Orfani e bambini a rischio in Zambia
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Orfani e bambini a rischio in Zambia
Orfani e bambini a rischio in Zambia Marco Astuti Associazione Amici di Mons. Emilio Patriarca - Onlus 1. Premessa I dati riportati in questo lavoro sono tratti dalla “Second Situation Analysis of Zambia’s orphans and vulnerable children (OVC)” pubblicata a fine 2004. Non risultano altri studi successivi con lo stesso livello di approfondimento. Si deve però tenere presente che, a due anni di distanza, la situazione si è ulteriormente aggravata in linea con gli andamenti che verranno analizzati. 2. Inquadramento generale per l’Africa Il problema degli orfani e in generale dei bambini a rischio (OVC) non è nuovo nella storia dell’Africa, ma ha subito un’accelerazione impressionante negli ultimi due decenni in conseguenza della diffusione dell’HIV/AIDS. La situazione è particolarmente drammatica nell’Africa sub-Sahariana dove le morti causate dal virus sono decine di milioni: più precisamente alla fine del 2004 l’AIDS aveva prodotto 12,3 milioni di orfani con un tasso di crescita sconvolgente1. Inoltre si tenga conto che già nel 2002, sempre nell’Africa subSahariana, si riscontravano 2,78 milioni di bambini affetti da HIV/AIDS con 550.000 decessi e 810.000 nuovi infettati2. La maggioranza dei bambini e degli adulti infettati era destinata a morire senza poter usufruire di cure e medicinali adeguati. In ogni caso, malati o orfani i bambini devono affrontare tantissimi problemi: malnutrizione, malattie, impossibilità di frequentare le scuole, traumi per la perdita dei genitori, stigma e discriminazioni. Di qui il fenomeno dei ragazzi di strada, bambini senza adeguata protezione e cura da parte degli adulti, bambini a rischio di sfruttamento e abusi oltre – naturalmente – a infezione HIV. Nonostante le azioni tese a ridurre la gravità del problema portate avanti dai Governi, dalle NGO (Organizzazioni non Governative), dalle FBO (Associazioni di famiglie) e dalle Chiese spesso supportate da donatori internazionali, il numero degli orfani e dei bambini a rischio continua a crescere. 1 3. Il contesto zambiano 3.1 L’economia Quando, nel 1964, lo Zambia divenne una Repubblica indipendente era uno dei paesi più ricchi dell’Africa. Tale situazione dipendeva però quasi esclusivamente dalle sue ricche miniere di rame. Purtroppo per gli zambiani nel giro di una quindicina d’anni il loro paese ha registrato un autentico collasso economico derivato da molti fattori, che qui non vengono approfonditi, dei quali i principali furono la caduta verticale del prezzo del rame sul mercato internazionale insieme alla crescita incontrollabile del prezzo del petrolio. Lo Zambia si ritrovò ben presto con un debito estero valutato in 6,6 miliardi di dollari e di conseguenza una povertà diffusa estremamente grave. Oggi il 75% della popolazione vive al disotto della soglia di povertà (l’83% nelle zone rurali) e nel 2004 il reddito annuo pro-capite è sceso a 351 dollari (erano 505 nel 1980)3. 3.2 Popolazione Dal censimento del 20004 risulta che la popolazione zambiana è pari a 9.885.000 unità, di cui oltre il 45% ha meno di 15 anni; oggi però si stima che i minori di 15 anni abbiamo superato il 50%. Il 65% della popolazione vive in zone rurali e il numero medio delle persone per famiglia è di 5,2 unità (era 5,6 nel 1990). La maggior parte delle famiglie dipende sostanzialmente da aiuti che provengono dall’esterno (sia da organizzazioni zambiane ma soprattutto estere) e la dipendenza cresce di anno in anno. 3.3 Servizi sociali Gli investimenti per scuole ed ospedali sono stati ben sufficienti nei primi due decenni della giovane Repubblica Zambiana, ma negli anni 80/90 hanno consentito solo una ridotta manutenzione ordinaria delle strutture esistenti, mentre oggi sono assolutamente inadeguati. Un numero per tutti: in Zambia sono operativi solo 739 medici5. Inoltre le cure, anche in ospedale, sono a pagamento. Infine il numero degli insegnanti è inadeguato, anche se ci sono 9000 insegnanti qualificati ma disoccupati perché non ci sono soldi per i loro stipendi. 2 3.4 La pandemia HIV/AIDS Dopo il primo caso individuato negli anni ’80, l’epidemia si è diffusa inesorabilmente e a fine 2004 c’erano in Zambia circa 920.000 malati di HIV/AIDS con circa 94.000 morti ogni anno2. Va ricordato che la maggioranza dei malati e dei morti per questa causa sono fra i 25 e i 35 anni, cioè nel momento più produttivo della vita. I più colpiti sono maestri, insegnanti, medici, operatori sanitari, ecc. con le ovvie drammatiche conseguenze per la vita delle comunità. 4. La situazione degli orfani e dei bambini a rischio in Zambia La percentuale degli infetti da HIV/AIDS nella popolazione dai 15 ai 49 anni6 si è assestata al 15,6% e quindi gli orfani sono davvero tanti. Questi sono classificati secondo il seguente schema: • • • • orfano orfano orfano orfano singolo: ha perso uno dei genitori per AIDS doppio: li ha persi entrambi per AIDS di madre: ha perso la madre e può avere o no il padre di padre: ha perso il padre e può avere o no la madre Nella figura 1 è rappresentata l’incidenza percentuale dei malati di AIDS per classi di età e per sesso. 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% Donne Uomini Fig. 1: Malati di AIDS per età e sesso 3 55 -5 9 50 -5 4 45 -4 9 40 -4 4 35 -3 9 30 -3 4 25 -2 9 20 -2 4 15 -1 9 0% Il numero degli orfani è in costante crescita. Studi recenti mostrano che lo Zambia è uno dei paesi con il più alto tasso di orfani al mondo1. L’HIV/AIDS rende sempre più “doppi” gli orfani come mostra la fig. 2 in cui è riportata la crescita degli orfani (minori di 14 anni) dal 1992 al 2002. 16% 14% 12% 10% 8% 6% 4% 2% 0% 1992 1996 Single 2002 Double Fig. 2: Orfani di un solo genitore o di entrambi. In particolare nel 2002 ben il 9% dei bambini di 5 anni erano orfani con evidenti grandi carenze nel loro sviluppo psichico e fisico. La situazione peggiora ulteriormente nel periodo dell’adolescenza con conseguenze sulla scolarità, povertà e sfruttamento sessuale. Il tutto è ben illustrato nella fig. 3. 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Fig. 3: Bambini orfani per età. 4 Ma se è difficile la vita del bambino e dell’adolescente orfano, non lo è di meno quando diventerà adulto a causa della mancanza di una positiva esperienza di famiglia. In conclusione i dati 2002 mostrano una percentuale di orfani pari al 15%, dei quali il 19% è “orfano doppio”. 4.1 Bambini a rischio Fra questi rientrano bambini con i genitori malati, oppure appartenenti a famiglie che ospitano cugini o parenti orfani, oppure ancora quelli che vivono in condizioni di estrema povertà (magari perché non possono più contare sull’aiuto di parenti che nel frattempo si sono impoveriti). Questo dei bambini a rischio è un problema alquanto sottovalutato e che qui non viene approfondito in quanto richiederebbe una lunga trattazione che va al di là degli scopi di questo contributo. Ricordiamo solo che: • • • • sono più di 150.000 i bambini senza adeguate cure da parte degli adulti, i ragazzi di strada sono oltre 75.0007, i bambini infetti da HIV/AIDS sono 90.000 nonostante un terzo di loro muoia prima dei 3 anni, l’attenzione ai bambini infetti si limita alla prevenzione della trasmissione del contagio dalla mamma al bambino al momento del parto. 90% 80% 70% 60% 50% Poveri estremi 40% Poveri 30% 20% 10% 0% Urbana Rurale Fig. 4: Livelli di povertà in Zambia. 5 5. Una panoramica sulle famiglie nel 2004 Nella figura 5 è presentata la situazione di come vivono i bambini in Zambia. Si tenga presente che di quel 18% che vive con la sola madre solo un terzo è orfano di padre. Nel 2002 il 33% degli orfani viveva con i nonni, insieme con il 12% dei bambini non orfani. E’ significativo che nel 1992 i bambini che vivevano con i nonni erano il 20%. 4% 16% 18% con il papà con nessun genitore con la mamma con entrambi i genitori 62% Fig. 5: Dove vivono i bambini zambiani. 5.1 Famiglie con la mamma capofamiglia. Si tratta di situazioni normalmente molto difficili. La vedova viene spogliata di tutti i suoi beni da parte dei parenti del marito morto, anche di quelli da lei portati in dote (e pure della casa). Ma non solo, in molte zone la vedova deve sottoporsi alla cosiddetta “Sexual Cleansing” cioè avere rapporti sessuali con il fratello del marito morto, senza quindi alcun rispetto dei suoi diritti, delle leggi e con rischio di contagio HIV/AIDS. Nelle zone rurali le difficoltà per la donna – capofamiglia sono ancora più consistenti non tanto per il carico di lavoro (è sempre e comunque la donna a sopportare il peso maggiore anche se c’è il marito), ma soprattutto per quanto concerne le attività che richiedono decisioni e rapporti con clienti e fornitori, di norma uomini: la donna è sempre stata esclusa da questi compiti e in più non è benvisto che se ne occupi (anche se in conseguenza ad una situazione oggettiva). La situazione appare ulteriormente critica per il fatto che solo un terzo dei bambini rimane con il padre, se questi diventa vedovo. 6 Gli altri preferiscono andarsene per loro conto. Questo fenomeno è accentuato per i bambini che hanno perso entrambi i genitori oppure che, pur non essendo orfani, vivono in famiglie senza alcuno dei genitori naturali (ben l’8,4% dei bambini); di norma questi finiscono in famiglie rurali dove ancor più netta si verifica la discriminazione di prospettive fra ragazzi e ragazze. 5.2 Nonni come genitori. Fino a pochi anni, gli studi demografici mostravano che in Zambia gli orfani e i bambini a rischio erano nelle case degli zii. La situazione è cambiata dal 1992 perché gli zii, essendo nell’età di mezzo (25 – 35 anni) come i genitori, venivano decimati dall’HIV/AIDS. Come riportato sopra, dal 22% di bambini che vivevano con i nonni nel 1992 si è passati al 45% del 2002 (33% orfani, 12% altri). Nel concreto però il peso della crescita di tutti questi bambini ricade sulle spalle della nonna la quale non solo ha poche risorse e poche forze, ma vede crescere il numero dei bambini di cui deve farsi carico con il passare degli anni (e quindi della sua età). La nonna dovrebbe prendersi cura di tutti i figli dei suoi figli, anche parecchie decine. Anche dal punto di vista dei bambini la situazione è estremamente difficile. Ogni sorta di lavoro viene loro affidata e, con il passare degli anni, anche l’assistenza ai nonni (compito questo che tradizionalmente veniva portato avanti dai figli). È chiaro che la fascia di età dei genitori si è drammaticamente ridotta. E in futuro? Non solo non ci saranno più i genitori, ma neanche i nonni (morti quando avevano l’età di mezzo). 5.3 La famiglia estesa (extended family) La famiglia estesa (cioè una coppia di nonni con i figli e le relative famiglie) è spesso e giustamente citata come la modalità tradizionale capace di garantire sicurezza alle persone in Zambia. Questo meccanismo è stato messo molto alla prova negli ultimi anni a causa dell’HIV/AIDS che, come già detto, ha decimato la fascia dei giovani genitori. La prima conseguenza è una certa chiusura della famiglia estesa che tende a prendersi cura solo dei bambini “con lo stesso sangue” escludendo quelli nati da precedenti matrimoni; questo vale anche per le famiglie con un buon reddito. Spesso gli orfani vengono inviati presso parenti che abitano in zone rurali forse con la speranza che possano vivere meglio che in città; 7 il più delle volte questo però non si verifica, perché ormai hanno uno stile di vita differente, parlano un’altra lingua e non sanno fare il lavoro dei campi. 6. Bambini che vivono senza genitori o senza assistenza di adulti Il fenomeno più evidente è quello dei ragazzi di strada: sono numerosissimi nelle città sia grandi che piccole. Da uno studio a Lusaka, capitale dello Zambia, risulta che sono per lo più orfani (75% orfani di un genitore, 42% orfani di entrambi i genitori). Un quarto non ha assolutamente casa e vive per strada notte e giorno8. Normalmente prendono la strada per assicurarsi onestamente qualche soldo, ma inesorabilmente finiscono a delinquere e non torneranno più a casa (anche se volessero, sarebbe poi la famiglia a rifiutarli). La maggioranza sono ragazzi; per le ragazze la vita in strada è ancora più dura e pericolosa9. C’è poi il fenomeno, per adesso limitato a 1-2% delle famiglie ma in crescita, di famiglie con un ragazzo (minore quindi di 18 anni) come capofamiglia. Si parla di circa 20.000 famiglie. Senza contare poi le famiglie in cui esiste formalmente un adulto, però malato o infermo, per cui tutte le responsabilità sono sulle spalle di un ragazzo. Anche queste situazioni sono estremamente a rischio. 7. In definitiva: una vita di lotta 7.1 Per la scuola L’accesso all’istruzione scolastica è spesso un problema per i bambini zambiani, sia orfani che non. Nel 2002 il 27% dei ragazzi fra 15 e 24 anni non era mai andato a scuola e solo l’8% aveva terminato la scuola secondaria (le nostre medie superiori)6. La figura 6 mostra le percentuali di frequenza scolastica fra i 10 e i 14 anni da cui appare che i non orfani hanno meno problemi, mentre i più svantaggiati sono gli orfani di madre. Un importante passo avanti si è avuto nel 2002 con l’introduzione della Free Basic Education Policy che assicurava la scuola gratuita per i primi 7 anni senza obbligo di uniforme e di rimborso del costo del materiale scolastico comune. Il problema non è però risolto perché in ogni caso i bambini devono avere abiti adeguati e soprattutto scarpe, oltre che il materiale scolastico personale. 8 80% 75% 70% 65% 60% 55% non orfani orfani di padre orfani di madre orfani di entrambi i genitori Fig. 6: Bambini zambiani che frequentano la scuola fra i 10 e i 14 anni. Inoltre il numero di posti a scuola è limitato e nelle famiglie più povere i bambini devono lavorare. Infine la norma sull’uniforme è in parte disattesa come mostra la figura 7. Aree rurali Aree urbane Obbligatorie 14% 46% Non obbligatorie 86% 54% 100% 100% Totale Fig. 7: Uniformi nelle scuole Un altro decisivo passo avanti si è verificato negli ultimi anni con l’avvio delle Community School, cioè scuole costruite per lo più con aiuti provenienti dall’esterno, ma gestite poi direttamente dalle Comunità Locali (cittadine, quartieri, gruppi di villaggi) avvalendosi di insegnanti semi-volontari. La maggioranza degli studenti di queste scuole sono orfani e, fin dall’inizio nei primi anni 2000, non richiedevano tasse scolastiche né uniforme. Il governo non prese sul serio queste iniziative, ma in considerazione del loro successo (oggi sono sicuramente oltre tremila) ha iniziato a riconoscere il valore “legale” di tale istruzione e, in qualche modo, ha adottato alcune regole delle Community School anche nelle scuole governative come si è visto con l’adozione della Free Basic Education Policy. In ogni caso la possibilità per gli orfani di proseguire gli studi dopo il Grade 7 (la nostra scuola media inferiore) è quasi nulla. Una piccola percentuale riesce a iscriversi a corsi professionali (carpenteria, ristorazione, sartoria, ecc.) per diventare artigiani. 9 7.2 Per salute e nutrizione Mancanza di cure da parte dei genitori, fame, ricoveri di fortuna, acqua non potabile rendono gli orfani particolarmente vulnerabili anche per quanto riguarda la salute (infezione, parassiti, cronicismi) con evidenti conseguenze sulla capacità di applicarsi nello studio e poi di lavorare. Il problema è particolarmente evidente per i bambini al disotto dei cinque anni dove si riscontra una crescita del tasso di malnutrizione. Un buon passo in avanti si verifica nelle Community School che riescono a dare un pasto (anche solo te zuccherato e qualche biscotto). La mancanza di soldi fa sì che gli orfani e i bambini a rischio abbiano grande difficoltà ad usufruire delle cure mediche, dei servizi ospedalieri e delle medicine. E questo incrementa la mortalità infantile e l’impossibilità di curare per tempo le malattie che quindi si aggravano e si cronicizzano. E’ significativo che in un momento in cui è stato dato loro un “ticket” per cure gratuite, il numero dei ricoverati è cresciuto del 45%. 7.3 Per vivere Il 10% dei bambini lavora a tempo pieno (soprattutto in agricoltura e allevamento), gli altri lavorano parzialmente (nei campi, andando a prendere acqua, raccogliendo legna da ardere). Questa è una delle conseguenze di un livello di povertà che cresce continuamente e che spesso comporta la vendita anche delle poche cose che la famiglia possiede, ritirare i figli della scuola, ridurre il già esiguo numero di pasti settimanali. 7.4 Stigma, discriminazione e angosce Dopo vent’anni di HIV/AIDS i bambini zambiani soffrono ancora di vergogna, umiliazioni, stigma e discriminazioni perché il virus li ha resi poveri e ha ucciso i loro genitori. La situazione peggiora ulteriormente se sono a loro volta sieropositivi. I bambini sono oggetto di stigma molto prima della morte dei loro genitori, anche se nessuno osa pronunciare la parola HIV o AIDS. Spesso non possono neanche seguire il funerale e sono oggetto di molestie da parte degli altri bambini, mentre gli insegnanti li 10 rimproverano in continuazione quasi fossero responsabili di ciò che è successo ai loro genitori. Anche la povertà è fonte di stigma in Zambia: nelle zone rurali è assimilata alla pigrizia e il bambino povero spesso non viene neanche guardato in faccia dai suoi parenti e vicini. Nelle città causa loro un senso di vergogna e li rende vulnerabili a sfruttamento,abusi, droga e in genere criminalità. La discriminazione si manifesta ad esempio quando l’orfano vede che il carico di lavoro che gli viene affidato è molto maggiore a quello dei non orfani oppure viene escluso dalle normali attività dei ragazzi. Ogni intervento di aiuto agli orfani e ai bambini a rischio deve evitare di “classificarli” in base alla loro situazione perché questo pregiudica ogni approccio positivo, mentre invece è necessario un buon supporto di specialisti di psicologia e in generale di consulenti dell’età evolutiva. Inoltre è opportuno iniziare a sostenerli prima della morte dei genitori. 11 BIBLIOGRAFIA 1 Joint United Nations Programme on HIV/AIDS, United Nations Children’s Fund and the United States Agency for International Development (2004) Children on the Brick 2004: A joint report of the new orphan estimates and framework for action Washington, D.C.: Population, Health and Nutrition Information Project for USAID. 2 Joint United Nations Programme on HIV/AIDS (2004) 2004 Report on the global AIDS epidemic, Geneva. 3 Central Statistical Office, GRZ (1999) Living Conditions in Zambia 1998, Lusaka. 4 Census 2000; Census 1990; Census 1980. 5 Central Board of Health (2002) Staff Distribution for 2002, Lusaka. 6 Central Statistical Office, GRZ, Central Board of Health and ORC Macro (2003) Zambia Demographic and Health Survey 200/2002, Calverton, Maryland, USA. 7 Lungwangwa, G and M. Macwan’gi (1996) Street Children in Zambia: A Situation Analysis, Lusaka: University of Zambia/ UNICEF. 8 Project Concern International and United Nations Children’s Fund (2002) Rapid Asessment of Street Children in Lusaka. 9 Family Health International (2003) Findings of the Orphans and Vulnerable Children Psychosocial Survey, Lusaka. 12