buonviaggio - Cicogne Teatro

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buonviaggio - Cicogne Teatro
BUONVIAGGIO
a scuola
appunti di
In copertina: “Tarek” di BIRO, illustrazione digitale
In questo quadernetto ti
proponiamo un percorso di
lettura e di riflessione sullo
spettacolo BUONVIAGGIO.
Lo facciamo attraverso
un filo che va
dall’interpretazione di
alcune battute all’analisi
di personaggi e situazioni,
alla rielaborazione di alcune
scene.
Nell’ultima parte sono
riportati stralci da articoli e
testimonianze.
Al termine, su alcuni fogli
bianchi puoi scrivere se
vuoi i tuoi lavori, le tue
considerazioni e i tuoi
pensieri.
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QUALCHE DOMANDA PER CAPIRE…
IL TITOLO
BUONVIAGGIO. Perché? Il buon viaggio si augura a chi parte, a chi se ve va, nella
speranza che il cammino sia tranquillo e sereno. A chi è rivolto questo augurio?
LA PRIMA BATTUTA
“Quando nella sabbia vedi le conchiglie, allora vuol dire che sei arrivato al mare”.
1. Queste sono le prime parole dello spettacolo. Cosa significano secondo te?
IL PROTAGONISTA
1. Chi è Tarek?
2. Come viene descritto?
3. Perché parte? Un viaggio così pericoloso e pieno di incognite per giocare a
calcio. Ti sembra possibile? Che cosa rappresenta il calcio, per Tarek?
4. Quale motivazione profonda muove lui, e migliaia di altri ragazzi, e adulti, a
partire dal proprio paese per raggiungere l’Europa?
5. Come definiresti Tarek? Fra gli aggettivi elencati qui sotto scegli quelli che ti
sembrano adatti a lui e spiegane il motivo:
□ pauroso
□ sognatore
□ ostinato
□
□ pessimista
□ temerario
□ tenace
□ rinunciatario
egoista
□ coraggioso
IL VIAGGIO
“Il viaggio di Tarek è cominciato qui, un piccolo
paese sul confine tra Senegal, Mauritania e Mali
per finire a Lampedusa, il pezzo di Italia più
vicino all’Africa. In linea d’aria da casa sua a
Lampedusa ci sono 3400 Km circa. Ma la linea
d’aria, si sa, non serve a nessuno. Da qui a qui
in realtà ci sono più o meno 6000 km. E di questi
6000, quasi la metà sono di deserto. Arrivati a
Tripoli poi, ci sono 300 km di mare”.
1. Da dove parte il ragazzo?
2. Quali sono le tappe più significative del suo viaggio?
3. Con quali mezzi si muove
-2-
4. KAYES - BAMAKO - AYOROU – AGADEZ – DIRKOU – TRIPOLI - LAMPEDUSA
sono le tappe più significative del percorso. Segna il tragitto sulla carta che funge da fondale della scena.
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IL DESERTO
1. Nel suo viaggio Tarek incrocia numerosi centri abitati, li ricordi? Collega le
indicazioni scritte nei riquadri con i nomi delle città:
KAYES
Mercato di …………………… Un caos di colori, di parole, versi
di animali e rumori. Sarti, falegnami, fabbri, venditori e
compratori arrivati da tutta l’Africa. Barche che trasportano
asini. Barche che trasportano barili di combustibile. Bambini
che spingono a nuoto il loro bestiame.
AGADEZ
Stazione di …………………… Sera. Un ammasso di persone, zanzare e caldo. L’unica luce è la lampadina piccola piccola della
biglietteria.
AYOROU
A……………………c’è l’autogare, l’autostazione da dove partono i
camion e i fuoristrada per la traversata del deserto.
2. Durante il viaggio il ragazzino deve affrontare molte difficoltà e ostacoli. Li sai
elencare? Quale ti è sembrato più minaccioso?
3. Agadez è una città importante, un luogo di snodo per l’attraversamento del
deserto. Che cosa avviene qui?
4. Qui Tarek incontra gli stranded. Che cosa significa questo termine? Hai capito
chi sono e come vivono?
5. Il deserto del Teneré: quanti
chilometri e quanti giorni per
attraversarlo? Con quali rischi?
6. A Tripoli i migranti restano chiusi
in una casa, in attesa che i parenti
mandino il denaro per pagare il
biglietto della traversata che li
porterà a Lampedusa. le stanze
sono calde, umide e sporche. Che
cosa fanno i bambini per passare il
tempo e scacciare “la monotonia, il
disgusto e i pensieri dolorosi”?
7. Una valigia segue il cammino delle persone, le accompagna, portando qualcosa
di casa, della loro vita di prima. Nel suo sacchetto, invece, Tarek porta il futuro, o
il suo desiderio di futuro. In che cosa consiste il suo bagaglio?
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IL MARE
1. Il mare è l’ultima barriera, l’ultimo ostacolo che separa il protagonista dalla
terra promessa. Lui lo immagina “bello, blu, liscio, come alla televisione”. Che
cosa trova, invece?
2. Quanto dura il viaggio in nave?
3. “Finita la mia acqua, bevo
quella schifosa che trovo in un
secchio; sa di ferro e di fogna.
Secondo giorno e seconda notte di
mare. Forse siamo quasi arrivati.
Le coste italiane devono essere
vicine. Giriamo verso la Sicilia
quando inizia a piovere forte. Il
mare si gonfia, diventa cattivo.
Abbiamo contro onde che ci
spazzano da sopra a sotto. Siamo
bagnati fino alle ossa. La barca è
così carica che non va più avanti”.
Che cosa accade? Continua tu.
ALTRI PERSONAGGI
1. Il primo ad apparire sulla scena è Ismail. Chi è e qual è la sua storia?
2. Come si presenta? Prova a descriverlo.
3. Come avviene l’incontro tra lui e il ragazzo?
4. “É bellissima lei, così bella che una così bella non l’avevo mai vista”, dice
Tarek quando vede la ragazzina ad Agadez. Ma che cosa avrà pensato lei? Prova a
ricostruire la sua riflessione. Potresti iniziare così:
“Ehi, che tipo! Con quella maglietta a righe! Le scarpe rosse poi! Simpatico però…”
5. Nello spettacolo compaiono anche altre figure:
- I trafficanti che organizzano il viaggio dei migranti
- Gli autisti dei camion
- I soldati nel deserto ai posti di blocco
- Gli scafisti
Che ruolo hanno? Come si comportano con i migranti?
6. “C’era una volta un pescatore, tutti i giorni partiva con la sua barca da Porto
Palo e andava sul Mare di Sicilia. Prendeva pesci bellissimi, lucenti e colorati. Poi,
qualche anno fa, nel mare ha cominciato a trovaci vestiti, rottami di barche e
anche esseri umani”.
Il pescatore di cui si parla è Salvatore, l’uomo che per primo ha denunciato la
presenza dei migranti annegati nel Mediterraneo. Che ruolo ha nello spettacolo?
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QUALCHE RIFLESSIONE
1. Il deserto, il mare: ambienti naturali affascinanti e misteriosi, belli ma pericolosi.
Come sono presentati nello spettacolo?
2. Se volessi raccontare BUONVIAGGIO ai tuoi genitori o ai tuoi amici, quali sono
i punti che non potresti tralasciare?
3. Alla fine di tutto, Ismaele “pesca” la maglietta di Tarek dal mastello e la posa
con delicatezza sul baule. Come giudichi questa scena? A cosa ti fa pensare?
4. Stereotipo, pregiudizio, generalizzazione, preconcetto, giudizio sono concetti
che l’opinione pubblica utilizza spesso, commentando i viaggi dei migranti.
Quale è il loro significato? Prova a individuarlo collegando con una freccia i termini
alle loro definizioni:
g iu d iz io e sp re ss o p rec ed ente mente
all’esperienza, senza dati sufficienti
STEREOTIPO
concetto che impedisce una valutazione
oggettiva per posizioni prese in precedenza
PREGIUDIZIO
parere, opinione che si formula su
persone, situazioni, cose…..
GENERALIZZAZIONE
passaggio da un caso particolare ad una
affermazione generale
PRECONCETTO
concetto rigido, distorto, fisso della realtà,
in particolare di persone e gruppi sociali
GIUDIZIO
Hai mai sentito dire, intorno a te, frasi che rientrino in una di queste categorie?
Eccone alcune:
a. “Se pagano mille o duemila euro per il viaggio vuol dire che sono ricchi. Allora perché non rimangono nel loro Paese?”
b. “Vengono qui perché lo Stato italiano dà loro dei soldi!”
c. “Siamo noi che li manteniamo, 30 euro al giorno. E l’hotel!”
d. “Ma che profughi, sono ladri, drogati….!”
Sono giudizi, pregiudizi o che altro? Cosa risponderesti a queste affermazioni?
UN DISEGNO, UN MANIFESTO, UNA CRITICA
1. Se tu dovessi realizzare il manifesto, o la locandina di “BUONVIAGGIO”, come
li faresti? Cosa metteresti in evidenza? Prova a tracciare un bozzetto.
2. Lo sguardo del giornalista. Scrivi un articolo, una recensione.
Inviai i tuoi lavori, li inseriremo con piacere nel nostro sito.
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LA SCENA
Il palco è ingombro di una serie di oggetti: ricordi quali? Prova a disegnarli qui
sotto.
IN CONCLUSIONE
1. Ti è piaciuto questo spettacolo? Perché?
2. Cosa ti ha colpito di più? Che cosa
hai trovato di interessante, curioso, originale?
3. Che cosa invece ti è sembrato noioso o
meno piacevole?
4. A chi lo consiglieresti?
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I migranti. Contributi dalla stampa.
Fabrizio Gatti sul Corriere della sera.it del 23 dicembre 2003 scriveva:
[…] partono dal Senegal, dal Mali, dalla Guinea. Scappano da Sierra Leone, Liberia,
Costa d’Avorio, Ghana, Benin, Togo, Nigeria e Camerun. Fuggono dalla fame e dalla
violenza. […] Un popolo in fuga: ogni mese quindicimila persone attraversano le
dune e i grandi plateau in marcia verso Nord. Quasi tutti uomini, poche donne,
raramente un bambino. Uno zaino, la tanica per bere e un turbante tuareg
per nascondere la pelle chiara nei momenti più delicati. Cinquemila chilometri,
lasciando alle spalle l’Africa dei fiumi per attraversare erg, pianure e valli dove la
sabbia ha preso il posto dell’acqua. […] Chi sopravvive alla fame, alle torture, alla
fatica, alle razzie, raggiunge la Libia eroicamente aggrappato ai camion. Grappoli
di teste, braccia, gambe e bidoni pieni d’acqua nascondono le lamiere dei grandi
Mercedes 6x6 o dei modelli anni ’50. Da Agadez ne partono almeno tre ogni
giorno: 150-200 persone per camion. […] Senza contare chi viaggia con i trasporti
di capre e cammelli, i convogli mensili con le sigarette di contrabbando, i vecchi
furgoni Toyota 45. Quattro o cinque giorni di Ténéré, se tutto va bene, sotto il sole
spietato e il gelo dell’alba. Da Agadez a Dirkou: 660 chilometri, 15 mila franchi il
biglietto, 23 euro. E poi il Sahara. Altri quattro o cinque giorni di piste, da Dirkou
ad Al Gatrun, in Libia, dove comincia la strada asfaltata: 830 chilometri, 25 mila
franchi, 38 euro e 50. […] Non tutti riescono ad arrivare al mare, solo i più forti
e fortunati. Molti si sono persi per strada, scomparsi nelle dune del deserto, o
“spiaggiati”, bloccati come schiavi in qualche paese, senza denaro per proseguire
il viaggio né per fare ritorno al luogo d’origine.
Edmondo De Amicis alla fine dell’Ottocento, quando gli emigranti in attesa di
partire eravamo noi, scriveva nel reportage Sull’Oceano:
La maggior parte, avendo passato una o due notti all’aria aperta, accucciati come
cani per le strade di Genova, erano stanchi e pieni di sonno. Operai, contadini,
donne con bambini alla mammella, ragazzetti. […] La maggior parte, bisognava
riconoscerlo, eran gente costretta a emigrare dalla fame, dopo essersi dibattuta
inutilmente, per anni, sotto gli artigli della miseria. C’eran bene di quei lavoratori
avventizi del Vercellese, che con moglie e figliuoli, ammazzandosi a lavorare, non
riescono a guadagnare cinquecento lire l’anno, quando pure trovan lavoro; di quei
contadini del Mantovano che, nei mesi freddi, passano sull’altra riva del Po a
raccogliere tuberose nere con le quali, bollite nell’acqua, non si sostentano; e di
quei mondatori di riso della bassa Lombardia che per una lira al giorno sudano
ore ed ore, sferzati dal sole, con la febbre nell’ossa, sull’acqua melmosa che li
avvelena, per campare di polenta, di pan muffito e di lardo rancido. C’erano anche
di quei contadini del Pavese […] che ipotecano le proprie braccia […] riducendosi
a una schiavitù affamata e senza speranza, da cui non hanno più altra uscita che
la fuga o la morte.
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Giulia Cerqueti su Famiglia Cristiana del 24/09/2015, scrive un articolo dal titolo:
Fuga dai disastri ambientali, i migranti del prossimo futuro, da cui riportiamo
alcuni stralci:
[…] Trentatré guerre in atto alla fine del 2014; 19,5 milioni di rifugiati fuori
dal loro Paese di origine; 38,2 milioni di sfollati interni; 59,5 milioni di migranti
forzati, uomini, donne e bambini stradicati dai loro luoghi di residenza, 8 milioni
in più rispetto al 2013. Sono alcuni dei dati rivelati dal secondo Rapporto sulla
protezione internazionale in Italia, a cura di Caritas italiana, Fondazione Migrantes,
Associazione nazionale Comuni italiani, Cittalia, Sprar (Sistema di protezione per
richiedenti asilo e rifugiati) in collaborazione con l’Alto commissariato dell’Onu
per i rifugiati. Il rapporto è stato presentato ad Expo, all’incontro “Le migrazioni
forzate nel mediterraneo e nel resto del mondo. La terra, fattore di espulsione”.
Il 2015 ha visto un acuirsi dei problemi a livello mondiali e un radicamento delle
situazioni di violazione dei diritti umani. La Siria rappresenta oggi la più grave crisi
umanitaria dalla seconda guerra mondiale. L’esodo di massa, le grandi migrazioni
verso l’Europa sono un fenomeno destinato a continuare, un’emergenza che
pone sfide complesse e difficili da gestire. La Siria è diventata il primo Paese al
mondo per numero di rifugiati (superando l’Afghanistan): poco meno di 4 milioni
presenti in 107 Paesi. […] Il Libano ha accolto 4 milioni di rifugiati: significa uno
ogni tre libanesi». Un numero altissimo: se lo compariamo con l’Italia, è come se
qui avessimo 20 milioni di rifugiati. «Libano, Giordania e Turchia, che assorbono
il maggior numero di Siriani fuggiti, sopportano una situazione estremamente
difficile, soprattutto ora che gli aiuti della comunità internazionale sono diminuiti.
Anche la Grecia sta affrontando una grande emergenza: in tutte le isole vicine alla
Turchia arriva un gommone dietro l’altro, migliaia di migranti ogni giorno».
Secondo il Rapporto, nel 2014 sono state presentate in totale nei 28 Paesi Ue
626.715 domande di protezione internazionale. La Germania è il primo Paese per
numero di richieste; seguono la Svezia e l’Italia (che con la Germania coprono il
56,5% delle domande), poi la Francia e l’Ungheria. Nel mondo i richiedenti asilo
sono 1,8 milioni, ma le regioni che ospitano il maggior numero di rifugiati sono
quelle in via di sviluppo (che assorbono l’86% del totale, 12,4 milioni di rifugiati).
Al primo posto c’è la Turchia, con 1,6 milioni nel 2014.
[…] Il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento Libertà civili e immigrazione
del ministero dell’Interno, afferma: «Ora si parla tanto degli “hospot” (ovvero
i centri allestiti per identificare i migranti), che rappresentano una modalità di
lavoro comune tra le istituzioni dei Paesi europei, le agenzie europee e i partner
internazionali. Ma ho una preoccupazione: va molto di moda distinguere tra i
rifugiati, coloro che fuggono da guerre e dittature, e i migranti economici, chi fugge
dalla mancanza di lavoro, dalla povertà, dalla fame. Secondo queste definizioni,
rifugiati sono solo siriani ed eritrei. Gli altri, ad esempio, afghani, nigeriani, somali,
sono migranti economici. […]».
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QUALCHE LIBRO
Fabrizio Gatti, Bilal. Viaggiare, lavorare, morire da clandestini.
BUR Biblioteca universale Rizzoli
Giuseppe Cattozzella, Non dirmi che hai paura.
Feltrinelli. I Narratori
Fabio Geda, Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari.
Badini Castoldi Dalai
Daniele Biella, Nawal. L’angelo dei profughi.
Paoline Editoriale Libri
QUALCHE SITO
www.qcodemag.it
www.unhcr.it
www.buongiornoafrica.it
www.sprar.it
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