“Death Note”: “consigliato ad un pubblico che sa

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“Death Note”: “consigliato ad un pubblico che sa
CFP NEWS
La newsletter settimanale
del Centro di Formazione Politica
Anno 4 Numero 118 – 7 marzo 2008
www.formazionepolitica.org
a cura di Alessandro Fanfoni
Carissimi lettori,
siamo lieti di inviarvi la Newsletter n. 118.
Buona lettura!
La Redazione
Sommario:
Alessandro Fanfoni
Il punto/ Veltroni è senz’altro un buon inizio, speriamo abbia il tempo di migliorare
Davide Biassoni
La Spagna alle urne
Simone Comi
L’elezione di Dmitry Medvedev, punto di partenza per una nuova Russia?
Fabrizio Tonello
Osservatorio Usa 2008/ Clinton vs. Obama: il rompicapo democratico
Valentina Pasquali
Osservatorio Usa 2008/ 48 ore con le donne di Hillary
Stefano Florio
L’insostenibile vacuità della politica italiana
Anna Dolci
Generazione Walter
Valerio Pulga
“Death Note”: “consigliato ad un pubblico che sa riflettere”!
Valerio Pulga
“Death Note”: “consigliato ad un pubblico che sa riflettere”!
“Una pace ottenuta con gli omicidi e il terrore non è una vera pace”. Questa frase viene pronunciata
da un poliziotto nel manga Death Note, un fumetto giapponese (da cui sono tratti 2 film “live
action” e una serie “anime” di 37 episodi) che ha conquistato dal 2003, data di pubblicazione in
Giappone, i giovani di tutto il mondo (tra le diverse lingue in cui è stato tradotto troviamo l’inglese,
il tedesco, il francese, il cinese e l’ italiano).
Ma perché Death Note, consigliato ad un pubblico maturo, è più di un fumetto? Esiste un vero e
proprio intreccio tra la finzione del manga e la realtà.Nell’ottobre del 2007, vicino a Bruxelles in
Belgio, sulla scena di un omicidio è stato trovato un messaggio legato a Death Note: “Watashi wa
Kira desu”, “Io sono Kira” ( “Kira” nel manga è il soprannome dato a colui che per primo ha ucciso
utilizzando i poteri del “Death Note”; il termine deriva dalla pronuncia giapponese dell’inglese
“killer”). In Cina Death Note è finito nell’ “Indice dei Libri Proibiti” dopo che molti genitori hanno
trovato nelle mani dei figli delle imitazioni dei “diari della morte”. Negli Stati Uniti (Richmond,
Virginia) alla Franklin Military Accademy, uno studente è stato sospeso per aver creato la propria
lista della morte (con i nomi dei propri compagni di classe) su un quaderno simile a quello del
manga. Inoltre non ci si deve scordare dei diversi riferimenti alla simbologia cristiana presenti nel
manga. La copertina di ogni volume ha come sfondo una croce; l’abbigliamento di un personaggio
(Misa) è composto molte volte da croci e da altri riferimenti cristiani; infine all’inizio del sesto
volume un’illustrazione cita “La creazione di Adamo” di Michelangelo, ma al posto di Dio che
allunga la mano verso l’uomo ci sono degli scheletri con in mano falci ( il culto degli Shinigami è un
fenomeno abbastanza recente in Giappone e deriva da una distorsione della tradizione europea e
cinese).
In Italia i primi numeri della serie pubblicata da Panini (costo 3.90 euro) sono subito andati
esauriti, raggiungendo poi su e-bay quotazioni molto elevate; la casa editrice, gestendone la
tiratura, ha provveduto a riproporre il fumetto in versione “gold” da libreria (dimensione
giapponese con sovraccopertina a 5.90 euro) e “gold” da edicola (senza sovraccopertina a 4.50
euro). Ma come è stato possibile per i contenuti di un fumetto attraversare i confini del mondo
reale?
L’opera ideata e scritta da Tsugumi Ohba e disegnata da Takeshi Obata è stata pubblicata dal 2003
al 2006 sul settimanale Weekly Shonen Jump per un totale di 108 capitoli raccolti in 12
“tankobon” (particolare formato di pubblicazione cartacea di circa duecento pagine). Un indizio
sulla particolarità dell’opera ci viene data dalla successiva pubblicazione del 13° volume dal
significativo titolo Death Note 13: How to Read.
Vediamone alcuni ingredienti.
Il protagonista si chiama Light Yagami: già nel nome si possono trovare delle peculiarità. Il
cognome di Light letto all’incontrario diviene “iamgay” e il nome, benchè scritto con l’ideogramma
che vuol dire “Luna”, viene pronunciato in hiragana (sistema di scrittura sillabico) al fine di
mantenere nella trasposizione in caratteri latini il concetto di “Luce” – cosa che diviene assai
significativa in riferimento al ruolo del protagonista. Light, figlio del capo della sezione omicidi della
polizia giapponese, studente modello ma annoiato dalla routine “rinasce” quando, nel 2003 (il
manga non è ambientato in un ipotetico futuro ma nel presente), trova (per caso?) il diario di uno
Shinigami (dio della morte) che permette di uccidere chiunque scrivendone il nome. Stanco di
essere circondato da crimini e corruzione Light (Kira) cercherà di diventare il “dio del nuovo
mondo”, un mondo di cui lui deciderà le leggi.
A contrastare il nostro eroe (?) ci penserà il migliore detective al mondo, “ L”: avrà inizio così una
sfida di ragionamento e razionalità. Per rendere tutto più denso di significati Tsugumi Ohba ci
regala figure e tematiche degne di essere trattate in capitoli a se stanti: la famosa modella (benchè
ancora ragazzina) che per amore userà, anche a costo della vita, il “Death Note” in suo possesso a
favore del protagonista ( Misa Amane); il servitore umile ed obbediente pronto a sacrificarsi per il
proprio “eroe”(Teru Mikami ); il padre e poliziotto modello che, nonostante sia tormentato dalle
accuse al figlio, è pronto a lasciare il lavoro pur di catturare il “killer” (Soichiro Yagami); le
molteplici “idee di giustizia” impersonate da Mello e Near ; gli Stati Uniti e la loro relazione con il
Giappone; il desiderio di possedere l’arma “Death Note” e il parallelismo USA/Kira, sedia elettrica/
“Death Note”; la polizia e il rapporto con i poteri forti della politica e dell’economia (una
multinazionale è riuscita a bloccare, nel manga, le indagini della polizia); i “Death Note” con le loro
regole (ci possono essere solo 6 “Death Note” in mano agli uomini, si può specificare la causa della
morte entro 40 secondi, si hanno 6 minuti e 40 secondi per i dettagli ecc.) e infine gli Shinigami,
che, come gli dei dell’antica mitologia, sono annoiati e pronti a giocare con la vita degli uomini.
Tornando alla citazione iniziale ci si domanda però chi non desidererebbe un mondo senza crimini e
guerre? Quale costo saremmo disposti a pagare? In questa circostanza non sarebbe giusto
appellarsi alla logica machiavellica del fine giustifica i mezzi? Light è dunque un eroe o uno
spietato assassino? E cosa dire di “L”, che per l’intero primo volume non appare se non tramite un
PowerBook G4 Macintosh bianco su cui trasmette una grande “L” nera in carattere “Old London”?
Sarà lui a divenire il salvatore delle coscienze dei lettori? Un personaggio dall’ aspetto scostante e
dai comportamenti singolari ma di grande intelligenza e rigidità di vedute: un crimine è un crimine,
indipendentemente da chi sia la vittima o l’assassino. La sfida è appassionante e molte volte di
difficile interpretazione.
Quale “giustizia” infine prevarrà?
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