Anno XXXXI, 1753 Firenze, 22 settembre 2010

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Anno XXXXI, 1753 Firenze, 22 settembre 2010
Anno XXXXI, 1753 Firenze, 22 settembre 2010 Esce il sabato abb. post. legge 662/96, art. 2, c. 20, lett. b Direttore Francesco Canosa
Da L’attenzione solo informazione
affidabile e indipendente
Agipress: periodico settimanale
(sottotitolo L’attenzione)
iscritto Tribunale di Firenze n. 4067
Editoriale
Utopie moderne e... difficoltà quotidiane
Come sarebbe bello se i politici attuali invece di spulciare e
cercare pecche nello schieramento avversario attuassero il
“silenzio stampa” o tutt’alpiù parlassero solo per spiegare al
Paese quali sono i provvedimenti presi o da prendere dal
Governo per uscire definitivamente dal guado della crisi ed
incominciare a dare fiducia alle famiglie che ogni giorno lottano per far quadrare il proprio bilancio, mentre i politici
che notoriamente stanno bene (economicamente parlando)
discutono di beghe partitiche, di divisioni, di creazione di
sotto-partitini. Le famiglie italiane hanno dovuto, molto
spesso, chiedere un finanziamento (a volte ricorrendo anche
agli strozzini per la “chiusura” preconcetta delle banche)
anche per poter acquistare libri. TRA LIBRI, CARTELLE,
ASTUCCI E QUADERNI LA SPESA TOTALE PER
FAMIGLIA SFIORA I 1.000 euro.
Molto spesso sono costretti ad intervenire i nonni (quando
possono!) per sostenere le spese scolastiche dei propri nipoti. Nonni che avendo vissuto la loro giovinezza lavorativa
nel tempo della ricostruzione del paese dopo la grande guerra, sono riusciti, anche risparmiando sul cibo, ad accumulare
un piccolo “gruzzolo” in vista della vecchiaia.
Ma essere riusciti a mandare a scuola i ragazzi non basta!
L’anno scolastico è lungo e tante saranno ancora le spese da
affrontare: l’abbigliamento, il trasporto, lo sport...
Intanto i nostri litigiosi politici (dominati da arroganza, ignoranza, arrivismo) si mettono la benda sugli occhi e non vedono ciò che succede nella maggior parte delle famiglie italiane, tanto loro spesso mandano a studiare i propri figli in
costosi collegi se non addirittura in scuole internazionali per
mantenere alto il loro status symbol. Colpa grave soprattutto
per quei politici cattolici che calpestano il Vangelo che ci
insegna ad aiutare gli altri affinchè siano meno poveri e ad
avere il necessario per la propria dignità e la propria esistenza. E’ forse utopia anche questa?
Ci chiediamo se dobbiamo sperare che ritorni quel passato in
cui si faceva politica vera, per gli elettori e non per se stessi,
per portare avanti gli ideali di tutti, non di pochi (eletti!) e
per cambiare lo stato civile ed economico di ogni cittadino
che aveva espresso la sua adesione a quel partito dandogli il
voto, che sembra orami un’espressione che ha perso la sua
caratteristica di democraticità.
Una domanda, che siamo, sicuri, resterà senza risposta perchè non c’è peggior sordo di chi ... non vuol sentire!
Forse la nostra è solo utopia sperare che la politica sia meno
faziosa e rivolta, almeno nella gran parte, agli interessi della
popolazione nel suo complesso.
La contemporaneità porta con sé la fine delle ideologie, delle
grandi narrazioni?
Il processo, in realtà, non si è sviluppato negli ultimi dieci
anni. È un percorso lungo che, come gia segnalava Daniel
Bell nel 1950, radica, da un lato, nel disallineamento tra le
promesse contenute nel “verbo” ideologico e i problemi reali
della società e, dall’altro lato, nell’omologazione dogmatica
dei percorsi proposti.
Quella che si è andata affermando nel corso degli ultimi 50
pag.
2
Editrice Agipress s.a.s.
anni è stata, sul fronte dei fini e dell’agire politico, una tendenza che possiamo definire “rinunciataria” (come la chiamerebbe Rorty). Una politica che ha scambiato i mezzi per fini e
che ha rinunciato allo sviluppo di una critica permanente della
società, per lo sviluppo di scelte e azioni contingenti.
Si tratta di una politica dal pensiero “corto”, che ha smesso
di essere risposta ai bisogni cogenti, sempre più complessi e
articolati, della contemporaneità postmoderna.
Il filosofo Slavoj Zizek afferma che oggi è più che mai
necessario mantenere aperto “lo spazio utopico di un’alternativa globale” al sistema contemporaneo. E a chi gli fa
notare che ne mancano i contenuti, il filosofo ribadisce la
necessità di lasciare aperta la porta dell’utopia “anche se tale
spazio deve restare vuoto in attesa di un contenuto” .
Il termine utopia, come si ricava dalla sua matrice greca (è
coniato sulle parole ou – “non” – e topos – “luogo”) indica una
specie di non-luogo, un qualcosa che non esiste, ma presuppone
anche che, chi professa un’ipotesi utopica abbia fede nella propria immaginazione politica, creda “che il migliore dei mondi
non sia soltanto pensabile, ma anche possibile” .
Nella dimensione politica moderna, il termine “utopia” ha
assunto un valore negativo. Essa è divenuta sinonimo di
astrazione, di favola raccontata. Spesso, inoltre, si è sovrapposto questo termine con quello di ideologia. Un esempio
tipico è offerto da Mannheim, il quale assimila il termine
utopia a quello di ideologia. Per il sociologo tedesco esistono
le ideologie rivoluzionarie (il comunismo e le idee libertarie), che sono per lui le utopie, e le ideologie vere e proprie,
ovvero quelle conservatrici .
Angelina Aino
La vedova sconsolata...
il problema non è solo politico, ma
anche sindacale, sociale.
Non è più il tempo del mio povero
marito sindacalista quando al primo
poso si poneva la dignità del lavoratore ed il diritto ad essere rispettato per
il contributo che dava al formarsi
della ricchezza del cosiddetto padrone
e dello Stato.
Oggi c’è chi si arricchisce sulle spalle
dei lavoratori (basta vedere quante
“morti bianche” si verificano perchè
c’è chi vuole risparmiare sulla sicurezza!) che sono disarticolati e, purtroppo, divisi tra di loro, solo per
beghe di sindacalisti politicanti!
Signore Iddio,
se solo mi dai la speranza che possa
vivere l’utopia dell’ugualianza, allora
... raccoglimi pure accanto a quell’anima benedetta
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
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Francesco Canosa (cell. 338-8991213)
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Gli argomenti più importanti
pag.
2 (*)
*-Utopie moderne e ... difficoltà quotidiane
*-Portare “in gita” la scuola in montagna
4
*-A proposito di Basilea3
6
*-Il Federalismo
7
10-11
*-Notizie dalla Tosscana
14
*-Il problema casa
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16-17 (*)
*-Giornata mondiale sul suicidio
*-La castanicoltura in Toscana
18
*-Moda capelli per l’autunno
20
*-Problemi legati alla salute
22-23 (*)
24
*-Il cibo “avvicina” il mare alla montagna
*-Abolire il Tribunale dei minori e far nascere un giudice
ad hoc per gestire in tempi rapidi le separazioni e
le esigenze dei bambini
26-27 (*)
*-Verso il Festival dell’e-book
29
*-Il Parlamento europeo “scopre” la montagna
30
*-Quando gli estremi si toccano: da Veltroni a Fini
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Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
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3
32 (*)
Politica
Asssunzione di responsabilità del Mezzogiorno
Toscana. Partono “stati generali della scuola”:
idee e progetti entro il 30 ottobre
materiali e immateriali. E’ una grande
risorsa se si ha anche il coraggio di abolire nel Sud ogni sussidio ed assistenza per
concentrare ogni risorsa a premiare con la
leva fiscale chi produce nuova ricchezza
reale”.
Il contributo di Uncem con un progetto
per portare gli studenti in gita in montagna
Firenze
[email protected].
Questo l'indirizzo cui inviare entro il 30
ottobre idee e progetti per una scuola di
qualità secondo quanto previsto da un percorso (“Gli stati generali della Scuola
Toscana”: www.regione.toscana.it/statigeneraliscuola) voluto dalla vicepresidente, e assessore toscana all'istruzione, Stella
Targetti (nella foto).
«Non si vince nulla e non ci sono denari in
palio: la nostra proposta si colloca su un
terreno diverso», precisa la vicepresidente. «Vogliamo un cantiere aperto di partecipazione civica e di coinvolgimento
effettivo alle sorti di un ambiente, la scuola, che appartiene a tutti e le cui odierne
difficolà devono preoccupare tutti».
In questa prima fase, che si concluderà fra
40 giorni, chiunque può presentare contributi attorno a due aree principali: il sistema della governance territoriale e della
innovazione organizzativo-gestionale della scuola (rapporti fra scuola ed enti locali,
nuove architetture scolastiche, forme
organizzative e gestionali, reti fra scuole);
l'innovazione metodologico-educativa
(piani integrati d'area, formazione professionale, progetto infanzia, didattica innovativa, diritto allo studio, rapporti tra
scuola e famiglia anche per un uso critico
dei media). Gli elaborati possono essere
presentati sia da singole persone (insegnanti, studenti, genitori, amministratori,
ricercatori, pedagogisti) sia da soggetti
pubblici (enti locali e scuole, sindacati e
associazioni).
In posta elettronica i progetti dovranno
essere inviati in forma sintetica (non oltre
5 mila battute) e saranno valutati da un
apposito comitato scientifico presieduto
da Marco Lodoli, insegnante e scrittore.
A sostegno degli “stati generali” gli uffici
regionali prevedono una campagna comunicativa. «Ma ciò che più ci teniamo a
comunicare – conclude Stella Targetti –
va ben al di là di qualche slogan azzeccato. Oggi la scuola, in tutto il Paese e dunque anche in Toscana, vive un preoccupante periodo critico: nonostante l'impegno profuso da insegnanti, istituzioni loca-
pag.
4
li e forze sociali, c'è ancora molto da operare per far ritrovare alla scuola un ruolo e
una centralità oggi smarriti. Sostenere processi innovativi valorizzando al massimo
risorse, e potenzialità, insite nell'autonomia
scolastica è un percorso necessario per aiutare in un autentico miracolo: tornare a far
innamorare della scuola l'intera comunità»
All’iniziativa, giudicata molto interessante, ha deciso di partecipare
anche l’Uncem, che rappresenta 168
comuni montani.
“La nostra idea - dice Oreste Giurlani, presidente di Uncem- è quella di presentare
alla Regione Toscana, quindi alla vicepresidente Stella Targetti, un progetto che
miri a favorire le gite scolastiche in montagna per allievi di ogni tipo di scuola per
verificare dal vivo le eccellenze che la
montagna offre. Parlo di cultura, agricoltura, ambiente, lavoro. La montagna offre
la possibilità di studiare Pievi, monasteri,
basiliche, scoprire l’importanza del lavoro
artigianale (dall’alabastro al marmo, al
legno), e quindi antichi mestieri e tradizioni. Vedere da vicino come funziona un
mulino ad acqua, come si farinano le
castagne. Osservare gli alveari di api e
capire la produzione del miele. Utilizzare
percorsi di trekking per il benessere psicofisico, scoprire la bellezza affascinante
delle grotte, percorrere l’itinerario toscano
della Via Francigena...
Una volta varato, il progetto sarà trasformato in una pubblicazione da far circolare
nelle scuole e tra le famiglie, per invitare
docenti e genitori a portare gli studenti in
montagna, a contatto non solo con la natura ma anche con esperienze di vita sconosciute nelle città.
In tal senso l’Uncem organizzerà anche un
serie di incontri con le 19 Conferenze a cui
fanno capo i 168 sindaci montani che
compongono la base dell’Uncem, tramite
le 14 Comunità montane e le 5 Unioni speciali di comuni.
Le nuove proposte per il turismo scolastico in Piemonte
La montagna piemontese rilancia la sfida alle grandi capitali del turismo scolastico e
invita i docenti e gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado del Piemonte e
dell’Italia a scegliere una delle 102 proposte di viaggio d’istruzione contenute nella
terza edizione del catalogo “A scuola di montagna”.
Il catalogo, completamente rinnovato rispetto alle prime due edizioni, contiene 102
proposte di viaggio d’istruzione (il 15% in più rispetto al 2009) da uno a tre giorni
nelle vallate alpine piemontesi. Verrà distribuito in 14 mila copie a tutti i dirigenti
scolastici, agli insegnanti, agli educatori delle scuole piemontesi.
«Grazie ai pacchetti realizzati dai tour operator con le Comunità montane e l’Uncem
– ha spiegato Lido Riba – lo scorso anno scolastico sono stati 9 mila i bambini e
ragazzi che hanno potuto conoscere direttamente le grandi ricchezze culturali delle
montagne che rappresentano il 46% del territorio piemontese. Sono rimasti affascinati, con i loro insegnanti, dalle bellezze delle terre alte, spesso sconosciute benché
siano a pochi chilometri dagli istituti scolastici. L’Uncem, con la collaborazione della
Regione Piemonte, crede nel valore dell’immenso patrimonio da scoprire in montagna, alimentando una forma di turismo nuova, di cui le nostre vallate alpine hanno
estremamente bisogno».
Una collaborazione quella con l’Uncem partita tre anni fa: «Grazie all'Uncem siamo
riusciti a far conoscere le Valli Orco e Soana fuori dai confini regionali a migliaia di
potenziali giovani turisti. Siamo partiti tre anni fa proponendo svariati pacchetti, ma
solo tre vennero considerati all'altezza del catalogo. L'anno scorso siamo passati a
quattro e in questa edizione addirittura ad otto percorsi educativi».
I titoli scelti per i percorsi e le attività di laboratorio delle valli Orco e Soana sono:
“Scoprinatura”, “Sulle tracce di Vittorio Emanuele II°”, “Il Medioevo intorno a noi”,
“In rifugio nel Parco”, “L'acqua che accende la lampadina”, “I colori dell'autunno”,
“Rame e mastri ramai”, “Pedalare, arrampicare, camminare in Valle”.
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Il Paese chiede oggi alla politica una forte
assunzione di responsabilità istituzionale
per guidare l’Italia definitivamente fuori
dalla crisi e rilanciare la crescita e lo sviluppo”.
Lo ha sostenuto , aprendo la festa di “NOI
SUD” Vincenzo Scotti (nella foto).
“Il Governo ha adottato, vincendo anche
contro facili demagogie e chiusure corporative, misure di finanza pubblica severe
ma necessarie per evitare una crisi della
finanza come è avvenuto in altri Paesi a
partire dalla Grecia. Con queste misure il
Governo ha avviato anche un duro ma
indispensabile percorso di cambiamento
per portare tutti i centri di spesa - nazionali e locali – a tagliare sprechi e recuperare
efficienza. Questo in vista anche di un
federalismo fiscale solidale che imponga a
tutti di fare i conti con le risorse disponibili che, occorre ricordare, vengono alla fine
reperite sempre dalle tasche dei cittadini .
Il Governo sta anche realizzando riforme
fondamentali – come quella universitaria
- per dare non solo ai giovani la possibilità di entrare nel mondo del lavoro globale con la preparazione necessaria,ma
anche rendere moderno il Paese.
Ora però è tempo di un passo in avanti
nell’azione di Governo per rilanciare crescita ed occupazione con riforme coraggiose, politiche ed interventi pubblici adeguati. Stato, imprenditori e sindacati sono
chiamati ad un’azione sinergica, cambiando anche culture , ricette e comportamenti
che costituiscono ostacolo a vincere le
sfide globali e cogliere le occasioni per le
nostre esportazioni e per integrazioni economiche produttive con i Paesi emergenti
dall’Estremo Oriente all’America Latina
e in particolare al Mediterraneo allargato
dai Balcani alla Turchia al Golfo ed ai
Paesi del Nord Africa “.
La ripresa della crescita in Italia non è
possibile se si continua a comportarsi
come se il Paese finisse alla Capitale ignorando il Mezzogiorno. Se si continua su
questa strada e non si interviene con un
programma forte, il Sud resta una palla al
piede dell’Italia. Il Sud è una grande risorsa se l’Italia investe risorse per dotarlo di
quelle nuove infrastrutture moderne,
***
NOI SUD è profondamente convinto che
per dare credibilità alla proposta di scommettere sul Sud come risorsa del Paese
tutto intero “ci vuole un impegno straordinario delle Istituzione e della Politica del
Mezzogiorno per cambiare modi di governare e di utilizzare le risorse pubbliche in
modo efficiente e produttivo.
NOI SUD è convinto che nel Mezzo-giorno ci siano le energie e le volontà per una
nuova immagine del Sud moderna efficiente e produttiva. Ci sono centri di
eccellenza scientifica , patrimoni culturali,
volontà e capacità imprenditoriali che
possono sostenere, se chiamate in causa,
un vero rinnovamento delle Istituzioni e
della società meridionale .
***
NOI SUD ritiene che sia tempo di scelte
coraggiose e rigorose da attuare con una
vera cultura e pratica della legalità, condizione essenziale della lotta per sradicare la
piaga delle mafie, contro le quali il governo con le forze dell’ordine hanno conseguito importanti risultati.”
Scotti, venendo ai nodi politici di questi
giorni, ha sottolineato: “ Berlusconi ha
indicato il Mezzogiorno come uno dei cinque punti strategici per una positiva conclusione naturale della legislatura e per il
rispetto dell’impegno con gli elettori.
Berlusconi ha indicato il Mezzogiorno
quindi come l’altra faccia della riforma
federalista delle Istituzioni.
NOI SUD nella continuità di una leale
partecipazione al lavoro della maggioranza chiede oggi a Berlusconi di essere
determinato nel dare contenuti alle proposte per il Sud con la stessa coerenza con
cui sta portando avanti il federalismo.
NOI SUD vuole essere lealmente un elemento
di pungolo e di controllo del rispetto dell’impegno meridionalista del governo. NOI SUD ritiene che siamo di fronte ad un’occasione straordinaria per il Mezzogiorno.
L’Italia deve riprendere a crescere e lo
deve fare puntando sul Mezzogiorno, oggi
e non domani. Se non lo faremo subito,
una ripresa della crescita nelle regioni
forti sarà di corto respiro e condannerà il
Sud ancora una volta all’emarginazione
,rendendo più debole tutta l’economia
nazionale e la sua capacità di competere
nel mondo globale. Un efficiente e moderno intervento nel Mezzogiorno è la strada
necessaria per una nuova fase di sviluppo
del Paese ed è la condizione per convince-
re gli italiani, che hanno paura di vedere
indebolita la propria ricchezza, che la
scelta per il Mezzogiorno è la strada
necessaria per una nuova fase di sviluppo
del Paese .”
***
Ma NOI SUD sa bene che per sostenere la
volontà del Governo di fare del Mezzogiorno uno dei punti forti della nuova fase
politica occorre una forte mobilitazione
nel Mezzogiorno. Ed è per questo che noi
rivolgiamo un invito a tutti quei Parlamentari ed eletti del Mezzogiorno che sentono forte la responsabilità verso la propria terra e che in questi giorni hanno
espresso in forme diverse il forte disagio
per una lotta politica tutta incentrata sulle
preoccupazioni di bottega e personali dei
propri partiti, di unirsi e dar vita ad un
forte movimento per il Sud.
Insieme potremo costituire un riferimento
ed una speranza, nel Parlamento e nel
Mezzogiorno. Bisogna dire no alla rassegnazione, al ribellismo senza prospettive.
Questo appello di NOI SUD non ha niente
a che vedere con tutto il gossip di questi
giorni. Si è parlato infatti di acquisti e di
vendite di ascari e di gruppi di soccorso.
NOI SUD non ha mai fatto parte, né intende farlo oggi di un tale modo di concepire
e gestire la vita politica. La nostra disponibilità per un’aggregazione più ampia e il
nostro invito nascono da una scelta ed
urgenza politica per il Mezzogiorno e
niente hanno a che vedere con le cronache
da cortile e con il gossip. Noi abbiamo
seguito e seguiamo con grande rispetto le
scelte politiche di autorevoli amici della
Sicilia, e non solo, – anche esse estranee ai
diversi pettegolezzi - e con essi speriamo
di poter realizzare una presenza più forte
in questa fase della battaglia per il
Mezzogiorno nel Parlamento e nel Paese .
Vogliamo realizzare una presenza non di
ribelli, non di piagnoni, non di ascari , non
di petenti clientelari. Vogliamo una presenza con la schiena dritta, la lealtà e la
fedeltà di alleati e non di ricattatori politici. La nostra è una presenza che si muove
nella tradizione del grande meridionalismo degli anni Cinquanta, dei De Gasperi,
dei Vanoni, dei La Malfa, dei Pastore, dei
Saraceno e dei tanti altri e lotteremo per
fare del Sud una leva essenziale per una
nuova fase di sviluppo del Paese che guardi alle trasformazioni dei nuovi Paesi
emergenti, che ieri arretrati, oggi sono
locomotiva della crescita mondiale .
***
NOI SUD prende atto che un analogo
movimento cominci a consolidarsi nel
centro del nostro Paese con gli stessi
obiettivi di ricollegare la politica con il
territorio e i bisogni dei cittadini.
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Economia * Politica
... a proposito di Basilea3
Ecco alcuni “appunti” su Basilea3. Possono essere
utili per capire che cosa può accadere nel prossimo
futuro nel sistema del credito.
Cos'è la riforma di Basilea 3?
Si tratta della riforma, attualmente allo studio, che mira a rafforzare le
banche dopo la crisi. Gli accordi di Basilea sono infatti quelli che
regolano la patrimonializzazione degli istituti di credito. La loro logica è semplice. Ogni attività che una banca svolge (dall'erogazione di
crediti alla compravendita di titoli) comporta dei rischi. A fronte di
questi rischi, gli accordi di Basilea prevedano che le banche "mettano
da parte" un tot di capitale. Attualmente sono in vigore gli accordi di
"Basilea 2", ma la crisi finanziaria ha reso necessario un loro aggiornamento: Basilea 3 intende aumentare la quantità di capitale messo da
parte dalle banche.
Cosa prevede Basilea 3?
Basilea 3 è molto articolata. In linea generale alzerà i requisiti minimi
di capitale che le banche saranno obbligate a detenere. La bozza attuale intende per esempio portare il requisito minimo di Tier 1 (un indicatore di forza patrimoniale delle banche) dal 4% attuale al 6%. Verrà
poi aggiunto un altro "cuscinetto" del 3%. L'entrata in vigore sarà
comunque molto graduale: l'entrata in regime sarà tra 7-8 anni.
Perché i banchieri sono scettici sulla riforma?
Il loro timore è che norme troppo rigide costringano le banche a
eccessive ricapitalizzazioni. Questo, secondo molti di loro, avrebbe
l'effetto di strozzare il credito a imprese e famiglie. Venerdì
Alessandro Profumo, che oltre ad essere Ceo di UniCredit è anche
presidente della Federazione bancaria europea, ha scritto una lettera a
Trichet, a Barroso e a tutti i governatori per esprimere «forti preoccupazioni» su Basilea 3. Tra i motivi di timore, anche l'effetto che la
riforma potrebbe avere sul credito.
Chi approverà questa bozza?
Basilea3 annovera i Governatori delle banche centrali riuniti nel
comitato per la supervisione bancaria. Fanno parte del comitato i
Governatori dei seguenti paesi: Argentina, Australia, Belgio, Brasile,
Canada, Cina, Francia, Germania, Hong Kong, India, Indonesia,
Italia, Giappone, Corea, Lussemburgo, Messico, Olanda, Russia,
Arabia Saudita, Singapore, Sud Africa, Spagna, Svezia, Svizzera,
Turchia, Gran Bretagna e Usa. I governatori dovranno dare il via libera alla bozza di riforma, che sarà poi sottoposta ai capi di stato del G20, che si riuniranno in novembre a Seul.
Basilea 3 diventa uno standard
Basilea 3 diventa uno standard per le banche. Almeno dal 2013.
L'accordo raggiunto tra le maggiori banche centrali del mondo sul
nuovo sistema di regolamentazione del settore bancario dovrebbe servire per prevenire il ripetersi di nuove crisi finanziarie attraverso un
maggiore rafforzamento patrimoniale delle banche. Basilea3 richiede
agli istituti di incrementare di oltre il triplo le proprie riserve.
pag.
6
Secondo le nuove regole, che entreranno in vigore dal 2013, le banche
dovranno incrementare le loro riserve a partire dal primo gennaio del
2015, con il Tier 1 che salirà dal 2% attuale al 4,5%. Oltre a ciò, dal
primo gennaio del 2019, agli istituti verrà richiesto un buffer addizionale del 2,5% per contrastare futuri periodi di stress, portando il totale
delle riserve core al 7%. Tale riserva aggiuntiva permetterà alle banche di mantenere un buffer di capitale adeguato da usare per assorbire
le perdite durante periodi di stress economici e finanziari.
Secondo Federconsumatori, "Le nuove regole sottoscritte con l’accordo Basilea 3, all’insegna di una maggiore solidità, di una maggiore trasparenza e chiarezza del sistema bancario, sono, come sosteniamo da tempo, provvedimenti indispensabili, soprattutto alla luce delle
vere e proprie catastrofi verificatesi in passato in questo settore, solo
per citare l’ultima, il crack Lehman.
Tutto ciò ha determinato pesantissime ricadute non solo per i risparmiatori direttamente coinvolti, ma anche per l’intero sistema, alimentando un clima di incertezza e mancanza di fiducia, e mettendo in evidenza i forti limiti e le inaccettabili carenze che, purtroppo, caratterizzano ancora questo settore, soprattutto relativamente al delicato aspetto delle verifiche e dei controlli.
In merito ai nuovi accordi, quindi, rivendichiamo con grande determinazione due questioni fondamentali:
- Verifiche e controlli stringenti, reali ed effettivi, che non diano
luogo, come in passato, ad una pervicace e sempre presente collusione tra organismi di controllo e sistema bancario;
- Evitare in maniera categorica che, come già qualche segnale lascia
presagire, si verifichino aumenti del costo del denaro del tutto ingiustificati, soprattutto in Italia, dove il differenziale rispetto ad altri paesi
è già superiore dello 0,5% sui mutui, e di oltre il 2% sul credito al consumo".
Non "vi sarebbe nessuna motivazione né giustificazione per tali
aumenti del costo del denaro, - dichiarano Elio Lannutti e Rosario
Trefiletti delle associazioni dei consumatori- soprattutto dal momento
che inciderebbero pesantemente sulla situazione già drammatica che
famiglie ed imprese stanno attraversando, tra cassa integrazione e
stangate di aumenti tariffari di 1.118 Euro".
Banche più solide con Basilea 3, sistema a pieno regime nel 2019
Banche internazionali più solide contro le crisi con le nuove regole di
capitalizzazione - denominate Basilea 3 - che potrebbero anche determinare una minore quantità di credito a disposizione delle famiglie e
delle imprese, in un ordinamento che, comunque, andrà a pieno regime solo nel 2019. E' sostanzialmente favorevole il giudizio dei banchieri e degli analisti poche ore dopo il varo delle regole che obbligheranno gradualmente gli istituti di credito a detenere maggiori
'cuscinetti' di capitale per assorbire le perdite potenziali e, di riflesso,
determineranno condizioni più severe su tutti i finanziamenti, da quelli delle carte di credito ai mutui. Secondo il presidente della Banca
Centrale europea, Jean-Claude Trichet e del G10 dei banchieri centrali, l'accordo raggiunto nella città elvetica sgombera il campo "dall'incertezza in diversi settori". Questo mentre secondo il G10 delle banche centrali non incombono rischi di deflazione sull'economia globale che, ha aggiunto Trichet, sta ora uscendo da una delle peggiori crisi
economiche da decenni. Trichet ha sottolineato di avere "piena fiducia" che le misure saranno pienamente adottate anche dalle autorità
statunitensi, malgrado queste ultime non avessero pienamente sottoscritto le precedenti regole di Basilea. Secondo le nuove regole il
patrimonio di base delle banche (Tier1) dovrebbe salire dal 4 al 4,5%
delle attività entro il 2013 per toccare il 6% nel 2019. Inoltre ogni
banca dovrà conservare un ulteriore "cuscinetto" del 2,5%. In totale
dunque alla fine del decennio ogni banca dovrà detenere riserve 'a
prova di bomba' pari all'8,5% delle attività.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
Ecco i numeri del federalismo
Si delineano i numeri del federalismo fiscale e i costi standard della sanità. È destinata a crescere la leva fiscale in mano ai governatori: oltre alla possibilità di azzerare l'Irap i presidenti di regione potranno manovrare a loro piacimento l'addizionale Irpef, verso l'alto
o verso il basso. Nei limiti di un "tetto" che dall'odierno 0,9% (elevabile all'1,4%) potrebbe passare al 3 per cento. A prevederlo è una
bozza del decreto legislativo sull'autonomia di entrata degli enti territoriali elaborata dai tecnici della Semplificazione e su cui è
cominciato il confronto informale con i rappresentanti delle autonomie. Anche sui costi standard nella sanità è pronta una prima bozza
di decreto: sono quattro le regioni benchmark: Lombardia, Toscana, Marche e Umbria. Per quanto riguarda i tempi, l'obiettivo dichiarato del ministro Roberto Calderoli è quello di riuscire a portare i due testi in Consiglio dei ministri già la prossima settimana. Secondo
questa tabella di marcia, la partita sull'attuazione della riforma dovrebbe chiudersi entro quattro mesi.
Industria. Istat: scendono ordinativi e fatturato
Nell’industria scendono fatturato e ordinativi. Lo rileva l’Istat per i mesi di giugno e luglio. Il fatturato dell'industria italiana ha registrato a luglio un calo del 2,7% rispetto a giugno e un aumento dell'8,9% rispetto a luglio del 2009 (+5,4% dato grezzo).
Si tratta del primo segno meno da febbraio di quest'anno.In calo anche gli ordinativi che hanno registrato a luglio -3% rispetto a giugno e un aumento dello 0,7% (dato grezzo) rispetto al luglio 2009. E’ il secondo segno meno consecutivo su base mensile.
Nel confronto degli ultimi tre mesi (maggio-luglio) con i tre mesi immediatamente precedenti (febbraio-aprile) le variazioni congiunturali sono state pari a più 3,3 per cento per il fatturato e a più 3,7 per cento per gli ordinativi.
L'indice del fatturato corretto per gli effetti di calendario ha registrato in luglio un incremento tendenziale dell'8,9 per cento (i giorni
lavorativi sono stati 22, contro i 23 di luglio 2009). Nel confronto tendenziale relativo al periodo gennaio-luglio, l’indice del fatturato
corretto per gli effetti di calendario ha segnato un aumento dell'8,1 per cento. Gli indici grezzi del fatturato e degli ordinativi hanno
registrato incrementi tendenziali, rispettivamente, del 5,4 e dello 0,7 per cento.
Nel mese di luglio gli indici destagionalizzati del fatturato per raggruppamenti principali di industrie hanno segnato una variazione
congiunturale positiva per i beni intermedi (più 0,5 per cento) e variazioni negative per i beni strumentali (meno 9,8 per cento), per l'energia (meno 2,6 per cento) e per i beni di consumo (meno 0,2 per cento, con meno 2,2 per cento per quelli durevoli e più 0,2 percento per quelli non durevoli).
L'indice del fatturato corretto per gli effetti di calendario in luglio è aumentato in termini tendenziali del 25,7 per cento per l'energia,
del 14,7 per cento per i beni intermedi, del 3,4 per cento per i beni strumentali e del 3,2 per cento per i beni di consumo (con meno 0,3
per cento per quelli durevoli e più 3,9 per cento per quelli non durevoli).
Qualche sentenza della Cassazione
Studi di settore inapplicabili se il codice attività usato nell’accertamento è sbagliato
Studi di settore “al tappeto”. È illegittimo l’accertamento fiscale nel quale è stato usato un “codice attività” non inerente rispetto ai
lavori svolti dall’impresa.
L'acquisto di un immobile può far scattare l'accertamento fiscale
Redditometro a tutto campo. È legittimo l’accertamento fiscale del reddito di un contribuente che ha comprato un immobile, anche se
da un genitore. Una eventuale simulazione dell’atto per esigenze familiari va provata dal cittadino.
Illegittimo l’incarico della direzione dei lavori dell’appalto al professionista esterno
La pubblica amministrazione. non può affidare la direzione dei lavori dell’appalto a un professionista esterno. E’ infatti obbligata a
dare la priorità al progettista incaricato o ai suoi dipendenti.
Nulla la notifica al portiere se l’ufficiale giudiziario non indica le ricerche svolte per trovare il destinatario
E’ nulla la notifica nelle mani del portiere se l’ufficiale giudiziario non dà espressamente conto delle ricerche compiute per trovare il
destinatario, e non ne attesta in modo chiaro l’assenza. E’ quanto ha affermato la Suprema Corte nella sentenza 19417, accogliendo il
ricorso di un uomo contro la cartella esattoriale.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
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7
Nello speciale la sigla PD è stata erroneamente scritta DS. Ce ne scusiamo: abbiamo provveduto a ristampare lo speciale con le correzioni
Le Commissioni permanenti
I COMMISSIONE: Affari istituzionali
II COMMISSIONE: Agricoltura
( Affari istituzionali e generali - Ordinamento degli uffici e Personale - Enti
locali - Enti dipendenti - Disciplina generale degli organismi istituiti presso il
Consiglio - Disciplina generale delle nomine e delle partecipazioni regionali Programmazione - Bilancio - Finanze e Tributi - Demanio e Patrimonio)
(Sviluppo rurale - Agricoltura - Agriturismo - Prodotti agroalimentari - Foreste - Demanio e patrimonio agricolo-forestale - Bonifica e
irrigazione - Attività venatoria - Pesca marittima e dilettantistica )
Marco Manneschi (IDV) - Presidente
Componenti: Antichi Alessandro - Vicepresidente, Venturi
Gianfranco - Segretario, Bugli Vittorio, Locci Dario, Magnolfi
Alberto, Manciulli Andrea, Spinelli Marco
[email protected]
[email protected]
E' nato ad Arezzo il 17
ottobre 1955. E' laureato in giurisprudenza
con una tesi in diritto
amministrativo.
Esercita la professione
di avvocato in uno studio associato.
Si batte per la correttezza e la trasparenza
amministrativa, per la
ripubblicizzazione dell’acqua, la tutela dell’ambiente e per un
impegno del Comune
a favore dell’economia
e del sociale.
Aderisce al gruppo
Italia dei Valori di cui
è vicepresidente.
III COMMISSIONE : Sviluppo economico
Loris Rossetti (PD)- Presidente
Componenti: Marignani Claudio - Vicepresidente, Tognocchi
Pier Paolo - Segretario, Ballini Alessia, Benedetti Roberto,
Brogi Enzo, Gambetta Vianna Antonio
[email protected]
[email protected]
(Diritto allo studio e Istruzione - Edilizia Scolastica - Ricerca e università - Formazione e orientamento professionale - Relazioni tra
scuola e lavoro - Emigrazione ed immigrazione - Beni e attività culturali - Informazione e Comunicazione - Sport )
VI COMMISSIONE: Territorio e Ambiente
(Urbanistica - Beni paesaggistici e ambientali, protezione della natura, parchi e riserve naturali - Tutela dell’ambiente dagli inquinamenti
- Tutela, disciplina e utilizzazione delle acque )
Vincenzo Ceccarelli (PD) - Presidente
Nicola Danti (PD) - Presidente
Componenti: Donzelli Giovanni - Vicepresidente, Lastri
Daniela - Segretario, Bartolomei Salvadore, Parrini Gianluca,
Romanelli Mauro, Villa Tommaso
[email protected]
Componenti: Agresti Andrea - Vicepresidente, Pellegrinotti
Ardelio - Segretario, Fuscagni Stefania, Gazzarri Marta,
Marcheschi Paolo, Sgherri Monica
[email protected]
[email protected]
Vincenzo
Ceccarelli
E' nato a Castel
S.Niccolò (Ar), il 3
Marzo del 1960. E’
sposato con
Alessandra ed è
padre di tre figlie:
Elena., Elisa e Silvia.
Alle ultime
Regionali, è stato
eletto nella circoscrizione di Arezzo nella
lista Pd, dove figurava come capolista
per aver vinto le primarie del suo partito.
Commissione Controllo
Stato di attuazione delle politiche regionali - Coerenza degli
atti con la programmazione -
IV COMMISSIONE :
Sanità e politiche sociali
(Sanità - politiche sociali - Edilizia ospedaliera - Sanità animale e veterinaria - Attività di prevenzione)
Caterina Bini (PD) - Presidente
Marco Remaschi (PD) - Presidente
E’ nata a Pistoia, città
dove risiede, l'11 settembre 1975. È laureata in
Scienze politiche, specializzata in Metodologia
della ricerca sociale ed ha
conseguito un master
post universitario in
Organizzazione industriale.
Alle consultazioni regionali del 28 - 29 marzo
2010, candidata nella circoscrizione regionale
della lista del PDRiformisti toscani, è
stata eletta per la seconda volta in Consiglio
regionale.
V COMMISSIONE:
Istruzione, formazione, beni e attività culturali
Nicola Danti
E' nato a Pelago
(Firenze) il 6 settembre 1966, è sposato,
ha tre figli e vive a
Pelago. Alle
Regionali del 28 e 29
marzo 2010, è stato
eletto nella lista del
Partito democratico
nella circoscrizione di
Firenze. È stato consigliere regionale anche
nella passata legislatura. Laureato in
Scienze politiche con
una tesi in Diritto parlamentare.
E' nato a Fosdinovo
(Ms) il 6 dicembre
1957, sposato, ha 4
figli, dipendente
Enel.
Alle consultazioni
regionali del 28-29
marzo 2010, è stato
eletto nelle liste del
Pd nella circoscrizione di Massa
Carrara. Dal 1999
entra in carica in
qualità di sindaco
Massa e la mantiene per due mandati
(fino al 2009)
(Imprenditoria - Sistema cooperativo - Artigianato - Commercio Industria - Energia - Turismo -Cave e torbiere - Acque minerali e termali - Politiche del lavoro e dell'occupazione - Cooperazione allo
sviluppo)
Componenti: Nascosti Nicola - Vicepresidente, Russo Rudi Segretario, Del Carlo Giuseppe, Ferrucci Ivan, Marini Paolo,
Staccioli Marina, Taradash Marco, Tortolini Matteo
[email protected]
[email protected]
Le Commissioni permanenti
Componenti: Mugnai Stefano - Vicepresidente, Chincarini
Maria Luisa - Segretario, Carraresi Marco, Ciucchi Pieraldo,
Lazzeri Gian Luca, Matergi Lucia, Pugnalini Rosanna
[email protected]
[email protected]
Fabrizio Mattei (PD) - Presidente
Componenti: Santini Giovanni - Vicepresidente, Bambagioni
Paolo - Segretario, Ammirati Paolo, Fedeli Giuliano, Ferri
Jacopo, Ruggeri Marco
[email protected]
[email protected]
E’ nato a Prato il 7
gennaio 1952, dove
risiede. Diplomato, ha
militato nel movimento studentesco ed
è entrato da giovane
nel partito comunista,
quindi nel Pds e successivamente nei Ds.
E’ stato assessore
all’urbanistica e vicesindaco a Prato, nella
Giunta guidata da
Claudio Martini.
Alle consultazioni
regionali del 28 - 29
marzo 2010 è eletto
nella circoscrizione di
Prato.
E’ nato ad Altopascio
(Lucca) il 16 giugno
1957 e risiede a
Ghivizzano, nel comune
di Coreglia Antelminelli,
nella media Valle del
Serchio. È sposato ed ha
due figli. Di professione
consulente aziendale. Nel
1992, attività lasciata
volontariamente per
avviare la libera professione.
Alle consultazioni regionali del 28 - 29 marzo
2010 è eletto nella circoscrizione di Lucca .
La Regione Toscana - supplemento al n. 1752 dell’11 settembre 2010 - anno XXXXI,
di Agipress-L'attenzione - Direz. Red. Amm. Firenze (50143), via Pisana 593 - tel. 055-7324580 - fax- 055-7324581 Dir. responsabile: Francesco Canosa - Autorizz. del Tribunale di Firenze n. 4067
VII Commissione - Mobilità e infrastrutture
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Paolo Marcheschi (PDL) - Presidente
Componenti: Manciulli Andrea - Vicepresidente, Carraresi
Marco - Segretario, Bambagioni Paolo, Gambetta Vianna
Antonio, Manneschi Marco, Romanelli Mauro, Venturi
Gianfranco
[email protected]
E’ nato il 23 marzo 1961 a
Firenze, dove vive. Laureato in giurisprudenza svolge
la professione di agente di
assicurazione.
Le sue esperienze politiche
iniziano nel 1994 con la
nascita di Forza Italia.
Alle consultazioni regionali
del 28 - 29 marzo 2010 è
candidato nella circoscrizione di Firenze nella lista
Popolo della Libertà. Nella
seduta di insediamento del
23 aprile 2010 entra a far
parte del Consiglio regionale della Toscana a seguito
dell'opzione di Stefania
Fuscagni per la circoscrizione regionale.
La Regione Toscana - supplemento al n. 1752 dell’11 settembre 2010 - anno XXXXI,
di Agipress-L'attenzione - Direz. Red. Amm. Firenze (50143), via Pisana 593 - tel. 055-7324580 - fax- 055-7324581 Dir. responsabile: Francesco Canosa - Autorizz. del Tribunale di Firenze n. 4067
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Toscana
Il Presidente della Provincia
rilancia l’idea di un’agenzia di
mobilità di area vasta
“Dobbiamo pensare ad un trasporto pubblico integrato, lavorando con
determinazione al completamento dell’opera dell’Alta Velocità per
investire sul ferro e sbloccare così l’infrastrutturazione regionale. È
necessario, inoltre, ultimare il progetto della tramvia per sostenere il
connubio ferro-gomma e promuovere, di conseguenza, una mobilità
sostenibile”. Il Presidente della Provincia di Firenze, Andrea
Barducci, è intervenuto con queste parole all’incontro – organizzato
dalla Cisl di Firenze e dall’associazione regionale Ecologia e Lavoro
– su “Mobilità sostenibile a Firenze”.
“Sarebbe utile affrontare la questione nella dimensione metropolitana,
anzi – ha rilanciato il Presidente – perché non lavorare ad un’agenzia
della mobilità di area vasta? Uno strumento adatto a stabilire l’ordine
di priorità per le scelte delle amministrazioni locali”.
“Non è retorica dire che sulla mobilità oggi si scommette una partita
importante per Firenze, in gioco ci sono la qualità della vita dei cittadini e della città intera. Purtroppo, i recenti tagli imposti dalla manovra finanziaria del Governo incidono fortemente sul trasporto pubblico locale, non a caso – fronteggiando una situazione difficile – abbiamo dovuto rinviare la gara del Tpl per procedere ad una riorganizzazione funzionale del servizio”, ha concluso Barducci.
Presentato lo studio epidemiologico condotto da Ars sui 16 Comuni interessati
E’ in linea con quello regionale il quadro sanitario della popolazione
residente nei comuni geotermici della Toscana. E’ in estrema sintesi
quanto emerge dalla ricerca epidemiologica sulle popolazioni dell’intero bacino geotermico toscano condotto dall’Ars (Agenzia regionale
di sanità) Toscana con il supporto scientifico del gruppo di epidemiologi del Cnr (Fondazione Monasterio di Pisa). Lo studio è stato presentato alle istituzioni e ai direttori generali delle Asl da Francesco
Cipriani, direttore dell’Osservatorio di epidemiologia dell’Ars, alla
presenza dell’assessore all’ambiente Anna Rita Bramerini.
L’indagine è stata condotta incrociando dati ambientali e sanitari relativi a 43mila abitanti dei 16 Comuni geotermici toscani. Di questi, 8 si
trovano nella provincia pisana e senese e ospitano 26 centrali geotermiche; altri 8 si trovano nella provincia grossetana con 5 centrali. La
ricerca condotta come un’istruttoria epidemiologica ha evidenziato un
numero limitato di indizi su cui focalizzare l’attenzione e quindi intervenire.
«Lo studio dell'Ars – sottolinea l’assessore Bramerini -, poderoso e
importante perché uno dei primi completi che valutano la situazione
sanitaria nelle aree geotermiche, evidenzia dati di salute rassicuranti,
in generale in linea con l'andamento regionale. Emergono anche alcune criticità sanitarie che potrebbero far pensare a fattori ambientali più
legati a caratteristiche territoriali tipiche delle aree montane e agli
effetti della presenza di attività minerarie. Infatti, laddove è maggiore
l'emissione di mercurio e acido solfidrico, cioè l'area di Larderello, è
minore l'insorgenza di malattie».
«E' stato uno studio abbastanza lungo – ha spiegato Francesco
Cipriani - che ha utilizzato tutte le fonti disponibili al momento su
eventi sanitari relativi ai residenti nelle aree geotermiche, prendendo
in esame tutti i loro atti sanitari indipendentemente dal luogo dove
sono stati rilasciati. Dunque, si tratta di mortalità, ricoveri in ospedale,
pag.
10
basso peso alla nascita, malformazioni e altre patologie con minore
gravità che non richiedono ricovero. Lo studio è descrittivo e va a cercare indizi e prove di eventuali rischi. Dall'insieme di tutte le analisi
non emergono grandi differenze sullo stato di salute della popolazione residente nelle aree geotermiche rispetto a quella che vive nelle
altre zone della Toscana. I pochi eccessi di malattie rilevati ci fanno
pensare che siano imputabili alle occupazioni minerarie del passato o
a stili di vita individuali piuttosto che alla geotermia. Semmai rimane
da approfondire l'eccesso di malattie respiratorie acute e delle vie urinarie rilevato in alcuni comuni dell'area amiatina» ;.
La Regione Toscana organizzerà nelle prossime settimane incontri
pubblici per presentare i risultati dello studio ai cittadini e lo stesso
faranno le Asl del territorio con gli operatori sanitari della zona.
Conciliazione tempi di vita e lavoro, in
arrivo 2,4 milioni di euro
Approvata dalla giunta la convenzione che permetterà alla Toscana di
percepire dal governo (Dipartimento per le pari opportunità) oltre 2
milioni e 400 mila euro da destinare ad interventi rivolti in modo particolare alle donne, ma anche alle famiglie, per favorire la conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Insieme alla convenzione, via libera
anche al programma attuativo che prevede il rafforzamento di azioni
già intraprese dalla Regione.
“Il programma comprende vari tipi di interventi – spiega l'assessore
regionale titolare della delega alle pari opportunità, Salvatore Allocca
- tutti volti a dare piena attuazione alla legge 16 del 2009, sulla cittadinanza di genere, ed a mettere a disposizione delle donne strumenti
adeguati per la piena applicazione del principio di pari opportunità e
delle promozione e valorizzazi one della loro condizione. La Regione,
da sempre molto attenta a questi ambiti, ha agito in maniera tempestiva, grazie anche alla collaborazione degli altri assessorati coinvolti,
per preparare gli atti che consentiranno di attivare strumenti di grande
utilità”.
La somma complessiva stanziata dal governo è di 40 milioni di euro.
La quota spettante alla Toscana è di 2 milioni 439 mila euro. Tra gli
interventi che verranno attivati, quelli destinati al potenziamento dei
servizi all'infanzia, attraverso la creazione di nidi, nidi aziendali e servizi similari ('mamme di giorno', educatrici familiari o domiciliari,
ecc.) e la concessione di sostegni economici, sotto forma di voucher,
per l'utilizzo dei servizi privati, la dove il Comune non sia in grado di
far fronte alla domanda; quelli per il sostegno al lavoro di cura nei
confronti dei familiari anziani e disabili, anche in questo caso sotto
forma di concessione di contributi economici da impiegare per gli
assistenti familiari (badanti) e quelli che mirano a facilitare il reinserimento lavorativo, come percorsi formativi per il rientro al lavoro dopo
lunghe assenze, servizi informativi e di supporto prima, durante e
dopo la maternità, forme di flessibilità organizzativa (telelavoro). Non
mancano infine iniziative indirizzate a contrastare gli stereotipi che
tendono a circoscrivere il ruolo della donna negli esclusivi ambiti
della 'cura' e dell''assistenza'.
Positivo il giudizio di Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana,
il quale ha apprezzata la decisione della Giunta anche nella considerazione che possono avvantaggiarsi le aree montane per quanto riguarda il lavoro femminile e l’integrazione di lavoratori stranieri.
“Non cè dubbio - osserva Giurlani - che in tal modo si creano le premesse per arrivare ad una concreta pari opportunità uomo-donna nel
lavoro”.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
No alla discarica di Gambassi Riotorto
E' quello che emerge con forza dalle osservazioni prodotte alla
Provincia di Firenze Direzione urbanistica, parchi e aree protette
e alla Direzione ambiente e gestione rifiuti, in merito al documento preliminare approvato con DGP di Firenze n° 135 del
27.07.2010. In riferimento all’avvio della procedura di VAS e del
procedimento per l’approvazione del piano interprovinciale per
la gestione dei rifiuti urbani e speciali anche pericolosi, sono
molti i punti contestati dal Comune di Volterra.
"Quello che emerge dalla lettura del documento - recitano le
osservazioni - è il fatto che per il sito di Riotorto, nel Comune di
Gambassi terme, rispetto al precedente piano provinciale in cui si
riteneva solo la destinazione d’uso a discarica del sito, si introduce, invece, per il medesimo sito, la dicitura “pianificazione esecutiva”.
Non è quindi solo riconfermato il precedente piano, che appunto
indicava di lasciare solo la destinazione d’uso per il sito, ma si
dice, in sostanza, che la realizzazione dell’impianto dovrà essere
condotta per dare esecutività al piano interprovinciale.
L’approccio utilizzato appare in forte contrasto con in principi
comunitari e con le normative nazionali in materia di trasparenza
ed informazione. "Il precedente piano della provincia di Firenze attacca il sindaco Buselli - prendeva atto che nell’area a destinazione di discarica, era stato posto, nel 1998, un vincolo paesaggistico, in virtù dell’elevato valore della zona e manteneva tale
destinazione “vista la penuria di altri siti”. Tale motivazione era
al tempo illogica ed assurda. Lo è ancora di più oggi, dovendo
condurre una progettazione e pianificazione del piano interprovinciale secondo moderni criteri. Il fatto che su un documento (e
non sul territorio) ci sia un “puntino rosso” che indica la destinazione d’uso, non è motivo sufficiente per passare ad una fase esecutiva. Cosa diversa sarebbe stata se l’impianto ci fosse già stato.
Tra i vari aspetti che si indicano nel documento, uno di quelli più
gravi, che invitano a lasciare l’ipotesi di realizzare un impianto di
discarica nel sito di Riotorto, è la presenza del vincolo paesaggistico nell’area imposto ai sensi del D.Lgs. 42/04 - chiude
Buselli". La zona, infatti, si presenta di particolare bellezza paesaggistica ed è caratterizzata dalla presenza di boschi sul fronte di
monte con il paesaggio che, quasi improvvisamente, si apre verso
le dolci colline coltivate a seminativo offrendo una vista unica sul
territorio volterrano. Il vincolo, infatti, riconosce in pieno tali
valori e tali caratteristiche.
La dicitura del D.M. 28/09/1998, che inserisce nei beni sottoposti
a vincolo paesaggistico l’area ai sensi dell’art. 136 del D.Lgs.
42/04 è: ”l’area in questione, collocata all’interno di un immaginario triangolo ai margini delle Province di Pisa e Siena, sulla
quale si affacciano le Città di Volterra e San Gimignano, riveste
grande interesse paesaggistico poiché caratterizzata da una
morfologia particolare, costituita da un insieme di colline generalmente aperte con altitudini modeste, che si alternano nel sinuoso susseguirsi di boschi, borri e ampi seminativi, circondata e
inframezzata come è da vaste aree boscate e corsi d’acqua.
Considerato che tale area si configura quale biotopo naturale che
costituisce la fascia di protezione dell’equilibrio floro faunistico
dell’intera zona.
Considerato che il territorio in esame riveste anche un elevato
interesse culturale poiché le strade panoramiche che delimitano
lungo i crinali conducono alle località storiche ed ai monumenti
sparsi sul territorio”. "Daremo battaglia se verrà ipotizzata la
messa in atto e la prosecuzione di questo progetto, assolutamente
carico di elementi negativi - chiude il sindaco Buselli. Con l'assessore all'ambiente coinvolgeremo tutto il Consiglio comunale
di Volterra per firmare in tempi brevissimi un'osservazione contro la realizzazione della discarica di Gambassi. Su questi temi
ricerchiamo l'unanimità"
Sanità, via libera al passaggio di
Pienza a una nuova zona-distretto
La commissione Sanità ha votato a maggioranza la delibera che sancisce il transito del
Comune dalla zona “Amiata senese e Val
d’Orcia” alla zona “Val di Chiana senese”
Firenze – Via libera da parte della commissione Sanità presieduta da Marco Remaschi (Pd) alla proposta di delibera che sancisce
il passaggio del comune di Pienza, in provincia di Siena, dalla
zona distretto “Amiata senese e Val d’Orcia” alla zona “Val di
Chiana senese”. L’atto è stato approvato con il voto favorevole di
Pd, Idv, Pdl, Gruppo misto, mentre i gruppi di Udc e Lega si sono
astenuti. Come ha spiegato il presidente Remaschi, la legge
regionale 40 prevede l’individuazione di zone distretto che coincidono con l’ambito territoriale della Società della salute, e a ogni
variazione le funzioni amministrative esercitate dai Comuni
attraverso le Società della salute necessitano di una riorganizzazione, le cui fasi sono stabilite a livello locale da un tavolo di concertazione. “Pienza ha espresso l’esigenza legittima di passare a
un’altra zona distretto per una migliore fruizione di alcuni servizi
– ha detto Remaschi – e alla decisione, votata dal Consiglio
comunale, è stato dato il via libera anche da Conferenza dei sindaci-Comunità montana”.
Voto favorevole è stato annunciato da Stefano Mugnai (Pdl) perché “è giusto venire incontro alle richieste del territorio” e da
Lucia Matergi (Pd) perché “si invocano oggettive esigenze di
poter accedere più rapidamente ad alcuni servizi”. Gianluca
Lazzeri (Lega) ha annunciato l’astensione “perché ritengo necessario approfondire la questione”, così come Marco Carraresi
(Udc),“perché bisogna capire se il passaggio si accompagna a
una valutazione negativa della precedente permanenza nel
distretto Amiata”.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
pag.
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Fondo per la montagna in Toscana: finanziamenti erogati e investimenti complessivi
Il Fondo per la montagna, istituito con legge regionale del 19
dicembre 1996, n. 95 (Disciplina degli interventi per lo sviluppo
della montagna), è alimentato dai trasferimenti derivanti dal
Fondo nazionale per la montagna, dai finanziamenti comunitari
volti a sostenere programmi regionali per lo sviluppo delle zone
montane, da una quota dei proventi risultanti dall’alienazione di
beni immobili in zone montane e da quote provenienti da risorse
regionali.
Il Fondo ha lo scopo di sostenere finanziariamente le politiche di
sviluppo delle zone montane sulla base degli indirizzi recati dal
Programma regionale di sviluppo e dagli altri atti che ne rappresentano la specificazione operativa.
Dalla costituzione del Fondo nazionale per la montagna (1995) le
risorse statali assegnate alla Toscana ammontano a oltre 43 milioni di euro, a cui si sono aggiunti, dal 2003, 28 milioni di euro di
risorse proprie regionali per un totale complessivo di oltre 74
milioni di euro investiti sui territori montani.
Tali investimenti hanno finanziato sia i progetti inseriti nei Piani
di sviluppo socio-economici delle comunità montane sia, dal
2005, i progetti presentati da comuni montani non inseriti in
comunità montana rilevanti ai fini dello sviluppo economico,
sociale, culturale e socio sanitario delle zone montane.
Dal 2004, anno di approvazione del Piano d’indirizzo per le montagne toscane, al 2010 sono stati 35 i milioni di euro di Fondo per
la montagna assegnati a favore dei territori montani: 9 milioni di
euro provenienti da trasferimenti statali, 26 milioni di euro da
risorse aggiuntive regionali.
Da dati aggiornati al dicembre 2009, quindi non comprensivo del
contributo regionale 2010 tutt’ora in corso di erogazione , si
riscontra che tali risorse hanno finanziato 589 progetti di iniziativa locale presentati da comunità montane/unioni di comuni e
comuni montani non associati per un investimento complessivo
sul territorio pari a circa 124 milioni di euro.
In sostanza, ogni milione di euro di finanziamento regionale ha
permesso l’attivazione di ulteriori risorse pubbliche e private pari
a 3 milioni di euro.
I settori d’intervento maggiormente interessati dai 589 progetti
finanziati sono stati:
il settore turismo e commercio con 123 progetti complessivi, pari al 21% del totale, riguardanti ad esempio: la valorizzazione di prodotti tipici e di qualità, interventi di qualificazione integrata tra commercio e turismo, la promozione del territorio
attraverso azioni di marketing territoriale;
il settore trasporti e viabilità con 91 progetti, pari al 15%
del totale, con interventi per la maggior parte riguardanti la sistemazione e la manutenzione straordinaria delle strade minori e dei
sentieri;
il settore servizi scolastici e culturali con 90 progetti,
pari al 15% del totale, per il quale si evidenzia il finanziamento di
iniziative riguardanti: l’acquisto di attrezzature per la gestione di
servizi associati inerenti le attività sociali, l’organizzazione di
campi estivi per bambini ed adolescenti, iniziative per la cura e la
sorveglianza attiva della popolazione anziana, interventi per la
riqualificazione e valorizzazione del patrimonio culturale locale;
il settore presidio e difesa ambientale, ingegneria naturalistica con 71 progetti, pari al 12% del totale, tra i quali possiamo ricordare: la manutenzione di torrenti, fossati, rivi e muri a
secco, il servizio raccolta RSU comprensoriale, i centri intercomunali di protezione civile.
I maggiori finanziamenti regionali si sono concentrati nei settori
di intervento turismo e commercio (18%), presidio e difesa
ambientale, ingegneria naturalistica (15%), trasporti e viabilità
(14%) e servizi scolastici e culturali (12%).
Il Settore energetico ha registrato il contributo regionale medio
per intervento più consistente (oltre 80mila e 7 00 euro).
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12
L'Uncem Toscana presenta a Stella Targetti (vice-presidente Regione) il "progetto Errequ@dro"
Dei 589 progetti ammessi a finanziamento regionale il 65% è cofinanziato con altre risorse pubbliche o private.
Oreste Giurlani (Presidente Uncem Toscana), in aggiunta alla
situazione appena esposta basata su certezze elaborate dagli uffici regionali, ha voluto ricordare un altro dato relativo al 2008: in
tale hanno le 14 Comunità montane e le 5 Unioni speciali di
comuni presenti in Toscana, in seguito alla riorganizzazione dello
stesso anno predisposta dalla Regione Toscana, hanno gestito
150 milioni di euro di cui 90 destinati ad investimenti, 40 per la
gestione corrente (tra cui forestale e bonifica), 20 milioni per partite di giro. I costi di funzionamento hanno raggiunto i 14 milioni
di euro, di cui 12 per le deleghe e 2 per le funzioni associate. Il
tutto con un personale fisso di appena 448 persone e 100 precari.
“Non essendo vincolati al Patto di stabilità - ha spiegato Giurlani
- gli enti hanno erogato sempre nel 2008 ben 90 milioni di euro ai
fornitori”.
alla “animazione” delle strutture scolastiche che verrà effettuato
direttamente in ogni singola scuola partecipante.
“Si tratta di un percorso –ha dichiarato il Presidente di UNCEM
Toscana Oreste Giurlani – che inaugura il nuovo anno scolastico
nella montagna toscana, favorendo la crescita della qualità dell’istruzione per garantire pari opportunità di accesso alle migliori
pratiche di insegnamento e apprendimento. Ringrazio la
Vicepresidente Targetti per aver apprezzato questa iniziativa che
permette un’integrazione delle scuole, e offre, ad insegnanti e
studenti, la possibilità di svolgere lezioni a distanza, fruire di contenuti didattici multimediali e condividere progetti ed esperienze
educative”.
“Credo che questo progetto avrà sicuramente un brillante futuro ha dichiarato la Vicepresidente Targetti - e ci auspichiamo un
esportazione di questo modello non solo in altri territori regionali, ma anche in altre realtà sul territorio nazionale perché il
miglior modo per crescere ed innovare nelle scuole è condividere
le esperienze”.
Sambuca pistoiese “guarda” al futuro
Anche se il Governo continua a “tagliare” le risorse ai comuni
mettendoli in difficoltà, in periferia, sopratutto in montagna, si
guarda al futuro anche in vista dell’entrata in vigore delle norme
sul federalismo.
Insomma, i comuni non si vogliono arrendere!
Nei giorni corsi si è avuto un esempio a Sambuca Pistoiese dove
c’è stato un incontro tra Oreste Giurlani, presidente di Uncem
Toscana, e la Giunta comunale per un esame della situazione.
Intanto è emersa la forte preoccupazione a causa della mancanza
di risorse finanziarie, quindi è stato esaminato ed approvato il
documento elaborato dall’Uncem e passato al vaglio dei comuni
montani, da portare all’attenzione della Regione Toscana per trovare soluzioni ai problemi.
Quindi, in vista della stagione invernale, si è discusso del “problema neve” e
della necessità di
elaborare un progetto (sarà compito dell’Uncem)
che metta in evidenza tutte le
problematiche
che
nascono
quando nevica in
montagna
e
come affrontarle.
Inoltre è stato
sollecitata l’Anas
a
mantenere
l’impegno assunto di sistemare la
statale n.64. con la costruzione della variante per Taviano.
Infine, data l’ubicazione al confine con l’Emilia-Romagna, è
stato sollecitata l’applicazione piena del protocollo firmato a suo
tempo dai presidenti di regione Martini (Toscana) ed Errani (EmiliaRomagna) per un’adeguata e concreta “politica di confine” che comprende diversi aspetti, dalla mobilità all’assetto idrogeologico, dall’uso delle risorse naturali gli scambi socio-culturali.
Giurlani si è impegnato, da parte sua, a seguire le vicende in tutte
le sedi opportune.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
Una lavagna interattiva per seguire lezioni a distanza, sistemi di
Teleconferenza che permettono ad una classe di una zona montana, o di una piccola isola dell’arcipelago, di seguire una lezione
che un docente sta tenendo in un altro luogo : questo ed altro è il
Progetto Errequ@dro “scuole in rete – reti di scuole” promosso
ed attivato da UNCEM Toscana ed ANCI Toscana, primo
Progetto in Italia di questo genere.
Per conoscere le caratteristiche del progetto presente nella sede di
UNCEM Toscana la Vicepresidente della Regione Toscana
Stella Targetti che è anche Assessore alla Pubblica Istruzione ed
Università. Alla presentazione hanno partecipato in videoconferenza amministratori di enti e comuni montani, e soprattutto le
scuole che aderiscono al progetto.
Il Progetto si sta articolando su tutto il territorio regionale, coinvolgendo, nella fase sperimentale comuni toscani situati in aree
montane e le relative comunità montane.
Tra gli obiettivi di Errequ@dro c’è, naturalmente quello di favorire la crescita della qualità dell’istruzione e garantire pari opportunità di accesso alle migliori pratiche di insegnamento e apprendimento, operare per il raggiungimento di un livello di eccellenza
nella didattica utilizzando nuove tecnologie e metodologie formative che favoriscano l’integrazione tra scuole di differenti territori, consentendo di superare le difficoltà che si
incontrano nel “fare scuola” in luoghi geografici svantaggiati.
A permettere la realizzazione degli obiettivi è sicuramente l’utilizzo della Rete Internet che offrirà la possibilità di svolgere
lezioni a distanza ed usufruire di contenuti didattici multimediali,
arrivando ad un modello didattico avanzato che è già attivo in
Toscana con il Progetto “Senza Zaino” che è la naturale continuazione di Errequ@dro.
Le scuole che aderiscono possono offrire ai loro alunni vere e
proprie lezioni a distanza, attraverso l’uso di lavagne interattive e
sistemi di teleconferenza in sincrono che permetteranno ad un
bambino fisicamente presente in classe all’Isola del Giglio, o in
un qualsiasi comune montano toscano di seguire e, addirittura,
partecipare attivamente alla lezione che il docente nella scuola di
un altro comune sta facendo ai suoi allievi. Attraverso questa
infrastruttura tecnologica saranno inoltre fruibili contenuti collegabili ai contenuti dei programmi ministeriali. Parte importante
del Progetto è collegato alla formazione del personale docente ed
Incontro positivo dei sindaci montani con
Riccardo Nencini, Assessore Regionale al
Bilancio e Rapporti Istituzionali
L’Uncem ha giudicato positivo l’incontro dei sindaci montani
con l’Assessore Regionale al Bilancio e Rapporti Istituzionali,
Riccardo Nencini.
E’ emersa, in primo luogo, la consapevolezza che la tenuta del sistema montano non è solo un valore
per una politica per la montagna ma
anche uno strumento essenziale per
le azioni necessarie per difendere le
Comunità Montane.
“Sono soddisfatto - ha scritto ai sindaci il presidente Uncem Oreste
Giurlani - perché i vostri interventi
hanno dimostrato che le preoccupazioni espresse in questi mesi da
Uncem Toscana non erano valutazioni nate all’interno dell’Associazione ma una posizione larghissimamente condivisa dai Sindaci.
Voglio infine ribadire che Uncem Toscana continuerà il lavoro
istituzionale ai Tavoli Regionali di Concertazione, insieme alle
altre Associazioni, ribadendo la disponibilità a farsi carico di
tutte le tematiche, istituzionali, finanziarie, sociali come voi avete
sottolineato, mantenendo fermi i punti da voi evidenziati:
1. Valorizzazione del sistema montagna toscana con una adeguata politica regionale;
2. Il sistema/ territorio di riferimento come luogo di esercizio
della governance montana, partendo dagli indirizzi di riordino
territoriale della L.R. 37/ 2008;
3. Il mantenimento delle deleghe storicamente consolidate come
base di qualsiasi nuova aggregazione;
4. Il protagonismo comunale come valore fondamentale di qualsiasi processo di innovazione istituzionale.
“Come è stato sempre nel passato - ha concuso Giurlani - non ci
trinceriamo su posizioni semplicemente di difesa dell’esistente
ma vogliamo essere protagonisti e parte di qualsiasi innovazione,
istituzionale, organizzativa, funzionale, ect, in un percorso partecipato e condiviso”.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
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Toscana
Casa, problema da affrontare non in modo settoriale
ma con uno sguardo più ampio
“Quando si parla di casa
è piuttosto facile fare l'equazione con termini
come criticità, emergenza, difficoltà. É un dato
di fatto, purtroppo, in
Toscana come altrove”.
Così Salvatore Allocca,
Assessore regionale al
Welfare e politiche per la
casa.
In questo delicato settore
l’attività della Regione
non si è mai fermata in
questi anni. Neppure
pochi mesi fa, col cambio di legislatura. Più di
340 milioni di euro sono
infatti impegnati nelle
diverse linee di intervento; risorse che stanno
progressivamente dando
i loro frutti. Adesso, di
fronte alle nuove iniziative da mettere in campo, è importante ribadire due principi contenuti nel programma di governo e che dovranno ispirare le mosse
dei prossimi interventi.
Non si affronta il problema nella sua complessità se non si
approntano tutta una serie di risposte differenziate, sia sotto il
profilo del “prodotto”, sia sotto il profilo del bisogno sociale a cui
queste si riferiscono. Occorre in altre parole tirare tutti i fili della
corda affinchè l’azione possa essere efficace. Sostegno agli affitti, case ad affitto agevolato, alloggi ERP, ma anche forme più
sperimentali di risposta, dal cohousing all’autocostruzione, fino
all’autorecupero. Tutto deve stare insieme, nel tentativo di
costruire politiche armoniche e condivise.
L’altra questione è quella della rivisitazione del sistema, puntando all'efficienza ed all'efficacia degli strumenti di gestione. Il
primo problema è infatti la difficoltà di spendere, ancor prima
che reperire risorse. Quando si parla di un tema fondamentale
come la casa, l'elemento base è comprendere come questo rappresenti il punto di partenza materiale per disegnare qualsiasi altro
intervento, che sia di sostegno economico, lavorativo o di integrazione sociale. E sotto questo profilo, l'esigenza, se non la
necessità, di rendere il sistema più efficiente è cruciale, proprio
perchè la mancanza di questo punto di partenza rende vano qualsiasi altro tipo di intervento. La scelta di accorpare due competenze come appunto la casa ed il sociale, costituisce un importante passo in avanti verso un approccio in grado di offrire risposte
forti ed innovative.
Tutto dovrà essere fatto attraverso la più ampia consultazione per
ascoltare tutti i soggetti coinvolti: dalle istituzioni, ai destinatari
degli interventi, fino ai soggetti economici. E ciò che deve tenere
uniti tutti i punti di vista è la percezione che la coesione sociale,
ed il ruolo che le politiche abitative possono giocare, sono elementi necessari per superare le attuali difficoltà economiche.
La situazione che abbiamo di fronte è da “codice rosso” e non
permette ulteriori attese. Andranno perciò individuati strumenti
per semplificare ed accelerare le procedure considerando il problema dell’abitare non come un campo ristretto e settoriale, ma
come un campo su cui si confrontano altre sfide decisive.
UNCEM Toscana apprezza l’iniziativa dell’Assessore regionale
al Welfare e politiche per la casa Salvatore Allocca che tende ad
aprire un tavolo di confronto permanente con tutti i soggetti isti-
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tuzionali e non legati al drammatico problema dell’abitare oggi
anche in Toscana. lo scopo è quello di definire una nuova legislazione regionale che sappia affrontare la questione della casa
non come problema settoriale ma come un problema politico
generale. UNCEM mentre manifesta la propria disponibilità a
concorrere alla definizione di tali norme, auspica un intervento
che abbia la capacità di rispondere in maniera efficace alle urgenze che tale problema determina, ma sappia anche definire una
strategia pianificatoria che sia in grado di mettere in campo una
pluralità di interventi pubblici e privati. In questo contesto, le
questioni attinenti all’abitare in montagna e nei piccoli comuni
presenta particolari specificità non solo rispetto alle giuste esigenze di disporre di adeguati alloggi ma anche la necessità di
recuperare un patrimonio edilizio che rischia di disperdersi favorendo così l’ulteriore degrado e abbandono dei territori montani.
UNCEM condivide l’esigenza di una rinnovata e adeguata conoscenza delle criticità e dei limiti del settore e ritiene opportuno
sottolineare come sia decisiva l’attivazione di un sistema locale
che da un lato risponda alle giuste esigenze di un costante monitoraggio della situazione e dall’altro ne governi la domanda. In
tal senso riterremmo utile che le aree sociosanitarie diventino
riferimento di una rinnovata azione delle politiche sulla casa.
È in questo spirito che il Presidente di UNCEM Toscana Oreste
Giurlani intende invitare gli enti montani a monitorare le diverse
esigenze territoriali al fine di disporre una adeguato contributo
alla costituenda legislazione regionale.
Patto di stabilità, la Regione Toscana
“cederà” 60 milioni
La giunta regionale ha definito la quota di liquidità che quest'anno cederà ai Comuni toscani virtuosi e che consentirà ad alcune
amministrazioni di alzare l'asticella delle spesa da qui alla fine
dell'anno. Saranno 60 milioni: di meno rispetto ai 100 milioni
dell'anno scorso, perché il patto di stabilità imposto dal governo
per tenere a freno la spesa pubblica si è fatto più severo anche per
le Regioni.
«Ma nonostante le difficoltà e i tagli del governo siamo riusciti
comunque a rinnovare questo premio – commenta l'assessore al
bilancio e alle finanze della Toscana, on. Riccardo Nencini -. La
quota messa a disposizione è più bassa dell'anno scorso, ma è
stato uno sforzo non indifferente anche solo mantenerla. E' la
dimostrazione di come, nonostante tutto, vogliamo rimanere solidali con gli enti locali».
La cessione risolverà uno degli attuali paradossi del patto di stabilità, che obbliga molte amministrazioni a rinviare i pagamenti
di opere, servizi e investimenti già fatti nonostante che in cassa i
soldi ci siano. L'anno scorso la Regione cedette agli enti locali
100 milioni di liquidità, permettendo a 32 comuni e una
Provincia di superare, per un pari importo, il limite imposto dal
patto di stabilità interno. Quei 100 milioni sarebbero altrimenti
rimasti tutti nelle casse pubbliche e le prime ad essere penalizzate sarebbero state le imprese, che in un momento di crisi hanno
ancora più bisogno di liquidità per pagare i lavoratori ma anche
altri fornitori.
“Si tratta di un’operazione molto importante - ha commentato
Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana - che, seppure in
maniera indiretta, valorizza il ruolo delle Comunità montane e
delle Unioni speciali di comuni che non hanno Patto di stabilità e
quindi possono essere lo strumento di raccordo con la Regione”.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
Contro la manovra protesta di sindaci
Dopo la protesta di qualche mese addietro in piazza della
Signoria a Firenze, con la partecipazione di centinaia di sindaci
della Toscana, che si erano sdraiati per terra vestendo la fascia
tricolore, con la partecipazione anche dell'Uncem, di cui è presidente il sindaco di Fabbriche di Vallico Oreste Giurlani, e la protesta ... in mutande di alcuni sindaci, ecco un nuovo motivo di
scontro tra i sindaci ed il Governo.
Una protesta lunga una notte contro i tagli del governo. E’ durata
oltre quindici ore consecutive l’iniziativa che, promossa dal
Comune di Impruneta, ha coinvolto sindaci e cittadini in una
veglia politica che ha puntato i riflettori sulle emergenze degli
enti locali. Una maratona di interventi e di gesti simbolici che si è
tenuta ieri a Tavarnuzze, tra la piazza centrale e la Casa del
Popolo della frazione imprunetina. Massiccia la partecipazione
dei cittadini e delle amministrazioni pubbliche coinvolte. Tra gli
altri il presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci,
alcuni rappresentanti di Anci e i sindaci dei Comuni di Barberino
Val d’Elsa, Bagno a Ripoli, Borgo San Lorenzo, Campi Bisenzio,
Calenzano, Fiesole, Greve in Chianti, Impruneta, Lastra a Signa,
Pontassieve, San Casciano in Val di Pesa, Scandicci, Tavarnelle
Val di Pesa.
Chi si è esposto in “braghe di tela”, chi ha dormito fuori sotto un
tendone allestito in piazza, chi si è rimboccato le maniche per
ripulire, la mattina dopo, giardini e aree pubbliche insieme ai cittadini. Si è manifestato in forme diverse il campanello di allarme
che una quindicina di sindaci, ancora una volta compatti nel contestare i tagli del governo, hanno fatto suonare a partire da ieri
sera nell’ambito dell’iniziativa “Sveglia, tutti a veglia.. Il comune in emergenza: è emergenza Comune!”. Una proposta del
primo cittadino di Impruneta, Ida Beneforti, che ha chiesto e ottenuto l’adesione di molti dei colleghi toscani per descrivere e confrontarsi sulla grave situazione nella quale versano gli enti locali
a causa dei tagli della politica governativa. Tagli ai settori scuola,
sociale, trasporto, vincoli imposti dal patto di stabilità: questi gli
argomenti che hanno acceso gli interventi dei sindaci, moderati
dal giornalista Paolo Ceccarelli. Uno ad uno, i sindaci hanno
richiamato l’attenzione del pubblico del Teatro Moderno di
Tavarnuzze sulle emergenze e i rischi in termini di servizi erogati dal proprio Comune. “Una realtà - hanno dichiarato gli amministratori - che purtroppo non solo è drammatica ma è complessa
e comune agli enti locali; ai cittadini abbiamo voluto far capire
che le azioni intraprese dai sindaci, seppur eclatanti, vogliono
sottolineare l’incertezza del domani, il rischio di non riuscire a
mantenere i servizi indispensabili.”
A evidenziare l’aspetto corale della manifestazione una mostra
allestita in piazza con i documenti e articoli di giornali relativi
alle proteste inscenate dai vari Comuni d’Italia contro il governo.
Il titolo “In braghe di tela” ha ispirato il dono fatto dall’amministrazione comunale di Impruneta ai sindaci partecipanti: un paio
di mutande arricchite da un fiocco tricolore. “L’impoverimento
dei Comuni - hanno concluso i sindaci - e dunque dei servizi al
cittadino è un rischio forte e reale: chiediamo alla politica di contrastarlo riappropriandosi delle gravi problematiche che più da
vicino toccano le nostre comunità”.
Bando Inps per avvocati domiciliatari: in Toscana 102 posti
Già dal 15 settembre, è possibile partecipare al bando dell’Inps per la formazione di liste triennali di Avvocati domiciliatari e/o sostituti di udienza per il contenzioso dell’Inps, per complessivi 2.600 posti su tutto il territorio nazionale.
L’avviso di bando, che in Toscana riguarda 102 posti distribuiti tra i circondari dei tribunali competenti , è affisso presso tutte le
strutture territoriali dell’Inps e i Consigli degli ordini degli Avvocati, con il numero di posti disponibili nella provincia, oltre che nel
sito dell’Istituto, all’indirizzo www.inps.it.
Le domande dovranno essere presentate entro le ore 24.00 del 24 ottobre 2010, esclusivamente in via telematica tramite il sito
dell’Inps, www.inps.it . Per accedere al servizio online, gli interessati dovranno essere muniti di Pin.
Il Pin va richiesto online o direttamente presso le sedi dell’Istituto e nel sito sono presenti oltre al bando, tutte le istruzioni per la compilazione, l’invio e la ricevuta di protocollo delle domande oltre i recapiti telefonici della direzione regionale Toscana, cui rivolgersi
per ulteriori informazioni.
Cosa intende fare la Regione per lo sviluppo del porto di Rio Marina all’Isola d’Elba?
Lo chiedono in un’interrogazione alla giunta i consiglieri regionali Udc Giuseppe Del Carlo e Marco Carraresi.
“Per l’area portuale – ricordano – è già previsto un impegno di spesa di 18 milioni di euro grazie al progetto elaborato dall’autorità
portuale di Piombino-Elba inserito nei documenti di pianificazione ai vari livelli istituzionali e nel finanziamento del Ministero delle
infrastrutture. Ma alcune osservazioni tecniche della Regione sembrano mettere in discussione questa realizzazione in un Comune,
quello di Rio Marina, dotato di un porto commerciale insufficiente e privo di adeguate condizioni di continuità e sicurezza dei collegamenti. La realizzazione di questa infrastruttura è un importante volano di sviluppo per l’economia della zona, che ha bisogno di
essere implementato da una portualità turistica oggi pressoché inesistente”.
Per questo i consiglieri regionali chiedono l’intervento diretto della giunta e del Presidente “per sapere quali iniziative urgenti intenda adottare per chiarire la questione della portualità di Rio Marina, come parte essenziale dell’intero sistema portuale elbano”.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
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Occhi puntati su ...
Giornata Mondiale Prevenzione Suicidio 2010:
la Comunità Scientifica apprezza il progetto
“Montagna in Salute” di UNCEM Toscana
9-10 Settembre 2010 – A Roma
esperti mondiali a confronto nel
corso della Giornata Mondiale di
Prevenzione del Suicidio 2010 che
si tiene ogni anno dal 2003 come
iniziativa dell’Associazione
Internazionale per la Prevenzione
del Suicidio (IASP) ed è un evento
co-sponsorizzato dalla World
Health Organization (WHO). Il
motto di quest’anno “Molti volti,
molte culture, la prevenzione del
suicidio nel mondo”.
Inviato Nicola Francano
----------------------------Pieno apprezzamento da parte della comunità scientifica al Progetto speciale di
UNCEM Toscana “Montagna in Salute”
che è stato presentato nel corso della giornata da Davide Lacangellera (Psicologo e
collaboratore di UNCEM ).
“Il Progetto regionale - ha spiegato
Lacangellera - è un programma di intervento e prevenzione del disagio sociale, ed
in particolar modo del fenomeno del suicidio e tentativo di suicidio, in tre Società
della Salute montane della Toscana,
Casentino, Colline Metallifere e Amiata
Grossetana. L’aspetto che ha interessato in
modo particolare gli esperti, il fatto che
parte centrale del progetto sia stata quella
relativa agli incontri formativi e di sensibilizzazione territoriali nelle 3 aree con tecnici, Sindaci ed amministratori locali il cui
culmine è stata la fase di Formazione dei
Medici di Medicina Generale a livello
locale. Quindi forte sensibilizzazione alle
problematiche legate al suicidio che innesca già un circuito di prevenzione del
fenomeno e costruzione della “Rete” di
operatori territoriali”.
Tale progetto, coordinato da UNCEM
Toscana, è nato dalla constatazione che le
aree montane toscane troppo spesso si trovano a convivere con problematiche legate
all’alcol, all’isolamento, a violenze, ma
anche a situazioni di suicido e tentato suicidio, fenomeno che negli ultimi anni
coinvolge sempre più la popolazione,
anche quella più giovane. Si tratta di un
percorso sperimentale che ha come obiettivo quello di valutare lo stato di salute
della popolazione montana della Toscana
nelle aree-campione, programmare azioni
pag.
16
e strategie di prevenzione del gesto suicidario e dei casi di disagio sociale, e nello
stesso tempo cercare di promuovere la
salute per un complessivo miglioramento
della qualità della vita in montagna.
Per approfondimenti
www.montagnainsalute.it.
“Parlare di queste problematicità - ha
dichiarato il Presidente di UNCEM
Toscana Oreste Giurlani - e condividerle
coinvolgendo il più possibile l’intera
comunità, dai più giovani ai più anziani, è
una necessità che è emersa in modo sempre più evidente. Continuare su questa
strada credo sia essenziale per rispondere
ai bisogni di salute delle popolazione che
vivono nelle aree montane che troppo
spesso sono penalizzate.”
***
“Ruolo importante è rappresentato dalla
vergogna - ha detto il Prof Maurizio
Pompili, medico psichiatra e suicidologo,
coordinatore del Centro per lo studio e la
prevenzione dei disturbi dell’umore e del
suicidio dell`ospedale Sant’Andrea di
Roma e referente per l`Italia della Iasp. La
vergogna è un fattore di rischio importante
– ha continuato - per le perdite finanziarie,
quella che colpisce alcuni imprenditori. Si
può fare prevenzione a diversi livelli: la
prima, universale, primaria, diretta a tutta
la popolazione, a tappeto, come, per esempio, messaggi attraverso i mass media.
Quella secondaria è diretta a soggetti più a
rischio che possono avere o meno un vissuto psichiatrico". In questa classe ci sono
soggetti che abusano di sostanze, di alcol,
insieme a "persone sole, chi ha avuto per-
dite recenti sia di relazione che economiche o ancora persone esposte al fenomeno
stesso dei suicidi”. C’è poi chi ha già compiuto un tentativo di suicidio. In questo
caso si parla di prevenzione terziaria. La
cosa indispensabile è saper riconoscere gli
individui in crisi che spesso emettono dei
segnali di allarme. Come quelli dei più
giovani, la crisi adolescenziale non è un
sintomo d`allarme, ma altre situazioni
possono destare preoccupazioni che solo
gli esperti sanno "leggere". "Molte volte le
aspettative dei genitori sono troppo grandi, spesso i ragazzi sopportano pesi ed
aspettative per i quali non sono portati. Ma
attenzione a colpevolizzare. Dire “per un
brutto voto si è suicidato” - conclude
Pompili - è una soluzione troppo semplicistica, ci sono sempre dei sentieri che conducono al suicidio”.
Il Prof Diego De Leo, padre internazionale
in ambito di Prevenzione del Suicidio, ha
ribadito la necessità di intraprendere percorsi progettuali anche piccoli, locali ma
di grande qualità.
L’Istituto Superiore di Sanità indica che
Italia su circa 4.000 persone morte per suicidio nel 2002, ben 3.000 erano uomini.
Ma il suicidio non ha sesso. Perché se i
maschi lo commettono più frequentemente rispetto alle donne, le donne tuttavia
hanno una probabilità di quattro volte
superiore di tentare il suicidio. Sono i dati
raccolti dal "Centro per lo studio e la prevenzione dei disturbi dell`umore e del suicidio" dell`ospedale Sant`Andrea di Roma
diretto da Roberto Tatarelli, responsabile
dell`U.O.C e docente di Psichiatria
dell`Università La Sapienza di Roma.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
L’OMS stima che ogni anno nel mondo
muoiano un milione di persone per suicidio. Questi numeri rappresentano un tasso
di mortalità per suicidio di 14,5 su 100.000
abitanti. La realtà è che ogni minuto, nel
mondo, avvengono più di due morti per
suicidio. In molti paesi industrializzati il
suicidio può essere la seconda o a terza
causa di morte tra gli adolescenti e i giovani adulti. E’ considerato inoltre essere la
tredicesima causa di morte in tutto il
mondo per persone di tutte le età. In
aggiunta alle vittime di suicidio, ci sono
svariati milioni di persone che compiono
tentativi di suicidio causando stress emotivo e sofferenza alle persone che li circondano e i loro familiari. L’OMS stima inoltre un peggioramento dei tassi di suicidio
fino a circa un milione e mezzo nel 2020.
La Giornata Mondiale per la Prevenzione
del Suicidio è stata un’opportunità per tutti
i settori della comunità - il pubblico,
Organizzazioni benefiche, le comunità, i
ricercatori, medici, professionisti, politici,
i volontari, i familiari dei defunti per suicidio, altri gruppi interessati e singoli individui - ad unirsi a all'Associazione
Internazionale per la Prevenzione del
Suicidio (IASP) e all'OMS per focalizzare
l'attenzione pubblica sull’inaccettabile
onere e sui costi dei comportamenti suicidari al fine di incentivare diverse attività
Due dei relatori: da sin. Pompili e Lacangellera
per promuovere la comprensione del suicidio e di evidenziare le attività di prevenzione più efficaci. Tali attività possono
richiamare l'attenzione sul “burden” mondiale dei comportamenti suicidari e discu-
tere di strategie locali, regionali e nazionali per la prevenzione del suicidio mettendo
in evidenza le iniziative culturali e sottolineando le iniziative di prevenzione per
affrontare le condizioni locali culturali.
Dal disagio psicologico al suicidio
La domanda è questa: chi arriva al suicidio e perchè.
Spesso si tratta di persone che, apparentemente, non avrebbero nessun motivo per desiderare la morte: sono giovani, in buona
salute, hanno un lavoro, una famiglia, una vita "normale". Ma dietro questa facciata di "normalità", si cela un abisso di sofferenza e disperazione, invisibile agli occhi del mondo, e spesso, invisibile persino agli occhi dei familiari e degli amici più cari. Le statistiche sul suicidio dicono che, ogni giorno, in Italia si tolgono la vita almeno dieci persone. E fra questi suicidi, molti hanno
meno di trent'anni. Il suicidio non è quasi mai una decisione improvvisa. Poche persone, se non hanno qualche disturbo psichiatrico grave o si trovano a vivere in circostanze estreme, si suicidano in preda ad un raptus di disperazione. In genere, il suicidio è
il punto di arrivo di un itinerario mentale lungo e tortuoso, che comporta decisioni, indecisioni e decisioni contrarie a quelle prese
in precedenza. La persona che sta meditando di togliersi la vita, attraversa queste fasi:
* La morte viene vista in chiave positiva.
In questa fase, la persona che sta male comincia a prendere in considerazione l'idea di porre fine alla sua esistenza
* Si valutano i pro e i contro del suicidio.
Nella seconda fase, l’aspirante suicida comincia a prendere seriamente in considerazione l'idea di uccidersi. La persona depressa
si trova a combattere contro sentimenti ambivalenti , fra la voglia di vivere e quella di morire, fra disperazione e speranza
* Decisione di porre fine alla propria esistenza.
Nella terza fase, l'aspirante suicida ha maturato la decisione di sopprimersi. Spesso, è deciso ad andare fino in fondo, ma, in molti
casi, l' istinto di sopravvivenza ha la meglio e all' ultimo minuto, l'aspirante suicida torna sui suoi passi.
Perché una persona con una vita "normale" può desiderare la morte? Ecco alcune delle motivazioni più comuni.
Il suicidio per motivi esistenziali
Alcune persone non riescono a trovare un senso alla propria esistenza, niente le appassiona o le emoziona più. Non si sentono
depresse, semplicemente si sentono vuote e spente.
Il suicidio come gesto dettato dalla disperazione.
In questo caso la persona che medita il suicidio, è in uno stato di disperazione. Ha subito un trauma, ha perso una persona cara, ha
avuto una delusione nel settore su cui aveva puntato tutta la sua esistenza.
Il suicidio come vendetta.
Spesso le persone che pensano al suicidio non si sentono amate e considerate. Il suicidio diventa l'unico modo per essere finalmente visti e apprezzati dalle persone che li circondano. L'aspirante suicida è convinto che solo con un gesto estremo come quello di togliersi la vita, potrà far sì che gli altri si accorgano finalmente di lui. Il suicidio diventa un modo per vendicarsi dell'indifferenza o della cattiveria di amici e parenti:costoro saranno costretti a vivere tutta la loro vita, portandosi dietro il peso insostenibile della colpa e del rimorso.
Se stai pensando al suicidio fatti aiutare. Quello di cui tu hai bisogno non è toglierti la vita , ma condividere il tuo dolore con una
persona che sappia capirti e aiutarti. Rivolgiti ad un terapeuta o, se non te la senti di farlo, ad un telefono amico (sul sito
www.telefonoamico.it troverai il recapito telefonico del telefono amico della tua città). Se in casa tieni del materiale che potrebbe servirti per toglierti la vita ( corde, barbiturici, armi, lamette, ecc..), sbarazzatene subito. Evita il più possibile di stare da solo :
solitudine e disperazione si alimentano a vicenda e in un momento così delicato, hai un bisogno particolare di sentire calore e amicizia.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
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Ambiente - Tecnologie
Castanicoltura in montagna
Preoccupazione per il futuro della castanicoltura in montagna alla
luce delle riorganizzazioni complessive in corso tra gli enti a
seguito dei pesanti tagli della manovra. Il Presidente
dell'Associazione Nazionale Città del Castagno Ivo Poli, si è confrontato con il Presidente di UNCEM Toscana Oreste Giurlani.
“Sono forti i punti interrogativi per il futuro – ha spiegato Poli –,
in quanto a seguito delle riorganizzazioni in corso degli enti, non
sappiamo come e soprattutto chi domani dovrà occuparsi di promuovere e sostenere nei territori montani la castanicoltura, di cui
la Toscana ne va orgogliosa a livello nazionale. La Regione
Toscana si è mostrata molto sensibile sulle questioni relative al
castagno sostenendole a pieno, e speriamo continui su questa
strada, ma le forti incertezze per il futuro degli enti pubblici
infondono molta preoccupazione”.
Giurlani si è reso intanto disponibile a sviluppare insieme idee
progettuali e lavorare per proporre alla Regione, al Ministero ed
alla Comunità Europea percorsi a salvaguardia della castagna.
L’Associazione ha i seguenti scopi:
a) Valorizzare, in collaborazione con Enti pubblici e privati e le
Associazioni di categoria, i territori interessati, il castagno, i suoi
frutti e quanto da essi derivato.
b) Promuovere il ruolo che spetta agli Enti locali, nella valorizzazione e salvaguardia del territorio e dell’ambiente delle zone
castanicole particolarmente vocate, sollecitando e favorendo l’emanazione di normative nazionali e regionali in materia.
c) Coordinare le singole manifestazioni promozionali e tecniche
dedicate al castagno, consentendo la partecipazione, con spazi
adeguati, agli Enti associati. Favorire la promozione e la conoscenza delle zone italiane produttrici di marroni e castagne
mediante la divulgazione di carte turistiche, guide e sussidi didattici.
d) Promuovere ed organizzare manifestazioni e convegni mirati
alla possibilità di una maggiore espansione commerciale dei prodotti castanicoli, al superamento della stagionalità dei consumi,
all’educazione al gusto ed alle tradizionali abitudini alimentari.
e) Operare per l’individuazione, il riconoscimento e la promozione di marchi d’origine protetta del castagno per Regioni,
Provincie o zone particolari, tenendone apposito registro.
f) Favorire e coordinare l’attività di ricerca e sperimentazione,
sulle problematiche della coltivazione e trasformazione del castagno, in collaborazione con Istituti Universitari ed altri centri di
ricerca.
g) Favorire le attività collegate alla utilizzazione del legno di
castagno ed ai suoi usi competitivi ed innovativi.
h) Promuovere e sostenere il castagno in ambito europeo attraverso la partecipazione a progetti ed iniziative internazionali.
i) Salvaguardare i castagneti e la loro produttività attraverso il
controllo delle fitopatologie fungine ed il contenimento di nuovi
parassiti.
j) Promuovere l’arte e la cultura del castagno nelle varie accezioni.
k) Favorire la valorizzazione turistica e la promozione delle aree
caratterizzate paesaggisticamente e produttivamente dalla presenza del castagno.
Contro il "killer" del castagno avanti con la
lotta biologica
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A incontro Marradi anche rappresentanti del ministero
dell'Agricoltura
C’erano rappresentanti del ministero dell’Agricoltura e della
Regione Toscana, con molte presenze da varie regioni italiane
all’incontro-dibattito sul cinipide galligeno, organizzato di recente a Marradi dal Centro di Studio e Documentazione del Castagno
in collaborazione con il Comune, la Comunità Montana Mugello
e l’associazione “Strada del Marrone”.
E’ stato il prof. Alberto Alma, direttore del Divapra
(Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse
Agroforestali) dell’Università di Torino e membro del consiglio
scientifico del Centro, a fare il punto della situazione su quello
che viene indicato comunemente come il “killer” del castagno
illustrando strategie, metodi, finalità e tempi della lotta biologica
attraverso l’insetto antagonista, il “Torymus sinensis”: l’unico,
come confermano le esperienze svolte in Giappone, in grado di
fermarlo. Secondo il prof. Alma, il cinipide si è insediato anche in
Italia e ci vorrà del tempo per ristabilire un equilibrio in natura,
almeno 10 anni. E per farlo è necessario che si prosegua a intervenire con la lotta biologica. Che sta dando risultati efficaci.
Risale al 2008 la prima segnalazione del “killer” in Toscana. La
Regione è corsa subito ai ripari e dal 2009 ha dato avvio a un progetto di prevenzione e contrasto dell’insetto, e da quest’anno ha
messo in atto 5 stazioni di lancio del Torymus, tra cui uno anche
nel territorio marradese. I lanci saranno triplicati nel 2011, con
una campagna a tappeto. Una direzione che è stata imboccata
anche dall’Emilia Romagna, il Lazio, la Campania e altre regioni.
“Non tutti i mali vengono per nuocere - commentano gli organizzatori -: il problema del cinipide è riuscito a richiamare l’attenzione e a favorire l’interesse sul valore ambientale del castagno,
una pianta che, come ha ricordato il prof. Bellini, presidente del
Centro, ricopre ben il 15% delle nostre foreste, non ha paragoni in
tutta Europa ed è rappresentativa del nostro continente”.
Val di Bisenzio: monitoraggio mosca olearia
VAL DI BISENZIO – Prevenire è meglio che curare. Si può riassumere con questo vecchio slogan l’invito rivolto a tutti i produttori di olio della Val di Bisenzio, in previsione della raccolta
autunnale delle olive.
La Comunità Montana della Val di Bisenzio ha messo a disposizione un esperto agronomo, Elisa Dinoto, che fino a metà del
prossimo mese esamina gratuitamente i frutti del territorio per
scongiurare la diffusione della mosca delle olive, la Bactrocera
oleae, che potrebbe poi danneggiare la produzione.
I controlli sono fondamentali perché permettono di tenere sotto
controllo i frutti al fine di poter intervenire per tempo in caso di
infestazione. L’agronomo ricorda infatti che l’analisi è un servizio apprezzato che permette al coltivatore di ridurre i trattamenti
con fitofarmaci e di avere un raccolto sano. Servono solo piccoli
accorgimenti e avvalersi dell’esperienza. Avvicinandosi il tempo
della raccolta, i controlli si fanno ancora più necessari. Si ricorda
infatti che nel caso in cui venga notata la diffusione della mosca,
la pianta dovrà essere trattata per una durata di 28 giorni e le sue
olive, per quel tempo, non potranno essere raccolte. Da qui l’invito ad approfittare di questo ultimo mese di servizio.
La consulenza gratuita verrà offerta ogni giovedì in due diversi
luoghi della Val di Bisenzio.
La mattina, dalle 9,30 alle 13, l’agronomo riceverà gli agricoltori
nella sede della Comunità Montana (via del Bisenzio, 351) a
Mercatale di Vernio; nel pomeriggio, dalle 15,30 alle 18,30, il
servizio sarà svolto invece presso il Frantoio Valle del Bisenzio
(via delle Fornaci,1) a Sofignano, Vaiano.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
A Pisa il più grande parco fotovoltaico della Toscana
Produrra' 5 milioni Kw annui, pari a fabbisogno di 3000 famiglie
Una potenza di 3,7 Mw e una capacita' produttiva stimata in oltre 5 milioni di Kw annui, pari al fabbisogno di 3 mila famiglie con un
beneficio ambientale di circa 3750 tonnellate annue di Co2 risparmiate. Sono i numeri del piu' grande parco fotovoltaico della
Toscana, e uno tra i piu' potenti in Italia, che sorgera' a Pisa, nella zona dei Navicelli, la cui attivazione e' prevista a dicembre 2010. Il
progetto e' finanziato da Toscana Energia Green. I lavori costeranno 10,2 milioni.
Treni storici per scoprire la Lunigiana
Iniziativa nell'ambito del progetto europeo "No Far
Access" - Transfrontaliero Italia-Francia
Con i “Treni d’autunno” entra nel vivo il progetto europeo “No
Far Access” promosso dalla Provincia di Massa-Carrara, attraverso l’attivazione di una collaborazione con l’Agenzia Viaggi del
Parco Nazionale delle Cinque Terre, l’Associazione Treni Storici
della Liguria e Legambiente.
Grazie a questa collaborazione sostenuta dalla Provincia e dai
Comuni si avviano una serie d’iniziative per animare l’offerta
turistica verso la Lunigiana in periodo destagionalizzato e con
forme sostenibili quali l’uso dei treni storici. Lo scopo è valorizzare, verso il pubblico della costa apuo-lunense-versiliese, le
diversificate risorse naturali e culturali che la Lunigiana mette a
disposizione proprio in periodi, come quello autunnale e primaverile, considerati di ‘bassa stagione’.
Si parte quindi con due ‘Treni d’Autunno: il primo sarà il “Treno
della Cultura” che condurrà i passeggeri a Pontremoli, domenica
26 settembre, per farli immergere in un itinerario tra storia, cultura e sapori. Infatti l’iniziativa coincide con le giornate europee del
Patrimonio indette dal Ministero dei Beni e Attività Culturali ed
anche con la premiazione dei vincitori del “Bancarella della
Cucina”. Le guide condurranno alla scoperta di palazzi privati e
chiese normalmente non visitabili, al Museo delle Statue Stele ed
alla ‘Piazza del Gusto’ con gli stand dei prodotti alimentari delle
Regioni italiane allestitie nelle piazze del centro storico. Non
mancherà l’occasione di degustare i rinomati ‘testaroli’ di
Pontremoli, riconosciuti recentemente come Presidio dallo Slow
Food.
Domenica 10 ottobre invece partirà la vaporiera del “Treno delle
castagne”, che da Viareggio condurrà prima ad Aulla con la visita all’Abbazia ed al Museo di San Caprasio, per immergere i turisti nel mondo della cultura della castagna a Licciana Nardi, in
occasione della famosa Rassegna “La castagna racconta” organizzata lungo le vie e nei fondi del suggestivo borgo medioevale
e animata da numerosi stand gastronomici ed eventi culturali.
Ma sono già programmati anche i “Treni di Primavera” che condurrano nel Parco Regionale delle Alpi apuane, ad Equi Terme,
con il “Treno della Geodiversità” ed a Filattiera con il “Treno
dell’Archeologia” dedicato alle scuole.
Il pubblico potrà prenotare i viaggi rivolgendosi all’Agenzia
Viaggi del Parco Nazionale delle Cinque Terre -Tel. 0187
258690
[email protected]
www.agenziaviaggi5terre.it/
L'iniziativa rientra all’interno del progetto transfrontaliero europeo “No far access” di cui è partner la provincia apuana assieme
a quelle di Livorno, Lucca, La Spezia, Cagliari e al Dipartimento
della Corsica del sud: scopo del progetto è quello di incrementare
attraverso una serie di iniziative, l’accessibilità delle aree dell’entroterra caratterizzate dalla presenza di elementi di eccellenza
di tipo ambientale, architettonico, paesaggistico e naturalistico.
Il progetto prevede la valorizzazione delle aree dell’entroterra,
caratterizzate da aree naturalistiche di eccellenza, in grado di
implementare un’offerta integrata del patrimonio locale, circuiti
turistici ad elevato flusso di visitatori, sistemi di trasporto pubblico sostenibili a basso impatto ambientale.
“Si tratta di appuntamenti – ha dichiarato l'assessore provinciale
ai trasporti, Sara Vatteroni – rivolti a rendere maggiormente fruibili e più noti i territori della Lunigiana. I treni speciali sono delle
iniziative finalizzate ad incrementare, anche in modo sostenibile,
i flussi turistici all'interno della Lunigiana. I treni speciali vogliono anche essere uno stimolo per nuove opportunità di business;
speriamo infatti che in futuro, visto l'alto successo di presenze per
questo genere di iniziative, si presentino dei soggetti privati
disposti a gestire in prima persona questi treni-evento che oggi
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Moda
pagine a cura di Angelina Aino
Ma cosa gira in questi tempi per la testa delle donne?
Un curioso mix di anni Cinquanta e Sessanta, se si guardano le acconciature raccolte che le modelle hanno fatto sfilare nelle ultime passerelle: capelli che, sfidando la forza di gravità, modellano chignon, code e cotonature "in su" e che sembrano quasi una
risposta spiritosa alle chiome "in giù", new-hippy e selvagge, viste negli anni passati.
Il taglio corto anni ’80
Per chi ama i capelli corti e vuole essere
trendy, la parola d’ordine è osare. I nuovi
tagli sono grintosi, irregolari e dinamici,
con punte che si protendono verso l’alto
e creste che richiamano lo stile punk
degli anni Ottanta. Un’idea semplice e
versatile allo stesso tempo è realizzare un
taglio che abbia la stessa lunghezza sui
lati e una frangia che si allunga lateralmente a creare un ciuffo asimmetrico.
Utilizzando paste modellanti si può giocare con le ciocche per creare un effetto
finto spettinato.
Capelli sulla nuca
Un’alternativa è sfilare i capelli in modo
che ricadano morbidi e naturali sulla
nuca e ai lati, dove le ciocche vanno
mantenute più lunghe. «La frangia e la
sommità della testa, invece, sono piuttosto corte. Si ottiene così un look grintoso
ma più femminile, molto amato da
Sharon Stone. Per valorizzare questi
tagli, l’ideale è giocare su due tonalità di
colore. Per esempio, si possono illuminare le ciocche con una tinta platino e
lasciare la base più scura. Oppure si può
dare ancora più movimento al taglio con
tante piccole mèches e un’ulteriore
schiaritura delle punte.
Look minimalista per giornate miti
A settembre e ottobre il sole sarà ancora caldo e la sera appena fresca. È troppo presto per tirare fuori dall’armadio cappotti e
maglioni.Il look giusto prevede shorts di cotone spesso, giacchine di peso medio, gilet bon ton, gonne di pizzo traforato o di raso
leggero. E per le grandi occasioni, il tessuto migliore è ancora il tulle: chic e femminile
Il nuovo caschetto sfilato
Il caschetto è un passe-partout: sta bene a
tutte ed è ideale sia se i capelli sono grossi e folti, sia quando sono sottili perché
dà volume alla chioma. Per essere attuale, il carré non deve essere regolare ma
sfilato e asimmetrico, più corto nella
zona della nuca e più lungo sul davanti,
facendo arrivare i capelli circa cinque
centimetri sotto il mento. Un’alternativa
è un taglio ancora più geometrico. La
parte posteriore del capo è molto corta e
ben definita per disegnare l’attaccatura. I
lati e la sommità, invece, sono scalati e
alcune ciocche sfilate vengono lasciate
più lunghe a incorniciare il viso. La frangia è corta e molto mossa grazie al
sovrapporsi di ciuffi più lunghi.
Moda autunno-inverno 2010/2011
fito, con sprazzi di colore che sembrano
gettati come su una tela, secondo lo stile
dell’artista Jackson Pollock.
Print astratte vincono ancora una volta
nella collezione di Diane Von
Furtsenberg, che sceglie una palette
tenue con colori come rosa e verde
pastello, mentre Moschino sceglie il simbolo della sua collezione, il mega ciondolo dorato da indossare come clutch,
ripetuto in modo ossessivo sul suo cappotto. Grafismi eccellenti sono quelli che
troviamo anche in Proenza Schouler, che
sceglie come sempre stampe psichedeliche per i suoi mini dress, e Emilio Pucci,
dove troviamo schegge di nero che sembrano quasi spruzzate a caso sull’abito,
creando un effetto molto interessante.
Per il prossimo autunno-inverno
2010/2011, puntate tutto sulle stampe.
Gli abiti della prossima stagione, infatti,
si vestono di grafismi dallo stile astratto
e dai colori vivaci, donando vita ad abiti
anche dal tagli più banale. Maestro nel
gioco con le stampe, dove le sfumature
BELLA SÌ, MA COME? LE TENDENZE DEL PROSSIMO AUTUNNO
La nuova stagione è alle porte, e porterà con sé una ventata di freschezza... anche in materia di make-up! Direttamente dalle passerelle, le tendenze beauty che detteranno legge nei mesi a venire: dalla scelta di ciprie e fondotinta, a quella di rossetti e ombretti, scopri come essere sempre bella e trendy il prossimo autunno...
di diverse tonalità si incontrano per dare
vita quasi a motivi cangianti, è Matthew
Williamson, che anche per la prossima
stagione colora molti dei suoi abiti di
punta di schegge cromatiche che mescolandosi creano un effetto unico sul suo
abito di seta monospalla.
Psichedelica è la stampa di Marni, che
sembra rubare i segreti del caleidoscopio
per disegnare sul suo completo figure
che si intersecano tra loro con sfumature
vivaci. Schizzi di colore sono invece
quelli che troviamo nella collezione
Moschino Cheap & Chic, dove i suoi
abiti sembrano diventare delle tele da
pittore.
Ricami tridimensionali e brillanti sono
quelli che troviamo sugli abiti di Giorgio
Armani, dai disegni che sembrano rubati
alla tradizione grafica orientale, mentre
Tory Burch usa i leggings a mo’ di graf-
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Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.752 Firenze 11 setembre 2010
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Occhio alla salute...
Arriva dalla Campania la richiesta di una legge per istituire ospedali di montagna
attività finalizzate alla promozione della salute, alla prevenzione,
individuazione, rimozione e contenimento di esiti degenerativi o
invalidanti di patologie congenite ed acquisite.
La proposta di Santoli (Ugl)
Santoli propone legge per istituire ospedali di montagna. Dopo
aver scritto ai consiglieri regionali Irpini, il sindacalista dell’Ugl
e presidente del Centro Studi EuroIrpinia, Gerardo Santoli invia
la sua proposta di legge per l’istituzione dei distretti socio-sanitari montani e gli ospedali di Montagna anche a tutti i capogruppo
della regione Campania di maggioranza e di opposizione.
Le dichiarazioni. «Se i consiglieri regionali non presenteranno
questa legge in tempi brevi – afferma Santoli - non si può fare
altro che far partire la raccolta firme, ne occorrono 50 mila, per
una proposta di legge popolare. Vedremo poi in aula chi avrà il
coraggio di votare contro». In fase di prima attuazione la proposta
di legge di Santoli all’art. 5 istituisce e qualifica come distretto
socio-sanitario montano proprio il distretto sanitario con sede nel
Comune di Sant’Angelo dei Lombardi e come ospedale di montagna il presidio ospedaliero di Bisaccia.
Proposta di Legge Regionale “Norme per l’istituzione e la
disciplina di distretti socio-sanitari montani e Presidi
ospedalieri montani nella Regione Campania”.
Art.1 (Finalità) 1. La Regione, nell’ambito delle politiche dirette
ad assicurare lo sviluppo civile e sociale dei propri cittadini attraverso un sistema integrato di interventi e servizi di prevenzione,
cura e assistenza socio-sanitaria, informato al principio del pieno
rispetto della dignità della persona, provvede all’istituzione dei
distretti sociosanitari montani. 2. In particolare, con l’istituzione
dei distretti socio-sanitari montani si vogliono garantire livelli
essenziali ed uniformi di prestazioni socio-sanitarie ai cittadini
residenti nelle aree montane, con specifico riguardo agli standards di sicurezza e funzionalità e alla adeguata presenza sul territorio di servizi relativi al pronto soccorso, alla diagnostica e alle
branche specialistiche, nonché ridurre l’indice di mobilità passiva
e quello di ricorso alla ospedalizzazione, a favore dell’assistenza
domiciliare.
Art. 2 (Definizione) 1. Ai fini della presente legge, per prestazioni socio-sanitarie si intendono le prestazioni sanitarie a rilevanza
sociale, comprese quelle ad elevata integrazione sanitaria, cioè le
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Art. 3 (Distretto socio-sanitario montano) 1. Il distretto sociosanitario montano è un’articolazione territoriale, organizzativa e
funzionale dell’azienda unità sanitaria locale (ASL), il cui ambito
territoriale coincide, di norma, con quello dei territori delle
comunità montane ricadenti nella medesima provincia.
2. Il distretto socio-sanitario montano è istituito con apposita deliberazione della Giunta regionale, previa acquisizione del parere
della V commissione consiliare permanente competente in materia di sanità.
3. Con la deliberazione di cui al comma 2, la Giunta regionale
individua, in particolare, le attività e i servizi di competenza del
distretto socio-sanitario montano nell’ambito delle seguenti funzioni: a) attuazione locale delle politiche aziendali; b) organizzazione dell’assistenza territoriale diretta o funzionale.
4. Con la deliberazione di cui al comma 2, sono altresì definiti: a)
le risorse umane, tecniche, strumentali e finanziarie da destinare
al distretto sociosanitario montano; b) un sistema di incentivi
economici volti a favorire l’esercizio dell’attività medico-specialistica in area montana; c) i percorsi diagnostico-terapeutici tesi a
realizzare l’integrazione fra il territorio montano e i luoghi dell’eccellenza sanitaria, anche attraverso strumenti di e-government e telemedicina; d) gli adeguamenti dei finanziamenti correnti, in considerazione dei maggiori costi strutturali.
5. Per la specificità ed il ruolo del distretto socio-sanitario montano, la Giunta regionale, relativamente alla definizione degli
aspetti di cui ai commi 3 e 4, può derogare a quanto previsto dalla
vigente normativa regionale sull’organizzazione del servizio
sanitario regionale ed in materia di parametri di riferimento per la
dotazione di professionalità qualificate e per il contenimento
della spesa.
6. L’incarico di responsabile del distretto socio-sanitario montano è attribuito dal direttore generale della Asl competente per territorio, previo parere della Giunta Regionale e del Consiglio della
Comunità Montana di riferimento, tra soggetti in possesso dei
medesimi requisiti per la nomina a Direttore Generale Asl a
mente della normativa regionale vigente.
Art. 4 (Ospedale di montagna)
1. Nell’ambito di ciascun distretto socio-sanitario montano è individuato un ospedale di montagna quale presidio medico-chirurgico.
2. Sono considerati ospedali di montagna quei presidi ospedalieri, distanti almeno venticinque chilometri da altri complessi ospedalieri pubblici, ubicati in aree comprese nel territorio di una
comunità montana che presentano le seguenti criticità:
a) svantaggi orografici;
b) difficoltà di collegamento viario;
c) disagi socio-economici;
d) squilibri nella struttura demografica, dovuti alla particolare
incidenza del tasso percentuale di popolazione anziana.
3. La Regione garantisce in ciascun ospedale di montagna il servizio di eliambulanza.
Art. 5 (Disposizioni transitorie) 1. In fase di prima attuazione
della presente legge, sono istituiti e qualificati come distretti
socio-sanitari montani i seguenti distretti sanitari: a) il distretto
sanitario, con sede nel Comune di Sant’Angelo dei Lombardi
(AV) nell’ambito della ASL Avellino 1 – b) - 2. In fase di prima
attuazione della presente legge, sono individuati e qualificati
come ospedali di montagna, con riferimento ai distretti sociosanitari montani di cui al comma 1, i seguenti presidi ospedalieri:
a) l’Ospedale “Di Guglielmo” di Bisaccia; b) -etc
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La mancanza di risorse al Fondo nazionale per le politiche sociali
Su questo tema si è svolta una riunione presso l’Uncem Toscana, cordinata dal presidente Oreste Giurlani, alla quale hanno partecipato rappresentanti delle articolazioni di Zona Montane ed il coordinatore del sistema socio-sanitario regionale Andrea Leto.
Sul tavolo della discusssione l’esame delle proposte delle Regioni sulle Politiche Sociali scaturite dalla Conferenza delle Regioni e
delle Province Autonome 10/083/CR09/C7.
“Come si sa -ha spiegato Giurlani - la difficile condizione economica e le preoccupanti prospettive istituzionali del nostro Paese
hanno ripercussioni sulle politiche sociali, mutandone obiettivi e bisogni. Inoltre, le modifiche dei poteri costituzionali frammentano
gli interventi dello Stato, ostacolando una valida programmazione pluriennale”.
Il Fondo Nazionale per le Politiche sociali ha visto dimezzate in pochi anni le risorse in dotazione, nonostante i fondi aggiuntivi per
specificità (quali non autosufficienza e fondi per la famiglia) , ed è clamorosamente evidente il minor impegno economico per garantire bisogni e servizi a chi si trova in situazioni di disagio. C’è la necessità di fissare interventi più definiti e mirati, attraverso valide
politiche integrate nel rispetto delle governance tra i diversi livelli di Governo.
Dal documento emerge la proposta di stipulare un Patto per le politiche sociali, ispirati ad un impegno condiviso per un sistema organico di benefici sociali attraverso livelli essenziali. E’ ribadita la necessaria esistenza del Fondo per la non autosufficienza come misura da finanziare autonomamente come previsto nel Patto per la Salute 2010/2012. E’ importante ricondurre le risorse messe in campo
con il Patto, per consentire un’adeguata programmazione regionale e locale, anche escludendo le Politiche Sociali dal Patto di
Stabilità, come nel 2004/2006.
“L’impegno della Conferenza - ha aggiunto Giurlani - è quindi quello di raggiungere un’intesa con il Governo al fine di produrre un
primo documento che ponga questi obiettivi. Il documento è considerevole di attenzione in quanto sottolinea la necessità di un impegno condiviso in un settore così delicato e fondamentale per le politiche della cittadinanza, che non possono vedere ingiustamente
classificati i bisogni e frammentare le risorse ad essi destinate”.
Proposte delle Regioni e delle Province autonome
Le premesse da cui partire per avviare un percorso di lavoro tra
Ministero e Regioni devono tenere conto delle condizioni di contesto
collegate alla crescita economica del Paese dove dal 2009 ad oggi è
stata in costante caduta la produzione industriale, che, solo nell’ultimo
trimestre dimostra segni di ripresa. Il rilevante calo delle esportazioni,
la crisi delle piccole imprese e la specializzazione produttiva con gli
annessi problemi di mantenere alta la competitività, hanno influito ed
influiscono sui livelli e sulle possibilità di accesso o di rientro nel mercato del lavoro, con un aumento delle povertà e l'entrata nelle povertà
di lavoratori precari o inadatti al nuove occupazioni.
Le condizioni osservate hanno una forte influenza e ricaduta sulle
politiche sociali che si aggiungono e si sostituiscono ai tradizionali
ammortizzatori del mercato del lavoro, diventando a loro volta un
ammortizzatore delle differenze, delle disoccupazioni, della incapacità di produrre reddito, dei problemi collegati all'alloggio e alla
sopravvivenza quotidiana. A questo va aggiunto l’evolversi degli scenari demografici, orientati nel prossimo decennio ad un importante
aumento degli ultrasettantacinquenni (oggi incidono mediamente per
il 9,6 % passeranno al 13, per giungere al 16,06 nel 2025).
Lo stesso aumento della vita media accresce i nuclei familiari monopersonali con le conseguenti difficoltà di cura nel caso di riduzione
delle abilità. La permanenza dei giovani in famiglia e le loro difficoltà
di accesso al mercato produttivo indeboliscono la famiglia sotto il
profilo dei redditi e dei regime di vita.
Sul versante delle disponibilità economiche e su quello della organicità di risposte ai problemi evidenziati, in ossequio alle modifiche dei
poteri costituzionali (Titolo V rinnovellato) legge 42/09 sul
Federalismo, va significato che ci troviamo invece di fronte ad una
frammentazione degli interventi dello Stato e ad un’incertezza delle
risorse tale da non permettere una programmazione pluriennale.
Le risorse rispetto al 2004, sono state più che dimezzate. Certamente
si aggiungono dal 2007 al 2010 gli stanziamenti del Fondo per le non
Autosufficienze ammontanti complessivamente a 1.200.000.000,00
euro, ma è più che ovvio, che trattasi di interventi finalizzati, che a
norma di legge (finanziaria 2006) non erano e non sono sostitutivi del
Fondo Nazionale Politiche Sociali, ma aggiuntivi per una specificità.
Anche valutando alcune centinaia di milioni di euro per i Fondi a favore
della famiglia, asili nido e minori, (anch'essi finalizzati), ci troviamo di
fronte ad un minor impegno economico del livello nazionale per garantire
i "bisogni primari" di chi si trova in situazioni di disagio.
A questo proposito, non si sottovalutano le iniziative collaterali messe
in atto per intervenire nelle estreme povertà: dalla Card, ai bonus per
riduzione costi dei consumi familiari, agli incrementi delle pensioni
minime, che comunque influiscono nelle situazioni conclamate di
povertà, lasciando scoperti altri problemi: dalla casa al disagio e alle
situazioni di fragilità psico-fisica, e non influiscono nei confronti delle
fasce intermedie che si avviano a diventare "nuovi poveri" (basta
vedere i rapporti della Caritas, dei Centri di Ascolto, della Comunità
di S.Egidio, etc).
Ci sono poi le calamità naturali ed i fatti più gravi, quali il terremoto
dell'Abruzzo, che aumentano in maniera smisurata la fila di chi chiede.
Il Libro Bianco e le politiche fiscali ipotizzate a supporto delle famiglie, che ricoprono un ruolo centrale nel sistema sociale, offrono ulteriori spunti per la sussidiarietà e per l'avvio di nuove politiche, ma la
situazione socio-economica e demografica descritta richiede di fissare interventi più definiti e mirati per contrastare i disagi sociali, che
solo una operatività integrata di più politiche, a partire da quelle
sociosanitarie e nel rispetto della governance tra i diversi livelli di
Governo, consente di far confluire su obiettivi di sviluppo sociale,
risorse nazionali, regionali e locali.
Nel concludere la disamina, gli Assessori regionali alle Politiche
Sociali, interpretando anche le istanze degli Amministratori Locali,
propongono al Governo, in analogia a quanto si è già fatto per la salute, la stipula di un PATTO PER LE POLITICHE SOCIALI, che
abbia valenza per un triennio e si ispiri a questi principi:
1. impegno dei diversi livelli di Governo: centrale, regionale e locale
a ridefinire, nell’ambito di percorsi condivisi un sistema organico di
benefici sociali in termini di diritti di cittadinanza e sociosanitari,
attraverso livelli essenziali uniformi, prendendo a riferimento anche le
proposte già avanzate da regioni e Autonomie Locali, a cui si giungerà con le gradualità consentite dalla sostenibilità condivisa dei costi;
2. analisi e proposte innovative per la percorribilità delle politiche integrate con la salute, la scuola, la formazione e l'avvio al lavoro, con mantenimento all'interno del Patto per le politiche Sociali, del Fondo per la non
autosufficienza, come misura da continuare a finanziare in maniera autonoma, secondo quanto già previsto nel Patto per la Salute 2010/2012;
3. riconduzione al quadro organico di cui al punto 1), di tutte le risorse finanziarie messe in campo con il Patto, per consentire un'adeguata
programmazione regionale e locale;
4. analisi e valutazione delle problematiche connesse l'invalidità civile ed i benefici economici alla stessa collegati, per giungere a misure
innovative, appropriate e fruibili solo dagli effettivi aventi diritto;
5. presa in considerazione, in questo momento di estreme limitazioni
di disponibilità finanziaria, della possibilità di escludere (anche temporaneamente) le Politiche Sociali dal Patto di stabilità, come avvenuto in precedenza (2004/2006).
Gli obiettivi indicati potranno essere raggiunti con un'intesa tra
Governo e Regioni ed un apposito gruppo interistituzionale, con mandato ben preciso e tempi da osservare, dovrà produrre un primo documento da portare all'attenzione della parte politica.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
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pagine a cura di Ketty Canosa
Alimentazione
Funghi e pesce: a tavola sposiamo il mare alla montagna
Le castagne sono un frutto atipico, poiché sono ricche di carboidrati complessi (amido) come i cereali. Sono una buona fonte di
fibre, di potassio e di vitamine del gruppo B, soprattutto B1 e
B6. La cottura trasforma parte dell'amido in zuccheri semplici,
che ne conferiscono la dolcezza tipica.
Per centinaia di anni le castagne hanno rappersentato la principale fonte alimentare delle popolazioni degli appennini durante
l'autunno e l'inverno.
La stagione giusta, il tempo ideale: dappertutto s’incontra gente che
va per funghi, con ceste e figli, con entusiasmo e (si spera) buonsenso.
Abbiamo imparato (perlomeno stiamo imparando) che il “fungo safari” non è soltanto sport e non è solo gastronomia: è anche socialità,
creatività. Senza usare paroloni, uno dei modi migliori per goderci
pienamente quest’ultimo scorcio di tempo sereno.
Attenti agli errori! Andar per funghi è un hobby da affrontare con un
minimo d’esperienza ed umiltà: bisogna conoscere almeno le specie
più comuni, ed abbandonare i modi empirici che ci sono stati inculcati da tempo. Non è vero che il cucchiaio/moneta d’argento annerisca
se c’è un ospite velenoso nella pentola, non è vero che i funghi mangiucchiati dalle lumache sono commestibili e non è vero che il prezzemolo rimane di un bel verde solo se aggiunto.
Scegliamo luoghi assolati quando c’è molta umidità: fossi e fondovalle ombrosi quando è secco. Il versante nord se fa caldo, quello sud se
la temperatura cala. Ma torniamo in cucina con una preparazione un
po’ insolita, in cui rivisitiamo il pesce in chiave autunnale.
Triglie al cartoccio con funghi freschi
Per 4 persone: 8 triglie di media grossezza
gr.400 di funghi freschi (preferibilmente finferli)
8 larghe fette di pancetta affumicata
2 cucchiai di prezzemolo tritato
Burro, vino bianco secco, sale e pepe q.b.
Preparazione
Pulite i funghi, lavateli, affettateli e fateli saltare, per 15’ circa, in
una teglia con un po’ di burro: salateli, pepateli, versate un poco di
vino bianco e cospargeteli di prezzemolo. Toglierli dal fuoco e metterli da parte.
Pulite e lavate le triglie. Ungete abbondantemente con burro 8 fogli
di alluminio e disponeteli sul tavolo.
Avvolgete le triglie nelle fette di pancetta, salarle un poco e metterle sopra i fogli d’alluminio: farcitele coi funghi, e disponetene un
poco anche sopra le triglie. Chiudete i cartocci strettamente e metteteli sulla placca del forno: cuocetele, a calore forte, per circa 15’.
Accomodate i cartocci su un piatto di portata preriscaldato e serviteli ancora chiusi.
Nel microonde ci vanno anche i frutti di mare
Per il 70% degli Italiani, l’estate è la stagione in cui si consuma di preferenza
pesce (di mare o d’acqua dolce) e tutto
quanto è frutto della pesca (totani, seppie,
frutti di mare, gamberoni o gamberetti di
mare o fiume, e chi più ne ha più ne
metta!). E’ una moda, se si vuole, ma
sarebbe preferibile mangiarne anche in
altre stagioni…. eviteremmo colesterolo e
chili in più, dato che molti di noi sostituiscono le carni con formaggi e uova, peggiorando così la situazione. Poichè pesce e
molluschi sono i migliori amici del …
microonde, cominciamo con questa ricettina facile-facile che non fa perdere troppo
tempo: infatti, è pronta in 15 minuti!
Allevare le cozze fa molto bene
ai….bilanci di alcune regioni d’Italia:
Campania, Emilia, Romagna, Puglia e
Veneto. Ma siccome la produzione annua
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(circa 120 tonnellate) non copre il nostro
fabbisogno, ne importiamo dalla Grecia e
dalla Spagna. Ne siamo, insomma, veramente golosi!
A chi si accosta per la prima volta all’acquisto delle cozze è opportuno fare alcune
raccomandazioni: verificare il colore del
mollusco che deve apparire nitido e brillante che le valve siano sempre perfettamente chiuse e che nelle medesime non vi
siano crepe. Ricordate, inoltre, che non
potete tenerle in frigorifero per più di due
giorni e perciò e meglio consumarle il più
rapidamente possibile. Altrimenti potete
congelarle, e così dureranno per circa 90
giorni: ma, una volta scongelate e cotte, il
profumo di mare sarà praticamente sparito… La verifica della freschezza delle
cozze può essere fatta immergendole
nell’acqua per alcune ore: passato questo
Le castagne, frutto dell’autunno sono una bontà da gustare!
tempo, si deve procedere all’eliminazione
di tutte quelle che risultino aperte, se pure
di poco. Si possono inoltre acquistare già
pulite: se non lo sono, potete lavarle mettendole sotto l’acqua corrente, raschiandole poi con forza sulla superficie per eliminare le incrostazioni.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
Varietà di castagne
In Italia esistono moltissime varietà di castagne: tra le più famose quelle del Mugello (certificate IGP) e di Marradi.
La distinzione tra castagne e marroni non è sempre chiara.
La castagne sono il frutto delll'albero salvatico. Hanno forma,
dimensione, sapore molto variabili anche se prodotte dallo stesso albero e quindi tutta la gestione del prodotto risulta più complessa.
I marroni sono prodotti dall'albero coltivato e hanno caratteristiche più standardizzate.
Disponibilità delle castagne
Le castagne sono il tipico prodotto autunnale: cadono spontaneamente dall'albero da settembre a dicembre, periodo nel quale
vengono raccolte due volte al giorno.
I prodotti derivati, come la farina di castagne e le castagne secche, possono essere conservati a lungo e si trovano tutto l'anno.
La marmellata o crema di castagne è una marmellata preparata con la purea di castagne. Data la bassa acidità è un prodotto molto
deperibile, per conservarsi bene necessita di una elevata % di zuccheri, solitamente del 60%. La marmellata di castagne è quindi un
prodotto molto dolce, può essere consumata da sola insieme alla ricotta o allo yogurt, oppure per preparare dolci al cucchiaio, o
come ripieno per le crepes.
Se la crema di marroni ha meno del 50% di zuccheri, come le marmellate (40% di zuccheri), una volta aperta va consumata entro
una settimana, altrimenti ammuffisce.
Preparazione delle castagne
Le castagne possono essere bollite, arrostite sul fuoco o al forno.
Le castagne arrosto sono meno digeribili a causa delle imperfezioni nella cottura, che causano alterazioni dei glucidi e delle
proteine, come la reazione di Maillard. Queste alterazioni sono anche responsabili dell'aroma tipico delle castagne arrosto.
Le castagne arrostite al forno tendono ad asciugarsi un po' troppo rispetto a quelle sul fuoco diretto, per limitare questo problema usate una temperatura di 220 gradi per 15-25 minuti a seconda della pezzatura. Le castagne arrosto vanno incise
prima della cottura con un taglio poco profondo, di 2-3 cm di lunghezza.
Con la farina di castagne è possibile confezionare torte (castagnaccio), frittelle di castagne, crepes, mousse, polenta.
Il castagnaccio alla toscana
Il castagnaccio, o baldino o pattona, è un dolce molto particolare
ma abbastanza facile da realizzare, preparato con la farina di
castagna e arricchito con uvetta, pinoli, noci e rosmarino.
Poiché la castagna, elemento principe del castagnaccio, è molto
diffusa in regioni quali il Veneto, il Piemonte, la Lombardia e la
Toscana, è un po’ difficile stabilire quale sia veramente la patria del castagnaccio anche perché ogni
regione ne propone una sua versione buona quanto
tutte le altre.
Nel corso del tempo, però, il castagnaccio è diventato sempre più un dolce tipico Toscano anche per
la sua storia legata strettamente a questa regione e
in particolar modo alla citta di Siena.
Il castagnaccio nasce inizialmente, come la maggior parte delle ricette tradizionali, come pietanza
per i poveri contadini ottenuta appunto dalla castagna, molto diffusa nelle campagne. Certo è che
questo dolce affondi le sue origini in un passato
davvero remoto: basti pensare che già nel ‘500 era
molto conosciuto e apprezzato tanto che un padre
agostiniano lo cita in un suo scritto.
In ogni caso, sembra che l’ideatore del castagnaccio sia stato proprio il toscano Pilade da Lucca che
viene citato nel «Commentario delle più notabili et mostruose
cose d’Italia et altri luoghi » scritto da Ortensio Orlando e pubblicato a Venezia nel 1553. Fu però a partire dall’800 che i toscani
esportarono il castagnaccio nel resto d’Italia e fu sempre nell’800
che venne arricchito con uvetta, pinoli e rosmarino.
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Attualità
Minori, la battaglia di Trento
Tribunali lenti ed esasperanti: ci vuole un giudice
ad hoc per i genitori che si separano
Scontro su affidamenti e adozioni: “Il Tribunale per i piccoli non serve più”?
di Carlo Rinini (*)
La «battaglia» di Trento fra il consulente di parte che ha
tirato fuori il caso della mamma «inadeguata» e il presidente del Tribunale dei Minori va avanti. Qualche giorno
fa, dopo un lungo silenzio, il giudice ha risposto con una
lettera aperta in cui rivendica (e in parte spiega) la correttezza della decisione di ricorrere all’adottabilità della
bambina. E ieri lo psicologo-consulente ha coordinato un
convegno dal titolo «Genitori e figli di fronte al Tribunale
per i minorenni» a cui hanno partecipato avvocati del foro
trentino e di altre città. E la «battaglia» si è trasformata in
una «dichiarazione di guerra» al Tribunale dei Minori
come istituzione.
Al centro del convegno ancora un «caso» personale, questa volta con nome, cognome e volto, quello di una
Guardia di Finanza originaria di Torino che ha preso la
parola e ha raccontato il suo personale calvario: 5 figli –
anzi 6 perché una bambina gli fu data in affido proprio dal
Tribunale dei minori – quando smette di lavorare e va in
pensione si separa e diventa «genitore incapace», cioè gli
viene impedito di vedere l’unico figlio minorenne.
Motivo? Lui fa risalire tutto al momento in cui cominciò
ad andare a Medjugorie. «Non voglio farla lunga ma le
vicende della separazione fecero entrare in scena il
Tribunale dei minori, e nei carteggi venivo dichiarato
"fanatico religioso"».
Il Tribunale è ancora quello di Trento, la presentazione
del «caso», però, questa volta non avviene per iniziativa
del consulente Giuseppe Raspadori ma perché, dopo la
storia della mamma, molte persone coinvolte in casi simili
si sono fatte vive con lui, da Napoli in su. «A chi mi chiama da fuori ho dato nominativi di legali e psicologi competenti», spiega Raspadori «ma con le persone della provincia mi sono reso disponibile a vedere gli atti; gratis,
che non si dica che faccio casino per aver lo studio pieno
di madri doloranti».
Un po’ di «casino» però l’ha fatto anche ieri, con l’avvocato Francesco Miraglia venuto da Modena per aggiungere
il suo «carico» come legale dei coniugi Camparini, i due
genitori che a luglio hanno rapito la figlia di 5 anni dal
centro protetto in cui si trovava e ora sono in carcere per
«sequestro di persona».
È guerra dunque tra avvocati e giudici dei Minori? «No,
ma con questi casi ci si è accorti che in Italia esiste un
problema-Tribunale dei minori», spiega Miraglia, aggiungendo che «è arrivato il momento di abolirlo, perché non
serve a niente». Più positivamente, lui e altri propongono
«l’istituzione di sezioni specializzate all’interno dei
Tribunali ordinari».
E i giudici che ne dicono? «Il dibattito sull’abolizione
dura da anni», non si stupisce Laura Laera, presidente
dell’Associazione dei magistrati minorili (Aimmf), «ma le
sezioni ordinarie specializzate esistono solo in pochissimi
tribunali». Resta da capire che differenza ci sia. «Il
Tribunale dei Minori si differenzia perché si occupa in via
esclusiva della materia, ma anche perché ha giudici onorari – esperti in psicologia e pedagogia – non previsti nelle
sezioni ordinarie».
Ma cosa funziona e cosa no, allora? «Nella sua struttura il
Tribunale offre una competenza specifica che ci è invidiata. Ci possono essere dei limiti organizzativi ma se dovessero disfarlo senza prevedere un Tribunale della Famiglia
non si farebbe un buon servizio».
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Il Tribunale della famiglia, di cui l’Aimmf si è fatta più
volte promotrice «è un tribunale che unifica le competenze oggi divise fra sezioni ordinarie e tribunali per i
Minorenni; specializzato, con competenze esclusive e giudici onorari. Il problema, come sempre, sono le competenze territoriali. E le risorse». Scarse.
Impedisce di vedere i figli
all'ex. Fiorentina condannata
dalla Cassazione
Multata dalla Cassazione una moglie separata di Firenze
che cambiava continuamente abitazione per eludere il
diritto di visita dell’ex marito dal quale aveva avuto due
figli minori a lei affidati. Senza successo, davanti ai giudici la signora ha sostenuto che se il marito separato avesse voluto incontrare i figli avrebbe potuto attivarsi per
sapere dove si era trasferita.
Inoltre, la donna riteneva di essere nel giusto, a non comunicare i suoi cambi di residenza, dal momento che il papà
dei bambini non rispettava gli obblighi di mantenimento
dei minori. Ad avviso della Cassazione «assume rilevanza
penale la condotta del genitore affidatario che ometta di
informare l’altro genitore per quanto concerne il luogo
della propria dimora, impedendo così all’altro di mantenere un libero e sereno rapporto con i figli».
In proposito, i giudici aggiungono che «non può farsi carico al genitore non affidatario di non essersi attivato, per
quanto astrattamente possibile, ad individuare di volta in
volta il luogo di residenza della moglie separata». Infatti,
proprio su «quest’ultima grava l’obbligo di comunicare i
suoi spostamenti al padre, per porlo nelle condizioni più
agevoli per esercitare le sue prerogative genitoriali».
Infine, per quanto riguarda l’obiezione sul mancato adempimento degli obblighi economici a carico dell’ex marito,
la Corte rileva che il comportamento della signora in questione non sarebbe comunque «giustificato» anche qualora
questa circostanza risultasse provata.
Cassazione: genitore non affidatario deve vedere i figli
anche se non li mantiene
Il genitore separato non affidatario dei figli ha diritto di
visita e di frequentazione degli stessi anche se non li mantiene.
Lo rileva la Cassazione sottolineando che ''non sussiste un
rapporto di sinallagmaticita' tra il diritto di visita del genitore non affidatario e il dovere del medesimo di fornire i
necessari mezzi di sussistenza''.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
Si è riacceso in questi giorni il dibattito sui diritti dei
padri separati. Si afferma che la madre viene sempre preferita nell'ambito della separazione e del divorzio e al
padre vengono lasciati solo i ritagli di tempo nella vita dei
figli, quando non viene totalmente escluso.
+++
Le madri dicono invece che i padri ignorano la fatica quotidiana che la crescita dei figli impone; volentieri lasciano
alle madri i sacrifici, i vestiti da lavare e la casa da pulire,
i compiti da fare; vogliono i figli per il fine settimana per
godersi con loro le ore più serene. In mezzo c'è l'opinione
di un coro di esperti che senza esitazione afferma che per
il bene dei bambini i genitori non devono litigare e devono
comporre i loro contrasti, ricorrendo se necessario all'aiuto di un mediatore familiare. In questo dibattito hanno
tutti una parte di ragione, ma viene il sospetto che la
discussione non porti un gran contributo alla soluzione del
problema. È opportuno partire da una considerazione: non
è colpa dei giudici se la maggior parte dei figli di genitori
separati vive con la mamma. Non c'è nessuna discriminazione contro i padri.
+++
Semplicemente il giudice non può dividere in due il bambino e sceglie il genitore che, prima della separazione, si
dedicava con maggiore intensità alla cura dei figli. Spesso
però capita di vedere che la madre abusa di questa posizione privilegiata e ostacola i rapporti fra i bambini e il
padre; talvolta questo atteggiamento è frutto del rancore,
della gelosia, della considerazione dei figli come una cosa
propria. Altre volte è invece il padre ad utilizzare i propri
diritti di genitore solo per denigrare la madre ed interferire, come un padre padrone, nella sua vita quotidiana. In
questi casi il ricorso alla mediazione familiare spesso
aiuta a risolvere il problema, a riprendere le fila di un dialogo interrotto. Ma l'appello alla mediazione, pur necessario, non può essere l'unica risposta. Proprio da qui nasce il
problema: nel 2006 una legge ha introdotto la regola dell'affidamento condiviso, affermando che tutte le decisioni
relative alla crescita dei figli devono essere prese dai
genitori di comune accordo, incentivando il ricorso alla
mediazione familiare per la soluzione dei contrasti. Ma
che cosa succede se i genitori continuano a litigare? La
legge non dà risposte adeguate. Proprio nel momento in
cui si afferma che i genitori devono condividere le scelte
relative ai figli, si tralascia di dire che cosa accade se l'accordo non viene trovato. La legge ha lasciato la soluzione
dei contrasti fra genitori separati ai tribunali ordinari che,
nella maggior parte dei casi, impiegano mesi solo per fissare la prima udienza di discussione. Capita poi che il giudice si limiti ad invitare i genitori a rivolgersi ad un
mediatore familiare e il problema non si risolve. Il genitore più arrogante e prepotente ha allora un tempo infinito
per agire indisturbato e sa che i suoi comportamenti difficilmente troveranno, alla fine, una sanzione adeguata.
+++
È allora necessario creare un tribunale della famiglia, in
grado di affrontare la lite fra i genitori separati in tempi
rapidi, compatibili con la crescita di un bambino. I genitori non devono litigare, ma quando litigano è necessario
che ci sia un giudice che risolva i contrasti, stabilisca
regole chiare e, soprattutto, le faccia rispettare con severità. Da anni si discute della creazione di questo nuovo
giudice specializzato, ma i tempi della politica sono più
lunghi dei tempi della giustizia.
(*)Professore di diritto privato all'Università di Milano
Andrea Bocelli: scendo in campo per l'affido condiviso
Il tenore a 'Unomattina': "La legge c'è ma è disattesa"
Verso la legge bis sull’affido condiviso, una conversazione con Marino Maglietta
......Si tratta di un tema di notevole importanza, in quanto
sono sempre più i matrimoni che si concludono con un
divorzio o con una separazione. A fronte di questa situazione de facto, c’è stato a lungo un ritardo nell’elaborazione di un quadro di norme che consentissero di gestire la
fine di un rapporto di coppia in termini coerenti con un
concetto moderno di genitorialità e con l’innegabile evoluzione che i ruoli di genere hanno avuto negli ultimi
decenni.
Affido condiviso, la senatrice Gallone:
"Stiamo migliorando la legge attuale"
"Ogni bambino ha diritto a un rapporto equilibrato con
entrambi i genitori, che devono contribuire alla pari alla
sua cura, educazione ed istruzione, a prescindere dai loro
rapporti. Il bene del figlio prima di tutto". Dopo l’appello
ad Affari di un papà separato che quest’estate ha potuto
vedere la figlia solo una sera in tre mesi, la senatrice
Maria Alessandra Gallone, intervistata da Affaritaliani,
spiega come il Parlamento stia migliorando la legge
54/2006 sull'affido condiviso attraverso il disegno di
legge 957, di cui è relatrice in Commissione Giustizia. Un
provvedimento che raccoglie le richieste di tanti papà e
mamme separati che le scrivono ogni giorno, chiedendo
attenzione per non doversi più “accaparrare” i figli.
Senatrice, la legge 54/2006 ha ottenuto un buon risultato:
il 78,8% delle coppie separate o divorziate ottiene l’affido
condiviso. Perché l’esigenza di rivederla?
Perché in questi quattro anni ha presentato lacune nell’applicazione. L’affidamento condiviso viene sì assegnato, ma spesso in maniera non omogenea. Per esempio, è
stato negato a genitori che vivono a 12 chilometri di
distanza e invece concesso quando uno dei due è residente
all’estero. Spesso, poi, è solo una “formalità”, perché nei
fatti le modalità sono quelle dell’affidamento esclusivo. Il
ddl 957 intende perfezionare l’attuale legge, prevedendo
più strumenti a favore dei giudici per garantire che l’affido sia realmente congiunto.
Quali sono i punti chiave?
Innanzitutto, il domicilio stabilito presso entrambi i genitori, altrimenti cadono i presupposti per l’affidamento
condiviso.Tra l’altro, se un genitore dovesse convivere o
risposarsi, il giudice può stabilire che quella casa non è
più "interesse prevalente" del bambino. Poi ci sono i cambiamenti nelle modalità di mantenimento: non più un
genitore dà l’assegno e l’altro decide, ma entrambi partecipano alle decisioni. Il “costo” dei figli sarà inoltre calcolato in base alle attuali esigenze dei bambini e alle
attuali risorse economiche dei genitori.
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Cultura - società
Anche a Firenze “celebrata”
la XVII Giornata Mondiale Alzheimer
Nella Giornata Mondiale Alzheimer
2010 da Firenze un messaggio chiaro:
“non possiamo esimerci dal dare
risposte sanitarie tempestive ed
appropriate e per far fronte alle esigenze ed alle necessità sempre più
estese di assistenza ai pazienti e ai
loro familiari è necessario, innanzitutto, che le istituzioni considerino
prioritario l’intervento sulla malattia
di Alzheimer”.
In Italia il 20% della popolazione è
ultra 65 enne. Firenze è la seconda
città in Italia per anzianità media con
il 27% della popolazione ultra 65
enne. Le ricerche provano che il 10 %
circa degli ultra 65 enni ha qualche
forma di demenza, ne deriva che ad
esempio a Firenze circa il 2,7% della
popolazione è colpito da qualche
forma di demenza. Firenze ha un alto
tasso di persone ultra 75 enni di cui il
30% vive da solo.
Sono i dati emersi a Firenze nel corso
del Convegno organizzato da AIMA
Firenze Onlus (Associazione Italiana
Malattia Alzheimer) dal titolo: “La
demenza: ricerca, clinica, assetto dei
servizi”, in occasione della XVII
Giornata Mondiale Alzheimer che si
celebra ogni 21 Settembre in tutto il
mondo.
“La malattia di Alzheimer e le altre
forme di demenza colpiscono un grande numero di persone anziane: circa
700.000 in Italia e oltre 50.000 in
Toscana, ma i numeri sono sicuramente inferiori a quelli reali”.
Lo ha affermato nel corso del convegno il dott. Manlio Matera Presidente
di AIMA Firenze, e vice presidente
AIMA Nazionale.
“Il numero di casi presunti di demenza –ha aggiunto Matera - rappresentano una percentuale alta di casi di non
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autosufficienza, per cui la demenza e
l’alzheimer in particolare sono una
delle cause più probabili di non autosufficienza. Firenze partecipa alla
sperimentazione di nuovi farmaci per
l’alzheimer, che tendono a stimolare
il sistema immunitario. La sperimentazione potrebbe portare ad avere a
disposizione nuovi farmaci per rallentare la malattia, ed è anche in questa
prospettiva che è importante rendere
efficiente il sistema dei servizi. Se
questa sperimentazione avrà un buon
esito sarà importantissimo raggiungere tempestivamente i pazienti nel percorso di cura e terapia. L’AIMA oggi
presenta l’esigenza che il sistema dei
servizi garantisca interventi sanitari
tempestivi ed appropriati per tutti i
malati, nella consapevolezza che gli
interventi non possono essere limitati
al campo sociale, e al sostegno dei
familiari, perchè non ci si deve
dimenticare che la
demenza è una malattia e quindi i malati
hanno bisogno di
medici e medicinali”.
Sindaco di Firenze
Matteo Renzi intervenuto
ai
lavori:
“Confermo l’impegno del Comune a
collaborare
con
l’AIMA Firenze.
Se c’è un settore per
cui è impossibile ed
inimmaginabile
tagliare è questo. Se
Firenze è la seconda
città in Italia per
anzianità media, da
un lato vuol dire che
si vive meglio, ma
dall’altro ci espone a
maggior ragione a rischio di un incremento di questo tipo di patologie. Una
città che ha un cuore grande come
Firenze per l’attenzione alla Sanità,
pone l’obbligo di avere lo stesso
sguardo di ‘rispetto’ per chi vive una
fase di difficoltà, e grazie all’AIMA il
Comune di Firenze resterà in prima
fila per agevolare la ricerca, incrementare e implementare tutto quello
che si può fare con l’AIMA e soprattutto dimostrare alle famiglie che
questa esperienza così drammatica
può essere un’esperienza di condivisione e di solidarietà. La Città è al
vostro fianco e condivide questo
momento di dolore e di speranza”.
“La situazione complessiva degli
anziani – ha dichiarato il Presidente
di UNCEM Toscana Oreste Giurlani
in rappresentanza di 168 comuni montani toscani - soprattutto nelle aree
isolate montane, risulta preoccupante
e merita sempre più attenzione con
interventi intensivi e sinergici. Basti
pensare a quegli anziani interessati
dalla cosiddetta sindrome clinica da
fragilità, che mette l’anziano a rischio
di gravi complicanze, perdita dell’autosufficienza, istituzionalizzazione e
morte anche per eventi di per sé di
modesta entità. Di qui l’esigenza di
attivazione da parte degli enti per produrre innovativi percorsi di intervento
per l’anziano fragile, considerando
che nelle aree montane, interne, isolate e disagiate, il fenomeno è ancora
più grave e il disagio psico-fisico di
queste persone è accentuato”.
L’E-Book avrà un suo Festival
Da sin. Francesco Bisconti (consigliere comunale di
Abbadia), Mantengoli e Brancati
Un’iniziativa per la promozione della lettura e della cultura in
Toscana. È il “Festival dell’ e-book”, che inaugurerà la sua prima
edizione il 12 e il 13 novembre ad Abbadia San Salvatore (SI), a
cura dell’ Associazione Terre Preziose.
L’evento è stato presentato nella sede UNCEM Toscana dal Vice
Sindaco del Comune di Abbadia San Salvatore, Patrizia
Mantengoli e dalla Coordinatrice del Festival Daniela Brancati,
alla presenza del Presidente UNCEM Toscana, Oreste Giurlani.
La manifestazione avrà cadenza annuale, con l’ambizione di
diventare un vero e proprio Festival del settore, ed ospiterà
numerosi autori di diverse generazioni ed esponenti dell’editoria
libraria nazionale ed internazionale.
“Il Festival dell’ e-book è destinato nelle nostre intenzioni – dice
Patrizia Mantengoli – a raccogliere le principali iniziative di promozione della lettura e della cultura, che già da diversi anni si
svolgono, e riproporre in un’ottica nuova di scambio intergenerazionale, l’apporto che i contenuti legati alle tradizioni possono
dare alle nuove tecnologie e viceversa”.
Con questa manifestazione Abbadia si candida a diventare il centro toscano della nuova editoria libraria, quella che si spera avvicinerà alla lettura anche le nuove generazioni. Il tutto nella consapevolezza che l’innovazione tecnologica sia uno strumento e
un’opportunità per i territori montani per annullare le distanze e
avvicinare i cittadini alla fruizione di eventi culturali importanti
ma lontani. Al tempo stesso possono anche essere utilizzati per
veicolare la promozione del territorio attraverso il costante rapporto con Aziende del settore dell’I.T, oltre che con le Università
ed il mondo scientifico di riferimento. Infatti anche per il Festival
dell’e book ci sarà una stretta collaborazione con la Provincia di
Siena, il Consorzio Terre Cablate, l’AMTEC (del Gruppo
Finmeccanica) e l’Università di Siena.
“L’obiettivo delle due giornate del nostro Festival – aggiunge
Daniela Brancati - sarà quello di fornire un quadro complessivo
delle opportunità e dei problemi che autori, case editrici, scuola e
società si trovano ad affrontare. Ormai l’e-book è una realtà
importante in tutto il mondo e il mercato italiano non può prescinderne”.
Tre saranno i panel di discussione: il giorno 12 presso le ex
Officina Meccanica della zona Miniera, mentre il giorno successivo sarà possibile per tutto il pubblico assistere a delle dimostrazioni di vari formati e standard di e book presso la Biblioteca
Comunale.
“Ritengo sia un’iniziativa di grande valore – ha detto Oreste
Giurlani - perché tratta un tema innovativo che può permettere ai
Territori Montani di crescere e, soprattutto, dare nuove possibilità ai giovani. Già come UNCEM su questo fronte siamo attivi
con i progetti “Senza Zaino” ed “Errequ@dro” ed è nostra intenzione presentare un progetto sulla sperimentazione dell’E-Book
in Montagna, continuando l’esperienza della Montagna laboratorio di innovazione”.
Cassazione: aumentano le tutele nei confronti delle vittime di stalking
Benedetta Vallesi
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
Con la sentenza n. 34015 del 21 settembre 2010, la Cassazione penale interviene in merito al reato di stalking ed interpretando estensivamente la norma di cui
all’art. 612 bis del codice penale non fa altro che aumentare le tutele nei confronti delle vittime.
Così Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale
“Tutela del Consumatore” di IDV e fondatore dello “Sportello Dei Diritti”
commentando l’importante decisione della Suprema Corte che ha annullato la
sentenza con cui il Tribunale del riesame di Napoli revocava l’obbligo di presentarsi alla polizia disposto dal Gip nei confronti di un uomo accusato di
molestie nei confronti della ex.
Nel caso di specie la vittima non solo aveva subito le consuete molestie tipiche
di tale reato come moltissime telefonate, ma era anche stata aggredita verbalmente di fronte a vari testimoni ed inoltre, l’ex fidanzato - indagato si era spinto sino a diffamarla presso il suo datore di lavoro con il fine di farla licenziare.
Gli ermellini hanno quindi accolto il ricorso della procura e ripristinato la misura cautelare, affermando che “il reato ex art. 612 bis cp è previsto quando il
comportamento minaccioso o molesto di taluno, posto in essere con condotte
reiterate, sia tale da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura
ovvero, in alternativa, da ingenerare nella vittima un fondato timore per la propria incolumità ovvero, infine, tale da costringere la vittima stessa ad alterare le
proprie abitudini di vita”.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
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Europa + Mondo
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Servizi di Claudio Guidotti
Finalmente! L’Europa “scopre” la montagna!
“Con questa proposta chiedo all’Unione europea di attuare una
vera politica delle regioni di montagna con risorse adeguate per
risolvere l’insieme dei problemi, senza dover rincorrere di volta
in volta i singoli bisogni”, così l’europarlamentare valtellinese
Fiorello Provera presenta il documento che segnerà l’ingresso
ufficiale della montagna nell’assise di Strasburgo. Una prima
volta risultato di un intenso lavoro, un impegno assunto sin dall’elezione e condotto con assiduità cercando il modo più efficace
per intervenire, lo strumento legislativo più adatto.
La promessa fatta in campagna elettorale, sostenuta dalle quasi
28 mila preferenze raccolte, è diventata un impegno concreto sin
dall’insediamento dell’ex presidente della Provincia di Sondrio al
Parlamento europeo. Un lavoro portato avanti in stretta sinergia
con la Regione Lombardia attraverso Irealp, sostenuto dall’associazione Euromontana, confluito in un Documento di Posizione
presentato a Bruxelles nell’aprile scorso. Soprattutto, la creazione dell’Intergruppo Montagna, alla fine del 2009, fortemente
voluto da Provera che ne è diventato il vicepresidente, a colmare
una lacuna evidente in un grande paese come l’UE con il 40% del
suo territorio montano abitato dal 20% dei suoi 500 milioni di cittadini. Prima esistevano 25 integruppi in difesa dei più disparati
settori ma nessuno si era ancora preso a cuore le sorti della montagna. E, non da ultimo, lo spiraglio aperto dall’attenzione speciale nei confronti della montagna sancita all’articolo 174 del
Trattato di Lisbona che ha disegnato la nuova Unione europea.
Passi importanti che si sono susseguiti, uno dopo l’altro in questo
anno di attività a Bruxelles e che sono stati puntualmente comunicati da Provera per dare conto dell’attività svolta. Ed ora, alla
ripresa dell’attività dopo la pausa estiva, la notizia tanto attesa:
l’inserimento della questione montagna nell’agenza del
Parlamento europeo. Non era mai avvenuto prima.
Nella prossima sessione plenaria dell’assise europea riunita a
Strasburgo, il 21 settembre, verrà posta in discussione la proposta
dell’europarlamentare valtellinese a favore di una politica della
montagna che metta a disposizione risorse specifiche per soddisfare i bisogni e le necessità di questi territori. Che significa sancire davanti al Parlamento europeo che la montagna non è soltanto ambiente incontaminato e paesaggi suggestivi, ci sono anche
problemi e disagi che gravano sugli abitanti: mobilità e approvvigionamenti resi difficolti dalle carenze infrastrutturali. Costi
aggiuntivi per le imprese e servizi insufficienti per la popolazione
sono handicap da sanare attraverso un programma quadro, sostenuto da risorse finanziarie adeguate, che diversi settori: agricoltura e sviluppo rurale, turismo, industria e artigianato, energie rinnovabili, risparmio energetico e risorse naturali, trasporti, ricerca
e innovazione, educazione e formazione professionale. “Per la
prima volta dall'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, che prevede maggiori poteri per il Parlamento – spiega l’onorevole
Provera - ho investito formalmente la Commissione di questa
problematica. Toccherà poi alla Commissione rispondere a queste richieste sacrosante, perché rappresentano le necessità e i
bisogni quotidiani di milioni di cittadini europei. Senza una politica specifica e risorse finanziarie adeguate diventerà sempre più
difficile mantenere viva la montagna e valorizzare tutte le opportunità ambientali e energetiche che questa offre. È un primo risultato, di buon auspicio per il futuro”.
Immediata, positiva reazione, dalla montagna italiana, in particolare dalla Toscana, dove l’Uncem, di cui è presidente Oreste
Giurlani (nonchè vice-presidente nazionale della stessa Uncem),
ed anche sindaco di un piccolo comune montano, è schierata
ormai da decenni in difesa dei diritti delle popolazioni che vivono
in montagna.
“Il possibile intervento del Parlamento europeo - dice Giurlani sconfessa l’azione governativa italiana fatta di profonde insensibilità con tagli continui alle Comunità montane, costringendo le
regioni, quando possono farlo, ad intervenire per sostenere l’attività delle Comunità montane alle quali fanno capo molti comuni
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(in Toscana ben 168 su un totale di 287 comuni) con il sistema
delle funzioni associate che funzionano perfettamente e garantiscono i servizi ai cittadini. Il mio augurio - conclude Giurlani - è
che il Parlamento europeo proceda rapidamente all’approvazione
di tale proposta di legge e che il Governo italiano ne tenga conto
fin da subito per aiutare a vivere la montagna”.
Intanto, c’è un pericolo di tagli
Il Comitato delle regioni mette in guardia: l’imminente revisione
del bilancio UE non comporti meno fondi a disposizione degli
enti regionali e locali per investire in una crescita sostenibile,
rispettosa dell’ambiente ed equa sul piano sociale
Nella riunione fuori sede dell’Ufficio di presidenza del CdR ad
Anversa, la Presidente Mercedes Bresso, tirando le somme di un
dibattito sull’imminente revisione del bilancio UE, ha dichiarato
che la risposta degli Stati membri alla crisi economica non deve
essere una reazione impulsiva che finisca per incidere sui servizi
di primo livello, la maggior parte dei quali è fornita dagli enti
regionali e locali.
"In un periodo di crisi economica come questo, è naturale che, in
sede di revisione del bilancio dell’UE, i governi degli Stati membri mirino a ridurre la spesa pubblica. Il problema da porsi è:
quali spese tagliare? Ambiti di intervento essenziali come l’inclusione sociale, l’uso di fonti di energia sostenibili o la strategia
Europa 2020 richiederanno notevoli stanziamenti. E tutti sanno
che le politiche dell’UE possono funzionare soltanto se gli enti
regionali e locali sono in prima linea e producono risultati effettivi. L’Europa non deve soltanto assicurare il finanziamento delle
sue politiche, ma anche rafforzare la sua capacità di attuarle sul
terreno. Qualsiasi minaccia nei confronti dei fondi strutturali
europei deve essere sventata, e il CdR auspica che il governo
belga sostenga costantemente questa posizione per tutto il semestre della sua presidenza del Consiglio UE".
La Presidente Bresso ha anche espresso la sua soddisfazione per
l’accoglimento, da parte del Presidente della Commissione José
Manuel Barroso, di una delle richieste chiave del Comitato in
materia di bilancio dell’UE: "accolgo con viva soddisfazione il
riferimento del Presidente Barroso, nel suo recente discorso sullo
’stato dell’Unione’, alla necessità di portare il periodo di programmazione finanziaria dell’UE dagli attuali sette a dieci anni,
con una revisione intermedia dopo i primi cinque. Il Comitato
invoca da tempo l’adozione di un sistema di questo tipo, che
garantirà alle istituzioni europee una maggiore flessibilità nello
stilare il bilancio annuale e nel definire le priorità politiche. A
questo proposito sono convinta che si debba considerare la possibilità di emettere obbligazioni europee (eurobonds) per finanziare i progetti strategici di lungo termine".
Incremento fondi apicoltura:
all’Italia nove milioni di euro
La Commissione europea sta per incrementare di quasi il 20% i
Fondi europei destinati a finanziare, nei prossimi tre anni, i progetti per migliorare il settore dell'apicoltura. L'obiettivo è quello
di migliorare la produzione e la commercializzazione dei prodotti dell'apicoltura per rilanciare un settore che resta fortemente
deficitario in Europa. Per i progetti italiani questo significherà
che i fondi europei 2011-2013 supereranno i nove milioni di euro
rispetto ai circa 6,9 milioni del periodo procedente. Su base
annuale quindi, i finanziamenti UE per l'Italia passeranno da
circa 2,3 a oltre 3 milioni, a cui andranno ad aggiungersi i fondi
pubblici nazionali. Globalmente, per il settore dell'apicoltura
europea, la Commissione metterà a disposizione dei partner europei 96 milioni di euro: ossia 32 milioni l'anno, per i prossimi tre
anni; in netta crescita rispetto ai 26 milioni l'anno del triennio
precedente.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXI- n. 1.753 Firenze 22 settembre 2010
Conosciamo il nuovo
Codice della strada?
Quali informazioni arrivano agli utenti della strada riguardanti le
nuove normative?
Sfruttando una frase già “coniata”…..
Lo sapevate che: per i neo patentati alcol zero nei tre anni successivi e, comunque, per tutti quelli che hanno meno di 21 anni, così
come per i guidatori professionali per i quali è previsto il licenziamento per giusta causa nel caso in cui commettano il reato di guida
in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti?
Lo sapevate che: i minorenni che commettono una violazione che
comporta la sospensione della patente (o del patentino) saranno sottoposti a revisione, cioè dovranno rifare gli esami della patente?
Lo sapevate che: per il primo anno dalla data di rilascio della
patente di categoria B non sarà possibile guidare autoveicoli di
potenza specifica, riferita alla tara, superiore a 55 kW/t, mentre se
ci si metterà alla guida delle normali autovetture (categoria M1),
si dovrà rispettare anche il limite di potenza posto a 70 kW?
Lo sapevate che: chiunque abbia compiuto i 17 anni potrà guidare la macchina a condizione di avere già la patente (evidentemente A1 conseguibile a 16 anni), avere ottenuto l'autorizzazione
dalla Motorizzazione civile su istanza presentata da un genitore,
avere frequentato un apposito corso in autoscuola di dieci ore,
quattro delle quali in autostrada o su strade extraurbane e due in
condizione di visione notturna, guidare autoveicoli di potenza
specifica, riferita alla tara, non superiore a 55 kW/t e, in caso di
autovetture, potenza non superiore a 70 kW, avere al proprio
fianco una persona in possesso di patente B o superiore da almeno dieci anni, non avere a bordo altri passeggeri, avere applicato
sul veicolo un apposito contrassegno con la sigla "GA" (guida
accompagnata), non superare la velocità di 100 km/h in autostrada e di 90 km/h sulle strade extraurbane principali?
Lo sapevate che: per continuare a guidare gli ultraottantenni
dovranno sottoporsi a una visita medica ogni due anni, mentre i
professionisti del volante potranno farlo fino a 68 anni ma con
visita medica annuale?
Lo sapevate che: la legge introduce la targa personale (in attesa
del decreto ministeriale che darà il via), abbinata non più al
mezzo di trasporto ma al suo proprietario che però potrà utilizzarla solo su un veicolo?
Lo sapevate che: aumentano notevolmente le sanzioni per chi
produce, modifica o commercializza ciclomotori e minicar che
superano i 45 km/h e su queste ultime è obbligatorio tenere le luci
accese ed allacciare le cinture?
Lo sapevate che: generalizzando, viene diminuito il “prelievo”
dei punti dalla patente ma ovviamente aumentato quello dal portafogli in caso di infrazioni, per la gioia soprattutto degli amministratori locali ed i loro bilanci ed in barba all‘effetto deterrente ed
educativo delle sanzioni?
Lo sapevate che: troveremo sempre più cartelli luminosi che
segnalano la nostra velocità e semafori con il conta-secondi che
ci separano dal verde?
Lo sapevate che: chi si troverà la patente sospesa potrà chiedere
al Prefetto, in casi di estrema necessità, di guidare fino a tre ore al
giorno e per contro questa concessione allungherà proporzionalmente la durata della sospensione e si perderà la possibilità di
fare ricorso, mentre se la patente sarà revocata non si potrà prendere una nuova patente prima di due anni e non si potrà nemmeno prendere, nel frattempo, il “patentino” per ciclomotori?
Lo sapete che ci sono molte altre cose da sapere e noi non abbiamo più spazio?
Mercato auto: estate in rosso per l’Ue
Secondo i dati diffusi da Acea (Associazione costruttori continentali), le immatricolazioni nei 25 Paesi dell'Ue più i tre
dell'Efta (Islanda, Norvegia e Svizzera) a luglio hanno fatto registrare un calo del 17,9% rispetto allo stesso mese del 2009, per un
totale di 1.068.433 unità; passivo anche ad agosto con 731.503
vetture, pari al -12,1%. Negativo (-3%) anche il consuntivo da
inizio anno, con 9.300.306 veicoli immatricolati.
Nella top ten delle consegne dei singoli Gruppi, a luglio
Volkswagen si è confermata leader del mercato con 230.825
unità (-14,3%), davanti a Psa (Peugeot-Citroen, -18,5%) e alla
Renault (-10,4%). Al quarto posto troviamo GM (-27%), seguita
da Ford (-26,3%), Fiat (-31,1%) e BMW (-1,6%). Chiudono
Daimler (-2,7%) e Toyota (-29,9%). Così come nel mese di agosto appaiono invariate le prime tre posizioni con Volkswagen
(174.719 unità, -9,6%) davanti a Psa (-12,9) e Renault (-7,4%).
Seguono GM (-13,2%), Ford (-19,6%), Fiat (-23,8%) e BMW (7,9%). In coda troviamo Daimler (-2,7%) e Toyota (-19%).
In entrambi i mesi, l'andamento è stato negativo in tutti i principali mercati: Spagna (-24,1%; -23,8%), Gran Bretagna (-13,2%; 17,5%), Francia (-12,8%; -7,9%), Germania (-30,2%; -27%) e
Italia (-25,7%; -19,3%).
Saloni dell’auto: dalle prestazioni all’ambiente
Il Salone dell'auto di Parigi è ormai imminente e rispetto allo
scorso anno, dove i venti di crisi spiravano intensi, quest’edizione vedrà la partecipazione di tutti i più importanti costruttori a
livello mondiale, pronti a svelare le proprie anteprime mondiali,
ma non solo. A svolgere un ruolo da protagonisti saranno anche e
sopratutto i veicoli a basso impatto ambientale e a emissioni zero
di ultima generazione. In un apposito padiglione, patrocinato dal
ministero francese dell'Ambiente e da quello dell'Industria, i visitatori avranno la possibilità di provare queste vetture e ricevere
consigli per migliorare il proprio stile di guida in funzione di consumi ed emissioni. Da sabato 2 a domenica 17 ottobre, dalle 10
alle 20, i giovedì fino alle 22, il Salone aprirà al pubblico.
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30 SECONDI DI RIFLESSIONE!
Quando gli “estremi” si toccano
Incontro “ravvicinato” tra Veltroni (ex-DS) e Fini (ex-AN)
In tempi diversi: ieri Fini, oggi Veltroni, hanno dichiarato la stessa cosa:
“le correnti sono il cancro dei partiti”
invece ... !
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