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a cura di Carlotta Magnanini COSE DELL’ALTRO MONDO CELLULARI PER L’ALDILA’ L’estinto è sempre più “caro”. Forte dei nuovi scenari consumistici e del prolifico moltiplicarsi di gadget, il mercato dell’aldilà è cresciuto a dismisura e quest’anno ha raggiunto un giro d’affari da 3 miliardi e mezzo di euro. Il culto dei defunti si è tradotto insomma in un business sempre meno macabro e sempre più grottesco che lascia poco spazio alla devozione e tantissimo al lucro, soprattutto tecnologico. Le ultime novità? Telelapidi, videotombe, messaggi e-mail dell’estinto da ricevere sul proprio Pc: una moda che rimbalza da Ovest a Est. In California è nata una ditta che gestisce lo smistamento del carteggio elettronico tra il defunto e i parenti, a Washington un sistema di video-tombe permette di rivedere i momenti salienti della vita del defunto, fino all’ultima trovata che arriva dalla Russia. A Ekaterinburg, la più grande città degli Urali, i negozi di telefonia hanno infatti lanciato un set per comunicare con l’aldilà, composto da due cellulari (uno si infila in tasca alla salma, l’altro si tiene con sé) da utilizzare però non prima del nono giorno dal decesso, quando secondo la tradizione russo-ortodossa l'anima abbandona il corpo e inizia la sua vita ultraterrena. “Comunicazione monodirezionale” si chiama, ma la versione legata al culto dei morti è stata applicata per la prima volta dal tedesco Juergen Broether, che dopo la perdita della madre si è reso conto di provare l’irrefrenabile bisogno di continuare il dialogo con la genitrice. Stanco di conversare con una lapide, ha così pensato di creare un “angelo 54 telefonico” (“Telefon Engel” era il nome del kit in Germania), brevettare l’invenzione e metterla in commercio. Quello di Broether era un apparecchio abbastanza rudimentale, composto da un contenitore tipo scatola da scarpe con dentro un altoparlante da interrare, un telefono portatile per il vivente e una batteria con 200 ore di conversazione o un anno di standby. Molto più pratico il sistema della coppia di telefonini lanciato dai produttori russi, che in un ultimo moto di coscienza hanno tenuto a precisare: “L’orecchio umano potrebbe non sentire la voce dei morti” avvertono le istruzioni del set “ma i vivi possono senz’altro essere ascoltati dai defunti”. Se insomma durante la chiacchierata dall’altro capo della cornetta tutto tace, tranquilli: non è un problema di “campo”, ma solo di bon ton funerario. Ma il business della telefonia tombale non finisce qui. Secondo fonti vicine a grandi investitori internazionali, un’azienda di componentistica starebbe preparando proprio per il mercato funerario una versione “civile” dei computer portatili militari: perfetti da seppellire perché resistenti alle intemperie, dotati di connessione in rete wi-fi e Umts in larga banda. Così il caro estinto può connettersi anche a Internet. VIRILITA’ A EST La geografia del sesso si sposta a Est. Perché se fino a ieri era il maschio latino, oggi è il “balcan-lover” a impugnare lo scettro dell’erotismo. Secondo l’ultimo sondaggio della produttrice di profilattici Durex, i campioni del mondo in fervore sessuale sono diventati i Paesi dell’Est Europa: Grecia in testa (con 138 rapporti l’anno), seguita da Croazia (134), SerbiaMontenegro (128) e Bulgaria (127) ai primi quattro posti della classifica mondiale. Un primato – finito sulle prime pagine dei quotidiani “Cyprus Mail” e “Sofia News” – che ribalta l’asse della virilità europea. Ma che fine hanno fatto i focosi italiani, i romantici francesi? Possibile che i calienti spagnoli siano relegati al ruolo di seduttori di serie B? A osservare i numeri della “Global Sex Survey” raccolti da un campione di 317.000 intervistati in 42 Paesi intorno al globo, forse una spiegazione c’è. E risiede nella fantasia impiegata nel rapporto con il partner, fantasia che langue nel “latin lover” e che invece ferve nel maschio balcanico. Per esempio mentre gli italiani continuano a preferire il solito e scontato letto a due piazze per fare sesso, i croati, i bulgari o i cechi sperimentano alcove più eclettiche: dall’automobile (prediletta dal 50% degli intervistati) alla camera dei genitori (39%), fino alle prodezze in aereo (17%), senza disdegnare parchi pubblici, ristoranti o locali notturni. Una varietà che torna a vantaggio della coppia. Del resto questa ondata di neoerotismo balcanico fa parte di un fenomeno più ampio, che contraddice il vecchio cliché dei Paesi dell’Est patria dell’hardcore. Negli ultimi anni, infatti, il mercato del sesso si è andato sempre più affinando e quello che nel mondo occidentale faceva parte della quotidianità, oggi è indice di una nuova ten- Contrasto_Imagechina COSE DELL’ALTRO MONDO denza che predilige le tinte sfumate alla pornografia. Vedi il lancio di magazine per eleganti voyeur: “Playboy” è sbarcato in Bulgaria solo un paio di anni fa, nel 2003, mentre risale allo scorso ottobre il lancio della versione bulgara di “Maxim”, con addirittura due sezioni dedicate al nudo artistico e alle fotografie in bianco e nero. È significativo che sulla copertina del primo numero non occhieggi un’anonima pornostar, ma il rassicurante sorriso senza veli di Nelly Atanassova, ex ginnasta e oggi presentatrice televisiva cara al grande pubblico. Come se da noi Lorella Cuccarini facesse il calendario per “Max”. TECHNO-MURAGLIA E i “rave” ballano sulla Grande Muraglia. La moda dei party nostop dove scatenarsi a ritmo di techno-music e perdere temporaneamente i sensi nel sudore della calca conquista la Cina e i suoi turisti con tutto ciò che ne consegue: dai fiumi di alcol, decibel e pasticche, agli accampamenti con tanto di barbecue all’aperto, fino alle tonnellate di spazzatura e rifiuti umani a ricoprire una delle Settime Meraviglie del mondo moderno, l’unica opera umana visibile dallo spazio. A gettare chiasso sulla protezio- ne di oltre 6.000 chilometri, innalzata alla fine del III secolo a.C. contro le invasioni mongole, è un happening in particolare. Si chiama “Wild Dancing Party”, si svolge ormai da otto anni in estate nei pressi di Hebei ed è la versione cinese del classico rave occidentale tanto di moda negli anni ‘90 ma, a differenza del classico rave occidentale, non si celebra in mezzo al deserto o su una spiaggia ma a ridosso del simbolo nazionale dei cinesi. Non senza scatenare polemiche. L’ultima edizione della “kermesse”, lo scorso 30 luglio nei pressi del Jinlingshan Wall, ha indignato soprattutto i media filogovernativi, che hanno paragonato l’evento alla “pietra tombale sul simbolo della civilizzazione cinese”. Il “China Daily” ha così descritto uno scenario post-party apocalittico, devastato da bottiglie vuote, danneggiamenti assortiti e soprattutto segni di vere e propre “orge” consumate in loco dalle torme festaiole. “E’ una profanazione!” si indigna un lettore inferocito sul forum del quotidiano dopo la pubblicazione dell’articolo. “Vogliamo solo trascorrere ore felici, non abbiamo alcun intento vandalico”, risponde una ragazza tra i partecipanti. Anche la Chinese Great Wall Association (CGWA), da anni incaricata della salvaguardia, esprime le proprie preoccupazioni: “E’ un evento provocatorio“, sostiene il segretario generale Dong Yaohui. “Del resto i visitatori della Muraglia sono stempre stati benvenuti, ma in questo caso non si tratta di pellegrini, ma di barbari”. Il problema è ristretto “alla sezione di Jinlingshan che confina con la provincia di Hebei, tratto che davvero necessiterebbe di una legge speciale perché sta diventando una zona franca dove tutto è concesso”. Il motivo? “Speculazioni e arricchimento”, risponde Dong. Nel 1997 i diritti di gestione sono stati infatti ceduti a un’impresa commerciale di Hebei dal governo locale, che ha così incassato l’equivalente di 740.000 dollari per un contratto di 50 anni. Da allora ogni tipo di attività, gita, festa, raduno, grigliata all’aperto e party a ridosso dei mattoni di epoca Ming nel tratto dello Jinling è ammessa. A differenza della zona sottoposta all’autorità municipale di Pechino, dove ogni utilizzo commerciale del monumento lungo oltre 6.000 chilometri è stata vietata per legge. L’appalto della sezione di Jinling scadrà solo nel 2047. Riuscirà la Grande Muraglia a resistere ad altri quarantadue rave-party? 55