i racconti di castell`arquato - Istituto Comprensivo di Castell`Arquato

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i racconti di castell`arquato - Istituto Comprensivo di Castell`Arquato
Scuola Secondaria Di Primo Grado di Castell’Arquato
E. CAGNONI, via Pontenuovo n°22
[email protected]
Classe: 1 A
Insegnante: Manno
I RACCONTI DI CASTELL’ARQUATO
Le avventure di Atassio e la fondazione di Castell'Arquato
Intorno al IV sec. una parte del popolo longobardo, chiamato popolo degli Atassi, si stabilì
vicino il letto di un fiume poiché la zona sembrava ricca e fertile. Quello degli Atassi era un popolo
forte, sapeva usare molto bene la paglia e, infatti, abitava in capanne costruite in modo solido e
confortevole. Un giorno, perlustrando la zona intorno al loro accampamento, scoprirono che su una
collina si ergeva un castello con un borgo fortificato e che questo custodisse gioielli, pietre preziose
e ogni sorta di ricchezza conosciuta.
Un giorno decisero di conquistare Castel Torquato e creare un regno, ma vi era un grande problema:
la città era circondata da numerosi guerrieri e ben organizzati.
Atassio, il capo del popolo, decise che era necessario un piano per attaccarli, ma non sapeva come
fare per la posizione del castello. Durante le perlustrazioni successive, giunge al loro accampamento
un ragazzo tutto malconcio. Atassio, incuriosito dal ragazzo, lo ospitò e scoprì che il giovane era
stato cacciato da Castel Torquato perché non aveva rispettato il divieto di inventare oggetti.
Gli Atassi che volevano conquistare Castel Torquato, pensarono che il ragazzo era la loro unica
possibilità. Atassio allora disse: “Se tu ci aiuterai noi ti daremo 10 diamanti!”. Ma il ragazzo
rispose: “Vi aiuterò lo stesso, non voglio nessuna ricompensa ... vorrei far parte del vostro popolo!”.
Il capo rispose: “D’accordo, sei dei nostri”.
Il ragazzo disse che conosceva delle scorciatoie per entrare a Castel Torquato, prese un bastoncino e
iniziò a disegnare sul terreno un piano per entrare. Spiegò anche che le scorciatoie segrete erano
piene di trappole ma che sapeva come evitarle e rivolgendosi ad Atassio e al suoi soldati disse
“Badate bene! Non toccate le torce e le mattonelle color blu perché nascondono delle trappole!!!”.
Il giorno seguente si misero in cammino e involontariamente, passando in un tunnel, uno di loro
toccò una torcia. Improvvisamente dai muri laterali uscirono infinite frecce che volarono addosso al
primo gruppo di soldati, che cercarono di schivarle con mosse molto agili. Il giorno dopo ci
riprovarono ma uno di loro inciampò e toccò una mattonella blu. Le pareti iniziarono a stringersi …
un soldato, scappando calpestò un'altra mattonella e il pavimento si apri … erano caduti in uno
scivolo che sembrava non finire mai. Quando finalmente lo scivolo finì si trovarono dentro il fiume.
Atassio disse: “Bisogna trovare un altro modo! Siamo soldati valorosi... ci batteremo con tutte le
nostre forze! Ragazzo! … usa il tuo ingegno oppure va via!”.
Il ragazzo, guadando in lontananza il castello illuminato dalla luna, ebbe un'idea. Si recò da Atassio
e disse: “Dobbiamo costruire una catapulta, procurarci delle grandi pietre e della paglia per
attaccare il castello con la catapulta”. Allora il capo disse: “Andate e tagliate degli alberi e prendete
della paglia”. Dopo circa mezz’ora le truppe arrivarono cariche di legna e di paglia e iniziarono a
costruire la catapulta. Quando il giovane costruì la catapulta, Atassio ordinò di mettete la paglia
sulla catapulta, incendiarla e lanciarla verso Castel Torquato, secondo le indicazioni ricevute.
Così, i soldati lanciarono la paglia infuocata e le enormi rocce, che colpirono il castello e il borgo.
Le persone che abitavano a Castel Torquato videro che dal cielo cadevano pietre infuocate, ma non
avevano via di fuga. La maggior parte delle persone morì e i sopravvissuti vennero catturati e resi
schiavi. Castel Torquato fu conquistata. Atassio diventò re e nominò il giovane Arquato suo
consigliere. E in suo onore chiamò la città Castell’Arquato, che divenne la città più’ famosa.
Molinari Carlotta, Orlandi Giorgia, Tosini Caterina,
Ihnatesku Linda, Fuentes Martina, Borush Oleksii
Dalla Torre al Torrione
Il piccolo paese di Castell’Arquato, paese situato su una collinetta, nei primi anni del
trecento passò sotto la signoria dei Visconti. Molti edifici erano stati costruiti già alla fine del
duecento dallo Scoto e per proteggere la città, il nuovo signore, fece costruire una forte e robusta
cinta muraria con tre ingressi e fece governare il piccolo borgo fortificato dal Podestà Galvagno de'
Comini.
Questo podestà era incaricato di governare in modo autonomo il borgo e quando fece costruire la
cinta muraria aggiunse una quarta porta che fu chiamata Porta Sotana in onore della moglie
(chiamata così perché la donna portava sempre la stessa sottana). Questa era la porta di ingresso
riservato alla moglie e alle carovane che portavano i tanti buoni prodotti che il territorio produceva.
Il Podestà era un gran buongustaio e la moglie era una gran cuoca e cercava sempre le nuove ricette
gustose per il potente marito! Infatti, si narra che quando si erano sposati era magro come un
fuscello.
La donna iniziò a preparare tutti le prelibatezze tipiche del territorio e ne fece il menù del palazzo:
la torta fritta e la "burtleina" con i salumi, gli anolini in brodo, la coppa arrosto e il prete, i tortelli e
infine inventò una nuova ricetta: IL TORRIONE!!!
Il Podestà, che era un buongustaio, ne mangiava tantissimo di nascosto e, in poco tempo, ingrassò
fino a pesare 200 kg. Così sua moglie decise di chiudere la dispensa, però il duca ne teneva nascosta
una scorta nella fodera del cuscino e nel materasso e ogni giorno ne mangiava un enorme pezzo.
La moglie , sempre più preoccupata, chiamò tutti i maghi, stregoni e astrologi di castello, ma il duca
non dimagriva.
Lo stregone ci pensò molto a lungo e alla fine decretò che bastava recitare la formula magica molto
antica ... e così cominciò: - ABRA CADABRA, MAGICA BU, fallo dimagrire ancor di più! – ma il
duca proprio non dimagriva, anzi ingrassava ancor di più.
Passarono i giorni e il duca diventava sempre più grosso, eppure la signora Sotana le aveva provate
tutte: verdure, pozioni magiche, tornei, battute di caccia.
La moglie, addolorata, decise di chiamare un erborista dalla vicina Lugagnano, ma ahimè dopo
qualche ora passata con il Comini anche l'erborista diventò obeso.
La signora Sotana si preoccupò ancora di più e allora chiamò un dottore da Piacenza che, però, non
poté venire: era già occupato da un caso molto raro, la LEBBRA!!
Il dottore, però, inviò uno dei suoi apprendisti a verificare il perché dell'urgenza!
Il dottorino visitò l'uomo ma non trovò nulla che indicasse una malattia che lo facesse ingrassare.
Allora entrò di nascosto nella stanza del duca e lo scoprì mentre mangiava il Torrione!
Ecco svelato l'arcano... stabilì che era era diventato Torriodipendente!! e nessuna cura avrebbe
avuto effetto se non un'altra prelibatezza sopraffine. Ma il duca non rinunciò alla sua dose di
torrione. Un brutto giorno si svegliò e ne mangiò ancora un grosso pezzo …. ma all’improvviso,
scoppiò!!
Mai esagerare con il TORRIONE!!! E in suo onore, dopo la sua morte, il palazzo fu ribattezzato il
Torrione del duca.
Cretti Gaia, Fedeli Francesca, Bonetti Emanuela, Peroni Lorenzo
I Leoni di Castell'Arquato
L'antico regno di Castell'Arquato, intorno all'anno Mille, era diviso in due regni: i Castellani
e gli Arquatesi. I due regni erano stati nemici e in continua lotta per stabilire chi avesse diritto ad
abitare nel castello. Alla fine della “battaglia del castello” vinsero i Castellani e gli Arqautesi si
accontentarono di vivere al di là del fiume Arda.
Nel regno dei Castellani viveva il re Embrin con suo figlio Lion, mentre nel regno degli Arquatesi
viveva Leon. Dopo un periodo di pace, i due regni furono colpiti da una grave epidemia sconosciuta
e Leon, principe degli Arquatesi, sfuggito con pochi sudditi all'epidemia che aveva colpito il suo
popolo fu accolto dallo zio. Il re chiese subito l'intervento del mago di corte, chiamato Garlino,
affinché fermasse l'epidemia che sottraeva i sudditi dei due regni. Infatti, chi veniva contagiato si
trasformava in un animale o li rendeva nani.
Il mago però non riuscì a trovare una spiegazione all'epidemia e neanche una cura. Per evitarsi le ire
del re disse che tutte le persone che avevano un neo sulla spalla avrebbero dovuto essere rinchiuse
perché infette. Ben presto si scoprì che non era così e che la situazione peggiorava di giorno in
giorno. Infatti, tutti coloro che erano diventati nani o mutavano vennero allontanati dal regno.
L'unico rifugio per loro era il regno degli Arquatesi e ben presto quella parte del regno si riempi di
tante creature: nani, draghi, lupi e altro ancora...
Queste creature si organizzarono in un esercito e per sopravvivere, durante il rigido inverno,
attaccavano il regno dei Castellani in cerca di cibo causando così il diffondersi dell'epidemia.
Garlino continuava a cercare una soluzione e alla fine riuscì a trovare una pozione che non
impediva la mutazione, ma almeno impediva che la gente diventasse cattiva. Ciò non fu sufficiente,
perché il pericolo era ancora alle porte del borgo. Allora i due principi, Lion e Leon, insieme a tutti i
cavalieri del regno, andarono alla ricerca delle bestie che si spostavano nei boschi vicino al fiume
Arda o alle pendici dei monti vicini per non farsi sconfiggere.
Quando Lion e Leon attaccarono l'accampamento, un mutatore di pelle li morse e i principi
iniziarono a trasformarsi in leoni. I principi amavano il loro popolo e, grazie alla pozione magica,
quando si trovarono davanti ai loro cavalieri sentirono che avrebbero dovuto difenderli. E così si
batterono contro gli altri mutatori di pelle e difesero il castello e i loro popoli dagli attacchi dei
nemici. Si dice che ancora oggi Lion e Leon si aggirino nei boschi di Castell'Arquato e difendano la
città in cui confluirono i due regni. Per tal motivo lo stendardo presenta i leoni rampanti e vigorosi
che difendono la torre di Castell'Arquato.
Fariselli Andrea, Peschi Leonardo, De Marino Davide,
Moschini Giada, Laezza Giuseppe
Eric e il drago
Un giorno di inverno del 1300, un agricoltore di Castell'Arquato, che non aveva figli, trovò
fuori dalla porta di casa un piccolo bimbo abbandonato che piangeva a squarciagola. Il piccolo era
affamato e infreddolito. Il buon uomo lo prese, lo nutrì e gli diede il nome di Eric.
Il giovane fu sempre grato all'uomo per averlo salvato e lo aiutava nel suo lavoro.
Il giovane era solito passeggiare per il bosco e, un bel giorno, trovò un piccolo drago ferito. Decise
di salvarlo e la portò a casa. Purtroppo, il drago era grave e necessitava di cure molto costose e il
giovane non possedeva denaro sufficiente per pagare le cure. L'unica soluzione era partecipare ai
giochi invernali del regno. I giochi consistevano in gare di sopravvivenza nel bosco, in lotte tra
aspiranti cavalieri e molto altro. Eric partecipò al torneo con i suoi amici Alpha, Beta e insieme
superarono numerose prove. Ma Alpha e Beta si rivelarono dei traditori e rivelarono la posizione di
Eric e del drago al duca in cambio di sonanti monete reali.
I due traditori scapparono durante la notte e Eric, svegliatosi per i forti rumori, capì che era stato
tradito dai suoi amici e cercò di fuggire con draghetto. I cavalieri li avevano quasi raggiunti quando
Eric trovò una grotta in cui rifugiarsi. Nella Grotta trovò un enorme drago verde con gli occhi color
rubino e il muso dorato che si rivelò essere la mamma di draghetto. I due in sella a mamma drago
uscirono, sconfissero i cavalieri del duca e si diressero al palazzo del re. Eric raccontò la sua storia e
la cattiveria del duca. Il re scoprì che il giovane era il fratello scomparso e lo nominò illustre
signore di Castell'Arquato e il draghetto diventò il suo fedele amico.
Boveri Jacopo, Binici Gjyle, Samarathunge Julia