FIR2005

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FIR2005
I fattori coinvolti nell’elaborazione del lutto da parte
di genitori che hanno perso il figlio in incidenti stradali
Ines Testoni, Erica Bertucci, Lucia Ronconi (1)
L’articolo presenta una ricerca inerente alla morte di un figlio per incidente stradale. Il lutto genitoriale comporta conseguenze oltremodo severe; tra queste si annoverano l’insistenza del pensiero negativo
centrato sull’evento tragico, che corrisponde a un tratto del più grave quadro della depressione maggiore. Poiché la crescita dei figli è un fattore fondamentale su cui si imperniano le tappe di vita della
coppia e della famiglia e in tale conteso le stesse identità di genere vengono chiamate in causa in processi di co-costruzione delle relazioni e dei ruoli che determinano la maturazione sia dell’uomo che
della donna, la perdita del figlio comporta inevitabilmente una profonda modificazione della progettualità adulta perché rimette in questione l’aspetto identitario genitoriale conquistato dalla coppia con
l’atto procreativo e con la presa in carico responsabile della prole. Soggetti: sono stati intervistati 23
genitori (65% madri; 35% padri) residenti in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. L’età media delle
vittime è di 19 anni (range compreso tra i 4 e i 29 anni); l’età media del gruppo di genitori è di 53 anni
(36-45 = 17%; 46-55 = il 35%; 56-65 = 48%). La distanza media temporale dell’intervista dall’evento
luttuoso è di 6 anni e 6 mesi (min = 1 anno; max 11 anni) e il lutto non ha comportato una successiva
variazione nello stato civile (divorzio) ad eccezione di due separazioni. Il 70% ha altri figli. Strumento
di rilevazione: è stata impiegata l’intervista semistrutturata, per poter cogliere appieno le espressioni di
questa esperienza dolorosa e il modo di significarla, conservandone la ricchezza di sfumature. I dati
sono stati sottoposti ad analisi del contenuto qualitativo quantitativa.
Parole chiave: Lutto genitoriale, incidente stradale, progettualità adulta, rappresentazioni sociali della morte.
Factors of parental bereavement for a child killed in a road accident. The article presents a study
on the death of a child in a road accident. Parental bereavement has extremely severe consequences;
among them the persistence of the negative thought focused on the tragic event is certainly a trait of the
more serious picture of major depression. As rearing children is a fundamental factor in which the
phases of couple and family life are rooted and as in such a context gender identities are part of processes of co-construction of relationships and roles that determine maturation both in men and women,
the loss of a child inevitably produces a profound change of adult projectuality because it questions the
identitary parental aspect acquired by the couple with the procreation act and with the willing acceptance of responsibility for their own children. Subjects: 23 parents (65% mothers and 35% fathers) residing in Lombardy, Veneto, and Emilia Romagna. The dead children’s mean age was 19 years (range
between 4 and 29 years); parents’ mean age was 53 years (36-45 = 17%; 46-55 = 35%; 56-65 = 48%).
Mean time distance from the tragic event was 6 years 6 months (minimum = 1 year; maximum = 11
years) and, with the exception of two separations, no change in civil status (divorce) was recorded for
the couples. Seventy percent of them had other children. Instrument of measure: the semi-structured
interview was utilised in order to catch to the full the expressions of this painful experience and the way
to give meaning to it, at the same time preserving its countless nuances. The data underwent qualitative
and quantitative content analysis.
Key words: parental bereavement, road accident, adult projectuality, social representations of death.
(1)
Ines Testoni, Professore associato Dipartimento di Psicologia Generale, Università di Padova; Erica
Bertucci, Psicologa; Lucia Ronconi, Tecnico laureato, Dipartimento di Psicologia Generale.
Volume 10, Numero 3, 2005, pag. 301
Il presente articolo presenta i dati conclusivi di una ricerca (di cui alcune parti sono state
anticipate in Testoni, Bertucci, Ronconi, 2005a, 2005b) relativa ad una delle esperienze più
tragiche che possano accadere nella vita adulta: la morte precoce di un figlio. Da tale evento
conseguono profondi cambiamenti rispetto all’identità individuale, alla relazione di coppia,
all’evoluzione del ciclo di vita familiare (Asen et al., 1998). Se per comprendere questa forma
di dolore utilizziamo quanto indicato da Galimberti (1999a, 1999b), possiamo dire che tale
evento produce un trauma talmente pervasivo da infrangere l’intero arco del tempo esistenziale: il passato viene ferito nell’accesso al ricordo, il presente è straziato dal vuoto della perdita e
il futuro rimane mutilato della capacità di progettazione. In tal senso, ricorda Derrida (2003), la
morte non toglie qualcuno, ma rimette in questione il senso stesso della vita. Quando si parli di
lutto genitoriale le conseguenze altresì sono più severe; tra queste si annoverano l’insistenza
del pensiero negativo centrato sull’evento tragico, che corrisponde a un tratto del più grave
quadro della depressione maggiore che colpisce, secondo l’indagine di Ito, Tomita, Hasui et
al. (2003) il 69% di coloro che sono incorsi in tale esperienza. Poiché la crescita dei figli è un
fattore fondamentale su cui si imperniano le tappe di vita della coppia e della famiglia
(Cusinato, 1988; Malagoli Togliatti, Lubrano Lavadera, 2002) e in tale conteso le stesse identità di genere vengono chiamate in causa in processi di co-costruzione delle relazioni e dei ruoli
che determinano la maturazione sia dell’uomo che della donna (Fivaz-Depeursinge, CorbozWarnery, 1999; L’Abate, 1993; Venuti, Giusti, 1996), la perdita del figlio comporta inevitabilmente una profonda modificazione della progettualità adulta perché rimette in questione l’aspetto identitario genitoriale conquistato dalla coppia con l’atto procreativo e con la presa in
carico responsabile della prole (Brotherson, 2000). La pervasività del dolore è talmente intensa
che è possibile rilevare le conseguenze del lutto anche dopo decenni. Questo lavoro prende ad
oggetto il lutto di genitori che abbiano perso un figlio in un incidente stradale, e presenta i risultati dell’indagine relativa ai fattori che la costituiscono. In linea con quanto dianzi indicato,
i dati raccolti dal rapporto FEVR (2002) evidenziano che la quasi totalità dei familiari delle
vittime di incidente subiscono un drammatico e permanente declino della qualità della vita.
Nell’articolo rileviamo alcuni importanti fattori che intervengono nelle diverse forme di
elaborazione del lutto genitoriale, per offrire elementi utili di riflessione nella consulenza familiare.
1. Fasi di elaborazione del lutto
Gli studi nell’ambito della teoria dell’attaccamento di Bowlby (1980) hanno permesso di
individuare quattro stadi che conseguono all’evento tragico della perdita di una persona amata:
a) fase dello stordimento (da qualche ora a qualche giorno), in cui manca la percezione della
realtà del lutto perché troppo dolorosa; b) fase di ricerca e struggimento per la persona perduta
(da alcuni mesi a qualche anno) caratterizzata da protesta e ricerca. Questa seconda sottofase si
contraddistingue per l’incessante attività di rilevazione di tracce e segnali del deceduto, rispetto al quale vengono mantenuti il dialogo, l’orientamento di ogni pensiero e degli interessi; c)
fase di disorganizzazione e disperazione in cui dominano solitudine e ritiro dalla vita; d) fase
di riorganizzazione caratterizzata dalla ridefinizione di sé e dalla realizzazione (riorganizzazione della vita) (Parkes, 1988). Le analisi empiriche mostrano che anche quando la morte
del figlio si inscriva nell’universo comprensibile della malattia (Dawson, 2003; Spier, 2000), la
traduzione delle cause in attribuzione di senso (perché?) mantiene una notevole complessità e
multifattorialità che aumenta quando il decesso sia improvviso o dovuto a incidenti (Rubin,
1990). Rando (1991) indica cinque fattori che rendono più o meno difficoltoso elaborare il dolore della perdita: a) precocità della perdita, b) qualità e natura della relazione perduta; c) ruolo
del deceduto; d) caratteristiche della morte, e) qualità del supporto sociale. A questi deve essere aggiunto lo stadio evolutivo familiare e personale del genitore (De Vries, Dalla Lana, Falk,
1994). Rubin (1992) individua due livelli per considerare unitariamente gli effetti del lutto genitoriale (Two-Track Model [TTM]): a) il primo descrive quali aree somatiche e comportamentali sono interessate dallo stressor del lutto; b) il secondo evidenzia la profondità del cam-
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biamento dal quale dipende la riorganizzazione delle dimensioni affettiva e cognitiva. In particolare, in questa seconda dimensione viene indicata la permanenza di rappresentazioni interne
del figlio deceduto. Come illustra Klass (1987, 1993) esse coinvolgono ricordi, emozioni, pensieri e l’intero spazio di vita. Tali rappresentazioni producono altresì effetti identificatori (il
genitore assume alcuni tratti della persona cara deceduta, Klass, 1987) e idealizzazione (Rubin,
1992). In questa ricerca rileviamo quali elementi possano produrre una limitazione del processo evolutivo del lutto.
La ricerca
2.1. Gli obiettivi, i soggetti e lo strumento
Obiettivo: rilevare i fattori che rendono difficoltosa l’elaborazione del lutto al fine di
individuare alcuni nodi su cui centrare gli interventi di consulenza familiare.
Soggetti: sono stati intervistati 23 genitori (65% madri; 35% padri) che hanno subito la
morte di un figlio per incidente stradale, residenti in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
L’età media delle vittime è di 19 anni (range compreso tra i 4 e i 29 anni); l’età media del
gruppo di genitori è di 53 anni (36-45 = 17%; 46-55 = il 35%; 56-65 = 48%), perlopiù non lavoratori perché pensionati o casalinghe (52%) il cui grado di istruzione è equamente distribuito
nei tre livelli: 39% licenza elementare o media; 39% superiori; 22% laurea. La distanza media
temporale dell’intervista dall’evento luttuoso è di 6 anni e 6 mesi (min = 1 anno; max 11 anni)
e il lutto non ha comportato una successiva variazione nello stato civile (divorzio) ad eccezione di due separazioni. Il 70% ha altri figli. Al momento dell’incidente, il 35% dei figli defunti
aveva meno di 18 anni; il 39%, da 18 a 24 anni; il 26% e oltre i 25 anni. Il 74% dei soggetti
non ha subito altri lutti significativi negli ultimi 3 anni.
Strumento di rilevazione: è stata impiegata l’intervista semistrutturata, per poter cogliere
appieno le espressioni di questa esperienza dolorosa e il modo di significarla, conservandone la
ricchezza di sfumature. Come indicato da Carverhill (2002), per l’importanza e la delicatezza
del tema, abbiamo prediletto la rilevazione discorsiva. L’intervista è stata audioregistrata; tuttavia, in 5 casi lo strumento è risultato disturbante, per cui le risposte alle domande sono state
trascritte, rispettando il più possibile l’espressione esatta dell’intervistato. La griglia delle domande è stata specificamente costruita a questo scopo ed è stata oggetto di discussione e confronto con esperti. L’intervista costruita è composta dalle seguenti domande:
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
Cosa ha cambiato nella sua vita l’incidente di suo/a figlio/a?
Come si descrive prima di quel giorno? E oggi?
Come descriverebbe l’eredità che le ha lasciato suo/a figlio/a?
Se dovesse definirsi oggi in base a quello che è avvenuto, cosa vorrebbe dire?
Quando pensa al suo futuro, cosa le viene in mente?
Cosa significa per lei oggi “desiderare”?
Che spazio abita suo figlio nella sua esistenza?
2.2. Analisi dei dati
Sulle variabili relative alla forma di aiuto cercata, alle attività pro-sociali e al ruolo della
fede è stata effettuata una analisi dei cluster. La variabile cluster di appartenenza ha quindi
sostituito le precedenti per le elaborazioni successive.
L’elaborazione delle risposte è avvenuta tramite analisi del contenuto mediante l’impiego del software Spad-T (Systéme Portable pour l’Analyse des Données Textuelles – http://
www.decisia.com). Il materiale testuale è stato innanzitutto sottoposto al processo di lemmatizzazione per eliminare elementi di scarso interesse, disambiguare termini identici con signifi-
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cati differenti, selezionare i vocaboli significativi, ridurre a forma canonica le diverse espressioni linguistiche, eliminare ridondanze; quindi sono state selezionate le unità lessicali con frequenza minima pari a 4. Il campione iniziale di 2230 parole è stato ridotto a un insieme di 123
unità di analisi definitive. Un primo livello di analisi ha considerato le parole caratteristiche
delle diverse modalità delle variabili rilevanti, ovvero le unità lessicali più frequenti (specificità positiva) o meno frequenti (specificità negativa) utilizzate dalla stessa classe di rispondenti
rispetto a tutto il testo. È stata poi effettuata l’analisi delle contingenze, da cui sono stati scelti
2 assi fattoriali, definiti dal contributo delle parole che rappresentano gli elementi attivi dell’analisi. Su di essi sono state proiettate anche, come elementi illustrativi, le categorie emerse
attraverso l’analisi dei cluster nonché le variabili socio-demografiche e le altre variabili rilevate con il questionario, per esaminare la loro relazione con i contenuti delle risposte alle domande aperte.
2.3. I risultati della prima parte della ricerca
Nella prima e seconda parte della ricerca, In base a quanto indicato da Wheeler (1994) e
Talbot (1999), è stata effettuata una analisi dei cluster di tipo gerarchico, da cui sono risultate
tre gruppi che offrono forme diverse di rimedio al lutto: il primo gruppo (35%) trova conforto
nella religione; il secondo gruppo (30%) nelle attività di volontariato e impegno sociale; il terzo gruppo (35%) non riesce a trovare alcuna via per rimediare al dolore. Dall’analisi delle parole caratteristiche rispetto alle tre forme di rimedio evidenziata con i cluster, la distanza temporale dall’evento tragico, l’età del figlio defunto è emerso che:
Fattore tempo: In accordo con quanto indicato da Bowlby (1980), secondo cui il tempo
è un fattore di cambiamento, nella misura in cui a questa indagine sia riconoscibile un tratto
semi-longitudinale, l’analisi delle parole caratteristiche (tabella 1) rende possibile definire alcuni aspetti evolutivi relativi all’elaborazione del lutto. Nelle prime fasi, quelle più vicine all’evento luttuoso, il livello di accettazione del trauma è decisamente inferiore rispetto a quello
che matura successivamente.
Età del figlio defunto: Similmente a quanto indicato da De Vries, Dalla Lana e Falk
(1994), Rando (1991), Rubin e Malkinson (2001), anche la nostra ricerca evidenzia che il lutto
ha un impatto differente a seconda della fase del ciclo di vita familiare.
Dimensione del rimedio: L’esperienza religiosa mostra di essere un fattore di protezione
molto forte che porta i genitori a mantenersi saldi in loro stessi; il rimedio sociale al contrario
comporta un cambiamento nello stile di vita che viene orientato all’aiuto e alla generosità verso il prossimo. La mancanza di rimedi dell’uno o dell’altro tipo comporta una sostanziale chiusura in se stessi con abbandono di qualsiasi progettualità.
2.4. La seconda parte della ricerca: Analisi delle corrispondenze lessicali
L’analisi delle corrispondenze lessicali effettuata mediante Spad-T ha evidenziato due
fattori principali, che complessivamente assorbono una porzione di inerzia (2) abbastanza ridotta a causa dell’elevato numero di parole sottoposte ad analisi, ma non risultano per questo meno interpretabili (Giovannini e Lorenzi Cioldi 1983). L’inerzia spiegata, ricalcolata considerando solo gli autovalori di entità non trascurabile (Benzecri 1970), risulta pari al 38.6% dell’inerzia totale, rispettivamente il 22.3% dal primo fattore e il 16.3% dal secondo fattore. Pertan-
(2)
L’inerzia rappresenta la porzione di varianza totale assorbita da ciascun fattore e costituisce un criterio rilevante per la determinazione dei fattori da estrarre. Tuttavia, nel caso di matrici del tipo in esame (definite da
tavole disgiuntive del tipo 1-0), viene attribuita meno importanza a tale criterio e l’interpretazione dei risultati
procede in funzione del senso delle associazioni che si rilevano tra le parole.
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to, si è deciso di limitare lo studio dei contributi assoluti e relativi (3) ai primi due fattori.
Il primo fattore “Rifiuto della morte versus rifiuto della vita” mette in opposizione due
universi in cui da una parte il rifiuto di cedere alla distruttività della morte restituisce il coraggio di
rinnovarsi attraverso l’elaborazione del cambiamento, dall’altra parte l’incapacità di gestire il dolore
impedisce di trovare qualsiasi forma di rimedio per rendere la vita sopportabile. Sul semiasse positivo (tabella 1) si presentato espressioni quali “rifiuto-zombie”, “accettare-dolore”, “accettaretrasformazione” per esprimere la positiva elaborazione del lutto attraverso l’accettazione del dolore
e del cambiamento, insieme alla “riscoperta-dei-valori”, all’“impe-gno-per-gli-altri” nella ridefinizione del proprio progetto di vita. Termini come “riscoperta-valori” e “appreso-dal-figlio”, sul seTabella 1. Fattore I. Rifiuto della morte versus rifiuto della vita -Variabili attive: sintesi dei
contributi assoluti (C.A.) e relativi (C.Q.).
SEMIASSE POSITIVO
SEMIASSE NEGATIVO
Cordinata
C.A.
C.Q.
Cordinata
C.A.
C.Q.
rifiuto-zombie
1.09
7.00
.74
vita-calpestata
-1.46
5.30
.10
riscop-valori
1.25
5.80
.27
rifiuto-vita
-0.78
3.50
.35
Serenità
1.40
4.90
.37
impoverito
-0.70
2.70
.27
impe-per-altri
1.16
4.70
.45
socievole*
-0.94
2.50
.19
accet-trasform
1.05
4.00
.48
ingiustizia
-0.85
2.00
.13
attivo-molto*
1.29
3.40
.25
lottare-per-figli
-1.11
1.50
.17
accet-dolore
1.50
3.20
.32
evit-ricordo
-1.04
1.30
.11
new-energie
1.31
2.80
.55
altri-allontanati
-0.66
1.30
.21
condiv-dol-coppia
0.88
2.40
.24
perdita-senso
-0.62
1.20
.28
nuove-responsab
1.13
1.80
.16
ered-morte
-0.71
1.10
.18
trasmet-altri
0.83
1.30
.25
disagio-al
-0.85
1.10
.15
espres-dolore
1.17
1.20
.23
perdita-figlio
-0.91
0.90
.25
consap-sociale
0.83
1.20
.15
non-più-forza-genit
-1.03
0.90
.08
aiut-dà-significato
0.93
1.10
.20
non-più-felicità
-0.73
0.90
.08
rimasto-me
0.77
1.10
.18
impotente
-0.71
0.90
.12
appreso-dal.-figlio
0.90
1.00
.18
essere-diversi
-0.53
0.80
.16
privaz-donare
1.09
0.90
.09
non-p-come-prima
-0.70
0.80
.21
brevità-vita
0.81
0.90
.08
desiderio-normal
-0.98
0.80
.08
presenza-figlio
0.47
0.90
.11
∗
Le parole con iniziale maiuscola si riferiscono alla descrizione di sé prima della morte del figlio.
(3)
Il contributo assoluto (c.a., espresso in percentuale) costituisce il coefficiente fondamentale per l’interpretazione degli assi, in quanto esprime il peso di una modalità (in questo caso l’unità lessicale) sulla varianza
assorbita da un fattore, ovvero la proporzione in cui la parola dà significato al fattore. L’interpretazione di un
asse si basa sulle parole che presentano un contributo assoluto superiore al valore medio, calcolato sul numero
degli elementi attivi. In questo caso il contributo medio è pari a 100:123=0.81. Il coseno quadrato (c.q.), o
contributo relativo, esprime invece la proporzione in cui un asse spiega la varianza di una modalità; fornisce
pertanto informazioni su ciascuna variabile ma non sul fattore.
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miasse positivo, indicano che l’esperienza della morte ha provocato una maturazione vitale (“nuove
energie”), che si manifesta nella “consapevolezza sociale”, la quale impone l’assunzione di “nuoveresponsabilità” per “trasmettere-agli-altri” quanto appreso, trasformando la privazione in dono
(“privaz-donare”, “aiutare-dà-significato”). Il rafforzamento del legame familiare e la capacità di
mettere in gioco il dolore nel rapporto interpersonale (“condivid-dolore-coppia”, “espressionedolore”), nonché la percezione di mantenere un contatto con il figlio (“presenza-figlio”) sostiene il
vissuto di identità tra passato e presente (“rimasto-me”). Di converso, sul semiasse negativo si colloca la visione del mondo in cui prevalgono le tonalità tragiche inerenti al sentimento di vita ferita,
umiliata e rifiutata (“vita-calpestata”, “rifiuto-vita”), dunque alla “perdita-di-senso”, all’“impotenza”, e al sentimento di impoverimento. La “perdita-del-figlio” è talmente dolorosa che è meglio non
ricordarlo (“evitare-ricordo”) subendo il vissuto di sconfitta in cui si estinguono le stesse capacità
genitoriali (“perdita-forza-genitoriale”) nei confronti dei figli superstiti. L’isolamen-to non è sentito
solo all’interno della famiglia ma anche a livello sociale, poiché gli altri sono percepiti come
“allontanati”. L’evento luttuoso ha sancito un punto di non ritorno tra il prima e il dopo recidendo la
continuità dell’identità attuale (“essere diversi”, “non-più-come-prima”) rispetto a quella passata in
cui l’esser “socievole” è ricordato come un tratto caratterizzante della propria personalità.
L’“eredità-della-morte” è dunque una rottura del tempo esistenziale ove né il rifugio nel passato né
la progettualità futura sono in grado di restituire la speranza (“felicità-impossibile”, “desiderionormalità”).
Nella Tabella 2 è possibile vedere come si distribuiscono le caratteristiche degli intervistati (variabili illustrative) in base ai termini costituenti il primo fattore. Sulla polarità negativa
si collocano gli uomini, con livelli di istruzione medio e superiore e non impegnati in attività
lavorative. La perdita recente di un figlio adulto o bambino, accompagnata dall’assenza di altri
figli o dalla presenza di figli già autonomi si associa alla difficoltà nell’elaborazione del lutto
che cede verso il rifiuto della vita. È in questo orizzonte che si collocano dunque coloro che
Tabella 2. Fattore I. Coordinate e valori test delle variabili illustrative.
Variabili illustrative
SEMIASSE POSITIVO
SEMIASSE NEGATIVO
Cordinata
Valore
test
Cordinata
Valore
test
Sesso
femmine
.19
12.1
maschi
-.41
-12.7
Età genitore
media
.95
32.0
bassa
-.40
-9.7
alta
-.61
-23.1
medio
-.04
-1.4
alto
-.34
-7.5
Livello Istruzione
basso
.24
7.1
Attività lavorativa
presente
.03
1.0
assente
-.03
-1.3
Altri figli
presenti
.05
3.0
assenti
-.10
-3.3
Età altri figli
giovani
.40
8.0
adulti
-.06
-2.8
Distanza dal lutto
lontano
.53
21.1
recente
-.44
-21.6
Età figlio defunto
media
.73
25.0
bassa
-.26
-9.6
alta
-.72
-17.7
Altri Lutti
presenti
.53
13.1
assenti
-.18
-13.8
Cluster
Rimed-relig.
.23
7.0
Nessun-rimed.
-.27
-8.7
Rimed-sociale
.05
1.0
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non sanno trovare un rimedio. Più capaci di elaborare il dolore della morte (semiasse positivo)
sono le donne che lavorano, con basso livello di istruzione, attente ai bisogni di altri figli. Il
ricorso al rimedio religioso e al rimedio sociale caratterizzano questo universo di elaborazione
positiva del lutto.
Il secondo fattore (Tabella 3) vede opporsi due diversi universi emozionali legati al lutto: rabbia versus colpa. Sul semiasse positivo i termini “ingiustizia” e “rabbia” associati al percepire la perdita del figlio come l’aver calpestato la vita (“vita-calpestata”) annunciano un forte
risentimento. Ma l’aver perso il figlio è come aver perso la vita (“figlio-vita”, “doppio dolore”)
e questo vissuto abissale trasforma la negatività in “impegno-per-prevenzione” ossia in una
lotta contro ciò che è massimamente ingiusto in nome del figlio (“lottare-per-figlio”). Nel semiasse negativo la vita relazionale era legata al figlio (“socievole”), ricordato come portatore
di valori morali (“figlio-morale”): il lutto produce dunque un ritiro dalla vita stessa (“rifiutovita”) per un vissuto di colpa che le relazioni sociali non possono estinguere. Rispetto a questo
secondo fattore è importante osservare con attenzione la tabella relativa alle variabili illustrative, perché è possibile individuare un processo evolutivo significativo. Il semiasse positivo, che
interessa coloro che hanno perso il figlio da molto tempo e non hanno saputo trovare un rimedio (sociale o religioso) mantengono vivo un forte vissuto di risentimento e sostengono la necessità di evitare ad altri un’esperienza così tragica che lascia una ferita inguaribile. Al contrario, il semiasse negativo accoglie coloro che, più giovani, più istruiti, hanno perso il figlio da
poco e vivono un forte senso di colpa al quale cercano di offrire rimedio attraverso la fede
(religione) e l’impegno sociale.
Tabella 3. Fattore II. Rabbia versus colpa Variabili attive: sintesi dei contributi assoluti (C.A.)
e relativi (C.Q.)
SEMIASSE POSITIVO
SEMIASSE NEGATIVO
Cordinata
C.A.
C.Q.
Cordinata
C.A.
vita-calpestata
3.99
46.4
.78
ingiustizia
2.00
12.7
rabbia
1.38
figlio-vita
C.Q.
socievole*
-0.75
1.9
.12
.74
rifiuto-vita
-0.43
1.2
.11
6.8
.64
colpa
-0.65
1.1
.05
1.15
4.0
.43
figlio-morale
-0.49
0.8
.07
Impegno-preven
1.02
3.7
.31
doppio-dol
1.28
2.3
.55
lottare-per-figlio
1.12
1.7
.18
Le variabili illustrative del secondo fattore si distribuiscono nella seguente modalità: sul
semiasse positivo, contrassegnato dal risentimento si distribuiscono le modalità delle variabili
illustrative relative al genere maschile con basso livello di istruzione, età avanzata ed assenza
di occupazione lavorativa. I figli superstiti hanno già raggiunto un’età adulta e lo stesso figlio
defunto aveva più di 25 anni. Il lutto, vissuto prevalentemente come esperienza privata, risale
ad un passato lontano ed è stato seguito da ulteriori esperienze di perdita. Sul semiasse positivo
si dispongono perlopiù le donne di età media e bassa e livello di istruzione medio e alto che
hanno perso in anni recenti un figlio bambino o adolescente. Inoltre, il polo negativo è rappresentato dalla presenza di attività lavorativa, presenza di figli superstiti di minore età ed assenza
di altri lutti negli ultimi tre anni.
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Tabella 4. Fattore II. Coordinate e valori test delle variabili illustrative
Variabili illustrative
SEMIASSE POSITIVO
SEMIASSE NEGATIVO
Cordinata Valore test
Cordinata Valore test
Sesso
maschi
.23
7.0
Femmine
-.11
-7.0
Età genitore
alta
.21
7.1
bassa
-.25
-6.0
Media
-.08
-2.8
Medio
-.24
-9.9
Alto
-.16
-3.6
Livello Istruzione
basso
.40
13.0
Attività lavorativa
assente
.32
13.0
Presente
-.27
-13.2
Altri figli
presenti
.11
7.0
Assenti
-.23
-7.3
Età altri figli
adulti
.20
9.0
Giovani
-.15
-3.0
Distanza dal lutto
lontano
.03
1.0
Recente
-.02
-1.2
Età figlio defunto
alta
.58
14.0
bassa
-.32
-11.8
media
-.01
-0.5
Altri Lutti
Presenti
.02
0.6
Assenti
-.01
-0.6
Cluster
Nessun-rimed
.32
10.0
Rimed-relig.
-.18
-5.7
Rimed-social.
-.16
-5.0
3. Incrocio dei due fattori e discussione dei dati
Dall’incrocio dei due fattori risulta un piano fattoriale in cui è possibile riconoscere tre
aree di prevalenza semantica. Se leggiamo il grafico 1 in senso orario, rileviamo:
• Area del risentimento e della riscossa del figlio: nel primo quadrante si colloca la prima area, che conferma la presenza di un vissuto di risentimento, ingiustizia cui non è stato ancora possibile offrire rimedio. È questo un territorio in cui la consulenza familiare può permettere ai genitori di considerare la morte al di là della percezione di ingiustizia subita, tanto da
non ridurre l’elaborazione della scomparsa del figlio ad un’impossibile azione di riscossa nei
suoi confronti (restituirgli ciò che gli è stato ingiustamente tolto). Il tratto evidente di tale simbolica è legato infatti al vissuto di impotenza che la morte comporta rispetto al rimedio da offrire alla perdita che viene in tal modo considerata definitiva e che muove ad azioni inadeguate
a ripristinare integralmente il senso della vita.
• Area della pro-socialità e del cambiamento Tra il secondo e il terzo quadrante si colloca le seconda area, dove l’offrire aiuto agli altri, la presa in carico di nuove responsabilità e la
condivisione mostrano di costituire un forte fattore di protezione nel mantenere salda l’identità
individuale e genitoriale. È questo l’ambito in cui l’attività sociale, la condivisione delle esperienze, la ridefinizione dei valori che danno senso alla vita restituisce ai genitori la forza della
progettualità e la volontà di non arrendersi alle istanze depressive. È ipotizzabile che in questa
realtà la consulenza familiare si ponga come momento di sostegno per il rafforzamento della
progettualità positiva, permettendo di elaborare i momenti del ricordo doloroso e reinscriverli
nella nuova realtà che viene progressivamente conquistata.
• La terza area, collocata nel quarto quadrante, illustra la dimensione più dolorosa del
lutto e l’incapacità di elaborarlo. In questo ambito semantico infatti non si presenta né la progettualità di quello precedente e neppure una sorta di reazione come nel primo. Vediamo quin-
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di descritta una risposta tendenzialmente depressiva nel gestire il lutto che corrisponde ad una
perdita sostanziale di identità, dove tutto non è più come prima e la storia precedente all’evento tragico non deve essere ricordata perché troppo dolorosa. Il trauma ha dunque infranto l’intero arco del tempo esistenziale: il passato viene ferito nell’accesso al ricordo, il presente è
straziato dal vuoto della perdita e il futuro rimane mutilato della capacità di progettazione. In
questo spazio la colpa è vissuta in forma paralizzante. Per tali soggetti è dunque necessario che
la consulenza familiare analizzi attentamente le dinamiche della colpa tra responsabilità e sentimento di impotenza, al fine di ricostituire un’autostima positiva e la possibilità di riformulazione del ruolo genitoriale per il futuro.
1,5
rabbia
F-vita
lottaperF
ingiustizia
1
ETA G2
new -responsab
prevenzione
new -energie
0,5
doppio-dol
condiv-dol
impotente
Fattore 2
rifiuto-zombie
riscop-val
aiut-dà-signif
ETA G3
-1,5
rifiuto-vita
disagio-al
0
-1
-0,5
0
una-diversa
np-come-prima
np-forza-gen
fel-impo
F-morale
p-F
rimasto-me
impe-per-al
serenità
al-allont
-2
accet-dol
accet-trasf
evit-ricordo
0,5
consap-soc
privaz-donare
Attivo
1
1,5
presenza-F
appreso-F
ered-morte -0,5
colpa
impoverito
-1
-1,5
Fattore 1
Figura 1- Piano fattoriale: incrocio primo e secondo fattore
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2
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Volume 10, Numero 3, 2005, pag. 311
Volume 10, Numero 3, 2005, pag. 312

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