Imposta sul reddito da lavoro

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Imposta sul reddito da lavoro
Il sistema fiscale
Aspetti generali
Necessità del sistema fiscale
• I fallimenti del mercato ci dicono che una serie di
beni devono essere prodotti dallo Stato per
ragioni di efficienza:
difesa (beni pubblici);
infrastrutture di trasporto (beni pubblici);
istruzione (esternalità);
sanità (asimmetrie informative);
servizi a rete (monopoli naturali).
• A questi si aggiungono i casi in cui lo Stato
produce beni e servizi per ragioni di equità.
Imposte e tasse
• Per ottenere le risorse necessarie alla produzione di
questi beni e servizi lo Stato ricorre a:
imposte: prelievi coattivi su manifestazioni della
capacità contributiva dirette o indirette. Principio
della capacità contributiva: contribuisce di più al
finanziamento della spesa pubblica chi ha la maggior
capacità di farlo (articolo 53 Costituzione italiana). La
capacità contributiva viene misurata dalla base
imponibile e assoggettata ad una o più aliquote.
tasse: controprestazioni in cambio di servizi forniti. In
questo caso si applica il principio del beneficio: paga
di più chi ricava un maggior beneficio dal bene o
servizio pubblico.
Imposte dirette e imposte indirette
• Le imposte dirette hanno come base imponibile:
i redditi delle persone ottenuti:
dal lavoro;
dal capitale;
da altre fonti;
i redditi delle imprese (profitti)
i patrimoni.
• Le imposte indirette hanno come base imponibile :
i consumi;
la produzione di beni e servizi.
Le imposte che garantiscono maggiori introiti allo
Stato (=gettito) sono le imposte sul reddito da lavoro
e le imposte sui consumi.
Analisi economica delle imposte
• Efficienza delle imposte: come cambia il
comportamento dei contribuenti per effetto
delle imposte?
• Equità delle imposte: la distribuzione del
carico fiscale è “giusta”?
• L’efficienza e l’equità sono in contrasto?
• Queste domande devono essere affrontate
distinguendo tra contribuenti di diritto e
contribuenti di fatto (analisi dell’incidenza).
Le imposte sul reddito da lavoro
Efficienza delle imposte sul
reddito da lavoro
Le preferenze
• Ogni individuo (lavoratore) può scegliere di ripartire le
ore di una giornata, H, tra lavoro e tempo libero. Se le
ore di tempo libero che sceglie sono misurate da X, le
ore di lavoro sono H-X.
• Il tempo libero è un bene che comporta la rinuncia agli
altri beni che possono essere acquistati solo con il
pagamento di un prezzo.
• La scelta dell’individuo diventa del tutto simile a quella
tra due beni: tempo libero X e beni di consumo A (“altri
beni”).
• Sia il consumo dei beni sia il tempo libero danno
all’individuo un’utilità, che è decrescente all’aumentare
della quantità di bene disponibile: la forma delle curve
di indifferenza è quella consueta.
Le preferenze: curva di indifferenza
A
La rinuncia ad un’ora di tempo
libero è compensata da un
aumento di una sola unità di A
(da 4 a 5) quando il tempo
libero è abbondante (X=7)
mentre è compensata da ben 7
unità di A in più (da 8 a 15)
quando il tempo libero è
scarso (X=2)
15
8
5
4
U
12
6 7
X=Tempo libero
Il vincolo di bilancio senza imposte
• Se il salario orario è w, il reddito da lavoro
dell’individuo è (H-X)w.
• Il vincolo di bilancio è
w(H-X)=pAA
dove pA è il prezzo medio per i beni e A è la loro
quantità media.
• Il vincolo di bilancio ha quindi intercette
se X=0, pAA=wH e A=wH/pA;
se A=0, w(H-X)=0 =>X=H (niente lavoro, tutto
tempo libero)
Il vincolo di bilancio senza imposte
A
wH/pA
A = consumo altri beni
p =prezzo medio altri beni
( H − X ) w = reddito da lavoro
A
X= tempo libero
( H − X ) w = p A: vincolo di bilancio
A
w
−
pA
X=H
X=Tempo libero
Scelta di tempo libero e consumo
senza imposte
• L’individuo cerca di massimizzare la propria utilità,
tenendo presente il vincolo di bilancio.
• Cerca quindi una combinazione di tempo libero e
consumo che, dato il salario e i prezzi dei beni, dia la
massima soddisfazione possibile e possa
effettivamente essere scelta.
• Il punto di ottimo si ottiene alla tangenza tra la curva
di indifferenza e il vincolo di bilancio.
I punti interni al vincolo di bilancio non sono ottimali
perché possono essere scelti ma non forniscono la
massima utilità possibile.
I punti esterni al vincolo di bilancio non sono ottimali
perché darebbero maggiore utilità ma non possono
essere scelti.
Scelta di tempo libero e consumo
senza imposte
A
E è scelta senza imposte:
A1 di consumo di beni
X1 di tempo libero
E
A1
U2
w
−
pA
X1
X=Tempo libero
L’introduzione dell’imposta sul reddito da lavoro
• Analizziamo le imposte sui redditi da lavoro in
un’ipotesi semplice. Per ogni ora di lavoro:
un individuo guadagna un salario lordo (=pre imposta)
pari a w: per ora IPOTIZZIAMO CHE QUESTO SIA FISSO
il sistema fiscale applica un’aliquota (=una
percentuale di prelievo) t su ogni euro di salario lordo
ottenuto; l’imposta è quindi pari a tw;
il salario dopo l’imposta (=salario netto) è w(1-t).
• Osserviamo come variano:
le ore di tempo libero;
la quantità di (altri) beni consumati
Vincolo di bilancio con imposta sul reddito da lavoro
• Le preferenze rimangono le stesse, cambia il vincolo di
bilancio.
• Se il salario netto dell’individuo è w(1-t) il vincolo di bilancio
diventa
w (1-t) (H-X)=pAA
dove pA è il prezzo medio per i beni e A è la loro quantità media.
• Il vincolo di bilancio ha quindi intercette:
se X=0, pAA=w(1-t)H e A= w(1-t)H/pA< wH/pA
se A=0, w(1-t) (H-X)=0 =>H=X (niente lavoro, tutto tempo
libero).
• Rotazione verso l’interno intorno all’asse dove è riportato il
tempo libero (non cambia nulla se l’individuo decide di non
lavorare).
Vincolo di bilancio con imposta sul reddito da lavoro
A
wH/pA
( H − X )w ' = p A
A
w ' = w(1 − t )
: nuovo vincolo di
bilancio
w’H/pA
− w (1 − t )
pA
X=Tempo libero
Scelta di tempo libero e consumo
con imposta sul reddito da lavoro
• A questo punto l’individuo sceglierà una diversa
combinazione di tempo libero e di consumo di altri
beni.
• Questa combinazione si troverà come punto di
tangenza tra la curva di indifferenza più lontana
possibile dall’origine degli assi e il nuovo vincolo di
bilancio.
• In ogni caso l’imposta determinerà un’utilità
inferiore per il singolo individuo.
• Per capire meglio gli effetti dell’imposta dobbiamo
confrontare la scelta di tempo libero (e quindi di
lavoro) prima e dopo l’imposta.
Effetto di sostituzione ed effetto di reddito
• Ogni imposta sul reddito da lavoro ha due effetti:
• Eff. di sostituzione che spinge a lavorare di meno:
il tempo libero diviene un bene meno caro dopo
l’imposta e quindi l’individuo ne “consuma” di più,
cioè lavora meno.
• Eff. di reddito che spinge a lavorare di più:
l’individuo vuole compensare in parte la perdita di
reddito netto orario, lavorando di più.
• La prevalenza dell’effetto di sostituzione o di
quello di reddito determina la scelta del
lavoratore e quindi il gettito dell’imposta.
Effetto di sostituzione ed effetto di reddito
• Prima dell’imposta l’individuo sceglieva X1 come
tempo libero, lavorava (H-X1) ore e guadagnava un
reddito lordo pari a w(H-X1), che poteva spendere
per acquistare una quantità A1 di “altri beni”.
• Dopo l’imposta l’individuo sceglie di lavorare (H-X2)
ore, che producono un reddito lordo w(H-X2), che si
divide in due parti:
il reddito netto w(1-t)(H-X2) va al lavoratore che lo
usa per acquistare la quantità A2 di “altri beni”;
il gettito dell’imposta che è dato da tw(H-X2) che va
allo Stato.
• Se X2>X1 ha prevalso l’effetto di sostituzione; se
X2<X1 ha prevalso l’effetto di reddito.
Imposta sul reddito da lavoro:
prevalenza effetto di reddito
Consumo
di altri
beni
(A)
Il tempo libero diminuisce da X1 a X2
Le ore lavorate aumentano da (H- X1 ) a (H- X2 )
Il reddito netto del lavoratore è w(1-t) (H-X2 )
Il gettito per lo Stato è tw (H- X2 )
E
A1
A2
E’
U2
U1
X2 X1
H
X=Tempo libero
Imposta sul reddito da lavoro:
prevalenza effetto di sostituzione
Consumo
di altri
beni
(A)
A1
Il tempo libero aumenta da X1 a X2
Le ore lavorate diminuiscono da (H-X1 ) a (H- X2 )
Il reddito netto del lavoratore è w(1-t) (H-X2 )
Il gettito per lo Stato è tw (H- X2 )
E
U2
E’
A2
X1
X2
U1
H
X=Tempo libero
Effetto di sostituzione con salari lordi variabili
• Fino ad adesso abbiamo ipotizzato che il salario lordo
(w) sia costante, e che, per effetto dell’imposta,
cambi solo la quantità di ore di lavoro offerte dal
lavoratore.
• Se prevale l’effetto di sostituzione, le ore di lavoro si
riducono e il gettito viene prelevato dal lavoratore.
• Definiamo:
t1 l’aliquota applicata inizialmente, L1 (=H-X1) le
ore di lavoro scelte quando è applicata t1;
t2 l’aliquota applicata dopo l’aumento (t2>t1), e L2
= (H-X2) le ore di lavoro scelte quando è applicata
t2.
• Se L2<L1: effetto di sostituzione; se L2>L1: effetto di
reddito.
Effetto di sostituzione e inefficienza
dell’imposta sul reddito da lavoro
• Immaginiamo ora di partire da una situazione in cui il reddito da
lavoro è già tassato, ma l’aliquota di imposizione viene
aumentata.
• In presenza dell’effetto di sostituzione, le ore di lavoro
potrebbero diminuire in misura tale da ridurre il gettito rispetto
a prima.
• Definiamo:
t1 l’aliquota applicata inizialmente, L1 (=H-X1) le ore di lavoro
scelte quando è applicata t1;
t2 l’aliquota applicata dopo l’aumento (t2>t1), e L2 (H-X2) le ore
di lavoro scelte quando è applicata t2.
Effetto di sostituzione e inefficienza
dell’imposta sul reddito da lavoro
Accade che
t1wL1>t2wL2
quando
L2/L1< t1/t2
poiché t1<t2 questo vuol dire che
il gettito diminuisce se l’effetto di sostituzione determina una
riduzione delle ore lavorate talmente forte da più che
compensare l’aumento di aliquota.
La possibilità che ciò accada è mostrata graficamente dalla curva
c.d. di Laffer
Aliquota
Curva di Laffer
Fino a tmax aumentare l’aliquota
fa aumentare il gettito
Aumenti di aliquota oltre tmax
riducono il gettito
t2
tmax
t1
Gmax
Gettito
Effetto di sostituzione e inefficienza
dell’imposta sul reddito da lavoro
• La curva di Laffer evidenzia l’inefficienza dell’imposta sul
reddito da lavoro : se l’aliquota viene applicata ad un livello
superiore a tmax, lo stesso gettito può essere ottenuto con
aliquota inferiore e quindi con minore perdita di utilità per
il lavoratore.
• In realtà, questo è un caso estremo (e discusso), ma, in
generale è sempre vero (anche a livelli di aliquota inferiori
a tmax) che l’effetto di sostituzione genera perdita di
efficienza, ovvero un gettito che avrebbe potuto essere
ottenuto con un’imposta diversa da quella applicata e che
avrebbe provocato minore perdita di utilità.
Equità delle imposte sul reddito
da lavoro
Le imposte sui redditi da lavoro:
equità e progressività
• Equità: il principio della capacità contributiva vuole
che i più ricchi contribuiscono proporzionalmente di
più al finanziamento delle spese pubbliche.
• Questo principio di equità viene considerato
soddisfatto se la tassazione è progressiva: aliquota
media aumenta all’aumentare del reddito.
• Aliquota media: tme=T/w
dove T è imposta pagata, w è reddito pre-imposta.
• Definiamo invece aliquota marginale (tmarg) la
quota dell’ultimo euro di reddito destinata al
pagamento delle imposte.
Le imposte proporzionali sui redditi da lavoro
• Imposta proporzionale: T=tw, quindi aliquota
media
tme=T/w=tw/w=t
e t è anche l’aliquota marginale. Quindi:
1) l’aliquota media NON cambia al cambiare del
reddito: T aumenta in senso assoluto ma non in
senso relativo. NON è progressiva.
2) l’aliquota marginale è costante ed uguale
all’aliquota media.
Esempio imposta proporzionale
• Esempio:
• Individuo A: wA=100 Individuo B: wB=200
T=0.3w
(T=imposta; w=salario pre-imposte)
TA = 30% x 100= 30
TB = 30% x 200=60
tmeA=30/100 = 0.3=tmargA
tmeB=60/200=0.3=tmargB
Imposta proporzionale: tutti pagano la stessa quota
(=aliquota media); aliquota marginale e media coincidono
NON E’ PROGRESSIVA
Le imposte progressive sui redditi da lavoro:
• Imposta progressiva:
1) tme aumenta all’aumentare di w. I ricchi pagano
una quota maggiore del loro reddito in imposte;
2) l’aliquota marginale aumenta all’aumentare del
reddito ed è sempre superiore all’aliquota media.
Tre forme tecniche per realizzare la progressività:
i) imposta a scaglioni;
ii) imposta con detrazione fissa o decrescente al
crescere del reddito;
iii) imposta con deduzione fissa o decrescente al
crescere del reddito.
Progressività per scaglioni
• Gli scaglioni sono intervalli di reddito cui
corrispondono determinate aliquote. Ogni scaglione
ha quindi un limite inferiore ed uno superiore.
• A ciascuno scaglione corrisponde un’aliquota e le
aliquote crescono al crescere dello scaglione.
Un reddito ricade in uno scaglione quando è
superiore al limite inferiore ma inferiore a quello
superiore di quello scaglione.
L’imposta da pagare è calcolata sommando:
l’imposta corrispondente agli scaglioni precedenti a
quello in cui ricade il reddito;
il prodotto dell’aliquota marginale per la differenza
tra il reddito e l’estremo inferiore dello scaglione in
cui il reddito ricade.
Progressività per scaglioni
Primo scaglione da 0 a w1, aliquota t1
Secondo scaglione da w1 a w2; aliquota t2
Terzo scaglione oltre w2; aliquota t3
Con t3>t2>t1.
Ipotesi che w2>w>w1. L’imposta è data da
T=t1w1+t2(w-w1)
l’aliquota media è T/w
l’aliquota marginale è t2.
Questo sistema garantisce la progressività: tme
aumenta al crescere del reddito e tmarg>tme.
Esempio progressività per scaglioni
• Individuo A: wA=100 Individuo B: wB=200
Primo scaglione da 0 a 50, con aliquota 30%, secondo
scaglione da 50 a 300 con aliquota 40%, terzo scaglione da
300 con aliquota 50%.
TA =30% x 50 + 40% x (100-50)=15+20=35;
tmeA=35/100 = 35%, tmarg=40%
TB =30% x 50+40% x 40% x (200-50)=15+60=75
tmeB=75/200=37,5%, tmarg=40%
Imposta progressiva: B paga una quota maggiore del reddito in
imposte (tme è crescente); tmarg>tme per entrambi.
Progressività per deduzione
• La deduzione è una quota di reddito che non
viene tassata. Se la deduzione è fissa non cambia
al cambiare del reddito e l’imposta è data da:
T=t(w-d), d=deduzione, d<w
• L’aliquota media è data da
tme=T/w=(tw-td)/w=t-(td/w) ed è crescente al
crescere di w;
tmarg=t per tutte le unità di reddito oltre d.
Quindi tmarg>tme.
Se la deduzione è decrescente al crescere del
reddito la progressività aumenta.
Esempio progressività per deduzione fissa
• Individuo A: wA=100 Individuo B: wB=200. Aliquota fissa
30%, deduzione fissa 10.
T=0.3 x (w-10) [per entrambi]
TA =30% x (100-10)=27; tmeA=27/100 = 27%, tmargA= 30%
TB =30% x (200-10)=57 tmeB=57/200=28,5% tmargB= 30%
Imposta progressiva: B paga una quota maggiore del
reddito in imposte (tme è crescente); tmarg>tme per
entrambi.
Esempio progressività per
deduzione decrescente
• Individuo A: wA=100 Individuo B: wB=200. Aliquota fissa
30%, deduzione 50 per reddito di 100, di 10 per reddito di
200
TA =0.3 x (w-50) [per A]
TA =30% x (100-50)=15; tmeA=15/100 = 15%
TB =0.3 x (w-10) [per B]
TB =30% x (200-10)=57 tmeB=57/200=28,5%
Imposta ancor più progressiva: la differenza tra le due
aliquote medie cresce rispetto a prima
Progressività per detrazione
• La detrazione è una quota di imposta che non è
dovuta. Se la detrazione è fissa non cambia al
cambiare del reddito e l’imposta è data da:
T=tw-f, f=detrazione, f<tw
• L’aliquota media è data da
tme=T/w=(tw-f)/w=t-(f/w) ed è crescente al
crescere di w (uguale a deduzione se f=td);
tmarg=t per tutte le unità di reddito oltre f/t.
Quindi tmarg>tme.
Se la detrazione è decrescente al crescere del
reddito la progressività aumenta ulteriormente.
Esempio progressività
per detrazione fissa
• Individuo A: wA=100 Individuo B: wB=200. Aliquota fissa
30%, detrazione fissa 3 (=30%x10)
T=0.3 x w – 3 [per entrambi]
TA = (30% x 100) -3=27; tmeA=27/100 = 27%
TB =(30% x 200)- 3=57 tmeB=57/200=28,5%
Imposta progressiva: B paga una quota maggiore del
reddito in imposte (tme è crescente); tmarg>tme per
entrambi.
Esempio progressività
per detrazione decrescente
• Individuo A: wA=100 Individuo B: wB=200. Aliquota fissa
30%, detrazione di 15 per individuo con reddito di 100,
detrazione di 3 per individuo con reddito di 200.
TA =0.3 x w – 15 [per entrambi]
TA = (30% x 100) -15=30-15; tmeA=15/100 = 15%
TB =(30% x 200)- 3=57 tmeB=57/200=28,5%
Imposta ancor più progressiva: la differenza tra le due
aliquote medie cresce rispetto a prima
Le imposte sui redditi da lavoro :
incidenza
Le imposte sui redditi da lavoro:
incidenza
• Fino a questo punto abbiamo ipotizzato che un’imposta
sul reddito da lavoro si applichi al lavoratore
(contribuente di diritto) e incida solamente sul lavoratore,
portandolo a modificare le ore di lavoro. In questo caso il
lavoratore è anche l’unico contribuente di fatto.
• Ma le imposte sui redditi da lavoro possono incidere
anche sul datore di lavoro (impresa) che diventa un altro
contribuente di fatto. Quando questo accade, si modifica
anche il salario lordo pagato ai lavoratori.
• L’analisi dell’incidenza indica come si modifica la quantità
di lavoro (numero lavoratori, ore di lavoro) e/o il salario
lordo e quindi chi sopporta di fatto l’onere dell’imposta.
Le imposte sui redditi da lavoro:
incidenza
• Sul mercato del lavoro, in assenza di imposte :
i lavoratori offrono lavoro in cambio di w;
le imprese (i datori di lavoro) domandano lavoro.
Ipotizziamo che la curva di offerta di lavoro aggregata sia
crescente al crescere del salario lordo: per lavorare di più
i lavoratori vogliono più salario lordo orario.
Due ipotesi di domanda di lavoro aggregata:
perfettamente elastica (orizzontale): i datori di lavoro
sono disponibili a pagare un unico salario lordo;
normalmente elastica (decrescente): i datori di lavoro
sono disponibili a pagare un salario lordo che si riduce
all’aumentare della quantità di lavoro acquisita.
Mercato del lavoro senza imposte
IN QUESTO ESEMPIO LE DUE DOMANDE DI
LAVORO E L’OFFERTA S GENERANO LO STESSO
EQUILIBRIO
Salario lordo
S
Da
w1
Db
O
L1
L Quantità di lavoro (h di lavoro)
Mercato del lavoro con l’imposta
sul reddito da lavoro: domanda elastica
• Quando vengono introdotte le imposte, i lavoratori
(contribuenti di diritto) modificano l’offerta. La
direzione dello spostamento dipende dalla
prevalenza, a livello aggregato, dell’effetto di
sostituzione o di reddito, ma anche da altri fattori
(presenza di sindacati, normativa).
• Ipotizziamo che :
l’offerta aggregata si riduca, perché nel loro insieme
chiedono salari (lordi) maggiori rispetto a prima per
la stessa quantità di lavoro;
la domanda sia perfettamente elastica.
Mercato del lavoro con l’imposta
sul reddito da lavoro: domanda elastica
• Questo è il caso che abbiamo considerato finora:
si riducono molto le ore di lavoro complessivamente
offerte;
il salario lordo rimane costante;
il gettito è dato da twL2 ed è un onere che grava
interamente sui lavoratori.
In questa ipotesi i lavoratori sono gli unici contribuenti di
fatto e l’effetto di sostituzione sui singoli lavoratori è
molto forte.
IL GETTITO È DATO DALL’IMPOSTA tw1 PER LE
ORE LAVORATE DOPO L’IMPOSTA L2: È TUTTO
A CARICO DEI LAVORATORI
S + tax
Salario
S
W1
W1
Da
GETTITO
(1-t)
D
O
L2
L1
Quantità di lavoro
Mercato del lavoro con l’imposta
sul reddito da lavoro: domanda inclinata negativamente
• Ipotizziamo che :
l’offerta aggregata si riduca, perché nel loro insieme
chiedono salari (lordi) maggiori rispetto a prima per la
stessa quantità di lavoro;
la domanda sia normalmente elastica e quindi
negativamente inclinata.
In questo caso si modifica anche il salario lordo, che
aumenta, e quindi parte dell’onere dell’imposta, cioè
del gettito, grava sulle imprese (i datori di lavoro) che
quindi sono anch’essi contribuenti di fatto.
IL GETTITO È DATO
DALL’IMPOSTA tw2 PER LE
ORE LAVORATE DOPO
S + tax
Salario
L’IMPOSTA L2
S
W2
W1
W2 (1-t)
GETTITO
D
O
L2
L1
Quantità di lavoro
Salario
LA QUOTA DEL GETTITO PAGATA EFFETTIVAMENTE DAI
LAVORATORI E’ DATA DALLA DIFFERENZA TRA IL SALARIO
PERCEPITO PRIMA (W1) E QUELLO PERCEPITO DOPO
L’IMPOSTA (W2-tW2)
S + tax
S
W2
W1
W2 (1-t)
A
A: quota del lavoratore
D
O
L2
L1
Quantità di lavoro
LA QUOTA DEL GETTITO PAGATA DALLE IMPRESE E’ DATA
DALLA DIFFERENZA TRA IL SALARIO PAGATO DOPO L’IMPOSTA
(W2) E QUELLO PAGATO PRIMA DELL’IMPOSTA (W1)
Salario
S + tax
S
W2
W1
W2 (1-t)
B
B: quota dell’impresa
A
A: quota del lavoratore
D
O
L2
L1
Quantità di lavoro
Incidenza, efficienza ed equità
• Per quel che riguarda l’efficienza, quindi:
si riduce la parte di onere a carico dei lavoratori, e
quindi si riducono di meno le ore lavorate: l’effetto di
sostituzione è meno forte;
aumenta il salario lordo pagato dalle imprese, ovvero il
costo del lavoro: questo potrebbe portare le imprese,
nel futuro, a rimpiazzare lavoratori con altri lavoratori
(magari esteri) o con macchinari.
• Per quel che riguarda l’equità:
l’introduzione dell’imposta sul reddito da lavoro ha un
impatto anche sui redditi delle imprese, e quindi su
quelle dei loro soci, dei loro clienti (ecc.)
Efficienza ed equità dell’imposta sul
reddito nei sistemi fiscali moderni
(Italia e altri paesi OCSE)
I sistemi fiscali tradizionali
• I sistemi fiscali dei principali paesi si sono
formati nel secondo dopoguerra. In Italia
l’imposta sul reddito delle persone fisiche
(IRPEF) è stata introdotta nel 1973.
• Inizialmente, le imposte sul reddito delle
persone fisiche avevano le seguenti
caratteristiche:
colpivano non solo il reddito da lavoro, ma
anche il reddito da capitale (comprehensive tax);
erano fortemente progressivi, basati su molti
scaglioni con aliquote massime molto elevate.
Gli anni Ottanta
• Gli anni Ottanta sono stati caratterizzati da:
riduzione della progressività: meno scaglioni,
riduzione delle aliquote massime (la curva di
Laffer ispira la Reaganomics);
erosione della base imponibile delle imposte sul
reddito: reddito da capitale esce da base
imponibile, solo il reddito da lavoro rimane
sottoposto ad aliquote progressive (limitate);
evasione fiscale: i redditi da lavoro autonomo e
da impresa non sono totalmente dichiarati, i
redditi da lavoro dipendente normalmente lo
sono.
Gli anni Novanta
• Gli anni Novanta sono stati caratterizzati da:
pressione sui Paesi europei a ridurre deficit e
debito pubblico, aumento di tutte le imposte,
anche quelle sui redditi da lavoro;
globalizzazione dei mercati finanziari: tassare i
redditi da capitale diventa ancora più difficile
(race to the bottom), il divario tra aliquote sui
redditi da lavoro e sui redditi da capitale
aumenta;
maggiore preoccupazione per equità tra
individui con caratteristiche familiari diverse (c.d
equità orizzontale).
Gli anni Duemila
• Gli anni Duemila, prima del 2008, sono stati
caratterizzati da:
tentativi di riforma delle imposte sul reddito da
lavoro, basate su maggior utilizzo di deduzioni e
detrazioni per creare no-tax area e ridurre le
aliquote sui redditi bassi;
proposte di riforma basate su studi più accurati
dell’effetto di sostituzione che non è legato
(esclusivamente) al reddito (gender taxation).
• Dopo la crisi questi tentativi di riforma si sono
fermati, per l’esigenza degli Stati di ridurre il
debito e il deficit.