Intervista. Festival del Cinema di Venezia. Silvio Orlando. L - i

Transcript

Intervista. Festival del Cinema di Venezia. Silvio Orlando. L - i
Intervista. Festival del Cinema di Venezia. Silvio Orlando. L'attore ed il mestiere di p
Published on iItaly.org (http://www.iitaly.org)
Intervista. Festival del Cinema di Venezia. Silvio Orlando. L'attore ed il
mestiere di padre
Alessandra Mattanza (September 11, 2008)
Silvio Orlando, Leone d'oro come miogliore attore al Festival del Cinema di Venezia, è uno dei più
grandi attori della filmografia d'autore italiana, di quelli come ce ne sono pochi al giorno d'oggi...
l suo volto è una maschera. Sul suo viso si legge come in un libro aperto la sofferenza, il piacere, la
felicità, il dolore. Silvio Orlando è uno dei più grandi attori della filmografia d'autore italiana, di quelli
Page 1 of 4
Intervista. Festival del Cinema di Venezia. Silvio Orlando. L'attore ed il mestiere di p
Published on iItaly.org (http://www.iitaly.org)
come ce ne sono pochi al giorno d'oggi. La sua recitazione è simile a quella di un uomo di scena (non
a caso ha esordito nei primi anni '80 nel teatro napoletano), con sfumature, angoli e misteri. Cenni,
sguardi, tratti di parole che sanno essere eterni, momenti di vita da cogliere all'istante. Orlando è
considerato anche l'alter ego morettiano dopo "Il caimano" e tanti altri lavori e film con Nanni
Moretti, eppure sembra trovarsi anche totalmente a proprio agio in questo suo nuovo ruolo. Al
Festival del Cinema di Venezia ha recitato il protagonista nel film "Il papà di Giovanna" di Pupi Avati.
La trama riporta in una Bologna del 1938, dove la figlia ancora adolescente di un rispettato
insegnante uccide per gelosia la sua migliore amica e viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico. "È
come se avessi già frequentato il cinema di Pupi. E, non a caso, sono in tanti a pensare che io abbia
già lavorato con lui" dice scherzosamente... "Entrare nel suo mondo è come andare a mangiare in
quelle osterie romagnole dalle quali esci un po' appesantito, ma dove hai voglia di tornare, perchè i
sapori che hai trovato sono fuori dal comune".
Com'è stato lavorare con Avati?
«Come Moretti, Avati ama il controllo totale sul set, ma è ancora più maniacale. Sono stato
praticamente vittima di un sequestro, ma raramente mi sono divertito così. Avati ha una
metodologia di lavoro molto personale, che si è rivelata una delle più piacevoli che mi siano mai
capitate. Si tratta di un'affettuosa "dittatura", perchè Pupi e suo fratello Antonio desiderano il
controllo totale di tutto quello che accade sul set e fuori. Dedicano anche una particolare attenzione
alle dinamiche tra loro due e noi interpreti e fra gli interpreti tra loro. Mettono l'attore e il rapporto
con l'attore al centro della loro ricerca stilistica e di quello che si vedrà sullo schermo. Al di là della
bella forma e dell'aspetto tecnico, che pure sono per loro importanti, sanno però che alla fine quello
che più colpirà il pubblico è il calore che si sviluppa sul set, la capacità e la volontà reciproca di
capirsi».
Cosa Le è piaciuto di più di questa storia?
«Si tratta di un film sulla responsabilità e sulla fatica di quel mestiere misterioso che è l'essere
genitore. Michele Casali, il mio personaggio, nella prima parte pecca per eccesso di amore e di
presenza. Lo si vede iperprotettivo nei confronti di sua figlia, cerca di tutelarla troppo e questo fa sì
che lei non sia pronta ad affrontare con gli strumenti dovuti la vita».
Nel film si parla anche di un contesto storico difficile, quello del fascismo, il periodo più
nero della storia italiana...
«Il contesto storico penalizza fatalmente una storia come quella che raccontiamo. Il disagio mentale
viene vissuto all'epoca dei fatti come una colpa da nascondere e da espiare. Il microcosmo intorno
ne risente, c'è un isolamento totale da parte della società verso i destini di padre e figlia e nasce uno
scandalo molto forte all'interno del quale i due non trovano comprensione in nessuno».
Come avrebbe reagito se si fosse trovato nei panni del suo personaggio?
«Se ne avessi avuto la forza immagino che avrei fatto come lui. Michele è un uomo capace di trovare
una forza e una ragione di vita una volta che la tragedia gli si abbatte addosso. Quello di padre,
come ho ripetuto, è un mestiere difficile, quasi impossibile. E anche il mio personaggio è in realtà
tutt'altro che un padre perfetto, è responsabile di alcune cose che succedono».
Come vede da parte sua il ruolo di genitore?
Page 2 of 4
Intervista. Festival del Cinema di Venezia. Silvio Orlando. L'attore ed il mestiere di p
Published on iItaly.org (http://www.iitaly.org)
«Credo che sia un ruolo al limite dell'impossibile, qualunque cosa si faccia, si sbaglia sempre. La
famiglia non è mai un luogo ideale, ma va ricreata ogni giorno. E' un luogo importante, ma non può
essere l'unico in cui i figli crescono, come invece tendiamo a fare in Italia, perchè poi si rischia di
creare guai enormi».
Crede si tratti di un film insolito per il lavoro di Avati?
«L'elemento di novià per il cinema di Avati è forse nel tono cupo di tragedia e di preoccupazione
costante che ti ispirano le piccole anime che lui così magistralmente racconta. Non è solo la famiglia
la protagonista della storia, ma anche i personaggi dei vicini, di Ezio Greggio e di sua moglie, Serena
Grandi».
Cosa è importante per Lei come attore?
«Per un attore la cosa più bella e confortante è sentirsi un elemento fondamentale per la vita del film
o addirittura essere lui stesso tutto il film, sentirsi centrale e importante. Questo è un grande merito
di Pupi e di suo fratello, come lo è la loro costante autoironia, feroce e, alle volte, perfino disarmante.
Sul set sembravano tutti davvero una grande famiglia bolognese dell'epoca».
Come si è trovato a lavorare con Alba Rohrwacher, nel film sua figlia Giovanna?
«Ho il piccolo orgoglio di essere stato io a proporla ad Avati. Sarà una sicura protagonista del cinema
dei prossimi anni. E' dotata di un grande talento, un'immensa sensibilità e di una scaltrezza
inconsueta per una ragazza così giovane. Ha inoltre una capacità naturale di adattarsi alle situazioni
e di posizionarsi, di captare l'umore del set ed essere una presenza discreta e autorevole insieme».
Cosa pensa invece di Francesca Neri, che recita il ruolo di sua moglie?
«Con Francesca avevo già recitato 15 anni fa in "Sud" di Gabriele Salvatores, ma c'eravamo
conosciuti poco. Siamo stati poi entrambi nel cast di "La mia generazione" di Wilma Labate, ma non
eravamo mai in scena insieme. Sul set l'ho trovata maturata e serena, non ha mai fatto capricci. E'
stata sempre a disposizione della storia confermandosi una compagna di lavoro ideale. E' oggi forse
un po' troppo disincantata rispetto al suo mestiere di attrice che intende centellinare dedicandosi
anche alla produzione. E' di un pianeta dalla bellezza lunare, dalla lontananza meravigliosa, sul quale
è difficile atterrare. Una diva di altri tempi: impossibile capire quello che le passa per la testa».
Come si è comportanto Ezio Greggio sul set?
«E' stato molto presente e disciplinato sul set, molto impegnato. Abbiamo concentrato le nostre
scene nella prima fase della lavorazione a causa di altri suoi impegni da far conciliare. Non ha mai
fatto il divo e non mi è sembrato affatto un uomo viziato dal successo televisivo. Era disponibile e
umile, si metteva in gioco, cercava di capire cosa doveva essere questo nuovo mestiere di attore
drammatico che gli si richiedeva. Il suo personaggio del resto parte come un tipico bello degli anni
'50 che gioca a fare il simpatico, ma poi avrà un'evoluzione molto tragica».
Questo film rimanda anche a tragedie familiari contemporanee, di cui si parla molto nelle
cronache italiane...
Page 3 of 4
Intervista. Festival del Cinema di Venezia. Silvio Orlando. L'attore ed il mestiere di p
Published on iItaly.org (http://www.iitaly.org)
«Nel film si offre una riflessione in genere sulla famiglia, il luogo dove sembra si debba risolvere un
po' la vita di tutti noi, l'istituzione chiamata a coprire i vuoti della vita civile in Italia. Oggi però ci si
occupa solo di morbosi dettagli di cronaca chiudendo la porta a ciò che accade dopo. Il film esplora
invece quello che di solito rimane nell'ombra».
(Publicato su Oggi7 del 7 settembre 2008)
Source URL: http://www.iitaly.org/magazine/article/intervista-festival-del-cinema-di-venezia-silvioorlando-lattore-ed-il-mestiere-di
Links
[1] http://www.iitaly.org/files/orlando1221154904jpg
Page 4 of 4