eccepibile!

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eccepibile!
Progresso_Vet_dicembre_05
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Benessere
animale
M. Panichi, S. Bianco
Università di Torino
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Quando la chirurgia è
eccepibile!
G. Conzo
Libero Professionista - Napoli
Scienza
e coscienza
e considerazioni
medico-legali
Introduzione
L’etica professionale e la condotta del Medico Veterinario devono sempre ispirarsi a
“scienza e coscienza”. Questo significa che
ogni volta che è impegnato a compiere quegli atti professionali che lo qualificano come
tale ( visitare, operare, prescrivere, certificare, fare referti, ecc ) deve sempre dare prova
delle proprie conoscenze scientifiche, del
proprio aggiornamento, ma anche della sua
etica. A questo fine non sempre la consultazione della letteratura scientifica aggiornata
è buona consigliera per il Medico Veterinario
operatore di campo; è il caso che ci accingiamo ad esaminare. Nel 2000 un medico veterinario, S. Mc Donald, pubblicava su “Exotic
DVM Veterinary Magazine”, Vol 2.2, pag. 29,
proponeva una innovativa “procedura di alterazione del becco per disarmare i maschi
aggressivi di Cacatua” in allevamento.
Questa procedura chirurgica consisteva nella completa resezione longitudinale della
parte inferiore del becco e della mandibola al
fine di ridurlo in due branche indipendenti.
Al termine dell’operazione eseguita con una
fresa, il becco risulta spaccato in tre parti: la
parte superiore si conserva integra, mentre
quella inferiore è ridotta in due sezioni.
Dopo tale menomazione questo organo non
sarà più in grado di fungere appieno da leva
naturale e di conseguenza di poter assolvere a tutte quelle funzioni fisiologiche che invece vengono compiute naturalmente.
Successivamente, nel corso del 2004, veniva approvata in Italia la L. 189 la quale ha
aggiunto il Titolo IX bis al Libro II del Codice
Penale, “Dei delitti contro il sentimento per
gli animali”.
Detto Titolo integrava il Codice Penale pree553
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sistente con alcuni nuovi articoli e, più in particolare, inseriva il 544 ter il quale recita testualmente: “Chiunque, per crudeltà o senza
necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili
per le sue caratteristiche etologiche, è punito
con la reclusione da tre mesi ad un anno, o
con la multa da 3000.00 a 15.000.00 Euro.
La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o
vietate ovvero li sottopone a trattamenti che
procurano un danno alla salute degli stessi”.
Nel 2004 il Dr. S. Mc Donald, dopo essere
stato criticato dai colleghi per aver proposto
questa crudele soluzione chirurgica, ritrattò
la sua posizione negando l’utilità della sua
proposta e scusandosi con la comunità
scientifica per aver mancato di considerare
il profilo etico della questione.
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Considerazioni
medico legali
Premessa
La caratteristica principe del becco dei pappagalli è quella di possedere una estrema
mobilità, conseguenza degli ampi movimenti dell’articolazione temporo-mandibolare e
dalla particolare capacità di estensione dell’osso mascellare. Ciò permette ai pappagalli, in sinergia con l’azione della lingua mobile e carnosa, di espletare numerosissime
funzioni biologiche di base.
Con il robusto becco, dotato di una considerevole forza che è proporzionale alla taglia
dell’animale e grazie al notevole sviluppo dei
muscoli masseteri, i pappagalli possono facilmente spaccare il guscio delle noci, i robusti rivestimenti di altri frutti che costituiscono
la loro alimentazione in natura, sbucciare
delicatamente piccoli semi e sminuzzare finemente il materiale vegetale che serve loro
da rivestimento per i nidi. Nidificando all’interno di cavità naturali come i tronchi d’albero, i pappagalli utilizzano il becco per incidere il legno, i termitai o le pareti rocciose e
friabili elette a siti di nidificazione.
I maschi dei pappagalli utilizzano il becco
per alimentare sia i loro piccoli sia le femmine durante la loro permanenza nel nido.
Il becco assicura ai pappagalli la possibilità
di lisciare, pulire e mantenere efficienti le
proprie penne e quelle del partner.
Questa attività, oltre ad essere finalizzata ad
un’esigenza igienica, riveste un importante
ruolo di coesione sociale.
Poiché questi uccelli sono animali sostanzialmente arboricoli, il loro becco diventa anche
un importante strumento di mobilità che li
aiuta a muoversi agilmente fra i rami.
Per tutte queste ragioni il becco dei pappagalli è un organo polifunzionale che mantiene tutte le sue funzioni svolte anche in stato
captivo.
I Cacatua, in particolare, sono un gruppo di
pappagalli molto apprezzati in avicoltura e
sul mercato del “pet”. Nonostante questo
risultano meno presenti negli allevamenti
rispetto ad altre specie e nel complesso mostrano un minor potenziale riproduttivo se
confrontati con altre specie di taglia simile
ma più comuni come Amazzoni e Cenerini.
Ne consegue che il valore commerciale dei
Cacatua risulta decisamente più elevato.
Uno dei motivi della minore resa riproduttiva dei Cacatua è dovuta ad una maggiore e
spiccata aggressività intraspecifica che si
aggiunge alla difficoltà da parte degli allevatore di formare coppie affiatate, condizione
essenziale, questa, per ottenere la riproduzione. In particolare il maschio di numerose
specie di Cacatua mostra un’elevata territorialità che lo induce a difendere strenuamente e nei confronti di qualsiasi intruso sia il
nido, sia il proprio territorio che in cattività è
rappresentata dalla gabbia o dalla voliera.
Qualsiasi elemento di disturbo (vicinanza
con altri pappagalli della stessa o di altra
specie, presenza di altri animali e dello stesso allevatore), viene percepito dal Cacatua
maschio in riproduzione come intruso. In tali
condizioni il maschio di Cacatua (ma i medesimi risultati possono verificarsi in altre specie) è indotto ad aggredire con il becco la
compagna con l’intenzione di sottrarla a potenziali pericoli. Questo comportamento, a
volte compulsivo, viene definito “displacement biting”. Se ciò avviene in natura la femmina ha la possibilità di volar via sottraendosi alle pericolose attenzioni del maschio, ma
se ciò accade all’interno dello spazio limitato di una gabbia la fuga sarà irrealizzabile e
il maschio potrà giungere ad infliggere alla
compagna lesioni gravi e talvolta letali.
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A chi scrive risulta che in questi anni un cospicuo numero di esemplari maschi di Cacatua sono stati sottoposti a fessurazione della
gnatoteca con conseguente mutilazione irreversibile del becco. Questo metodo cruento
di gestione della problematica di allevamento - sia esso amatoriale che lucrativo, ha
avuto un congruo numero di adesioni da
parte di ornicoltori senza scrupoli che lo hanno richiesto a medici veterinari senza remore.
Questi hanno trovato conveniente giustificare il loro operato avallandolo con un autorevole dato bibliografico che li autorizzava a
compiere un numero imprecisato di interventi chirurgici di questo tipo.
Questa grave menomazione non solo impedirà al pappagallo di svolgere tutte le funzioni proprie del becco, ma lo condannerà ad
alimentarsi con difficoltà per tutta la durata
della sua vita, poiché persino attività semplici come l’abbeverata, risulterà poco agevole.
Il becco dissecato nella parte inferiore non
sarà più consumato dai movimenti fisiologici
e le tre estremità cresceranno a dismisura
richiedendo un frequente rimaneggiamento
da parte dell’allevatore. È verosimile ritenere che i movimenti innaturali del becco causino forti dolori al pappagallo.
Alla luce di quanto fin qui esposto e alla luce
delle nuove norme sul maltrattamento degli
animali, la tesi risulta insindacabile che la
fessurazione della gnatoteca del pappagallo
maschio Cacatua, cosi come praticata sinora, si configura come palese violazione dell’Art. 544 ter del C. P. non solo come comportamento contrario all’etica professionale ma
come reato.
Aspetti penali
La lettura attenta del 544 ter, infatti, si attaglia totalmente al caso della mutilazione del
becco inflitta meccanicamente ai pappagalli
poiché la “necessità” dell’intervento non è
motivata da alcuna ragione sanitaria vera e
propria, ma solo dall’opportunità di preser-
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vare l’incolumità fisica della partner femminile nella coppia dei Cacatua finalizzata ad un
sistematico sfruttamento riproduttivo.
Gli attori di questo maltrattamento animale
(ex Art. 544 ter C. P.) sono teoricamente
due, il medico veterinario che pratica l’intervento e l’allevatore che lo richiede senza
una reale necessità clinica. Il reato viene
preordinato tra i due anche se poi sarà messo in atto solo dal Medico Veterinario in qualità di operatore concreto di una procedura
chirurgica. Questo intervento se da una parte è reversibile attraverso una complessa e
difficoltosa ricostruzione dell’osso, dall’altra
cagiona all’animale una grave lesione priva
di “reale necessità” e non dettata da ragioni
di salute o di benessere.
Per restituire all’esemplare mutilato la sua
integrità fisica si renderà necessario un ulteriore intervento chirurgico, ma questa volta
ricostruttivo, che al momento è ipotizzabile e
non ancora applicato.
La salute ed il benessere della femmina di
Cacatua in riproduzione, potrebbe rappresentare, in teoria, l’unica “necessità” atta a
giustificare l’adozione del provvedimento di
mutilazione del becco nel maschio.
Questo però solo e comunque se lo stato di
“necessità” fosse assoluto e totale, in assenza cioè di altre soluzioni proponibili e percorribili. Si vedrà più avanti come l’adozione di
misure di etologia clinica applicata può vanificare questo stato di necessità e lavorare
invece a favore della tutela e dell’integrità
fisica del pappagallo femmina.
Una volta decaduto lo stato di “necessità” di
una pratica chirurgica mutilante, qualunque
allevatore la richiedesse e qualunque medico veterinario continuasse a praticarla,
potrebbe configurarsi l’ipotesi della “crudeltà” che aggraverebbe la posizione legale
delle due parti complici nel reato. Qualora un
medico veterinario cedesse alla richiesta di
fessurazione della gnatoteca di pappagalli
Cacatua maschi compirebbe un palese reato di maltrattamento animale, forse “con crudeltà” o “senza necessità” nonostante l’adozione di anestesia generale. Costringendoli
a “comportamenti” non conformi alle loro esi-
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genze fisiologiche alimentari e impedendo
loro l’autonomia di movimento, non si verificherebbe solo un atto di coercizione dei normali comportamenti fisiologici e fisici, ma
anche una grave limitazione di “comportamenti etologici” propri dell’etogramma specie-specifico (per es. l’imbeccamento della
prole o della compagna).
Oltre a ciò non va dimenticato che oltre ai
dolori connessi al movimento innaturale del
becco, ormai compromesso anatomicamente nelle sue funzioni essenziali, questa menomazione ha un impatto negativo sulla salute psico-fisica del pappagallo.
Causare una lesione mutilante durevole,
specie se inflitta senza necessità come in
questo caso, costituisce reato di maltrattamento animale perché è una costrizione a
comportamenti psico-fisici contrari alle loro
esigenze fisiologiche ed etologiche anche
se mancasse l’intenzionalità della sevizia.
I malesseri, le disfunzioni e le sofferenze reiterate nel quotidiano vissuto dell’animale,
potrebbero configurare altresì il concetto legale di continua sevizia. L’inutilità, la
crudeltà e la durevolezza del taglio
del becco,
il danno fisico e psicologico subiti dal pappagallo operato secondo la tecnica descritta,
rappresentano, a parere di chi scrive, elementi aggravanti del reato penale.
Aspetti etologici
Per vanificare la metodologia chirurgica in
oggetto la moderna etologia è in grado di
suggerire misure alternative valide per contrastare ridurre l’aggressività dei Cacatua
maschi e prevenirne le conseguenze.
A fine esemplificativo ne elenchiamo alcune
che sono da considerare indispensabili per
non precludere il buon esito dell’allevamento senza dover ricorrere alla mutilazione del
becco. Trattandosi di un fenomeno legato direttamente alla condizione captiva dei Cacatua, (non esistono infatti segnalazioni di aggressioni letali in natura da parte di maschi
di Cacatua nei confronti delle loro compagne) è preciso dovere dell’allevatore mettere le coppie destinate alla riproduzione nelle
migliori condizioni ambientali possibili, valutando la spiccata territorialità di questi pappagalli.
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- considerare un territorio per le coppie sufficientemente ampio, mantenendole il più
possibile lontane da altre coppie.
- evitare di accoppiare maschi di grande taglia con femmine di piccola taglia.
- lasciare che le coppie si formino spontaneamente, per volontaria scelta dei partner.
Nei casi più difficili può essere di aiuto procedere al taglio delle penne remiganti del maschio in modo di ridurne la capacità di volo e
dar modo alla femmina di fuggire in caso di
attacco. Il taglio delle remiganti è un intervento non definitivo dal momento che le
penne ricresceranno alla muta successiva.
Aspetti deontologici
Le misure a disposizione dell’allevatore per
ridurre le conseguenze dell’aggressività dei
maschi sono diverse:
- alloggiare le coppie in grandi voliere, in modo che vi sia spazio sufficiente da permettere alla femmina di sottrarsi all’aggressione del maschio.
- dotare la voliera di più di un nido, di giochi
e legni di vario tipo, in modo da tenere
occupato il maschio; i soggetti che si
annoiano diventano più aggressivi.
- offrire loro una dieta bilanciata e varia; la
malnutrizione aumenta l’aggressività.
- progettare il nido a due uscite in modo che
la femmina possa fuggire da una delle
uscite se confinata nel nido dal maschio.
Da ultimo merita una nota anche l’aspetto
etico della questione, che non è scevra di
implicazioni deontologiche se si tiene conto
del fatto che l’Art. 1 del Codice di Deontologia per medici veterinari recita espressamente quanto segue:
“Il medico veterinario dedica la propria opera
... (omissis)... alla conservazione ed allo sviluppo di un efficiente patrimonio zootecnico,
promuovendo il benessere degli animali e
l’incremento del loro rendimento: alle attività
legate alla vita degli animali sinantropi nonché di quelli da competizione sportiva e di
quelli esotici”.
È pur vero che un allevatore di pappagalli ha
la legittima aspirazione di incrementare il
proprio reddito attraverso i mezzi che la ricerca gli mette a disposizione e che rivolgendosi al medico veterinario può chiedergli
sostegno in proposito ed è altrettanto vero
che questo, nello svolgimento dei propri compiti professionali, deve perseguire lo sviluppo del patrimonio zootecnico ed incrementarne il rendimento ma sempre e solo promuovendo il benessere degli animali, quelli
esotici compresi. Scaturisce dal codice che i
medici veterinari devono essere sempre
aggiornati non solo sugli aspetti clinici e/o
chirurgici ma anche su quelli dell’etologia clinica, del benessere animale e della legislazione protezionistica vigente.Sempre in proposito, è da rammentare che un medico veterinario che esercita la professione deve
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sempre agire in piena “scienza e coscienza”
basandosi non solo sulle conoscenze scientifiche ma anche su principi etici codificati od
insiti nel proprio sentimento verso gli animali.
Conclusioni
Ha operato una buona scelta il Dr. Mc Donald quando ha optato per ritrattare la sua
proposizione operatoria operando un’autocritica, rivedendo la sua posizione sotto il
profilo etico scusandosi pubblicamente. Ben
faranno i colleghi specializzati in medicina
aviare ed esotica a sospendere l’esecuzione
della fessurazione della gnatoteca dei Cacatua in quanto pratica illegale e contraria
all’etica della professione veterinaria.
A questo proposito citiamo anche che l’Art. 7
del Codice di Deontologia recita che il medico veterinario è: “tenuto a tutelare l’interesse
privato del cliente”, ma “sempre che sia in
armonia con quello della collettività e salvaguardando le leggi protezionistiche”.
È ammissibile, dunque, che un Medico Veterinario sia tenuto a soddisfare le richieste di
prestazioni avanzate dai clienti ma è pur vero che queste devono essere legittime.
Costituisce convinzione personale degli autori che anche il cliente allevatore ha una
sua responsabilità nella fattispecie del reato
di maltrattamento, in quanto attraverso una
richiesta induce il professionista veterinario
ad un atto illecito diventandone complice poiché, almeno moralmente, concorre alla realizzazione del reato stesso del quale egli non
può non esserne consapevole.
La legge non ammette ignoranza, neanche
della 189/04 (disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali...) e questo
vale sia per l’operatore veterinario sia per il
committente.
È auspicabile infine che gli interventi di fessurazione della gnatoteca dei pappagalli Cacatua compiuti fino a questo momento, possano essere trattati chirurgicamente con un
secondo intervento ricostruttivo.
La bibliografia è consultabile sul sito
www.ilprogressoveterinario.it