La storia dello Scafati
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La storia dello Scafati
HANDBALL SCAFATI: STORIA DI UNA SQUADRA E DI UNO SCUDETTO C’era una volta….Così cominciavano le favole e questa che sto per raccontare somiglia proprio ad una splendida meravigliosa favola che è nel ricordo dei più “anziani”. I giovani non la conoscono oppure ne hanno solo sentito parlare di sfuggita, ed è a loro che è dedicata, proprio come si fa con i bambini prima che si addormentano. Almeno così era una volta. Dunque, correva la stagione 7980, quando il club giallobleù disputò per la prima volta nella sua storia e in quella della pallamano campana il campionato di Serie A maschile. Lo Scafati ottenne questo traguardo grazie al successo ottenuto nel campionato di Serie B dopo un bel duello con il Fondi. Erano, quelli, anni in cui la pallamano in Campania godeva di grande fervore. Il Comitato Regionale non era ancora stato istituito, il Pino Langiano primo verrà votato dalle società dopo la famosa assemblea straordinaria di Coverciano svoltasi nel mese di febbraio dell’81 e a reggerne le sorti era il delegato regionale Avv. Francesco Landolfo, nominato dall’allora presidente federale Concetto Lo Bello, che si avvaleva del considerevole apporto del compianto Carlo Nave. Quest’ultimo, in particolar modo, aveva la carica di delegato provinciale, ma divenne ben presto un chiaro punto di riferimento. L’ Handball Scafati era retto da Santonicola, noto medico della cittadina scafatese e aveva il suo quartier generale nella palestra esterna dell’Istituto tecnico Pacinotti. Il campo era circondato da una corda dove si accalcavano i numerosi tifosi che accorrevano entusiasti a vedere le partite. In questo contesto cominciarono a muovere i primi passi giocatori del calibro di Morra, De Felice, Cannavacciuolo, Del Sorbo, Baittiner e i fratelli Ferraiolo, passati alla storia di questo club. A questi si aggiunge Antonio Pacinelli, un terzino di buone qualità tecniche di teramo che si era messo in luce anche come tecnico di squadre giovanili. Pacinelli arriva a Scafati come un messia e dà subito una svolta alla squadra sia sul piano tecnico che su quello dell’organizzazione e dell’impegno. Si lavora alacremente e Scafati diventa un centro propulsore, un modello da seguire. La società giallobleù vince il torneo cadetto del 78-79 e approda nella massima serie. L’Itis Pacinotti, quando gioca lo Scafati in casa, ribolle di entusiasmo, ma nonostante ciò, la squadra campana non riesce ad evitare la retrocessione. L’inesperienza e alcuni episodi incresciosi accaduti durante la partita con l’Agorà Rimini, costarono molto caro al club scafatese che chiuse questa sua prima apparizione nell’Olimpo della pallamano italiana con dieci punti al suo attivo al terzultimo posto della classifica a sette punti dalla salvezza. Si ricomincia daccapo e con linfa nuova. Al vertice s’installa Alfonso Ferraiolo che cambia impostazione e si lancia anima e corpo nella campagna acquisti pur di rafforzare la squadra e riportarla nella massima divisione nel più breve tempo possibile. Arrivano nazionali del calibro Catoni, Corona, Feliziani, Spugnetta e lo Scafati ingaggia un duello memorabile con il Conversano e il Neapolis Righi chiudendo al secondo alle spalle dei pugliesi. L’anno seguente (81-82) è quello buono. I giallobleù centrano la promozione lasciandosi alle spalle il Napoli che punta solo sulle forze dei giocatori cresciuti nel vivaio. La lezione di tre anni prima è servita, il club, stavolta, si muove in ben altra dimensione pur di affrontare dignitosamente il massimo campionato che, tra l’altro, cambia formula con una regular season e tre poule. Una per la conquista dello scudetto, cui hanno diritto a parteciparvi le prime quattro classificate, un’ altra per la qualificazione alla Coppa EHF e, infine, l’ultima per per la retrocessione. Intanto la squadra lascia l’ITIS Pacinotti e trova sistemazione nel palazzotto nuovo di zecca costruito dal Comune. L’impianto diventa subito un fortino difficile da espugnare grazie soprattutto al calore e alla passione dei tifosi che in ogni partita casalinga lo gremiscono. Lo Scafati chiude la regular season al quarto posto, posizione che occuperà anche nella poule scudetto alle spalle dei campioni d’Italia del Civiodin trieste, del Wampum Teramo e della Forst Bressanone. Un risultato lusinghiero; ma al presidente Ferraiolo non basta. Perché non tentare di conquistare quel triangolino tricolore tanto amato che risponde al nome di scudetto? Cosa fare allora per azzerare il gap che separa la squadra dalle big? La risposta è semplice, rinforzare ulteriormente l’organico. Ecco, quindi, che in terra di Scafati sbarcano fior di giocatori che rispondono al nome di Augello, Jurgens, lo slavo Cizmjic e, soprattutto, il trio delle meraviglie della pallamano italiana e della Nazionale azzurra di quel tempo, vale a dire: il centrale Cinagli, il pivot Culini e l’ala Langiano. Per coordinarli però ci vuole anche un tecnico di rango che oltre ad essere esperto e ferrato sul piano tecnico abbia tutte le qualità per stabilire l’armonia in uno spogliatoio che raduna tanti big. La scelta cade su Pietro Vukicevic, un mago della panchina con all’attivo già tre scudetti vinti alla guida del Rovereto, una delle grandi di quel tempo. La formula del campionato cambia nuovamente. Vengono formati due gironi, uno Nord ed un altro Sud; al termine della regular season ci sono i play off scudetto, con quarti di finale, semifinale e finali. Ad accompagnare gli sforzi dei dirigenti si aggiunge uno sponsor forte, la Cierre. Lo spettacolo è garantito e la squadra vola, ma trova una solida resistenza nel Conversano che precede lo Scafati, mentre nel girone Nord la spunta il Rovereto che precede il Cividin Trieste. Intanto, prima della sarabanda dei play off, la pallamano italiana e la città di Scafati vivono un altro momento particolare. Nel mese di febbraio in Italia vengono organizzati i campionati del mondo di gruppo C e gli azzurri vengono dirottati a giocare in Campania. L’obbiettivo è chiaro, si punta decisamente alla promozione nel Gruppo B, basta arrivare tra le prime cinque. L’Italia si trova a dover giocare, neanche a farlo apposta, la finale per la quinta piazza, l’ultima disponibile, contro l’Austria. Il programma prevedeva che la gara si giocasse a Napoli, ma all’ultimo momento i dirigenti federali riuscirono, con un abile colpo di mano, a spostarla nel Palazzotto di Scafati. Si giocò in un atmosfera da girone infernale dinanzi a tremila spettatori e tanti rimasero fuori senza possibilità di poter assistere alla gara. L’Italia spinta dal pubblico vinse ed approdò per la prima volta in Gruppo B. Chiusa la parentesi mondiali si torna ad occuparsi delle faccende di casa nostra. Nei quarti di finale dei play off il Cierre Scafati si sbarazza del Bologna superandolo con i punteggi di 28-25 e 36-27. In semifinale si trova a dover affrontare il Rovereto. La formazione guidata da Vukicevic mette le basi per la qualificazione alle finali nella gara di andata quando riesce a pareggiare con il risultato di 21-21 e nel match di ritorno s’impone nettamente (26-21). E’ finale scudetto e gli avversari sono i campioni d’Italia in carica del Cividin Trieste, roba da far tremare le gambe. E’ un duello spettacolare tra due squadre che vantano i migliori giocatori del momento ed è anche un match che promette scintille. Il Cierre Scafati gioca la prima partita in casa ed è inutile dire che il Palazzotto di Scafati è rovente. Non mancano durante la gara momenti di tensione che porteranno polemiche a non finire tra il tecnico triestino Lo Duca e il presidente del club giallobleù Alfonso Ferraiuolo. Il Cierre s’impone con il punteggio di 23-20, ma al ritorno a Trieste i padroni di casa si vendicano con un eloquente 24-13. occorre quindi la terza e decisiva gara che si gioca a Scafati. Cinagli e compagni sanno che è un’occasione più unica che rara e disputano la partita della vita. Gli arbitri sibilano il triplice fischio finale sul 26-19 per i giallobleù. E’ il trionfo per il Cierre Scafati e per la pallamano campana, per la prima volta nella storia di questo sport lo scudetto scende sotto il Tevere e approda in Campania. A questo punto è doveroso ricordare i nomi degli artefici di questo successo: Trionfo scafatese Augello, Del Sorbo, Jurgens, Cizmijc, Pargoletti, Cinagli, Moric, Grimaldi, Langiano, Culini, Criscuolo, Morra, Arpaia C., Arpaia L.; All. Vukicevic. Nell’anno seguente approda a Scafati Franco Chionchio, uno dei più forti giocatori italiani di tutti i tempi, ma il Cividin Trieste si prende la rivincita nelle semifinali ed elimina lo Scafati dalle finali in tre partite. Nel match di andata i triestini s’impongono con il punteggio di 25-20; il ritorno è favorevole ai campioni d’Italia (22-14), ma stavolta la terza partita si gioca a Trieste e i padroni di casa superano lo Scafati con il risultato di 23-15. Gli scafatesi devono accontentarsi del terzo posto conquistato ai danni della Filomarket Imola con due vittorie secche (30-25 e 2922). Nella stagione 85-86 alla fine di un lungo e logorante campionato, tornato alla formula del girone unico senza play off, i triestini la spuntano nuovamente con soli due punti di vantaggio (52-50) . Cominciano però i segnali di una crisi lunga e dolorosa. Lo Scafati non riesce a rinnovare il contratto di sponsorizzazione e perde alcuni tra i suoi migliori giocatori tra i quali Augello e Chionchio che vinceranno lo scudetto con l’Ortigia Siracusa e chiude la stagione 86-87 al sesto posto. E’ il canto del cigno. Nell’87-88 si classifica all’ultimo posto con quattro punti all’attivo e cinque punti di penalizzazione per aver riunciato a giocare una partita. Retrocede in A/2, ma chi pensa ad una rapida risalita resta deluso. Lo scafati chiude quel torneo all’ultimo posto con altri cinque punti di penalizzazione e da quel momento navigherà tra la Serie B e la Serie C. E’ passata davvero tanta acqua sotto i ponti e intanto le luci di quel Palazzotto si sono spente. Cosa è rimasto di quella leggendaria squadra? Un rivolo, sì, un rivolo che porta il nome di Pallamano Interscafati, frutto delle ferrea volontà di Pasquale Ranieri di riportare la pallamano scafatese ai tempi che furono. E’ bastato un campionato di Serie C interregionale vinto con bravura per far scaldare nuovamente i cuori e riportare nuovamente l’entusiasmo. Ranieri può contare sull’appoggio del sindaco di Scafati, ex giocatore di pallamano, e su un gruppo solido formato anche da giovani emergenti. E’ un piccolo segnale, ma possono essere anche le prime righe di un’altra splendida favola Giuseppe Spinazzola