra le Banche centrali europee, rinnovato nel 2004 e nel 2009, cui hanno aderito anche le Banche centrali svizzera e svedese, nel quale è specificato che «l’oro rimane un importante elemento delle riserve monetarie globali», con l’impegno per gli istituti nazionali aderenti a concertare i loro programmi di vendite di oro fino a 400 tonnellate annue per un massimo, nel quinquennio, di 2.000 tonnellate, pari a 64 milioni di once in totale. Nei 20 anni di vita dell’accordo hanno venduto oro la BCE e le Banche centrali di Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Olanda, Portogallo e Spagna, mentre l’Italia ha conservato intatto salvo alcuni incrementi il proprio patrimonio di 79 milioni di once nei sotterranei di Palazzo Koch a Roma, superata in Europa solo dalla Germania con 109 milioni. Insieme alla rivalutazione dell’oro, poco considerata dai media più attenti alle pagelle delle agenzie di rating e alle conseguenti quotazioni di Borsa, l’estate ha anche evidenziato la crisi dei protagonisti dei più clamorosi eventi finanziari su scala mondiale, detentori di importanti ricchezze, arbitri spesso delle fortune o delle disgrazie di imprese anche grandi, degli azionisti, degli stessi Paesi. E dei risparmiatori, preoccupati della perdita di valore delle modeste o piccole fortune per loro essenziali, spesso i risparmi di una vita di lavoro: costituiscono la maggioranza delle vittime P iù attenti alle pagelle delle agenzie di rating, alle quotazioni di Borsa e alla crisi che ha colpito i protagonisti dei più clamorosi eventi finanziari del mondo, i detentori di grandi ricchezze, gli arbitri di fortune o disgrazie di imprese e azionisti nonché i risparmiatori, la scorsa estate i media hanno pressoché ignorato il fenomeno in atto della rivalutazione dell’oro dei 472 casi insolvenza per oltre mille miliardi di dollari nei confronti dei sottoscrittori di obbligazioni, a partire dal fallimento della Lehman Brothers negli Stati Uniti, indicati nella corposa indagine condotta tra il 2008 e il 2010 da Standard & Poor’s. Situazioni anonime, sconosciute, diverse da quelle apparse nei media. Nei primi giorni dello scorso agosto nei giornali internazionali è apparsa una foto di Carlos Slim Helù visibilmente depresso per aver perduto in una settimana, a causa delle svalutazioni, 6,7 miliardi di dollari, rimanendo comunque con 64 miliardi il più ricco finanziere del mondo: a irritarlo non era l’entità della cifra perduta, ma che il fatto fosse avvenuto nel suo business principale, la compagnia telefonica América Movil, con la cui privatizzazione lui, figlio di un libanese emigrato in Messico nel 1902, venti anni prima aveva cominciato la grande ascesa nella ricchezza, creando un conglomerato di circa 200 imprese. Convinto dell’assurdità del mercato dei subprime, ossia dei prestiti per una somma superiore al valore reale dell’immobile, concessi per incrementare il mercato finanziario anche a poveri diavoli non in grado di pagarne le quote, John Paulson, il ragazzo dei Queens, ha fatto incetta dei titoli quando valevano meno della carta straccia alla vigilia del default, creando le premesse di una fortuna di 20 miliardi di dollari, ed oggi ha in portafoglio il terzo hedge fund del mondo, il Paulson & Co, accanto a consistenti quantità di azioni delle maggiori banche americane, dalla Bank of America alla Citigroup. Oggi Paulson confessa la perdita del 10 per cento del valore del suo fondo nella prima settimana di agosto. Per evitare il ritiro dei sottoscrittori ha scritto loro una lettera per rassicurarli: il 36 per cento del fondo è ancora nelle mani dei suoi partner che non intendono ritirarsi. Intende invece farlo, avendo raggiunto gli 81 anni di età, George Soros, chiudendo il proprio hedge fund Quantum e restituendo il capitale a tutti gli investitori esterni. Così almeno ha dichiarato. D’ora in avanti si limiterà ad amministrare i 24,5 miliardi di dollari, che costituiscono il capitale della famiglia, insieme con i figli Jonathan e Robert. Il Wall Street Journal ha ricordato, tuttavia, che già altre volte aveva annunciato il ritiro, e che è difficile vedere al computer, intento a seguire l’andamento dei propri investimenti come un piccolo pensionato della natìa Budapest, un personaggio che ha studiato alla London School of Economics e seguito le lezioni di Karl Popper sulla «società aperta», e che si è appassionato alla Teoria matematica pura, applicandola poi con notevole abilità ai mercati finanziari con l’acquisto e la vendita a breve termine di titoli e valute: «Sono ricco perché capisco quando sbaglio», è il suo motto. Definito «l’uomo capace di spezzare la Banca d’Inghilterra», Soros nel 1992 ha acquistato fama internazionale quando ha affermato che Gran Bretagna e Italia non potevano reggere, nel Sistema Monetario Europeo, per il dissesto delle finanze pubbliche e per il deficit di competitività. Con le speculazioni sulle monete è stata accelerata la crisi della lira e della sterlina. Un exploit ripetuto cinque anni dopo preannunciando, ma in realtà provocando secondo gli economisti suoi critici, la grande crisi finanziaria del Sudest asiatico. Soros ha scritto tre libri nell’arco di venti anni. L’ultimo nel 2008, con la previsione dell’imminente scoppio di una superbolla finanziaria a livello globale. «Ho gridato al lupo tante volte, solo alla fine il lupo è arrivato», dice adesso. Democratico convinto e progressista da sempre, ha lottato duramente per allontanare dalla Casa Bianca il presidente George W. Bush e ha sostenuto attivamente l’elezione di Barack Obama le cui riforme finanziarie, con le nuove rigorose regole di trasparenza tra le quali l’obbligo di registrazione presso l’organo di vigilanza Sec, non sono ritenute del tutto estranee alla sua decisione di chiudere l’hedge fund e ritirarsi. Intanto, a soli 74 anni, con una nota ai 98 mila dipendenti si è realmente ritirato nel gennaio scorso Amancio Ortega, l’uomo più ricco di Spagna, sconosciuto al mondo della moda anche di nome mentre tutti, compresa la stampa di settore, conoscono la grande catena di magazzini Zara creata da lui, umile figlio di un ferroviere, nel momento giusto, l’anno della morte del caudillo Francisco specchio economico 27 lione di dollari: nel monBahamonde Franco dopo un do sono quasi undici miquarantennio di dittatura, per lioni di persone con 42 vendere agli spagnoli prodotmila 700 miliardi di dolti di buona qualità a basso lari, il 72 per cento del prezzo in tempi di vacche prodotto mondiale del magre. Senza di lui Zara ri2010. Nell’anno precemarrà quello che è diventata? dente erano diminuiti, In Francia Arnaud Lanello scorso anno hanno gardére ha un vasto catalogo recuperato oltre l’8 per di colossali interessi: spazio, cento: quasi una conferarmi, aerei, media, oltre alla ma della tesi di Fitoussi. bellissima modella ventenne Ma non solo gli speculabelga Jade Floret. La più sotori acquistano nei mostanziosa ricchezza della menti dei grandi ribassi. Germania è nelle mani di SuQuest’anno, con le agensanne Klatten Quandt, signizie di rating che ogni ficativamente chiamata Frau La sede della Banca Centrale Europea a Francoforte giorno impartiscono vaBMW. In Italia l’elenco dei ricchi può essere lungo o breve a secon- Daimler sono scese sotto i 37 euro, ha lutazioni sempre più severe, quale sarà da dei criteri adottati per la selezione. aumentato la partecipazione del 5,72 per la perdita raggiunta a dicembre? Con Affidati alle capacità di Sergio Mar- cento nella società che produce Merce- vantaggi di chi? Come queste agenzie hanno acquistachionne, con la Exor che raccoglie il ca- des, oltre al 3,9 per cento già acquistato pitale degli oltre cento eredi gli Agnelli nel dicembre 2009, il 2,03 per cento di to l’autorità di provocare perdite di valopotrebbero tranquillamente godere il Mediaset e l’1,8 per cento di Tod’s. An- re delle quotazioni di imprese, valute, primato, ma in famiglia c’è chi preferi- che gli imprenditori italiani hanno fatto bilanci pubblici? Negli Stati Uniti ci sosce litigare per la «roba» come in un ro- acquisti. Diego Della Valle il 19 agosto no oltre tre milioni di milionari che posmanzo di un Giovanni Verga piemontese scorso avrebbe ampliato l’area dei pro- siedono un terzo della ricchezza monanziché siciliano, arricchendo stuoli di pri investimenti, che già comprende il diale. In Giappone sono un milione 730 avvocati. 14,5 per cento di Saks, uno dei migliori mila, quasi un milione in Germania, la Leonardo Del Vecchio con Luxottica, grandi magazzini degli Stati Uniti, oltre Cina è al quarto posto con 535 mila, suTod’s di Diego Della Valle, Indesit dei a RCS, Piaggio, Cinecittà e alla Fioren- perando Gran Bretagna, India e America Merloni, Francesco Gaetano Caltagiro- tina Calcio con l’acquisto di 12 milioni Latina. L’Italia è al decimo posto con ne tra immobiliare, media e finanza, i di azioni Mediobanca per una spesa di 170 mila milionari, dopo l’Australia e Benetton fratelli e figli, Silvio Berlusco- circa 70 milioni, salendo dallo 0,45 inseguita dal Brasile. Quanto queste cifre sono prodotte dall’andamento reale ni, Alberto Pirelli, Giampiero Pesenti, all’1,9 per cento. Marco Tronchetti Provera, Carlo De BeFrancesco Gaetano Caltagirone e Leo- dello sviluppo delle rispettive economie, nedetti ora cittadino svizzero con media, nardo Del Vecchio avrebbero aumentato e quanto invece sono dovute all’influenfinanza, energia, ed altri ancora sono ci- le loro quote arrivando al 2,2 per cento il za globale, positiva o negativa, delle vatati spesso più nelle cronache mondane primo e al 2 per cento il secondo nelle lutazioni delle agenzie di rating? Da chi o politiche che in quelle economiche. È Assicurazioni Generali, il titolo italiano sono gestite queste? Chi ne sono i prodifficile classificarli: sono imprenditori preferito dagli investitori internazionali, prietari? Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch tutti, finanzieri tutti, editori o membri di il cui valore di Borsa era nel 2007 di 42 consigli di amministrazione di banche, miliardi e che ha chiuso il 19 agosto a sono definite dagli addetti ai lavori «le imprese, giornali, ed è questa una carat- poco più di 18. Rispetto al periodo pri- tre Parche della finanza». Nate circa un teristica tipica del mondo economico ma della crisi, Mediobanca ha perduto il secolo fa negli Stati Uniti, per differenti italiano. 58 per cento, RCS il 72, Unicredit, pri- strade hanno conquistato la capacità di Ci sono inoltre i vertici di grandi mo azionista singolo di Mediobanca, è influenzare i mercati di tutto il mondo gruppi pubblici, come Paolo Scaroni più debole di un anno fa e il nuovo am- con i loro rating: una A in più o in meno dell’Eni o Pier Francesco Guarguaglini ministratore delegato Federico Ghizzo- può determinare sviluppo o contrazione e Giuseppe Orsi della Finmeccanica. Al- ni, che ha sostituito Dieter Rampl, deve di un marchio nelle Borse. Una B signitri, come Franco Tatò, variano tra impre- affrontare un calo di Borsa che tra il fica stasi o, quanto meno, cautela per sa pubblica e privata. Jean-Paul Fitous- 2006 e il 2010 ha dimezzato il capitale, mancanza di sviluppo, una C è giudizio si, l’economista francese con buone ra- con il valore del titolo passato da 1,53 negativo. Altre agenzie, come l’A.M. Best specializzata nel campo assicuratidici in Italia, seduto nei consigli di ameuro a 94 centesimi. ministrazione di Banca Intesa e TeleLa famiglia Berlusconi ha aumentato vo, oppure la Morningstar o la canadese com, sostiene che nell’attuale difficoltà la partecipazione in Mediaset, arroton- Dominion, non hanno questa capacità mondiale i ricchi sono diventati più ricdando di circa l’1 per cento la quota globale ma un’influenza solo locale. Ancora minore è il peso delle agenzie chi e i poveri più poveri. Nei momenti di controllata. Aumento citato nelle comuforte crisi, vige una regola non scritta, nicazioni alla Consob sulle partecipa- malese e cipriota nei loro stessi ambiti. generalmente rispettata: «Quando i va- zioni rilevanti, che porta la famiglia al La Cina ha lanciato la propria agenzia lori scendono, i poveri vendono e i ric- 39,927 per cento del capitale del gruppo, con un obiettivo difensivo nei confronti chi comprano». Da oltre un anno i valodetenuto per il 39,870 per cento da Fi- del dollaro. Quante volte, nella loro stori scendono nei mercati del dollaro e ninvest, la holding di famiglia, e per lo ria, le tre agenzie hanno favorito ascese dell’euro. Nell’estate scorsa hanno visto 0,057 per cento da Holding Italiana Se- indebite nel mondo della finanza, provoautentici crolli dei valori, accompagnati conda, una delle finanziarie che control- cando rialzi dei tassi d’interesse, oppure hanno chiuso gli occhi per non sapere? se non provocati dalle valutazioni allarlano la stessa Finivest. mate delle agenzie di rating. Complessa è anche la situazione gene- Non sono mancate vicende gravi e peFra i grandi investitori, Blackrock, ri- rale nel mondo bancario. La Banca santi. Basta citare i nomi di Enron e di tenuto il maggiore gestore mondiale di d’Affari Merrill Lynch da venti anni Parmalat, la crisi dei derivati e dei subpatrimoni per un valore di 3.600 miliarpubblica un rapporto sulle fortune finan- prime di cui ancora non sono esaurite le di in custodia, il giorno in cui le azioni ziarie di quanti possiedono oltre un mi- conseguenze in campo internazionale. 27 specchio economico Una catena di errori, di crisi e di scandali, pagati con la povertà da migliaia di famiglie che stanno interessando alcuni Tribunali in Italia e negli Stati Uniti aprendo, per la prima volta a livello internazionale, il problema della reale indipendenza delle agenzie dai grandi gruppi finanziari, sollevando interrogativi sul rapporto tra controllore e controllato e sull’effettiva influenza esercitata dalla speculazione internazionale. Malgrado i circa 47 miliardi di dollari in portafoglio che lo fanno il terzo uomo più ricco del mondo e con il nomignolo di Oracolo di Omaha, cittadina del Nebraska dove è nato 81 anni fa, Warren Buffet, alla guida di un’autentica corazzata finanziaria americana, ha ricevuto l’oltraggio forse più grave per un uomo della sua levatura, importanza e attività: una bocciatura da parte di Standard & Poor’s, la maggiore delle tre grandi agenzia di rating. Come se un Premio Nobel in chirurgia venisse respinto al concorso per infermieri nell’ospedale di cui è proprietario. Si chiama Berkshire Hathaway la società di investimenti di Buffet, considerato un azionista di grande trasparenza e correttezza; ha in portafoglio i principali pacchetti azionari di Coca Cola che ha rappresentato il suo primo grande successo e che, acquistata in un momento in cui sembrava avviata al fallimento, l’ha reso famoso nel mondo finanziario, American Express, Gillette, Procter & Gamble, Washington Post, la rete televisiva Abc e molti altri marchi, il meglio del mondo finanziario degli Stati Uniti. Oltre al 19 per cento di Moody’s, la seconda agenzia di rating. Più che uno sgarbo, il suo declassamento da parte di Standard & Poor’s può apparire una dichiarazione di guerra tra le agenzie di rating, in competizione aperta tra loro nell’attuale, lunga e grave crisi finanziaria. A meno che non si tratti in realtà di un’ulteriore manovra speculativa per esaltare un valore o decapitarlo sotto la copertura di una finta controversia intestina nel mondo del rating, proprio nel momento in cui stampa economica, mondo politico e finanziario internazionale e investitori di grande importanza di ogni Paese mettono in discussione criticamente l’affidabilità dei loro laconici giudizi espressi in tripla, doppia o semplice A, ossia compra, oppure tieni, o vendi per il livello maggiore; B per l’intermedio; C per l’insufficienza. NR, Not Rated, è il minimo dei minimi, un ordine negativo perentorio di non comprare. Nel 1929 due società americane spedirono, ad alcune migliaia di persone, cartoncini di 5 pollici per 7, misura accettata dalla posta, per consigliare di liquidare gli asset bancari posseduti prima del grande «crash» previsto per l’ottobre. Molti destinatari seguirono il suggerimento e salvarono gli investimenti. L e agenzie di rating tengono conto anche delle aspettative dei mercati nei confronti dei soggetti esaminati e della credibilità politica, fattori che influiscono sulle valutazioni e sul clima sociale dei Paesi; in Italia i rating vengono usati come strumenti di lotta politica; la loro affidabilità è minima per i condizionamenti e per gli evidenti conflitti di interessi tra gli esaminati che pagano e gli esaminatori che riscuotono Le due società unite casualmente nella vicenda erano lo Standard Statistic Bureau fondato nel 1906 da Luther Lee Blake, e la Poor’s nata nel 1860 dal diario finanziario History of Railroads and Canals di Henry Varnum Poor. Dopo la spedizione dei biglietti postali si fusero dando vita alla prima agenzia di rating, la Standard & Poor’s. Quella stessa società che, secondo il Premio Nobel per l’economia Paul Krugman, insieme alla seconda società di rating, la Moody’s, nel 2008 aveva attribuito la tripla A, ossia l’attestato di massima affidabilità, ai titoli tossici responsabili della crisi della Lehman. Dopo questa vicenda le critiche, i dubbi, le accuse nei confronti delle società di rating sono in aumento, ma nei fatti esse fanno parte integrante del sistema finanziario, insieme a una terza agenzia, la Fitch Ratings nata nel 1913 a New York per opera di John Knowles Fitch. Presidente di Standard & Poor’s, controllata da McGraw Hill, era Deven Sharma, di cui Barack Obama ora ha voluto la testa. Capital World Investors con il 12,45 per cento e Blackrock con il 5,44 sono i suoi principali azionisti. Presidente di Moody’s è Raymond W. McDaniel Jr., con il 12,47 per cento nelle mani di Warren Buffet che afferma di decidere vendite e acquisti solo leggendo il Financial Times, attraverso la propria holding Berkshire Hathaway. Con il 23,3 per cento il Capital World Investors e Blackrock con il 6,6 per cento sono gli altri principali azionisti anche di Moody’s, mentre Fitch è per il 60 per cento della francese Fimlac e per il restante 40 per cento della Hearst Corporation. Pur avendo importanti gruppi comuni dell’azionariato, le agenzie valutano, ammoniscono, a volte condannano. Le imprese e gli Stati oggetto dei loro giudizi le finanziano pagando i servizi di rating che ricevono e sempre più spesso i mercati sono turbati dalle loro valutazioni. Ma questi giudizi sono affidabili e realmente autorevoli? Per i Paesi che si indebitano gli esami sono ininterrotti, non finiscono mai. Gli esaminatori sono numerosi - Unione Europea, Ocse, Fondo Monetario Internazionale, Birs, Bei, Banca Mondiale, Bce -; puntano agli stessi obiettivi, analizzano con gli stessi criteri. Ma per le agenzie valgono gli stessi criteri? Contano solo i modelli econometrici? Nella realtà tengono conto anche delle aspettative dei mercati nei confronti dei soggetti sotto esame, della credibilità politica: fattori che non vengono espressi in numeri ma che influiscono notevolmente sulle valutazioni e sul clima sociale dei Paesi nei quali, in Italia soprattutto, i rating delle agenzie vengono usati come strumenti di lotta politica. La loro affidabilità diventa minima a causa degli innegabili condizionamenti nell’autonomia di giudizio e degli evidenti conflitti di interessi tra esaminati che pagano ed esaminatori che incassano. Nelle audizioni parlamentari svoltesi in Usa sull’ultima crisi finanziaria, ex dipendenti di Moody’s hanno parlato di pressioni ricevute dai loro capi per essere «accomodanti verso le necessità dei clienti», ossia le investment bank che approvavano titoli poi rivelatisi tossici. I grandi gestori conoscono bene questi problemi. Bill Gross, manager del Pimco Total Return, il fondo obbligazionario più grande del mondo, non ha avuto difficoltà ad ammettere che «le agenzie di rating hanno giocato un ruolo insensato nel perpetrare e perpetuare la follia dei subprime; i loro avvertimenti sono stati più che tardivi sulle Enron e WorldCom degli ultimi dieci anni, e più recentemente la loro fede cieca nella solvibilità degli emittenti sovrani ha condotto agli eccessi della Grecia». Oltre queste parole, sarebbe opportuno aggiungere alcune cifre: 8,4 è il valore in miliardi di dollari di Moody’s in Borsa, 508 milioni di dollari sono i profitti netti, 11 mila le società, di oltre 100 Stati, analizzate per i rating. Cifre ancora superiori quelle di Standard & Poor’s. In Germania si sta studiando di risolvere il problema del monopolio delle agenzie americane: con il consulente Roland Berger la Borsa tedesca, il Governo di Hessen, lo Stato federale di Francoforte stanno progettando una campagna per creare una agenzia di rating indipendente ed europea. Mentre Fitoussi continua a dire: «Le agenzie è meglio non starle più a sentire». ■ Towards a safer world VERTIPASS. MOBILITA’ ALL’AVANGUARDIA PER IL PAESE Un progetto per una mobilità capillare, che integra ed estende le tradizionali reti di trasporto pubblico Velocità, comfort, puntualità, sicurezza e basso impatto ambientale Una soluzione flessibile per un’utenza diffusa e per la crescita del paese agustawestland.com ntro il 2011 l’Italia sarà e il Paese con il più alto tasso di potenza installata nel campo delle energie fotovoltaiche nel mondo: il contatore fotovoltaico del GSE nel mese di settembre scorso ha segnato un importante traguardo superando i 10.000 Mw di potenza fotovoltaica installata su tutto il territorio nazionale per oltre 270 mila impianti in esercizio. Secondo le previsioni del GSE, alla fine dell’anno l’Italia raggiungerà un livello di potenza di 12 mila Mw con un numero di impianti che toccherà le 350 mila unità. Solo nel corso del 2011 sono entrati in esercizio circa 6.500 Entro il 2011 l Italia sar Mw, di cui oltre 3.700 relativi a il Paese con il impianti «Salva Alcoa» che, pi alto tasso avendo richiesto i benefici della legge 129 del 2010 ed entrati di potenza installata in esercizio entro il 30 giugno 2011, hanno presentato donel campo mande di ammissione alle tadelle energie riffe incentivanti fissate dal Sefotovoltaiche condo Conto Energia. nel mondo: Tale crescita vertiginosa delil contatore l’utilizzo della tecnologia fotofotovoltaico voltaica nell’anno in corso è del GSE stata possibile anche grazie nel mese al Quarto Conto Energia. Il di settembre nuovo meccanismo incentiha infatti vante previsto dal decreto misuperato nisteriale del 5 maggio 2011 i 10.000 Mw e partito nel giugno scorso, in soli 4 mesi ha incentivato ben di potenza 27 mila impianti per una pofotovoltaica su tutto il tenza di 1.700 Mw. territorio le novità del quarto conto energia. Oltre a una graduale nazionale riduzione delle tariffe incentiper oltre vanti, in linea con il calo fisiolo270 mila gico dei costi della tecnologia impianti in esercizio fotovoltaica e con il resto dei Paesi europei, il decreto interministeriale del 5 maggio 2011 introduce novità significative per valorizzare gli impianti di piccola taglia e rafforzare una filiera europea del fotovoltaico. Il IV Conto Energia attua una distinzione tra picco- li e grandi impianti: sono considerati piccoli impianti quelli inferiori a 1 Mw posti su edifici, gli impianti di potenza fino a 200 kW operanti in regime di scambio sul posto e gli impianti di potenza qualsiasi realizzati sia su edifici che su aree della Pubblica Amministrazione. Sono considerati, invece, grandi impianti tutti gli altri tipi di impianti con caratteristiche diverse da quelle sopraelencate. È previsto inoltre un incremento della tariffa incentivante del: - 5 per cento per gli impianti ubicati in zone industriali, cave, miniere, o discariche esaurite, aree di pertinenza di discariche o siti contaminati; - 5 per cento per i piccoli impianti realizzati dai Comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti; - 10 per cento per gli impianti ove almeno il 60 per cento dell’investimento, ad esclusione della manodopera, sia costituito da componenti realizzati al- l’interno dell’Unione Europea; - 5 centeuro/KWh per gli impianti sugli edifici in sostituzione di eternit o amianto. Dal 2013 ci sarà poi il passaggio alla tariffa omnicomprensiva, come i regimi per il fotovoltaico maggiormente diffusi nel resto dell’Europa, tariffa che incorpora nell’incentivo il prezzo di vendita dell’elettricità. Modalità di accesso agli incentivi. I grandi impianti, che entrano in esercizio dopo il 31 agosto 2011 e fino a tutto il 2012, per accedere alle tariffe incentivanti devono necessariamente essere iscritti nell’apposito registro del GSE in posizione tale da rientrare nei limiti di costo fissati dal decreto per il periodo di riferimento, e possono accedere direttamente alle tariffe incentivanti previa comunicazione al GSE della loro entrata in esercizio. L’iscrizione al registro è possibile - tramite l’apposito sistema informatico predisposto AzionistA unico del Gse è il Ministero dell’econoMiA e delle FinAnze d’intesA con il Ministero dello sviluppo econoMico, in conForMità Alle disposizioni dell’Autorità per l’enerGiA elettricA e il GAs. il Gse è cApoGruppo delle società Au (Acquirente unico), GMe (Gestore dei MercAti enerGetici) e di rse (ricercA sul sisteMA enerGetico). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . gestore . . . . servizi . . . .energetici . . . . . . 30 Continua la Corsa al fotovoltaiCo: l’italia ha già installato oltre 10.000 Megawatt il Gestore dei servizi enerGetici - Gse spA è lA società pubblicA che in itAliA proMuove e incentivA le Fonti di enerGiA rinnovAbile Energia introduce una serie di bonus con lo scopo di rafforzare e potenziare la filiera industriale europea del settore e per sostenere azioni di efficienza energetica e di recupero ambientale. Ogni singolo incremento di tariffa non è cumulabile con gli altri. La componente incentivante prevede infatti un incremento del 5 per cento in due casi. Il primo è quello degli impianti non su edificio che si trovano in zone classificate alla data del decreto come industriali, miniere, cave, discariche esaurite, area di pertinenza di discariche o di siti contaminati. Il secondo caso è relativo ai piccoli impianti, realizzati da Comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti, calcolati sulla base dell’ultimo censimento Istat effettuato prima della data di entrata in esercizio. È prevista inoltre una maggiorazione del 10 per cento per gli impianti il cui costo di investimento, per quanto riguarda i componenti diversi dal lavoro, sia per non meno del 60 per cento riconducibile ad una pro- duzione realizzata all’interno dell’Unione Europea. La tariffa incentivante vede poi un aumento di 5 centesimi di euro/kWh per gli impianti su edificio, installati in sostituzione di coperture in eternit o comunque contenenti amianto, dopo il loro smaltimento. I piccoli impianti sugli edifici possono beneficiare di un premio aggiuntivo rispetto alle tariffe previste, qualora abbinati ad interventi per un uso efficiente dell’energia. per sAperne di piÙ In linea con il decreto interministeriale del 5 maggio 2011, il GSE ha dedicato al Quarto Conto Energia un’apposita sezione del sito web e, per chiarire e definire le regole contenute del decreto, ha pubblicato: - la Guida alle applicazioni innovative finalizzate all’integrazione architettonica - le Regole applicative per il riconoscimento delle tariffe incentivanti - le Regole tecniche per l’iscrizione al Registro dei grandi impianti. ■ il Gse hA inoltre dedicAto Al FotovoltAico un cAnAle del contAct center: numero verde* 800.89.69.79 numero Fisso* 06.8011.43.40 06.8011.43.60 * con operatori dal lunedì al venerdì dei giorni non festivi dalle ore 9 alle ore 18 eMail [email protected] indirizzo Fax +39 06.8011.20.36 Gestore dei Servizi Energetici - GSE S.p.A. V.le Maresciallo Pilsudski, 92 - 00197 Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . g e s t o r e s e rv i z i e n e r g e t i c i . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . dal GSE - esclusivamente entro finestre temporali prestabilite, relative ai periodi giugno-dicembre 2011, primo semestre 2012 e secondo semestre 2012. L’iscrizione al registro non è cedibile a terzi. Per il primo periodo le iscrizioni sono state consentite dal 20 maggio al 30 giugno; il GSE ha pubblicato sul sito una graduatoria non soggetta a scorrimento, salvo cancellazioni di impianti iscritti entrati in esercizio entro il 31 agosto 2011. Altra condizione per l’ammissione agli incentivi è l’invio al GSE della certificazione di fine lavori dell’impianto, che deve pervenire entro 7 mesi (9 per gli impianti oltre 1 Mw) dalla data di pubblicazione della graduatoria, pena la decadenza di iscrizione al registro. Il soggetto responsabile dovrà anche trasmettere copia della certificazione di fine lavori al gestore di rete competente, che, entro 30 giorni, effettuerà la verifica di rispondenza tra quanto effettivamente realizzato e quanto dichiarato, come previsto nell’apposito Protocollo tra il GSE e i gestori di rete. Il Gestore dei Servizi Energetici, come previsto dal decreto interministeriale del 5 maggio 2011, ha pubblicato sul proprio sito le Regole tecniche che definiscono i criteri e le modalità di iscrizione al registro dei grandi impianti fotovoltaici nonché di formazione delle graduatorie. Possono beneficiare delle tariffe incentivanti per piccoli impianti non inferiori a 1 KW le persone fisiche e giuridiche, i soggetti pubblici e i condominii di unità immobiliari. I moduli devono essere certificati e gli impiani devono: - esser realizzati con componenti di nuova costruzione; - esser collegati alla rete elettrica o a piccole reti isolate, con un unico punto di connessione non condiviso con altri impianti fotovoltaici; - rispettare le condizioni dell’art. 10 comma 4 del DL n. 28 del 2011 se collocati a terra in aree agricole; - rispettare l’art. 10 del DL n. 28 del 2011. Maggiorazioni sulla tariffa incentivante. Il Quarto Conto 31 32 specchio economico I n pochi mesi il Governo ha approvato quattro manovre per raddrizzare i conti pubblici. All’orizzonte se ne profila un’altra, la quinta. E non si sa se sarà l’ultima. È questo lo scenario nel quale si è sviluppata e si sviluppa la politica economica e sociale della maggioranza. Il Paese ha assistito attonito all’evolversi dei comportamenti politici e sociali del Governo. Si è passati da un ottimismo imprudente («I conti sono in ordine, l’Italia non ha bisogno di misure anticrisi») a una parziale ammissione delle difficoltà di bilancio («È il contagio della crisi che importiamo dall’Europa»). Si sono così improvvisati provvedimenti che, maldestramente, rinviano le decisioni alla prossima legislatura. Dinanzi alle contestazioni dei mercati e dell’Europa si sono così dovuti anticipare con due successivi decreti già al 2011 gli effetti della manovra sulla stabilità dei conti pubblici. Ci si è mossi senza una strategia, con casualità, con contraddizioni. Si sono preannunciati provvedimenti che poi per la controspinta degli interessi corporativi sono stati modificati o addirittura ritirati. Il risultato è dinanzi agli occhi di tutti. È preannunciata una nuova manovra. Si dice: «È per la crescita». Ma i dubbi restano e si rafforzano. Vediamo. Allo stato attuale la somma degli interventi previsti per raddrizzare i conti pubblici non consente all’Italia di ripartire. La sprofonda anzi nella recessione. Non ci sono, insomma, provvedimenti che possano favorire la crescita: se il prodotto interno aumenterà nei prossimi anni in misura millimetrica, non si produrrà ricchezza e si dovrà fronteggiare un mix preoccupante di disoccupazione ed inflazione. Secondo le previsioni più recenti della Confindustria, il prodotto interno lordo che era a più 1,3 per cento nel 2010, scenderà allo 0,7 in più nel 2011, e appena allo 0,2 in più nel 2012. Le manovre hanno gelato la ripresa. In Spagna, Germania, Polonia, Francia e Olanda ci si attesterà a dei livelli di crescita dell’1,5-2,0 per cento. È l’effetto dell’aumento della pressione fiscale (42,6 per cento nel 2010; 42,8 nel 2011; 44,1 nel 2012) che colloca l’Italia al terzo posto per tasse pagate, dietro la Svezia ma davanti a tutti gli altri Paesi europei. Battiamo ogni record. Romano Prodi aveva portato la pressione fiscale nel 1997 al 43,7 per cento. Aveva però centrato l’obiettivo dell’ingresso in Europa. L’aumento delle tasse così consistente (rappresenta più dei due terzi degli interventi prefigurati nelle quattro manovre), è particolarmente iniquo. Colpisce fortemente i redditi più bassi e la famiglia; rende impossibile alle imprese manifatturiere di ristrutturarsi, di impegnarsi nella ricerca, di mantenersi competitive con quelle dei Paesi concorrenti. Allarmante il quadro che si profila sul terreno RIPRESA IMPROBABILE QUATTRO MANOVRE IN POCHI MESI, MA I DUBBI RESTANO E SE NE PROFILA UNA QUINTA DI GIORGIO BENVENUTO PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE BRUNO BUOZZI occupazionale. Sarà un’impresa recuperare la lenta emorragia di posti di lavoro (la Confindustria prevede nei prossimi due anni 729 mila occupati in meno). Particolarmente grave è la situazione per i giovani. Secondo le più recenti statistiche, la disoccupazione giovanile salirà dal 25,4 per cento del 2009 al 28,9 nel 2011: in particolare il 46,7 per cento (quasi uno su due) dei giovani tra i 15 e i 24 anni ha un impiego temporaneo. Nel 1994 erano appena il 16,7 per cento. Drammatica la situazione dell’occupazione femminile. Sono al lavoro il 46,3 per cento delle donne. Ad essere colpite per mancanza di impiego sono soprattutto le giovani tra i 15 e i 24 anni: il tasso di disoccupazione è del 29,4 per cento. Ed è tra le donne che si concentra la percentuale maggiore di lavoro a tempo parziale, cioè meno di 30 ore settimanali, pari al 76,9 per cento. Ancora. Rispetto al resto dei Paesi europei gli italiani diventano più poveri. Ad esempio, in dieci anni, fatta 100 la media europea, l’Italia passa da 117 a 100, la Germania rimane a 118, la Francia scende da 115 a 107, la Spagna cresce da 97 a 101, il Regno Unito scende da 119 a 114. Sottolinea la Confindustria che il prodotto interno pro-capite sarà nel 2012 del 6,9 per cento inferiore a quello del 2007, cioè con una rincorsa all’indietro ai livelli del 1999. Il benessere perduto riguarda soprattutto il mondo del lavoro dipendente. I salari e gli stipendi sono sempre più miseri. Il 2010 fotografa questa situazione calcolando i salari medi e le ore lavorate: Italia 32.657 dollari di guadagno medio per 1.778 ore lavorate; Germania 38.325 (1.419); Francia 38.124 (1.559); Regno Unito 44.008 (1.647); Stati Uniti 52.607 (1.778). I lavoratori italiani guadagnano poco ma lavorano tanto. L’Ocse ha commentato così queste statistiche: «Lo shock negativo sui redditi da lavoro subito da non pochi italiani durante la crisi si è probabilmente tradotto in una crescita del rischio di povertà e di difficoltà finanziarie, anche se l’aumento massiccio di risorse per la cassa integrazione guadagni ha contribuito significativamente a limitare il numero di lavoratori affetti da tali contraccolpi». All’impoverimento degli italiani ha contribuito la corsa dei prezzi nel 2011. Dal 2,1 per cento di gennaio l’inflazione è salita al 2,8. È il livello più alto dall’ottobre 2008. Un gruppo di associazioni dei consumatori (Adoc, Unione Nazionale Consumatori, Codacons, Movimento difesa del cittadino) ha calcolato che dal 2001 al 2011 i rincari di prezzi e tariffe, insieme alla crisi e alle manovre per la correzione del deficit pubblico, hanno prodotto una perdita pari a 10.850 euro a famiglia. Per il prossimo anno l’effetto delle ultime manovre del Governo si tradurrà in una stangata di 1.500 euro in media per ogni famiglia. L’ultima manovra del Governo aggrava la situazione del Paese. L’aumento dell’aliquota Iva al 21 per cento ha effetti inflattivi e recessivi; l’introduzione di una norma che rende possibili i licenziamenti è l’esatto contrario di un’azione necessaria per aumentare e qualificare l’occupazione; l’intervento sui redditi è praticamente simbolico e non si capisce perché è limitato ai pensionati e ai dipendenti pubblici; le misure contro l’evasione fiscale sono state in parte depotenziate. I tagli ai costi della politica (riduzione dei componenti delle assemblee elettive; soppressione delle Province; diminuzio- specchio economico ne delle municipalizzate che sono diventate una specie di poltronificio; semplificazione ed efficienza della struttura dello Stato) sono modestissimi. Molti sono inesistenti, altri sono stati rinviati ad un futuro indefinibile e improbabile. Alcune misure fiscali sono addirittura beffarde. Le Province che dovrebbero essere soppresse, ad esempio, beneficeranno dell’aumento dell’addizionale sulla RCA dal 12,5 al 16 per cento, e di un incremento dell’IPT, l’imposta provinciale di trascrizione che diverrà proporzionale secondo la potenza delle automobili. Rimangono sullo sfondo ulteriori inasprimenti fiscali. È il caso della riduzione dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale (le cosiddette tax expenditures) destinato a produrre i primi effetti già nel 2013. Si tratta di un contributo imponente. Almeno 20 miliardi a regime (nel 2014): il 42 per cento dell’intera manovra di correzione dei conti pubblici; il 70 per cento della componente relativa alle maggiori entrate. È ormai norma di legge l’attuazione di tagli lineari e automatici alle agevolazioni fiscali in misura pari al 5 per cento per il 2013 e al 20 per cento a decorrere dal 2014, se entro il 30 settembre 2013 non saranno adottati provvedimenti legislativi di riordino della spesa sociale e dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale tali da determinare effetti positivi, ai fini dell’indebitamento netto, non inferiori a 4 miliardi di euro per il 2013 e a 20 miliardi a decorrere dal 2014. È uno sbocco normativo che rappresenta un profondo cambiamento. Inizialmente l’operazione di ristrutturazione delle tax expenditures era finalizzata, assieme all’aumento dell’Iva, a lasciare spazio, con la legge di attuazione della delega fiscale, solo ad interventi di sostegno per la ricerca, per la natalità, per il lavoro. Come è già avvenuto per il federalismo fiscale, la revisione delle agevolazioni fiscali non concorre più al finanziamento della riforma fiscale, ma è finalizzata a contribuire in toto alla correzione dei conti pubblici. Non ci sono state reazioni a questo brusco cambiamento. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti è abilissimo: indica obiettivi che poi nega, anzi rinnega, quando dalle parole passa ai fatti. È la stessa furbizia che ha già esercitato nell’attuazione del federalismo fiscale che doveva diminuire le tasse, colpire gli sprechi e far guadagnare a tutti, al Nord, al Centro e al Sud, e invece ha proceduto, con il meccanismo delle addizionali, a colpire i redditi più bassi, le famiglie, le piccole e medie aziende. Tremonti sollecita nell’immaginario collettivo reazioni simili a quelle suscitate dall’evasione fiscale. Salvatore Tutino su Il Cerino ne sottolinea gli aspetti: «Un giudizio negativo che dipinge le agevolazioni come indebiti favori da ridimen- 33 CREMONINI: NUOVO RISTORANTE TIPICO ALL’AEROPORTO DI MALPENSA. Da qualche mese gli oltre 19 milioni di passeggeri che ogni anno transitano nell’aeroporto di Milano Malpensa possono scegliere al ristorante prodotti tipici regionali: la Chef Express, del Gruppo Cremonini, con un investimento di circa 1,5 milioni di euro ha acquisito e ristrutturato due locali precedentemente gestiti dalla Onama del Gruppo Compass, ubicati nel Terminal 1. Nella zona arrivi sono stati realizzati un bar Mokà e un Bakery a marchio Mr. Panino; nella zona partenze Area Schengen un altro Mokà e una food court a marchio SapoRE, nuovo marchio destinato ad aeroporti e stazioni ferroviarie. Il fatturato complessivo preIl bar Mokà a Malpensa visto è di circa 36 milioni di euro nei 6 anni di concessione. La novità maggiore: cotolette alla milanese con la tipica «orecchia d’elefante», pani e focacce da infarcire con salumi affettati a vista, primi piatti d’eccellenza. La Chef Express è presente in 7 aeroporti. L’ITALFERR (FS) VERIFICA L’AMMODERNAMENTO DELLA RETE FERROVIARIA IN MACEDONIA E IN SERBIA. Avviato in questo mese, sarà concluso in tre anni l’incarico affidato dalla Banca europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo all’Italferr, società d’ingegneria delle Ferrovie dello Stato, di verificare l’ammodernamento delle infrastrutture ferroviarie in Macedonia e in Serbia. Un team di specialisti Il Corridoio X in costruzione controllerà le gare d’appalto, visiterà periodicamente i cantieri, comunicherà alla Banca e alle principali istituzioni i risultati delle attività fino alla messa in esercizio delle linee. Gli interventi prevedono il completo rinnovo dell’armamento ferroviario su 150 chilometri di linea - 50 in Macedonia e 100 in Serbia - lungo il Corridoio X. Inoltre un consorzio composto dall’ Italferr e dall’IRD Engineering ha concluso in Bosnia-Erzegovina l’assistenza tecnica al Ministero dei Trasporti per adeguare i regolamenti ferroviari dei Paesi balcanici alle direttive europee, anche in vista dell’ingresso di quel Paese nell’Unione Europea. sionare, con significativi benefici per la finanza pubblica; con margini di incertezza che circondano l’entità e i destinatari dell’intervento». Insomma tutti contenti e tutti canzonati. Le agevolazioni, le esenzioni e i regimi agevolati, se li si va ad analizzare, sono in prevalenza a favore delle persone fisiche (casa, famiglia; spese mediche, detrazioni per redditi da lavoro dipendente, autonomo e pensioni; previdenza, TFR tassato in maniera separata). Riguardano poco le imprese (si tratta del cuneo fiscale). Si riferiscono anche per 38 miliardi alle aliquote ridotte dell’Iva del 10 e del 4 per cento. Se, come è prevedibile, non si farà la riforma fiscale e non si determineranno risparmi, diverrà inevitabile nei prossimi due anni un intervento che graverà enormemente sui redditi dei pensionati, dei lavoratori dipendenti, delle imprese. Insomma uno scenario preoccupante. Senza via di uscita. Confuso e contraddittorio. È il risultato di una politica economica che in tre anni non ha realizzato riforme. Non siamo dinanzi a una crisi congiunturale. Siamo in una nuova situazione. La crisi è strutturale. Compor- ta cambiamenti e riforme. Necessita di una forte coesione sociale. È stata abbandonata la politica di concertazione e si è contagiato il mondo economico trasferendovi la rottura e la rissa che porta all’impotenza. Occorre individuare una via di uscita. Ci vuole competenza, determinazione, consenso. L’Italia è chiamata a una sfida per tornare a crescere. È il momento di uscire dalla rassegnazione e dalla paura. Ci vuole autorevolezza e credibilità. L’obiettivo della crescita qualitativa e quantitativa deve essere proposto e imposto al mondo politico e a quello sociale. I saggi appelli che a più riprese il Presidente della Repubblica indirizza al Paese devono trovare, oltre all’ascolto, anche la volontà di costruire le riforme. Il Paese va governato. È fondamentale riaprire un confronto unitario con le forze economiche e sociali. In altri momenti la coesione nazionale e l’indicazione di obiettivi per i quali si chiedevano sacrifici con equità hanno permesso all’Italia di farcela. Il Paese non può andare avanti in una situazione confusa, quasi torbida. «Il medico pietoso fa la piaga dolorosa», dice un vecchio proverbio. ■ 34 specchio economico S ono state preannunciate le audizioni della Commissione Giustizia del Senato sui quattro disegni legge per la riforma della magistratura onoraria presentati dai senatori Giuseppe Valentino, Alberto Maritati, Filippo Berselli-Franco Mugnai ed Ettore Peretti-Marco Perduca. Ampio ed articolato, il progetto Valentino, prevede una disciplina organica di questo settore ispirata ai risultati conseguiti dalla Commissione istituita presso il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma. Il testo Valentino è finalizzato a valorizzare e ottimizzare l’impiego professionale dei «got», ossia dei giudici onorari di Tribunale, con il pieno riconoscimento della natura professionale dell’attività lavorativa, con la fisiologica possibilità di impiego ottimale della «forza-lavoro» attualmente in servizio e con il contestuale impatto positivo sull’abbattimento dell’arretrato giudiziario. Secondo il disegno di legge Valentino il magistrato onorario è un avvocato specializzato che esercita la professione al servizio dello Stato nella veste di giudice di Pace o di viceprocuratore onorario con doveri e diritti tassativamente delineati. Nella proposta di legge i giudici onorari di Tribunale verrebbero assorbiti gradualmente nei giudici di Pace con contestuale allargamento della competenza giurisdizionale attribuita a questi ultimi. In questa ottica l’ufficio del giudice di Pace potrebbe diventare una sezione specializzata del Tribunale e il giudice di Pace stesso una sorta di supergot con maggiore flessibilità di impiego. Per i vicepretori onorari, invece, si potrebbe ipotizzare la possibilità di applicazione anche per le attività di ufficio nei limiti dell’attuale competenza, e la possibilità, per quelli in servizio da almeno un quadriennio, di essere impiegati anche per le udienze celebrate davanti al Tribunale collegiale. La soluzione prospettata avrebbe il pregio di consentire una radicale riorganizzazione dell’ufficio del pubblico ministero con l’introduzione degli avvocati dell’accusa, destinati a svolgere la propria attività professionale esclusivamente al servizio della Procura della Repubblica. Per quanto concerne il profilo retributivo-funzionale, la proposta Valentino indica quelli che sono i diritti e i doveri del professionista chiamato a svolgere le funzioni giudiziarie onorarie: obbligo di garantire la presenza in ufficio o in udienza per un determinato numero di giorni, con il riconoscimento contestuale di un’indennità fissa previdenziale omogenea per tutte le figure di magistrato onorario. Dunque indennità elargibile anche in periodi di maternità o di malattia; attribuzione di un’indennità variabile in ragione della quantità e qualità del lavoro effettivamente svolto; eventuale regime di incompatibilità distrettuale con l’esercizio della profes- O U A AUSPICABILE UNA LEGGE DELEGA PER LA RIFORMA DELLA MAGISTRATURA ONORARIA DI MAURIZIO DE TILLA PRESIDENTE DELL’ORGANISMO UNITARIO DEGLI AVVOCATI I n attesa di una generale riforma della Giustizia, sono in procinto di essere esaminati dal Senato quattro disegni di legge presentati dai senatori Valentino, Maritati, Berselli, Mugnai, Peretti e Perduca, diretti a modificare le norme relative allo status e l’attività dei cosiddetti «got», ossia i giudici onorari di Tribunale sione; previsione di un obbligo di formazione continua; e infine attribuzione di una quota fissa di posti riservati nel concorso in magistratura e non diversamente assegnabili. Per quanto attiene poi alla previdenza, l’elenco speciale comporterebbe l’iscrizione automatica alla Cassa forense di tutti i magistrati onorari e la possibilità di una disciplina del trattamento previdenziale uniforme per tutta la categoria. Di segno parzialmente diverso è il progetto Maritati che si muove lungo tre direttrici. La prima consiste nella creazione di uno status unitario dei magistrati onorari accentuandone la professionalità mediante un sistema di selezione e aggiornamento professionale permanente, unito a un rigoroso sistema di valutazione dell’attività svolta, alla previsione di limiti alla rinnovabilità dell’incarico, all’introduzione di un sistema complesso di incompatibilità, a una valutazione quadriennale che può concludersi ogni volta con l’esonero del magistrato onorario che abbia tenuto un comportamento o svolto la propria attività in modo non adeguato, oltre che alla compiuta individuazione dei procedimenti che possono essere svolti dalla magistratura onoraria e delle attività processuali e di indagine che il procuratore della Repubblica può delegare ai sensi del decreto legislativo 20 febbraio 2006 n. 106. Al completamento e alla compiuta definizione dello status costituisce un corollario necessario la definizione di un sistema disciplinare completo che sia in grado da un lato di individuare le ipotesi di illecito disciplinare, le sanzioni applicabili e il procedimento di accertamento della responsabilità e di adozione dei relativi procedimenti, e, dall’altro, di assicurare la reale partecipazione dell’incolpato e il diritto di difesa. La seconda consiste nella creazione del Tribunale ordinario come unica autorità giudiziaria di primo grado, all’interno del quale vengono assorbite le competenze attualmente attribuite agli uffici del giudice di Pace. Tale soluzione consente di evitare la duplicazione di uffici in circa 400 strutture - nelle città sede di circondario e nelle città in cui hanno sede sezioni distaccate del Tribunale verrebbe ad esistere un’unica struttura direttiva -, mentre i restanti uffici del giudice di Pace rimarrebbero, seppure trasformati, in sedi decentrate del Tribunale nei quali può essere trattata unicamente una parte del contenzioso dell’ufficio di primo grado. Per effetto dell’introduzione dell’ufficio unico di primo grado, le attività e l’impiego di tutti i magistrati, ordinari e specchio economico onorari, divengono, anche come sede, tabellari o comunque oggetto dei provvedimenti di organizzazione che tengono conto della esigenza della conservazione della giustizia di Pace prevista dall’articolo 106 della Costituzione, concorrendo in questo modo ad ottimizzare le prestazioni, potendo ciascuno essere addetto a più sedi in relazione alle concrete necessità. Nello stesso tempo la dimensione circondariale, che viene a costituire la dimensione minima di ciascun ufficio, consente di far fronte meglio alle concrete esigenze anche amministrative e di personale di ogni realtà distaccata o decentrata, essendo emerso che la capacità di garantire standard di definizione elevati è sempre connessa, anche per la specializzazione interna che consente, a dimensioni medio grandi degli uffici stessi. La terza direttrice consiste nell’individuazione di un’organizzazione in grado di affrontare l’arretrato formatosi negli uffici giudiziari sia nel settore civile che in quello penale, usando nella definizione di tale contenzioso anche la magistratura onoraria sulla base di progetti di definizione che tengano conto inoltre della tipologia di contenzioso cui gli stessi possono essere addetti, introducendoli nell’organizzazione delle sezioni e coinvolgendoli nelle riunioni di coordinamento e di verifica degli orientamenti giurisprudenziali cui attendono i presidenti di sezione negli uffici giudicanti e i procuratori aggiunti in quelli requirenti. Di limitata portata è il disegno di legge Peretti e Perduca che prevede solo l’aumento del valore fino a 16 mila euro della competenza generale del giudice di Pace. Si aggiunge la previsione legislativa che davanti a tale giudice le parti possono stare in giudizio personalmente, norma da cui mi sento di dissentire. I più ampi progetti di legge Valentino e Maritati, all’esame della Commissione Giustizia del Senato, hanno alcune analogie ma si ispirano a diverse impostazioni che non è facile conciliare. Una cosa è comunque certa: lo strumento legislativo della legge delega ci sembra quello che può garantire i migliori risultati. In tal senso va accolto con favore il disegno di legge n. 2359 di iniziativa dei senatori Berselli e Mugnai, che prevede la delega al Governo fissando i principi e i criteri direttivi, da ampliare e modificare, cui si dovranno attenere i decreti legislativi da emanare. Tra i principi e i criteri direttivi è anzitutto prevista la creazione di uno status unitario dei magistrati onorari - proposta analoga al progetto Maritati - tale da assorbire i giudici onorari di Tribunale nei giudici di Pace che preferiamo chiamare giudici laici comprendendo anche got e viceprocuratori onorari, con un’adeguata remunerazione che comprenda la parte previdenziale. Ottima è l’istituzione di un autonomo organo di 35 FONDAZIONE BORDONI, ALESSANDRO LUCIANO NUOVO PRESIDENTE. Alessandro Luciano è stato eletto all’unanimità dal Consiglio d’amministrazione a succedere ad Enrico Manca come nuovo presidente della Fondazione Bordoni, istituzione di alta cultura, ricerca e consulenza del Ministero dello Sviluppo Economico per gli aspetti tecnologici dei settori delle telecomunicazioni e della televisione. Per Luciano è un ritorno al settore delle comunicazioni dopo essere stato commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e componente della Commissione Infrastrutture e Reti. Successivamente è stato presidente del Consiglio di amministrazione di Centostazioni del Gruppo Ferrovie dello Stato, consigliere di amministrazione dell’Enel e della Livingston, componente della Alta Corte di Giustizia della FIGC. autogoverno per la magistratura laica con poteri disciplinari. Nei principi direttivi potrà prendersi in considerazione il progetto dell’OUA, Organismo Unitario dell’Avvocatura, che prevede una severa selezione nell’accesso, un intenso e prolungato tirocinio e rigorose incompatibilità che - esse sole - possono accompagnare l’aumento e l’estensione delle competenze per materia e per valore. L’obiettivo complessivo è quello di individuare una componente laica che, con nomine e conferme affidate a criteri meritocratici, possa svolgere la stessa funzione dei giudici per determinate materie. La meritocrazia si può perseguire solo prevedendo un accesso selettivo, anche con esami di ingresso. Entrato nella magistratura laica, il giudice deve essere adeguatamente retribuito e deve essere a lui garantita la tutela previdenziale e assistenziale. Per garantire la qualità del lavoro dei giudici laici, l’accesso all’esame-concorso dovrebbe essere limitato agli addetti ai lavori: avvocato iscritto all’Ordine da non meno di sei anni o che I l progetto dell’OUA prevede una severa selezione nell’accesso, un intenso e prolungato tirocinio, rigorose incompatibilità, aumento delle competenze per materia e per valore. L’obiettivo è individuare una componente laica che, con nomine affidate a criteri meritocratici, svolga la stessa funzione dei giudici in determinate materie abbia svolto funzioni di giudice onorario per pari periodo. La scelta di valorizzare la professionalità derivante dall’espletamento della professione forense è chiaramente diretta ad evitare che si ritrovino a giudicare o a svolgere attività requirente neolaureati in giurisprudenza che non abbiano mai avuto effettiva e concreta contezza dell’attività giudiziaria. Naturalmente si fa salva la posizione di coloro che, indipendentemente dalla «professione di provenienza», abbiano già acquisito esperienza giudiziaria con precedenti incarichi, nella consapevolezza, peraltro valida anche per gli avvocati, che eventuali carenze possano essere verificate periodicamente in sede di valutazione della professionalità. Una buona riforma non può prescindere dalla previsione di un controllo costante della professionalità dei giudici laici che possa essere assicurata con valutazioni periodiche. Il procedimento disciplinare va, poi, ancorato in tutto e per tutto al procedimento previsto per i magistrati togati. Sotto il profilo deontologico appare inoltre necessario dare maggiore rilevanza ai Consigli dell’Ordine forense. Bisogna, altresì, evitare qualsiasi commistione di esercizio di professione e di espletamento di attività giurisdizionale che, anche sotto l’apparente espletamento in differenti distretti giudiziari spesso vicini, creano non poco imbarazzo tra gli addetti ai lavori e non contribuiscono certo alla limpidezza della figura del magistrato laico rispetto alla collettività dei fruitori del servizio Giustizia. Inoltre ben possono essere affidate, nella prima fase processuale, funzioni di mediaconciliazione ai giudici laici senza costi aggiuntivi per i cittadini e senza ritardi nell’accesso alla giustizia. In conclusione, bisogna prendere doverosamente atto che la Commissione Giustizia del Senato intende procedere con celerità all’esame dei progetti di legge sulla magistratura onoraria. Speriamo che si giunga nei tempi rapidi a riformare un settore vitale per la giustizia, anche per lo smaltimento dell’arretrato delle pendenze giudiziarie. ■ 36 specchio economico Le difficoltà in cui si dibatte l’economia italiana occupano l’attenzione di editorialisti e di economisti e turbano i sonni di molti. Un settore che va preso in considerazione per l’aumento dei segnali di crisi è quello delle costruzioni, infrastrutturali ed edilizie. L’osservatorio Crisi d’ImpresaCerved Group segnala che nel primo semestre 2011 è stato registrato un incremento delle dichiarazioni di fallimento del 7,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2010. Un ulteriore segnale proviene anche dal Ministero dello Sviluppo Economico. Infatti l’aumento delle richieste presentate da imprese edili, di ammissione alle procedure di amministrazione straordinaria e in particolare alla Prodi Bis - ovvero al decreto legislativo 270/1999 che negli anni si è dimostrato l’albero con radici più forti e capaci di affrontare le trasformazioni delle quali le leggi vigenti necessitavano in funzione del profondo e incessante mutamento delle condizioni in cui venivano chiamate ad operare -, costituisce un segnale rilevante e invita gli addetti ai lavori a riflettere sui risultati più sostanziali che la legge non riesce a realizzare. Il perché le imprese di costruzioni ricorrano maggiormente, rispetto al passato, alle procedure di amministrazione straordinaria risiede nel vantaggio di poter mantenere integro il portafoglio ordini anche dopo la dichiarazione d’insolvenza e di liberarsi, pressoché senza oneri, dai contratti divenuti non più remunerativi. In tutti gli altri casi di procedure concorsuali, infatti, dall’accordo di ristrutturazione al concordato preventivo e al fallimento, le stazioni appaltanti possono risolvere l’appalto in seguito all’apertura della procedura, mentre ciò non avviene per l’amministrazione straordinaria se il commissario non è d’accordo. Con tale disciplina il legislatore mostra la coerenza di una scelta di fondo. Se il valore da salvaguardare è l’impresa con il suo know how, i suoi posti di lavoro, i suoi cantieri in esercizio, il suo portafoglio ordini comprendente anche i contratti di appalto stipulati proprio durante il periodo della sua riorganizzazione e della sua uscita dalla crisi, va assicurata la massima protezione dell’integrità dei suoi assets che la risoluzione, in danno dell’impresa, degli appalti in corso di esecuzione o aggiudicati disperderebbe con grave danno di tutti gli interessati. La normativa della crisi di impresa, dell’insolvenza e del fallimento è stata rivoluzionata con gli interventi legislativi succedutisi dal 2005 in poi. Ma la cultura del cambiamento necessita dei suoi tempi. Più è profondo il cambiamento, più i tempi di assorbimento, di metabolizzazione sociale ed economica sono lunghi. In realtà è mancata, a valle dell’intervento legislativo, un’intensa stagione AMMINISTRAZIONe STRAORDINARIA IMpReSe DI cOSTRuZIONe, cReSce IL RIcORSO ALLe pROceDuRe di Lucio Ghia educativa, un percorso maieutico necessario per comprendere che il messaggio del legislatore non costituiva un indirizzo astratto, ma andava inserito nel tessuto vitale, nell’alveo dei diritti riguardanti i beni della vita, con uno sforzo comune e contemporaneo di tutti i protagonisti dell’economia, della finanza, delle banche, della magistratura, delle professioni che avrebbero dovuto interagire su un terreno comune, procedendo soprattutto nella stessa direzione: la massimizzazione dei valori dell’impresa in crisi. Ovvero si è compiuto legislativamente un grande passaggio: dalla cultura della punizione del fallito, dalla sua criminalizzazione e quindi dal processo al colpevole, che vedeva nell’insolvenza la fine dell’impresa e del suo imprenditore, siamo approdati alla valorizzazione della stessa impresa o di ciò che resta di essa dopo la possibile cura, per realizzare l’interesse della collettività, di tutti gli interessati compresi i creditori, con il sostanziale abbandono della logica liquidatoria tipica della procedura fallimentare tradizionalmente intesa. In questo nuovo contesto la crisi dell’impresa viene considerata un’inevitabile malattia, possibilmente passeggera e curabile, da affrontare prima possibile per evitare aggravamenti, nell’interesse di tutti. Di qui una gamma di soluzioni che la legge offre, di natura procedimentale, ovvero al di fuori dei Tribunali, in un ambito di nuovi equilibri negoziali da raggiungere tra debitori e creditori. La stessa Banca Mondiale in tali frangenti raccomanda che il positivo ritorno dell’impresa in crisi sul mercato può essere facilitato, in ipotesi di ristrutturazioni, da intese di roll over con gruppi di creditori, ovvero da negoziati che incidano sull’ammontare dello «scaduto», abbattendo o trascinando il debito su nuove modulazioni o termini di pagamento. In questa prospettiva si collocano sia il «piano attestato», sia l’«accordo di ristrutturazione» offerti dalla nuova legge fallimentare, procedimenti sui quali ci siamo soffermati su questa rivista ma, come abbiamo visto, non sufficientemente attraenti per le imprese di costruzioni con appalti in corso e cantieri in esercizio. Oggi il tema diviene: siamo effettivamente padroni di questi strumenti? Abbiamo l’educazione generale e la cultura specifica per apprezzarne i benefici e tradurli in realtà? In caso di risposta negativa, le soluzioni proposte dal legislatore si riveleranno un esercizio sterile, destinato a non essere seguito per ragioni che, evidentemente, non sono state a sufficienza previste o approfondite. In effetti la realtà dimostra che, oltre al pericolo della risoluzione in danno degli appalti per le imprese di costruzione in crisi, scoraggiano la scelta di una procedura di natura negoziale (basata sugli accordi tra il debitore e i suoi creditori) comportamenti e decisioni, che divengono veri e propri ostacoli, di importanti protagonisti dei tentativi negoziali di soluzione della crisi di impresa. Sovente i cosiddetti «creditori forti» adottano strategie gravemente disallineate rispetto alle finalità che il legislatore ha affidato ai procedimenti di natura stragiudiziale. Spesso l’ammontare del credito vantato dalla singola banca condiziona pesantemente la sua risposta alla richiesta di ristrutturazione del debito. Se il credito è ingente, la risposta quasi sempre è favorevole. In caso contrario non sembra avere grande rilevanza la serietà del piano di risanamento, la capacità industriale dell’impresa in crisi, i posti di lavoro, gli interessi degli stakeholders. Da che dipende questa valutazione basata prevalentemente sulla forza delle cifre? Sovviene, al riguardo, un vecchio adagio: se il debito è grande, il debitore può dormire sonni tranquilli perché la banca, prima di decidere di perdere i propri crediti attraverso una procedura fallimentare, tenterà di salvarlo anche accettando sacrifici. Se il debito è modesto, il ceto bancario non dovrà affrontare grandi sacrifici e sarà più portato ad assumere i rischi e i costi di una soluzione giudiziale, anche fallimentare. specchio economico La responsabilità dei funzionari coinvolti nella concessione del credito, specialmente se di notevoli dimensioni, talvolta nel dover ammettere determinati errori con il rischio di conseguenze negative di carattere professionale, ha la sua parte in questo comportamento. Questo atteggiamento di carattere particolaristico, non improntato a una visione più generale del problema, è conseguenza della cultura dell’oggi, dell’immanenza, del risultato immediato, della mancanza di visione prospettica che, in tempi di stretta creditizia, viene ulteriormenL’edilizia è il settore più colpito dalla crisi? te in emersione. Tutti i piani di risanamento e anche i cosiddetti piani attestati, prevedono tuali di soddisfazione dei creditori non secondo l’art. 67, III comma, lettera D privilegiati non superiori al 15 per cento, della legge fallimentare, il sacrificio di con una durata media delle procedure di parte dei crediti, sotto varie forme: conso- oltre un lustro, e che espone ad azioni lidamento del debito, postergazione, revocatorie fallimentari o ordinarie, riduzione di tassi di interesse, conversio- ovvero ad azioni giudiziarie proposte per ottenere la revoca dei pagamenti effettuane di crediti in equity ecc. E soprattutto richiedono al sistema ti dal fallito a ridosso del fallimento, e bancario di mantenere in essere, e spesso frutto di rapporti di forza sbilanciati tra di ampliare con la concessione di nuova creditori e il debitore. È pur vero che le finanza, le linee di credito che assistono azioni revocatorie fallimentari, che negli lo svolgimento dell’attività dell’impresa anni trascorsi hanno segnato pesantemenin crisi. Sempre più spesso è riscontrabi- te i bilanci delle banche, oggi costituiscole come, al minimo segnale di difficoltà, no armi spuntate dalla riforma della legge all’apertura di un tavolo tra debitore e fallimentare che con il nuovo articolo 67 banche per esaminare e discutere un ne ha ridotto fortemente tempi e condipiano di risanamento che comporti taluni zioni di ammissibilità; ma non è questa sacrifici, il ceto bancario reagisca, spesso una motivazione sufficiente. Alcuni analisti ritengono che la rispoin modo disomogeneo, ponendo in essere procedure di rientro dei propri crediti, sta vada ricercata nella cultura dell’oggi, ovvero facendo sì che tutti gli incassi del subito, del «mordi e fuggi» perché riconducibili al debitore in crisi, specie i «del doman non c’è certezza». In questo pagamenti effettuati da parte di clienti contesto si colloca la diffusa sensazione per le forniture ricevute e appoggiati di impunità che l’attuale crisi della giustipresso quella banca, vengano usati per zia in Italia, con i tempi lunghi dei prodiminuire l’esposizione debitoria, anche cessi, sorregge e che rende le scorciatoie se la conseguente indisponibilità di mezzi più attraenti. Un direttore di filiale, finanziari può far precipitare l’«on going responsabile di quella linea di credito concern», ovvero pregiudicare la prose- divenuta traballante, che ha determinati target da raggiungere a fine anno per ottecuzione dell’attività dell’impresa. È evidente che in questi casi dalla crisi nere il bonus, sa che, se quella posta cresi passi all’insolvenza. C’è da interrogar- ditoria viene messa in pericolo diventansi su questa apparente «miopia» del siste- do credito in ristrutturazione o peggio ma bancario. Perché privilegiare un incaglio o sofferenza, il suo bonus quanincasso oggi, che peraltro può essere tomeno ne risentirà. Potranno inoltre, messo facilmente in discussione domani, essergli imputate responsabilità per non nell’ambito di una procedura concorsuale aver attivato tempestivamente procedure attraverso le azioni revocatorie fallimen- di rientro o, ancora peggio, per aver contari o ordinarie, e non preferire la possibi- sentito l’erogazione del credito. Di fronte a queste immediate conselità di recuperare nel tempo il proprio credito nell’ambito del risanamento del- guenze negative, anche se le sue iniziatil’impresa in crisi? Gli uffici legali delle ve di rientro potranno esporre la banca a banche ben conoscono i principi dell’in- restituzioni o ad azioni di risarcimento tegrità del patrimonio del fallito e della danni, potrà preferire tali conseguenze «par condicio creditorum», tutelati ai negative perché si manifesteranno alla sensi degli articoli 2740 e 2741 del fine di lunghi giudizi (5-7 anni), quando quel funzionario non avrà più quella Codice civile. Eppure si preferisce andare incontro posizione, o sarà fuori dalla banca, o avrà agli esiti nefasti di una procedura liquida- passato il cerino ad altri, o quando le sue toria fallimentare, che comporta percen- responsabilità saranno prescritte. Quindi, 37 meglio l’uovo oggi che la gallina domani, anche se la gallina si chiama impresa; anche se rappresenta posti di lavoro, rapporti con i fornitori, continuità dell’attività produttiva, interessi socialmente rilevanti, benessere e sviluppo locale. In questo contesto, di fronte a tali comportamenti la legge non può lasciare del tutto indifesi gli interessi dei più deboli. Infatti è possibile ottenere, nell’ambito delle procedure di straordinaria amministrazione o nell’ambito di procedimenti fallimentari ordinari ai sensi dell’articolo 15 della legge fallimentare, l’emissione di provvedimenti cautelari affinché l’erogazione della liquidità, dell’ossigeno di cui ha bisogno l’impresa in crisi, rappresentato nella realtà dall’operatività delle linee di credito in essere, non sia interrotta da comportamenti opinabili, se non abusivi, delle banche. Una copiosa giurisprudenza ha segnato la linea di demarcazione tra il diritto a continuare l’attività di impresa secondo il percorso disegnato dalla legge e sotto i controlli del commissario e del Tribunale, e la tutela di interessi creditori particolari, pur se costituzionalmente protetti. È la sproporzione tra gli interessi in gioco che fa la differenza: da un lato l’interesse dell’impresa, il suo knowhow, la qualità dei suoi dipendenti, la sua presenza sul mercato consolidata in anni, che potrebbe essere dispersa da comportamenti irragionevoli o non sufficientemente giustificati dall’interesse generale. Dall’altro l’interesse specifico della singola banca a salvare il proprio credito, al più l’interesse dei propri soci a ottenere utili immediati. Numerosi provvedimenti giudiziari di Tribunali italiani fanno buon uso di tale normativa concedendo i provvedimenti cautelari o inibitori richiesti dal debitore all’inizio delle procedure concorsuali, impedendo alle banche di ridurre i propri crediti in danno degli interessi dell’impresa e degli altri creditori. La motivazione di tali decisioni si basa sul principio della massimizzazione del valore dell’integrità dell’impresa, che deve avere la possibilità di superare la crisi nell’interesse più generale, compresi i creditori forti, e del debitore. Questo è il messaggio della giurisprudenza, in linea con la scelta legislativa che presiede alla normativa in vigore, ed è il tema su cui tutti i protagonisti delle relazioni industriali sono chiamati a riflettere perché solo tenendo dritta la barra dell’interesse collettivo si può mirare alla ripresa economica. Circa 2000 anni fa Seneca il giovane (4 a.C.-65 d.C.) nelle Epistulae morales ad Lucilium, ammoniva: «Alteri vivas oportet, si vis tibi vivere», il che potrebbe così parafrasarsi: «È opportuno che la banca faccia l’interesse del debitore, se vuole realizzare il proprio». Che questa antica «lectio romana» sia ancora attuale? ■ 38 specchio economico N on merita un atteggiamento di tipo allarmistico, generato dalla gravità del momento ma destinato poi ad un rapido oblio, il dibattito che si è sviluppato sulla questione della cosiddetta «emergenza carceri», dovuta principalmente al sovraffollamento degli istituti di pena ma anche alla carenza di risorse destinate al miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti e al ripianamento dei larghi vuoti esistenti nell’organico degli uffici di sorveglianza e della Polizia penitenziaria. È necessario, invece, affrontare il problema con pragmatismo, immaginando e quindi proponendo nelle opportune sedi soluzioni praticabili anche nell’attuale congiuntura economica, tempestive e veramente efficaci, avendo ben presente che la situazione è grave e complessa, frutto di numerosi problemi sedimentatisi nel corso degli anni che è irrealistico pensare di risolvere in breve tempo, ma che richiedono in ogni caso un adeguato e immediato intervento da parte delle istituzioni. In questa prospettiva la magistratura associata, pur nella diversa sensibilità delle sue articolazioni associative, sta dando e deve ancora offrire il proprio importante contributo sul piano delle idee e delle azioni positive. L’attuale sistema penitenziario non garantisce, purtroppo, condizioni di vita in linea con i principi di umanità e dignità della persona, e mancano le risorse economiche, strutturali e umane per rendere il sistema carcerario adeguato e finalizzato all’attuazione del processo rieducativo del condannato e al suo graduale reinserimento nella società, come esige una concezione moderna della pena e come stabilito dalla Carta Costituzionale. Il primo e preliminare intervento deve riguardare le strutture e il personale, attraverso un incremento del personale giudiziario e amministrativo dei Tribunali e degli Uffici di sorveglianza; delle risorse umane assegnate agli Uffici dell’esecuzione penale esterna e alle aree trattamentali delle Case di reclusione e delle Case circondariali (educatori e psicologi), così da metterle in grado di far fronte in tempi ragionevoli alla massa di procedimenti relativi alle misure alternative alla detenzione la quale al momento mette il sistema in affanno per il numero esorbitante delle istanze rispetto alle risorse umane disponibili. Deve essere, inoltre, completato il ripianamento dei vuoti nell’organico della Polizia penitenziaria e vanno messi in opera tutti gli interventi necessari ad assicurare, alle strutture penitenziarie già esistenti, condizioni strutturali e di funzionamento tali da evitare la perdurante violazione delle condizioni di umanità e dignità nella detenzione. Sul piano dei numeri della popolazione detenuta, occorre agire in tempi rapidi sul fronte della massiccia depenalizzazione, valorizzando il sistema delle sanzioni di tipo EMERGENZA CARCERI IL NECESSARIO CONTRIBUTO DEI MAGISTRATI COSiMO MARiA FERRi SEgREtARiO gEnERAlE di MAgiStRAtuRA indipEndEntE di alternativo alla pena detentiva. Dal momento che non può essere in alcun modo ulteriormente minato il principio della certezza dell’esecuzione della pena e non possono essere erose le garanzie per la sicurezza dei cittadini, appare necessario, inoltre, arrivare a un significativo ridimensionamento della popolazione carceraria attraverso strumenti di natura ordinaria e non indulgenziale. A tale risultato si può giungere attraverso il progressivo aumento del numero di condannati in grado di accedere a misure alternative alla detenzione. In questa direzione sembra necessario procedere all’eliminazione per via legislativa dei rigidi automatismi che precludono a talune categorie di condannati l’accesso ai benefici penitenziari a prescindere da un’adeguata valutazione di merito effettuata dal giudice sull’eventuale percorso di rieducazione già in atto, soprattutto per quanto riguarda i «blocchi» normativi all’accesso alle forme di detenzione domiciliare: ad esempio il divieto di accesso alla detenzione domiciliare di cui all’articolo 47 ter comma 1 bis dell’Ordinamento penitenziario ai cosiddetti «recidivi reiterati». Al fine di rendere più rapida la procedura dovrebbe essere ampliata la competenza monocratica del giudice di sorveglianza, superando la diffidenza, più volte ingiustificatamente manifestata nei confronti della discrezionalità di tale magistratura, assegnando al giudice monocratico la competenza diretta ai fini della concessione di tutte le misure alter- native, con la possibilità di ricorso per Cassazione ex art. 111 della Costituzione avverso le dette decisioni, eliminando un grado di giudizio con un consistente risparmio di energie processuali e abbattendo drasticamente i tempi di decisione. Occorre liberare la magistratura di sorveglianza da una serie di incombenze meramente amministrative quali le autorizzazioni alle visite, al ricovero ospedaliero dei detenuti (articolo 11 O.P.), alle telefonate all’esterno del carcere ecc. È possibile pensare di assegnare la competenza alla concessione della periodica liberazione anticipata per buona condotta (articolo 54 O.P.) alle direzioni degli istituti di pena, trattandosi di decisioni seriali e legate all’esame della condotta intramuraria del soggetto, salva la possibilità di reclamo all’autorità giudiziaria. È necessario, nel contempo, rafforzare il ruolo della magistratura di sorveglianza quale organo di controllo della legalità all’interno delle carceri, riconoscendo l’efficacia vincolante, nei confronti dell’amministrazione penitenziaria, delle decisioni assunte dal giudice di sorveglianza in materia di violazione dei diritti dei detenuti (articoli 35, 69 O.P.). Una seria riflessione sul sovraffollamento, inoltre, non può prescindere dal considerare che circa il 40 per cento dei detenuti presenti nelle nostre strutture carcerarie è rappresentato da cittadini stranieri, per i quali l’accesso alle misure esterne al carcere è di fatto precluso o perché si tratta di clandestini (con conseguente elevato pericolo di fuga) o per ragioni legate all’assenza di risorse esterne sul territorio, quali il lavoro, la famiglia o il domicilio; potrebbe essere potenziato lo strumento dell’espulsione quale sanzione alternativa applicabile da parte del magistrato di sorveglianza ai sensi dell’art. 16 comma 5 del decreto legislativo 286/98. In ogni caso, la soluzione al problema del degrado delle condizioni di vita negli Istituti penitenziari non può che passare attraverso un deciso impegno dell’Italia verso accordi internazionali con i Paesi europei e del bacino mediterraneo che consentano agli stranieri condannati di scontare la pena nel Paese di origine; l’attuale scenario, in rapida evoluzione in seguito all’ondata di democratizzazione che sta attraversando il Maghreb, sembra favorevole al rilancio di tali accordi, che potrebbero essere inclusi in più ampie intese di cooperazione bilaterale o multilaterale, anche di natura economica. La ricerca di tempestive ed efficaci soluzioni per questo delicato tema non può comunque prescindere dalla ripresa del dialogo con gli operatori chiamati ad applicare concretamente le norme, in un clima di costruttiva collaborazione che potrebbe essere favorita, credo, dall’istituzione di forme permanenti di consultazione, per consentire l’indispensabile apporto tecnico alla politica cui è demandata la responsabilità della sintesi legislativa. ■ Sicurezza verde per il Paese. Sogin è la società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi provenienti dalle attività nucleari industriali, mediche e di ricerca, per garantire la sicurezza dei cittadini, salvaguardare l’ambiente e tutelare le generazioni future. Dal 2010 Sogin ha il compito di localizzare, realizzare e gestire il Parco Tecnologico, comprensivo del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi. www.sogin.it 40 specchio economico B A N C A P O P O L A R E D I V I C E N Z A GIANNI ZONIN: DA VICENZA AL SUD UNA BANCA NUOVA PROIETTA L’ITALIA NEL FUTURO Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza dal Nord Est si espande nel Meridione dove, attraverso Banca Nuova, offre una serie di servizi destinati alle famiglie e alle aziende per favorire l’integrazione tra le due macro-aree del Paese Gianni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza P rima «popolare» sorta in Veneto, la Banca Popolare di Vicenza, fondata nel 1866 ed oggi alla guida del Gruppo omonimo, con una rete di oltre 680 filiali distribuite in tutta Italia, 5.600 dipendenti, un milione di clienti e circa 60 mila soci, apre al Sud. Per sottolineare l’intento, prende il nome di Banca Nuova. Di essa e dei suoi risultati, programmi e obiettivi, parla il suo presidente Gianni Zonin. Domanda. Quando è nata Banca Nuova e su quali presupposti? Risposta. È stata costituita a Palermo nel 2000, nell’ambito del Progetto Centro Sud avviato dal Gruppo Banca Popolare di Vicenza; nel 2001, grazie all’acquisizione della Banca del Popolo di Trapani dotata di oltre 40 filiali, ha completato la propria presenza in Sicilia. Nel 2002 il progetto di fusione per incorporazione di Banca Nuova nella Banca del Popolo ha permesso di unire le reti degli sportelli presenti nel Meridione dei due Istituti, realizzando economie di scala e ottimizzando i processi di distribuzione dei prodotti e dei servizi. D. Avete appena inaugurato la nuova sede di Banca Nuova in un edificio storico di Palermo, la «Fabbrica della Luce», dopo averlo ristrutturato. Perché lì? R. La nuova sede della Banca è situata dove nel 1912 fu costruita la principale centrale elettrica della città, impianto che rimase in funzione fino al secondo dopoguerra per venire poi progressivamente dismessa. L’intero complesso, ristrutturato dopo anni di abbandono, è costituito da 8 corpi di fabbrica e si estende su una superficie di 4.120 metri quadrati. È un investimento deciso e realizzato perché crediamo fortemente nelle potenzialità umane ed economiche della Sicilia e di tutto il Mezzogiorno. Con la nostra banca del Sud vogliamo sostenere le famiglie e le imprese: per questo abbiamo trasformato la Fabbrica della Luce in una fabbrica di sviluppo. D. Quali sono i tempi previsti perché Banca Nuova sia presente capillarmente nel Meridione? R. Il programma di crescita è stato specchio economico stilato in tempi ragionevolmente brevi e prende in considerazione la Campania, la Puglia, la Basilicata, la Sicilia. In quest’ultima stiamo aprendo due nuovi sportelli mentre in Calabria abbiamo già una presenza forte, e puntiamo a penetrare in zone dove manchiamo. D. Cosa può offrire Banca Nuova alla realtà meridionale? R. L’Istituto mette a disposizione una molteplicità di servizi bancari con l’obiettivo di soddisfare le esigenze sia dei privati e delle famiglie, sia delle numerose piccole e medie imprese che caratterizzano il tessuto economico della Sicilia e della Calabria. In particolare, al mondo imprenditoriale del Sud Italia Banca Nuova propone una serie di servizi predisposti per le aziende: per esempio, i servizi di assistenza nella definizione e nell’attuazione della strategia di provvista, che riguardano la concessione di linee di finanziamento diversificate e incentrate principalmente sulla valutazione della redditività attesa al fine di favorire la capitalizzazione delle imprese. Inoltre, per ottimizzare il processo d’intervento, Banca Nuova svolge un costante monitoraggio del sistema degli incentivi attivabili a livello comunitario, nazionale e regionale, allo scopo di rapportare adeguatamente le risorse disponibili al progetto. D. Si tratta di Regioni nelle quali le Amministrazioni locali svolgono un ruolo molto importante. Cosa offrite loro per aiutarle nello sviluppo del territorio? R. Ad esse Banca Nuova offre supporto professionale per l’individuazione di opere cui può essere dato inizio attraverso strumenti di project finance, in un’ottica di trasformazione delle infrastrutture da opere pubbliche a imprese. 41 La Banca Popolare di Vicenza punta a divenire una banca nazionale, presente in ogni regione d’Italia: tutti i nostri clienti, dal Nord al Sud, devono essere in grado, attraverso i nostri sportelli, di operare nell’intero territorio e in qualunque mercato D. Cosa ha spinto una Banca del Nord ad aprire nel Meridione, in un momento che è, per tutti, di forte crisi? R. Puntiamo a divenire una banca nazionale, presente in tutte le regioni d’Italia. Tutti i nostri clienti, dal Nord al Sud, devono essere in grado, attraverso i nostri sportelli, di operare nell’intero territorio e in qualunque mercato. D. Siete presenti all’estero? R. Poiché curiamo principalmente la provincia di Vicenza e il Nord-Est, una macro-regione con vocazione straordinaria, proprio per seguire tale vocazione abbiamo aperto quattro uffici di rappresentanza a Hong Kong, Shanghai, Nuova Delhi e San Paolo, e presto saremo anche a New York, con un servizio che vuole essere un aiuto e un incentivo all’esportazione per tutte le aziende che hanno rapporti con la Banca Popolare di Vicenza e con Banca Nuova. D. Quali altre operazioni il Gruppo sta portando avanti? R. Un’attività che giudico molto significativa di affiancamento degli imprenditori e delle imprese nelle operazioni di finanza straordinaria di impresa, proponendo una gamma completa di servizi di consulenza finanziaria attraverso Nordest Merchant, società nata nel 1978 nel cui capitale la Banca Popolare di Vicenza è entrata nel 1997 con l’obiettivo di farne la banca d’affari e di investimento del Gruppo. A partire dal 2005 Nordest Merchant concentra la propria attività nel settore della consulenza, e ha investito in un primo momento tramite due nuove società di gestione del risparmio, Nem e Nem Due, ed oggi tramite la sola Nem per effetto di un’operazione di semplificazione della struttura societaria. D. In che modo la Nordest Merchant aiuta le imprese? R. Siamo consapevoli che l’imprenditoria italiana, specialmente le imprese di piccole dimensioni, soffrono molto. Noi vogliamo sviluppare la dimensione delle aziende perché possano affrontare meglio il mercato globale. In linea con questa strategia la Nordest Merchant avvicina le aziende per creare gruppi imprenditoriali attraverso fusioni e aggregazioni o consorzi tra imprese, più forti sui mercati internazionali D. Sono stati approvati i risultati consolidati del primo semestre 2011. Quali sono i suoi commenti? R. Il Consiglio di amministrazione ha manifestato piena soddisfazione per i risultati, che segnano il 92 per cento di crescita rispetto all’anno scorso con un utile netto consolidato di 60,2 milioni di euro, confermano la solidità del Gruppo, frutto di una gestione attenta ed efficiente, e sottolineano la crescita delle quote di mercato. Manteniamo così con determinazione la nostra politica di sostegno all’economia dei territori. ■ «Attraverso la nostra Nordest Merchant svolgiamo un’attività di affiancamento delle imprese nelle operazioni di finanza straordinaria, con una gamma di servizi di consulenza per creare nuovi gruppi imprenditoriali» «Crediamo con forza nelle potenzialità economiche e umane della Sicilia e del Mezzogiorno; per questo abbiamo trasformato la storica Fabbrica della Luce in un fattore di sviluppo, e con la nostra banca del Sud vogliamo sostenere famiglie e imprese» La sede palermitana di Banca Nuova, nella «Fabbrica della Luce» 42 specchio economico POLITICHE FAMILIARI LA MANOVRA IMPOVERIRÀ uLtERIORMENtE LA FAMIGLIA Sono stati drasticamente ridotti i fondi destinati ai bisogni primari: servizi all’infanzia, politiche sociali, non autosufficienza ecc. L e politiche familiari hanno ricevuto in Italia un’attenzione insufficiente, minore che nei Paesi vicini. Questa è una carenza di tutti, delle forze politiche e di quelle sociali. Ma negli ultimi anni la situazione è peggiorata. Hanno pesato gli effetti della crisi che impoverisce le famiglie, specialmente quelle a reddito medio-basso. La gravità della situazione non è stata affrontata adeguatamente nell’ambito delle recenti manovre finanziarie, fino all’ultima del decreto numero 138 approvato il 13 agosto scorso. Anzi, i fondi stanziati in passato per rispondere ai bisogni primari delle famiglie (destinati a servizi all’infanzia, ai non autosufficienti, alle politiche sociali in generale) sono stati drasticamente ridotti. Il decreto 138 non ha corretto in alcun modo tale impostazione, dimenticando la famiglia; come si è denunciato da più parti, non solo dall’opposizione ma dal giornale dei vescovi italiani fino a un quotidiano laico come Il Corriere della Sera. Per stare alle scelte più gravi, l’aver fatto pesare la maggior parte delle riduzioni di spesa sugli enti locali si tradurrà in minori servizi o in maggiori tasse per le famiglie. Lo confermano le reazioni critiche degli amministratori locali di ambedue gli schieramenti, che hanno denunciato l’impossibilità di mantenere l’attuale livello dei servizi sociali anche fondamentali, e che si vedono costretti ad aumentare le imposte di loro competenza. La manovra è rimasta squilibrata nonostante le proposte di riequilibrare le scelte riducendo il peso della crisi sulle famiglie, avanzate da varie parti, in particolare dal Forum delle associazioni familiari e, in sede parlamentare, al Senato. Chi non ha figli non usufruisce né di detrazioni per figli a carico né, tantomeno, dei servizi di nido, scuola ed altro, DEL SEN. TIZIANO TREU VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE tutte voci sulle quali incombe la minaccia della scure dei tagli. Chi paga le manovre non saranno le famiglie in senso generale o i single, ma principalmente le famiglie con figli. Anche il ventilato aumento dell’Iva penalizza di più le famiglie con figli: un punto percentuale in più di tale imposta causerà un aumento di spesa mensile pari a 17,05 euro per un nucleo composto da una persona sola con meno di 35 anni di età, mentre una famiglia composta da una coppia con tre figli e più pagherebbe di scarsa Oggetto attenzione già in passato da parte di istituzioni e forze sociali, le politiche familiari sono state trascurate anche in occasione delle recenti manovre finanziarie che, anzi, impoveriranno ulteriormente le famiglie, in special modo quelle a reddito medio-basso; della grave situazione non si è neppure parlato ben 29,75 euro (dati pubblicati dal Sole 24Ore lunedì 29 agosto scorso). Sul versante opposto, dai dati della Banca d’Italia relativi al 2010, emerge che il 10 per cento delle famiglie più ricche possiede quasi il 45 per cento dell’intera ricchezza netta delle famiglie italiane. Inoltre in Italia i grandi patrimoni sono i meno tassati d’Europa. In momenti di crisi e difficoltà economiche è giusto che dia chi può dare di più. In realtà una politica lungimirante dovrebbe approfittare della crisi per impostare politiche strutturali di riequilibrio nella distribuzione del reddito e della spesa, al fine di concentrare le risorse nei bisogni primari delle persone e delle famiglie e nella promozione delle loro capacità. Ma nell’immediato è necessario correggere almeno gli squilibri più gravi, a cominciare da quelli che colpiscono le famiglie. Se non è stato possibile emendare in tal senso la manovra, occorre cogliere l’occasione per riprendere il tema nei prossimi appuntamenti parlamentari, a cominciare dall’attuazione della cosiddetta delega fiscale e assistenziale. Il dibattito recente sul fattore famiglia ha avvicinato le posizioni nel mondo politico e fra le parti sociali, superando le difficoltà e le controindicazioni del quoziente familiare. Su questa base è possibile - e il Pd è disposto a farlo -, costruire un’intesa, mi auguro bipartisan, che applichi i principi del fattore famiglia ai prossimi provvedimenti in questa materia. Questi principi potrebbero essere applicati da subito dalle Regioni e dagli Enti locali modulando, nella misura rientrante nella loro disponibilità, le imposte di competenza tenendo conto dello stesso fattore famiglia. Tale fattore dovrebbe, inoltre, applicarsi anche alla determinazione delle tariffe dei servizi locali, che sono pure in rapido aumento. Alcune Amministrazioni locali, di vario colore politico, hanno già fatto utili sperimentazioni in tal senso, che potrebbero essere prese in considerazione. Tale orientamento andrebbe accompagnato dalla riforma dell’ISEE, ossia l’indicatore della situazione economica, per consentire che il costo dei servizi locali sia distribuito in maniera più equa rispetto ai carichi familiari, insieme alla drastica riduzione delle situazioni di elusione e di false dichiarazioni dei redditi. Queste pratiche locali possono favorire un’intesa anche per applicare i principi del fattore famiglie nell’imposizione fiscale generale, sia pure con la necessaria gradualità. Questa sarebbe una vera riforma di struttura, da sostenersi in modo bipartisan: essa servirebbe non solo a infondere equità al nostro sistema fiscale, ma a sostenere i consumi e a contribuire per questa via alla ripresa dello sviluppo che costituisce tuttora un’urgenza fondamentale per il sistema italiano. ■ 44 specchio economico L a tempesta scatenatasi sui mercati internazionali non ci ha risparmiati. Lo spread oltre i 300 punti è un problema in più. La rapidissima approvazione della manovra economica ha avuto effetto. Ma nulla garantisce che questo effetto si consolidi nelle prossime settimane. Resta l’impressione che i mercati siano più attenti ai segnali di instabilità politica o di debolezza del Governo che ai numeri. Le misure prese hanno recuperato risorse aggiuntive, in altre parole si è agito più sul lato della pressione fiscale (perché di questo si tratta) anziché sulla riduzione della spesa pubblica. Ciò non poteva non suscitare grandi proteste e così è stato. Non vi è, quindi, da stupirsi se molti commentatori hanno scritto di una montante ondata di antipolitica. È indubbio che quella che stiamo vivendo è una stagione di grande crisi non solo economica, ma anche politica. Il Parlamento, i partiti, il Governo sono deboli oggi quanto lo erano nel ‘92. La politica sembra sempre più isolata dalla realtà, disattenta alle emergenze vere, e gli italiani non vi si riconoscono. Un giudizio liquidatorio, si direbbe. Ma non si può pretendere che gli italiani dedichino alla politica tutta l’attenzione necessaria per comprenderne le strategie o i compromessi. Il cittadino si limita ad osservare che il pieno di benzina costa in modo spropositato, che i servizi universali cominciano ad essere insufficienti e costosi e che le tasse continuano ad aumentare. Siamo immersi in una crisi che mette a rischio tutto quello che ci appariva acquisito. Di fronte a una situazione del genere, la politica cosa fa? Rinvia al 2013 i tagli ai costi della politica? In tempo di crisi si fanno le riforme e le si fanno perché servono ad uscire dalla crisi. Non capirlo è suicida. In Italia le riforme essenziali, quelle che hanno segnato un’epoca e che hanno dato l’avvio al più straordinario periodo di crescita economica, sono state fatte sotto la pressione della fame, con un Paese distrutto dall’avventura bellica e con un presidente del Consiglio che si faceva prestare un cappotto per andare negli Stati Uniti in visita ufficiale. Purtroppo la politica non ha trovato, sino ad oggi, il coraggio di fare una grande opera di verità, di dire agli italiani che la festa è finita, che certi eccessi di spesa devono essere corretti con tagli inesorabili, che occorrono riforme profonde della Costituzione e delle regole dell’economia se si vuole rendere la politica efficace e il Paese competitivo. Il taglio dei costi della politica è fondamentale, non bisognerebbe esitare un MANOVRA FINANZIARIA QUELLO CHE I CITTADINI CHIEDONO AI POLITICI DI SANTO VERSACE MEMBRO DEL PARLAMENTO ITALIANO E IMPRENDITORE I l cittadino si limita ad osservare che il pieno di benzina costa in modo spropositato, che i servizi universali cominciano ad essere insufficienti e costosi e che le tasse continuano ad aumentare solo giorno nel farli, per il loro valore economico oltre che emblematico, e perché sono il passaggio indispensabile per restituire alla politica quella legittimazione necessaria per andare a toccare interessi consolidati di caste e corporazioni, quelle che bloccano l’Italia e che impediscono la crescita. Per fare le liberalizzazioni, per realizzare uno Stato snello e sburocratiz- zato, occorre che la politica tagli drasticamente i proprio privilegi prima ancora di introdurre balzelli e ticket di ogni genere. Se tutti i partiti, quelli presenti in Parlamento e quelli fuori, non capiscono che questo è un passaggio indispensabile, e non agiscono con la necessaria tempestività, si riprodurranno a breve le condizioni della fine della prima Repubblica. L’aiuto della Banca Centrale Europea non può durare all’infinito, oggi occorre assumere provvedimenti che nello stesso tempo avviino la riduzione del debito pubblico e la crescita dell’economia. L’obiettivo di azzerare il deficit non basta più, occorre mostrare ai mercati che l’Italia è in grado di raggiungere livelli di crescita del prodotto interno tali da consentire la riduzione del debito pubblico dal 120 per cento attuale a sotto il 100 per cento entro i prossimi 10 anni. E fare questo in epoca di vacche magre certamente non è semplice. Tuttavia, le risorse si possono trovare tagliando gli sprechi della spesa pubblica, che sono tanti e ammontano, secondo i calcoli più rigorosi, ad almeno 50 miliardi di euro l’anno. Vi è, ad esempio, una voce del bilancio dello Stato che segna 42 miliardi di euro l’anno sotto forma di contributi a fondo perduto a favore di imprese private o a partecipazione pubblica, o sotto forma di incentivi fiscali a un’ampia platea di imprese. Questo sistema di aiuto all’impresa deve essere completamente ripensato perché ha fallito nei suoi obiettivi originali ed è costato allo Stato un enorme quantità di denaro senza vantaggio reale per l’occupazione. In particolare, nei decenni scorsi ma ancora oggi sono stati concessi rilevanti incentivi alle imprese che investivano nel Sud; ciò ha creato una categoria di imprese incapaci di stare sul mercato ma capacissime di ottenere sussidi di ogni genere e che di sussidi, in sostanza, hanno vissuto. Il sistema degli incentivi è tutto da rivedere poiché, come che sia concepito, determina una distorsione del mercato e comunque sottrae risorse pubbliche che potrebbero essere più utilmente investite in infrastrutture, diminuendo così il gap infrastrutturale che da sempre viene pagato dal Mezzogiorno d’Italia. Quindi, nella situazione attuale, è molto meglio tagliare gli incentivi ed investire in infrastrutture. Nel far questo bisognerà anche contrastare certe politiche della Confindustria che vanno invece nel senso di favorire le richieste di incentivi degli associati. Lo stesso discorso deve valere anche per i crediti di imposta che, se troppo generosi, hanno un eguale specchio economico effetto distorsivo. Gli unici incentivi che dovrebbero essere previsti potrebbero essere quelli alla ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, all’innovazione di processo e all’applicazione di nuove tecnologie. Per il resto tutte le risorse disponibili (che non sono poche) e quanto si può ricavare dalla cancellazione dell’attuale sistema di incentivi alle imprese andrebbe dirottato su un grande programma di infrastrutture pubbliche e per la realizzazione nell’intero territorio nazionale anche della banda ultra larga. Serve un new deal all’italiana che, a partire dalle infrastrutture per i trasporti e le telecomunicazioni, crei quell’occupazione e quel nuovo reddito che servono a far ripartire la crescita in termini significativi. È dagli anni 60 che lo Stato non mette mano a un grande progetto di infrastrutturazione del territorio. L’Italia, che aveva un primato nelle autostrade e nelle ferrovie, è ormai ridotta ad inseguire i grandi operatori dell’economia europea. Un ambizioso programma del genere richiede però prima che la politica sia credibile e possa proporre agli italiani le misure severe che sono necessarie per dare corpo a questo progetto, ad esempio toccando la questione delle pensioni di anzianità. Per questo è indispensabile che si parta dai tagli ai costi della politica. Il tempo sta scadendo. Per adoperare una metafora calcistica, bisogna dire che questa maggioranza e questo Governo stanno giocando in zona Cesarini. Se non c’è uno scatto in avanti, se non c’è discontinuità col passato recente, se faccendieri e affaristi continueranno a circolare nei corridoi della politica, non vi sarà più tempo per recuperare consenso. Tagliare i parlamentari si può fare in poco più di sei mesi. Abolire le Province, accorpare i Comuni sotto i 5 mila abitanti, liberalizzare le professioni, smantellare i monopoli, tagliare le sovvenzioni a fondo perduto alle imprese private e le unghie alla corruzione che si annida negli appalti pubblici, ugualmente può essere fatto in pochi mesi. Lo dicono i costituzionalisti. Ma ci vuole una ferrea volontà politica e l’intenzione di procedere nonostante i veti e gli agguati parlamentari. Bisogna dimostrare di avere interesse a farle, le riforme. Soprattutto ci vuole fatica e lavoro, lavoro, lavoro. I giovani e i disoccupati non possono aspettare, i cittadini non sono più disposti a dare deleghe in bianco. L’alternativa, tirare a campare per altri 20 mesi, semplicemente non esiste. Quanto meno, io non sono disposto ad esserne parte, perché non amo il masochismo e perché ho di meglio da fare. ■ 45 DERBIGUM COSTRUISCE IL PIÙ GRANDE TETTO SOLARE DELLA SVIZZERA. Il più grande impianto fotovoltaico della Svizzera in pannelli fotovoltaici cristallini sarà installato sui padiglioni del Palexpo di Ginevra per conto della SIG, società di servizi industriali della città. A eseguire i lavori è il team di esperti in energie del gruppo Derbigum Energies. L’impianto potrà coprire il fabbisogno annuale di energia elettrica di 1.200 famiglie. Nel 2005 la Derbigum era intervenuta nel rifacimento dei tetti dei 4 padiglioni del Palexpo di Ginevra installando le proprie membrane impermeabilizzanti per 61.600 metri quadrati. Ora i tetti devono essere rinforzati per reggere il peso dei circa 15.000 pannelli fotovoltaici, e l’organizzazione del progetto è poderosa ma i lavori non compromettono le normali attività del Palexpo. Sarà utilizzato circa l’80 per Il tetto solare del Palexpo di Ginevra cento della superficie disponibile sui 4 padiglioni, per ottenere una potenza totale di 4,2 megawatt. L’impianto non conterà meno di 30 mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici. I lavori dovranno terminare entro la fine dell’anno. Dal 2012, 4.100 megawatt di energia elettrica saranno a disposizione dei ginevrini. I MASSIMI ARTISTI ITALIANI DEL ‘900 IN OTTOBRE DA CHRISTIE’S A LONDRA. Un significativo appuntamento per i collezionisti nel ricco calendario della famosa Frieze Week londinese è l’Italian Sale di Christie’s, leader mondiale anche per questo tipo di asta: il 14 ottobre l’arte italiana è protagonista nella sala d’aste di Christie’s in King Street con una selezione di 50 lotti di qualità eccelsa, complessivamente stimati intorno ai 15 milioni di sterline. Si tratta di opere dei più grandi maestri della seconda metà del ‘900, cercate una ad una in numerose collezioni private italiane e straniere; sono lavori di massimo livello per qualità, rarità e valore. Spiccano un grande e raro Achrome di Piero Manzoni (19331963) realizzato nel 1958-59, stimato 2.200.000-2.800.000 sterline, ed opere di Fontana, Gnoli, Kounellis, Boetti, Vezzoli. «Nel 2010 Christie’s ha messo a punto un nuovo record ottenendo il più alto totale mai raggiunto da un’Italian Sale e ha mostrato come la grande arte italiana moderna e contemporanea attrae un pubblico di compratori internazionali. Anno Un’opera di Lucio Fontana dopo anno, tramite esposizioni e accurati cataloghi, Christie’s ha contribuito in modo determinante a un fenomeno di diffusione culturale che sta facendo conoscere al mondo i nostri migliori artisti», afferma Mariolina Bassetti, direttore Internazionale di Christie’s. A FIRENZE UNA «WINE TOWN 2011» DI GRAN SUCCESSO.Considerata la Bibbia del turismo, la rivista americana Travel&Leisure ha definito Firenze la prima città europea nella classifica 2011, superata solo da Bangkok. La «culla del Rinascimento» è stata premiata per i beni artistici, il cibo, i ristoranti e la cordialità delle persone. Questi ingredienti palazzi storici, vino e cibo, abbinati a spettacoli e concerti - hanno animato lo scorso settembre Wine Town 2011, la manifestazione voluta dalla Regione Toscana per presentaIl poster della manifestazione re un patrimonio unico, contemporaneo e poliedrico. Le tante degustazioni di vini di qualità si sono svolte a cura dell’AIS in chiostri e cortili di Palazzi Storici selezionati dall’ADSI e per l’occasione aperti al pubblico. Accanto a marchi storici e principali aziende della Toscana, i consorzi Chianti Classico, Colli Fiorentini, Chianti Colli Senesi, Chianti Rufina, Vino Chianti, Denominazione San Gimignano, Vernaccia, Bolgheri, Circondario Empolese Valdelsa, Federazione Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori di Toscana. 46 specchio economico CON SEMS DEL GRUPPO FNM L’INNOVAZIONE LOMBARDA VA OLTRE IL CAR SHARING «BIKE+» E «HAMBRY THE FLYBOARD»: I DUE NUOVI VEICOLI PER IL TRASPORTO DI PERSONE E OGGETTI U na bici in grado di incrementare l’efficienza dei ciclisti e un veicolo innovativo, simile a una pedana, per la mobilità indoor di persone e oggetti: sono i prototipi di due veicoli realizzati grazie alla collaborazione tra la Sems, società del Gruppo Fnm che opera nei servizi per la mobilità sostenibile, e il gruppo di ricerca «mOve», del Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano, diretto da Sergio Savaresi. La presentazione di questi mezzi rivoluzionari è avvenuta in occasione del Meeting di Rimini svoltosi in agosto alla presenza di Altero Matteoli, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Giuseppe Biesuz, amministratore delegato della Trenord, Massimo Vanzulli, amministratore delegato della Sems, Raffaele Cattaneo, assessore alle Infrastrutture e Mobilità della Regione Lombardia, e dello stesso Sergio Savaresi, docente ordinario presso il Politecnico di Milano. «BIKE+», REINTERPRETARE LA BICICLETTA «Bike+» è una reinterpretazione in chiave moderna del tradizionale concetto di bicicletta: è leggera, non richiede la connessione alla rete elettrica e sfrutta unicamente l’energia generata dal ciclista. Grazie a un leggerissimo e sofisticato «power-pack» costituito da un motore/generatore elettrico collocato nel mozzo ruota, da un set di batterie al litio e da una scheda elettronica di controllo, è in grado di migliorare l’efficienza della pedalata trasferendo l’energia del ciclista alla batteria nei momenti in cui l’efficienza metabolica è elevata. Per soddisfare anche gli utenti più A L M EETING DI R IMINI , DAL C AR S HARING E - VAI A B IKE + S EMS (G RUPPO FNM) PROTAGONISTA DELLA MOBILITÀ ECOSOSTENIBILE L o sviluppo tecnologico richiede investimenti continui perché siano assicurati sempre il miglior prodotto e il miglior servizio possibile, ma non si potrà mai essere innovativi né innovatori se, contestualmente, non si entrerà nel merito delle questioni che riguardano le persone e la loro vita quotidiana. Nel caso della mobilità, l’obiettivo del Gruppo Fnm continuerà ad essere quello di studiare e realizzare nuove e molteplici forme di mobilità sostenibile esigenti e tecnologici, «Bike+» è stata dotata di una connessione Bluetooth integrata che consente di usare il proprio smart-phone per la personalizzazione delle caratteristiche dinamiche del veicolo. Il telaio è interamente in carbonio ed è stato realizzato da Bianchi, una delle più importanti aziende operanti a livello internazionale nel settore del ciclismo. «HAMBRY THE FLYBOARd», OSSIA UN TAPPETO VOLANTE «Hambry the Flyboard» è una sorta di tappeto volante, molto simile a una pedana nell’aspetto, per la mobilità indoor. È composto da un telaio sagomato a cui sono ancorate due ruote non sterzanti mosse da due motori elettrici indipendenti, e due ulteriori ruote di sostegno. «Hambry» può essere guidato anche utilizzando lo smartphone come se fosse un joystick tridimensionale, oppure semplicemente spostando il peso sui due plantari. Il veicolo è stato pensato per il trasporto di persone (all’interno di fiere, aeroporti, ospedali ecc.), ma anche in modalità «caddy» per il trasporto di oggetti pesanti. specchio economico 47 COME dEVONO ESSERE I VEICOLI dEL FUTURO Tanto «Bike+» quanto «Hambry the Flyboard» esprimono concetti innovativi e tecnologicamente avanzati in linea con il principale obiettivo dell’operato della Sems, finalizzato alla ricerca di soluzioni innovative e originali per la mobilità di domani. Insieme ai partner la società sta ora valutando l’opportunità di individuare eventuali realtà industriali per avviare la produzione in serie dei veicoli e dare concretezza a questa nuova sfida. Secondo il direttore di «mOve» Savaresi, i veicoli del futuro per la mobilità di corto e medio raggio dovranno essere necessariamente piccoli, elettrici, a basso consumo, intelligenti ed interagenti con i dispositivi digitali portatili. Il prototipo «Bike+» realizzato dalla Sems e dal gruppo di ricerca «mOve» del Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano ALLEANZA TRA SEMS, GRUPPO FNM E POLITECNICO dI MILANO I due rivoluzionari veicoli sviluppano tutti questi concetti in modo estremamente innovativo. Partire da due idee ed arrivare a realizzare due veicoli così complessi e sofisticati è stato stimolante ed emozionate per tutto il gruppo di ricerca. Questi veicoli dimostrano inoltre come il Politecnico di Milano, al pari delle migliori università a livello internazionale, sia in grado di realizzare progetti concreti ad alto contenuto innovativo, contribuendo a mantenere elevata la capacità tecnologica del nostro tessuto industriale. UN CAR SHARING ECOLOGICO Ed INTEGRATO Per la Sems e il Gruppo Fnm lo sviluppo tecnologico deve richiedere investimenti continui per assicurare sempre il miglior prodotto e il miglior servizio possibile. Ma non si potrà mai essere abbastanza innovativi né innovatori se, contestualmente, non si entrerà nel merito delle questioni che riguardano le persone e la loro vita quotidiana. Nel caso della mobilità, l’obiettivo del Gruppo Fnm deve quindi continuare ad essere quello di studiare e realizzare nuove e molteplici forme di mobilità veramente sostenibile. Proprio per questo motivo il Gruppo, insieme alla Trenord e alla Regione Lombardia, ha collaborato all’avvio di un servizio di car sharing ecologico gestito dalla Sems, integrato al servizio ferroviario regionale, ed oggi esteso agli aeroporti di Malpensa e Linate. Grazie anche al Gruppo Fnm l’innovazione in Lombardia non si ferma e guarda al futuro. ■ Un momento della presentazione del prototipo «Bike+» avvenuta in anteprima nel Meeting di Rimini Il prototipo «Hambry the Flyboard», ideato per il trasporto ecosostenibile di persone e oggetti pesanti in ambienti chiusi specchio economico asteranno le due manovre varate nel corso di questa estate a rimettere l’Italia in carreggiata? La risposta è semplice: no. Il motivo è ancora più semplice: sono due manovre che hanno come obiettivo la linea di galleggiamento in un contesto in cui la marea sale di ora in ora. In questi casi, solo ponendosi come obiettivo quello di sopravanzarla di qualche metro ci si può assicurare il tempo necessario per ergere una diga efficace, capace di contenerla e fermarla quando ci avrà nuovamente raggiunti, per poi attendere con serenità che, lentamente, cominci a defluire. Per fare questo, però, servirebbe il coraggio di prendere decisioni rilevanti, seppure magari impopolari, quando l’acqua arriva ancora al ginocchio e non quando è già alla gola. Sino ad oggi tutte le scelte che si sono succedute hanno dimostrato, piuttosto che quella di guidare il Paese, la precipua volontà di inseguire gli eventi, facendo fino all’ultimo gli scongiuri perché non avessero a verificarsi. Il paradosso è che, seppure per cause del tutto esogene rispetto alle dinamiche macroeconomiche nazionali e globali, il rinvio delle scelte impopolari non ha salvato, chi avrebbe dovuto assumerle, da una crescente impopolarità. Ed ecco che oggi il Paese versa in una situazione per la quale patisce gli effetti negativi che derivano da una classe politica in deficit di consenso, senza però poter in alcun modo sperare, nel medio-lungo periodo, di giovarsi degli effetti positivi correlati a sacrifici imposti, una volta tanto, non per tamponare una falla già aperta, ma per prevenire l’apertura di falle ben più grandi in futuro e, magari, rilanciare pure la crescita. Perché, ad esempio, non si alza l’età per andare in pensione? Nella fascia di età tra i 55 e i 60 anni risulta che in Italia appena il 30 per cento dei cittadini lavora, mentre in altri Paesi europei questa percentuale arriva al 70 per cento. Dove vogliamo andare, se non adottiamo provvedimenti di questo tipo? La cosa che però suscita maggiore rammarico è che, piaccia o non piaccia, questi provvedimenti verranno presto o tardi adottati; solo che, facendolo ancora una volta nell’ultimo secondo utile, ci si precluderà la possibilità di utilizzarli anche come volano per liberare risorse per la crescita. La lotta all’evasione è senza dubbio un fronte molto importante, su cui lo Stato e tutti i cittadini devono impegnarsi con determinazione, ma non può essere la formula magica cui aggrapparsi nei momenti di tempe- B CRISI E RIPRESA MARGINI DI RECUPERO DAI DIFETTI DEGLI ITALIANI DI CLAUDIO SICILIOTTI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI E DEGLI ESPERTI CONTABILI sta. Non può esserlo per il semplice fatto che non è una battaglia attraverso la quale lo Stato può risanare i propri conti, ma soltanto una battaglia, significativa, attraverso la quale lo Stato può ripristinare una situazione di equità e di giustizia sociale tra i cittadini. Le due manovre estive, infatti, ci consegnano, già così, un’Italia che vedrà salire la pressione fiscale sul prodotto interno di oltre il 44 per cento a partire dal 2013. Mai in passato questa soglia era stata anche soltanto avvicinata; solo in due anni si era arrivati a superare quella del 43 per cento: nel 1997, anno dell’eurotassa, e nel 2007, anno di un elogio persino eccessivo della bellezza delle tasse e della necessità di far piangere i ricchi. E tutto questo senza nemmeno prendersi la briga, per altro ieri come oggi, di chiedersi seriamente chi sono questi ricchi in un Paese in cui quasi tutte le attenzioni del fisco si concentrano sui redditi di chi lavora e produce, piuttosto che sui numerosi altri indicatori di capacità contributiva, determinando così in Italia un’oggettiva situazione di squilibrio 49 tra tassazione delle persone (redditi), delle cose consumate (consumi) e delle cose possedute (patrimoni). Data una pressione fiscale già così elevata, è evidente che l’unica funzione da assegnare alla lotta all’evasione è quella di riequilibrare la ripartizione del prelievo tra chi già paga troppo e chi paga nulla o troppo poco: un obiettivo, come detto, da perseguire con la massima determinazione, ma assolutamente avulso da logiche di immediata copertura delle partite di bilancio dello Stato. Sotto questo punto di vista la lotta all’evasione, che viene impropriamente e dannosamente usata come strumento di risanamento del bilancio, è invece da considerarsi un vero e proprio provvedimento finalizzato alla crescita. Perché una più equa distribuzione del carico fiscale complessivo non può che determinare una maggiore efficienza economica nella capacità di consumo, ed anche perché, alla fine dei conti, la crescita di un Paese non può e non deve ridursi soltanto alla dimensione economica, ma può ben estendersi anche a categorie concettuali quali la cultura della socialità e la consapevolezza dell’appartenenza a una comunità. Nonostante quanto precede e i numerosi altri problemi oggi sul piatto, l’Italia è ben lungi dall’essere nelle condizioni di non potersi più salvare. Paradossalmente, proprio la natura elefantiaca e pletorica della macchina pubblica dello Stato, l’esistenza di situazioni come quella ricordata delle pensioni e altri aspetti ancora, non ultimo quello dei costi della politica e delle fasce più elevate di dirigenti pubblici, danno all’Italia margini di recupero che altri, viceversa non hanno. Basti pensare agli Stati Uniti. Struttura statale molto leggera, welfare e sistema pensionistico tutt’altro che generoso, costi della politica nemmeno paragonabili: lì intervenire è molto più difficile che da noi. Di contro, hanno una pressione fiscale assai meno elevata ed è quindi logico che convergano verso un nuovo equilibrio fatto più di maggiori entrate che di ulteriori tagli. Lo stesso equilibrio, in quanto unico possibile, verso cui dovremmo convergere anche noi. Solo che, nel nostro caso, la via è quella di maggiori tagli piuttosto che di ulteriori entrate. Esattamente il contrario di quello che, in questa difficile estate, si è scelto di fare. Esattamente il contrario di quello che, è l’impressione, ci si accingerà a breve a fare di nuovo. Possiamo salvarci, solo che, forse, non abbiamo ancora capito che dobbiamo per lo meno volerlo. ■ Pub_CiufServ 25-10-2006 17:38 Pagina 1 professionalità efficienza tempestività Il senso della comunicazione n Organizzazione di eventi n Servizi di consulenza professionale n Comunicazione integrata n Strategie di comunicazione servizi «chiavi in mano» ciuffa servizi Via Rasella 139 - 00187 Roma tel. 06 4821146 - fax 06 485964 - [email protected] 50 specchio economico I N G E G N E R I A D E I S I S T E M I TWR, u n ’ I n n o v aT I v a TecnologIa RadaR c h e v e d e aT T R a v e R s o I m u R I Si chiama TWR, ossia Through Wall Radar, l’avveniristico apparecchio che ha vinto il mito dell’impenetrabilità visiva delle pareti perfino di cemento armato. Oltreché per la salvezza di persone in pericolo, sarà utile per compiere indagini strutturali, ricerche archeologiche e vari altri compiti I DS Ingegneria dei Sistemi spa nel mese di giugno ha presentato una innovativa tecnologia radar che consente di vedere le persone attraverso ostacoli quali: muri, macerie, fiamme e fumi. Il prodotto è il TWR (Through Wall Radar, alla lettera «radar che attraversa i muri»); esso consente di vedere le persone presenti all’interno degli edifici mediante una strumentazione posta all’esterno degli edifici stessi, e localizzare superstiti Nella foto l'IDS-TWR, apparato portatile di facile e semplice uso e di dimensioni e peso contenuti, azionabile facilmente da una singola persona; è dotato di uno schermo orientabile in grado di mostrare in tempo reale la posizione di persone, indicate da un simbolo rosso come nella figura della pagina seguente sotto le macerie ed attraverso fumi o fiamme. IDS è conosciuta per l’innovazione tecnologica ottenuta attraverso i costanti investimenti nel settore della ricerca e dello sviluppo di prodotti nell’ambito dell’elettromagnetismo applicato, tanto nel contesto civile quanto in quello militare. La società, suddivisa in quattro linee di business (Divisione Navi, Aeronautica, Aeronavigazione e Georadar), si rivolge ad un mercato internazionale per il trami- te delle sue quattro società sussidiarie: IDS UK (SouthamptonGran Bretagna), IDS Australasia (Brisbane-Australia), IDS Brasile (San Paolo - Brasile), IDS Nord America (Montreal - Canada). La Divisione Georadar, l’unità di business che ha presentato sul mercato il TWR, è uno dei leader mondiali nel settore dei GPR (Ground Penetrating Radar), ossia apparati radar il cui segnale è capace di penetrare nel terreno e nei materiali, e che specchio economico trovano svariate applicazioni in ambito civile: dalla localizzazione e mappatura di sotto servizi alle indagini strutturali ed archeologiche, fino ad applicazioni legate al mondo dei trasporti, come la valutazione della qualità delle massicciate ferroviarie e delle pavimentazioni stradali. Dal 2007 la Divisione Georadar ha introdotto sul mercato la famiglia dei prodotti IBIS (Image by Interferometric Survey), ovvero radar con capacità interferometriche specializzati nel monitoraggio remoto degli spostamenti sub-millimetrici del terreno. Questi sistemi, offerti sul mercato nelle configurazioni denominate IBIS-M, IBIS-L ed IBISS, trovano già larga applicazione nel monitoraggio dei movimenti nelle miniere a cielo aperto, nel controllo delle frane, nel monitoraggio statico e dinamico di ponti e strutture. La Divisione Georadar di IDS, tramite una fitta e consolidata rete di distributori, commercializza a livello mondiale i propri prodotti IBIS e GPR in oltre 25 Paesi, con particolare riguardo al mercato europeo, all’Asia ed alle Americhe. ■ 51 TWR: PRODOTTI INNOVATIVI PER L’IMPIEGO IN SITUAZIONI DI EMERGENZA E PERICOLO Dal 20 al 26 giugno Selex Sistemi Integrati e IDS Ingegneria Dei Sistemi hanno presentato la tecnologia TWR nello stand Finmeccanica al Salone Internazionale dell’aria a Le Bourget. Questa tecnologia risponde alle esigenze di mercato di disporre di soluzioni tecnologiche innovative per le moderne esigenze delle forze che operano in situazioni di emergenza e alto rischio. Il sistema TWR è stato concepito per impiego in situazioni di emergenza e di pericolo, per la localizzazione in tempo reale di persone al di là di ostacoli, quali pareti, macerie o ambienti con denso fumo o fiamme. Può operare attraverso muri di varie di- Il sistema TWR è stato concepito per essere impiegato in situazioni di emergenza e di pericolo, per localizzare persone situate dietro gli ostacoli mensioni e materiali (mattoni, cemento, cartongesso, legno etc.), anche in presenza di rete elettrosaldata o intercapedini. Il TWR può anche localizzare persone vive sepolte sotto le macerie in seguito a terremoti, alluvioni o crolli di edifici. È efficace nel localizzare persone nascoste o intrappolate all’interno di stanze, cavità o cunicoli. Consente di localizzare la presenza di persone all’interno di edifici incendiati, in condizioni di scarsa visibilità dovuti al fumo e alle fiamme. Il TWR è in grado di rilevare il movimento delle persone e, in determinate situazioni, finanche il semplice respiro. ■ Il simbolo rosso che appare sullo schermo del TWR rivela la presenza di una persona al di là del muro Nella foto, lo schermo del TWR Il TWR è un apparato portatile, di dimensioni e peso contenuti e di impiego semplice e immediato; azionabile facilmente da un singolo operatore, è inoltre dotato di uno schermo orientabile in grado di mostrare, in tempo reale, la posizione di persone la cui presenza e la cui posizione vengono indicate da un simbolo rosso, come appare nella figura sopra riportata 52 specchio economico giovanni pisanu: l’italia che vogliamo a bahia è la stessa che vogliono i brasiliani a cura di ROMINA CIUFFA Il console onorario è la figura chiave per interpretare i legami tra due Stati attraverso le esigenze che in un Paese ospitante sorgono per coloro che lo eleggono come seconda casa. Ed è un volontario che ha esattamente gli stessi problemi ma è lì, immerso nella realtà, per risolverli Giovanni Pisanu, presidente dell’Unione dei Consoli Onorari d’Italia nel Mondo e viceconsole d’Italia in Brasile per lo Stato di Bahia è dal Medioevo che i consoli assistono la propria comunità d’origine in terre lontane; già nel 1300 il console fiorentino tutelava i mercanti che operavano nella città di Costantinopoli perché mantenessero i privilegi loro concessi dall’Imperatore bizantino. Dato il forte legame di tale figura con il territorio alieno di uno Stato ospitante, nei tempi moderni sempre più Paesi hanno richiesto l’attivazione di Uffici consolari, fino a firmare nel 1963 la Convenzione di Vienna, presa d’atto formale della distinzione e dei ruoli dei consoli onorari e di carriera. Il consolato onorario è un ufficio di rappresentanza retto da un cittadino dello Stato ospitante che agisce su richiesta ed exequatur dello Stato inviante. In assenza di rappresentanza diplomatica poi, il consolato onorario, che normalmente compie atti giuridici di diritto interno e svolge questioni burocratiche di carattere non internazionale, può svolgere alcune delle funzioni dell’assente ambasciata. I consoli sono funzionari dipendenti dal Ministero degli Affari esteri sia nella veste di inviati (o di carriera) sia in quella onoraria (o di eletti), ma questi ultimi si attivano a titolo non professionale. I consoli onorari italiani sono riuniti nell’Ucoim, l’Unione dei consoli onorari d’Italia nel mondo, che promuove il coordinamento tra essi e con il Ministero degli Affari Esteri, ed è presieduta da Giovanni Pisanu, console d’Italia in Brasile per lo Stato di Bahia. O «viceconsole», se si considera l’origine dell’Ufficio, che è il distaccamento del Consolato ge- nerale avente sede a Rio de Janeiro. A Salvador da Bahia, nell’edificio della Casa d’Italia che ospita nel proprio interno la sede baiana del Consolato onorario, Pisanu descrive i problemi derivanti dall’assenza di fondi destinati all’Ufficio onorario, composto da volontari privi di stipendio e delle immunità destinate ai diplomatici. Mentre squilla in continuazione la linea telefonica di emergenza per i cittadini italiani che hanno eletto Bahia come seconda casa, fa il punto sulla situazione di un Paese, il Brasile, destinato a divenire uno dei punti di riferimento dell’economia mondiale: insieme a Russia, India e Cina viene definito Bric, in quanto caratterizzato, come essi, da una forte crescita del prodotto interno e della quota nel commercio mondiale. Domanda. Innanzitutto può illustrare la distinzione, non chiara ai più, tra console di carriera e console onorario? Risposta. La differenza fondamentale è che quest’ultimo è un cittadino che risiede nello Stato di arrivo e, per ciò stesso, oltre a poter svolgere la funzione consolare affidatagli dal Paese di origine, non ha incompatibilità alcuna in relazione alla propria attività professionale. Lo Stato inviante, infatti, compie dei sondaggi per verificare chi, tra i cittadini, è disponibile a ricoprire tale carica, senza che presenti un particolare curriculum o sia iscritto a determinate liste. D. Qual’è la sua storia professionale? R. Sono a Bahia da 36 anni, da 12 ricopro la carica di viceconsole onorario e da 22 quella di delegato della Camera italiana di Commercio nello Stato di Bahia. Venni in Brasile nel 1975 con una società italiana, legato a un contratto della durata iniziale di un anno, poi esteso per altri due anni dopo i quali, insieme ad altri soci, fondai una società di diritto brasiliano attiva nel settore metalmeccanico, dedita alla fabbricazione in serie di gru idrauliche. Successivamente, per i cambiamenti del mercato, decidemmo di interrompere la fabbricazione seriale a favore di quella su ordinazione. Da alcuni anni, già attivi nella produzione dei macchinari, iniziammo la produzione di macchine e componenti per il settore della finta pelle e, rimanendo nello stesso comparto, con altri soci italiani decidemmo di prendere la strada della produzione e commercializzazione di prodotti chimici. La mia formazione imprenditoriale italiana si è arricchita così dell’esperienza brasiliana, anche ricoprendo altre posizioni all’interno di distinte società a Bahia. Lavorare nel settore commerciale mi ha dato modo di girare e conoscere tutto il Paese con l’obiettivo di creare una rete commerciale funzionale e di visitare mensilmente i rivenditori presenti nell’intero territorio; ciò mi ha anche dato una visione molto ampia del Paese, com’era e com’è oggi. D. Per la Convenzione di Vienna, lo Stato che esprime l’intenzione di essere rappresentato da un console onorario in specchio economico «L e situazioni sociali ed economiche migliorano nella misura in cui lo strato medio della popolazione è messo nella condizione di vivere, lavorare, guadagnare per prendersi cura con dignità della propria vita » una data area sceglie l’individuo destinato a tenere i rapporti professionali, commerciali, culturali tra la circoscrizione di residenza e quella di riferimento. Come si è trovato a svolgere questa funzione? R. Precedentemente già nel 1990 ero stato valutato per un eventuale inserimento, ma non avevo dato la mia disponibilità; nel 2000, invece, mi dichiarai disposto a ricoprire il ruolo di Console onorario. Ci sono due modi: candidarsi direttamente o ricevere la richiesta di disponibilità direttamente dal Consolato generale nell’atto di sondare i cittadini residenti nello Stato ricevente. La procedura vuole che il Consolato indichi alcuni soggetti nel proprio bacino territoriale, quindi normalmente la valutazione passa all’Ambasciata di riferimento, che aspetta a sua volta una formalizzazione governativa del Ministero degli Esteri italiano. Nel mio caso, fui sondato forse perché già rappresentavo la Camera italiana di Commercio a Bahia e giù costituivo perciò un punto di riferimento locale in relazione ai fatti italiani, oltre a parlare fluentemente le due lingue e, naturalmente, a svolgere un’attività compatibile con la figura del console onorario. D. Come svolge il suo incarico? R. Data la mia presenza costante nel territorio baiano dal 1975, ho una profonda conoscenza dell’intera regione. Dal 2000, ossia da quando sono entrato in carica, ho avviato un’efficace operazione di gestione del Consolato italiano in questo territorio, anche attraverso l’integrazione delle attività delle gestioni consolari anteriori. Faccio in modo che si operi come fossimo un «vero» Consolato, non un mero trait d’union con l’Ambasciata e il Consolato di riferimento a Rio de Janeiro. Nei nostri uffici esistono oggi circa 14 mila registri di tutti i tipi, e dal 2000 il nostro ufficio ha un registro e la documentazione di ogni operazione svolta. Mantengo uno stretto contatto con gli uffici di Rio e di Brasilia. Il volume di persone con le quali il nostro Consolato ha rapporti di ogni tipo è molto elevato e ciò provoca spese che sosteniamo direttamente, poiché esulano dall’ammontare dei contributi che riceviamo e che ci lasciano tra l’incudine e il martello, ossia tra l’interesse ad offrire servizi efficien- 53 ti e i costi che essi implicano. E infatti in parte è la mia stessa ditta a sostenere tali costi. D. Lei presiede l’Unione dei consoli onorari d’Italia nel mondo. Che cosa è? R. Accogliendo l’invito dell’Ucoi, l’Unione dei consoli onorari d’Italia, attiva sin dal 1977, l’Ucoim è nata a Roma nel 2004 con 70 rappresentanti iniziali dello Stato italiano in 31 Paesi. Essa ha come scopo quello di promuovere il più efficace coordinamento tra i consoli onorari d’Italia all’estero e tra questi e il Ministero degli Affari Esteri, favorendo la diffusione delle informazioni e armonizzandone le attività nella migliore e più efficace difesa della funzione. Stiamo preparando un congresso che si terrà tra il 15 e il 20 novembre a Salvador, al quale saranno invitati l’ambasciatore e tutti i consoli italiani in Brasile, per fare il punto sulla situazione dei Consolati onorari: i problemi, gli orizzonti, le forme che si possono immaginare per guidare noi consoli verso una maggiore integrazione del lavoro che compiamo nel contesto della più vasta rete diplomatica. Ci attendiamo la partecipazione di tutta la rete onoraria, anche se siamo consapevoli delle difficoltà insite nel raggiungimento di una meta tanto lontana quale Salvador da Bahia. Ma la scelta è caduta su questa città proprio per il riconoscimento dell’attrattiva ulteriore che essa rappresenta e che potrebbe, da sola, spingere la rete locale alla partecipazione. D. Quali sono i rapporti del Consolato onorario con l’Ufficio diplomatico? R. Gli Uffici onorari svolgono un lavoro periferico, di supporto alla rete diplomatica ma non meno importante: sono, infatti, punti nel territorio che danno stabilità alla macchina consolare in un Paese come il Brasile in cui le distanze sono immense. Poiché tutto quello che noi facciamo è subordinato all’Ufficio diplomatico, i nostri rapporti con l’Ufficio di riferimento, che in questo caso è il Consolato generale di Rio de Janeiro, sono molto intensi e, proprio come un ufficio collegato, prepariamo, con limitata autonomia, la stragrande maggioranza delle pratiche dirette a Rio, dove sono concluse. D. Perché, piuttosto che inviare le pratiche all’Ufficio diplomatico di Rio, esse non sono completate presso il Consolato onorario di Salvador che le espleta? R. È difficile far capire agli utenti che questo è un Ufficio onorario, ossia non dotato di autonomia in tutti i servizi richiesti e con scarse risorse finanziarie. Si tratta quasi di un lavoro volontario. Inoltre il Console onorario può compiere solo atti descritti nel decreto del proprio limite di funzioni, aventi perlopiù natura amministrativa; è l’Ufficio diplomatico ad essere competente per quanto riguarda il resto, salvo che non vi sia espressa delega. D. Quali sono le regole di ingresso per un europeo nello Stato brasiliano? R. Le regole sono dinamiche e cambia- 54 specchio economico no con le reciprocità tra Paesi; un turista europeo può visitare il Brasile per un tempo di massimo di 180 giorni nell’arco di 360, e se negli ultimi 360 giorni si è verificata, una permanenza superiore, potrebbe essergli negata l’entrata; lo stesso vale per il brasiliano in territorio italiano. Recentemente è stata riaffermata, anche in Brasile, una regola applicata in quasi tutta l’Europa: dopo un soggiorno massimo di 90 giorni nel Paese ospitante, prima di un secondo periodo è necessaria una permanenza di 90 giorni fuori dello stesso, ed è nell’assoluta discrezionalità dell’ufficiale dell’immigrazione la decisione sull’ingresso. Bisogna inoltre dimostrare di essere in possesso di un passaporto valido per almeno altri 180 giorni oltre la data di rientro, di un biglietto di andata e ritorno con le date fissate, di un indirizzo di domicilio nel corso della visita nel Paese e di una disponibilità finanziaria. D. Qual’è la situazione finanziaria dell’Ufficio consolare onorario? R. I Consolati onorari e i relativi Uffici soffrono perché, per i tagli dei finanziamenti degli ultimi anni, ricevono una somma assolutamente insufficiente per i compiti che devono svolgere; ciò li mette in una situazione delicata perché un buon servizio comporta una spesa, e quando non esiste una disponibilità adeguata per la manutenzione di un Ufficio si corre il rischio di diminuire la qualità del servizio stesso. Personalmente ritengo che si debbano individuare e creare le condizioni che consentano all’Ufficio onorario di offrire un servizio di buon livello. D. Che rilievo ha lo Stato di Bahia rispetto al resto del Paese? R. Lo Stato di Bahia non è comparabile, sul piano economico, con San Paolo, Rio de Janeiro, Belo Horizonte o Porto Alegre, ma mantiene pur sempre il quinto o sesto posto ed esercita un forte richiamo turistico specialmente per i nostri concittadini: nel turismo Bahia è seconda solo a Rio, se si considera quello di San Paolo come prevalentemente turismo di affari. La presenza italiana in questo Stato figura sempre nei primi tre posti. D. Com’è visto il turismo italiano? R. Il turismo dall’Italia è un dato molto positivo, ma l’altra faccia della medaglia è costituita dai molti turisti che vengono a Salvador per finalità non condivisibili. Si tratta di un problema, non solo italiano, ricorrente e delicato, reso più grave a volte da un biglietto di sola andata e da scarse disponibilità finanziarie che possano consentire anche il rientro, contro le regole, contro il buon senso e contro quanto stabilito dal Trattato di Schengen. Anche a causa di recenti fatti di cronaca politica, in Italia il Brasile si collega più al transessualismo e al turismo sessuale che alla cultura e all’economia, stimolata dai rapporti esistenti tra i nostri Paesi, che, nonostante siano intensi, passano inosservati. L’edificio della Casa d’Italia che ospita il Consolato onorario a Salvador da Bahia D. Dov’è più presente l’imprenditoria italiana in Brasile, e in quali settori? R. Indubbiamente predomina a San Paolo, e senza distinzione di particolari settori. Non dobbiamo dimenticare che l’immigrazione italiana in questo Paese, a partire dalla fine dell’800, ha contribuito in forma massiccia e coerente allo sviluppo di determinate aeree, principalmente negli Stati del centro-sud, di San Paolo, Rio Grande del Sud, Santa Catarina. La presenza italiana, all’inizio qualificatasi con una manodopera in sostituzione di quella di origine africana che era stata abolita con la fine della schiavitù, ha saputo trasformarsi in manodopera apprezzata e rispettata. Dopo la seconda guerra mondiale i flussi dall’Italia verso il Brasile si sono infittiti, favoriti anche dagli stessi Paesi, fino alla grande immigrazione degli anni 50 di natura prettamente agricola. Tale processo ha subito un ulteriore cambiamento negli anni 6070-80, quando l’immigrazione ha assunto un carattere professionale con l’arrivo di tecnici e di investimenti, sebbene a mio parere l’Italia non sia stata aggressiva come altri Paesi europei, che della loro colonia in Brasile hanno fatto una testa di ponte per le loro relazioni bilaterali. Peraltro l’italiano, abituato ad integrarsi molto bene nelle comunità di arrivo, si trova al di sotto della sua stessa capacità di interrelazione su tutti i piani, nonostante goda di un’evidente simpatia da parte della popolazione brasiliana, ulteriore motivo per un’integrazione che di fatto non avviene. D. Com’è per un italiano fondare un’impresa in Brasile? R. Teoricamente facile, non lo è all’atto pratico: il sistema fiscale brasiliano è complesso e non è così semplice gestirlo. Inoltre, come stranieri, si compie costantemente l’errore di pensare di poter insegnare tutto nel Paese ospitante, mentre bisogna essere capaci di imparare e di adeguarsi alle situazioni locali. D. La crescita dei rapporti con il Brasile è costante anche in Italia. A che si deve? R. Il Brasile sta richiamando l’attenzione mondiale per una serie di coincidenze che lo vedranno in breve protagonista di molti eventi di importanza mondiale, dalla visita del Papa in onore dei giovani, ai Campionati del mondo di calcio nel 2014 e alle Olimpiadi del 2016, e per la capacità che ha avuto di superare la crisi mondiale, oltreché per le sue note caratteristiche consistenti in condizioni locali di grande attrattiva, in una mentalità molto vicina a quella occidentale, nei suoi 190 milioni di abitanti, nella presenza di numerosi cittadini provenienti dai Paesi europei e di risorse che attendono di essere sviluppate. Le statistiche indicano che la crescita demografica del Paese si sta modificando, avvicinandosi agli standard internazionali, con la previsione di raggiungere l’equilibrio demografico intorno al 2030-2040. Il Brasile è quasi un continente ed è grande due volte e mezzo l’Europa. Quando la popolazione si sarà stabilizzata, sono sicuro che si avvierà un altro grande processo caratterizzato da un salto qualitativo che, finalmente, sarà al di sopra delle necessità della popolazione. D. Il problema della sicurezza individuale in Brasile è molto elevato. Cosa può dire in proposito? R. È vero che questo Paese registra indici statistici di microcriminalità molto delicati, ma non è opportuno compiere valutazioni in casa di altri. Del resto anche in tante città italiane abbiamo problemi simili. Direi che questo fa parte del ciclo di evoluzione di ogni Paese; le situazioni sociali ed economiche migliorano nella misura in cui lo strato medio della popolazione è messo in condizione di vivere, lavorare, guadagnare e prendersi cura della propria vita. Le autorità locali stanno compiendo un grande sforzo per diminuire la portata di tale problema. ■ Towards a better world. Disegniamo il futuro dell’Energia www.ansaldoenergia.it 56 chiospececonomi- «PENSO CHE IL VOSTRO PROGRESSO SIA LENTO» di MASSiMiLiANO dONA SegretAriO geNerALe deLL’uNiONe NAziONALe cONSuMAtOri Erano gli anni Sessanta quando il senatore Robert Kennedy, durante una pubblica audizione, domandò chiarimenti al presidente della Ford sui brevetti per la sicurezza della casa automobilistica. Alle risposte evasive del guru dell’auto, Kennedy replicò: «Viene da pensare che potreste far meglio di come fate. Penso che il vostro progresso sia molto, molto lento» «In occasione della presentazione della nuova Fiat 500, decisi di scrivere all’amministratore delegato dell’azienda torinese, Sergio Marchionne, protestando per la scelta di vendere il sistema elettronico di stabilità (ESP) come optional e, quindi, non dotando del dispositivo di sicurezza tutte le versioni della nuova utilitaria. Egli mi rassicurò che la 500 era già sicura. Che rivincita mi sono preso quando l’Unione Europea ha stabilito che l’ESP debba essere obbligatorio su tutte le vetture a partire dal novembre 2011...» 20 anni fa due donne attraversarono mezza America a bordo di una vecchia Ford Thunderbird. Thelma e Louise diventarono, dopo l’uscita del film nel 1994, un modello di emancipazione femminile. Ma chi non ha sognato, ancora prima, con Gregory Peck e Audrey Hepburn, di passeggiare a bordo di una Vespa tra le strade della Capitale, in una delle immagini più famose di «Vacanze Romane»? Nonostante i tempi mutati, le stesse scene, ai nostri giorni, sarebbero considerate forse politicamente scorrette, in una società che ha dichiarato guerra al fumo e ha compreso l’importanza della politica della sicurezza sulle strade. Sembra lontano il tempo in cui sulle auto non erano previste le cinture di sicurezza, in moto si andava senza dover indossare il casco e sui pacchetti di sigarette erano raffigurati gli scenari inneggianti alla libertà americana. Eppure non è una scoperta recente che il fumo danneggi la salute, né che i dispositivi di sicurezza possano salvare molte vite sulle strade. Piuttosto è cambiata la normativa e, di conseguenza, le aziende sono state costrette ad adeguarsi. Questo processo di «responsabilizzazione» purtroppo non prende atto di una maggiore cultura della sicurezza, come dimostra l’affidamento all’alibi della preponderanza del fattore umano, inteso come possibilità di errore e conseguente imprevedibilità di certe variabili: quante volte queste diventano scusanti per le aziende che lanciano sul mercato prodotti non sufficientemente affidabili, o per le Amministrazioni cui spetta il compito di vigilare? La sensazione è che spesso l’impresa non faccia tutto ciò che è in suo potere, puntando più sulla forma (pensiamo al design di un automobile) che sulla sostanza (la stabilità ad esempio). Erano gli anni 60 quando il senatore Robert Kennedy, durante una pubblica audizione, domandò chiarimenti al presidente della Ford sui brevetti per la sicurezza della casa automobilistica. Alle risposte evasive del guru dell’auto, Kennedy replicò: «Viene da pensare che potreste far meglio di come fate. Penso che il vostro progresso sia molto, molto lento». A mio modo quasi 50 anni dopo, in occasione della presentazione della nuova Fiat 500, decisi di scrivere all’amministratore delegato dell’azienda torinese, Sergio Marchionne, protestando per la scelta di vendere il sistema elettronico di stabilità (ESP) come optional e quindi non dotando del dispositivo di sicurezza tutte le versioni della nuova utilitaria. L’amministratore delegato mi rassicurò che la 500 era già sufficientemente sicura. Che rivincita mi sono preso quando l’Unione Europea ha stabilito che l’ESP debba essere obbligatorio su tutte le vetture a partire dal novembre 2011... Che cosa è cambiato? Le aziende aspettano che sia la legge a rendere necessario ciò che fino a qualche tempo fa era considerato solo un optional. Aveva, forse, ragione il senatore Kennedy: si può «fare di meglio». Un altro esempio ci riporta ai nostri giorni: qualche mese fa, l’Unione Nazionale Consumatori denunciò la pubblicità che esortava a portare la Coca-Cola in tavola proponendo il consumo quotidiano di una bevanda ricca di zuccheri e contenente caffeina; in seguito alla nostra segnalazione, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) ha invitato il colosso americano a rivedere le modalità comunicazionali degli spot dichiarando che il messaggio diffuso è scorretto «se non contestualmente inserito in un ambito in cui sia evidente il concetto di bilanciamento calorico e nutrizionale e l’occasionalità del consumo». Oggi, la decisione del Governo francese di tassare le bevande zuccherate il cui abuso potrebbe portare all’obesità dimostra che guardavamo nella direzione giusta. Abbiamo proposto di replicare un’iniziativa del genere anche nel nostro Paese che, secondo gli ultimi dati, detiene il record negativo in Europa di bambini obesi (uno su tre). Non si può imputare l’aumento di peso alle sole bibite gassate, ma bisogna considerare anche la proliferazione dei cibi spazzatura e il cambiamento delle abitudini; senza dimenticare la diffusione di modelli di sviluppo sociale indotti da martellanti campagne pubblicitarie. E tuttavia credo proprio che in futuro la legge renderà obbligatoria, per bibite come la Coca-Cola, l’avvertenza «Bere con moderazione» o «Accompagnare il consumo con costante attività sportiva». ■ specchio economico A 57 lla fine del mese di giugno del nominato «Train the Trainers», cioè volin collaborazione 2004, con la Risoluzione 1546 to alla creazione di un numero adeguato con lo sTaTo MaGGiore della difesa del Consiglio di Sicurezza deldi istruttori iracheni che, a loro volta, le Nazioni Unite, veniva restituita la socostituiscano l’embrione del futuro corvranità nazionale al popolo iracheno. Su po docente delle forze di polizia. Materichiesta del Governo provvisorio irarie quali Etica di Polizia e Diritti Umani cheno, le Nazioni Unite autorizzavano fanno parte dell’insegnamento impartito la presenza di una Forza Multinazionale e denotano la grande attenzione rivolta fornita dai Paesi della NATO con la fialle necessità della nuova forza di polinalità di addestrare le Forze di Sicurezza zia emergente dopo le travagliate vicenirachene (ISF). Nasce così la NATO de del Paese. del Generale di divisione Training Mission-Iraq (NTM-I), che iniI dati relativi ai risultati raggiunti sono Giovanni arMenTani zia la propria attività nell’agosto del eloquenti: a partire infatti dal giugno v ice coMandanTe della 2004 con finalità e modalità esclusiva2007 più di 9.500 poliziotti hanno comnaTo TraininG Mission-iraq mente addestrative. pletato con successo il corso basico adLa missione assegnata alla NTM-I destrativo bimestrale tenuto dai Carabiprevede sostanzialmente l’assolvimento una fase avanzata della nostra presenza nieri, e circa 80 istruttori iracheni sono di attività di addestramento, consulenza in Iraq, cioè il progressivo coinvolgistati formati nell’ottica sopra descritta di e assistenza (training, advising and men- mento degli iracheni in un ruolo sempre subentrare gradualmente ai Carabinieri toring) a favore delle ISF, con lo scopo più attivo, nel quale i nostri accentuano nell’addestramento delle unità di polizia finale di renderle effettivamente indi- piuttosto l’azione di supervisione e conche frequenteranno i futuri corsi. La propendenti (concetto della self-sustainabi- sulenza. Tale fase è stata naturalmente grammata e progressiva riduzione dei lity) e di dar vita a un settore della sicu- preceduta da una iniziale valutazione militari dell’Arma che avverrà nel prosrezza moderno, efficiente e ispirato a va- della situazione e delle richieste della simo futuro è la migliore testimonianza lori democratici, che contribuisca a rea- controparte irachena, perché non va sotdella bontà del loro operato, così come lizzare il futuro pacifico e laborioso del taciuto come la NTM-I abbia via via atdell’operato di tutti i membri del continPaese da tutti auspicato. La NTM-I è tagliato e modulato le modalità di esecugente italiano. quindi la concreta espressione del sup- zione delle proprie attività alle reali e Ogniqualvolta mi sono trovato ad inporto dei Paesi della NATO per l’indi- rappresentate esigenze irachene. teragire con gli interlocutori iracheni, ho L’organizzazione della missione si arpendenza, l’unità e l’integrità territoriale sempre avuto la percezione che i nostri ticola oltre che, naturalmente, nelle tradella Repubblica dell’Iraq. Carabinieri abbiano stabilito delle L’azione di consulenza della NTM-I a dizionali branche relative alla gestione straordinarie sinergie, frutto non solo favore delle ISF è concentrata essen- del Personale, Intelligence, Operazioni, delle spiccate doti relazionali che caratzialmente nel settore della formazione Logistica, Piani, Comunicazioni e Amterizzano il popolo italiano in generale, degli ufficiali, sottufficiali e forze di po- ministrazione, anche nelle seguenti divima soprattutto di una profonda profeslizia, queste ultime, come vedremo più sioni: sionalità specifica riconosciuta, in modo - Training Educational Doctrine and avanti, addestrate dai nostri Carabinieri. unanime, sia dagli iracheni che dai colAttualmente, 14 nazioni (13 apparte- Advisory Division (TEDAD), che assileghi stranieri operanti nella NTM-I. Ciò nenti all’Alleanza Atlantica mentre l’U- ste nel campo della formazione degli ufè per me motivo di grande orgoglio sia craina aderisce all’iniziativa del Parte- ficiali e sottufficiali nonché all’invio di come militare e Rappresentante Nazionariato per la Pace) partecipano attiva- dirigenti della Difesa, del Ministero denale più anziano nella NTM-I (il cosidmente alla missione fornendo persona- gli Interni e dell’Ufficio del Primo Midetto Senior National Representative) le, mentre tutti gli Stati membri della nistro all’estero per la frequenza di corsi che come cittadino italiano. NATO provvedono al finanziamento NATO anche «on demand»; Se dovessi dunque tracciare il classico - Gendarmerie Training Division della stessa. L’Italia, in particolare, vanbilancio della situazione direi che occorta la maggiore presenza numerica (ad (GTD), formata interamente da un nure essere realisti e ammettere che molto oggi circa 60 militari di tutte le Forze cleo di Carabinieri preposti all’addestraresta ancora da fare, ma nessuno si illuArmate, in prevalenza Carabinieri) e il mento della Polizia Federale irachena e, de di misurare il successo di una missiovicecomandante della missione, un Ge- più recentemente, della Oil Police. Imne con un metro troppo corto. Altro temportante sottolineare il programma denerale di Divisione dell’Esercito. po è sicuramente necessario per il ragMilitari italiani sono giungimento di una sipresenti praticamente tuazione ideale di comin tutte le componenti pleta autosufficienza della struttura organizdegli iracheni in matezativa della NTM-I, ria di sicurezza. Siamo dando un significativo però sulla strada giusta contributo al successo e i programmi futuri, della missione. Anche quali ad esempio l’inse il numero di compocremento dei corsi alnenti della NTM-I (si l’estero nel settore deltratta di poco meno di l’alta formazione, con180 persone) potrebbe tribuiranno senz’altro sembrare esiguo, in al raggiungimento di realtà occorre consideulteriori prestigiosi trarare la natura della misguardi nella speranza, sione stessa, prettaconcreta, di poter assimente addestrativa, e stere all’affermazione l’alta valenza diplomadi un Iraq in cui gli iratico-politica che essa cheni siano sempre più riveste. protagonisti del proprio I componenti italiani della Nato Training Mission-Iraq Ci troviamo ora in destino. ■ L’IMPEGNO MILITARE ITALIANO IN IRAQ 58 specchio economico idea del No Cash Day, giornata senza contanti, nasce dalla mente di un comunicatore, Geronimo Emili, alla ricerca di un’evoluzione della moneta e del mercato che consenta ai consumatori di tutti i giorni di usare, come nel resto dei Paesi, la propria carta di credito anche per acquisti di valore minimo. L’evento ha ricevuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero dello Sviluppo Economico ed è stato sponsorizzato dal circuito di pagamento internazionale MasterCard. Non è solo una questione di comodità, ma anche una riflessione sulle modalità di circolazione del denaro, sulle condizioni utili a ridurre l’evasione fiscale, sul costo che un Paese affronta per la produzione del denaro contante. Secondo i dati della Banca d’Italia, in Europa attualmente sono in circolazione 13,6 miliardi di banconote per un valore di 815 miliardi di euro e circa 91,8 miliardi di monete per un valore di quasi 22 miliardi di euro. Il più diffuso tra i contanti è il centesimo che con 22 miliardi di pezzi rappresenta un valore di appena 220 milioni di euro. Il contante non è gratuito: la sua gestione in Europa costa 50 miliardi di euro l’anno, 10 di questi spesi dall’Italia. Ciò significa che, per pagare il personale, i servizi di conta, le perdite, i furti, le apparecchiature, il trasporto, la sicurezza, i magazzini, la vigilanza, le assicurazioni, si spendono circa 200 euro a testa l’anno. Se l’Italia è uno degli ultimi Paesi in Europa per uso di «e-payment», è anche la prima per reddito imponibile evaso con il 54,6 per cento. Il contante contribuisce a gravi iniquità fiscali e sociali per i cittadini a maggiore tracciabilità e incrementa il fenomeno del sommerso che in Italia incide sul prodotto interno per oltre il 20 per cento sottraendo all’erario ogni anno circa 180 miliardi di euro. In Europa nel 2009 sono state registrate circa 1.800 rapine in banca: il 40 per cento di queste sono state messe a segno in Italia. Il nostro Paese, sempre nel 2009, registrava un indice di rischio pari a 7,4 (numero di rapine ogni 100 sportelli), in calo rispetto al valore registrato negli anni precedenti, ma assolutamente distante da quello di altri Paesi europei. Il progetto, che investe direttamente i «blogger» perché scrivano delle loro esperienze «no cash» e i loro racconti giungano direttamente al consumatore-tipo, ha trovato in MasterCard lo sponsor ideale; il direttore marketing di MasterCard Italia Gianluca Iannelli spiega gli obiettivi dell’iniziativa, volta a cambiare il rapporto degli italiani con l’evoluzione della moneta, tanto dei consumatori che non hanno fiducia nella sicurezza dei sistemi di pagamento elettronico, quanto dei commercianti. Domanda. Lo scopo del No Cash Day? Risposta. Sensibilizzare il Paese su un problema che ci riguarda da molto vicino, la «lotta al contante». Intendiamo rimuo- L’ M A S T E R C A R D NO CASH DAY: I BLOGGER RACCONTANO COM’È IN ITALIA UN GIORNO SENZA CONTANTI vere i falsi miti e i preconcetti sull’uso della carta di credito, relativi alla scarsa sicurezza nelle transazioni o al fatto che non è accettata ovunque. D. Quale ritenete sia il punto di forza a favore dell’uso della carta di credito? R. I contanti rappresentano addirittura un problema per il Paese: quanto minore è l’uso del denaro «evoluto», tanto più alto è il livello di evasione fiscale. I Paesi nordici, nei quali l’evasione fiscale è tradizionalmente più bassa, sono anche quelli in cui è maggiore l’uso delle carte di credito: non è solo il caso della Finlandia e della Svezia, ma anche dell’Inghilterra e della Francia. Un altro problema a livello macroeconomico è il costo del denaro contante: in Italia tale costo, in rapporto al prodotto interno lordo, è il più alto d’Europa, ma esso Gianluca Iannelli, direttore marketing potrebbe essere facilmente di MasterCard Italia ridotto attraverso sistemi di pagamento evoluti. D. Perché MasterCard ha interesse nel sostenere questa iniziativa? R. Il fatto di aver sponsorizzato questo progetto testimonia il nostro impegno progetto nella diffusione di sistemi di pagamento punta a cambiare innovativi e alternativi al contante, il quale costituisce per l’Italia un costo soil rapporto degli italiani ciale enorme. In linea con l’immagine con l’evoluzione della del nostro marchio, abbiamo voluto farlo in maniera innovativa attraverso l’iniziamoneta. Il fatto di averlo tiva «Bye bye cash!» dedicata ai blogger sponsorizzato testimonia che, invitati a vivere una settimana senza contanti, attraverso i propri racconti hanil nostro impegno nella no evidenziato gli svantaggi del cash e i diffusione di sistemi vantaggi della carta, sottolineando la di pagamento innovativi presenza di situazioni estreme quali i problemi nei pagamenti di piccolo ime alternativi al contante, porto, caso in cui l’Italia si mostra arreil quale per l’Italia trata rispetto all’Europa. D. In quale altro modo MasterCard ha costituisce ancora un comunicato all’esterno questa esigenza di enorme costo sociale evoluzione? R. Il nostro marchio è stato tra i primi a parlare di e-commerce evidenziando l’uti- «Il » specchio economico lità della carta in un settore in continua crescita, e a svolgere una campagna sui vantaggi dell’uso della carta negli acquisti online, sui quali tutti i nostri clienti si stanno spostando. L’e-commerce, ossia lo shopping dal computer, presto sarà coadiuvato anche in Italia dal pagamento attraverso la tecnologia mobile. A New York e San Francisco è partito il progetto pilota «Google Wallet», sviluppato con la collaborazione delle società Citi, MasterCard e First Data, per compiere acquisti sfruttando la tecnologia Near Field Communication (NFC): associando la carta di credito MasterCard ai telefonini nei quali si sarà precedentemente scaricata un’applicazione, si potrà pagare semplicemente avvicinando il telefono ai lettori MasterCard PayPass. D. L’Italia è lenta in questo processo di ammodernamento. Manca da noi persino un servizio di taxi efficiente dedicato al circuito della carta di credito. Cosa accade nelle altre grandi città? R. Un riferimento essenziale è dato da New York, grande vetrina per il settore «contactless» nella quale il tradizionale servizio di pagamento con carta di credito è stato già superato: in molti taxi è ora presente la possibilità di pagare appoggiando la carta al Pos, rivolto verso il cliente. In Italia, anche se il circuito «contactless» è stato avviato e procede soprattutto a Milano, c’è ancora molta strada da compiere. D. L’iniziativa ha costituito anche l’occasione per studiare le abitudini degli italiani, in particolare le reazioni dei commercianti che hanno ricevuto richieste di saldare bassi importi con carta. Cosa si intende per «bassi»? R. Rispetto al mondo anglosassone o americano, in Italia un pagamento «basso» include persino le somme inferiori ai 25 euro; bisognerebbe riuscire a spostare i pagamenti dal contante alla carta al di sotto di questa cifra. D. Quali sono i risultati emersi da questa settimana senza contanti? R. È molto considerevole il fatto che se ne sia parlato e in tal modo sia stato compiuto un passo verso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. I messaggi pubblicati dai blogger sono stati utili proprio perché espressione diretta dei consumatori-tipo, in grado di giungere direttamente ai clienti, e non opera di esperti, che spesso non sanno trasmettere correttamente il messaggio. D. Quali saranno le prossime strategie di marketing? R. Continuiamo a puntare sull’uso online della carta: sulle reti nazionali stiamo per ripetere lo spot «Amici» già trasmesso su emittenti televisive, mentre la campagna sul web da vari siti di informazione e portali condurrà al nostro sito, nel quale offriremo ai nostri utenti la possibilità di creare il proprio spot «Priceless» e di condividerlo sui social network. ■ 59 ANSALDO ENERGIA: AVVIATA LA COSTRUZIONE DI UNA CENTRALE IN TURCHIA. L’Ansaldo Energia ha avviato in Turchia i lavori per la realizzazione e la manutenzione di una centrale a gas a ciclo combinato da 865 megawatt. Perfezionato la scorsa estate, il contratto prevede un costo di 640 milioni di euro. Ubicato a Kocaeli-Gezbe, uno dei distretti industriali di Istanbul, l’impianto sarà equipaggiato con turbine AE94.3A prodotte negli stabilimenti dell’Ansaldo Energia di Genova, ed è stato progettato per un funzionamento ciclico anche giornaliero, secondo i più elevati standard di efficienza termica e il minimo impatto ambientale. Nell’iniziativa, oltre al consueto ruolo di costruttore «chiavi in mano» Una turbina a gas dell’Ansaldo Energia dell’impianto, l’Ansaldo Energia svolge anche quello di investitore. Il progetto rappresenta uno dei maggiori investimenti nel settore energetico turco compiuto da un investitore estero in partnership con un operatore locale, e consente all’Ansaldo Energia l’ingresso in un mercato molto promettente. NUOVO DIRETTORE PER L’HILTON GIARDINI NAXOS. Il Gruppo alberghiero Hilton Worldwide ha annunciato la nomina di Andrea Modesti a direttore general dell’Hilton Giardini Naxos. Modesti sarà responsabile del management con particolare riguardo al turismo congressuale e di lusso, alla qualità e al gradimento dei clienti. «L’Hilton Giardini Naxos è un fiore all’occhiello della regione. Mettendo a frutto le mie precedenti esperienze professionali e potendo contare su un team di professionisti molto affiatati, sono sicuro che riusciremo a combinare il turismo di lusso con quello congressuale», ha dichiarato. Destinato ad abbinare affari e vacanza, l’Hilton Giardini Naxos è situato sulla costa orientale tra Uno scorcio dell’Hotel Hilton Giardini di Naxos Messina e Catania e si affaccia sul panorama del Mar Ionio. Ha 296 camere, tra cui 28 suite, 2 ristoranti, 2 bar, uno dei centri-congressi più grandi in Sicilia con 11 sale Hilton Meetings di cui la più ampia ospita fino a 950 delegati; inoltre una spa e un fitness center con attrezzature all’avanguardia, piscina e spiaggia privata. Può essere raggiunto facilmente dall’aeroporto di Catania Fontanarossa, distante solo 40 chilometri. TREDICI AUTO VESTITE DA DINAMICA BY MIKO. Cadillac, Chevrolet, Mercedes, Mini, Opel e Volkswagen: sono i colossi dell’automobile che, per gli interni dei nuovi modelli presentati al Salone di Francoforte, hanno scelto la microfibra Dinamica by Miko, azienda goriziana da anni affermatasi nel settore degli interni d’auto grazie alla sua microfibra ecologica e riciclabile fino al 100 per cento, derivata da bottiglie di pet. Un metro di Dinamica contiene 300 grammi di poliestere recuperato, corrispondenti a quelli usati per produrre 20 bottiglie di plastica. «La microfibra Dinamica è particolarmente adatta per vestire gli interni Auto «vestita» da Dinamica by Miko delle auto grazie alle sue caratteristiche tecniche ed estetiche, e si rivela perfetta sia per le sedute e gli schienali dei sedili, sia per le altre applicazioni, come pannelli, cielo del tetto o interni delle portiere», spiega Lorenzo Terraneo, vicepresidente della Miko. Grazie alla sua versatilità Dinamica è stata scelta per 13 dei modelli presentati nel Salone di Francoforte. 60 specchio economico Giochi: si alleano Gamenet e Casinò Campione d’Italia Casinò Campione d’Italia, la più grande casa da gioco d’Europa, e la società Gamenet, tra i maggiori concessionari dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato per la gestione della rete pubblica del gioco lecito, hanno siglato un’alleanza per l’apertura e la gestione, attraverso una «newco», di nuove «gaming hall» o sale da gioco di alto profilo. Si tratta del primo e unico caso in Italia di partnership societaria tra una casa da gioco italiana e una concessionaria dei Monopoli, non limitata a un unico tipo di gioco, in base a un modello destinato ad ampliare i confini dell’attuale mercato. Le nuove gaming hall, dalle dimensioni minime previste di 600 metri quadrati, rappresenteranno un esempio innovativo e un punto di riferimento sia per varietà e completezza dell’offerta di giochi sia per la qualità degli spazi interni, che saranno realizzati secondo standard di eccellenza nell’interior design, con la previsione di affiancare, alle aree per il gioco, spazi destinati alla ristorazione e all’intrat- Presentati a Londra i sistemi di difesa targati SELEX SI Leader mondiale nei sistemi e nei sensori per la difesa e la sicurezza nonché per la gestione e per il controllo del traffico aereo, marittimo e aeroportuale, nel Salone internazionale Defence & Security Equipment svoltosi a metà settembre a Londra la SELEX Sistemi Integrati ha presentato i prodotti più significativi nel settore della radaristica e nella progettazione e realizzazione di Grandi Sistemi integrati per la difesa e la sicurezza. Presente nella fiera insieme alla società britannica da essa controllata SELEX Systems Integration con sede in Gran Bretagna, dedicata principalmente alla gestione di programmi ad alto contenuto tecnologico per la sicurezza, la SELEX Si ha esposto i prodotti di tre aree operative: Cyber Solutions, Security e Battlespace. La sicu- RetRospecchio tenimento. Le nuove sale da gioco sorgeranno in località qualificate del territorio nazionale, in buona parte già individuate anche grazie all’accordo quadro tra la Gamenet e l’Anit, associazione che riunisce alcuni Comuni turistici italiani già sedi in passato di strutture di gioco. Gamenet apporterà alla nuova iniziativa le licenze e tutte le competenze maturate in questi anni nella gestione della rete di gioco pubblico con gli apparecchi da intrattenimento Newslot, con le recenti Videolotterie e, in caso di assegnazione di nuove licenze, con scommesse sportive e Poker live. Casinò Campione d’Italia apporterà l’esperienza maturata dal 1933, anno Ezio Filippone, amministratore delegato di Gamenet della sua apertura, nell’offerta di gioco, nel design degli ambienti, nella gestione delle attività di ristorazione e bar e nell’organizzazione di eventi speciali. Nell’allestimento e nella gestione delle singole gaming hall la newco si avvarrà anche dell’esperienza e della partnership dei soci del Consorzio rete italia gestori automatico, fondatore e azionista di Gamenet e leader nel mercato dei gestori dell’intrattenimento. La newco sarà partecipata da Gamenet per il 51 per cento e dal Casinò Campione d’Italia con il 49. Gli investimenti previsti nel periodo 2011-2013 ammonteranno a 30 milioni di euro. Il Casinò entrerà nella compagine sociale di Gamenet. «Per Gamenet la partnership rappresenta un investimento coerente con la nostra strategia di trasformazione in una vera e propria gaming company; l’abbinamento con un marchio storico ci permette un ingresso più rapido in un settore in cui occorre uno specifico knowhow», ha dichiarato Ezio Filippone, amministratore delegato di Gamenet. «Dalla crisi delle case da gioco si esce rafforzando l’attività tradizionale ma anche diversificandosi nei segmenti che consentono di utilizzare i punti di forza dell’azienda; le VLT sono un chiaro esempio», ha spiegato Carlo Pagan, amministratore delegato del Casinò campionese. Nell’area dedicata alla sicurezza la società ha esposto le proprie soluzioni per la protezione del territorio, dell’ambiente, dei confini, della popolazione, delle istituzioni e delle infrastrutture critiche, nonché sistemi per la gestione delle crisi e dei grandi eventi tra i quali una soluzione avanzata per l’assistenza e il coordinamento di attività e risorse nelle fasi di preparazione, risposta e ripristino in caso di disastri. Nella stessa area la SELEX Si ha presentato un sistema integrato per il controllo del territorio, progettato per assistere le Forze di Polizia durante interventi critici: oltre a consentire il coordinamento delle attività, esso mette a disposizione di tutte le Forze di Polizia interessate a un determinato evento, dei centri di controllo e degli operatori sul campo uno scenario comune. Altro prodotto esposto è il TWR-S, il nuovo sistema portatile in grado di vedere attraverso i muri, realizzato per impieghi civili e militari durante le operazioni di emergenza sul campo, per localizzare persone in pericolo dietro muri in cemento e per fornire la struttuRadar di difesa della SELEX Sistemi Integrati ra di una costruzione. rezza del cyberspazio è diventata un elemento imprescindibile per tutti i Governi del mondo per non mettere a rischio l’economia, le infrastrutture e i cittadini. Il settore è in continua crescita e vede l’aumento, in molti Paesi, dei budget stanziati e dei piani mirati allo sviluppo di tecnologie di attacco e di difesa. Nello stand della Finmeccanica la SELEX Si ha presentato una soluzione diretta ad ottenere sistemi resistenti agli attacchi cibernetici, capaci di reagire immediatamente alle intrusioni informatiche. Abbiamo una strada per ciascuno di loro. Nessuno li conosce meglio di voi, sono i vostri clienti, i vostri target, i vostri interlocutori. Noi possiamo aprirvi le strade giuste per raggiungerli e incontrarli là dove li portano interessi, gusti, desideri. Come i tre canali televisivi Rai, che uniscono la forza dei grandi numeri a una programmazione capace di intercettare target importanti e ben individuati; o i canali specializzati, in forte espansione, ideali per raggiungere pubblici esigenti e molto definiti. Come Radio Rai, con tre canali leader ad altissima fedeltà o, sulla rete, rai.tv e rai.it, frequentatissimi grazie alla qualità dei contenuti, anche in streaming live. E come il nostro cinema, un circuito di multisale e locali di prestigio nelle principali città italiane. Ecco perché con Sipra la strada giusta si trova sempre. www.sipra.it Ancora più spazio alla qualità. Specchio economico 200x270.indd 1 23/09/10 17:41 62 specchio economico E.ON: stazioni per ricariche rapide di auto elettriche RetRospecchio pianti idro-elettrici dell’E.ON. In futuro il Gruppo intende sviluppare ulteriori stazioni di ricarica pubbliche dotate di soluzioni ancora più rapide, che permettano di ricaricare le auto in pochi minuti, proprio come avviene per i rifornimenti di benzina. Klaus Dieter-Maubach, membro del Consiglio di gestione del Gruppo E.ON e responsabile per la Ricerca e la Tecnologia, ha dichiarato: «Le stazioni di ricarica attraggono i clienti e i fornitori di energia solo se garantiscono rapidi tempi di ricarica. Stiamo pertanto proseguendo con particolare interesse la ricerca in tale direzione». (Elis. Man.) Trasporti merci in Francia affidati a personale italiano mero uno in Asia». La compagnia giapponese, che ha ordinato 50 esemplari sin dall’aprile del 2004 , ha svolto un ruolo rilevante nel guidare la progettazione. Il Boeing 787 Dreamliner è un aereo totalmente nuovo che introduce traguardi di efficienza per i vettori e maggiori livelli di comfort per i passeggeri. Ha i finestrini più grandi fra tutti i jet commerciali, una pressione d’aria in cabina più vicina a quella di terra e un’aria più pulita. Tali caratteristiche consentono ai passeggeri di arrivare a destinazione più freschi e riposati. L’italiana Alenia Aeronautica è partner della Boeing nel programma 787 Dreamliner: costruisce sezioni di fusoliera nello stabilimento di Grottaglie presso Taranto, e lo stabilizzatore orizzontale in quello di Foggia. (Elis. Man.) Hoss Intropia, dalla Spagna fino a Roma un viaggio alla moda Per la prima volta in Germania gli automobilisti hanno a disposizione stazioni di ricarica veloce a corrente continua per auto elettriche sulle autostrade: la prima è stata installata dal Gruppo E.ON sull’autostrada A8 all’uscita di Irschenberg in Bavaria, nel sud del Paese. Con una capacità di ricarica fino a 50 chilovatt, queste stazioni sono in grado di ricaricare le auto elettriche in 20-30 minuti, a differenza delle stazioni di ricarica a corrente alternata usate finora, che impiegano circa sei ore per ricaricare completamente una batteria di 3,5 chilovatt. Durante la fase sperimentale la ricarica rapida costerà 5 euro. L’elettricità usata in queste stazioni sarà generata da fonti rinnovabili ed escluLa stazione di ricarica veloce della E.ON sivamente dagli im- La Boeing consegna il primo esemplare del 787 Dreamliner Nello stabilimento di Everett, vicino a Seattle, la Boeing ha consegnato alla compagnia aerea giapponese Ana il primo esemplare del 787 Dreamliner, che cambierà il corso del trasporto aereo: «Questo aereo apre un nuovo capitolo nella storia dell’aviazione», ha detto Jim Albaugh, presidente e amministratore delegato della Boeing. Shinichiro Ito, presidente e amministratore delegato del Gruppo Ana, ha affermato: «Come cliente di lancio siamo lieti di prendere in consegna il nostro primo 787 Dreamliner, che ci consentirà di offrire nuovi standard di servizio e comfort ai nostri passeggeri e svolgerà un ruolo essenziale nel nostro programma di espansione internazionale, che punta a far diventare la nostra Il rivoluzionario Boeing 787 Dreamliner società il vettore nu- In partnership con Europorte France, Trenitalia Cargo ha avviato un servizio di trasporto merci che svolge direttamente, con macchinisti italiani, sul percorso francese da Amberieu a Modane, lungo circa 200 chilometri. Il servizio consiste nella circolazione di 5 coppie di treni settimanali, con un volume complessivo di 450 mila tonnellate l’anno, l’equivalente su strada di circa 30 mila camion. Il settore interessato è quello dei cereali in partenza da vari scali francesi e diretti agli stabilimenti italiani delle più grandi industrie del comparto agroalimentare. È previsto l’avviamento di ulteriori servizi intermodali entro l’anno. La nuova attività consolida la presenza di Trenitalia Cargo nel mercato francese ed amplia il numero dei clienti transalpini acquisito negli ultimi anni. Per la prima volta una grande impresa ferroviaria estera opera direttamente sulle linee ferroviarie francesi con propri macchinisti. Trenitalia Cargo ha evitato il ricorso a ex dipendenti in pensione dell’impresa francese SNCF. (Elis. Man.) Il marchio spagnolo Hoss Intropia approda a Roma ed apre le porte del nuovissimo negozio di Piazza di Spagna anche in occasione della notte bianca dello shopping, la Vogue Fashion Night’s Out 2011, evento destinato a toccare 17 Paesi. Nei suoi 22 negozi (18 in Spagna, 3 a Londra ed uno a Roma) la griffe spagnola vende abbigliamento femminile, accessori e scarpe ad un segmento di mercato medio alto, proponendo tre collezioni: la Main Collection per qualsiasi momento della giornata, la Silver Line essenzialmente notturna, e la Hoss Entropia Miguel Palacio dedicata alle feste. A Roma - con una boutique di 300 metri quadrati, alti soffitti e ampie vetrine, dove i materiali (legno di quercia, lacche, metalli trattati) e i mobili vintage dialogano con lo stile architettonico del palazzo - il brand guidato da Constan Hernandez aggiunge un tassello all’espansione iniziata nella Penisola iberica nel 1994. (Elis. Man.) specchio economico RetRospecchio di sopra delle medie di mercato, pari a 600 euro per studenti e laureati triennali, 800 per laureati specialistici, 1.000 euro per chi è in possesso di master o qualifiche post universitarie; l’accesso alla maggior parte dei benefit aziendali ossia palestra, maggiordomo, convenzioni, possibilità La SAS ha ottenuto il prestigioso di partecipare a corsi interni, pubbliriconoscimento Bollino ok Stage, ci via computer. «Nel 2010 il 90 per promosso dalla «Repubblica degli cento dei nostri stagisti, al termine Stagisti» con lo scopo di rendere im- del periodo di stage, ha trovato una mediatamente riconoscibili le azien- nuova opportunità professionale nel de che offrono ai giovani un contri- mondo SAS con contratti a progetto buto concreto al loro avvio professio- o a tempo indeterminato–spiega la nale, riportando lo stage alla sua fun- direttrice HR e CSR Elena zione di anticamera del lavoro con Panzera–direttamente nella nostra elevati standard quaazienda o presso partlitativi. Il riconosciner e clienti che si apmento è stato ottenuto poggiano ad essa per dalla SAS per il previarricchire il loro staff sto inserimento nell’acon soggetti compezienda di tutti i tirocitenti in Business nanti che entrano a Analytics. Il riconoscifarvi parte. In particomento conferma il nolare la SAS garantisce: stro impegno nello un tutor aziendale e sviluppo di progetti un councellor HR con innovativi diretti a facui confrontarsi su vorire le relazioni e prestazioni, aspettatil’integrazione tra perve e formazione; una sone, attività e conoformazione attraverso scenze». La SAS è la corsi in aula, via intermaggiore società di net e «training on the software e servizi di job»; un rimborso speBusiness Analytics e se adeguato alla scoladi Business Intelligenrità dello stagista e dece, con oltre 11 mila Elena Panzera finito dall’azienda al dipendenti. Bollino ok Stage alla SAS per l’aiuto fornito ai giovani IBM: nuovi chip che funzionano come il cervello umano I ricercatori dell’IBM hanno presentato una nuova generazione di chip sperimentali, progettati per emulare le capacità di percezione, azione e cognizione del cervello umano. La tecnologia potrebbe ridurre il consumo di potenza e avere dimensioni di molto inferiori a quelle dei computer odierni. Allontanandosi nettamente dai concetti tradizionali di progettazione e costruzione dei computer, i primi chip di calcolo neurosinaptico ricreano i fenomeni esistenti tra i neuroni basati su potenziali d’azione e sinapsi nei sistemi biologici, come il cervello, attraverso algoritmi e circuiti di silicio avanzati. I primi due prototipi sono già stati costruiti e sono attualmente in fase di esame. Chiamati «computer cognitivi», i sistemi costruiti con questi chip non saranno programmati come i tradizionali computer di oggi ma saranno in grado di apprende- re dall’esperienza, trovare correlazioni, creare ipotesi e ricordare e imparare dai risultati, imitando la plasticità strutturale e sinaptica del cervello. Per farlo l’IBM associa i principi derivanti dalla nanoscienza, dalla neuroscienza e dal supercomputing in una serie di progetti avviati da anni e definiti con l’espressione cognitive computing. L’IBM e i partner del mondo universitario hanno ricevuto circa 21 milioni di dollari di nuovi fondi dall’Agenzia per la ricerca avanzata nella difesa. «Questi chip Un chip neurale dell’IBM 63 SELEX Elsag fornirà una rete di sicurezza per le isole scozzesi La SELEX Elsag, del Gruppo Finmeccanica, è stata scelta dal Governo scozzese per la fornitura di comunicazioni satellitari voce e dati a servizio delle attività di pubblica sicurezza nelle isole del Paese. Sarà ubicata a Edimburgo la stazione radio principale, collegata mediante servizi satellitari alle isole Shetland e Orkney e all’isola di Lewis. Un’unità mobile sulla terraferma fungerà da centro delle comunicazioni e consentirà una maggiore flessibilità del sistema, che potra’ essere ulteriormente ampliato inserendovi altre unità fisse o mobili supplementari. Questo programma consentirà al Governo scozzese, e quindi alle popolazioni delle isole, di disporre di sistemi di comunicazione sicuri e criptati, che potranno essere impiegati in caso di emergenza o di guasti a quelli tradizionali. La rete sarà indipendente da qualsiasi altro sistema di comunicazione preesistente e sarà connessa con collegamenti satellitari VSAT. Gruppi statici di continuità assicureranno l’energia elettrica per l’attività di tutti i sistemi fino a sei ore, con la possibilità di prolungarla mediante generatori. sono un altro passo significativo nell’evoluzione dei computer da calcolatori a sistemi capaci di apprendere, e rappresentano l’inizio di una nuova generazione di macchine e applicazioni al servizio delle imprese, della scienza e della pubblica amministrazione», spiega Dharmendra Modha, direttore dei Progetti del Gruppo. Pur non contenendo elementi biologici, i prototipi di chip per il cognitive computing dell’IBM utilizzano circuiti di silicio digitali ispirati alla neurobiologia, per costituire un «nucleo neurosinaptico» con memoria integrata, calcolo e comunicazione. Il team IBM ha realizzato con successo applicazioni semplici quali navigazione, visione artificiale, riconoscimento di modelli, memoria associativa e classificazione. L’obiettivo a lungo termine è costruire un sistema di chip con 10 miliardi di neuroni e centinaia di trilioni di sinapsi, con consumi di appena un chilowatt di potenza e dimensione inferiore a due litri di volume. I chip del futuro potranno «ingerire» informazioni dal mondo reale attraverso diverse modalità sensoriali, e agire attraverso diverse modalità motorie. 64 specchio economico Land Rover, arrivano le nuove Defender super tecnologiche RetRospecchio aiuti il più rapidamente possibile ove è necessario. I due nuovi modelli possiedono un sistema che avverte il guidatore della presenza di ostacoli e suggerisce percorsi alternativi; tecnologia sonar per valutare la profondità dell’acqua; ruote dentate attivabili con il tocco di un pulsante; trazione integrale permanente; cambio a 8 rapporti; sistema Intelligent stop/start; motori a benzina, diesel, ibridi e plug-in; connettività Alwayson e tecnologie telematiche; zone di ricarica a induzione all’interno. Paolo Mazzanti va a dirigere l’agenzia del Gruppo Abete produrre allo stesso tempo elettricità e calore. Altra caratteristica, la capacità di immagazzinare energia svolgendo anche una funzione di stoccaggio. L’impianto di compostaggio accoglie la parte umida dei rifiuti solidi urbani trattandola in assenza di ossigeno per ricavare il biogas che servirà alla produzione di energia elettrica e termica. Può essere utilizzato tutto ciò che contiene carboidrati, grassi, proteine e zuccheri: scarti di verdura, avanzi alimentari, grasso, oli vegetali. Serve anche il legno non per la produzione di energia ma per dare corposità al prodotto e garantire il corretto funzionamento dell’impianto. I rifiuti vengono immessi in un cilindro lungo circa 30 metri. Dopo tre settimane, a trattamento concluso, la parte solida finisce nel compostaggio mentre il biogas ricavato alimenta il motore per la produzione di energia: l’80 per cento di quella elettrica viene immessa in rete; il resto serve ad alimentare l’impianto stesso. L’Elpo ha collaborato alla realizzazione e messa in rete in Italia di 10 impianti Biogas; altri 5 sono in fase di realizzazione. L’azienda altoatesina offre un servizio chiavi in mano per progettazione, installazione e realizzazione di quadri elettrici e cabine di trasformazione, produzione di corrente e immissione nella rete pubblica a 20 mila Volt, manutenzione ordinaria e straordinaria. L’Elpo ha sviluppato sistemi per la produzione di energia green - idroelettrica, cogenerazione, biogas e fotovoltaico - mettendo a punto impianti per una potenza totale di circa 30,781 megawatt. La recente decisione di operare anche negli impianti a biogas è dettata dalle promettenti prospettive di questo settore in forte crescita, che nel 2009 ha inciso per il 10,37 per cento sul totale delle energie rinnovabili. «In Italia il biogas viene ancora utilizzato esclusivamente per la produzione di energia elettrica, ma per lo sfruttamento ottimale dell’impianto dovrebbe produrre calore ed elettricità in modo combinato. Solo così si massimizzerebbe l’efficienza, poiché si produrrebbero allo stesso tempo due tipi di energia diversa», afferma Robert Pohlin, presidente dell’Elpo. La Land Rover ha presentato al Salone di Francoforte due prototipi per la futura Defender. Denominati DC100 e DC100 Sport, saranno lanciati nel 2015. Entrambi flessibili e adattabili, il DC100 mostra il futuro della capacità e della versatilità, il DC100 Sport è espressione di libertà e di tempo libero. Hanno un identico pianale in lega leggera, sono realizzate con materiali hi-tech ecosostenibili, utilizzano la più recente tecnologia per ottenere massima efficienza e operatività in ogni condizione di guida. Utilizzata dalla Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, la Land Rover possiede capacità tecniLa nuova Defender DC100 della Land Rover che idonee per portare Elpo, primo impianto a biogas: produce elettricità e calore Dallo scorso luglio è ufficialmente in rete in Italia il primo impianto Compogas a fermentazione situato all’interno di una preesistente struttura per il trattamento dei rifiuti solidi urbani in località Maserot di Santa Giustina presso Belluno. Dotata di un’esperienza maturata in oltre 60 anni di attività, la società Elpo ne ha messo a punto l’ossatura elettrotecnica che permette la produzione di bioenergia. L’impianto di compostaggio biogas, unico in Italia a sfruttare la tecnologia ad asse orizzontale che garantisce una maggiore efficienza, tratterà ogni anno circa 18 mila tonnellate di rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata cittadina producendo bioenergia per una potenza elettrica nominale di 650 chilowatt. Il vantaggio di questo sistema, che rende il biogas unico rispetto alle altre fonti rinnoL’impianto Compogas curato dall’Elpo vabili, è la capacità di Alla fine di settembre Claudio Sonzogno ha lasciato la direzione di Tm News, agenzia giornalistica del gruppo Abete; gli è subentrato Paolo Mazzanti, giornalista con una lunga esperienza dentro e fuori le redazioni. Nel 1992 Mazzanti lasciò la vicedirezione del Giornale per assumere la responsabilità della Comunicazione e Immagine della Confindustria di cui Abete era presidente. Nel 1999 fu nominato direttore delle Relazioni esterne di Wind, incarico ricoperto fino al 2003 quando fu nominato direttore dell’Assotelecomunicazioni. Negli ultimi anni è stato portavoce del ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola e del ministro della Salute Ferruccio Fazio, incarico che ora ha lasciato per tornare ad esercitare la professione di giornalista. Sonzogno assumerà altri incarichi nello stesso Gruppo Abete. RetRospecchio Sigma installa due people mover dal Cairo all’aeroporto specchio economico di cuscinetti d’aria. Il primo treno è già sul posto, e l’avvio del servizio al pubblico è previsto per la fine dell’anno. Con questo prodotto la Sigma, che produce cabine per tutte le esigenze di trasporto pubblico, completa la sua già ampia gamma di mezzi operanti via cavo: cabine Diamond da 4 a 20 posti; cabine tonde in alluminio della gamma Ruby; grandi trasportatori della gamma Saphir da 35 posti; teleferiche della gamma Crystal da 50, 80, 110 posti; funicolari; people mover. Senza dimenticare i veicoli più tipici come le capsule della Ruota di Londra, o la cabina-piattaforma per l’impianto eolico di Vancouver. Definita «un montanaro che si esporta», nel ristretto mondo dei produttori di cabine, di impianti di risalita e di altri impianti a fune, la Sigma, francese, esporta questa tecnologia in tutti i continenti diffondendo la propria esperienza di montagna nel più ampio campo dei trasporti e del tempo libero. A Medellin in Colombia le sue cabine, veri tram aerei, trasportano ogni mese un milione di passeggeri; a Londra le sue capsule, dal design e dal look futurista, pubblicizzano la grande ruota panoramica, il celebre «occhio» della British Airways; ad Honk Kong l’azienda registra un rilevante sviluppo internazionale realizzandovi il 75 per cento del proprio fatturato, quasi triplicato negli ultimi 5 anni. E mostra la ferma intenzione di continuare su questa strada: dopo aver equipaggiato le più importanti stazioni sciistiche dell’arco alpino e del mondo, si dice pronta a lanciarsi alla conquista di tutte le vette, le città e i parchi di divertimento del pianeta. scritti di critica d’arte del poeta. Scelto da Enrico Mattei come direttore del primo house organ aziendale, appunto «Il Gatto Selvatico», rivista di approfondimento e divulgazione culturale, Bertolucci raccolse intorno a sé scrittori e intellettuali tra cui Carlo Emilio Gadda, Natalia Ginzburg, Leonardo Sciascia, Alberto Moravia, Alessandro Blasetti, Paolo e Vittorio Taviani; a Leonardo Sinisgalli fu affidata la direzione della pubblicità. Il primo numero uscì nel luglio 1955: pagine a colori, vignette, resoconti di vita aziendale, racconti di autori af- fermati e rubriche per la famiglia di medicina, arredamento, moda, cucina, persino neologismi. Lo scopo era quello di realizzare un prodotto che entrasse nelle famiglie degli allora 18 mila dipendenti e non si limitasse a dare il resoconto dei successi aziendali ma raccontasse la realtà fuori dall’azienda attraverso la penna raffinata di intellettuali e poeti. Una rivista unica nel suo genere, colta e attenta ad informare i lettori, di contesto culturale, divulgativa e popolare. Poeta, critico e giornalista, Bertolucci era stato allievo di Roberto Longhi e professore di storia dell’arte a Parma. Per questo fin dal 1956 dedicò la controcopertina della rivista a brevi lezioni dedicate ai grandi capolavori della pittura che l’Eni ha deciso di pubblicare per il Festivaletteratura 2011. I testi, di taglio fortemente divulgativo, sono accompagnati dalla riproduzione delle opere a colori e rappresentano una sintesi dei principali protagonisti e movimenti, dai maestri del passato come Giotto, Leonardo, Caravaggio alle avanguardie del Novecento. L’introduzione è di Gabriella Palli Baroni, studiosa dell’opera poetica e saggistica di Bertolucci. Alla presentazione del volume, lo scorso settembre nel Cortile della Cavallerizza di Mantova, hanno partecipato i figli Bernardo e Giuseppe Bertolucci, entrambi registi e sceneggiatori, e parte della troupe che realizzò per l’Eni nel 1967 il documentario «La via del petrolio». Dopo essersi installata a New York, la Sigma, costruttrice di cabine a fune, è ora impegnata nell’apprestamento di un «people mover» per il trasporto urbano in Egitto, al Cairo. La società di produzione di cabine a fune sta realizzando due veicoli che collegano la città con l’aeroporto. Composto da due treni senza conduttore, di una lunghezza totale di 28 metri, ogni people mover è formato da tre carrozze collegate tra loro da un soffietto; ogni treno può trasportare fino a 250 persone nel massimo comfort possibile. Spinto da un cavo, è esente da qualsiasi attrito e rullio graIl people mover Sigma del Cairo zie a un sistema unico L’Eni ricorda Attilio Bertolucci e il suo «Gatto Selvatico» Anche quest’anno l’Eni ha rinnovato il proprio sostegno al Festivaletteratura di Mantova, nell’ormai consolidata tradizione di vicinanza alla città e di promozione di eventi culturali diretti ad illustrare alla comunità l’attività della grande impresa energetica. Due mondi, quello tecnologico e quello artistico, apparentemente distanti eppure legati da uno straordinario impulso creativo che ha accompagnato la storia dell’Eni dalla sua nascita nel 1953, quando l’Italia decise di operare nel settore petrolifero internazionale all’epoca apparentemente inaccessibile. Le idee pionieristiche del suo fondatore, Enrico Mattei, non furono applicate solo all’attività industriale ma anche a iniziative culturali e sociali che favorirono la crescita dell’azienda. Dal 2008 l’Eni e Festivaletteratura hanno dato vita ad un evento dal titolo «Inedita Energia» dedicato alla ripubblicazione dei testi apparsi sulla sua rivista «Il Gatto Selvatico». Nell’edizione del Festivaletteratura di quest’anno l’Eni ha dedicato un evento speciale alla figura di Attilio Bertolucci, a 100 anni dalla sua nascita: ha realizzato un nuovo volume di «Inedita energia» che racchiude gli 65 Attilio Bertolucci mostra un disegno di Cesare Zavattini 66 specchio economico RetRospecchio Campus Biomedico: una nuova perla simile a un trapezio sta sul parco di Decima. L’Aula Magna è concepita non soltanto come ambiente nel quale svolgere lezione, ma anche come sala multifunzionale per lo svolgimento di convegni e di incontri. Nella costruzione saranno largamente impiegati pannelli fotovoltaici, sistemi geotermici e una riserva idrica per l’irrigazione delle zone verdi. «Anche in Italia si può costruire un centro di eccellenza economicamente sostenibile. Questa università lo dimostra avendo contribuito alla riqualificazione della zona di Trigoria e ad una crescita che non è solo urbanistica», ha ricordato il presidente del Campus Biomedico prof. Energethica: 20.000 visitatori e tante idee e proposte mento degli edifici, per la generazione di energia e per l’agricoltura. Nei convegni sono emerse proposte per la smart city del futuro, per la mobilità pulita, per la produzione di energia rinnovabile. «Abbiamo presentato esempi concreti di economia eco-sostenibile e le migliori esperienze sul tema; Firenze si è resa capitale di una riflessione sulla ricerca per la green economy», ha detto Edgar Mäder, organizzatore di Energethica. Il prossimo appuntamento si svolgerà a Torino nel prossimo mese di aprile. Paolo Arullani. «Con il Trapezio otterremo diversi risultati, libereremo spazi nel polo di ricerca per nuovi laboratori e uniremo medici, ingegneri e studenti in un unico ambiente formativo», ha annunciato il rettore dell’Università Vincenzo Lorenzelli. Alla cerimonia, svoltasi alla presenza delle Con la posa della prima pietra svolmassime autorità accademiche, è intasi lo scorso settembre, l’Università tervenuto il sindaco di Roma Gianni Campus Biomedico situata a Trigoria, Alemanno secondo il quale il nuovo a Roma, si avvia ad aggiungere un’aledificio rappresenta «un seme di spetra brillante perla alla sua collana: ranza» per un’area periferica riscatta«Trapezio», un edificio di tale forma ta dal degrado grazie al polo universidi oltre 4.500 metri quadrati, destinato tario che ha portato ai cittadini strade, a completare le attività del polo unipiste ciclabili, spazi verdi e servizi. versitario e funzionante già all’inizio Presenti anche il presidente dell’Addell’anno accademico 2012visory Board del 2013. Avvolta intorno a una Campus Biomedico scala elicoidale, la nuova Joaquín Navarro struttura, a tre piani, disporrà Valls, e il presidente di 13 aule di cui 8 con una cadel Pontificio Conpienza di 120 posti, - in totale siglio per la Promo1.400 i posti a sedere -; di zione della Nuova un’Aula Magna della superfiEvangelizzazione cie di oltre 500 metri quadrati mons. Rino Fisicon una capienza di altri 400 chella, che ha beneposti circa, dotata di una padetto la prima pierete centrale mobile che contra e ricordato l’esisentirà di renderla multifungenza di una forzionale; di una biblioteca che mazione completa si svilupperà su due livelli, il che unisca scienza e primo di 170 metri quadrati e fede, secondo le liil secondo di circa 200, e connee-guida del materrà 120 postazioni, una sala gistero di papa BePlastico del nuovo edificio dell’Università Campus Biomedico lettura e una terrazza con vinedetto XVI. 20 mila visitatori, circa 500 espositori, quasi 2 mila studenti dai 6 ai 18 anni, 50 convegni tematici, 40 incontri b2b, 26 Paesi rappresentati, oltre due milioni di accessi nel sito ufficiale da 60 Paesi di tutto il mondo: questi i risultati di Energethica 2011, mostra convegno dell’energia sostenibile svoltasi lo scorso mese in due tappe nel Lingotto Fiere, a Torino, e nella Fortezza da Basso a Firenze. Nel capoluogo toscano, sede del primo dipartimento universitario italiano di Energethica, sono intervenuti lo scienziato canadese Patrick Hallenbeck, padre dell’energia elettrica prodotta dai batteri, e gli assessore all’Ambiente della Regione Toscana Rita Bramerini che ha provato la Smart elettrica presentata in anteprima, e della Provincia di Firenze Renzo Crescioli, che ha illustrato un progetto di mini-idro sull’Arno. Una sezione della mostra è stata dedicata all’uso e alle potenzialità della geotermia per il riscalda- Installazione di un impianto geotermico Forum del trasporto ferroviario: regole certe e concordate Il Forum del trasporto ferroviario, che riunisce le imprese private del settore - Arenaways, Arriva DB, Assoferr, Fercargo e NTV -, ha proposto un nuovo prospetto informativo della rete ferroviaria che racchiuda norme e informazioni utili per l’accesso alle infrastrutture, elaborate non in contrapposizione tra loro e la RFI, ossia le Ferrovie dello Stato, ma in cooperazione, nell’ambito dei rispettivi ruoli e responsabilità. La proposta punta a tre obiettivi: regole certe, cooperazione e trasparenza. Quindi modifiche solo marginali, non continue, alle regole; sistema unico di soccorso nazionale affidato alla RFI, ad esempio sgombero dei binari in caso di incidenti o di guasti al materiale rotabile con intervento delle imprese di trasporto private proporzionale al loro traffico; comunicazione alle stesse del livello di uso delle singole infrastrutture per consentire ad esse di programmare il proprio servizio. e ... ...continua in libreria Redatto in forma di cronaca e di reportage quotidiano attraverso la descrizione minuto per minuto, notte per notte, di una serie di avvenimenti cui l’autore ha partecipato e personaggi che ha conosciuto, questo racconto ha l’intento di spiegare i profondi motivi della nascita di un fenomeno, di una mentalità, di un costume 68 specchio economico A C Q U I R E N T E U N I C O S P A PAOLO VIGEVANO: IL MERCATO ELETTRICO LIBERALIZZATO E I SUOI EFFETTI COLLATERALI di Paolo Vigevano, amministratore delegato di Acquirente Unico spa «Se si pensa a quanto avvenuto dopo il 1° luglio 2007, data di avvio della completa apertura del mercato, possiamo dire che la liberalizzazione ad oggi è stata un successo» A distanza di quindici anni dalla direttiva comunitaria, che ha fornito i criteri di base per la creazione di un mercato unico, il bilancio della liberalizzazione del settore elettrico può essere considerato positivo. La riforma ha portato indubbi benefici in termini di efficienza e soddisfatto più che ampiamente il fabbisogno di capacità produttiva del Paese. Rimane tuttavia irrisolto il problema del mix di generazio- ne, che è la principale causa del divario dei prezzi dell’energia elettrica se paragonato ai principali Paesi europei. I produttori si sono indirizzati verso tecnologie efficienti, sostanzialmente più accettate dal territorio, ma alimentate a gas, con il risultato che oltre il 50 per cento della produzione di energia elettrica proviene da questa fonte. L’esperienza internazionale mostra del resto come un mercato, lasciato libero di esprimere le proprie scelte tecnologi- che d’investimento, in particolare in settori capital intensive come in quello elettrico, può indirizzarsi verso soluzioni che nel lungo periodo non sono in linea con l’interesse generale. Per quanto riguarda la capacità di generazione elettrica, la creazione di una Borsa elettrica, si sosteneva, avrebbe fornito i corretti segnali di prezzo per investire in nuovi impianti. Tuttavia l’erraticità di prezzo di un mercato giornaliero difficilmente riesce a dare segnali utili a valutare la convenienza ad investire in impianti per i quali servono anni per la costruzione e con una durata di vita tecnico-economica di alcuni decenni. A questo si aggiunge l’attuale crisi economica che, con la forte caduta dei consumi, in pochi anni dall’inizio del nuovo regime di mercato, ha portato ad un eccesso di capacità produttiva con un sotto utilizzo dei cicli combinati. Il problema è aggravato ulteriormente dalla forte crescita degli impianti di fonti rinnovabili, che sono chiamati a produrre in maniera prioritaria, ma non programmabile. Come detto dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas nella sua ultima relazione annuale, negli ultimi dieci anni, specchio economico a livello di ricercatori e regolatori, si è sviluppato un intenso dibattito sulle cause e sui possibili rimedi della difficoltà dei mercati elettrici a soddisfare la domanda, con adeguati investimenti in capacità di generazione, tenendo anche conto dell’esistenza di difetti informativi e dell’avversione al rischio degli operatori. In questa situazione si riflette su come facilitare il finanziamento di infrastrutture e impianti necessari per il lungo periodo. Il principale strumento che si pensa di introdurre, è un mercato della capacità produttiva che fornisca segnali di prezzo e che dia gli indirizzi utili a colmare le lacune esistenti con nuovi investimenti. Ma come si concilierà questo nuovo mercato della capacità con la Borsa? Il nuovo sistema di regole porterà benefici di prezzo al consumatore? Se si comprende bene, i nuovi impianti avranno un sistema di remunerazione concettualmente diverso dagli impianti esistenti. Personalmente penso sia utile considerare che anche i piccoli consumatori possono dare un contributo importante alla soluzione dei problemi di cui parliamo (adeguatezza del livello della capacità produttiva), nel momento in cui vengano fornite loro le giuste informazioni, per consumare in modo responsabile ed efficiente. L’introduzione di un costo dell’energia differenziato per fasce orarie anche per i consumatori domestici intende proprio indirizzare un uso più efficiente dell’intero sistema, incentivando il consumo nelle ore notturne quando produrre energia costa meno. Inoltre cresce esponenzialmente il numero di casi di consumatori che sono anche piccoli produttori da fonte rinnovabile. La diffusione di mini impianti di generazione installati presso i singoli consumatori lascia intravedere sviluppi di nuovi servizi e infrastrutture. Infatti l’evoluzione futura della rete elettrica dovrà necessariamente adeguarsi per trasportare in sicurezza l’elettricità, con un flusso di informazioni digitali bidirezionali tra gestore e consumatore (smart grids). D’altra parte la disponibilità di informazioni sull’andamento dei prezzi di mercato, in tempo reale, può fornire al consumatore una concreta base per comportamenti razionali nell’uso dell’energia, a tutto vantaggio dell’efficienza del sistema e della riduzione dei costi. Se si pensa invece a quanto avvenuto dopo il 1° luglio 2007, data di avvio della completa apertura del mercato, possiamo dire che la liberalizzazione ad oggi è stata un successo: la dimostrazione di ciò risiede nel fatto che sempre più consumatori e PMI prendono consapevolezza della possibilità di cambiare il proprio fornitore e quindi di 69 Il Call Center dell’AU «È necessario che la politica che governa il settore intraveda con lungimiranza la strada giusta da percorrere, cercando di prevenire e risolvere le criticità presenti e future per il bene del mercato e degli attori che ne fanno parte attivamente scegliere tra le diverse offerte che vengono dal mercato libero. In vista di tali cambiamenti nei mercati è stato istituito lo Sportello per il Consumatore di Energia, gestito da Acquirente Unico per conto dell’Autorità. Il Call Center fornisce informazioni sui mercati dell’energia elettrica e del gas e sui diritti dei consumatori, agevola la comprensione delle opportunità derivanti dalla liberalizzazione, offre tutta la necessaria assistenza per le richieste di Bonus elettrico e Bonus gas, e fornisce spiegazioni sulla tariffa bioraria per l’energia elettrica. Infine, l’Unità Reclami offre un canale per la soluzione semplice e tempestiva delle tante controversie commerciali che insorgono tra consumatori, venditori e distributori. Uno degli effetti collaterali del successo della liberalizzazione del mercato retail, che vede l’accesso al mercato libero da parte di milioni di piccoli consumatori e l’entrata di nuovi venditori, è costituito dalle difficoltà nello scambio di dati tra distributori e venditori, necessari per la gestione della clientela. Proprio per far fronte ai problemi di gestione di processi ad alta criticità come lo switching e la gestione dei dati di misura, e per garantire flussi informativi certi e tempestivamente disponibili, è stato pensato il Sistema informatico integrato (SII), affidato sempre ad Acquirente Unico. In questo senso, grazie a precise scelte del Regolatore, l’Italia, con oltre 33 milioni di contatori già installati, si pone all’avanguardia a livello mondiale nell’impiego di tecnologie digitali: il SII, con la possibile futura gestione dei dati di consumo, può diventare uno strumento che si integra con lo sviluppo delle reti intelligenti, e diventare un tassello importante della politica energetica nazionale. In conclusione, la ristrutturazione del settore elettrico in Italia è stata molto spinta, più che in altri Paesi, in quanto da pochi soggetti verticalmente integrati si è arrivati al disegno della liberalizzazione e allo spacchettamento della filiera con una moltiplicazione dei soggetti. Sicuramente uno scenario in costante evoluzione nel quale, di fronte alle nuove sfide, oltre a riflettere su come ovviare agli effetti collaterali di una liberalizzazione di successo, occorre domandarsi se non sia necessario cambiare radicalmente il modello di mercato, per riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati minimizzando anche i costi per il consumatore. È quindi necessario che la politica che governa il settore intraveda con lungimiranza la strada giusta da percorrere, cercando di prevenire e risolvere le criticità presenti e future, per il bene del mercato e degli attori che ne fanno parte attivamente. ■ a cura di Romina Ciuffa p IllustrazIone dI QuInt Bucholz iccola guida a libri di cultura a mela che non mangio di Roberto Bonanomi - Scuola di Palo Alto Editore - 18 euro. Incolpiamo il «destino» per il fallimento dei nostri progetti senza tenere in considerazione quanto noi stessi possiamo esserne stati la causa. La colpa è di un «antiprogetto» che, se in azione, tende a «sabotare la realizzazione di qualsiasi progetto razionale di raggiungere i propri obiettivi». Per risolvere questa lotta intestina il libro fa riferimento a un modello specifico, il «Modello Dinamico Proattivo», una metodologia d’intervento che normalmente si impiega nella terapia delle disfunzionalità in ambito psicologico, e che l’autore ha il merito di aver trasferito nel contesto aziendale. za dal mercato e dalla società dei consumi. Valentina Simeoni, Alberto Saccavini e Nadia Gozzini hanno scritto «Sarto subito», manuale anche per chi non sente la «vocazione»: la cassetta del cucito, i punti base, le istruzioni per imparare a realizzare o trasformare semplici abiti e accessori forniscono le «forbici dell’autarchia» per riappropriarsi della manualità, scegliere la slow fashion e risparmiare. O bama. L’irresistibile ascesa di un’illusione di Martino Cervo e Mattia Ferraresi - Rubbettino Editore - 10 euro. Barack Obama non è soltanto un politico di successo, protagonista della campagna perfetta, poi scontratosi con la durezza del Governo: il 44esimo presidente degli Stati Uniti è artefice e oggetto di un mito che ricalca l’antica eresia di un’era nuova. Quando la realtà - dall’Afghanistan all’economia, dalla sanità alla Cina - mostra la fallibilità di questo mito, a tenerlo desto ci pensano i media. La «sbornia mondiale» di Obama raggiunge l’apice con il Premio Nobel per la Pace. A dire del destino politico di Barack sarà una ricognizione sulla genesi del profeta postmoderno. P 70 L A desso pasta! - Zero rifiuti Io lo so fare - Sarto subito! a cura di AA.VV. - Altreconomia Edizioni - 5 euro ciascuno. Questi piccoli libri, che ricordano i classici «Millelire», fanno parte di un progetto volto a incentivare forme di fai da te volontario: la piccola collana infatti si chiama «Io lo so fare». Chiara Spadaro in «Adesso pasta!», si concentra sulla pasta biologica, solida, artigianale; sui produttori resistenti di cui racconta le storie, i quali difendono la terra e il grano che vi cresce; sul commercio equo; sul movimento antimafia; sulle imprese sociali: «valore aggiunto dei rigatoni». Con «Zero rifiuti» Marinella Correggia spiega perché prevenire è meglio che smaltire: tutte le pratiche individuali e collettive per una vita senza monnezza; e con «Io lo so fare» ci propone, per l’appunto, di cambiare la società con le nostre mani attraverso la cultura del «saper fare», che permette di coltivare una sana indipenden- specchio economico er affari e per amore. Gli italiani e le assicurazioni dal Risorgimento a oggi di Vittorio Bruno - Rizzoli Editore. Daniel Defoe, autore di Robinson Crusoe, osservava che tutto quel che c’era da inventare in fatto di affari, mutue, banche e assicurazione, gli italiani l’avevano già inventato. Il loro fiuto per gli affari non risale all’Unità d’Italia: già nel Rinascimento i banchieri genovesi, fiorentini e veneziani avevano trovato il modo di assicurare i carichi di merci in navigazione sui mari garantendosi cospicui indennizzi nel caso di avversità. Le avventure dei protagonisti del Risorgimento da Mazzini, Garibaldi, Cavour ad oggi sono rilette in questo volume nella cornice della storia della finanza e delle assicurazioni. L e basi del Pricing. Strategie di prezzo come leva per incrementare la redditività di Danilo Zatta - Hoepli Editore 13,90 euro. È una guida basilare e pragmatica su come sfruttare la leva del prezzo per incrementare la redditività aziendale e individuare nuove opportunità di crescita. Il «pricing» ha un impatto diretto sulla redditività aziendale, tuttavia le imprese non sfruttano pienamente le sue potenzialità: spesso la definizione del prezzo si riduce all’applicazione di formule predefinite, all’orientamento alla concorrenza, all’aggiunta di un margine sul costo o al semplice istinto perdendo così reddito aziendale. Questo volume illustra tecniche e strumenti per gestire le possibilità offerte dal pricing. C ompravendita immobiliare e normativa urbanistica di Giancarlo Mengoli - Giuffrè Editore - 25 euro. Nelle compravendite immobiliari elementi essenziali sono la qualità e la regolarità urbanistica ed edilizia degli immobili, che si accertano con l’analisi dei diversi gradi dell’anormalità, dell’irregolarità vera e propria fino a giungere all’incommerciabilità di determinati immobili sancita per legge. Un immobile può risultare in pratica incommerciabile o fortemente svalutato anche al di fuori dei tassativi casi di nullità, se affetto da non perfetta conformità edilizia ed urbanistica. L’obiettiva difficoltà di vendere beni immobili a causa della crisi edilizia ha portato a un vasto contenzioso. L’opera affronta i tipi di ostacoli (anormalità, irregolarità, nullità), trattando i casi e le conseguenze giuridiche delle carenze di rispetto delle norme in materia ed esaminandone gli effetti dannosi per entrambe le parti. I l Codice penale e leggi complementari a cura di Fabrizio Ramacci - Giuffrè Editore - 15 euro. Il volume contiene il Codice penale, corredato di note procedurali e di una ricca selezione di leggi complementari suddivise per materia, aggiornato con le ultime novità legislative e annotato con i testi previgenti di più recente emanazione e con puntuali richiami alla normativa correlata. I provvedimenti contenuti nel volume sono in linea con: il decreto «Milleproroghe» del 29 dicembre 2010 n. 225; la legge di conversione del decreto Sicurezza 2010 del 17 dicembre 2010 n. 217; la legge cosiddetta «svuota carceri» del 26 novembre 2010 n. 199; la legge di ratifica della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia del 4 novembre 2010 n. 201; la legge di stabilità 2011. Il Codice è inoltre corredato di schemi e tabelle di sintesi di tutti i principali istituti. specchio economico SAINT LOUIS 35 ANNI E «SENTIRLI» F ondato nel 1976, il Saint Louis College of Music è fra le più rinomate istituzioni didattiche musicali di eccellenza di respiro europeo, con quasi 2.000 allievi ogni anno provenienti da ogni Paese. Diretto da Stefano Mastruzzi, un corpo stabile di 120 docenti di fama nazionale, nel 2005 ha conseguito la Presa d’Atto del Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, la certificazione di qualità Iso 9001 e si è accreditato come agenzia formativa della Regione Lazio. Celebra oggi i 35 anni di attività che lo hanno condotto a una dimensione sopra le righe: 3 sedi romane e una brindisina, un campus, tre studi di registrazione, 32 aule multifunzione, due etichette discografiche, un Centro di Produzione Artisti, progetti speciali tra cui un Musical e molteplici Festival, un’agenzia di management che raccoglie i musicisti più grandi della scena jazz italiana e internazionale tra cui un premio Oscar Luis Bacalov, il Gino Paoli Quartet e artisti del calibro di Rosario Giuliani, Danilo Rea, Maria Pia De Vito, Roberto Gatto. Non solo: il Saint Louis ospita anche un centro studi e ricerche per la conservazione e la digitalizzazione di vastissimi archivi sonori, dischi, incisioni e interviste inedite, video storici, al fine di rendere questo immenso patrimonio culturale fruibile al pubblico. Lo dirige lo storico giornalista Adriano Mazzoletti, lo stesso che è chiamato a celebrare questo compleanno con un volume di oltre 300 pagine e 3 kg, «L’Italia del Jazz», narrando per la prima volta, con 600 foto e immagini rare o inedite, la storia del jazz italiano dall’inizio del secolo scorso con i primi musicisti italiani migrati in Usa, ad oggi attraverso gli anni Dieci (i primi jazzisti americani giunti in Italia), gli anni Venti e Trenta durante il Fascismo, la Guerra, il Dopoguerra e così fino ad oggi. G 71 letture razia Palomba, creativo architetto napoletano con cattedre in vari istituti superiori e collaborazioni con la Facoltà di Architettura e il Politecnico di Napoli, ma anche pittrice dal tocco eclettico, oggi pubblica un romanzo come a dire: la creatività non può essere frenata negli spiriti sensibili. E di sensibilità si tratta: lungi dal rimanere nel consueto tema architettonico, infatti, dal cassetto prende una storia d’amore e con essa ripercorre un trascorso «che sfugge, lasciando il dubbio della sua stessa esistenza». Dal pennello di una pittrice a una penna romantica, matura, in un viaggio che è soprattutto mentale: «Ho te che mi riempi la vita, le ore e i momenti felici, i momenti di sconforto e quelli di gioia, le notti insonni e i capricci della mente. Ho te!». Sicurezze ma anche molti dubbi, a ritroso: «Come ho potuto, o meglio, perché ho voluto?», si domanda l’autrice che, nel corso della sua narrazione, combatte tra due poli, il seno buono e il seno cattivo, la parte di lei che vuole ricordare qualcuno senza rancore, l’altra alimentata da cattiveria. Per questo, un’ansia che pervade il testo e il dialogo con se stessa («S’illude pure lui. E illude pure lui. Ma intanto, almeno per una volta, soffre un po’») e un interrogativo: è l’inconscio a creare memoria? La risposta è tra un panorama vero, visibile dal vetro del treno che l’autrice ha preso, e il nero delle gallerie che oltrepassa. Per giungere altrove. Introduzioni storico-sociali di ciascun capitolo e didascalie approfondite accompagnano il lettore in un viaggio nel tempo da Nick La Rocca fino ai giorni nostri: è abituato. Mazzoletti che da sempre fa da guida alla scoperta del mondo del jazz con i suoi noti programmi radiofonici, i suoi racconti televisivi, le produzioni discografiche, i libri, ma soprattutto caratterizzandoli con l’entusiasmo e la semplicità narrativa propri di chi ha personalmente vissuto e condiviso la storia che racconta, senza retorica. Per Stefano Mastruzzi - che aggiunge questo volume nella bacheca dell’omonima casa editrice, dalla quale promana da quasi 5 anni un periodico di alto livello, Music In - quello dell’Italia mazzolettiana è «dapprima un timido sentiero, poi uno L a sociologa Maria Caterina Federici cura, insieme a Manuel Anselmi e Sonja Cappello, questo volume, «Animale sociale e homo homini lupus», raccogliendovi i contributi di numerosi studiosi italiani e stranieri (non tradotti) che hanno partecipato al convegno internazionale del Centro di Ricerca in Sicurezza Umana (Crisu) dell’Università degli Studi di Perugia, svoltosi il primo ottobre 2010. Partendo da prospettive di studio e da esperienze disciplinari differenti, il libro propone una riflessione sul tema della sicurezza sociale tesa all’individuazione tanto di modelli interpretativi quanto di azioni di intervento. In esso vengono analizzati molteplici aspetti del problema: dai modelli sociologici sulla violenza all’analisi dei reticoli sociali negli spazi urbani, dai nuovi profili giuridici di tutela dei rischi ambientali al patriarcalismo come movente della violenza domestica nei Paesi arabi, dalle principali impostazioni socio-antropologiche della natura della coesione sociale alle modificazioni del quadro migratorio del contesto europeo. Scriveva Sant’Agostino nelle sue Confessioni: «Dunque, Dio mio, io misuro e non so cosa misuro». La violenza è ciò che si misura qui, per la Federici una «costante antropologica», ed oggi la sicurezza è un bene talmente ricercato che l’uomo ha per essa barattato persino parte della propria libertà. sterrato, ora una strada moderna con tutte le sue diramazioni, una via consolare del jazz che ha delineato in cent’anni una propria identità, muovendo dai grandi percorsi del ragtime e dello swing americano, fondendone i ritmi, le armonie e il feeling con la naturale pulsazione melodica mediterranea nostrana in una maniera del tutto nuova e originale, una Italian way apprezzata in tutto il mondo». «Adriano non è mai stato uno spettatore del jazz–conclude Mastruzzi–. Come nelle moderne teorie quantistiche non è possibile osservare un evento senza interferire con esso modificandolo, così il jazz italiano deve a lui il merito di non averlo osservato passivamente, ma di averlo vissuto, cambiato, sostenuto, diffuso, radicalizzato». ■ 72 specchio economico aziende e persone aziende e persone aziende e pe Miguel Antoñanzas, ha affiancato, alla carica di presidente, anche quella di amministratore delegato del gruppo energetico E.ON Italia, a capitale interamente privato, con oltre 85 mila dipendenti in 30 Paesi, nato nel 2000 dalla fusione di Veba e Viag. La Orsyp Italia, filiale del Gruppo Orsyp, multinazionale operante nella produzione e distribuzione di software, nella consulenza, formazione e nei servizi dedicati alla produzione informatica, ha nominato Cristina Sarnacchiaro direttore generale. La MWH, azienda che fornisce consulenza e servizi di ingegneria nei settori di acqua, ambiente ,energia e infrastrutture, attenta ai temi dello sviluppo sostenibile, ha nominato Francesco Polverari direttore del marketing per l’area Europa-Africa. Filippo Finco, amministratore delegato della Incold, è il nuovo presidente del comparto costruttori impianti frigoriferi della Assofoodtec, che raccoglie i costruttori di macchine e attrezzature per la produzione, lavorazione e conservazione alimentare. Oscar Carlig è il nuovo responsabile commerciale della rete creditizia dell’immobiliare Frimm, che impiega il sistema Multiple Listing Service con un duplice obiettivo: rispondere alle esigenze dei consumatori e aumentare i fatturati degli agenti immobiliari. Benvolio Panzarella è il nuovo direttore per l’Italia della Just-Eat, l’azienda operante nel takeaway on-line, fondata nel 2000 in Danimarca e avente la propria sede centrale a Londra, oggi presente in 12 Paesi nei quali fornisce 100 mila pasti al giorno. Tino Cennamo è entrato nell’Editoriale Domus, casa editrice fondata nel 1929, come direttore dello Sviluppo digitale, con il compito di rafforzare la presenza editoriale grazie all’integrazione delle attività digitali con quelle dei media tradizionali. Fabrizio Tacchi ha assunto l’incarico di direttore del marchio d’acqua minerale francese Perrier, facente parte del gruppo Perrier Vittel che comprende anche Vittel, Quézac, Sanpellegrino e Contrex; Perrier è stata acquistata dalla Nestlé nel 1992. Andrea Landuzzi è il nuovo direttore vendite per il Sud Italia della filiale italiana del Gruppo belga Reynaers Aluminium, che opera nella progettazione e distribuzione di sistemi in alluminio per esterni e interni in oltre 30 Paesi, con circa 1.100 dipendenti. La Emmi Italia - azienda facente parte di Emmi Schweiz, gruppo alimentare svizzero operante nel settore dei formaggi e dei prodotti lattierocaseari - ha nominato Paolo Aghem direttore del marketing e dei tre marchi Tigre, Trentina ed Emmi. Renato Avagliano è il nuovo direttore commerciale e del marketing della Mondial Assistance, nata in Italia dalla fusione fra Elvia, Cea e Mondial Assistance e parte dell’omonimo gruppo operante nel settore dei servizi di assistenza e assicurazioni viaggi. Stefano Balzardi è stato nominato vicepresidente Acquisti e Qualità per la zona Emea della Whirlpool, società interamente controllata dalla Whirlpool Corporation, gruppo attivo nella produzione e commercializzazione di grandi elettrodomestici. La Progress Software Corporation, azienda che fornisce a livello globale software per aumentare l’efficienza e ridurre il rischio delle imprese, ha nominato Dan Veitkus vicepresidente e direttore generale per l’Emea, ossia Europa, Medio Oriente e Africa. La Ups, azienda operante nel settore della logistica con servizi come quello del trasporto pacchi e cargo e semplificazione del commercio internazionale, ha nominato Jim Barber presidente per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa. Patrick McClellen è stato nominato responsabile delle tecnologie della Smartclip, azienda che produce video pubblicitari per ogni tipo di piattaforma, lavorando a contatto con editori, agenzie media e inserzionisti per il lancio di video campagne pubblicitarie. Tancredi Vitale è stato nominato responsabile globale di una linea di abbigliamento della Nike Sportswear presso il quartier generale di Beaverton, negli Stati Uniti, con l’incarico di coordinare le attività di creazione e gestione della linea e di impostare la collezione. Giovanni Battista Zorzoli è stato confermato presidente dell’Ises Italia, l’associazione per la promozione dell’impiego della energia solare, geotermica, idrica e marina che nel Consiglio direttivo ha i maggiori esperti del settore delle rinnovabili. Enrico Saggese è stato riconfermato, per i prossimi quattro anni, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, ente pubblico nazionale dipendente dal Ministero dell’Università e della Ricerca, nato nel 1988 per realizzare un coordinamento unico agli investimenti nello spazio. aziende e persone aziende e persone aziende e pe FOTO SPECCHI 30 AVVENIMENTI, INCONTRI, PERSONAGGI E IMMAGINI DI MAURIZIO RICCARDI 1831-2011 180° ANNIVERSARIO DEL CONSIGLIO DI STATO Roma, 13 settembre 2011 Pasquale De Lise, presidente del Consiglio di Stato Sotto: il francobollo commemorativo FOTO SPECCHI 30 Nella foto da sinistra: Pasquale De Lise, presidente del Consiglio di Stato, con Giovanni Ialongo, presidente di Poste Italiane A sinistra: intervento di Giovanni Ialongo, presidente di Poste Italiane FOTO SPECCHI 30 Cortina InConTra Estate 2011 Cortina d’Ampezzo, 23 luglio - 28 agosto 2011 Antonio Catricalà, presidente dell’Autorità Antitrust Fabio Cerchiai, presidente dell’Ania Maria Elisabetta Alberti Casellati, sottosegretario alla Giustizia A destra: Antonio Mastrapasqua, presidente Inps Sopra: Federico Vecchioni, presidente di Agriventure A destra: Vito Gamberale, amministratore delegato di F2i FOTO SPECCHI 30 Sopra, da sinistra: il ministro per i Beni e le Attività culturali Giancarlo Galan, il ministro degli Esteri Franco Frattini e Guido Bortoni, presidente dell’Autorità per l’Energia elettrica e il Gas Giuseppe Mussari, presidente del Monte Paschi Siena e dell’Abi Giuseppe Sala, amministratore delegato dell’Expo 2015 Claudio Strinati, storico e critico d’arte, già soprintendente del Polo museale romano Sopra: Mario Valducci, presidente della Commissione Trasporti della Camera A sinistra: Michele Vietti, vicepresidente del Csm specchio economico Affari & Cultura L’ecLettismo di AttArdi È iL mondo che È sfuocAto 77 a cura di Romina Ciuffa GeorGiA o’Keeffe, LA più fAmosA sconosciutA deLL ’ Arte modernistA AmericAnA cona dell’arte americana del XX secolo, Georgia O’Keeffe è fra le più famose artiste Usa, già nel 1920 capofila dell’arte modernista; la sua produzione è tuttavia poco conosciuta al di fuori dei confini autoctoni, per questo è utile questa retrospettiva storica - ospitata nelle sale del Museo Fondazione Roma, Palazzo Cipolla, dal 4 ottobre al 22 gennaio 2012 - per esplorare il complesso universo dell’artista che, attraverso la visione delle forme naturali e architettoniche del mondo, ha cambiato il corso della storia dell’arte moderna. Oltre ai suoi capolavori tra cui «New York Street with Moon» prestato dal Thyssen-Bornemisza di Madrid esclusivamente per la sede romana dell’esposizione, in mostra una serie di foto realizzate da celebri fotografi americani come Alfred Stieglitz, Ansel Adams, Arnold Newman e Todd Webb. i Ugo Attardi, «Luminosità» Una foto di Èric Poitevin Marsala, nel Convento del Carmine dal 15 ottobre al 15 gennaio 2012 Ugo Attardi è «L’erede selvaggio», dal titolo del romanzo con cui, finalista allo Strega, vinse nel 1971 il Premio Viareggio. La retrospettiva prende in considerazione tutti gli ambiti della produzione artistica di Attardi dal 1944 al 2002: pittura, scultura, grafica, letteratura e giornalismo. Oltre al raro gruppo di dipinti non figurativi della fine degli anni 40 e alle ricerche degli anni 50, la mostra ripropone opere capitali della sua produzione, occasione di confrontarsi con opere significative della storia dell’arte italiana del secondo ‘900 che, all’epoca della loro prima apparizione, suscitarono un intenso dibattito critico. Credo che le cose siano sempre un po’ sfuocate, anche quando cerco di essere preciso. Anzi, credo che il mio lavoro consista proprio in questo: la nitidezza nella sfocatura». Fino al 15 gennaio 2012, per la X Edizione del Festival Internazionale di Roma di Fotografia, l’Accademia di Francia mostra oltre 40 fotografie di Èric Poitevin. Partendo dalla serie di ritratti in bianco e nero «Les Religieuses» realizzati durante il soggiorno romano dell’autore dovuto a una borsa di studio all’inizio degli anni 90, sono esposti i suoi lavori fino alle opere più recenti, di formato monumentale, che rappresentano paesaggi nei quali lo sguardo dell’osservatore si perde e corpi umani e animali si stagliano su fondi monocromi. A « Alcuni capolavori della capofila dell’arte modernista discAricA La luna vista dal fotografo francese Arte engono presentate fino al 19 novembre, nella galleria Napolinobilissima, 16 opere di Leonardo Drew (e un’installazione «site specific»). Seguendo i canoni dell’object trouvé, Drew cerca i materiali in natura, per le strade, nelle discariche: pezzi di legno e rottami di ferro, carta, cotone, imballi di plastica, macerie, stracci, e li sottopone a un processo di invecchiamento che sfrutta la forza degli elementi naturali. I materiali così trattati vengono dipinti, legati tra loro o manipolati nella forma. Per questo, oltre a uno studio a Brooklyn, Drew ha un vasto spazio a San Antonio in Texas. V Il mondo di Leonardo Drew Ugo Attardi, «Che guarda l’Africa il mare» Ad «Credo che le cose siano sempre un po’ sfuocate, anche quando cerco di essere preciso», Eric Poitevin 78 specchio economico Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura PiranDelliani, il nuDi Nudo disteso, 1965 circa Nudo di donna, 1960 Composizione con nudi e pantofole gialle, 1923 A Venezia, nel Palazzo Grimani, fino al 27 novembre esposizione sui nudi di Fausto Pirandello, figlio di Luigi. Affascinato dalle libertà estetiche di uomini come Van Gogh, Gauguin e del giovane Kokoschka, Fausto coltivò il tema del nudo femminile in tutta la sua produzione pittorica. Esposti 20 dipinti, tra cui 6 pastelli D uchi bizzarri inediti raffiguranti corpi tormentati dal peso del pensiero e della psiche umana. nuovo viaggio Di Virgilio torna a Mantova, nell’Ala napoleonica di Palazzo Te dal 16 ottobre all’8 gennaio 2012. Celebrato come autore dell’Eneide, delle Bucoliche e delle Georgiche, fu scelto da Dante come guida nella Divina Commedia, affascinando in ugual misura Petrarca e Boccaccio, Ariosto, Eliot e tanti altri. La mostra «Virgilio. Volti e immagini del Virgilio con due Muse, mosaico di poeta» esplora soprattutto l’uomo e la sua fama, partenanonimo, III secolo d.C. do da un documento che per Sotto, quattrino anonimo con EPO e testa laureata la prima volta esce dal Museo di Virgilio, 1478-1484 del Bardo di Tunisi: il mosaico rinvenuto nel 1896 negli scavi di Hadrumentum, nel quale il poeta è ritratto tra due Muse. La mostra si inserisce nel programma delle Celebrazioni Virgiliane della città di Mantova, un itinerario tra i luoghi e le testimonianze virgiliane per un autunno dedicato a Virgilio con un’intensa attività divulgativa. b i a n c o Bartolomeo Passerotti, studio di occhi «Da Parmigianino a Piazzetta. Teste, animali e pensieri bizzarri nei disegni della Galleria Estense» è il titolo del’esposizione che, fino al 4 dicembre, consente di accedere ad una collezione principesca nella dimora di un Duca: la Reggia di Ferrante Gonzaga a Guastalla, nel Reggiano, cui un lungo restauro ha restituito l’antica dignità. È il racconto della segreta passione di un’altra dinastia, quella degli Este, per il collezionismo di disegni. L’esposizione propone opere curiose, testimonianze di un gusto che esplose nelle Corti europee nel ‘500 e che ebbe nei Duchi d’Este collezionisti particolarmente attenti e qualificati. Tutti i disegni provengono dalla Galleria Estense di Modena, città dove gli Este insediarono la loro corte dopo la devoluzione della loro capitale, Ferrara, al Papato. Fa da contorno a queste testimonianze private dei Duchi d’Este il Palazzo Ducale voluto dai successori di Ferrante Gonzaga sul preesistente Palazzo Nuovo dei conti Torello. virgilio Bruzzi e la «poetica della neve» Due mostre parallele per riconfermare a Stefano Bruzzi il ruolo di coprotagonista che, a un secolo dalla scomparsa, gli spetta nella storia della grande arte italiana dell’Ottocento. Le promuovono a Piacenza la Galleria d’Arte b r u z z i Moderna Ricci Oddi (dal 22 ottobre al 19 febbraio 2012) e la Fondazione di Piacenza e Vigevano (dal 29 ottobre al 19 febbraio 2012). Di Bruzzi l’esposizione allestita nella storica sede piacentina della Fondazione propone 50 opere che documentano come egli sia stato «un macchiaiolo tra Piacenza e Firenze», e che esplorano la sua «poetica della neve». Artista di fondamentale importanza per l’incisivo contributo alla nascita della nuova pittura del vero, sebbene ignorato anche dalla critica più attenta, Bruzzi sviluppò una poetica della natura tra le più alte del secondo ‘800 italiano, indissolubilmente connessa al paesaggio dell’Appennino piacentino. Paesaggi dell’Appennino piacentino specchio economico 79 Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura R icoRdo di qualità di CARLO GUARIENTI Petlin c’ Poniatowska Accostare Cremonini a un povero pittoraccio e sbarre scintillanti a mura che riflettono la storia di Venezia è la commedia dell’arte voluta da Vittorio Sgarbi è una mostra a Venezia, nel Chiostro della Madonna dell’Orto, che si intitola «Ricordo di Krugier»; vi partecipano pittori e scultori viventi che hanno lavorato con lui. Il luogo è affascinante e, solo per questo, vale la pena di visitarlo perché, essendo privato, chiuderà dopo la mostra. È straordinario che essa (accanto alla Chiesa dove regna sovrana l’opera di Tintoretto, patrono di questa Biennale) sia sponsorizzata dai fratelli Lucchetta, industriali veneti che già con l’Euromobil hanno dato fiducia alle iniziative di Marco Goldin. In questo caso però solo l’intuizione di veneti con i piedi per terra poteva offrire una situazione come questa, dove l’ordine e la qualità si uniscono, ai visitatori che affollano Venezia per la Biennale nella quale invece trovano il degrado, dai padiglioni ai giardini, da quello britannico a quello tedesco. E così pure nei Saloni dell’Arsenale, specialmente nella parte italiana dove pittori e scultori, per la maggior parte mediocri, si sovrappongono agli «intellettuali» (all’inizio dovevano essere «scrittori») che, secondo la procedura voluta da Vittorio Sgarbi, hanno fatto i loro nomi; nomi che si devono pur fare, perché non vale davvero la pena di nascondersi dietro a un dito. Qualsiasi pittore poteva fare il nome di un amico e automaticamente questi diventava un intellettuale. Le mura coperte da una patina sacrale, con tutte le sfumature del tempo che si sono sovrapposte o disfatte negli anni, fanno di questi capannoni delle aule stupende in cui la storia di Venezia è ancora viva; ma tutto questo è Guarienti oltraggiato da grosse sbarre metalliche pulite e scintillanti, utilizzate per mettere l’uno sull’altro, in un orribile disordine, il meglio e il peggio del prodotto nazionale: senza amore, accostando Cremonini a un povero pittoraccio. Per loro fortuna, a Gentilini, a Music e a Ceroli questa prova è stata risparmiata. È la commedia dell’arte, il solito gioco degli equivoci nel quale cerchi un filo d’Arianna per uscire dal labirinto e trovi un critico che nega di essere andato al Chiostro della Madonna dell’Orto perché, volendo essere «à la page», trova imbarazzante parlarne. La critica è soprattutto un confronto, e non necessariamente si deve buttare dalla torre quello che non si è scelto. È auspicabile che qualche critico si accorga di quanto conti la qualità, e come sia vero che ciò che non funziona non ha attrattiva, come diceva Tanizachi; e quanto diano fastidio la spocchia, la sciatteria e il rigurgito. Del resto questa «povera» Biennale non sarà mai completata e Vittorio Sgarbi non troverà degli sponsor per Padova e Torino. Vorrei un resoconto di questa Biennale fatto da Dino Buzzati, magari con la stessa chiave di paura alla Scala. Ma è un’utopia, come raccontare che nel 1200 i monaci della Madonna dell’Orto, rimasti senza soldi, chiesero ai turchi mussulmani di terminare la chiesa, e questi lo fecero chiedendo, in cambio, che il campanile avesse una cupola orientale perché, vedendola da lontano, avrebbero subito capito che in quel luogo l’accoglienza sarebbe stata amica. ■ 80 specchio economico d on m al i e d do a cUra di r o t mo i a e r o roMina ciUFFa La barca va in borsetta Per la velocità di stallo il polacco AT3 è meno un ultraleggero, più un aeroplano Risolti i problemi di ormeggio: questa barca si piega. La Paper8 si monta e si smonta in meno di 5 minuti, e questo grazie alla leggerissima struttura in legno marino e al sistema di piegamento dello scafo, per essere inserita nella sacca protettiva e posta in una qualunque rastrelliera o trasportata sul portapacchi di un’auto come una canoa o una tavola da surf. Brevettata e certificata dal Registro Italiano Navale (RINA), con una propulsione ibrida tra vela, motore e remi è ideale come prima barca scuola; montata la Paper8 raggiunge una lunghezza di poco più di 3 metri e un peso di 37 kg. All’interno vi trovano spazio fino a quattro persone per un carico massimo di 400 Kg. compresi vela e motore. d alla Polonia vola un nuovo ultraleggero, l’AT3 costruito e commercializzato dalla società Aero, velivolo ad ala bassa e carrello triciclo. Con un’apertura alare di 7,55 metri, una lunghezza di 5,88 e un’altezza da terra di 2,23, ha un motore Rotax 912 S da 100 cavalli con elica GT bipala o tripala in materiale composito con fibra di carbonio. Il peso a vuoto è di 350 kg., il peso massimo al decollo di 582 kg. L’AT3 ha una velocità di crociera di 200 km/h e un’autonomia di 904 km. Un neo: la velocità di stallo è elevata - 85 km/h - e ciò non lo avvicina molto agli ultraleggeri e alle esigenze di un volo sicuro da diporto sportivo. D’altro canto il carrello triciclo a balestra è specificamente studiato per operare su terreni accidentati e piste in erba, e i freni idraulici differenziali sulle ruote principali consentono una buona manovrabilità a terra. La particolarità più notevole dell’offerta dell’azienda polacca è la qualità del kit di costruzione, tanto da essere definito uno dei più professionali per ultraleggeri. l a m b o r g h i n i Uno scooter per 25 Dall’Inghilterra arriva uno scooter da 25 posti, opera di un idraulico inglese, Colin Furze, che l’ha realizzato utilizzando le due parti di uno scooter unite insieme da una lunga pedana in alluminio. Di lunghezza pari quasi a 22 metri. lo scooter funziona davvero ed arriva alla velocità massima di 60 chilometri orari. u La Lamborghini Aventador è l’erede della Murcièlago na nuova Lamborghini per strada, la Aventador, supercar dal potente motore, erede della gloriosa Murcièlago. I tecnici della casa di Sant’Agata fanno ampio ricorso al carbonio, aggiungono poi sospensioni di tipo push-rod, trazione integrale con frizione elettronica Haldex e sistema di controllo elettronico di stabilità. Le portiere si aprono verticalmente su un’auto lunga 4,78 metri, larga 2,26 (compresi i retrovisori), alta 1,14. Tra i 13 colori disponibili spiccano un nuovo arancio denominato Argos, più rosso del precedente e dotato di un particolare effetto perla, e il nuovo grigio Estoque. L’interno è in pelle, con ampia scelta di tinte. Il motore è capace di salire di giri in modo immediato, ben assistito dal cambio sequenziale a 7 marce, che si controlla attraverso due leve poste dietro al volante. Il cambio consente di passare da un rapporto a un altro in soli 50 millisecondi. Completano il quadro i 5 programmi differenti di guida, di cui tre manuali e due automatici. specchio economico c u s t o m - f L’ellenico F40 Esse ha due cabine matrimoniali e viaggia a 50 nodi l’ora d el cantiere ellenico Custom-F, il F40 Esse è la versione open del precedente modello F40 HT uscito nel 2008, oggi pensata da Davide Cipriani e dal suo studio Centro Stile che ha disegnato, progettato e curato l’evoluzione di questo prodotto di lusso. Il maxi-rib dalle dimensioni compatte -13,40 metri di lunghezza per oltre 4 metri di larghezza - è dotato di due cabine matrimoniali, di cui una con letto futon da 2x2 metri e un grande bagno. Tre le novità a bordo un’ampia finestra che corre lungo tutta la tuga e illumina l’intera zona sottocoperta; un pozzetto dotato di un ampio angolo cottura, prendisole a prua e in poppa (quest’ultimo si rende trasformabile in dinette con la possibilità di ospitare fino a 12 persone a sedere); una tettoia rigida in grado di coprire l’intero spazio, a scomparsa nell’ala roll-bar, la propulsione 2x Cummins 480 hp e una trasmissione ad eliche di superficie Arneson, che fanno viaggiare la barca ai 50 nodi di velocità massima. h a r l e Y 81 i Finestrini sono toUchscreen Grazie alla tecnologia «Window to the World», ossia finestra sul mondo, i passeggeri delle Toyota potranno usare i finestrini delle auto come schermi interattivi: toccandoli come un qualunque touch screen accederanno a diverse funzioni, interagendo con il paesaggio. Questa rivoluzionaria tecnologia consentirà di disegnare sui vetri, fermare un’immagine esterna che scorre e ingrandirla, scegliere una lingua con la quale indicare i nomi degli oggetti che scorrono sul finestrino, calcolare la distanza degli oggetti esterni, vedere raffigurate le costellazioni del cielo e ricevere informazioni sulle singole stelle. L’azienda, che sta collaborando con il Copenaghen Institute of Interaction Design per la realizzazione di un prototipo, ha già divulgato un esauriente filmato dal quale emerge che saranno i bambini i veri fruitori di questa tecnologia; i genitori ne ricaveranno invece benefici indiretti. con La Fiat in Mano L’Harley V-Rod compie 10 anni e viene aggiornata l a Harley-Davidson presenta la gamma 2012 e celebra 10 anni di prestazioni con il modello V-Rod 10th Anniversary Edition che, insieme al modificato Night Rod Special e al V-Rod Muscle, completa i V-Rod 2012. Commercializzato per la prima volta nel 2002, il V-Rod ha un motore V-Twin Revolution da 1.250 cavalli con cilindri inclinati a 60 gradi, primo motore prodotto dalla casa americana con alberi a camme in testa, raffreddamento a liquido e zona rossa a 9. mila giri al minuto. Tutti i modelli V-Rod 2012 sono alimentati da un motore V-Twin Revolution da 1.250 cavalli raffreddato a liquido, con doppio albero a camme in testa, quattro valvole per cilindro e iniezione elettronica sequenziale. Sono dotati di frizione antisaltellamento, cambio a 5 marce e cinghia di trasmissione in fibra di carbonio. Rientrano nella dotazione di serie i freni Brembo con doppio disco anteriore e sistema ABS; anche l’antifurto Smart Security System con telecomando di riconoscimento a distanza è di serie. Lorenzo Quinn, figlio del celebre attore Anthony, ha inserito una Fiat 500 in una scultura. Intitolata «Vroom Vroom» ed esposta ad Abu Dhabi e a Valencia, l’opera è arrivata a Londra. L’artista ha usato la sua prima automobile, un modello originale per porla nella mano di un bambino in scala gigantesca, modellata su quella di suo figlio, con l’intento di rappresentare il rapporto tra genitori e figli ed esprimere il senso di indipendenza da lui stesso vissuto quando acquistò la sua prima automobile. 82 specchio economico n singolare fenomeno sta avvenendo da qualche tempo: contemporaneamente a un incontestabile declino della popolarità del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, si sta registrando anche un calo di popolarità della televisione. I fatti non sono connessi, anche se Berlusconi è stato e tuttora è indubbiamente il numero uno, il signore delle televisioni in Italia. Sono fenomeni indipendenti: probabilmente l’astro di Berlusconi era destinato a splendere nel cielo italiano non più di una ventina di anni, del resto come quelli di Benito Mussolini e di Bettino Craxi; mentre la supremazia della televisione fra i mezzi d’informazione, se è finita e comunque sta per finire, è durata due volte e mezzo, mezzo secolo. Ma ora tutto mostra che è al tramonto, e non tanto perché è un sistema di comunicazione superato dal progresso scientifico e tecnologico, ma soprattutto perché si è superata da se stessa. Ossia dal progressivo abbassarsi, fino a scomparire del tutto, della qualità. Anzi ancora peggio: dall’apparizione e dall’irresistibile invadenza e baldanza del requisito opposto, la «disqualità». Non c’è più trasmissione, infatti, che non cerchi di superare e travolgere il primato della negatività raggiunto da quelle esistenti. Le eccezioni sono pochissime, e sono infatti eccezioni. Debbo dire che, se condanno questo fenomeno deteriore che la porta alla disgregazione, in realtà esso mi procura moltissima gioia. Perché io fui testimone delle preoccupazioni e delle angosce di quelle generazioni di autentici giornalisti più avanti di me negli anni, che videro nell’avvento della televisione in Italia un’imminente, pesante minaccia alla sopravvivenza della carta stampata, soprattutto dei quotidiani. Ricordo l’atmosfera di timore, quasi di terrore, che aleggiava nelle redazioni sia tra chi aveva scelto quel mestiere per pura passione, sia tra chi vi faceva sicuro affidamento per mantenere la famiglia. Chi non ha vissuto quei momenti e avvertito quelle sensazioni diffuse può forse capirlo solo vedendo i filmati dell’epoca sull’affollamento dei bar e dei cinematografi, dotati di televisore, per assistere alle trasmissioni di «Lascia o raddoppia» con Mike Bongiorno e con gli improvvisati personaggi che esse creavano: uno per tutti la bellissima Paola Bolognani. La preoccupazione era diffusa perfino in quella «ridotta» giornalistica che è sempre stato il Corriere della Sera, della cui redazione romana io, giovanissimo, facevo parte. «Ridotta» psicologicamente messa a dura prova, due anni dopo, anche dal U Corsera Story Televisione fa rima con estinzione. Stampa fa rima con campa L’opinione del Corrierista pretenzioso esordio sulla ribalta giornalistica quotidiana del rampante, minaccioso «Il Giorno», per di più superdotato di munizioni ossia di mezzi finanziari, in quanto espressione dell’Eni e dell’industria di Stato. Ma dopo gli anni 60 densi di vere trasmissioni giornalistiche e di veri spettacoli ad opera di veri professionisti dell’una e dell’altra categoria, la televisione - non la radio - ha rapidamente imboccato e proseguito una parabola discendente nonostante le incommensurabili somme spese dagli italiani per il suo prolungato, improduttivo, plateale parassitismo, per i suoi scandali, le sperequazioni, i clientelismi e favoritismi, il foraggiamento continuo e vergognoso di presunti miti da essa stessa creati sia nel campo dello pseudo giornalismo sia in quello dello pseudo spettacolo. Una serie di trasmissioni ripetitive, stantie, nepotistiche, autoreferenziali, hanno certamente vanificato l’acculturamento dei telespettatori compiuto da giornalisti e autori tv nei suoi primi lustri di vita; hanno anzi abbassato sempre di più, invece di elevare, il livello culturale della massa, abituandola e inducendola ovviamente a chiedere il prodotto sempre peggiore. Così di fronte ai grandi giornalisti degli anni 50 e 60, di fronte ai grandi attori dello stesso periodo, per non andare ancora indietro nel tempo, ci troviamo sul teleschermo incolti, spocchiosi, volgari ragazzotti, e ignoranti, inespressive, artefatte «divette», indegne perfino di una comparsata in un filmetto da «Poveri ma belli». Altro che Luigi Barzini senior, altro che Eleonora Duse. Semmai collezioniste di alcove altolocate. Non è però che certi difetti del mondo della comunicazione siano esclusivi della televisione e dei suoi autocelebrati protagonisti. Perché i due mondi, del giornalismo e della tv, sono confinanti, anzi interconnessi. Quindi gli operatori tv hanno la colpa di inquinare il mondo giornalistico, i giornalisti hanno quella di non bonificare il mondo della tv. E qui veniamo al nocciolo. Inutile pretendere dai giornalisti giudizi e atteggiamenti obiettivi sulle sue trasmissioni e sui suoi personaggi, dirigenti, autori e interpreti, quando vengono chiamati a collaborare ricevendo compensi impensabili nel loro settore. Ho visto affidare a direttori di giornali consulenze superpagate consistenti in una paginetta di pareri che finiva in un cestino senza essere letta; serviva ad inviare un cospicuo assegno all’autore in funzione delle critiche pubblicate dal giornale su una trasmissione o uno spettacolo. Avveniva negli anni 60 e avviene molto di più e sfacciatamente oggi. Molti giornalisti non si rendono conto che, favorendo in qualsiasi modo la tv, si tagliano l’erba sotto i piedi, perché vengono usati e presto gettati. La colpa maggiore è degli editori, ossia banche, assicurazioni, industrie, imprenditori vari che, osannando la televisione, sperano di averne vantaggi sia di immagine sia concreti. Pensare che la trasmissione di rassegne stampa da parte delle tv reclamizzi e faccia vendere i giornali è un’illusione, una stoltezza, anzi un suicidio: perché i frettolosi spettatori sono ancor più frettolosi lettori, e una volta conosciuti i titoli degli articoli non corrono all’edicola ad acquistare i giornali; anzi, se prima volevano farlo, vista la rassegna stampa lo trovano superfluo. Qual è allora il futuro previsto da un giornalista, non da sapientoni professori di giornalismo che in lezioni anche universitarie, dibattiti e convegni pretendono di insegnare e parlare di materie che non conoscono, anche perché non esistono? Il futuro è che la televisione deteriore che abbiamo conosciuto in questo ultimo trentennio sta morendo nonostante l’alluvione finanziaria che le deriva da abbonamenti e pubblicità; e che la carta stampata, cui presunti medici hanno ripetutamente prescritto olio santo, continua a campare nonostante i tagli «politici» del sostegno pubblico e i bavagli che si tenta e ritenta di metterle. Victor Ciuffa PRIMA E SECONDA SERATA