Giugno 2016 Inserto

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Giugno 2016 Inserto
INSERTO/6-2016
SPI CGIL
VENEZIA
Lega Laguna Nord Est
Abbiamo voluto dedicare l’inserto di questo mese ad alcune questioni che riguardano l’Europa. Partendo da due ricorrenze, il 9 maggio è stato il compleanno dell’Europa e il 3 maggio 1953 si realizzò la prima colata di ghisa dell’Unione
Europea chiamata CECA. Abbiamo però colto l’occasione per porci alcune domande e fare alcune riflessioni sugli assetti
dei grandi siti industriali europei su un’Europa che assuma il problema dei Migranti come una questione “Europea, veramente Europea” e non come una questione di difesa delle singole frontiere ma di gestione comune anche in un ottica
di sviluppo e di etica così come evidenziato anche da Papa Francesco.
Da ultimo abbiamo voluto ricordare anche il rapporto tra l’Unione Europea e le Donne.
Questa Europa che comunque ha garantito, nei suoi confini, settanta anni di pace e che può diventare un bene ancor più
prezioso se riesce a ritrovare le vere ragioni e lo spirito della sua creazione.
9 MAGGIO COME ABBIAMO FESTEGGIATO
IL COMPLEANNO DELL’EUROPA
In tutta Italia si sono tenuti eventi lo scorso 9 maggio
per celebrare la Festa dell'Europa, in ricordo dell'anniversario della celebre Dichiarazione Schuman - che 66
anni le basi dell’integrazione europea.
A Roma si è festeggiato insieme a Federica Mogherini,
Alto rappresentante dell'Unione per gli Affari esteri e la
politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione
europea. La giornata si è aperta in Piazza del Campidoglio, con centinaia di bambini delle scuole primarie di
Roma che hanno festeggiato l'Europa e le nuove bandiere europee che sono state regalate a tutte le scuole
primarie di Roma.
Alla presenza del Commissario Straordinario di Roma
Capitale Francesco Paolo Tronca e di altri rappresentanti
istituzionali, i piccoli protagonisti hanno disteso al centro della piazza due grandi bandiere, una dell'Unione europea e una della Repubblica Italiana in un simbolico
gesto di unione e festa. L'Inno di Mameli e l'Inno alla
gioia hanno fatto da colonna sonora dell'evento, concluso dal lancio di messaggi di pace legati a 500 palloncini blu, che per lunghi minuti hanno colorato il cielo
sopra al Campidoglio. Dopo aver incontrato i piccoli cittadini Federica Mogherini si è spostata all'Auditorium
Parco della Musica, dove insieme al Presidente Emerito
della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano ha incontrato una platea di 600 cittadini adulti, rispondendo alle
loro domande in un Dialogo sull'Europa moderato dal
Direttore del quotidiano La Stampa Maurizio Molinari.
Tanta la partecipazione da parte del pubblico, che ha
posto ai due ospiti domande sul futuro dell'Unione europea e sul suo ruolo nel mondo. Sul palco, lo scambio
tra Mogherini e Napolitano è stato denso e positivo: entrambi hanno lanciato messaggi di speranza sul percorso
di integrazione europea, concludendo l'incontro con un
reciproco ringraziamento per il lavoro svolto al servizio
dell'Italia e dell'Unione europea. A fare da cornice al dialogo, le voci bianche della Schola Cantorum dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che ha aperto e chiuso
l'evento sulle note degli inni italiano ed europeo.
A Milano una Rappresentanza regionale della Commissione Europea ha coinvolto studenti e cittadini in una
serie di attività per conoscere la storia dell'Europa e le
sfide del futuro, a bordo di un tram itinerante per il centro cittadino con i colori dell'Europa e le note dell'Inno
alla gioia. All'interno del tram, il personale della Commissione e del Parlamento europeo ha illustrato il funzionamento dell'Ue, i benefici per i cittadini europei e
l'importanza di riflettere su come affrontare le sfide comuni a tutti i Paesi Ue. Tra quiz e curiosità sul processo
di costruzione dell'Europa, molte domande dei presenti
si sono concentrate sul ruolo dell'Italia nell'UE e sui temi
caldi come migrazione, referendum inglese ed economia. Agli studenti che sono saliti sul tram è stato chiesto
di compilare un quiz sull'Unione europea per vincere un
viaggio di tre giorni a Strasburgo: un premio speciale
per i più giovani messo in palio dal Parlamento europeo.
Una maniera concreta per vivere l'Europa e conoscere
meglio le istituzioni europee e il loro ruolo a difesa dei
cittadini.
La festa dell'Europa a Milano non si è ferma al 9, ma è
continuata il 13 maggio con gli studenti che sono stati
protagonisti di una serie d'incontri e riflessioni sull'Europa. Nella stessa giornata, si sono tenuti un concerto e
una mostra di disegni delle scuole dell'infanzia e primarie dei vari Paesi dell'Unione europea.
I
Comunità europea del carbone
e dell'acciaio
ed è assai distante dalla zona interessata dall'Accordo e
confina soltanto con uno degli Stati membri (la Francia)
ma in una regione completamente differente. Gli uomini
politici del tempo, tuttavia, e fra essi De Gasperi, ritengono la futura CECA un ottimo sbocco per rinvigorire
l'economia disastrosa italiana e reinserire l'Italia nelle
situazioni politiche ed economiche internazionali, distaccandosi totalmente da altri stati, fra tutti il Regno
Unito, che rifiutano in toto il progetto non ritenendolo
conforme agli interessi e alle aspettative nazionali.
Il trattato instaurò un mercato comune del carbone e dell'acciaio,abolendo le barriere doganali e le restrizioni
quantitative che frenavano la libera circolazione di queste merci; soppresse nello stesso modo tutte le misure
discriminatorie, aiuti o sovvenzioni che erano accordati
dai vari stati alla propria produzione nazionale. Il principio di libera concorrenza permetteva il mantenimento
dei prezzi più bassi possibili, pur garantendo agli stati il
controllo sugli approvvigionamenti. Il mercato venne
aperto il 18 febbraio 1953 per il carbone ed il 1º maggio
dello stesso anno per l'acciaio. Tali scopi venivano perseguiti mediante il rinvio della politica specifica di ciascuno stato alla comunità nascente, con una parziale
abdicazione della propria sovranità in questo limitato
settore. Da tale specificità nasce la struttura della comunità come organismo sovranazionale, ovvero posto al di
sopra dei singoli stati. Ciò diversifica la struttura della
nuova comunità e di quelle che nasceranno di lì a poco
nel 1957 (EURATOM e CEE): non precisamente comunità internazionali, ma comunità dotate di poteri propri
e propria assemblea munita di poteri consultivi e di controllo politico, pur se nel settore particolare di ciascuna.
Dietro l'aspetto puramente economico si nascondeva
quindi la volontà di riunire i vecchi nemici ancora scioccati dagli orrori della seconda guerra mondiale, controllando la produzione del carbone e dell'acciaio che sono
le materie prime dell'industria bellica.
In tale occasione inoltre, tra gli stati membri, vennero
firmati anche una serie di protocolli collaterali sui privilegi e le immunità della Comunità che si stava
creando, sullo statuto della Corte di Giustizia e del Consiglio d'Europa, che gettarono le basi di quella che sarebbe divenuta l'attuale Unione europea.
La CECA era formata da quattro istituzioni: • Alta autorità • Consiglio speciale dei ministri • Assemblea comune .• Corte di giustizia.
Dal 1º luglio 1967 - con l'entrata in vigore del Trattato
di fusione - le istituzioni della CECA vennero riunite
con quelle della Comunità Economica Europea e della
Comunità Europea dell'Energia Atomica e vennero così
istituiti la Commissione delle Comunità europee, il Consiglio delle Comunità europee, il Parlamento europeo e
La Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA)
fu creata col Trattato di Parigi del 18 aprile 1951 su iniziativa dei politici francesi Jean Monnet e di Robert
Schuman cosiddetto Schuman o dichiarazione Schuman
del 9 maggio 1950), con lo scopo di mettere in comune
le produzioni di queste due materie prime in dei paesi:
Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi.
La CECA fu l'istituzione che precorse la strada del Trattato di Roma, con il quale venne costituita la Comunità
economica europea, divenuta Unione europea nel 1992.
La proposta della sua creazione, annunciata da Schuman,
allora Ministro degli Esteri francese, fu rapidamente
accettata da tutti i paesi che ratificarono il trattato in
meno di un anno. Entrò in vigore il 23 luglio 1952 e
scadde cinquant'anni dopo, il 23 luglio 2002.
La scelta del settore carbo-siderurgico era giustificata
da molti fattori: innanzitutto la posizione dei principali
giacimenti delle risorse, situati in una zona di confine
piuttosto ampia tra Francia e Germania, (bacino della
Ruhr, Alsazia e Lorena) zona tra l'altro oggetto di numerosi e sanguinosi conflitti in passato e di lunga contesa. Inoltre l'oggetto dell'accordo era una risorsa
fondamentale per la produzione di armamenti e materiale bellico, che impediva un riarmo segreto quindi a
entrambe le nazioni coinvolte. Oltre a Francia e Germania, sono interessati anche gli Stati del Benelux, anch'essi forti produttori di carbone ed acciaio, oltre che
confinanti e ovviamente interessati dalla risoluzione di
conflitti franco-tedeschi.
La situazione dell'Italia, invece, è meno ovvia. La nazione non primeggia nella produzione di quelle materie
I Paesi membri della Comunità europea
del carbone e dell'acciaio.
II
la Corte di giustizia delle Comunità
europee. L'Alta autorità era l'organo
centrale composto da 9 membri, di cui
un presidente e 8 membri ordinari
(due per Italia, Repubblica Federale
Tedesca e Francia, uno per gli altri
stati membri). I membri erano nominati e scelti per la loro competenza
professionale dagli stessi Stati e avevano facoltà e dovere di agire in piena
indipendenza; un terzo dei membri
veniva rinnovato ogni due anni. Il presidente veniva eletto dai membri dell'Alta autorità; il primo presidente fu
Jean Monnet. L'organo aveva vari poteri deliberativi, potendo emanare non
solo pareri, ma anche decisioni e raccomandazioni vincolanti, in toto le
prime, di scopo le seconde.
Il Consiglio speciale dei ministri era
composto da un rappresentante del
Governo di ogni Stato e aveva una
funzione consultiva rispetto all'Alta
autorità. Nel caso in cui l'Alta autorità
doveva deliberare su parere conforme
del Consiglio, il parere di quest'ultimo
era però vincolante. L'Assemblea comune aveva funzioni consultive e riuniva rappresentanti parlamentari degli
stati membri.
La Corte di giustizia esercitava controlli di legittimità sugli atti emanati
dall'Autorità o sui comportamenti
delle varie istituzioni. Oltre alle quattro istituzioni menzionate, vi era un
Comitato consultivo, che rappresentava la società civile. Fu la prima sede
internazionale di rappresentanza della
società civile. Il Comitato non venne
toccato dalla fusione delle istituzioni
delle Comunità europee del 1967 e rimase un organo autonomo fino alla
scadenza del Trattato di Parigi nel
2002. La sede delle istituzioni della
CECA fu piuttosto dibattuta tra gli
stati membri: come compromesso le
istituzioni furono collocate in Lussemburgo, tranne l'Assemblea che
venne collocata a Strasburgo.
A seguito del Trattato sulla fusione
degli esecutivi entrato in vigore il 1º
luglio 1967 le Istituzioni di CEE,
CECA ed EURATOM sono state incorporate nelle Istituzioni della Comunità Economica Europea; l'Alta
autorità della CECA venne fusa con la
Commissione della CEE e posta sotto
la guida del presidente della Commissione delle Comunità europee.
LE DONNE E L’ EUROPA
La parità tra donne e uomini è uno dei valori fondanti dell'Unione Europea. Risale al 1957 quando il principio di parità di retribuzione per
lo stesso lavoro divenne parte del trattato di Roma.
Quali vantaggi si hanno da una maggiore presenza delle donne nel
mondo del lavoro? Alcuni la considerano solo una questione di forma e
credono che la soluzione sia quella di ritagliare alla presenza femminile
alcuni spazi marginali, per salvare le apparenze. Questa non è la strada
giusta perché la donna deve essere considerata come una valida alternativa all’uomo. Ciò vale per tutti i settori, anche per la politica. Dobbiamo capire una volta per tutte che non si tratta solo di forma, ma di
sostanza e questa battaglia riguarda tutti perché tira in ballo alcuni concetti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, come quello dell’uguaglianza e della democrazia paritaria. Finché lo spazio occupato dalle
donne nella società non peserà come quello degli uomini, l’Italia non
potrà definirsi una democrazia compiuta. Oltre ad essere un segno di
civiltà.
L’Europa viaggia a due velocità, con paesi che non hanno difficoltà a recepire questi principi, ed altri che non riescono a fare quello scatto in
più, verso una società moderna. Le donne devono essere considerate
non come portatrici di esigenze, ma come artefici di cambiamento e
progresso, in grado loro stesse di fornire adeguate soluzioni. Una politica
capace di dare spazio alle opportunità in un’ottica di genere è una politica capace di migliorare la qualità della vita di tutti. Per quanto l’Europa
rimanga, nonostante il momento difficile, ancora il luogo migliore in cui
una donna possa vivere - per la storia e la cultura che abita la nostra
fortunata fetta di mondo - va fatto di più. E va fatto meglio. Servono
delle regole in grado di promuovere reali opportunità di partecipazione
della donna alla società: uno sguardo di genere può contribuire alla costruzione di una nuova Europa, quell’Europa a cui aspiriamo anche e
soprattutto, per uscire da questa crisi.
In un momento in cui è necessario tornare a crescere, non possiamo
pensare di non mettere al centro il ruolo femminile che rappresenta (non
ce lo dimentichiamo!) metà della popolazione. Le donne hanno contribuito a portare nella scala dei valori europei principi di uguaglianza e libertà da cui non possiamo tornare indietro: abbiamo il dovere di
continuare questo percorso sulla scia di un’Europa che deve riscoprire
la sua unità a partire da queste conquiste. E deve avere il coraggio di
andare oltre. Oggi abbiamo a disposizione strumenti importanti per
orientare le nostre scelte e le azioni politiche. Ad esempio individuando
le fasce più fragili della società, possiamo costruire politiche di sostegno
mirate di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. Ma questo non
è sufficiente. Dobbiamo creare nuove occasioni di investimento, come
sta cercando di fare la strategia del Bilancio di genere promossa dall’Europa. Non solo pari opportunità ma gestione e pianificazione degli
investimenti. Credo che questo sia uno strumento importante e dobbiamo essere pronti a tradurlo in azioni concrete. Sono convinta che lo
sguardo delle donne sia il pilastro intorno al quale si forma una comunità: l’Europa deve essere in grado di sostenerlo.
Giannina Faraon
III
L’Europa che produce
Europa,
e si riconverte
cosa
ti
è
successo?
“Dove
una volta le ciminiere degli altiforni riversavano il loro
Dal Discorso del Santo Padre per il conferi-
mento del premio Carlo Magno (Sala Regia, 6
maggio 2016)
…auspichiamo insieme uno slancio nuovo e coraggioso per questo amato Continente. La creatività, l’ingegno, la capacità di rialzarsi e di uscire dai propri
limiti appartengono all’anima dell’Europa. Nel secolo
scorso, essa ha testimoniato all’umanità che un
nuovo inizio era possibile: dopo anni di tragici scontri,
culminati nella guerra più terribile che si ricordi, è
sorta, con la grazia di Dio, una novità senza precedenti nella storia. Le ceneri delle macerie non poterono estinguere la speranza e la ricerca dell’altro, che
arsero nel cuore dei Padri fondatori del progetto europeo. Essi gettarono le fondamenta di un baluardo
di pace, di un edificio costruito da Stati che non si
sono uniti per imposizione, ma per la libera scelta del
bene comune, rinunciando per sempre a fronteggiarsi. L’Europa, dopo tante divisioni, ritrovò finalmente sé stessa e iniziò a edificare la sua casa.
Questa «famiglia di popoli», lodevolmente diventata
nel frattempo più ampia, in tempi recenti sembra sentire meno proprie le mura della casa comune, talvolta
innalzate scostandosi dall’illuminato progetto architettato dai Padri. Quell’atmosfera di novità, quell’ardente desiderio di costruire l’unità paiono sempre più
spenti; noi figli di quel sogno siamo tentati di cedere
ai nostri egoismi, guardando al proprio utile e pensando di costruire recinti particolari. Tuttavia, sono
convinto che la rassegnazione e la stanchezza non
appartengono all’anima dell’Europa e che anche le
difficoltà possono diventare promotrici potenti di
unità. Nel Parlamento europeo mi sono permesso di
parlare di Europa nonna. Dicevo agli Eurodeputati che
da diverse parti cresceva l’impressione generale di
un’Europa stanca e invecchiata, non fertile e vitale,
dove i grandi ideali che hanno ispirato l’Europa sembrano aver perso forza attrattiva; un’Europa decaduta
che sembra abbia perso la sua capacità generatrice
e creatrice. Un’Europa tentata di voler assicurare e
dominare spazi più che generare processi di inclusione e trasformazione; un’Europa che si va “trincerando” invece di privilegiare azioni che promuovano
nuovi dinamismi nella società; dinamismi capaci di
coinvolgere e mettere in movimento tutti gli attori sociali (gruppi e persone) nella ricerca di nuove soluzioni ai problemi attuali, che portino frutto in
importanti avvenimenti storici; un’Europa che lungi
dal proteggere spazi si renda madre generatrice di
processi.
Che cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina
dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà?
Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti, filosofi,
artisti, musicisti, letterati? Che cosa ti è successo,
Europa madre di popoli e nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e dare la
vita per la dignità dei loro fratelli?
fumo, presto fumeranno le teste”
C’è il caso di Belval, un quartiere della città di Esch-sur-Alzette, a sud del Lussemburgo. Sorgeva qui la più grande acciaieria del Lussemburgo considerata una struttura
fondamentale tanto che proprio qui, il 3 maggio 1953, nel corso
della prima colata di ghisa, venne celebrato l’acciaio europeo
dall’allora Presidente dell’Alta Autorità della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (Ceca), Jean Monnet.
“Dove una volta le ciminiere degli altiforni riversavano il loro
fumo, presto fumeranno le teste”, questo è stato il motto adoperato dal governo nella riconversione. A Belval sorgono ora:
un liceo, la RockHall, un auditorium musicale da circa 7.000
posti, un cinema, un centro commerciale, banche ed uffici e
sono previsti: un nuovo ospedale, una biblioteca comunale e
lo Science Park. Quest’ultimo consiste in 25 edifici del costo
di un miliardo di euro da ultimare entro il 2020 in cui concentrare l’Università statale ma anche i principali centri di ricerca
pubblici come il Gabriel Lippman (190 ricercatori), l’Henri
Tudor (340 ricercatori da 30 paesi diversi) e L’International
Network for Studies in Technology, Environment Alternatives
and Development con 40 ricercatori internazionali.
Recentemente, inoltre, il Ministero della Cultura del Lussemburgo ha approvato un progetto per cui l’intera area siderurgica
di Esch-sur-Alzette/Belval, di circa 100 kmq, è stata decretata
monumento storico.
Per questa riconversione, nel 2002, è stato appositamente
creato Fonds Belval, un ente pubblico per lo sviluppo con una
dirigenza di 13 membri rappresentativi dei diversi ministeri più
due rappresentanti locali di Esch-sur-Alzete e Sanrem, le due
città coinvolte. Fonds Belval ha coordinato anche le iniziative
dell’”Esch-Belval incubator” portato a termine tra il 2010 ed i
2011 al costo di 6 milioni di euro coperti per il 25 per cento
dal’ERDF (European Regional Development Fund) e per il restante 75 per cento proprio dal Fonds Belval.
Continuano quindi in Europa le ristrutturazioni dei territori
dove sorgevano i distretti industriali, dove ci sono seri progetti.
Perché da noi e specialmente nel nostro territorio, la politica
non decide se fare interventi di questo tipo oppure mantenere
una vocazione industriale ma che garantisca la salute dei cittadini e dei territori?
IV
Il campus di Belval