Imposta sul reddito da lavoro
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Imposta sul reddito da lavoro
Il sistema fiscale Aspetti generali Necessità del sistema fiscale • I fallimenti del mercato ci dicono che una serie di beni devono essere prodotti dallo Stato per ragioni di efficienza: difesa (beni pubblici); infrastrutture di trasporto (beni pubblici); istruzione (esternalità); sanità (asimmetrie informative); servizi a rete (monopoli naturali). • A questi si aggiungono i casi in cui lo Stato produce beni e servizi per ragioni di equità. Imposte e tasse • Per ottenere le risorse necessarie alla produzione di questi beni e servizi lo Stato ricorre a: imposte: prelievi coattivi su manifestazioni della capacità contributiva dirette o indirette. Principio della capacità contributiva: contribuisce di più al finanziamento della spesa pubblica chi ha la maggior capacità di farlo (articolo 53 Costituzione italiana). La capacità contributiva viene misurata dalla base imponibile e assoggettata ad una o più aliquote. tasse: controprestazioni in cambio di servizi forniti. In questo caso si applica il principio del beneficio: paga di più chi ricava un maggior beneficio dal bene o servizio pubblico. Imposte dirette e imposte indirette • Le imposte dirette hanno come base imponibile: i redditi delle persone ottenuti: dal lavoro; dal capitale; da altre fonti; i redditi delle imprese (profitti) i patrimoni. • Le imposte indirette hanno come base imponibile : i consumi; la produzione di beni e servizi. Le imposte che garantiscono maggiori introiti allo Stato (=gettito) sono le imposte sul reddito da lavoro e le imposte sui consumi. Analisi economica delle imposte • Efficienza delle imposte: come cambia il comportamento dei contribuenti per effetto delle imposte? • Equità delle imposte: la distribuzione del carico fiscale è “giusta”? • L’efficienza e l’equità sono in contrasto? • Queste domande devono essere affrontate distinguendo tra contribuenti di diritto e contribuenti di fatto (analisi dell’incidenza). Le imposte sul reddito da lavoro Efficienza delle imposte sul reddito da lavoro Le preferenze • Ogni individuo (lavoratore) può scegliere di ripartire le ore di una giornata, H, tra lavoro e tempo libero. Se le ore di tempo libero che sceglie sono misurate da X, le ore di lavoro sono H-X. • Il tempo libero è un bene che comporta la rinuncia agli altri beni che possono essere acquistati solo con il pagamento di un prezzo. • La scelta dell’individuo diventa del tutto simile a quella tra due beni: tempo libero X e beni di consumo A (“altri beni”). • Sia il consumo dei beni sia il tempo libero danno all’individuo un’utilità, che è decrescente all’aumentare della quantità di bene disponibile: la forma delle curve di indifferenza è quella consueta. Le preferenze: curva di indifferenza A La rinuncia ad un’ora di tempo libero è compensata da un aumento di una sola unità di A (da 4 a 5) quando il tempo libero è abbondante (X=7) mentre è compensata da ben 7 unità di A in più (da 8 a 15) quando il tempo libero è scarso (X=2) 15 8 5 4 U 12 6 7 X=Tempo libero Il vincolo di bilancio senza imposte • Se il salario orario è w, il reddito da lavoro dell’individuo è (H-X)w. • Il vincolo di bilancio è w(H-X)=pAA dove pA è il prezzo medio per i beni e A è la loro quantità media. • Il vincolo di bilancio ha quindi intercette se X=0, pAA=wH e A=wH/pA; se A=0, w(H-X)=0 =>X=H (niente lavoro, tutto tempo libero) Il vincolo di bilancio senza imposte A wH/pA A = consumo altri beni p =prezzo medio altri beni ( H − X ) w = reddito da lavoro A X= tempo libero ( H − X ) w = p A: vincolo di bilancio A w − pA X=H X=Tempo libero Scelta di tempo libero e consumo senza imposte • L’individuo cerca di massimizzare la propria utilità, tenendo presente il vincolo di bilancio. • Cerca quindi una combinazione di tempo libero e consumo che, dato il salario e i prezzi dei beni, dia la massima soddisfazione possibile e possa effettivamente essere scelta. • Il punto di ottimo si ottiene alla tangenza tra la curva di indifferenza e il vincolo di bilancio. I punti interni al vincolo di bilancio non sono ottimali perché possono essere scelti ma non forniscono la massima utilità possibile. I punti esterni al vincolo di bilancio non sono ottimali perché darebbero maggiore utilità ma non possono essere scelti. Scelta di tempo libero e consumo senza imposte A E è scelta senza imposte: A1 di consumo di beni X1 di tempo libero E A1 U2 w − pA X1 X=Tempo libero L’introduzione dell’imposta sul reddito da lavoro • Analizziamo le imposte sui redditi da lavoro in un’ipotesi semplice. Per ogni ora di lavoro: un individuo guadagna un salario lordo (=pre imposta) pari a w: per ora IPOTIZZIAMO CHE QUESTO SIA FISSO il sistema fiscale applica un’aliquota (=una percentuale di prelievo) t su ogni euro di salario lordo ottenuto; l’imposta è quindi pari a tw; il salario dopo l’imposta (=salario netto) è w(1-t). • Osserviamo come variano: le ore di tempo libero; la quantità di (altri) beni consumati Vincolo di bilancio con imposta sul reddito da lavoro • Le preferenze rimangono le stesse, cambia il vincolo di bilancio. • Se il salario netto dell’individuo è w(1-t) il vincolo di bilancio diventa w (1-t) (H-X)=pAA dove pA è il prezzo medio per i beni e A è la loro quantità media. • Il vincolo di bilancio ha quindi intercette: se X=0, pAA=w(1-t)H e A= w(1-t)H/pA< wH/pA se A=0, w(1-t) (H-X)=0 =>H=X (niente lavoro, tutto tempo libero). • Rotazione verso l’interno intorno all’asse dove è riportato il tempo libero (non cambia nulla se l’individuo decide di non lavorare). Vincolo di bilancio con imposta sul reddito da lavoro A wH/pA ( H − X )w ' = p A A w ' = w(1 − t ) : nuovo vincolo di bilancio w’H/pA − w (1 − t ) pA X=Tempo libero Scelta di tempo libero e consumo con imposta sul reddito da lavoro • A questo punto l’individuo sceglierà una diversa combinazione di tempo libero e di consumo di altri beni. • Questa combinazione si troverà come punto di tangenza tra la curva di indifferenza più lontana possibile dall’origine degli assi e il nuovo vincolo di bilancio. • In ogni caso l’imposta determinerà un’utilità inferiore per il singolo individuo. • Per capire meglio gli effetti dell’imposta dobbiamo confrontare la scelta di tempo libero (e quindi di lavoro) prima e dopo l’imposta. Effetto di sostituzione ed effetto di reddito • Ogni imposta sul reddito da lavoro ha due effetti: • Eff. di sostituzione che spinge a lavorare di meno: il tempo libero diviene un bene meno caro dopo l’imposta e quindi l’individuo ne “consuma” di più, cioè lavora meno. • Eff. di reddito che spinge a lavorare di più: l’individuo vuole compensare in parte la perdita di reddito netto orario, lavorando di più. • La prevalenza dell’effetto di sostituzione o di quello di reddito determina la scelta del lavoratore e quindi il gettito dell’imposta. Effetto di sostituzione ed effetto di reddito • Prima dell’imposta l’individuo sceglieva X1 come tempo libero, lavorava (H-X1) ore e guadagnava un reddito lordo pari a w(H-X1), che poteva spendere per acquistare una quantità A1 di “altri beni”. • Dopo l’imposta l’individuo sceglie di lavorare (H-X2) ore, che producono un reddito lordo w(H-X2), che si divide in due parti: il reddito netto w(1-t)(H-X2) va al lavoratore che lo usa per acquistare la quantità A2 di “altri beni”; il gettito dell’imposta che è dato da tw(H-X2) che va allo Stato. • Se X2>X1 ha prevalso l’effetto di sostituzione; se X2<X1 ha prevalso l’effetto di reddito. Imposta sul reddito da lavoro: prevalenza effetto di reddito Consumo di altri beni (A) Il tempo libero diminuisce da X1 a X2 Le ore lavorate aumentano da (H- X1 ) a (H- X2 ) Il reddito netto del lavoratore è w(1-t) (H-X2 ) Il gettito per lo Stato è tw (H- X2 ) E A1 A2 E’ U2 U1 X2 X1 H X=Tempo libero Imposta sul reddito da lavoro: prevalenza effetto di sostituzione Consumo di altri beni (A) A1 Il tempo libero aumenta da X1 a X2 Le ore lavorate diminuiscono da (H-X1 ) a (H- X2 ) Il reddito netto del lavoratore è w(1-t) (H-X2 ) Il gettito per lo Stato è tw (H- X2 ) E U2 E’ A2 X1 X2 U1 H X=Tempo libero Effetto di sostituzione con salari lordi variabili • Fino ad adesso abbiamo ipotizzato che il salario lordo (w) sia costante, e che, per effetto dell’imposta, cambi solo la quantità di ore di lavoro offerte dal lavoratore. • Se prevale l’effetto di sostituzione, le ore di lavoro si riducono e il gettito viene prelevato dal lavoratore. • Definiamo: t1 l’aliquota applicata inizialmente, L1 (=H-X1) le ore di lavoro scelte quando è applicata t1; t2 l’aliquota applicata dopo l’aumento (t2>t1), e L2 = (H-X2) le ore di lavoro scelte quando è applicata t2. • Se L2<L1: effetto di sostituzione; se L2>L1: effetto di reddito. Effetto di sostituzione e inefficienza dell’imposta sul reddito da lavoro • Immaginiamo ora di partire da una situazione in cui il reddito da lavoro è già tassato, ma l’aliquota di imposizione viene aumentata. • In presenza dell’effetto di sostituzione, le ore di lavoro potrebbero diminuire in misura tale da ridurre il gettito rispetto a prima. • Definiamo: t1 l’aliquota applicata inizialmente, L1 (=H-X1) le ore di lavoro scelte quando è applicata t1; t2 l’aliquota applicata dopo l’aumento (t2>t1), e L2 (H-X2) le ore di lavoro scelte quando è applicata t2. Effetto di sostituzione e inefficienza dell’imposta sul reddito da lavoro Accade che t1wL1>t2wL2 quando L2/L1< t1/t2 poiché t1<t2 questo vuol dire che il gettito diminuisce se l’effetto di sostituzione determina una riduzione delle ore lavorate talmente forte da più che compensare l’aumento di aliquota. La possibilità che ciò accada è mostrata graficamente dalla curva c.d. di Laffer Aliquota Curva di Laffer Fino a tmax aumentare l’aliquota fa aumentare il gettito Aumenti di aliquota oltre tmax riducono il gettito t2 tmax t1 Gmax Gettito Effetto di sostituzione e inefficienza dell’imposta sul reddito da lavoro • La curva di Laffer evidenzia l’inefficienza dell’imposta sul reddito da lavoro : se l’aliquota viene applicata ad un livello superiore a tmax, lo stesso gettito può essere ottenuto con aliquota inferiore e quindi con minore perdita di utilità per il lavoratore. • In realtà, questo è un caso estremo (e discusso), ma, in generale è sempre vero (anche a livelli di aliquota inferiori a tmax) che l’effetto di sostituzione genera perdita di efficienza, ovvero un gettito che avrebbe potuto essere ottenuto con un’imposta diversa da quella applicata e che avrebbe provocato minore perdita di utilità. Equità delle imposte sul reddito da lavoro Le imposte sui redditi da lavoro: equità e progressività • Equità: il principio della capacità contributiva vuole che i più ricchi contribuiscono proporzionalmente di più al finanziamento delle spese pubbliche. • Questo principio di equità viene considerato soddisfatto se la tassazione è progressiva: aliquota media aumenta all’aumentare del reddito. • Aliquota media: tme=T/w dove T è imposta pagata, w è reddito pre-imposta. • Definiamo invece aliquota marginale (tmarg) la quota dell’ultimo euro di reddito destinata al pagamento delle imposte. Le imposte proporzionali sui redditi da lavoro • Imposta proporzionale: T=tw, quindi aliquota media tme=T/w=tw/w=t e t è anche l’aliquota marginale. Quindi: 1) l’aliquota media NON cambia al cambiare del reddito: T aumenta in senso assoluto ma non in senso relativo. NON è progressiva. 2) l’aliquota marginale è costante ed uguale all’aliquota media. Esempio imposta proporzionale • Esempio: • Individuo A: wA=100 Individuo B: wB=200 T=0.3w (T=imposta; w=salario pre-imposte) TA = 30% x 100= 30 TB = 30% x 200=60 tmeA=30/100 = 0.3=tmargA tmeB=60/200=0.3=tmargB Imposta proporzionale: tutti pagano la stessa quota (=aliquota media); aliquota marginale e media coincidono NON E’ PROGRESSIVA Le imposte progressive sui redditi da lavoro: • Imposta progressiva: 1) tme aumenta all’aumentare di w. I ricchi pagano una quota maggiore del loro reddito in imposte; 2) l’aliquota marginale aumenta all’aumentare del reddito ed è sempre superiore all’aliquota media. Tre forme tecniche per realizzare la progressività: i) imposta a scaglioni; ii) imposta con detrazione fissa o decrescente al crescere del reddito; iii) imposta con deduzione fissa o decrescente al crescere del reddito. Progressività per scaglioni • Gli scaglioni sono intervalli di reddito cui corrispondono determinate aliquote. Ogni scaglione ha quindi un limite inferiore ed uno superiore. • A ciascuno scaglione corrisponde un’aliquota e le aliquote crescono al crescere dello scaglione. Un reddito ricade in uno scaglione quando è superiore al limite inferiore ma inferiore a quello superiore di quello scaglione. L’imposta da pagare è calcolata sommando: l’imposta corrispondente agli scaglioni precedenti a quello in cui ricade il reddito; il prodotto dell’aliquota marginale per la differenza tra il reddito e l’estremo inferiore dello scaglione in cui il reddito ricade. Progressività per scaglioni Primo scaglione da 0 a w1, aliquota t1 Secondo scaglione da w1 a w2; aliquota t2 Terzo scaglione oltre w2; aliquota t3 Con t3>t2>t1. Ipotesi che w2>w>w1. L’imposta è data da T=t1w1+t2(w-w1) l’aliquota media è T/w l’aliquota marginale è t2. Questo sistema garantisce la progressività: tme aumenta al crescere del reddito e tmarg>tme. Esempio progressività per scaglioni • Individuo A: wA=100 Individuo B: wB=200 Primo scaglione da 0 a 50, con aliquota 30%, secondo scaglione da 50 a 300 con aliquota 40%, terzo scaglione da 300 con aliquota 50%. TA =30% x 50 + 40% x (100-50)=15+20=35; tmeA=35/100 = 35%, tmarg=40% TB =30% x 50+40% x 40% x (200-50)=15+60=75 tmeB=75/200=37,5%, tmarg=40% Imposta progressiva: B paga una quota maggiore del reddito in imposte (tme è crescente); tmarg>tme per entrambi. Progressività per deduzione • La deduzione è una quota di reddito che non viene tassata. Se la deduzione è fissa non cambia al cambiare del reddito e l’imposta è data da: T=t(w-d), d=deduzione, d<w • L’aliquota media è data da tme=T/w=(tw-td)/w=t-(td/w) ed è crescente al crescere di w; tmarg=t per tutte le unità di reddito oltre d. Quindi tmarg>tme. Se la deduzione è decrescente al crescere del reddito la progressività aumenta. Esempio progressività per deduzione fissa • Individuo A: wA=100 Individuo B: wB=200. Aliquota fissa 30%, deduzione fissa 10. T=0.3 x (w-10) [per entrambi] TA =30% x (100-10)=27; tmeA=27/100 = 27%, tmargA= 30% TB =30% x (200-10)=57 tmeB=57/200=28,5% tmargB= 30% Imposta progressiva: B paga una quota maggiore del reddito in imposte (tme è crescente); tmarg>tme per entrambi. Esempio progressività per deduzione decrescente • Individuo A: wA=100 Individuo B: wB=200. Aliquota fissa 30%, deduzione 50 per reddito di 100, di 10 per reddito di 200 TA =0.3 x (w-50) [per A] TA =30% x (100-50)=15; tmeA=15/100 = 15% TB =0.3 x (w-10) [per B] TB =30% x (200-10)=57 tmeB=57/200=28,5% Imposta ancor più progressiva: la differenza tra le due aliquote medie cresce rispetto a prima Progressività per detrazione • La detrazione è una quota di imposta che non è dovuta. Se la detrazione è fissa non cambia al cambiare del reddito e l’imposta è data da: T=tw-f, f=detrazione, f<tw • L’aliquota media è data da tme=T/w=(tw-f)/w=t-(f/w) ed è crescente al crescere di w (uguale a deduzione se f=td); tmarg=t per tutte le unità di reddito oltre f/t. Quindi tmarg>tme. Se la detrazione è decrescente al crescere del reddito la progressività aumenta ulteriormente. Esempio progressività per detrazione fissa • Individuo A: wA=100 Individuo B: wB=200. Aliquota fissa 30%, detrazione fissa 3 (=30%x10) T=0.3 x w – 3 [per entrambi] TA = (30% x 100) -3=27; tmeA=27/100 = 27% TB =(30% x 200)- 3=57 tmeB=57/200=28,5% Imposta progressiva: B paga una quota maggiore del reddito in imposte (tme è crescente); tmarg>tme per entrambi. Esempio progressività per detrazione decrescente • Individuo A: wA=100 Individuo B: wB=200. Aliquota fissa 30%, detrazione di 15 per individuo con reddito di 100, detrazione di 3 per individuo con reddito di 200. TA =0.3 x w – 15 [per entrambi] TA = (30% x 100) -15=30-15; tmeA=15/100 = 15% TB =(30% x 200)- 3=57 tmeB=57/200=28,5% Imposta ancor più progressiva: la differenza tra le due aliquote medie cresce rispetto a prima Le imposte sui redditi da lavoro : incidenza Le imposte sui redditi da lavoro: incidenza • Fino a questo punto abbiamo ipotizzato che un’imposta sul reddito da lavoro si applichi al lavoratore (contribuente di diritto) e incida solamente sul lavoratore, portandolo a modificare le ore di lavoro. In questo caso il lavoratore è anche l’unico contribuente di fatto. • Ma le imposte sui redditi da lavoro possono incidere anche sul datore di lavoro (impresa) che diventa un altro contribuente di fatto. Quando questo accade, si modifica anche il salario lordo pagato ai lavoratori. • L’analisi dell’incidenza indica come si modifica la quantità di lavoro (numero lavoratori, ore di lavoro) e/o il salario lordo e quindi chi sopporta di fatto l’onere dell’imposta. Le imposte sui redditi da lavoro: incidenza • Sul mercato del lavoro, in assenza di imposte : i lavoratori offrono lavoro in cambio di w; le imprese (i datori di lavoro) domandano lavoro. Ipotizziamo che la curva di offerta di lavoro aggregata sia crescente al crescere del salario lordo: per lavorare di più i lavoratori vogliono più salario lordo orario. Due ipotesi di domanda di lavoro aggregata: perfettamente elastica (orizzontale): i datori di lavoro sono disponibili a pagare un unico salario lordo; normalmente elastica (decrescente): i datori di lavoro sono disponibili a pagare un salario lordo che si riduce all’aumentare della quantità di lavoro acquisita. Mercato del lavoro senza imposte IN QUESTO ESEMPIO LE DUE DOMANDE DI LAVORO E L’OFFERTA S GENERANO LO STESSO EQUILIBRIO Salario lordo S Da w1 Db O L1 L Quantità di lavoro (h di lavoro) Mercato del lavoro con l’imposta sul reddito da lavoro: domanda elastica • Quando vengono introdotte le imposte, i lavoratori (contribuenti di diritto) modificano l’offerta. La direzione dello spostamento dipende dalla prevalenza, a livello aggregato, dell’effetto di sostituzione o di reddito, ma anche da altri fattori (presenza di sindacati, normativa). • Ipotizziamo che : l’offerta aggregata si riduca, perché nel loro insieme chiedono salari (lordi) maggiori rispetto a prima per la stessa quantità di lavoro; la domanda sia perfettamente elastica. Mercato del lavoro con l’imposta sul reddito da lavoro: domanda elastica • Questo è il caso che abbiamo considerato finora: si riducono molto le ore di lavoro complessivamente offerte; il salario lordo rimane costante; il gettito è dato da twL2 ed è un onere che grava interamente sui lavoratori. In questa ipotesi i lavoratori sono gli unici contribuenti di fatto e l’effetto di sostituzione sui singoli lavoratori è molto forte. IL GETTITO È DATO DALL’IMPOSTA tw1 PER LE ORE LAVORATE DOPO L’IMPOSTA L2: È TUTTO A CARICO DEI LAVORATORI S + tax Salario S W1 W1 Da GETTITO (1-t) D O L2 L1 Quantità di lavoro Mercato del lavoro con l’imposta sul reddito da lavoro: domanda inclinata negativamente • Ipotizziamo che : l’offerta aggregata si riduca, perché nel loro insieme chiedono salari (lordi) maggiori rispetto a prima per la stessa quantità di lavoro; la domanda sia normalmente elastica e quindi negativamente inclinata. In questo caso si modifica anche il salario lordo, che aumenta, e quindi parte dell’onere dell’imposta, cioè del gettito, grava sulle imprese (i datori di lavoro) che quindi sono anch’essi contribuenti di fatto. IL GETTITO È DATO DALL’IMPOSTA tw2 PER LE ORE LAVORATE DOPO S + tax Salario L’IMPOSTA L2 S W2 W1 W2 (1-t) GETTITO D O L2 L1 Quantità di lavoro Salario LA QUOTA DEL GETTITO PAGATA EFFETTIVAMENTE DAI LAVORATORI E’ DATA DALLA DIFFERENZA TRA IL SALARIO PERCEPITO PRIMA (W1) E QUELLO PERCEPITO DOPO L’IMPOSTA (W2-tW2) S + tax S W2 W1 W2 (1-t) A A: quota del lavoratore D O L2 L1 Quantità di lavoro LA QUOTA DEL GETTITO PAGATA DALLE IMPRESE E’ DATA DALLA DIFFERENZA TRA IL SALARIO PAGATO DOPO L’IMPOSTA (W2) E QUELLO PAGATO PRIMA DELL’IMPOSTA (W1) Salario S + tax S W2 W1 W2 (1-t) B B: quota dell’impresa A A: quota del lavoratore D O L2 L1 Quantità di lavoro Incidenza, efficienza ed equità • Per quel che riguarda l’efficienza, quindi: si riduce la parte di onere a carico dei lavoratori, e quindi si riducono di meno le ore lavorate: l’effetto di sostituzione è meno forte; aumenta il salario lordo pagato dalle imprese, ovvero il costo del lavoro: questo potrebbe portare le imprese, nel futuro, a rimpiazzare lavoratori con altri lavoratori (magari esteri) o con macchinari. • Per quel che riguarda l’equità: l’introduzione dell’imposta sul reddito da lavoro ha un impatto anche sui redditi delle imprese, e quindi su quelle dei loro soci, dei loro clienti (ecc.) Efficienza ed equità dell’imposta sul reddito nei sistemi fiscali moderni (Italia e altri paesi OCSE) I sistemi fiscali tradizionali • I sistemi fiscali dei principali paesi si sono formati nel secondo dopoguerra. In Italia l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) è stata introdotta nel 1973. • Inizialmente, le imposte sul reddito delle persone fisiche avevano le seguenti caratteristiche: colpivano non solo il reddito da lavoro, ma anche il reddito da capitale (comprehensive tax); erano fortemente progressivi, basati su molti scaglioni con aliquote massime molto elevate. Gli anni Ottanta • Gli anni Ottanta sono stati caratterizzati da: riduzione della progressività: meno scaglioni, riduzione delle aliquote massime (la curva di Laffer ispira la Reaganomics); erosione della base imponibile delle imposte sul reddito: reddito da capitale esce da base imponibile, solo il reddito da lavoro rimane sottoposto ad aliquote progressive (limitate); evasione fiscale: i redditi da lavoro autonomo e da impresa non sono totalmente dichiarati, i redditi da lavoro dipendente normalmente lo sono. Gli anni Novanta • Gli anni Novanta sono stati caratterizzati da: pressione sui Paesi europei a ridurre deficit e debito pubblico, aumento di tutte le imposte, anche quelle sui redditi da lavoro; globalizzazione dei mercati finanziari: tassare i redditi da capitale diventa ancora più difficile (race to the bottom), il divario tra aliquote sui redditi da lavoro e sui redditi da capitale aumenta; maggiore preoccupazione per equità tra individui con caratteristiche familiari diverse (c.d equità orizzontale). Gli anni Duemila • Gli anni Duemila, prima del 2008, sono stati caratterizzati da: tentativi di riforma delle imposte sul reddito da lavoro, basate su maggior utilizzo di deduzioni e detrazioni per creare no-tax area e ridurre le aliquote sui redditi bassi; proposte di riforma basate su studi più accurati dell’effetto di sostituzione che non è legato (esclusivamente) al reddito (gender taxation). • Dopo la crisi questi tentativi di riforma si sono fermati, per l’esigenza degli Stati di ridurre il debito e il deficit.