LABORATORIO EUROPANTHEON

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LABORATORIO EUROPANTHEON
LABORATORIO EUROPANTHEON – Confindustria Giovani Modena, FAI Giovani
Modena e FAI Giovani Roma.
Personaggio scelto: Charles Dickens.
Ogni partecipante al laboratorio ha, prima, redatto una breve e personale
biografia di Dickens, poi, prendendo spunto dal viaggio che lo scrittore inglese
ha compiuto in Italia, immaginato la storia di un personaggio collocato nell'oggi
che compie un viaggio all'interno dell'Europa, assimilabile, per le sue
caratteristiche peculiari, all'esperienza compiuta da Dickens, senza rinunciare
ad alcuni spunti autobiografici.
Confindustria Giovani Modena, FAI Giovani Modena Vittorio Cavani Charles, John, Huffam, Dickens, Ottocento, Portsmouth, Camden Town, padre,
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Circolo Picwick, Oliver Twist, celebrità, benessere, viaggi, Stati Uniti d'America,
schiavitù, Italia, Grand Tour, Daily News, miglioramento, progresso,
educazione, libertà religiosa e civile, legislazione equa, David Copperfield,
Francia, separazione, moglie, incidente ferroviario, Stati Uniti d'America,
paralisi, emorragia cerebrale, Abbazia di Westminster, angolo dei poeti.
Molto si è scritto su "Impressioni italiane" di Charles Dickens. Concorde la
critica a proposito dell'impostazione fortemente parziale dell'autore, influenzata
dall'imperante cultura vittoriana e dalla convinta adesione ad affermati canoni
narrativi del genere letterario del resoconto di viaggio sette-ottocentesco.
Ad un distratto e frettoloso lettore moderno non sfugge il ricorrere di luoghi
comuni concernenti il Belpaese che, più o meno sorprendentemente, permeano
ancor'oggi la cultura anglosassone e transalpina in genere. Peraltro a ben
vedere un simile rapporto del tipo "odi et amo" caratterizza il modo di
percepire i paesi del Mediterraneo, culla indiscussa ed indiscutibile della
nozione stessa di Europa.
Si potrebbe forse ricorrere ad una terminologia abusata e coniare il neologismo
"spread percettivo", che, per ritornare a Dickens, emerge nelle pagine
conclusive, dopo essere rimasto nervosamente sotteso per tutto il racconto.
"Separiamoci dall‟Italia, con tutte le sue miserie e i suoi errori,
affettuosamente: nella nostra ammirazione delle bellezze naturali e artificiali di
cui è piena fino a traboccarne e nella nostra tenerezza verso un popolo per la
sua indole ben disposto, e paziente e mite. Anni d‟incuria, d‟oppressione e di
malgoverno hanno esercitato la loro opera per cambiare la natura e piegarne lo
spirito; meschine gelosie – fomentate da principi insignificanti per i quali
l‟unione significava la scomparsa – e la divisione delle forze, sono state il
cancro alla radice della loro nazionalità e hanno imbarbarito il loro linguaggio;
ma il buono che è sempre stato in loro è ancora in loro, e un grande popolo
può, un giorno, sorgere da queste ceneri". Parole quantomai attuali, foriere di
un messaggio di ottimismo nelle tormentate vicende della nostra epoca. La
(ri)scoperta, la tutela e la promozione dello straordinario patrimonio
naturalistico italiano ed europeo costituiscono fuor di retorica un'impareggiabile
opportunità di sviluppo e di creazione di posti di lavoro, in un momento in cui,
nonostante i barlumi di ripresa, la disoccupazione giovanile non accenna a
diminuire, raggiungendo valori inimmaginabile appena due decenni or sono.
Altrettanto paradigmatica l'esperienza di Dickens, che compì il proprio viaggio
in Italia ormai trentenne, quasi all'apice della propria fama, senza particolari
affanni economici ma tormentato da un controverso rapporto con il padre. Non
si trattò dunque di un tipico Bildungsreise, peculiare must pedagogico della
meglio gioventù europea post-rinascimentale, ma di un cosciente progetto di
rinnovamento personale. Ne consegue la scelta dell'itinerario che non disdegna
la sosta in città minori accanto alle classiche e consolidate tappe del Grand
Tour. Proprio dal terroir, per usare una felice espressione d'Oltralpe, dal
composito microcosmo culturale del Vecchio continente può, a mio parere,
venire una risposta concreta e credibile di rinascita per la nostra e le future
generazioni. "Per un'Europa dei popoli e delle regioni", senza alcun riferimento
a qualsivoglia slogan politico, parafrasando in conclusione il nostro autore che
scriveva il resoconto del proprio viaggio alla vigilia del 1848
Gloria Crotti CHI E‟ CHARLES DICKENS?
Charles Dickens (Portsea, Inghilterra, 7 febbraio 1812 - 9 giugno 1870), è
stato una delle figure piu‟ importanti della letteratura inglese.
Nato da una famiglia in difficoltà economiche, si trasferì con essa molto presto
a Londra.
Superati i venti anni, iniziò a dedicarsi alla scrittura finché a ventisei anni
venne pubblicato il romanzo "Quaderni postumi del Circolo Pickwick", che lo
rese famoso nel panorama della narrativa britannica.
Della sua infanzia difficile se ne trova traccia nei suoi romanzi piu‟ famosi. Nei
suoi racconti, spesso autobiografici, è protagonista la classe operaia e le sue
condizioni generali, in una percezione della realtà sempre piu‟ corrotta,
spiritualmente e materialmente, dall‟industrializzazione.
Famoso anche come giornalista e reporter di viaggio, tra le sue esperienze si
possono ricordare la visita negli Stati Uniti e, soprattutto, in Italia, dove tra il
1844 e il 1845, soggiornò a lungo a Genova ed ebbe occasione di visitare
anche Roma e Napoli.
Scrittore impegnato fino alla fine, fu sepolto nell'abbazia di Westminster
nell'angolo dei poeti, in compagnia di suoi illustri colleghi.
“…dalle pagine del diario di Sofia”
Ho deciso di partire perché sentivo che era arrivato il momento.
Se al giorno d‟oggi si può dire di avere il mondo a portata di un “click”,
l‟Europa è decisamente ancora più vicina. E quindi, ”perché no”, ho
pensato…conosco la lingua, la mia situazione famigliare me lo consente e se
non lo faccio ora me ne pentirò sicuramente…quindi, sono partita per Londra!
La città la conoscevo già da turista. Nel corso dell‟adolescenza vi avevo
seguito dei corsi di lingua per qualche settimana. Ne ero stata affascinata da
subito, ma mai esperienza come abitarla te la fa amare a pieno.
Dato che ormai molte offerte di lavoro sono facilmente reperibili online,
ho voluto inviare il mio curriculum a qualche studio londinese. Poco dopo sono
arrivati i primi colloqui, dopo qualche settimana uno studio nel centro di Soho
mi ha chiesto di rimanere per 3 mesi. E poi a tempo indeterminato.
Una cosa che ho capito quasi subito è che il modo migliore per imparare
a vivere in un paese che non si conosce, è parlare con le persone che già ci
abitano. Fonti inesauribili di consigli ed esperienze, mi hanno fornito quello
spunto da „insider‟ che non avrei trovato in nessun libro o sito web.
La città è talmente energica nella sua totale libertà di espressione e nella
sua assenza di pregiudizi, che il sistema ideale per imparare a viverla è essere
curiosi ed esplorarla.
E‟ vero che il clima è pessimo, ma il tempo cambia così rapidamente …
star dietro alla luce è praticamente impossibile: il cielo è prima azzurro, poi
bianco latte, poi grigio. Anche questo fa parte del fascino della città.
Spesso prendo l‟autobus, ma ancora più spesso vado a piedi. Perché a
Londra le distanze sono relative, e tutti camminano.
A volte giro l‟angolo e mi ritrovo in luoghi inaspettatamente affascinanti,
come lo Spitalfields Market, un mercato ad Est di Londra: appena arrivi ti
colpisce la folla, il brulicare di persone e i gesti, gli odori e i colori, e il fumo
che sale delle bancarelle, e la voce dei turisti.
Incredibile come la città, con le sue diverse sfaccettature e personalità,
possa dare spunti di riflessione e punti di vista diversi.
Certo, compiere questo passo non è stato facile, ma ho tenuto duro e ho
imparato ad amare questa città e a farmi amare da lei.
Sono passati ormai diversi mesi e la città mi ha regalato già alcune
esperienze memorabili: l‟emozione in quei primi giorni del nuovo lavoro, le
cene a casa con i nuovi amici, i parchi londinesi sotto la pioggia.
Non so cosa mi aspetterà in futuro, ma di sicuro fino a qui il viaggio ne è
valso la pena.
Se mi sento ancora cittadina italiana? Certo!! Ma più che altro mi piace
pensare di essere ormai cittadina europea.
Spesso il significato di cittadinanza europea, viene, in modo limitativo,
circoscritto alla libertà di movimento all'interno dell'Europa. Ma a ben
guardare, si tratta di qualcosa di molto più complesso: del senso di
appartenenza ad una Entità Europa, che porta diritti e doveri comuni ai
cittadini del continente, i quali condividono un organismo politico ed economico
in grado di competere e reagire alle sfide del mondo moderno e una società
sempre più simile, fatta degli stessi valori di libertà, uguaglianza, parità di
diritti.
Francesco Caridi CHARLES DICKENS
Charles John Huffman Dickens, romanziere inglese tra i più popolari di ogni
tempo, esponente di spicco del romanzo sociale, nasce a Portsmouth il 7
febbraio del 1812, famiglia povera, secondo di otto figli, i primi quattro anni
segnati da frequenti trasferimenti e durante l'adolescenza nasce la sua forte
passione per la letteratura. Nel 1824 il padre viene imprigionato per debiti e
Charles comincia a lavorare in una fabbrica di lucido da scarpe. A 15 anni fa
pratica come commesso in uno studio legale, si specializza in stenografia e
inizia a frequentare i teatri. Dal 1832 lavora in diversi giornali, prima cronista
parlamentare, poi comincia a pubblicare bozzetti di costume. Nel 1835 incontra
Catherine Hogarth, la sposa l'anno successivo, e contemporaneamente dà alle
stampe il suo primo romanzo The Posthumuos Papers of the Pickwick Club,
che lo consacra come autore di rilevo nella Gran Bretagna del XIX secolo. Altri
suoi celebri titoli: Oliver Twist, Grandi Speranze, David Copperfield, Tempi
Difficili, Il Canto di Natale. La sua fama si diffonde sia in Europa che in America
e nel 1842 effettua un lungo viaggio negli Stati Uniti: American Notes sarà il
frutto dei suoi ricordi di viaggio. Nel 1844 va in Italia con tutta la famiglia per
compiere un Grand Tour insolito e riporta le sue impressioni in Pictures from
Itlay. Nel 1855 incontra Ellen Ternan, abbandona il tetto coniugale e iniziare
con lei una nuova vita. Alla fine del 1867 altro viaggio in America per un giro di
letture ma in dicembre ma si ammala gravemente. Ridotto al lumicino da
complicazioni polmonari, subisce un'emorragia cerebrale che lo porta alla
morte il 9 giugno 1870. Viene sepolto nell'abbazia di Westminster nell'angolo
dei poeti.
VIENNA
Sigismondo Saltini, violinista, o per meglio dire ex violinista, aveva suonato
per diversi anni nell‟orchestra giovanile, poi a causa della crisi economica, non
riuscendo a trovare i fondi necessari, l‟attività artistica venne sospesa. Da due
anni era senza lavoro, nonostante avesse presentato svariate domande presso
numerose orchestre. Quando ricevette la convocazione dal suo vecchio
direttore d‟orchestra, il signor Pietranera, per una sostituzione, pensò che la
sorte gli avesse dato un‟altra occasione. La tournèe, che doveva toccare le
maggiori capitali europee sarebbe partita da Vienna il giorno di Natale. Fece la
valigia il più velocemente possibile, sistemò il violino e relativo archetto nella
custodia foderata di velluto rosso e si precipitò in stazione per raggiungere la
capitale austriaca ed unirsi agli altri orchestrali.
La città lo accolse completamente imbiancata dalla neve e con una
temperatura molto rigida sui -15 °C. I musicisti che provenivano da tutte le
parti del mondo erano alloggiati in un vecchio hotel; un antico palazzo di metà
ottocento, che era
stato per parecchi anni la residenza di una famiglia
borghese. Abbandonato dai proprietari durante la seconda guerra mondiale,
venne poi suddiviso sui vari piani in diversi appartamenti, collegati da
un‟imponente scalone d‟onore in marmo bianco che con gli anni aveva perso
tutto il suo splendore ed ora appariva ricoperto da una patina grigiastra. Della
struttura originale rimanevano ancora le antiche fontane, poste su ogni
pianerottolo, che venivano usate dagli inquilini dei diversi alloggi per rifornirsi
d‟acqua. L‟edificio adottava ancora l‟originario ed efficace sistema di isolamento
termico costituito esternamente da un primo ordine di infissi in legno, uno
strato d‟aria di circa 10 cm ed infine un secondo ordine d‟infissi che dava
sull‟ambiente interno. Su ogni piano c‟erano delle graziose campane in bronzo,
dalla forma asciutta e semplice, con attaccato al batacchio una lunga catenella
metallica, a ricordare l‟antico utilizzo per richiamare la servitù. Dalla finestra,
pur essendo la via completamente imbiancata dalla neve, Sigismondo poteva
osservare l‟uniformità architettonica dei vari palazzi, tutti perfettamente curati
come previsto dalla normativa vigente che imponeva l‟obbligo ad ogni
proprietario a ritinteggiare e restaurare ogni singola abitazione ogni 5 anni. La
via, a pochi passi dal centro storico, ornata di alti alberi secolari dava sbocco
su un canale, il Donaukanal,
con un piccolo pontile residuo del passato
nobiliare di quel distretto. Il nostro violinista entrò subito in sintonia con gli
altri componenti, che fecero di tutto, nonostante fosse per loro un completo
estraneo, per farlo sentire parte del gruppo.
Solamente dopo parecchie ore di
prove con l‟orchestra nell‟auditorium, Sigismondo, nel tardo pomeriggio, riuscì
a liberarsi e per poter sgombrare la mente e rilassarsi decise di salire nel
pittoresco quartiere di Grinzing per poi inoltrarsi nel bosco il Wienervald, dove
venne fermata l‟avanzata degli ottomani alla fine del 1600. A causa di una fitta
nevicata e della rigida temperatura gli alberi erano completamente ghiacciati
ed il sottobosco ricoperto da un candido manto di neve; un paesaggio reso
ancora più surreale da una leggera nebbiolina che saliva dalla città ed
avvolgeva nel silenzio più totale il bosco. Il quartiere era caratterizzato da
antiche taverne al massimo di due piani tutte decorate con colori vivaci e con
stravaganti insegne in ferro battuto. Queste taverne, circondate da vigneti,
ahimè la maggior parte completamente chiuse in inverno, servono nella bella
stagione un vino novello detto Heurige, molto apprezzato dai viennesi. Verso
mezzanotte, con alcuni colleghi si incamminò verso la Domkirche St. Stefphan
accompagnati dall‟immancabile neve. C‟era un silenzio totale; i rami di abeti,
che fino a qualche ora prima ricoprivano a mucchi tutte le piazze, li ritrovava
appesi alle finestre o alle porte delle case. I negozi avevano chiuso i battenti,
per rispetto della festività, già dalla tarda mattinata ed un‟atmosfera
avvolgente abbracciava la città. Era abitudine del signor Sigismondo, uomo pio
e religioso, accendere un piccolo cero come atto propiziatorio all‟inizio di ogni
tournèe . Una volta entrato nella basilica notò che l‟altare maggiore era
delimitato posteriormente da abeti di grandi dimensioni illuminati da tante
piccole luminarie che emettevano una candida luce che si diffondeva soffusa
per la navata. La funzione, nonostante il freddo pungente, fu resa ancora più
suggestiva dal coro accompagnato da un quartetto d‟archi, che con il loro
canto, contribuì a creare un ambiente mistico. Finita la cerimonia, i
parrocchiani presero delle piccole lanterne, di fattura sobria, smaltate di bianco
e avvicinandosi all‟altare vennero accese dal celebrante per mezzo di un cero
benedetto, per poi avviarsi lentamente verso le proprie dimore ed appenderle
davanti all‟entrata o sui terrazzi o ai balconi, quasi ad illuminare la speranza
delle persone. Ritornarono in silenzio in albergo con ancora nella mente e nel
cuore quella magica atmosfera, pronti ad iniziare una splendida avventura che
li avrebbe tenuti lontani dalle loro case per diversi mesi.
Sonia Tagliazucchi Charles Dickens
Romanziere inglese tra i più popolari della storia della letteratura di ogni
tempo, mostro di bravura capace di creare storie immortali con una scrittura
abilissima e comprensibile a tutti, Charles Dickens nasce il 7 febbraio 1812
presso Portsmouth, secondo di otto figli.
Il piccolo Charles John Huffman Dickens (questo il suo nome completo)
trascorre i primi quattro anni in luoghi diversi seguendo la famiglia e i vari
trasferimenti del padre e sviluppando già nella prima adolescenza una profonda
passione per la lettura
Nel 1825 Charles riprese gli studi presso la Wellington Academy di Hampstead
Road; la abbandonerà però due anni dopo perché il padre non potrà più
permettersi la retta di iscrizione.
Nel 1835 incontra Catherine Hogarth, sposata in fretta e furia l'anno
successivo; significativo è il rapporto che si stabilisce tra lo scrittore e le due
cognate, Mary (la cui morte a soli 16 anni nel 1837 scatena in Charles un
dolore infinito e una grave crisi psicologica) e Georgina, di 12 anni più giovane
di Catherine.
La sua fama finalmente si diffonde sia in Europa che in America tanto che nel
1842 effettua un lungo viaggio negli Stati Uniti, dove tra l'altro si interesserà
del sistema carcerario.
Nel luglio 1844 sbarca anche in Italia stabilendosi a Genova con la famiglia al
completo fino all'aprile del 1845. Nel 1846 visita la Svizzera e la Francia e
anche in questi casi si conferma la sua particolare attenzione per le strutture
carcerarie, la loro organizzazione e finalità, segno di grande sensibilità sociale
indubbiamente maturata a seguito della esperienze infantili.
Nel maggio 1855 la sua vita subisce un brusco cambiamento a causa
dell'incontro con Ellen Ternan, un amore che lo spingerà ad abbandonare il
tetto coniugale per iniziare una nuova vita con lei.
Alla fine del 1867 Dickens intraprende un nuovo viaggio in America per un giro
di letture ma in dicembre si ammalerà gravemente, tanto da riprendersi con
grandi difficoltà
Ridotto al lumicino da complicazioni polmonari protratte, subisce un'emorragia
cerebrale che lo porta alla morte il giorno successivo: è il 9 giugno 1870
Nome
Stefano
Da quale città sei partito?
Modena
Da quanto tempo vivi all'estero?
un anno e due mesi
In quale città?
Londra
E' stata una scelta necessaria o ponderata, con un obiettivo preciso?
La mia scelta è stata presa per la volontà di viaggiare e avere la
possibilità di lavorare in un ambiente straniero, ponderata per quanto
riguarda la destinazione. Il mio obiettivo, sin dall’inizio, è stato quello
di cominciare una vita lavorativa e personale nuova. Necessità di
vivere in nuove realtà, fare nuove esperienze e allargare i miei
orizzonti e la mia conoscenza
In quale campo lavori?
Lavoro per un marchio Italiano di lusso che si occupa di abbigliamento
da uomo
Cosa hai trovato all'estero che qui ti mancava:
Ho semplicemente iniziato a scoprire nuove culture, stare a contatto
con persone provenienti da altre nazioni ti allarga la mente. Qui dove
mi trovo arrivano turisti da tutto il mondo, anche le persone con cui
condivido questa esperienza, provengono da differenti paesi. Posso
dire che la cosa che più mi ha stupito è stato il trovare una mentalità
molto più aperta rispetto a Modena
Inoltre ho avuto la possibilità di mettermi in gioco, di azzardare e
rischiare e molte volte anche sbagliare, ma senza mai smettere di
crescere e imparare.
Come sono stati i primi mesi? Abitudini, difficoltà nel trovare alloggio,
problemi con la lingua...
I primi mesi sono stati all’insegna dello scoprire. Qui in Inghilterra è
molto sviluppato il sistema di condivisione degli alloggi, la disponibilità
che ho trovato è sicuramente la cosa che più mi ha sorpreso. La
difficoltà della lingua non l’ho sentita particolarmente, è un qualcosa
che dopo il secondo mese passa completamente, per la maggior parte
delle persone. La miglior cosa che si possa fare è vivere la quotidianità
in un luogo dove la tua lingua madre non è la più presente. Tutto ciò
che ascolti entra nel tuo lessico dopo un paio di giorni.
Un colloquio all'estero in che cosa è diverso rispetto a quelli che hai
affrontato qui?
Personalmente i colloqui qui in Inghilterra li ho trovati molto
professionali , sono però pronto a scommettere che l’impressione che
si ha del rapporto, di pari livello, tra il datore di lavoro e l’intervistato
sia completamente diversa rispetto l’Italia, ovviamente dipende
sempre chi ti trovi davanti. La lingua è un tassello importante, ma non
sempre indispensabile. Se in Italia durante un colloquio di lavoro inizi
a parlare con verbi coniugati sempre all’infinito sbagliando
continuamente,cosa otterresti alla fine? Un "Grazie le faremo
sapere" Sai con che domanda finirebbe in Inghilterra? “Quanto pensa
le ci vorrà per perfezionare la lingua?”
C'è più possibilità di fare carriera secondo la tua esperienza?
Certamente si, per quanto riguarda ciò che ho trovato qui in
Inghilterra, le aziende cercano di far emergere il meglio dalle persone
con il solo obiettivo di sviluppare le qualità di ognuno per far
progredire le carriere, non si lavora con un senso di rassegnazione,
non si lavora con il sospetto che il proprio lavoro non porterà da
nessuna parte.
Come sono accolti i ragazzi stranieri sul posto di lavoro? Aspettative
alte?
Le aspettative devono essere alte. Tu,sei quello che deve dimostrare
quanto vali. Io sono stato accolto in una maniera grandiosa dai miei
colleghi, sono stato aiutato, compreso e supportato. La cosa curiosa,
che forse noi italiani ci siamo dimenticati, è che l’italiano all’estero è
sinonimo di gran lavoratore. L’italiano è ben voluto e ben visto, la
colpa dello stereotipo che ci accolliamo è solo nostra. Non è vero che
noi siamo pizza e mafia, noi siamo gli esperti della moda, siamo gli
esportatori della buona cucina, della salute mediterranea. La
reputazione di noi italiani all’estero è incredibilmente alta.
Le cose che ti mancano dell' Italia:
Ovviamente la famiglia, gli amici, il nostro favoloso mare e i paesaggi
favolosi che si possono scorgere quasi ovunque.
Prospettive per il futuro, voglia di tornare? Se “no”, perché e se “sì”
perché?
Sinceramente? Penso che l’unico motivo per cui tornerei sarebbe per la
possibilità di una crescita professionale e se posso dirla tutta,
continuerei a pormi come obiettivo il continuare a viaggiare.
Secondo me un’esperienza all’estero deve essere fatta, certo è una
scelta importante, ma personalmente è stata la scelta che ha dato una
svolta alla mia vita.
Giacomo Zironi Charles Dickens vissuto nel XVIII secolo, è uno dei più grandi e popolari
scrittori di sempre: nato in Inghilterra da famiglia povera e numerosa, ha
spesso riportato nelle sue opere più famose l'attenzione alle condizioni sociali
delle classi più disagiate, risultando un feroce critico della società dei tempi e
adottando spesso il punto di vista degli ultimi (orfani, poveri,...). Pur parlando
di temi tanto sensibili agli occhi di un lettore moderno, non manca mai nei suoi
romanzi una spiccata vena ironica. Uomo molto curioso, fondatore di riviste e
giornali (letterari e non), viaggiò in America e in Europa cogliendone spunti per
alcuni suoi scritti. Tra le opere più importanti si ricordano Oliver Twist, Grandi
Speranze, Il Circolo Pickwick, David Copperfield (parzialmente autobiografico),
Tempi Difficili, Il Canto di Natale e Nicholas Nickleby.
Il personaggio direi di chiamarlo Umberto
La pazza idea aveva finalmente preso corpo...
Il capo era rimasto sorpreso quando gli avevo detto che intendevo
abbandonare il lavoro (di questi tempi, poi!), ma se ne sarebbe fatto una
ragione. Riuscire a spiegare al capo -che, per inciso, è anche mio padre- che
lasciavo il lavoro per trasferirmi con tutta la famiglia in Germania... ecco,
questo era stato più complicato. Ma, ormai, se avevo convinto la famiglia a
seguirmi, nulla più mi avrebbe fatto cambiare idea.
All'alba di un giorno di agosto, finalmente si partì. Dopo l'interminabile viaggio,
l'arrivo in Germania fu accompagnato da una innaturale serenità: nessuno
ancora si era reso conto di essere DEFINITIVAMENTE in un altro luogo, anzi, in
un luogo-altro. I problemi e i dubbi ancora non si erano presentati, le paure
svanite (anche se la magnifica sensazione durò solo pochi minuti).
Il giorno seguente, all'incontro con l'amico che ci aveva trovato la sistemazione
in quella villetta ai margini di Stoccarda, esposi il mio progetto: aprire una
tipo/lito/seri/elio-grafia. Ormai in Italia l'invasione di diavolerie tecnologiche
aveva reso impossibile la realizzazione di quest'idea che accarezzava dal
periodo dell'università. Chi sarebbe interessato ormai a libri d'arte, a stampe di
quadri quando puoi vederli sullo smartphone? A cataloghi di mostre quando
guardare le opere sul tablet dal divano è molto più comodo? Non capiva più
come ragionava la gente in Italia, ma era chiaro che non apprezzava più la
realizzazione artistica, lo sforzo artigianale.
Aveva studiato tutto molto attentamente: la concorrenza in quella parte della
città era praticamente assente e il nuovo centro culturale in costruzione
avrebbe attirato sicuramente un grande gruppo di appassionati. Era sicuro del
suo progetto; o, almeno, cercava di convincersi di esserlo.
Il lavoro nel suo negozio gli avrebbe finalmente permesso di dedicarsi a
realizzare anche il suo vero sogno, il photobook che aveva sempre
immaginato: "Suburbs - Europe".
Aveva sempre pensato che quando ti avvicini alle persone, scopri che le gioie e
le sofferenze sono uguali, sia che parli ungherese che spagnolo, sia che vivi a
Bucarest che ad Atene. Questa sensazione di essere cittadini del mondo e
fratelli di ogni uomo o donna, questa convinzione quasi dogmatica che l'aveva
accompagnato dai suoi primi viaggi all'estero da adolescente, si scontrava con
la dilagante tendenza a disprezzare qualunque forma di collaborazione fra stati,
fra nazioni.
Finchè l'Europa fosse stata vista solo come un insieme di regole e di burocrati
mangia-soldi, una vera unione fra i popoli, anzi fra le persone non sarebbe mai
nata. Questo gli risultava insopportabile.
Lui, nel suo piccolo, aveva deciso di combattere, contro questa idea degenerata
di rifiuto non tanto per chi sta sopra di noi, ma per chi ci vive accanto.
Benedetta Lugli -
Charles Dickens è stato uno scrittore, giornalista e reporter di viaggio
britannico. Noto tanto per le sue prove umoristiche (Il circolo Pickwick), quanto
per i suoi romanzi sociali (Oliver Twist, David Copperfield, Tempi difficili, Canto
di Natale), è considerato uno dei più importanti romanzieri di tutti i tempi,
nonché uno dei più popolari. Nel suo libro “Impressioni italiane” racconta il
viaggio in Italia, tra il 1844 e il 1845, quando l‟autore aveva trentadue anni e,
con la famiglia al seguito, compie il suo Grand Tour, in cerca anche di nuove
ispirazioni artistiche.Trasferimento a Parigi
Lui: l‟azienda per cui lavora apre una nuova sede a Parigi. Lui deve seguire
l‟apertura della filiale e l‟avvio della produzione; per almeno un anno è richiesta
la sua presenza sul posto.
Lei: va con lui. Lascia un lavoro a tempo determinato, per una cooperativa
sociale; cerca nuovi stimoli, qualcosa di interessante da imparare e qualcosa di
utile da fare. Sogna di abitare in una mansarda sul lungo Senna, con l‟abbaino
e un piccolo terrazzo.
Il luogo: non proprio Parigi, un po‟ fuori, e non proprio sul lungo Senna. E‟ la
periferia di Parigi, la zona in cui vive la maggioranza della gente, meno centrale
e meno costoso, ma comunque a quaranta minuti da rue de Rivoli.
La storia: Lei passa i primi giorni tra musei, piazzette, vicoli, angoli da scoprire.
Non lo conosce bene, ma le piace parlare in francese e improvvisare,
avventurarsi in discorsi con persone sconosciute per il puro piacere di sentire i
suoni di questa lingua. Per caso un giorno si imbatte nella storica libreria
Shakespeare & co., di cui aveva letto la storia, qualche anno prima, su un
settimanale: aperta nel 1919, divenne luogo di incontro per scrittori e artisti,
una vera e propria istituzione culturale; chiusa nel 1941 e poi riaperta nel
1951, è ancora oggi un luogo sacro per gli amanti dei libri. Lei inizia a
frequentare la libreria, passa delle giornate nella sala lettura, partecipa agli
eventi e scopre la storia affascinante di questo posto, che talvolta si avvale
anche della collaborazione di volontari, che possono venire ospitati presso la
libreria, come era nella sua tradizione, quando venivano ospitati artisti e
intellettuali. Lei non riesce ad inserirsi, neanche come volontaria, ci sono
richieste innumerevoli prima di lei, ma tramite un contatto della libreria viene
assunta in un'altra libreria, molto più anonima e standardizzata, ma è
comunque un modo per ripartire. Il lavoro è semplice, ma le consente ogni
giorno di imparare la lingua un po‟ di più, di confrontarsi con persone che
hanno le più svariate richieste, di conoscere delle storie (quelle dei libri), di
scoprire un altro pezzo di Parigi.
FAI Giovani Roma -
Paolo Berisio -
1. LONDRA
2014. Charles ha pubblicato in patria numerosi romanzi, tratti dal suo diario
elettronico www.c.dickens.uk, che qualcuno ha definito notevoli. La fama lo ha
raggiunto giovanissimo.
Charles vive a Camden Town ma si chiede se la sua scrittura sia davvero
meritevole. Il suo blog è sempre meno seguito. Ha paura che verrà
dimenticato. Charles capisce che se vuole rimanere sulla cresta deve cambiare.
Basta la scrittura. Farà video. Immagini. Pictures. E non di Londra o del Kent.
Ma immagini vivide. Che sanno di spezie e di storia. Immagini che senza filtri
lomo o correzioni di saturazione siano ricche di colori.
Charles, vola a comprare il meglio che la tecnologia video oggi offre dal più
rifornito e caro negozio della City.
La sera ne parla a tavola con Catherine la sua moglie/modella. Charles parte.
Va in Italia. Va a trovare una vecchia Zia e no, lei non può venire. Cerca la
catarsi. E di rimanere a galla. Telefona all‟editore. Lui ne è entusiasta.
2. INCONTRI
Charles vola in prima classe Londra - Genova - è ricco. Il suo agente gli ha
prenotato alberghi nelle più belle città italiane e questa mattina gli ha
consegnato i biglietti e prenotazioni per gli spostamenti.
Un ragazzo sulla trentina, dai tratti italiani, nota Charles, rovina addosso a lui e
al suo pc portatile il suo succo di frutta. Il PC si spegne. Rotto. Seguono scuse.
Il ragazzo bofonchia inglese male ma sembra davvero mortificato.
Charles non è intenzionato a farsi demoralizzare. Accende il cellulare. REC.
Inizia a filmare Pietro. È l‟inizio del suo viaggio. Pietro racconta la storia che lo
ha condotto in prima classe quando non potrebbe permetterselo. Non ha il
biglietto per casa ma due suoi amici lo aspettano all‟aeroporto con un camper a
nolo. Attraversano l‟Italia per tornare al sud. Con loro ci saranno anche due
vecchie amiche francesi di Nizza. Residuo affettivo dell‟erasmus di Pietro di
dieci anni prima.
All‟aeroporto di Genova Charles aspetta al nastro trasportatore con Pietro per
circa un‟ora i propri bagagli che sono stati persi assieme ai documenti. A
Charles resta solo il cellulare con cui registrare. Chiama la Zia.
La Zia di Charles si è trasferita in un paese nell‟entroterra casertano tempo
addietro. Lì, insieme ad un ristretto numero di facoltosi amici e l‟aiuto della
Regione Campania, hanno ristrutturato l‟intero borgo.
Charles non ci è mai stato. Pietro, si avvicina e chiede se per caso non abbia
voglia o necessità di un passaggio.
3. ITALIA
Dopo la sosta nei vicoli della città vecchia, il camper oramai vola sulle stradine
impervie della costa Ligure. I 6 sono strettissimi ma si trovano simpatici. E se
le sue sensazioni non si confondono, Roxanne si è invaghita.
Poi Viareggio, di notte. La prima pausa su una piazzola con la limitrofa
compagnia di un gruppo di prostitute nigeriane. Charles filma tutto.
Mattino. Brina tra i tergicristalli. Si riparte. Non si corre. C‟è tempo e Charles
non chiede altro se non la calma. Le autostrade costano. Il camper è un mezzo
economico, moralmente adatto più alla monocorsia di una strada di compagna
che alla austera autostrada del sole. Charles concorda su tutto e con tutti.
Lucca a pranzo. Il pomeriggio possono ammirare i tetti rossi di Firenze dalla
cupola del Brunelleschi.
La sera la compagnia si ferma in uno spiazzo messo loro a disposizione da un
agriturismo vicino a un paesino che Charles scopre chiamarsi Montepulciano. Il
viaggio riprende dopo una sbornia.
Passano tra le gole inabitate degli appennini e gli scheletri dei distretti
industriali abbandonati, come le acciaierie di Terni, che Pietro gli racconta
essere state uno dei poli più importanti e oramai in via di smantellamento.
Charles registra i commenti, le storie e le malinconie dei compagni di viaggio.
Ognuno innamorato di qualcosa della propria personale Italia, di Venezia,
Bologna e Napoli.
Sente di Venezia invasa e a rischio, di una Bologna dimenticata, di una Napoli
finita. Ne sente parlare in una commistione di inglese, italiano, dialetti locali e
francese. Dialetti locali che Charles scopre essere uno dei patrimoni più
interessanti della penisola
Roma. Fortunatamente anche Roxanne e l‟amica vogliono fermarsi a lungo.
Charles filma la strada che dal camper porta a Via della Conciliazione. Charles
ammira gli archi romani che assediano il misero parcheggio dei camper. E
confessa alla telecamera di essere sbalordito dalla quantità italiana. Dopo
Roma, la discesa tra le campagne laziali e campane. Fumi all‟orizzonte.
Manifestanti e Polizia. La nuova arte italiana, viene detto a Charles, sta nell‟uso
dei fuochi.
Caserta passa.
“Tieni fretta Charlie?”. “No”. Roxanne sorride muovendo il mignolo. “E allora un
giro a Napoli lo puoi anche fare, così lo dici agli inglesi che non la abbiamo più
la spazzatura”.
Cristiano Grisogoni Charles Dickens è stato un famoso scrittore inglese, nato a Portsmouth nel
1812; nacque in una famiglia di modesta origine, con i nonni che lavorarono
come domestici presso famiglie nobili e con un padre impiegato che venne
successivamente incarcerato per debiti. Il piccolo Charles dovette dunque
interrompere gli studi per andare a lavorare, visse una adolescenza difficile
ma finalmente divenne famoso con il Circolo Pickwick, che gli porterà
benessere e che verrà seguito da altri grandi successi. Fu direttore di un
giornale, il Daily News ed ebbe dieci figli dalla prima moglie, che lasciò nel
1858 per la giovane Ellen Ternan. Morì a Gad‟S Hill, nel Kent, nel 1870.
Racconto di viaggio - MALINCONIE ITALIANE
Valigia pronta; Bastian ama l’Italia , dunque perché perdere questa occasione?
proprio ciò che pensa mentre firma il contratto con la sua Agenzia di Stampa
per un reportage giornalistico e fotografico che definisse, per i quattro
temperamenti di base ipotizzati da Ippocrate nella teoria degli umori, quattro
paesi assimilabili, facenti parte del continente europeo. 2 settimane, questo il
suo tempo. L‟associazione Italia- malinconia è avvenuta quasi senza pensare;
non è stato lui a decidere ma stavolta si trova profondamente d‟accordo con il
comitato di redazione! se la definizione di questo sentimento è quella di una
sorta di tristezza di fondo, a volte inconsapevole, che porta un soggetto a
vivere passivamente senza prendere iniziative, per il solo fatto di pensare che
ciò che gli accade intorno non lo riguardi, l‟Italia e gli italiani sono davvero lo
specchio europeo di questa mancanza di coraggio. Un paese addormentato e
triste, così lo vede lui che abita a Monaco di Baviera e che si sente padrone
della sua vita. Bastian ha infatti deciso di intraprendere il suo viaggio seguendo
luoghi ed indicazioni di un suo caro amico italiano, Francesco; Francesco è un
volontario del FAI da molti anni e si è offerto come compagno di viaggio,
proponendo la visita di 4 dei numerosi beni che la Fondazione possiede e
gestisce in tutto il territorio Italiano, come antidoto alla visione malinconica che
l‟Italia e gli italiani danno di se al resto d‟Europa e che Bastian vorrebbe
riuscire a immortalare.
Partenza da Venezia, dove in Piazza San Marco è presente il Negozio Olivetti,
progettato da Carlo Scarpa nel 1957 per Adriano Olivetti: entusiasmo, dato dal
fatto che il nome Olivetti è da sempre considerato un esempio fortissimo di
illuminata gestione manageriale e di made in Italy altamente qualificato.
Malinconia del lontano dunque, di una visione più che di un luogo che sembra
non essere più negli occhi di quei grandi imprenditori che in Italia vivono e
lavorano. Lasciata Venezia e i suoi instabili umori la tappa successiva è Milano,
così viva e organizzata da sembrare una città tedesca, molto vicina alla sua
Monaco di Baviera. In metro si arriva a Villa Necchi Campiglio, un luogo
silenzioso in pieno centro città con una raffinata villa degli anni 30 corredata da
un delizioso giardino con alti alberi di magnolie. Un luogo ideale per chi cerca
malinconia, se è vero che, come detto da Victor Hugo, la malinconia è la gioia
di essere tristi! La della famiglia Necchi Campiglio, la bellezza degli oggetti e
degli arredi scelti con gusto, il tempo che passa e che non torna più, la fugace
serenità familiare e il suo lento dissolversi. Uno scatto fotografico.
l'Appenino, e la percezione di un passato lontano e malinconico che si fa via
via sempre meno forte ; viaggio in macchina, Bastian coglie continue diversità
nel paesaggio, nelle sfumature dei colori, nella luce che inonda i contorni delle
cose. Tutte queste alternanze sensoriali sono una montagna emozionale,
lasciano poco spazio alla riflessione, sono impatto puro.Assisi si intravede dal
basso, un intenso spazio scenico che si tramuta in quiete quando I due amici
entrano nel bosco di San Francesco, dove il FAI ha riportato in vita sia la parte
ambientale che strutturale, armonizzando il verde e restaurando l'antico Molino
e la Chiesa che utilizzavano i frati alcuni secoli fa.
Il terzo paradiso di Pistoletto, con la sua centralità ascendente verso il cielo, è
un'opera allo stesso tempo terrena e divina; è il momento in cui lo spirito
riprende forza, è la fine di un percorso fisico e dell'anima, dove ti vedi
felicemente costretto a riflettere, a capire meglio come in Italia la bellezza sia
un bene terreno ma soprattutto un dono divino. Sensazione di essere parte del
creato, pienezza. Malinconia in fuga.
L'ultimo passo è nell'arrivare a Roma, nel vederla scivolare sul fianco e nello
schivarla per non farsi ammaliare dalla sua grande e malinconica bellezza,
proseguendo poi per Tivoli fino ad entrare in Villa Gregoriana; l'aria fresca nei
polmoni, l'Arce tiburtina con i suoi templi ancora elegantemente conservati
dopo duemila anni e soprattutto lei, la grande Cascata: ti volti e sembra quasi
che ti parli, che ti dica veramente che l'unica soluzione è continuare,
incessantemente, come fa lei ogni giorno. La Malinconia non trova più forza, il
cuore si riempie di coraggio e voglia di fare, il mondo filtra luminoso attraverso
l‟obiettivo fotografico.
Luca Cetara -
1. Un viaggiatore poco europeo, a spasso per l’Europa
Charles Dickens, giornalista, scrittore per lo più - almeno agli esordi - a
puntate. Britannico. Come ogni insulare, animato da atavica passione per il
viaggio altrove. Tra le altre passioni, quella per personaggi pietosi e talora
piagnucolosi, ma anche moralmente orribili.
Da qualche parte, viene da pensare, deve pur trarre ispirazione.
Viaggia in Italia da giovane scrittore di una certa fama e non con la brama di
un pallido poeta romantico. Dedito a molte nobili occupazioni ma,
diversamente dai poeti detti, non al suicidio. A rischio di ingolfarsi in istituzioni
filantropiche, ma venato da bello spirito e innamorato di grandi sentimenti,
come l‟amicizia. Inglese più che europeo, ché Samuel Pickwick, Esq. non
poteva nascere che su quell‟isola.
2. A Journey in Italy, A.D. 2014
Roma, 1 maggio
La mia passione per l‟umanità sopravanza quella per le pietre. Suona una
bestemmia a venti miglia da Villa Adriana, da una finestra sulla Colonna
Traiana accarezzata dal sole morbido del mattino. Sono sempre venuti qui solo
per le pietre, con cavalletto, due tele o uno smartphone. Credono il verduraio
fuori luogo e quell‟energumeno vestito da centurione talmente volgare… Il
portiere dell´albergo è un miles gloriosus. Ho cercato i volti incontrati sul tram
numero 14 tra le erme del Gianicolo. Nel marmo sembrano tutti volitivi, ma ne
ho riconosciuti almeno cinque. What luck!
Roma, 2 maggio
Al roseto comunale ti aspetti primavere fiorite, ma qui piove a secchiate. Tutti
barricati. Il paesaggio umano è materia da antropologi dilettanti: i grandi
scrittori parlano di colonne, platani, absidiole, tamerici, protiri, ontani. Se
prescindessimo dalla commedia umana, cosa resterebbe del paesaggio? La
diversità dipende dalle voci. Se solo conoscessi la lingua, potrei coglierne la
coloritura.
Milano, 4 maggio
“Lanciarsi su un treno in corsa non è mai stato così poco romantico!”
Mi sorprende che la mia compagna di viaggio colga questo difetto della
velocità, a cui tutto il Paese sembra convertito. “A tale of two cities”: le due
città sono sempre più vicine; il paesaggio, insieme con la distanza, è riassunto
dalla velocità, trasfigurato in uno scarabocchio espressionista. Un paesaggio
tascabile. Da Baedeker.
“Signora, – penso - dice a me, o ce l’ha con il (suo) Paese?”.
Scelgo di tacere, non ritenendo che esprimermi sia meglio del silenzio.
Aut tace | aut loquere meliora | silentio.
Sondrio (I) e Poschiavo (CH), 5 maggio
Mi scorrono ancora negli occhi l‟Agro Romano in una tarda mattina di
primavera, i papaveri discreti nel Parco degli Acquedotti, i cieli invasi da stormi
che squarciano tramonti troppo rossi. Ora le nuvole sono talmente basse che le
confondo con la nebbia e maggio trasfigura in novembre. Dicono che i laghi
siano tristi, a me sembrano fatti per pensare ad altro –in Italia preludono quasi
sempre alla montagna.
Sorrido alla donna cortese che mi siede accanto. Ridono i suoi piccoli occhi blu,
mi parla in tedesco –lingua che pratico prevalentemente nelle pasticcerie di
Vienna. Poi, vedendo che in fondo ho solo occhi e capelli chiari, passa
all‟italiano. Ho ascoltato cinque lingue nell‟arco di poche ore, ne ho parlate
quattro. Tre le conosco, due meglio, una vorrei salvarla.
Il confine è una linea sottile ed evanescente. Finalmente.
I campanili si stagliano, e così le cime, da qualsiasi lato le guardi. I dolci si
somigliano, i cuochi poschiavini girano l‟Europa, e pure Luigi Caflisch, il sommo
pasticcere, era un napoletano di Coira.
Per le terme preferisco l‟Engadina, ma il tramonto questa sera, lo aspetto a
Castel Grumello.
My beloved European friends, I will take the liberty to dream in English,
tonight.
New York, 7 maggio. (Davide)
All‟Algonquin bevo un Cardinale (inventato da un porporato habitué
dell‟Excelsior di via Veneto). Mi si avvicina un giovane elegante, in abito blu
mirtillo, la divisa globale dei private bankers, chiede al barman di mescolargli
un Negroni. Parliamo dell‟Europa, dove presto farò ritorno. Davide ha negli
occhi gli autunni londinesi al neon di Canary Wharf senza giorno o notte. Qui fa
jogging attorno al laghetto della Kennedy Onassis Reserve a Central Park, nel
suo cuore nuovo i tramonti sono quelli di Hudson River Park. Eppure i suoi
scoiattoli rimangono quelli di Nervi. Lo rassicuro: sono sempre lì a rincorrersi.
Li ho visti la scorsa settimana, passeggiando per il parco di prima mattina.
“L’Europa? Me l’hanno rubata, o me la sono lasciata rubare. Ma forse non tutto
il male viene per nuocere: lo sguardo di un italiano qui verso il suo Paese è
velato. Per decantarne la grande bellezza, ora mi servirebbero altri tre
Negroni. Ma non mi prenda troppo sul serio: lei è un gentiluomo e forse sono
solo più amaro del solito, perché qui non fa che diluviare da tre giorni”.
Di Davide, o del Ratto d‟Europa.
Nota esplicativa: Italia, Svizzera, Stati Uniti d‟America, forse un po‟ di
Inghilterra: i luoghi toccati o richiamati da Quincy Adam, medico dilettante. Le
impressioni di viaggio si riferiscono a spostamenti per lo più ferroviari per
l‟Italia del 2014 e a soggiorni brevi, con qualche incursione oltreconfine. Chi
scrive vede luoghi e persone, di sfuggita e poi ritrova una certa idea d‟Europa
lungo il bancone di un hotel elegante di New York, nel dialogo con un giovane
italiano. Sono schizzi (sketches) alla moda dei diari del Grand Tour. Tutto si
svolge in una sola settimana. Quincy Adam non ha età precisa, parla come
potrebbe fare Dickens ma non è Dickens, solo uno che gli ha rubato lo sguardo
e l‟insularità.
Alessandra Cosmi e Maria Clara Bartocci Biografia Charles Dickens
Charles Dickens, il più noto tra gli scrittori dell‟Inghilterra vittoriana, nasce il 7
febbraio del 1812 in una famiglia numerosa. Riceve un‟istruzione sommaria e
trascorre i suoi giorni di ragazzino immerso nella vorace lettura dei romanzi di
Fielding e Smollet. A causa del dissesto finanziario del padre John, il dodicenne
Charles è costretto a lavorare per un periodo in una fabbrica di lucido da
scarpe.
Successivamente fa pratica come commesso in uno studio legale, poi in vari
giornali come cronista parlamentare e comincia a pubblicare fin dal 1833
bozzetti di costume (pubblicati nel 1836-7) Sketches by Boz, Illustrative of
Every-Day Life and Every-Day People, rivelandosi un acuto osservatore della
vita londinese nei suoi aspetti patetici e grotteschi, familiari già dall‟esperienza
in fabbrica. La migliorata posizione finanziaria permette a Dickens di sposarsi
nel 1836 con Cathefine Hogarth e contemporaneamente dà alle stampe il suo
primo romanzo The Posthumuos Papers of the Pickwick Club, che lo consacra
come autore di rilevo nella Gran Bretagna del XIX secolo.
E‟ quindi allo stesso tempo celebre e giovanissimo. Il fenomeno è raro
solitamente, ma la vita che ha vissuto ha creato in questo giovane
ventiquattrenne una sensibilità al tempo stesso acuta e immediata, necessaria
perché si possa essere uno scrittore eccellente e comunque popolare. Nel 1842
scrive le discusse American Notes, cui fa seguire il Martin Chuzzlewit entrambi
frutto dei ricordi del primo viaggio compiuto negli Stati Uniti e contenenti una
violenta satira della vita americana.
Solo due anni dopo si reca in Italia con tutta la famiglia per compiere un Grand
Tour insolito e riporta le sue impressioni, una volta rientrato in patria, nel testo
Pictures from Itlay (1846, pubblicato). La nostra penisola è narrata con
sguardo ironico, sardonico, tuttavia appassionato tipico di Dickens. Descrivere
solamente il fascino „pittoresco‟ del Bel Paese non è per la sua penna, per
deformazione e „formazione‟ più attratta dal grottesco e dal sordido.
Parallelamente al crescente successo come scrittore, negli anni ‟50 del secolo
Charles è turbato da gravi questioni familiari, che lo porteranno a separarsi
definitivamente dalla moglie e nella decade successiva l‟incidente ferroviario di
Staple Hurst, da cui esce incolume, lascerà forti tracce nel suo animo. Muore 5
anni dopo nel 1870, per ironia della sorte nell‟anniversario del disastro
ferroviario.
Sulle orme…perdute…delle passioni di Augusto
Sono nata da genitori italiani, ma ho sempre vissuto a Londra, una città in
grado di offrirti molto, soprattutto se sei un giovane che ha voglia di mettersi
in gioco. La mia vita è sempre stata segnata dall‟amore per l‟arte, forse proprio
grazie ai miei genitori che mi hanno sempre mostrato le bellezze dell‟Italia e
che mi hanno influenzato con la loro professione di restauratori.
Io decido di intraprendere una strada diversa dedicandomi al turismo: mi ha
sempre affascinato scoprire ed inventare nuovi modi per stupire le persone,
per attrarle e per renderle felici regalando loro un‟esperienza diversa e - perché
no - unica. Lavorando con grande impegno e passione ottengo finalmente la
tanto agognata promozione, a 32 anni mi affidano la gestione di un gruppo di
lavoro che deve promuovere il turismo in alcune aree poco valorizzate. Mi
sento elettrizzata per il nuovo incarico, soprattutto dopo la notizia che il
progetto verrà lanciato in Italia. Quell‟ Italia che ho sempre vissuto da turista,
che ora vive frangenti difficili, quell‟Italia da sempre vagheggiata dai viaggiatori
più colti…la „mia Italia‟: ora, finalmente, posso fare qualcosa di nuovo.
Solo ultimati i preparativi scopro che dovrò occuparmi di uno dei luoghi più
problematici e isolati: mi spediscono a Trevi nel Lazio, un piccolo paese
immerso totalmente nei monti Simbruini. Non mi perdo d‟animo e parto.
Giungo a destinazione, caspita è davvero sperduto!
Il paesino è arroccato sulla montagna, con il suo castello che tiranneggia lo
scenario e tutt‟intorno una corte di case e casette. Visto così sembra quasi un
piccolo presepe. Continuo a ripetermi: Beatrice non sarà così male! E comincio
il mio lavoro.
La difficoltà iniziale è quella di farsi accettare dalla gente del posto, sono tutti lì
che ti squadrano [in cagnesco] come se tu fossi arrivata per togliere loro
qualcosa o per sconvolgere il loro „intorpidito‟ equilibrio.
E tu sei lì e te li guardi, li osservi e non capisci come possano ignorare quanto
abbia da offrire il loro paese. Un paese dalle origini antichissime: la cittadina
preferita dell‟imperatore Augusto tanto da meritarsi l‟appellativo di Treba
Augusta, un vero e proprio gioiello naturalistico alimentato dall‟Aniene, uno dei
maggiori affluenti del Tevere, che lo mantiene vivo e verdeggiante. Ma ai
Trebani non sembra importare. Non considerano che avere la presenza del
Castello Caetani vuol dire aver fatto parte della storia di una delle famiglie più
importanti e potenti d‟Italia (Bonifacio VIII uno dei nomi più illustre da poter
fare)? Ti soffermi un attimo, sarà forse il gustoso contrappasso dantesco dei
nostri tempi?
Tu, invece, adori perderti nella bellezza del borgo medievale, lontana anni luce
dall‟indaffarata City e dalla Londra più cosmopolita. Così capisci che devi fare
qualcosa per questo paese, per questo gioiello del frusinate sottovalutato e
abbandonato da tutti, in primis dalle istituzioni.
Poco a poco, quindi, ti rendi conto che i suoi abitanti in realtà sono così
scostanti solo per difesa, per tutte le promesse fatte loro e mai mantenute, per
i disagi che devono affrontare. Allora comprendi ed ammiri la loro forza di
resistere nonostante tutto. Tuttavia per fare un buon lavoro la presenza e la
convinzione dei Trebani è indispensabile, loro sono i migliori custodi di queste
bellezze, perchè ne respirano la storia e l‟importanza da sempre. Inizio
facendomi raccontare la storia dall‟uomo più anziano della città e poi…mi farò
guidare dall‟ispirazione.
Da queste riflessioni traggo sempre più la convinzione che il mio progetto
turistico debba servire da spinta anche per altre realtà del Bel Paese, perché
alla base di ogni cambiamento, o nel caso italico sarebbe più opportuno parlare
di „piccola Rinascenza‟, c‟è la passione, la dedizione e l‟impegno verso ciò che si
ama. Raggiungere e coinvolgere ogni persona a partecipare diventa, quindi,
vitale.
Un po‟ come nel domino no? Ogni tessera innesca il movimento della sua
vicina. Io la prima, le altre seguiranno.
Separiamoci dall’Italia, con tutte le sue miserie e i suoi errori,
affettuosamente: nella nostra ammirazione delle bellezze naturali e
artificiali di cui è piena fino a traboccarne e nella nostra tenerezza verso
un popolo per la sua indole ben disposto, e paziente e mite. Anni di
incuria, d’oppressione e di malgoverno hanno esercitato la loro opera per
cambiare la natura e piegarne lo spirito; meschine gelosie – fomentate da
principi insignificanti per i quali l’unione significava la scomparsa- e la
divisione delle forze, sono state il cancro alla radice della loro nazionalità e
hanno imbarbarito il loro linguaggio; ma il buono che è sempre stato in
loro è ancora in loro, e un grande popolo può, un giorno, sorgere da
queste ceneri.
Charles Dickens, Impressioni italiane (1846)