Tv pugliesi, con il digitale un futuro in bianco e nero
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Tv pugliesi, con il digitale un futuro in bianco e nero
www.mediaterraneonews.it Anno 4 - N. 21 - Aprile 2011 Distribuzione gratuita Spedizione in abb. post. 70%- Cns Ba Stampa: Pubblicità & Stampa - Modugno (Ba) MEDI@TERRANEO news - Periodico del Master di Giornalismo di Bari Ordine dei Giornalisti della Puglia - Università di Bari Editore: Apfg - Bari Direttore Responsabile: Lino Patruno Registrazione Tribunale di Bari numero 20/07 del 12/04/2007 Redazione: str. Palazzo di Città 5 - Bari Telefono 080-5223560 Fax 080-5223569 email: [email protected] Voi ragazzi fortunati due volte di Lino Patruno Lino Patruno è il nuovo direttore del master di giornalismo di Bari e delle testate edite dalla Apfg (Associazione pugliese per la formazione al giornalismo). Patruno prende il posto di Antonio Rossano, scomparso il 30 marzo. Questo è il suo editoriale di insediamento. Crescono gli occupati, diminuiscono gli ascolti E le emittenti locali temono l’addio all’analogico un onore, un piacere e uno stimolo per me dirigere la Scuola di giornalismo di Puglia. Ringrazio l’Ordine che l’ha voluto. Quindi mi rivolgo a voi ragazzi della Scuola cui dico: siete fortunati due volte. Primo, perché potete accedere a questa professione attraverso una Scuola. Secondo, perché avete scelto di fare il mestiere più bello del mondo. Meglio capirci sùbito, perché sono certo che la maggior parte dei colleghi abbiano già fatto capriole per dissuadervi: ma chi te lo fa fare. E immagino anche che i colleghi abbiano portato argomenti efficaci a loro conforto e a vostro sconforto. Vi avranno detto che è una fatica della malora, che non avrete più orari e una vita vostra, che non conoscerete più domeniche, feste, fine settimana. Vi avranno detto anche che sarete sempre ossessionati dalla fretta, che quando crederete di aver finito potrete essere costretti a ricominciare tutto daccapo, che starete a pensare a ciò che dovete fare anche quando sarete a casa o fuori con gli amici che vi chiederanno perché avete l’aria assente. I medesimi colleghi vi avranno detto che sarà un’impresa per voi trovare un lavoro stabile, che i giornali quasi non assumono più, che non si guadagna più come una volta quand’anche una volta si guadagnasse chissà come, che spesso i sogni di gloria da grandi inviati si infrangono nella «cucina» del giornale, che dovrete sgomitare sempre perché ormai fra giornali, tv, radio, web c’è una concorrenza continua e le notizie ce l’hanno tutti, finanche sul telefonino. È >> SEGUE A PAGINA 7 Tv pugliesi, con il digitale un futuro in bianco e nero CASSANO, DI BITETTO, GASPARRO, LASELVA, LONGO, MARINELLI, MONTEMURRO E TURLIONE DA PAG. 3 A PAG. 6 l’arcipelago Tedesco, la sentenza che fa tremare il Senato GIANGIUSEPPE CONSOLE [email protected] n senatore può influire sulla pubblica amministrazione e, anche in tale veste, potrebbe reiterare i reati di cui è accusato. E' questo il senso della pronuncia del Riesame di Bari sul caso del senatore Alberto Tedesco. I giudici hanno confermato, attenuandole, le misure cautelari nei confronti dell'ex assessore regionale alla Salute. Questa decisione non muta però la procedura parlamentare: il Senato dovrà comunque decidere se concedere o meno l’arresto, e il presidente della giunta per le autorizzazioni a procedere, Marco Follini, ha già dichiarato che si dovrà ricominciare tutto da capo. Il caso non ha precedenti, in tutti i sensi. Il principio contenuto nell’ordinanza dei giudici baresi rischia infatti di diventare un precedente fortissimo: il fatto di essere parlamentare non esclude la possibilità che si possa ritenere non sussistente la reiterazione di un reato nei confronti della U pubblica amministrazione. Dovesse arrivare l’ok del Senato per Tedesco, questo principio dovrebbe poi essere applicato anche in futuro. Ed è chiaro che la prospettiva non fa piacere a nessuno, maggioranza o opposizione. Già in occasione della precedente pronuncia della giunta per le autorizzazioni a procedere, che aveva rinviato all'Aula la decisione finale, qualcuno aveva sollevato il dubbio che Tedesco potesse effettivamente reiterare il reato a così tanto tempo sia dai fatti, sia dalle indagini. E i primi segnali di «disagio politico» e di distinguo si stanno già manifestando. All'interno del Pd, il partito di cui faceva parte fino a poco tempo fa l'ex assessore alla sanità pugliese, si delineano posizioni differenti. Frutto della decisione di Bersani di lasciare libertà di voto ai propri deputati, e quindi anche di imbarazzo. C'è chi come Rosy Bindi sembra propendere per l'accoglimento della richiesta della procura di Bari, allineandosi a Casson e Di Pietro. Diversa e più articolata la posizione di Fol- lini e D'Alema. Ma a rendere più ingarbugliata la situazione del Pd ha contribuito lo stesso Tedesco dichiarando di «non poter accettare» che la magistratura richieda il suo arresto e che il Senato lo salvi. Una mossa che ha spiazzato tutti. Nel partito più grande dell'opposizione si teme da un lato l'impatto sull'opinione pubblica di un diniego alla richiesta di arresto, dall'altro ci si chiede se possa ritenersi giusto e accettabile che si debba esprimere un giudizio sotto l'ombra di una simile preoccupazione. A livello della politica regionale le cose non vanno meglio. Le posizioni dei vertici del Pd e di Sel sembrano orientate ad una presa di distanza rispetto all'ex alleato. Ma resta sul piatto come un macigno il peso di quei trentamila voti che il senatore Tedesco ha sempre assicurato alla coalizione di centrosinistra, sia a livello regionale, sia nazionale. E sono voti che potrebbero diventare l'ago della bilancia delle future consultazioni. cronaca aprile 2011 pagina 2 INTERVISTA Dopo l’emergenza profughi che ha colpito la Puglia, parla l’assessore della giunta Vendola «Manduria, il campo vachiuso» Fratoianni: «Ma ai migranti devono essere garantite libertà e tutela legale» MARZIA CONVERSANO questo governo, cioè la Lega, che ha provato ad affrontare la situazione fuori da una logica di accoglienza. Si è detto che i migranti dovevano essere respinti in mare, «La tendopoli di Manduria è un modello qualcuno dice addirittura che bisogna spasbagliato di accoglienza. Per questo motivo rarli. E' una vergogna». andrebbe chiusa al più presto». L’assessore Che situazione ha trovato nella tendoregionale all’Immigrazione Nicola Fratopoli? ianni ha le idee chiare. E non risparmia le «Abbastanza serena perché era finalmenfrecciate al governo Berlusconi: che avrebte arrivato l'annuncio dell'accordo siglato be agito fino ad ora tenendo fuori le Regiosulla concessione dei permessi di soggiorno ni. temporaneo. Ma i primi tempi la situazione Si è detto in questi mesi che la grande era grave. Mancava l'acqua quasi sempre e emergenza non è mai esistita ma è c'erano problemi nella distribuzione del stata solo un'operazione di propaganda cibo. Ora i problemi sono in parte risolti. del governo. Cosa pensa di queste poleLa questione principale rimane quella di miche? gestire una condizione in cui ci sono delle «È un po' difficile accettare l'idea che in persone che sono costrette a stare in un un Paese come il nostro, una delle potenze FUGA DALLA TENDOPOLI I migranti tentano di scappare dal campo di Manduria luogo senza una ragione. Perché avrebbero del G8, con 60 milioni di abitanti, un afflusso di 20mila persone possa essere definito uno tsu- una mega tendopoli che in un territorio così picco- il diritto di muoversi liberamente sul territorio». Quale sarà il destino della tendopoli? nami umano, un'emergenza dalle proporzioni pre- lo come Manduria non provoca un problema di «Penso che andrebbe chiusa perché è un modello sentate come bibliche. Credo che da questo punto sicurezza, ma di gestione dei flussi. C'è bisogno di di vista la scelta di insistere molto sul tema del- mediazione culturale, di orientamento, di informa- sbagliato di accoglienza. Ma credo che difficilmente chiuderà a breve, nonostante le promesse ripetul'emergenza sia una scelta ideologica, utilizzata zione per i migranti e per il territorio». Perché c’è stato tanto ritardo nella concessio- te di Maroni e Mantovano. Forse Manduria verrà come strumento politico». utilizzata come centro di primo smistamento. Ma In cosa consiste il Patto per la sicurezza dei ne dei permessi di soggiorno temporanei? «Al governo regionale è spesso negata la possibili- dovrà essere garantito che i migranti restino solo comuni di Oria e Manduria siglato dal sottosetà di avere anche semplicemente informazioni. per il tempo necessario, e che all'interno e all'estergretario all'Interno Alfredo Mantovano? «Non lo so. La Regione e gli enti locali non sono Posso dire che ciò che ha contraddistinto la gestio- no del campo ci siano tutte le condizioni di tutela e stati minimamente coinvolti. Più che fare un patto ne da parte del governo di questa vicenda è una di garanzia come succede nei Centri di accoglienza per la sicurezza si dovrebbero garantire risorse che grandissima confusione. Non solo per scarsa com- per richiedenti asilo, come la libertà di movimento aiutino a gestire in modo opportuno la situazione. petenza ma perché c'è stato continuamente il ricat- e la possibilità di ricevere orientamento legale e colSi è scelto in modo del tutto sbagliato di costruire to di una componente politica rilevantissima di legamenti col territorio». [email protected] IL CASO Dopo la vicenda Saturno, sono diventate 50 le morti sospette Carceri italiane,19 possibili suicidi nel 2011 L’allarme: superato il limite dei posti letto FEDERICO GRECO [email protected] Dal 2000 al 2011 nelle carceri italiane sono morti 1.786 detenuti, di cui 645 (ben un terzo) per suicidio. Nei soli primi quattro mesi di quest'anno sono 50 i detenuti morti, 19 dei quali si sarebbero suicidati. Sono i dati allarmanti riportati nel dossier «Morire di carcere», elaborato dal centro studi «Ristretti Orizzonti». La pena di morte non esiste più in Italia dal 1948 (nel 1994 è stata cancellata anche dal codice di guerra). Sono passati oltre 60 anni, eppure in carcere si continua a morire. È successo ancora. Questa volta in Puglia. Carlo Saturno, il giovane di Manduria che avrebbe tentato il suicidio nella sua cella del carcere di Bari, non ce l'ha fatta. Ricoverato in gravissime condizioni nel reparto di rianimazione del Policlinico, è morto dopo un’agonia di sette giorni. Mimmo Mastrulli, vice segretario nazionale del- l’Osapp (il sindacato della polizia penitenziaria) solleva il problema del sovraffollamento nelle carceri pugliesi. Nel penitenziario di Bari il tetto di 296 posti letto è stato superato di oltre il 100%: ad oggi ce ne sono 606. Nelle 15 strutture penitenziarie pugliesi i posti sono 2.528, ma il numero dei reclusi ammonta a 4.445. Un «carnaio umano», tuona Mastrulli. Luigi Morsello, ispettore generale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ricorda che in base al piano cerceri del ministro Alfano in Puglia si sarebbero dovuti realizzare 18 penitenziari e 49 padiglioni. Ma ad oggi siamo fermi ai vecchi 11 penitenziari con i loro 20 padiglioni. Inoltre, «i posti letto da realizzare sono scesi da 21.709 a 9-10 mila. I fondi si sono ridotti da 600 a 200 milioni di euro, dei quali 50 a carico del ministero della Giustizia e 150 dalla cassa delle ammende, soldi che in realtà dovrebbero essere destinati alle attività per i detenuti». Sovraffollamento, certo. Ma qui si parla anche di soprusi, violenze e torture nei confronti di detenuti. Il ricordo non può non andare a Stefano Cucchi, anche lui vittima di un sistema carcerario inefficiente ed a volte corrotto. Carlo Saturno aveva 22 anni. Alle spalle una vita tormentata, fatta di solitudine, diversi tentativi di suicidio, scelte e amicizie sbagliate. Era solo sedicenne quando venne arrestato per furto e condotto nel carcere minorile di Lecce, dove avrebbe dovuto ricevere un'educazione finalizzata al reinserimento nella società civile. Ma insieme a altri due detenuti visse l'incubo delle violenze e dei maltrattamenti. La denuncia dell'onorevole Alberto Maritati, all'epoca sottosegretario alla Giustizia, portò all'apertura di un'inchiesta e, nel 2010, al rinvio a giudizio dell'ispettore Gianfranco Verri e di altri otto agenti per abusi su minori e violenze. Saturno si costituì parte civile. Di quel processo non se ne farà più BARI Carlo Saturno, 22 anni, morto al Policlinico di Bari lo scorso 7 aprile nulla. Il giudice del Tribunale di Lecce, Fabrizio Malagnino (il terzo che si occupa di questo procedimento), ha rinviato l'udienza al 19 giugno 2012, data in cui i reati saranno prescritti. Dopo la denuncia Carlo fu spostato prima a Taranto, poi a Lucera e, cinque mesi fa, a Bari. Ma in Puglia non ci voleva stare. Voleva andare al Nord a scontare la pena, dove nessuno avrebbe saputo che era stato lui ad accusare gli agenti-aguzzini. Il resto è storia dell'ultima settimana di vita. Il 29 marzo, forse in seguito a una colluttazione con un agente, Saturno finisce in isolamento. Il giorno successivo - secondo le ricostruzioni ufficiali - ha tentato il suicidio impiccandosi con un lenzuolo fissato al montante del letto a castello. Trasportato in ospedale, è entrato in coma. E’ morto il 7 aprile. Le ultime parole per la sorella Anna le ha scritte in una lettera del 18 marzo: «Non smetto mai di guardare la foto in cui stiamo tutti insieme e mi viene da piangere perché ho tanta paura, non so quando vi posso riabbracciare, non so quando uscirò, non so niente e questo mi fa stare molto triste, non provo più un pizzico di felicità». Proprio la sorella oggi chiede giustizia e si scaglia contro gli agenti: «Assassini, l'avete ucciso». E i sindacati di polizia penitenziaria alzano i toni e gridano alla diffamazione. La procura di Bari, nonostante l'autopsia abbia accertato la morte per asfissia, sta ipotizzando l'istigazione al suicidio. Inchiesta ANTONELLO CASSANO [email protected] La situazione occupazionale nelle emittenti televisive pugliesi è in una quiete prima della tempesta. La quiete è ben descritta scorrendo i dati del Corecom che mettono a confronto gli anni dal 2007 al 2009, un periodo nel quale si è verificato un incremento dei giornalisti contrattualizzati. Erano 184 nel 2007, sono passati a 223 nel 2008. E nel 2009 sono saliti ulteriormente a quota 251. Ma la tempesta è il passaggio al digitale, una tempesta che la Puglia (esclusa la provincia di Foggia accorpata nello switch-off con Molise e Abruzzo) ha rimandato al giugno 2012. Dal 2007 al 2009 solo Teledehon, Telebari e Telerama 1 risultano aver effettuato tagli al personale. Tutte le altre emittenti hanno assunto giornalisti o hanno mantenuto stabile il numero di occupati. Esemplare il caso di Studio 100 Tv, passata da 12 giornalisti nel 2007 a 22 nel 2009. A seguire Telenorba, che sta ottenendo ottimi risultati con TgNorba 24. Per quanto riguarda la sede regionale di Rai3 (non monitorata dal Corecom), il numero dei giornalisti occupati è rimasto più o meno costante, oscillando tra i 28 del 2007 e i 26 del 2009. Ma tra i 28 occupati del 2007 erano presenti anche 8 giornalisti precari con contratto a I GIORNALISTI CONTRATTUALIZZATI NELLE TV PUGLIESI 184 251 Giornalisti a contratto nell'anno 2007 Telenorba Telerama Antenna Sud Teleregione color Studio 100 Tv Teledehon Telebari 41 35 15 15 12 10 9 43 35 15 19 22 6 6 Telerama 1 Teleradioerre Telesveva BS television Tele Blu Canale 7 Trcb 9 2 8 9 7 10 5 9 4 5 4 6 4 6 Giornalisti a contratto nell'anno 2009 Videopuglia Telefoggia Rtg Puglia Video Emme Teledauna Puglia Channel L'ATV 2 2 2 1 1 1 1 0 2 3 1 1 4 0 FONTE: Elaborazione su dati Corecom Puglia - La lista riporta solo le emittenti principali Nelle tv locali più occupati, meno certezze tempo determinato. Otto precari che negli ultimi 4 anni sono stati stabilizzati. Anche nelle altre emittenti l’aumento degli occupati sembra dovuto almeno in parte alla stabilizzazione dei precari. Ma le brutte notizie sono dietro l’angolo: dall'inizio del 2011 hanno chiesto la cassa integrazione Antenna Sud, Telebari, Studio 100 e Telerama. L'arrivo del digitale avrà sulle piccole reti effetti disastrosi. È quanto prevede anche Domenico Giotta, direttore del Corecom Puglia, l'organismo che si occupa delle telecomunicazioni e del sistema radiotelevisivo a livello locale. Le prospettive pugliesi sono preoccupanti, considerati i pessimi risultati ottenuti nelle altre regioni che hanno già effettuato il passaggio. La Regione Sardegna, la prima a essere completamente digitalizzata, è stata anche la prima a dichiarare lo stato di crisi per le sue emittenti locali. Situazione simile anche in Emilia, Piemonte e Lombardia. In Puglia sono 50 le tv locali attive, ma soltanto dieci potranno strappare una buona posizione sul telecomando (cioè dal canale 9 al canale 19). Nell’etere c’è poi il rischio delle interferenze: dal giugno dell’anno prossimo la Puglia rischia infatti di trovarsi in una babele di canali lucani e calabresi. Per non parlare degli insormontabili problemi di interferenza con i canali transfrontalieri albanesi. Ma tornando alla questione occupazionale, a dimostrazione che per il momento il passaggio al digitale è percepito più come un pericolo che come un'opportunità, la Regione Puglia ha già stanziato 10 milioni di euro (fondi Fesr) per sostenere l'ingresso e soprattutto la sopravvivenza delle emittenti pugliesi nelle terre selvagge del digita- le . Fondi che saranno distribuiti in base a una graduatoria: ad ottenere più finanziamenti saranno le emittenti con il maggior numero di giornalisti professionisti e pubblicisti assunti a tempo indeterminato. A quanto pare la Puglia si è mossa per prima e con il maggior stanziamento di risorse insieme alla Campania. Sulla stessa linea si stanno muovendo anche le altre regioni. Si teme che a pagare pegno al digitale saranno molte delle 650 reti locali sparse sul territorio italiano. Il bilancio finale è rimandato a giugno del prossimo anno. Pubblicità, crisi finita. L’esperto: «Il boom nel 2012» CAROLINA DI BITETTO [email protected] Non è certo la pubblicità ad allontanare il telespettatore dalla tv. L'italiano medio, esasperato dalle continue interruzioni pubblicitarie, al massimo cambia canale. O, nella peggiore delle ipotesi, si addormenta. Gli spazi pubblicitari nei palinsesti televisivi sono sempre presenti, anche se attualmente non si registra un netto aumento, nonostante la pubblicità sia «linfa vitale» per i bilanci aziendali. Secondo le stime elaborate da Nielsen - società che offre informazioni di marketing - gli investimenti della pubblicità nella tv in Italia sono pari a 340mila 550 euro in riferimento a gennaio 2011. Esattamente un anno prima erano 335mila 239 euro, quindi la variabile aumenta dell'1,6%. Facendo ancora un salto indietro di un anno, nel trimestre gennaio-marzo 2009 gli investimenti pubblicitari nella televisione erano di 1.144.369 euro, circa 100mila in più rispetto agli stessi mesi del 2008 (1.352.835). Però di questi solo il 6% (500 milioni circa) erano destinati alle tv locali. Impossibile fare una stima precisa dei dati relativi alla Puglia. Comunque, si nota che l'andamento degli investimenti del settore pubblicitario nelle televisioni negli ultimi 3 anni è più o meno costante: dopo il picco tra 2008 e 2009, c'è un calo tra 2009 e 2010 e una leggera ripresa nel 2011. Per la carta stampata la situazione è più critica. Si registra il segno meno: da gennaio 2010 a gennaio 2011 gli investimenti pubblicitari nella stampa passano da 132 a 123 milioni di euro, quindi -7,2%. Secondo Nielsen lo stallo della pubblicità nella televisione è dovuto all'andamento dell'economia internazionale, come spiega Stefano Russo, responsabile marketing e comunicazione della divisione Ais (adversiting information service) della Nielsen Italia: «L'investimento pubblicitario dipende dal contesto economico. Con la crisi del 2009 le aziende hanno diminuito la spesa, anche se un po’ meno in tv. Nel 2010 inizia la ripresa e il mercato pubblicitario torna a crescere, soprattutto internet, tv e radio». Nei primi mesi di quest'anno, però, tutti i settori hanno investito poco. «Questo è dovuto - continua Russo - ai problemi internazionali, alla crisi in Nord Africa, all'aumento del prezzo dei beni alimentari, settore di largo consumo che investe molto in pubblicità». Ad aprile, secondo le prime stime, il mercato pubblicitario sta ricominciando a crescere: «Si prevede un 2011 stabile o in leggero aumento. Per poter constatare una crescita economica più marcata bisogna aspettare il prossimo anno». Ma come dare una spinta al mercato pubblicitario? Secondo Russo dipende da due fattori: la macroeconomia e l'offerta dei canali disponibili. «Stiamo certamente vivendo una fase di trasformazione nella tv per l'arrivo del digitale terrestre che aumenterà gli investimenti pubblicitari». Insomma, anche le aziende che prima non investivano in pubblicità ora avranno modo di farlo. Altro forte impulso deriva da internet: «Vicende economiche e tecnologiche cambiano i mezzi di comunicazione. E di conseguenza cambiano anche le dinamiche della pubblicità». aprile 2011 pagina 4 Inchiesta Gli spettatori e le prospettive Icanali locali in crisi di ascolti Molti fuggono dall’Auditel ILARIA TURLIONE [email protected] In attesa del passaggio al digitale terrestre le tv locali pugliesi continuano a darsi battaglia sui dati Auditel. E nel primo trimestre 2011 le principali emittenti, Telenorba e Teledue, registrano un importante calo degli ascolti forse dovuto al contemporaneo successo della nuova piattaforma satellitare Tg Norba 24, il nuovo canale lanciato dal gruppo di Luca Montone che in soli due mesi di vita è stato scelto da oltre 10 milioni di persone, contro i 12 di Sky Tg 24. Il nuovo Tg ha superato più volte il milione di ascoltatori quotidiani, con una media giornaliera di 900 mila (meno di 300 mila fuori dalla Puglia) e quasi sei milioni di contatti mensili. A gennaio Teledue, seconda emittente del gruppo Norba, ha perso circa 122mila telespettatori al giorno rispetto a 12 mesi prima. Più contenuto invece il calo della più grande emittente locale italiana, che a gennaio ha sostanzialmente mantenuto gli spettatori dell'anno precedente mentre a marzo ne ha registrati 75mila in meno. Cali di ascolti anche per le altre emittenti pugliesi. Per la tarantina Blu Star Tv una perdita complessiva di circa 16.000 spettatori nel primo trimestre di quest'anno. Saldo negativo anche per Teledehon e Telerama: nel primo trimestre del 2011 24.600 contatti giornalieri netti persi dalla tv andriese, 18mila spettatori in meno per l'emittente salentina. Andamento irregolare invece per Telepuglia, altra emittente del gruppo Norba, che rispetto ai dati negativi dei primi due mesi del 2011 ha registrato a marzo 33mila spettatori giornalieri in più. Speculare la situazione di Studio 100 che, dopo un lieve aumento degli ascolti nel bimestre gennaio-febbraio, a marzo 2011 ha perso 22.000 contatti medi giornalieri. L'unico andamento positivo è quello di 7 Gold Puglia, che nel mese di febbraio ha raggiunto addirittura un +66mila contatti medi giornalieri rispetto al 2011. Sono escluse dalle rilevazioni Auditel Antenna Sud, che ha monitorato gli ascolti sino a febbraio 2010 con dati che la confermavano la terza emittente pugliese, e Telesveva, i cui ascolti sono per l'intero 2010 particolarmente bassi. Rilevazioni a singhiozzo invece per la foggiana Teleblu, il cui Auditel rimane comunque modesto. Ma oltre i dati correnti, si temono gli ascolti con l'arrivo del digitale. «È caos totale. Le emittenti locali sono alla canna del gas» ha commentato Domenico Giotta, direttore del Corecom. Perché nelle regioni in cui le frequenze analogiche sono state abbandonate si registrano drammatici cali degli ascolti. La situa- La scheda Così funziona il rilevamento dell’Auditel Un apparecchio elettronico, che si chiama «meter», rileva ogni giorno, minuto per minuto, l'ascolto di tutti i canali di ogni televisore che sia in funzione nelle abitazioni delle famiglie campione. Il campione Auditel (che si chiama «panel») è scelto per essere rappresentativo della popolazione con età superiore ai 4 anni. zione dipende dal cosiddetto Lcn, l'ordinamento automatico dei canali, che privilegia solo dieci delle emittenti regionali posizionandole dal canale 9 al canale 19 (i canali più facilmente raggiungibili da chi è abituato alla numerazione analogica), a discapito delle altre tv locali. «E i cali degli ascolti - ha sottolineato Giotta - si faranno sentire anche da noi». Perché si dovrà fare i conti anche con la differente capacità trasmissiva delle nuove frequenze. Ad ogni canale analogico corrisponderà infatti una frequenza digitale in grado di ospitare fino a sei canali, che bisognerà riempire di contenuti e pubblicità. Novità che il direttore del Corecom ha criticato duramente: «Quale emittente locale pugliese sarà in grado di ottenere buoni livelli Auditel offrendo un palinsesto valido e differenziato, con i costi che questo comporta?». GLI SPETTATORI DELLE PUGLIESI EMITTENTE TG NORBA 24 TELENORBA TELEDUE ANTENNA SUD 7 GOLD PUGLIA STUDIO 100 TV TELERAMA TELEPUGLIA TELEDEHON TELESVEVA TELEBLU BLU STAR TV INTERVISTA 1 Il direttore di Antenna Sud: noi abbiamo investito sull’innovazione tecnologica Ferretti: «Rinnovarsi per sopravvivere» «Sbagliato copiare le emittenti nazionali. Assunzioni? Per ora non se ne parla» ALESSANDRA MONTEMURRO [email protected] «Credo che le emittenti locali non debbano scimmiottare il nazionale. Il grande problema sono i costi. Già alti in partenza diventano esagerati in certe situazioni». Così Annamaria Ferretti, alla guida di Antenna Sud da cinque anni, quando parla della crisi occupazionale che investe il mondo del giornalismo televisivo. Le tv locali fanno fatica a sopravvivere. Il digitale terrestre è una risorsa o un elemento di possibile crisi per le piccole emittenti? «Il digitale terrestre è un passaggio molto doloroso per l'emittenza locale. Il governo sta portando avanti una politica assolutamente penalizzante per i territori. Gli editori delle piccole emittenti sono stati indotti a fare sostanziosi investimenti, anche sulle macchine, per essere al passo con i tempi. Il gioco è un gioco al massacro». Antenna Sud come si appresta ad affrontare questo passaggio? «Sin dall'inizio noi abbiamo preferito lavorare sulla Rete con una web tv. Al digitale siamo arrivati un pochino in ritardo rispetto agli altri. Ci piaceva l'idea di recuperare anche il pubblico più giovane. A loro di guardare la tv non interessa. Non la tv tradi- ANNAMARIA zionale. Non comprano i gior- FERRETTI nali ma vanno su internet. Direttore Attraverso la Rete noi cer- dell’emittente chiamo anche di ragionare televisiva con chi snobba la televisione. barese E i risultati arrivano». Antenna Sud Quanto incide il ricavo pubblicitario sul lavoro delle televisioni? «La pubblicità ha fatto tanto ma adesso non fa più niente. Si è ridotta di moltissimo. La concorrenza è una concorrenza sleale e c'è chi propone uno stesso vero un dolore per chi lavora e vede il prodotto a prezzi stracciati. La pubbli- proprio futuro assolutamente precacità, nel senso istituzionale del termine, rio». Si parla quindi di precariato? ormai è morta. Bisogna lavorare su un «Assolutamente sì. E i tagli del goveraltro tipo di idee come i redazionali. Un contenuto più light ma orientato sullo no hanno influito moltissimo sulle scelte. Se si tiene conto del fatto che noi specifico. Ma anche così si fa fatica». Dall'11 aprile dopo 30 anni la linea stiamo ancora aspettando i contributi editoriale di Antenna Sud è cambia- del 2008, come si va avanti? Quanti sono ta. Un modo per sopravvivere alla gli editori disposti ad investire? È una domanda da porsi in questo momento». crisi? Prospettive di nuove assunzioni? «In questa fase di passaggio noi abbia«No. Antenna sud come tv locale oggi mo colto l'occasione per modernizzare la nostra veste. Abbiamo modificato le è già ben dimensionata. Ci sono settori proposte quotidiane per lo spettatore, i che andrebbero rinforzati e incentivati, luoghi di accoglienza, e investito sul ma solo in futuro e se la situazione rinnovamento delle macchine. Investi- diventerà più rosea. Adesso è un promenti sostanziosi. Parliamo di 4 milio- blema solo pensarci. Non ci sono le posni di euro che, però, rappresentano dav- sibilità». aprile 2011 pagina 5 E qualcuno sceglie il web «Anche 18.000 contatti» Boom in Puglia: 54 emittenti su Internet LAURA LONGO [email protected] Da Foggia, Bari, Lecce è un fiorire di emittenti sulla rete. Lo conferma l’ultima mappa resa nota da Altratv. tv, la «wikipedia» delle micro web tv: 54 i canali regionali pugliesi su un totale nazionale di 436. Microcosmi che fanno il giro del mondo grazie alla loro relativa economicità (contatti netti nel giorno medio mensile) GENNAIO 2010 2011 1.464.271 680.243 269.640 226.670 179.329 n.r. 164.101 n.r. 36.943 n.r. n.r. FEBBRAIO 2010 2011 MARZO 2010 2011 Differenza primo trimestre 893.844 n.r. 941.353 1.459.748 1.408.833 1.387.239 1.441.233 1.367.016 -100.334 557.930 645.647 587.815 602.744 560.643 -222.246 n.r. 256.811 n.r. n.r. n.r. 249.516 194.537 260.693 202.197 223.597 110.402 186.686 169.985 173.429 165.668 143.801 -11.066 160.294 n.r. 146.170 n.r. 142.399 147.005 149.114 147.022 130.438 163.449 13.823 68.793 n.r. 54.544 n.r. 44.194 n.r. 53.968 n.r. 44.493 n.r. n.r. n.r. da marzo da aprile 41.647 46.871 da marzo 34.209 40.004 30.927 FONTE: elaborazione su dati Auditel (n.r. = non rilevato) La novità Un portale per «aggregare» Su iniziativa di «Salentowebtv» nascerà a breve «Pugliawebtv», una piattaforma che raccoglierà il meglio dei video e delle notizie pubblicate dalle emittenti on line dei diversi territori pugliesi. Al progetto hanno aderito più di 50 canali. L’idea è di costituire un’associazione che raggruppi tutte le tv locali del territorio regionale promuovendone il lavoro su scala nazionale. «Il sito - dicono i promotori moltiplicherà l’appeal commerciale delle singole realtà, captando pubblicità e investitori a livello più esteso, e sarà un modo per fronteggiare la concorrenza dei media tradizionali». INTERVISTA 2 Il presidente del sindacato regionale: «Telerama deve mettersi in regola» «Con il digitale molte tv chiuderanno» Lorusso (Assostampa): «E’ in atto una crisi simile a quella dei giornali» VALENTINA GASPARRO [email protected] Il presidente dell'Associazione della Stampa di Puglia, Raffaele Lorusso, definisce «sempre più precaria» la situazione delle emittenti televisive locali. Lo dimostrano anche i dati occupazionali. Le maggiori cause: crisi economica e calo della pubblicità. Ma anche il passaggio al digitale terrestre. Qual è la situazione attuale nelle televisioni pugliesi? «In tutta la regione, nelle emittenti locali, ci sono circa 200 giornalisti contrattualizzati con articolo 1. La crisi ha portato a un'ampia richiesta di accesso agli ammortizzatori sociali e quindi cassa integrazione in deroga. Accanto a questi pochi contratti, rimangono collaborazioni e sacche di lavoro nero, soprattutto nelle realtà più piccole. Certo, non è pensabile che tutti i 110mila iscritti all’Ordine tra pubblicisti e professionisti, di cui circa la metà assolutamente sconosciuti alla previdenza, siano assorbiti dal mercato. Non viene neanche assicurato il turn over fisiologico». C'è differenza tra la situazione delle televisioni e quella dei giornali? «No: la crisi ha colpito la pubblicità, principale introito di tutte le aziende editoriali e quindi questo vale tanto per i giornali quanto per le televisioni, con un effetto a cascata. Tutto il sistema dell'economia e delle imprese è in crisi». Come cambierà la situazione con il passaggio al digitale terrestre? «Per come è stato strutturato in Italia, il digitale terrestre è un rischio per le emittenti locali. La moltiplicazione di offerta porterà alla riduzione della pubblicità, fondamentale per la sopravvivenza delle tv. Nelle regioni dove il digitale terrestre è già partito si sono registrati fallimenti: una situazione che colpisce maggiormente le realtà più piccole, ma ovunque la perdita di posti di lavoro è inevitabile. In Puglia ci sono 43 emittenti locali: non potranno reggere tutte». Il caso Telerama: spia di una situazione grave o episodio isolato? «Telerama dovrebbe regolarizzare alcuni rapporti di lavoro, ma RAFFAELE LORUSSO,Presidente Assostampa Puglia rappresenta una realtà consolidata che potrebbe continuare a vivere anche con il passaggio al digitale terrestre». In conclusione, quali sono le prospettive per il futuro delle emittenti private? «Reinventarsi e diversificarsi. Ma solo quelle con una solidità di bilancio aziendale potranno permetterselo. Per esempio, Telenorba ha varato Tg24. La scelta di quest'investimento consistente è stata fatta nel tentativo di sopravvivere nel mare magnum del digitale terrestre. L'informazione continua può essere un modo per distinguersi e Telenorba ha fatto una scommessa». rispetto alla tv «tradizionale». Sport, cultura, attualità. Basta un click e il monitor del pc si trasforma in un televisore. Raccontano il territorio e gli eventi, denunciano ciò che non va, creando un filo diretto con le amministrazioni in un’ottica di cittadinanza attiva. E lo fanno con pochi spiccioli e tanta buona volontà. «Documentiamo le feste tradizionali, come quella dei Santi Medici – dichiara Francesco Campione, responsabile marketing di Bitontotv. «In queste occasioni raggiungiamo anche 17.000-18.000 contatti, tenendo conto che buona parte degli accessi arrivano da oltreoceano». È spiccatamente sociale la funzione delle web tv. «Offriamo programmi e contenuti di vario genere – continua Campione – e garantiamo la diretta che permette di essere collegati esattamente nel momento in cui i fatti avvengono». E se la perdi? Niente paura, c’è la tv on demand: il programma può essere visto in qualsiasi momento della giornata. «Monitoriamo tutti i paesi della provincia e gli enti locali ci invitano per seguire le iniziative» spiega Francesca Angelozzi, art director di Salentowebtv. Attualità e promozione del territorio attraverso ambiente, arte e musica. Questi i punti cardini della web tv salentina. «In 4 anni di attività - spiega Angelozzi - per ogni video messo in rete sono 2000 utenti registrati che votano e commentano notizie». Tutto merito delle giovani redazioni e delle produzioni editoriali che realizzano «signori» palinsesti. Come per Capursowebtv, un’emittente che propone una programmazione quotidiana sull’omonima cittadina a 360 gradi. «Vari sono i nostri appuntamenti: dalla rubrica “Gustourbano” sulle specialità culinarie a quella sul “consiglio per gli acquisti” per le nuove novità editoriali fino a una sezione dedicata alla storia capursese», afferma Federica Valentini, vicepresidente di Promolab716. Queste emittenti rispondono a un immenso bisogno di local in un panorama audiovisivo in cui inevitabilmente dilaga il global. E i politici pugliesi l’hanno capito fin da subito. Da Emiliano a Vendola che hanno aperto un canale su YouTube. L’unico vero limite resta la monetizzazione dovuta anche all’indifferenza delle istituzioni che spesso sottovalutano le capacità delle web tv. Si autofinanziano. Al massimo ricavano un rimborso spese attraverso gli sponsor. Solo i più fortunati, rientrando nei piani di comunicazione istituzionale, ottengono una piccola percentuale dagli enti pubblici. Nell’era delle battaglie per l’ascolto, le web tv diventano una frontiera per sottrarsi agli imperi televisivi. Come già era accaduto negli anni ’70 con il fenomeno delle «radio libere». Vuoi mettere il gusto di fare un palinsesto senza subire la dittatura dell’auditel? Vallo a dire ai direttori Rai o Mediaset. Chissà che darebbero per avere un’ora di libertà televisiva assoluta. aprile 2011 pagina 6 Inchiesta La Puglia e la tv del futuro Anche il Sud ha la sua Cnn Telenorba diventa all news Da settembre anche una redazione a Milano ANNALISA LASELVA [email protected] «In un mondo sempre più globalizzato aumenta l'esigenza di sapere cosa succede a casa nostra». Suonano come un paradosso le parole di Enzo Magistà. E invece i primi risultati di Tg Norba 24, il canale all news del gruppo Norba, sembrano dare ragione allo storico direttore di Telenorba, ora anche alla guida di questa nuova sfida iniziata lo scorso ottobre e costata dieci milioni di euro di investimento iniziale. Un canale interamente dedicato all'informazione sul Mezzogiorno, secondo la cifra territoriale seguita da oltre 30 anni dall'emittente di Conversano. Trasmissioni 24 ore su 24 - con diciotto ore di diretta - in chiaro sul digitale terrestre ed al canale 590 della piattaforma Sky. Un notiziario ogni quindici minuti, la rassegna stampa, l'agenda parlamentare, rubriche su sport, spettacolo, economia e mondo femminile, approfondimenti tematici, collegamenti con l'Aeronautica per il meteo e con la Polstrada per la viabilità. Nei primi cinque mesi di 10 milioni di euro di investimento iniziale stanziati per il nuovo canale all news di Telenorba 400 mila i pugliesi residenti in Lombardia tutti potenziali spettatori di Tg Norba 24 programmazione, il Tg Norba 24, secondo quanto reso noto dal gruppo, si è confrontato quasi alla pari con i principali canali all news della piattaforma Sky. «In due mesi di vita - commenta il presidente del gruppo Luca Montrone circa 10 milioni di persone si sono sintonizzate su Tg Norba 24, contro i 12 milioni per Sky Tg 24». Un successo che, secondo Magistà, spiega la necessità di rafforzare la presenza del gruppo Telenorba a Milano. È prevista per settembre, infatti, l'apertura di una redazione della rete all news nel capoluogo lombardo. L'obiettivo, ha dichiarato il direttore, è allargare la platea di telespettatori non solo all'intera fascia di meridionali che vivono in Lombardia (dove il Tg Norba 24 è già visibile sul digitale terrestre) e nelle regioni del Nord, ma anche agli stessi cittadini settentrionali, perché conoscano il vero Sud. «Vogliamo sostenere il Sud informando anche il Nord delle nostre ambizioni e dei nostri problemi. Porteremo la gente nelle nostre trasmissioni per avere con la Lega di Umberto Bossi un rapporto più costruttivo che distruttivo», spiega Montrone. Che nel 2009 era stato espulso da Confindustria dopo lo spotappello - mandato in onda su Telenorba - con cui aveva denunciato la scarsa rappresentatività delle imprese TELENORBA L’emittente locale è nata a Conversano (Ba) nel 1976. Ha sedi in tutte le province pugliesi, a Potenza, a Campobasso e a Roma. A fianco Vincenzo Magistà, direttore delle testate e cofondatore di Telenorba meridionali da parte dell'associazione degli industriali. Commenti positivi all'iniziativa sono venuti dal vicesindaco di Milano (di origini pugliesi) Riccardo De Corato. «Fra Milano e la Lombardia ha detto De Corato - l'esercito di pugliesi di prima, seconda Previsto per giugno 2012 lo switch-off nella nostra regione. Ma i problemi sono ancora tanti Le emittenti locali e il sacrificio digitale Mancano le frequenze per le tv pugliesi: e gli impianti vanno sostituiti NICO MARINELLI [email protected] Secondo il nuovo calendario, che detta i tempi del passaggio al digitale terrestre, la regione Puglia effettuerà lo switch-off così: entro la fine del 2011 passerà al digitale la provincia di Foggia, mentre entro giugno 2012 passerà al digitale il resto della regione. Ma le questioni aperte sono tante e il caos regna incontrastato. Tanto per cominciare il numero di frequenze destinate alle tv locali non è sufficiente. Il piano nazionale prevede per le piccole televisioni solo 18 frequenze invece che le 27 previste anche perché la legge di stabilità del 2011 stabilisce che 9 frequenze vengano assegnate ai servizi di comunicazione mobile a banda larga (telefonini). Nonostante l'Unione europea abbia obbligato l'Italia a mettere a gara cinque multiplex RIPETITORI DI 30 ANNI FA I costi di adeguamento degli impianti sono troppo alti per le tv locali (frequenze digitali multicanali) da assegnare ad operatori televisivi alternativi, il governo ha deciso di assegnarle con due beauty contest cioè tramite gare non competitive. La prima aperta ai soli operatori alternativi, la seconda aperta anche a Rai e Mediaset, cioè a quegli operatori che le avevano ottenute illegittimamente secondo l'Europa all'avvento del digitale. Anche in questo caso niente frequenze per le tv locali. Il Comitato regionale per le comunicazioni diretto da Mimmo Giotta segnala anche altri problemi: primo fra tutti l'adeguamento degli impianti delle emittenti locali, operazione che richiede forti investimenti, spesso insostenibili per emittenti con bilanci di poche decine di migliaia di euro. Anche per questo la Regione Puglia ha annunciato un bando di sostegno all'innovazione del sistema televisivo locale: stanziamento previsto 10 milioni di euro, presi dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. La moltiplicazione dei canali digitali fa prevedere una riduzione degli inserzionisti pubblicitari nelle tv locali, che potrebbero dover ridurre il prezzo degli spot. E poi in e terza generazione, non è inferiore alle 400.000 unità, numero che fa di Milano un'importante 'città pugliese'. Poter vedere qui un telegiornale pugliese e meridionale è un fatto straordinario che accogliamo con grande entusiasmo». Digitale a rischio Canali insufficienti antenne vecchie decoder superati Secondo un recente sondaggio dell'Adoc (Associazione per la difesa e l'orientamento dei consumatori) nelle zone che hanno completato lo switchoff il 76% degli italiani ha problemi con il digitale terrestre. Canali che svaniscono e trasmissioni che si interrompono a metà sono i problemi più frequenti. Tra le cause ci sono decoder superati, debolezza del segnale e inadeguatezza delle antenne. E gli utenti devono mettere mano al portafogli. Puglia c'è il problema delle interferenze tra il segnale televisivo digitale e quello dei Paesi che si affacciano sul mare Adriatico (Croazia, Slovenia, Bosnia, Albania e Montenegro). Da non trascurare anche le interferenze e le sovrapposizioni tra le tv locali pugliesi e quelle delle regioni confinanti, già verificatesi nelle regioni che hanno completato lo switch-off. cronaca aprile 2011 pagina 7 IL CASO Alla vigilia delle elezioni politiche 2006 il sottosegretario cercò invano l’accordo con gli americani Letta cercò di ripulire Rotondella Su Wikileaks la lettera all’ambasciatore Usa: «Riprendetevi le scorie nucleari» CHIARA CURCI [email protected] Il nucleare italiano era diventato una questione di voti. È quello che emerge da un «cablo» dell’ambasciata americana a Roma diffuso da Wikileaks: il governo aveva chiesto agli Usa di riprendersi le barre di uranio depositate a Rotondella. Ma invano. Il 6 febbraio 2006, alla vigilia delle elezioni politiche, il sottosegretario Gianni Letta scrisse all'ambasciatore americano Ronald Spogli. Oggetto della richiesta, restituire agli Stati Uniti 64 barre al toriouranio, combustibile nucleare esaurito, immagazzinate all'Itrec di Rotondella, provincia di Matera. Letta definisce quello delle barre di Rotondella «un problema molto importante per il governo italiano», che lo aveva già sollevato senza riscontro nell'agosto 2004. Dopo la disattivazione delle proprie centrali l’Italia non ha mai allestito un deposito per le scorie nucleari: e così, per l’uranio esaurito di Caorso e Montalto di Castro, la soluzione individuata era il trasferimento in Francia. Le barre depositate a Rotondella erano arrivate dalla fabbrica di Elk River, nel 1970, per un progetto comune successivamente abbandonato, tra le agenzie nucleari dei due Paesi, il Cnen e l'Aec. Centinaia di barre, contenenti uranio 235 al 93% e al 95% vennero portate in Italia provocando la rivolta dei cittadini pugliesi e lucani. Tanto che, come spiega Letta all’ambasciatore, si stava pensando di affidarle a un deposito russo. E così Letta invita gli Usa a riprendersi le loro barre. «Abbiamo chiesto all'autorità statunitense di portare nel sito americano di Sovannah River, dove attualmente sono immagazzinati i rifiuti nucleari, le poche barre conservate a Rotondella. L'Italia provvederà al pieno finanziamento dell'operazione». Letta definisce il problema «una piccola cosa», ma ne tratteggia il possibile impatto a livello «psicologico»: «Questo problema - scrive - è stato usato dalle forze di opposizione locali e nazionali che affermano che il governo Berlusconi sostiene più il Nord che il SOTTOSEGRETARIO L’ex giornalista Gianni Letta, 76 anni: è il numero due del governo di Silvio Berlusconi Sud». Il «cable» pubblicato da Wikileaks offre anche il commento dell’ambasciatore Spogli per il Dipartimento dell’energia: «Il sud, specialmente la regione Puglia che confina ad est con Matera, sarà un campo di battaglia strategico per le elezioni del 9 aprile 2006». Le barre di Elk River, come noto, sono ancora a Rotondella. L'ambasciatore infatti declina con gentilezza la richiesta del governo italiano. «Sfortunatamente - è il motivo offerto nella sua rispo- sta - non c'è stato un cambio di posizione del Dipartimento dell'Energia che non può accettare il materiale di Elk River». Spogli ribadisce il forte legame dell'America con l'Italia, e la cooperazione per lo sviluppo della scienza e della tecnologia nucleare per scopi pacifici. «Abbiamo provato ad aiutarvi dove possibile sul difficile problema dello smaltimento dei rifiuti nucleari. In questo caso nonostante la risposta negativa, volevo rispondere velocemente in modo che potrete procedere con rimedi alternativi». IL SONDAGGIO Ragazzi pugliesi sempre più soli e senza la supervisione dei genitori Studenti, poco «social» tanto «network» L’Ufficio scolastico regionale: «Uno su dieci non ha amicizie tra i coetanei» FEDERICA DIBENEDETTO [email protected] Un link condiviso in bacheca e un post pubblicato nel profilo. Basta poco per diventare amici nell’era di Facebook. Basta accettare una richiesta stando comodamente seduti davanti al proprio pc. Ecco allora che uno studente su dieci confessa di non avere nemmeno un amico reale e di trascorrere in solitudine la maggior parte del suo tempo libero. Questo il ritratto degli adolescenti pugliesi che emerge da un’indagine sul «Benessere a scuola e nell’ambiente» a cui sono stati sottoposti seicento studenti tra i 14 e i 18 anni. «I ragazzi sono sempre più soli – afferma la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, Lucrezia Stellacci – basti pensare che circa il 10% di loro non ha amici e solo il 45% ne ha più di tre». A influire è anche il ruolo della famiglia che, in molti casi, è assente o troppo permissiva. «La scuola è rimasto l’unico luogo aggregativo e di socializzazione poiché i genitori si concentrano troppo sull’assicurare ai propri figli solo beni materiali, FACEBOOK Il social network spopola tra i ragazzi tralasciando i buoni esempi». In un contesto in cui sia per mancanza di tempo, che per eccesso di accondiscendenza, si trascura l’importanza della supervisione familiare, non è difficile che i ragazzi si sentano spesso disorientati e insoddisfatti. A confermarlo è il 16% di loro che ha dichiarato di ritenere insufficiente il proprio stile di vita. Un dato allarmante soprattutto se si considera che, talvolta, l’insoddisfazione giovanile tende a sfociare in violenza. E, sebbene il 94% dei giovani abbia sostenuto di non aver mai subito nessun atto di bullismo, quasi uno su dieci ha confessato di aver preso parte a qualche episodio di violenza negli ultimi dodici mesi.Che la sorveglianza dei genitori venga spesso a mancare è un dato di fatto, l’ambiente scolastico, tuttavia, sta acquisendo un ruolo sempre più importante nella funzione educativa dei ragazzi, come evidenzia la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale. «È una fotografia della situazione attuale dalla quale esce rafforzato il sistema scuola e indebolita la struttura della famiglia». Se, infatti, gli studenti durante la settimana utilizzano limitatamente i social network , durante il week-end recuperano le occasioni perdute. Sono ormai lontani i tempi in cui ci si dava appuntamento per incontrarsi e fare due chiacchiere insieme. La chat ha preso il loro posto. Ma un legame virtuale può davvero sostituire uno reale? L’argomento spopola per ironia della sorte proprio lì, in un blog appositamente dedicato. PATRUNO Voi ragazzi fortunati due volte >> SEGUE DALLA PRIMA I colleghi vi avranno inoltre detto che loro non hanno quasi avuto famiglia, che non hanno potuto vedere crescere i figli, che sono stati sempre considerati anormali dal mondo normale, che li avranno definiti pettegoli, ficcanaso, scandalistici, venduti. I colleghi vi avranno infine detto che comunque è un brivido impagabile essere sempre al centro degli avvenimenti, poterli descrivere per gli altri, poter contribuire alla maturazione collettiva attraverso l’informazione, poter essere il punto di riferimento di chi non ha una voce e la cerca, poter svolgere un ruolo di difesa da tutti i poteri piccoli e grandi che dominano la nostra vita, poter avere un ruolo nello sviluppo di tutti attraverso la copia, il telecomando, la connessione di ciascuno. Vi avranno anche detto che un po’ di vanità e di popolarità non guastano. Fatto un bilancio dei più e dei meno, anche i colleghi vi avranno detto, chi consapevolmente chi no, che avete scelto il mestiere più bello del mondo. Lino Patruno & CULTURA spettacoli GUZZANTI CAMALEONTE Corrado Guzzanti, 46 anni. L’artista romano, fratello di Caterina e Sabina, al termine dello show che andrà in onda su SkyUno inizierà un nuovo tour teatrale: sarà a Bari il prossimo autunno Nè padre né padroni Il comico istrionico che irrita la politica GUIDO CASAVOLA [email protected] Definirlo un comico è riduttivo. Fa parte degli esiliati storici della tv di stato, ma continua da anni a riempire i teatri e a breve partirà un suo show sulla piattaforma di Sky. Ha preferito l'indipendenza rispetto alla visibilità, scelta rischiosa ma che continua a dare i suoi frutti. Nessun padrone da rispettare, solo la libertà di fare satira su qualsiasi cosa la meriti. Genialità e irriverenza, condite da un trasformismo che gli ha permesso di imitare tantissimi personaggi. Dalla politica allo spettacolo passando per il giornalismo e la religione, le imitazioni di Guzzanti hanno sempre proposto un divertimento mai fine a se stesso: «Se l'unica cosa che ho da dire di Berlusconi è che è basso non faccio bene il mio mestiere» ha lui stesso dichiarato. Non solo persone famose, ma anche creazioni frutto della sua fantasia: il regista Rokko Smithersons, Lorenzo, l'adolescente coatto, l'avvenente conduttrice Vulvia o l'introverso Brunello Robertetti, poeta occhialuto con evidenti problemi di sociopatia. Il successo arriva nel 1991 con lo show televisivo «Avanzi», un programma nato come un contenitore di tutti gli scarti della televisione pubblica. Nel giro di poche puntate Guzzanti diventa il comico di punta della trasmissione lanciando il tormentone «Minoli rap», uno sbeffeggiamento del noto giornalista riproposto come un uomo alla ricerca continua di eventi catastrofici e di fatti sanguinari. Ma Avanzi sancisce, oltre alla nascita di un eccellenza della satira, anche qualcosa che risulterà poi fondamentale per il proseguo della carriera del comico romano. Infatti, quando si parla di Guzzanti, non si può prescindere dalla sua collaborazione professiona- le con Serena Dandini. Negli ultimi quindici anni hanno prodotto insieme trasmissioni di enorme successo come «Tunnel», «Maddecheao'», «Pippo Chennedy Show» e soprattutto «L'ottavo nano», dove parteciparono anche le sorelle Sabina e Caterina. Esilarante l'imitazione di Gianfranco Funari, ma la parodia di Antonello Venditti rimane forse una delle meglio riuscite. Grande successo anche per un'altra sua trasmissione, «Il caso Scafroglia». Alla ricerca di una persona scomparsa, Mario Scafroglia per l'appunto, le puntate si evolvevano sui perché di questa sparizione affrontando in chiave satirica tematiche di attualità, politica e costume. Guzzanti, che interpretava il conduttore del programma, racchiudeva in sè tutte le caratteristiche negative del mondo dei media. Ma alla fine si scopre che Mario Scafroglia non era altro che il conduttore stesso della trasmissione. Ma come spesso accade, il successo è affiancato da critiche. Non sono mancati gli attacchi al suo lavoro. Incandescente la polemica con la Lega Nord per l'imitazione di Umberto Bossi, ma in generale gli si rimprovera di avere come sue vittime preferite, i politici di Destra. Una pressione sempre più costante che lo ha portato ad una scelta: addio alla televisione di stato, ora solo teatri e al massimo Sky. Intanto Bari lo aspetta. CINEMA La nuova pellicola del regista romano con Piccoli e la Buy Il Vaticano secondo Moretti Con «Habemus Papam» scopre il lato umano del Pontefice ANTONELLA CAPPELLI [email protected] A cinque anni da «Il Caimano» Nanni Moretti torna a stupirci ed «analizzarci» ancora con «Habemus Papam», pellicola cooprodotta da Sacher Film e dalla Fandango del barese. Noto lo stile del regista, che utilizza cinepresa e schermo come gli strumenti di uno psicanalista e si adopera per esplorare l'inconscio di una generazione, personaggi, istituzioni o consorzi umani. Le scelte di Moretti sono come «la palombella», il tiro da lontano della pallanuoto per sorprendere il portiere. Minimalista e semplice nella di regia, il cineasta romano disegna un altro capolavoro. «Habemus Papam» è un film durante il quale si ride, non a denti stretti, ma che induce come sempre alla riflessione, anche se i riferimenti lascia- no molto spazio alla soggettiva interpretazione dello spettatore. Il regista della «Stanza del figlio» lancia dei messaggi, ed è arduo compito del pubblico coglierli ed interiorizzarli. La trama è quasi per intero ambientata nel Vaticano (sostituito da Palazzo Farnese) e racconta la crisi esistenziale di un neoeletto papa (Michel Piccoli) che decide di darsi alla fuga prima della presentazione e del saluto ufficiale dalla loggia delle benedizioni di San Pietro. Il conclave non può concludersi e tutti i cardinali compreso lo psicanalista (Nanni Moretti) chiamato a risolvere la crisi del Sommo Pontefice rimangono «ostaggi» nelle mura vaticane. Il dottor Brazzi, che si definisce il migliore nel suo campo («E’ per questo che mia moglie mi ha lasciato, non reggeva il confronto»), organizza per ammazzare il tempo un esilarante torneo di pallavolo. Michel Piccoli rende un interpretazione delicata e silenziosa ma dal forte impatto. La trama del film è caratterizzata da introspezione e riferimenti alla psicologia, come la storia del «deficit d'accudimento» su cui insiste l'ex moglie del protagonista interpretata da Margherita Buy. Anche i "ministri di Dio" hanno bisogno dell'analisi. E poi l'umanizzazione di un papa, un uomo che ha voglia di una vita normale, di mangiarsi un cornetto di notte, e seguire Checov, che ricorda a memoria nel «Gabbiano». Anche lui da piccolo picchiava gli altri bambini, anche lui ha diritto ad una dèbacle che culmina nel discorso finale. Ammissione di incapacità. "Non posso essere io la vostra guida" comunica il pontefice alla folla basita nel drammatico finale. Il tema dell'inadeguatezza: quando un ruolo troppo grande per la propria IL «CAIMANO» Nanni Moretti, 58 anni, sarà in concorso a Cannes anima e la propria testa può schiacciare. Il tema dell' umiltà: saper ammettere i propri limiti e fare un passo indietro. La dorata vita all'interno delle mura Vaticane, e fuori il mondo. La dicotomia tra dentro e fuori. E poi il teatro. Passione giovanile del protagonista della vicenda, che ricorda la stessa passione di Papa Giovanni Paolo II. Sarà un caso ma Michel Piccoli in questo film, fisicamente ricorda molto Karol Wojtyla. Ma il teatro anche come fin- zione, costumi, riti. Da non sottovalutare la colonna sonora. «Todo cambia» di Mercedes Sosa, simbolo della resistenza alla dittatura argentina che sperava in un popolo unito. Resta forte l'eco della battuta del dottor Brazzi di risposta ad un cardinale che dice durante il torneo: «Proprio pallavolo, non ce la faccio, non si può giocare a palla prigioniera?». E l'outsider Moretti: «Cardinale, palla prigioniera non esite più da cinquant'anni!». cultura aprile 2011 pagina 9 Personaggi Cassano: il bene e il male, la presunzione e l’umiltà DOMENICA COLLOTORTO [email protected] Il potere che agisce sulla debolezza degli uomini e rende il male quasi remissivo. Franco Cassano racconta il viaggio attraverso la zona grigia del male. Il padre del «Pensiero meridiano», nel suo ultimo libro «L'umiltà del male» definisce il bene come presuntuoso e lo idealizza. Il bene si indigna se la realtà non corrisponde alla propria visione, il male invece è umile perché conoscendo la debolezza dell'uomo la usa per i propri fini. Il libro si apre con le sconcertanti pagine di Dostoevskij, dove il Grande Inquisitore spiega a Gesù, tornato sulla terra, il perché dei crimini commessi in nome della Chiesa. L'uomo è debole, incerto e angosciato e cerca in Cristo un sostegno. E' questo, spiega Cassano, che permette al male di essere così resistente, continuamente in grado di evolversi. E’ sempre in vantaggio rispetto al bene perchè avendo molta più confidenza con la fragilità dell’uomo, è più capace di volgerla a proprio favore. Gli uomini non possono migliorare, dice l'Inquisitore, le loro debolezze alimentano il male. L'unico modo di combatterlo è accettare l'uomo nella sua imperfezione. La descrizione dei lager nazisti, fatta da Primo Levi, porta nella zona grigia, dove il confine tra male e bene non si riesce a delineare. Qui il potere è tutto. La resistenza dell'uomo si cancella, non esiste la dignità che permette all'uomo di contrastare un incontrollato potere. Certo, non è un libro facile. Ma Cassano sa adattarsi ai tempi. Ritiene sia arrivato il momento di far cadere il potere dei migliori, che si specchiano nella loro perfezione. Questo li isola, bisogna andare in quella zona grigia, dove abitano tutti, per combattere le strategie del male. Cassano scrive che il Grande Inquisitore vince perché è un profondo conoscitore degli uomini. Lavora sui migliori coltivando le loro consapevolezze e rendendo solido il loro potere. Combattere il narcisismo etico, quell'atteggiamento che affetto da un sentimento di superiorità morale, lascia le debolezze degli uomini nelle mani del nemico. Non si tratta di criticare il coraggio morale ma di indirizzare la sua spinta verso la maggioranza degli uomini. Oggi però, sotto la spinta della conquista del potere, si assiste ad una accentuazione del peggiore, ad un dilagare della volgarità. E' il potere dell'interesse, di chi sfrutta la debolezza degli altri per il proprio tornaconto. La strada per un vero cam- FRANCO CASSANO Il sociologo, 68 anni, insegna Sociologia della Conoscenza all’Università di Bari. Autore del «Pensiero meridiano», il suo ultimo libro «L’umiltà del male», è edito da Laterza biamento è tornare ad essere umili, a delimitare la sfera personale nel rispetto delle esigenze dell'altro. E' semplice la conclusione di Cassano: dobbiamo sperare di avere grande forza morale, ma questa forza non deve mai portarci a liquidare la nostra capacità di parlare con tutti e di provare a capirne le ragioni, a dimenticare l'enorme importanza che ogni essere umano possiede ai propri occhi, a prescindere dal suo grado di perfezione. La Rymond Loewy Foundation ha premiato una giovane architetto di Molfetta Un «Pàzol» incanta il design italiano Il radiatore progettato dalla pugliese Di Virgilio: «E’ pure riciclabile» AURORA SANTANGELO ROMA A destra, la designer Luciana Di Virgilio ai Lucky Strike Award.A sinistra, la sua creazione [email protected] Inventa il radiatore invisibile e vince un importante premio internazionale per giovani designer. Luciana Di Virgilio, la 24enne pugliese premiata ai Lucky Strike Talented Designer Award di Roma per il suo Pàzol: il radiatore componibile. Una giovane designer a Molfetta. È stata una scelta lavorare in Puglia? «Mi sento legata alla mia Regione per affetti, sapori, odori, per la bellezza di questa terra, ma dal punto di vista lavorativo è diverso, complicato. Lavoro con lo studio «veneziano+team» a Molfetta, ma coltivo un dialogo con varie realtà in Italia e all'esterno, ovunque ci sia fermento creativo». Cosa l'ha spinta a laurearsi in disegno industriale? «La passione per l'arte, trasmessami da mia madre. La mia morbosa curiosità e gli avvenimenti più o meno casuali mi hanno portata a laurearmi all'università di Firenze, ma mi ritengo un'autodidatta perché la vita è sempre la migliore scuola». Come si colloca la Puglia nel campo del design? «Una domanda da un milione di dollari. La nostra terra è una fucina di creativi rigorosamente «non profeti» in patria. Per il design la Puglia era rinomata per il distretto dell'imbottito, oggi ne rimane veramente poco. Ma nonostante tutto ci sono rare e belle realtà imprenditoriali, che andrebbero tutelate e incentivate». Da dove nascono le idee per creare un nuovo oggetto d'arredamento? «Il mio approccio è abbastanza casuale. Mi soffermo su tutto quello che mi circonda, sviluppo dei piccoli cortometraggi mentali, poi metto le mie idee sul foglio da disegno per verificarne la fattibilità. Un processo che parte da intuizioni, contaminazioni, sensazioni. Quasi dei piccoli sogni che a volte diventano realtà altre volte rimangono nel cassetto. Il progettista dopotutto è un creatore di sogni a servizio della collettività». E l'idea del Pàzol com'è nata? «Volevo dare una connotazione estetico-funzionale differente ai tradizionali radiatori da riscaldamento. Il termosifone si trasforma nella tessera di un giocoso puzzle, che mostra la propria vocazione compositiva. La novità rispetto ai radiatori già noti è, infatti, il concetto della piastra intercambiabile che dà la possibilità di modificare forma e aspetto estetico del radiatore senza smontare il corpo radiante dalla parete e quindi senza scollegarlo dalla rete idraulica. I sistemi di riscaldamento noti presentano inconvenienti perché sono ingombranti e non possono essere modificati. Inoltre, tutti i componenti di Pàzol sono riciclabili. Sono stati riciclati anche gli scarti di lavorazione». A proposito di scarti di lavorazione, come si combinano il design e l'arredamento con la sostenibilità e le energie alternative? «Oggi c'è particolare attenzione a questi temi fondamentali per la sopravvivenza e la salute del nostro pianeta che pongono chi lavora nel mio settore dinanzi a delle responsabilità etiche molto importanti». Architettura, arredamento e design. Qual è la cosa che preferisce fare? «Fortunatamente ho la possibilità di scegliere e affrontare sempre tematiche trasver- sali, che spaziano dal product design al furniture design, dall'interior alla grafica. Non pongo limiti alla sperimentazione perché la mia ricerca pone una forte attenzione al rapporto tra design e arte, in una promiscuità di processi creativi». Quale consiglio darebbe a una persona che deve arredare casa? «Di farlo con attenzione perché arredare casa è un modo d'intendere la vita. La maggioranza della nostra vita si svolge all'interno delle mura domestiche o dell'ambiente lavorativo. Alcuni luoghi riescono a farci sentire nostro agio, altri non riescono ad accoglierci nel modo giusto. In studio, nel nostro rapporto con i privati, iniziamo con vere e proprie "sedute da psicologo" per raccogliere informazioni da poter elaborare in un mix di esigenze, estetica e funzionalità. E in questo modo creiamo esperienze abitative uniche». SPORT Ciak, a Foggia si gira Zemanlandia due Oggi come ieri, tra successi e polemiche il tecnico boemo divide il calcio italiano LUIGI MARIA ROSSIELLO [email protected] All'inizio degli anni novanta una squadra di provincia approda in serie A e sconvolge il calcio italiano. È il Foggia di Zdenek Zeman. Come prima così adesso: l'allenatore boemo, da sempre un figura di spicco nel palcoscenico del calcio italiano, riesce ad ottenere risultati impensabili con una squadra di quasi sconosciuti reclutati nelle serie minori. Tra polemiche,risultati eclatanti e la mentalità di sempre il tecnico boemo fa ancora sognare il Foggia. L'antica ricetta alla quale Zeman è rimasto saldamente ancorato, è composta da: marcatura a zona, un 4-3-3 offensivo che segna una miriade di gol, una preparazione atletica disumana e il divertimento. All'epoca uscì un film-documentario, dal titolo «Zemanlandia» a far si che l'impresa del Foggia e del suo allenatore fuori dal comune rimanessero per sempre nelle cineteche degli appassionati. I protagonisti di allora: Signori, Rambaudi, Altamura, Di Biagio, Baiano. I loro eredi di oggi: Insigne, Sau, Candrina, Kone, Agodirin, Farias. Con Zeman sono gli uomini, qualunque sia il loro nome, ad adattarsi al modulo. Oggi, il Foggia è sesto in classifica in LegaPro, lotta per conquistare i play-off e sperare nella promozione in serie B. Ha il miglior attacco del campionato, 64 i gol fatti, 38 dei quali segnati dalla coppia di attaccanti Insigne-Sau, che con 19 gol a testa sono la miglior coppia di attaccanti nei campionati professionistici. La squadra di Zeman ha anche la peggior difesa: 52 i gol subiti. Una età media tra le più basse del campionato, il più anziano, se così si può definire, è Marco Candrina classe '82. Per Zeman il tempo sembra essersi fermato: il suo modulo, il 4-3-3 di sempre, richiede una preparazione atletica superiore, i giocatori perché tutto funzioni devono correre dal primo all'ultimo minuto a ritmi elevati. La difesa che si trova spesso sulla linea del centrocampo, deve essere pronta a rincorrere gli avversari e a salire poi rapidamente. Ecco allora i cari e vecchi gradoni dello Zaccheria che rendono le gambe dei rossoneri dure e forti come cemento. Le ali dei «satanelli», fanno su e giù per la fascia come dei forsennati. I giocatori del Foggia, molti dei quali giovanissimi, sono stati plasmati dal tecnico boemo. Tanta corsa, qualità, ossessione per l'attacco e divertimento. Vedere il Foggia è davvero uno spettacolo e pensare che il suo allenatore sia un po' fuori dagli schemi è lecito. Al calcio d'inizio tutto il Foggia, tranne i due difensori centrali e il portiere, si schiera sulla linea di centro campo. Al fischio dell'arbitro i giocatori rossoneri partono come dei centometristi dopo lo sparo dello starter e aggrediscono l'avversario con una grinta unica. I tanti uomini che Zeman pretende davanti alla linea della palla servono a dare sbocco ad un gioco offensivo che a volte però costa caro. Fare e subire tanti gol è quasi un marchio di fabbrica di Zeman che ha come filosofia quella di segnare una rete in più dell'avversario. Certo Zeman, non sarà Mourinho, ma quanto a personaggio polemico non è secondo a nessuno. La lotta eterna contro le potenze del calcio,la Juventus di Moggi su tutte, la condanna del doping, credere nei valori di uno sport che ad ogni campionato sembra volerne fare a meno. Non alza mai la voce, il suo tono è sempre lo stesso, ma quando deve dire qualcosa lo fa senza problemi. Le polemiche dopo la rissa con il Gela per il «gollonzo» segnato con l'uomo della squadra avversaria a terra puntavano il dito sul Boemo, eterno predicatore di fair-play, che si difese dicendo che l'atteggiamento dei giocatori della squadra siciliana era antisportivo e ogni minimo contatto era il pretesto per perdere tempo. O ancora l'intenzione di denunciare l'arbitro della partita contro il Siracusa accusato di bestemmiare e di insultare i suoi giocatori. Ogni partita del Foggia è una piccola impresa che rievoca «Zemanlandia», come sempre la firma d'autore è la stessa: Zdenek Zeman il coerente amante del gioco del calcio. HOCKEY SU PISTA Caricato, un biglietto di sola andata Molfetta-Giovinazzo ROBERTO BARGONE [email protected] Antonio “Nino” Caricato torna a Giovinazzo. Il nuovo allenatore subentra alla guida dei biancoverdi dopo le dimissioni del precedente tecnico, il giovane argentino Josè Oscar Vianna. La chiamata di Caricato è arrivata dopo una decisione unanime dello staff societario e del direttore tecnico Giambattista Massari. Una scelta destinata a lasciare un segno profondo nello spogliatoio, comunque vada la stagione. Perché “Nino” non è solo uno giovinazzese di nascita, ma anche una bandiera della squadra di hockey su pista cittadina, che ha contribuito a portare sul tetto d’Italia e d’Europa nel biennio ’79-‘81 con la vittoria di uno scudetto e di una Coppa delle Coppe. Senza contare la finale di Champions League persa con il Barcellona. «Per me è un onore –ha detto Caricato- oltre che un’emozione grande, entrare a far parte di questo progetto, sperando di essere all’altezza delle aspettative di questa bella realtà. Ma per me è soprattutto un piacere il fatto di essere tornato a casa, in quella città che in dieci anni mi ha dato tutto prima come giocatore e poi come allenatore.» Il nuovo mister biancoverde è chiamato a cercare di dare un senso ad una stagione travagliata, che ha visto il Giovinazzo navigare a vista pericolosamente vicino alla zona retrocessione. Questa difficile situazione di classifica è stata finora aggravata dalle incomprensioni tra alcuni giocatori e il precedente allenatore. Tensioni che hanno quasi spaccato lo spogliatoio, privando l’ambiente della necessaria tranquillità. Antonio Caricato, al contrario, torna a Giovinazzo da leader dopo la travagliata esperienza sulla panchina del Molfetta. Il presidente Vito Favuzzi si è detto fiducioso che i biancoverdi possano tornare «ai fasti di un tempo». La nomina di “Nino” va vista sotto quest’ottica: il nuovo mister gode della fiducia totale della società, e possiede quindi la piena legittimità aprile 2011 pagina 11 BASKET 1 I «maghi» del canestro in campo ad Andria I Globetrotter in Puglia ventotto anni dopo ALESSANDRA MONTEMURRO [email protected] Sono la squadra di basket più famosa del mondo. Con la loro divisa a stelle e strisce si esibiranno con schiacciate, palleggi e azioni di gioco spettacolari per il pubblico del Palasport di Andria. L'appuntamento è il 12 maggio alle 20.30 per l'unica tappa nel Sud Italia del loro tour mondiale. Così, dopo lo straordinario agosto azzurro al PalaFlorio di Bari per le qualificazioni della Nazionale ai prossimi Europei, il grande basket torna in Puglia. «Dopo i momenti di grande agonismo vissuti l'estate scorsa, Andria si prepara ad una serata all'insegna del divertimento e dello spettacolo puro - dice Margaret Gonnella, presidente del Comitato regionale della Federbasket - Un appuntamento imperdibile, anche per la prolungata assenza degli Harlem Globetrotters dai palcoscenici pugliesi». I maghi della pallacanestro mancano nel tacco d'Italia dall'ultima esibizione al Tursport di San Vito (1983). Memorabili anche la performance portata in scena a Bari nel 1964, in notturna allo Stadio della Vittoria e quella al vecchio stadio Salinella di Taranto, negli anni Settanta. Gli acrobati del canestro amano coinvolgere il pubblico, soprattutto i più piccoli, con scherzi e giochi spassosi nelle due ore di esibizione. Spesso improvvisano il loro HARLEM GLOBETROTTERS Un tipico «trick» della formazione nata ad Harlem nel 1927: tutti raccolti in preghiera mentre un piccolo fan tira a canestro magic circle dove capita. Per divertire e divertirsi basta l'inconfondibile palla a spicchi bianca, rossa e blu. Assistere ad una partita è un po' come andare a teatro. Nati da un'idea di Abe Saperstein nel 1927 ad Harlem, quartiere afroamericano di New York, si sono esibiti in più di 100 Paesi nel mondo con oltre ventimila partite. I Globetrotters fanno parte della storia mondiale della pallacanestro. Con la loro atti- vità hanno cambiato usi e costumi della società, quando essere neri costituiva una colpa, tanto da vedersi vietare la partecipazione ai campionati nordamericani di basket. Terminate le esibizioni i giramondo di Harlem non si sottraggono agli autografi e alle foto con i fan. Tra i grandi campioni che hanno indossato la maglia del team Wilt Chamberlain, stella dell'NBA tra gli anni Sessanta e Settanta e il mitico Earvin "Magic" Johnson. Intere generazioni di ragazzi si sono avvicinate alla pallacanestro affascinate dalle eccezionali capacità atletiche degli Harlem. Anche Dino Meneghin, campione azzurro, oggi alla guida della FIP, è passato dall'atletica alla pallacanestro dopo aver assistito ad un loro show. «Il loro arrivo - ha detto lo stesso Meneghin - è un'occasione per il basket di farsi conoscere sempre più. È un grande evento». BASKET 2 Squadra verso la retrocessione, e il patron cerca acquirenti Brindisi, dietro l’angolo c’è una nuova crisi Ferrarese: «A fine campionato me ne vado» VALENTINA NINNO [email protected] BANDIERA Nino Caricato, vecchia gloria dell’ hockey su pista giovinazzese, torna sulla panchina biancoverde dopo l’esperienza al Molfetta per imporsi in uno spogliatoio che necessita di nuove motivazioni. Le intenzioni societarie sono ambiziose ma non a brevissima scadenza. Se per quest’anno l’obiettivo minimo era una tranquilla salvezza, già dalla prossima stagione si punterà a scalare la classifica con qualche nuovo innesto. I primi passi sono state le riconferme del bomber argentino Dario Gimenez e del nazionale italiano Domenico Illuzzi. Ma per il presidente Favuzzi questo è solo l’inizio: «Ci stiamo già muovendo sul mercato perché vogliamo una squadra più competitiva il prossimo anno». Le priorità? Per Caricato un portiere e un difensore di ruolo sono il minimo indispensabile per poter pensare di competere ad alti livelli. La vera certezza, comunque, è l’allenatore. Uno che ad alti livelli ci è abituato, dalla panchina della nazionale giovanile alla finale di Champions League conquistata quando allenava il Vercelli. Oltre, ovviamente, ai successi da giocatore. Quelli che lo hanno reso una vera bandiera dell’hockey su pista giovinazzese. E che potrebbero dare ai giocatori quella carica agonistica necessaria per ritornare a primeggiare in Italia e in Europa. L'annuncio era stato dato a giugno dello scorso anno. Dieci mesi dopo, il presidente dell'Enel Basket Brindisi Massimo Ferrarese, conferma: «alla fine del campionato, cedo le mie quote». La decisione arriva come segno di esasperazione di Ferrarese che ricopre anche la carica di presidente della Provincia. P a s s o indietro. Nel 2004, Ferrarese diventa patron della nuova New B a s k e t Brindisi che prende parte al campionato di B2. Dopo 6 anni, la squadra riesce ANTHONY ROBERSON nella gran scalata che la riporta dopo ventinove anni nella massima serie. americano, Fin qui tutto bene. 27 anni. La rottura arriva per motivi che Dal 2010 guardia della vanno oltre la società cestistica. Lo scorso giugno, Ferrarese ha tirato New Basket su di sé l'ira dei tifosi del football BrinBrindisi. disi che si sono lamentati per l'assenza Nel campionato di sponsor a sostegno della squadra. Gli ecologisti, invece, non hanno perNba è passato dai donato al presidente della Provincia la scelta di non essersi presentato alla Knicks ai manifestazione contro la costruzione Chicago del terminale di rigassificazione. Bulls Ai cartelloni contro di lui, Ferrarese aveva risposto: «Neppure i tifosi del basket, che pure erano lì presenti, hanno preso le mie difese. Dopo tanti sacrifici non meritavo un simile trattamento». È passata una stagione. Lo scorso mese, Ferrarese ha ribadito che per il prossimo campionato non sarà più lui il primo azionista dell'Enel Brindisi. «Non posso più andare avanti da solo». Chi vorrebbe occuparsi della società, non manca. Un paio di imprenditori dell’edilizia barese e di altre zone d'Italia. Ma il vincolo viene messo dallo stesso Ferrarese: «il titolo lo lascerò solo ai brindisini». Ed ecco la nota dolente. Più volte il presidente aveva chiesto la cooperazione degli imprenditori locali senza ricevere riscontro. Ma la svolta potrebbe arrivare. Indiscrezioni sul web parlano di sei o sette imprenditori brindisini che coprirebbero le quote mancanti e che andrebbero ad aggiungersi agli sponsor, pubblicità ed incassi del palazzetto. L'idea di Ferrarese è quella di eliminare il suo nome fra quelli degli azionisti maggiori della società per evitare conflitti di interesse politico. Il presidente vorrebbe continuare ad interessarsi e a contribuire al futuro della New Basket Brindisi tramite la sua società che ha altri tre anni di contratto con la squadra. Bisognerà aspettare. Il girone di ritorno volge al termine e, nonostante un campionato non proprio glorioso, lasciar retrocedere una squadra che ha saputo riportare il basket dove da sempre è più sentito in Puglia, sarebbe un peccato.