Anno 9 - Numero 6 # Marzo

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Anno 9 - Numero 6 # Marzo
TITOLO BRANO PRINCIPALE
A R R I VA L A P R I M AV E R A ...
SOMMARIO:
Verso una nuova guerra
2
Ius soli o ius sanguinis?
ui!!
4
Auguri Ragazzi
6
La concezione del tempo
per gli storici greci
7
Progetti in fieri ((Scambio)
8
Progetti in fieri
(Commentarium)
9
Certamina e altro
10
En garde!!!
11
Conosci te stesso
12
Satie
13
Misantropo /Pinocchio?
14
Fragilità, il tuo nome è
donna
15
La grande bellezza
17
I pensieri di oliver
18
L A N O S T R A R E DA Z I O N E D I M A R Z O
Lorenzo Bazzano
Cecilia Parigi
Alessia Grillone
Giorgia Pellegrino
Marcichiara Bo
Paola Gullone
Letizia Chiale
Marco Zordan
Cecilia Basso
Lavinia Buffa
Caterina Erba
Edoardo Ciammariconi
Serena Miceli
Martina Renon
Valentina Rosselli
Camilla Agnese
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Verso una nuova guerra
Tante incognite e
tanti interrogativi
ruotano intorno a
questa vicenda che
potrebbe portare ad
una nuova guerra di
dimensioni
tutt’altro che
europee.
Putin ha presentato il conto, dopo essersi goduto le
Olimpiadi di Sochi, due
settimane di autoesaltazione tendente all’eccesso e
al patetico. C’era da aspet-
tarselo che uno zar come
lui non sarebbe rimasto
inerme ad osservare la sua
vicina Ucraina manifestare coralmente in piazza il
proprio dissenso, dichiarando la sua intenzione di
entrare nell’Unione Europea.
Tante incognite e tanti
interrogativi ruotano intorno a questa vicenda
che potrebbe portare ad
una nuova guerra di dimensioni tutt’altro che
europee.
Importare è chiarire prima
di tutto chi protesta e
quali sono i motivi che
fomentano le tensioni.
La maggioranza di chi
è sceso in piazza in
questi mesi ha un alto
livello di educazione
(76%) e dal punto di
vista religioso si divide
fra ortodossi (33%) e
osservanti di rito grecocattolico (25%). Gente
che, almeno nel 38%
dei casi, non era mai
scesa in piazza, nemmeno nella rivoluzione
arancione, avvenuta nel
2004 in seguito ai
brogli elettorali che
avevano permesso a
Janukovyc di vincere
le elezioni, annullate
poi dalla Corte suprema (l’arancione stava
ad indicare l’aspetto
pacifico della rivolta).
Le ragioni della protesta sono ovviamente
diverse: studenti e giovani
puntano all’Europa e ai
diritti umani, la fascia più
anziana sembra invece
più preoccupata da ragioni economiche e politiche.
La questione dei diritti
umani resta un nodo
centrale dell’ideologia
rivoluzionaria; emblematica, a questo proposito, la
sentenza della Corte
Europea dei diritti
dell’uomo che ha dichiarato illegale la detenzione della Tymosenko, arrestata dopo
le elezioni del 2010
che hanno visto vincente Yanukovych. E i
diritti umani sono stati
violati dallo stesso
reprimere i
ribelli.
In
Italia le immagini della
repressione
sono state
ovviamente
censurate.
C’è un altro
aspetto da
mettere in
evidenza:
l’Ucraina non è compatta,
ma è divisa internamente
tra filo-russi e antirussi.
Il ruolo della Russia in
questo gioco politico è
ovviamente fondamentale. Dalla caduta
dell’URSS la Russia
non ha mai rinunciato a
rivendicare la propria
influenza nelle vecchie
aree di appartenenza e a
propugnare la chiusura
nei confronti dell’Occidente. Putin ha deciso
Yanukovych, filorusso,
che ha usato la forza per
J o e B e r ti
quindi di agire occupando militarmente l’Ucraina a scopo preventivo,
ma si sa che quando c’è
tensione il desiderio di
usare le armi è forte, e
difficilmente questo
equilibrio reggerà.
Il rischio di una guerra è
quindi da prendere in
seria considerazione. Il
rischio è quello di una
“guerra del freddo”.
Già, perché la Russia
fornisce all’Europa un
terzo del gas, ed è facile
immaginare cosa succederebbe in seguito ad un
conflitto.
Bisogna però sottolineare che la
quantità di gas
one filo-russa.
L’11
marzo
2014 è stata è
avvenuta la dichiarazione
d’indipendenza, seppur ufficiosa (che sarà
comunque confermata con il
referendum; chi leggerà questo articolo ne
mare, e quindi un’area
strategica
piuttosto
importante.
L’Unione Europea e
gli Stati Uniti hanno
minacciato sanzioni
nei confronti della
Russia di Putin e hanno lanciato un forte
segnale simbolico boicottando la cerimonia
d’apertura delle Olimpiadi prima (tranne
Letta, fedele al suo
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che l’Europa importa
dalla Russia in questi
ultimi anni è diminuito, e gli Stati Uniti
potrebbero eventualmente decidere di mettere sul mercato il loro. Ciò che preoccupa
è il potenziale allargamento dei confini bellici: la Russia potrebbe
ottenere infatti l’alleanza di Iran, Siria e
Cina, nemiche degli
Stati Uniti sul piano
economico.
Si potrebbe dire, in
realtà, che la guerra in
Ucraina è già iniziata. Ma è
una guerra silente, che non
osa sfociare. Anche perché
sul piano bellico le differenze sono insostenibili:
400.000 uomini nell’esercito russo, appena 130.000
nell ’esercito ucrai no
(peraltro gran parte russi e
filo-russi); anche le tecnologie a disposizione
dell’Ucraina sono limitate.
Zona calda della rivolta è
la Crimea. Ceduta nel 1954 L’11 marzo 2014 è
all’Ucraina dal presidente stata è avvenuta la
Chruscev, non ha mai didichiarazione
gerito questa annessione,
conservando la sua posizi- d’indipendenza,
saprà di più). Oltre ad
essere una fonte di gas
significativa, la Crimea
costituisce uno sbocco sul
spirito democristiano) e
delle Paraolimpiadi poi
(nel frattempo al governo
era spuntato Renzi, che
stranamente si è associato). Gli Stati Uniti hanno
anche promesso 1 miliardo
di dollari ai ribelli ucraini.
Ma Putin si è fatto beffe di
tutto ciò con il suo solito
sorriso mellifluo, che mai
come oggi preoccupa tutti.
Lorenzo Bazzano
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IUS SOLI O IUS SANGUINIS: COME SI
A C Q U I S I S C E L A C I T TA D I N A N Z A ?
Lo ius soli (dal latino"diritto del suolo") è
un'espressione giuridica che indica l'acquisizione della cittadinanza come conseguenza
del fatto giuridico di
essere nati nel territorio dello Stato, qualunque sia la cittadinanza dei genitori. Si
Cosa sono?
In Italia
L’acquisizione
della cittadinanza
è regolata
attualmente dalla
legge 5 febbraio
1992, n.91.
L’Italia è uno dei paesi europei con le norme più restrittive legate all’acquisizione
della cittadinanza le
cui norme sono basate principalmente sullo "ius sanguinis", per
il quale il figlio nato
da padre italiano o da
Italia
(con
un’interruzione massima di 6 mesi) . Per
residenza in Italia: la
cittadinanza viene
data allo straniero il
cui padre o la cui madre risiedono da almeno 3 anni in Italia
oppure allo straniero
maggiorenne adottato da cittadino italiano che risiede da al-
madre italiana è italiano. L’acquisizione
della cittadinanza è
regolata attualmente
dalla legge 5 febbraio
1992, n.91.
Altri modi per acquisire la cittadinanza in
Italia (casi principali)
meno
5
anni
(successivamente
all’adozione) in Italia o ancora allo
straniero che risiede
da almeno 10 anni
in Italia al cittadino
dell’Unione Europea
che risiede in Italia
per almeno 4 anni.
Per matrimonio con
un cittadino italiano
(ma non con una
contrappone allo ius
sanguinis ("diritto del
sangue"), che indica
invece l'acquisizione
di una cittadinanza
come conseguenza
della nascita da un
genitore in possesso
di quella cittadinanza.
In Italia lo ius soli è
applicato in circostanze “eccezionali” :
per nascita sul territorio italiano da genitori ignoti o apolidi
oppure al compimento della maggiore età
di un cittadino straniero nato in Italia e
vissuto in sempre in
cittadina italiana)
In Europa
Il panorama europeo
è estremamente variegato. La regola che
prevale tuttavia è
quella dello ius sanguinis e lo ius soli resta una rara eccezione.
J o e B e r ti
Pa g in a 5
decreto legge del 5
febbraio 1992 sostituendo lo ius
sanguinis con lo
ius soli per il riconoscimento della
cittadinanza italiana ai figli di immigrati.
Spagna: vige una versione “ammorbidita”
dello ius sanguinis.
Diventa infatti cittadino spagnolo chi nasce da padre o madre
spagnola oppure chi
vi risiede per 10 anni.
Paesi Bassi: lo ius
soli è particolarmente
“debole e flessibile”.
In Belgio, ad esempio, la cittadinanza è
automatica se si è
nati sul territorio nazionale oppure quando si compiono 18
anni se i genitori sono residenti da almeno 10 anni.
Germania: la regola è
lo ius sanguinis ma le
procedure per ottenere la cittadinanza sono più semplici e rapide di quelle italiane:
per concedere al minore straniero la cittadinanza è sufficiente che uno dei due
genitori abbia il permesso di soggiorno
da 3 anni e viva nel
paese da 8 anni.
Gran Bretagna: acquisisce la cittadinanza
chi nasce in territorio
britannico anche da
un solo genitorecittadino britannic.
Francia: “doppio ius
soli”. Ottiene la cittadinanza francese chi,
nato in territorio francese, vi risieda stabilmente per 5 anni. La
cittadinanza può essere acquisita al compimento della maggiore età ù818 anni)
se si è nati in territorio francese e se i genitori, al momento
della nascita del figlio, disponevano di
un regolare permesso
di soggiorno
Stati Uniti Negli Stati
Uniti vige lo ius soli
integrale. Per acquisire la cittadinanza è
infatti sufficiente nascere negli Stati Uniti
o essere figlio di
un cittadino americano vissuto
nel paese per
almeno 5 anni.
Dibattito recente
L’ex ministro per
l’integrazione,
Cecile Kyenge,
aveva proposto
di modificare il
La sua proposta ha
riacceso un annoso
dibattito lasciando
aperta la questione
“acquisizione della
cittadinanza”.
La domanda quindi
non è più “come si
acquisisce la cittadinanza” bensì “quale
potrebbe essere la
legge più indicata per
riconoscere la cittadinanza?”. Lascio a voi
il compito di rispondere…
Mariachiara Bo
quale potrebbe
essere la legge più
indicata per
riconoscere la
cittadinanza
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M a r z o 2 0 1 4 — N um e r o 6
” A U G U R I R A G A Z Z I ” D I D AV I D E M A T T I E L L O
Davide Mattiello nasce
a Torino il 31 maggio
1972, studia e si diploma
in giurisprudenza.
La sua attuale professione è l'operatore sociale.
Alle elezioni politiche del
2013 viene eletto deputato della XVII Legislatura
della Repubblica Italiana
per il Partito Democratico.
Nel 2013
Mattiello
s c r i v e
“Auguri
ragazzi”, un testo dedicato a tutti I giovani
nati nel 1995 e che
l'anno scorso hanno
raggiunto la maggiore
età.
Questo testo è stato
oggetto di lettura per la
nostra classe e da
questo libro abbiamo
estrapolato le pagine
che, secondo noi, erano
più significative. Per
quanto mi riguarda, ho
trovato interessante la
sua riflessione politica
e, soprattutto, l'idea
che il nostro Autore ha
dell'uomo politico.
Mattiello nel suo libro
scrive: “Il politico è tessitore di futuro. Per
tessere c'è bisogno di
incrociare la trama e
l'ordito.
La trama è la comprensione del passato,
l'ordito è la comprensione del presente, il
tessuto che si ricava
deve essere tagliato e
cucito per bene, e ciò
dipende dall'idea di futuro che si ha”.
L'autore paragona il
politico al
tessitore: il
tessitore
ha il compito
di
creare
il
tessuto per
coloro che
lo indosseranno
e
deve fare
in
modo
che sia il
più
bello
possibile, così il politico
ha il compito di guidare
la nazione verso un futuro, il più roseo possibile.
Mattiello dice che per
tessere c'è bisogno
della
trama
e
dell'ordito, che per il
politico sono, rispettivamente , la comprensione per il passato e
quella per il presente.
Questo significa che il
politico deve fare il suo
dovere tenendo conto
di ciò che è stato, a
volte per non commettere errori già commessi da altri, altre per
prendere esempio da
azioni o provvedimenti
che hanno giovato al
Paese.
Infine Davide Mattiello
scrive che il tessuto
che si ricava deve essere
tagliato e cucito per
bene, ma ciò viene
fatto in base all'idea
che si ha del futuro.
Con questa frase
l'Autore ci spiega che il
politico deve prendere
in considerazione tutte
le opzioni, tagliarle,
cioè considerare solo
quelle che ritiene adeguate e che sono a fa-
vore di tutti, e poi
ricucire il tutto, e quindi
creare il “piano” perfetto per la nazione ed i
suoi abitanti.
Questa è una formula
tanto semplice quanto
difficile; può sembrare
semplice per un politico
seguire questo principio, ma non sempre è
possibile perchè passando il tempo le cose
cambiano e in più non
sempre il politico si preoccupa degli interessi
del Paese che sta governando.
Io penso che se, prima o
poi, un politico prenderà
in considerazione questo
criterio potrà essere
veramente efficace: e
poi, come si dice: “Le
cose semplici sono sempre le migliori”.
Letizia Chiale
J o e B e r ti
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LA CONCEZIONE DEL TEMPO PER GLI
STORICI GRECI
Vi siete mai chiesti quale
fosse la concezione del
tempo degli antichi greci?
No? Beh, nemmeno io. In
fondo non è esattamente
una questione che possa
interessare a molti: anzi,
probabilmente non interessa a nessuno tranne
che a studiosi e filosofi (e
si sa, questa è gente strana). Così quando ho saputo della conferenza sulla
concezione del tempo
presso gli storici greci che
sarebbe stata tenuta a
scuola da Diego Fusaro,
noto filosofo e ricercatore
presso l'Università San
Raffaele di Milano, non
sono stato particolarmente entusiasta: tuttavia ho deciso di assistervi comunque, sia
perché non avevo
nient'altro da fare, sia
perché Fusaro è autore
di diversi testi estremamente interessanti. Arrivato nell'aula magna,
mi sono seduto in uno
degli ultimi posti liberi,
in prima fila. La conferenza verteva su quale
si pensa fosse la concezione di tempo degli
storici greci (non ve l'aspettavate, vero?). Dopo aver introdotto l'argomento, ha presenta-
to la tesi del filosofo della storia
Karl Lowith, la
teoria della secolarizzazione:
egli scrisse che i
Greci avevano
una visione solo
ciclica della storia, e non rettilinea: questa sarebbe stata portata dal cristianesimo, che vede lo scorrere
del tempo come
una linea retta
al cui termine vi
é il ritorno di
Cristo,
causa
finale della storia stessa.
Questa visione del tempo
venne però "riciclata" dalla modernità e dall'illuminismo: infatti essi, scrive
Lowith, pur criticando la
religione cristiana da essa
presero l'idea di tempo
rettilineo, sostituendo però al ritorno di Cristo il
progresso. Lowith fonda la
sua teoria su alcuni passi
di Tucidide ed Erodoto, in
cui vede come in entrambi gli storici ci sia una vi-
sione ciclica del tempo: ad
esempio per il primo gli eventi sono destinati a ripetersi dal momento che la
natura umana rimane costante. Questa teoria viene
tuttavia criticata e demolita:
esaminando gli scritti di Tucidide, Santo Mazarino arriva ad affermare che i Greci
avevano una visione aporetica del tempo: non esisteva
una visione predominante e
unitaria, ma le due coesistevano nella civiltà greca. In-
fatti anche se si potrebbe pensare
dagli scritti di alcuni storici che i
Greci vedessero il tempo come un
eterno ripetersi, ciò è falso: ad esempio Polibio sostiene sì la teoria
dell'anaciclosi, ovvero la teoria secondo cui i sistemi di governo si
succedono regolarmente
(monarchia – tirannide – aristocrazia – oligarchia – democrazia – oclocrazia – monarchia - ...), ma afferma anche che ogni evento è unico e irripetibile. Quello di cui la storia greca mancava era una causa
finale, un fine ultimo. Quando Diego
Fusaro finì di parlare,
pensai e iniziai a riflettere. E mi resi conto che
quest'argomento è ancora attuale.
Per quanto ne sappiamo,
l'universo si sta espandendo: le distanze tra i
corpi aumentano col passare del tempo: da
quest'espansione si è
compresa la probabile
origine dell'universo, ovvero il Big Bang, momento in cui tutta la materia
era concentrata in uno spazio minimo. Ora, esistono
varie teorie sul destino ultimo dell'universo: le principali sono quella del Big Rip e
quella del Big Bounce. Secondo la prima l'universo si
espanderà in eterno: poi i
pianeti si divideranno dalle
stelle, e alla fine le particelle che compongono il mondo si separeranno, e resteranno sole nel vuoto cosmico, impossibilitate a muoversi: l'universo sarà morto.
Invece la teoria del Big Bounce afferma che a un certo punto l'universo cesserà di espandersi, e anzi
inizierà a contrarsi e a ridurre le sue
dimensioni, fino a giungere alle condizioni in cui era al momento del
Big Bang: e poi si riespanderà,
"nascendo" ancora, e il ciclo si ripeterà all'infinito. Ora, queste teorie
esprimono alla fine una visione del
tempo, la prima rettilinea e la seconda ciclica: e da questo si può
capire come il dibattito sul tempo
sia ancora attuale
Marco Zordan
Pa g in a 8
M a r z o 2 0 1 4 — N um e r o 6
P R O G E T T I I N F I E R I ! (S C A M B I O )
Soggiorno a Roma
Il mese scorso è uscito sul
giornalino un articolo che
presentava un’iniziativa di
scambio culturale tra la nostra classe, la IID e due classi
di un liceo scientifico della
provincia di Roma. La prima
parte dello scambio (26 febbraio – 4 marzo) ha già avuto
luogo.
Siamo partiti il 26 febbraio
accompagnati dai professori
Cerulli e Scialla e finalmente,
dopo quattro ore di viaggio
passate tra libri, musica e
partite di poker (e più di
mezz’ora di autobus incastrati tra le valigie e i sedili) abbiamo incontrato per
la prima volta i nostri amici romani. Ci hanno accolto molto calorosamente e
si sono dimostrati simpatici e gentili dal primo momento. Dopo un allegro
buffet ognuno è stato affidato al proprio corrispondente.
Il
tempo,
che non è
stato particolarmente
favorevole,
non ci ha
L’idea dello
scambio si è
rivelata assolutamente
valida: ci ha
permesso di
conoscere
altri ragazzi
della nostra
una gita età e di fare nuove amicizie,
divere ha inoltre reso il tempo più
tente e piacevole tra scherzi, battucoinvol- te e incomprensioni sulla
gente.
“lingua”. Molte espressioni
di qualche
ragazzo o ragazza, e lunedì
siamo andati tutti insieme,
compresi i professori, a mangiare in un pub della zona.
Domenica era la giornata libera, ognuno restava in famiglia
e poteva scegliere che cosa
fare. Al mattino è stato organizzato un piccolo torneo di basket, mentre al pomeriggio la
classe si è divisa tra visita al
centro commerciale “Porta di
Roma” e passeggiata nel cen-
tro della capitale.
Il tempo è volato e il martedì pomeriggio è arrivato
senza che neanche ce ne
accorgessimo. Sei giorni
sono passati in un lampo.
È inutile dire che non avessimo nessuna voglia di
catapultarci nuovamente
nella vita scolastica.
Siamo tornati stremati e
con i piedi doloranti, ma
anche felici e soddisfatti.
Ora aspettiamo con impazienza il 27 marzo, quan-
comunque impedito di seguire
il programma che avevamo
stabilito. Di Roma ci ha subito
colpiti la grandezza di tutto ciò
che si trova in questa città:
ogni via, ogni monumento,
ogni piazza ha dimensioni di
gran lunga maggiori rispetto a
quelle cui siamo abituati.
Abbiamo visitato gran parte di
Roma, a volte con i professori,
altre da soli nei momenti di
libertà. Dai monumenti “cult”
di Roma, come il Colosseo, il
Vespasiano, San Pietro, i Fori
Imperiali alle varie chiese ai
vicoli sperduti della città: abbiamo visitato tutto, senza un
attimo di tregua.
Abbiamo camminato molto,
ma ne è valsa la pena. È stata
giovanili romane sono infatti
molto diverse da quelle che
usiamo noi a Torino, così si
può dire che abbiamo anche
avuto
l’opportunità
di
“arricchire il nostro vocabolario”.
Nonostante non vivessimo
tutti nello stesso paese c’erano infatti ragazzi di Monterotondo, di Mentana, di Cretone, di Torlupara, di Settebagni e di Santa Lucia - ci siamo
incontrati alcune sere, a casa
do finalmente saranno loro
a venire da noi. Speriamo
che possano apprezzare
Torino così come noi abbiamo apprezzato Roma, e
confidiamo in un tempo un
po’ più propizio.
Cecilia Basso
Lavinia Buffa
J o e B e r ti
Pa g in a 9
P R O G E T T I I N F I E R I ! ( C O M M E N TA R I U M )
Il nostro unico contatto con
la scuola durante questa
gita è stato lo svolgimento
del compito di latino assegnatoci dalla professoressa :
un commentarium del nostro
viaggio, tre proposizioni a
testa con minimo due subordinate ciascuna, di cui riportiamo qualche stralcio in
questo articolo...
Pulman angulum flectit et
ego ac mei condiscipuli puerorum multitudinem quae,
simul ac nos videt applaudere incipit, videmus:adventi
sumus! Pulman se considet,
ianuas aperit et lente de-
quamquam plevit, resistimus
ut ad metam venirent. In
scendere incipimus quia
saracina quas omnes habemus, nos retardant. Inter
tantas iucundas facies quas
vide, ex me quaero quails
mei congruentis vultus
est...gratus erit?Digitos conserimus!
Anno MMDCCLXVI ab Urbe
condita, Renze Napolitano
consolibus, quamquam copiose pluebat, Villam
Borghensem visimus in qua
uberrimus hortus et eadem
appellation pinacotheca est.
In qua Berninis et Canovae
plurimas statuas
et
Caravaggi e correggi et raffaelli illustres tabulas
vidimus...has celeries conCivile Pinacotheca diu Apollinis et daphnae statuam
vidimus quae pulcherrima est quod color sic
candidissimus ut in
paradise sculptum esse
videtur.
Ego et caecilian ad pilacanistrum
Romae
ludavimus cum nostris
amicis ut decerneremus quis Romanorum
Taurinorumque certaminorum peritior esset.
scriptas fecerimus, diu permansemus…
In Tiburem venimus ut Villam
Hadriani in qua imperator
vixit. Adeo villae plasticum
observavimus et explicationem audivimus ut suam
historiam cognoverimus et,
hac audita, visitare incepemus.
Magistri nostri , qui nobisum in itinere errant,
decreverunt ut vacantem diem nobis
daren't. Igitur, infirma
puella quae me ospitavit,
Romam ivi cum Familia
quae Martinam ospitavit...
template sumus quoniam
domum nobis
redeundum
erat, attente
magistra duce.
Venere
die
Civilem Pinacothecam visitavimus, quae
tantas claras
statuas exponent ut cotidie
visitetur quod
pulcherrimae
sunt. Cum turbolenta tempestas esset,
difficultatem habuimus sed,
Romani boni errant sed nos
fortiores quam ii fuimus…
A.D. ante diem tertium Nonas
febuariis, quia otium agebamus, magistris permittentibus,
cum
commilitionibus
statuimus ut ascenderemus in
Arae Patriae summam. venimus ad elevatricem mac h i n a m p r e h e n d e nd um ,
quamquam voluimus pervenire scalis fruentes. Cum ibi
tam mirabile spactaculo frueretur ut nos plurimas luces
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M a r z o 2 0 1 4 — N um e r o 6
C E R TA M I NA E A LT R O ...
Mercoledì 26 febbraio ho partecipato, insieme ad altri quattro studenti del Gioberti (Filippo Ascolani, Giorgia Dellaferrera, Daniele Bringhenti e Paolo Colusso), al
Certamen Augusteum Taurinense, un concorso di traduzione dal
greco o dal latino di testi inerenti
l'età augustea con annesso un
commento storico-linguistico; la
prova si è svolta presso il Liceo
Cavour. Direte: ma chi te l'ha
fatto fare? Effettivamente ho avuto anche io i miei dubbi, ma poiché si è rivelata, alla fine, un'esperienza interessante, intendo
qui esporvi brevemente le mie
impressioni, a partire dal mio ben
poco convinto assenso alla partecipazione: pur avendo avuto quasi sempre buoni risultati nell'ambito dello studio delle lingue clas-
siche (questo per evitare
accuse di falsa modestia!), temevo che il mio
approccio
poco
“scientifico” alla traduzione (lo definirei piuttosto “a sentimento”) potesse causarmi qualche
problema in un contesto
diverso da quello scolastico; per di più i miei
reiterati fallimenti nelle
selezioni d'istituto per
l'Agon, altro concorso di
traduzione, di certo non
costituivano una buona premessa. Tuttavia, nonostante
il senso di inadeguatezza
che solitamente mi pervade
in circostanze del genere,
ho deciso di mettermi alla
prova, preparandomi con un
3) fare del mio meglio e finire in
tempo la prova senza farmi prendere da inutili ansie e anzi cercando di trarne un'esperienza piacevole
Per quanto riguarda i primi due, li
ho conseguiti con successo, a
parte aver ripetutamente circumnavigato piazza Bernini alla ricerca della retta via, ed essere arrivata troppo in anticipo, con conseguente attesa sotto la pioggia; del
terzo tratterò ora. Dopo l'interminabile momento dell'appello e
dell'identificazione dei concorren-
ti, siamo stati invitati ad accomodarci nello spazio dove si
sarebbe svolta la prova, ovvero la palestra del Liceo, luogo
lugubre e gelido. A seguito
delle necessarie precisazioni
burocratiche, abbiamo ricevuto il testo della versione. Subito ho letto le prime righe e
con sorpresa mi sono accorta
di aver già tradotto, come
esercizio, quel passo del De
ira di Seneca; al sollievo però
si è ben presto sostituita la
disillusione, in quanto a parte
qualche parola qua e là, non mi
ricordavo nulla della costruzione
dei periodi. Mentre cercavo invano di farmi tornare alla mente
almeno un piccolo suggerimento
e cominciavo l'analisi, ho notato
che intorno a me gli altri studenti
già scrivevano con foga. A questo punto ho deciso di abbandonare la speranza di affidarmi alla
memoria e di cominciare con
lucidità a tradurre, cercando di
impegnarmi al massimo. Quando
ho finito, piuttosto soddisfatta del
mio lavoro, mi sono resa conto
che mi rimaneva pochissimo tempo per elaborare un commento
presentabile: dunque ho fatto appello alla mia capacità di ripetere
più o meno lo stesso concetto, che
normalmente si esaurirebbe in tre
righe, per una pagina e mezza
cambiando le parole e infiocchettando all'inverosimile il testo con
artifici retorici e qualche citazione
(che ci sta sempre bene). Con
affanno sono riuscita a terminare
in tempo, e ho consegnato i fogli.
Dopo aver preso parte al buffet
ed esserci scambiati qualche opinione sulla prova, io e gli altri
ragazzi del Gioberti siamo tornati
ai nostri impegni, dandoci
appuntamento per il giorno
successivo alla premiazione,
non troppo sicuri di ricevere
un qualunque riconoscimento o premio. E invece abbiamo dovuto ricrederci: Daniele si è classificato primo
nella prova di greco e Filippo ha ottenuto il secondo
posto nella prova di latino;
infine è toccato a me, che
incredula, sono stata chiamata per la quarta posizione; e devo dire che, sebbene
non sia riuscita a classificarmi tra i primi tre, è stata per
me un'ottima conclusione di questa “avventura”, soprattutto in
quanto partecipavo per la prima
volta. In conclusione, mettendo
da parte per un attimo l'ironia,
posso affermare che sono felice
di non essermi tirata indietro e di
essermi cimentata in questa prova, che, contraddicendo le mie
aspettative e i miei pensieri iniziali, mi ha dato qualche conferma su ciò che so e mi piace fare e
mi ha infuso un po' più di fiducia
in me stessa.
po' di esercizio e ripasso. Con questo spirito combattivo, la mattina
della prova mi alzo ponendomi i
seguenti obiettivi:
1) riuscire ad arrivare al Cavour
senza perdermi
2) non arrivare in ritardo
Caterina Erba
J o e B e r ti
Pa g in a 11
E N G A R D E !!!
Tanti sono gli idoli che
alle Olimpiadi ci hanno
tenuto con il fiato
sospeso. Tante sono le
immagini che ci hanno
resi orgogliosi dei nostri
azzurri. Tra queste il
podio tutto italiano del
fioretto femminile sia
individuale (oro per Elisa Di Francisca, argento
per Arianna Errigo e
bronzo per Valentina
Vezzali) sia a squadre
(Elisa Di Francisca, Arianna Errigo, Valentina
Vezzali e Ilaria Salvatori) a Londra 2012. Anche a Pechino 2008,
Atene 2004 e Sidney
2000 le nostre fiorettiste, insieme alla
scherma in generale, ci
hanno regalato grandissime emozioni. Per le prossime Olimpiadi dovremmo aspettare ancora un
po’, nel frattempo le
nostre azzurre non stanno in panciolle e parteciperanno alla sesta edizione torinese della Coppa
del Mondo di fioretto
femminile “Trofeo Inalpi”,
unica prova italiana di
specialità, che si terrà
al PalaRuffini dal 21 al
23 marzo. La Di Francisca, l’Errigo, la Vezzali e Margherita Granbassi dovranno veder-
sela con avversarie provenienti da tutto il mondo, ma ad aiutarle saliranno in pedana le stelle emergenti del fioretto italiano come Bene-
detta Durando, Alice Volpi e Carolina Erba che
hanno già conquistato
varie vittorie. Per le
nostre campionesse e
tutti gli amanti della
scherma si prospetta
una gara ricca di emozioni, pari o forse più
grandi di quelle delle
scorse edizioni, che ho
personalmente provato.
Piccola riflessione: come avrete capito, sono
molto interessata alla
scherma, praticandola
anche in palestra, ma
spesso molta gente non
la prende in grande
considerazione, nonostante il suo caratte-
re nobile e attraente e i
numerosi risultati ottenuti. Nello scrivere
quest’articolo ho trovato poche informazioni e
ho dovuto integrarlo
con le mie conoscenze
personali per renderlo
più “corposo”. Credo
che in generale si dovrebbero dare alla scherma più riconoscimenti
di quelli che di solito le
vengono dati, visto il
gran numero di me-
daglie che i nostri atleti
hanno portato e porteranno a casa. Insomma, è lo
sport italiano con il maggior numero di medaglie
vinte alle Olimpiadi!! Per
carità, chi non è appassionato può vivere tranquillamente e senza alcun
senso di colpa, ma non
mi venga a dire che conosce la Vezzali solo per
il Kinder!!! Per concludere, FORZA RAGAZZE!!!
Cecilia Parigi
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M a r z o 2 0 1 4 — N um e r o 6
C O N O S C I T E S T E S S O ( E C H I T I S TA I N T O R N O )
DI ALESSIA GRILLONE E GIORGIA PELLEGRINO
Questo mese, è
il turno della sezione D, purtroppo non al comp l e t o .
La quarta, è un
Questo mese è la po' stupita nel
rendersi conto
sezione D a
di essere diventata molto simile
presentarsi
alle descrizioni
che i professori
delle medie facevano del liceo,
terrorizzando i
poveri studenti.
"Il liceo questo
sconosciuto. Durante la terza media,i professori facevano a gara per spaventarci
paragonando la scuola che
che l'anno successivo avremo intrapreso ad un inferno
popolato da mostri con
menti malvage e potenti.
Ora anche noi siamo diventati come loro. Fra una versione e l'altra, un'interrogazione a sorpresa ed in compito in classe, abbiamo avuto modo di conoscerci.
Quindi se al secondo piano
sentite degli
schiamazzi,
probabilmente siamo noi. Nonostante le
diverse personalità talvolta anche
contrastanti,
abbiamo
superato
indenni questi primi mesi da liceali, non senza
qualche perdita purtroppo. Abbiamo inoltre imparato a sopportare i nostri
odori,poiché cambiare
l'aria non è così agevole.
Un caro saluto dalla puzzolente
IV
D!!
"
La quinta, invece, parla
orgogliosa della diversità
che li caratterizza e che li
aiuta a "sopravvivere".
"L'aspetto che caratterizza particolarmente questa classe è la diversità ,
poiché ognuno si distin-
gue per la propria personalità . All'interno dell'aula della VD ci si può imbattere nell'alunno più
serio e posato per poi
incontrare l'alunno più
spensierato e spiritoso.
Sono proprio queste differenze a rendere unita
questa classe,ognuno ha
qualcosa da offrire all'altro. Molte volte insieme
alla collaborazione tra gli
alunni aleggia anche uno
spirito di competitività
ma è questa caratteristica che spinge molti a
superare gli ostacoli con
il massimo della determinazione . Una cosa però
è certa: la voglia di conoscere e di mettersi in gioco non manca in questo
ambiente."
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M a r z o 2 0 1 4 — N um e r o 6
SATIE
Alfred Erik Leslie Satie nasce
a Honfleur nel 17 maggio
1866
Inizia a studiare pianoforte a
otto anni e a dodici si trasferisce con la famiglia a Parigi ,iniziando qualche anno
dopo gli studi al conservatorio da cui pero' uscirà a causa delle critiche dei suoi
maestri. A Parigi allaccia i
rapporti con il mondo bohémien e guadagna da vivere
suonando nei cabaret e
pubblicando le sue prime
composizioni. Il suo stile é
molto
influenzato
dall'impressionismo e da Debussy, di cui era amico, e
prende le distanze dalla musica accademica e ufficiale.
Vide sempre la musica come
qualcosa da innovare e come un gioco, dando titoli ridicoli o ironici alle sue opere,
libere da qualsiasi struttura
classica, stravaganti e bizzarre.
Ad esempio il brano Véxations ( Vessazioni) é il piu' lungo componimento della storia, composto dalle stesse
otto battute ripetute 840 volte per un totale di venti ore
circa.
Inoltre
Decise inoltre di fondare una
chiesa, l' Église métropolitaine d’art de JésusConducteur, di cui fu gran
sacerdote, tesoriere ma
purtroppo anche solo e unico fedele.
La rubrica musicale che mira a suggerire diversi
percorsi dell’animo ...
Viveva in un appartamento composto da due stanze, l'una in cui
viveva, l'altra chiusa a chiave.
Alla sua morte venne aperta e si
scopri' conteneva esclusivamente ombrelli.
CONSIGLI
‘
Fu ammirato e amico di artisti
come Jean Cocteau e Pablo PiD ASCOLTO
casso assieme ai quali lavoro' al
primo balletto di ispirazione cubista Parade.
la musica di Satie venne definita da lui stesso musica da
Edoardo Ciammariconi tappezzeria, perfetta come
sottofondo, estremamente
semplice ma non per questo
priva di poesia
Gymnopédie n 1,2,3
Gnossienne n 1,2,3,4,5,6
Petite ouverture a danser
La belle excentrique
J o e B e r ti
Pagina 14
MISANTROPO /PINOCCHIO?
Dall’ 11 al 23 Marzo, al teatro Gobetti la compagnia
teatrale dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa porta in scena la rappresentazione del “Misantropo” di Moliere tratta dall’omonima
opera del drammaturgo francese.
Pochi giorni prima di assistere allo spettacolo, abbiamo
potuto conoscere a scuola,
un membro della compagnia, Paolo Oricco. Durante questo incontro l’attore ci
ha spiegato come è nata la
sua compagnia e ci ha illustrato la loro tecnica nel
recitare. Il gruppo teatrale è
stato fondato nel 1986 dal
regista e attore Marco Isidori, dalla scenografa e costumista Daniela Dal Cin e
dall’attrice Maria Luisa Abate. Il loro stile è classificato
come “teatro di ricerca” e
sono famosi per la loro capacità di portare fuori dal
tempo un’opera, reinterpretandola e proponendo
un
teatro di avanguardia. Nella
rappresentazione, il misantropo è Alceste
(Marco Isidori),
egli odia l’ipocrisia che caratterizza la vita dell’epoca, infatti si
rivela essere molto schietto
nell’esporre le sue opinioni e
desidererebbe una società meno corrotta. L’amico Filinto
(Paolo Oricco) cerca di attenuare il ripudio che Alceste prova
verso l’umanità, dimostrandosi
però anche lui stesso ipocrita.
Alceste si innamora di Célimène (Virginia Mossi), classico
esempio di donna ipocrita e
corteggiata da molti. Egli giustifica i vizi di Célimène, nonostante siano gli stessi che
critica in tutta l’umanità.
Grazie
alla
presentazione
dell’attore e alla preparazione
fornitaci dagli insegnati, abbiamo potuto apprezzare la decontestualizzasse
dell’
opera
teatrale. Non ci siamo infatti
stupiti quando, aperto il sipario,
abbiamo visto, al posto del
classico salotto borghese, dove
si sarebbe dovuta svolgere la
vicenda, una gabbia in ferro in
cui predominava il colore bianco di
mobili sghembi e storti ritratti su
pannelli in legno e ferro girevoli.
Sul retro di questi, applicati con
particolari strutture, vi erano appesi costumi, anch’essi in ferro e
legno, che gli attori indossavano
calzando delle maniche incorporate e ponendo la testa in un apposito foro; ciò dimostrava quanto i
personaggi fossero intrappolati nei
loro stessi panni, proprio come
marionette. Il coro era composto
da otto attori: sette in tuniche bianche e Alceste vestito di nero.
Inoltre Alceste era privo del pesante costume e davanti a sé aveva un
cerchio di ferro che percuoteva
ogniqualvolta volesse esternare il
suo ripudio verso la società del
tempo. Un’ulteriore innovazione si
rivela essere la presenza di tre canzoni create appositamente da Isidori e definite da lui stesso: “ scritte per dare un nerbo drammaturgico che fosse nostra specifica specchiatura” Alceste in questo spettacolo viene quindi paragonato a Pinocchio; così come il burattino
spezza i fili che lo vincolano al burattinaio liberandosi, anche Alceste
si allontana dalle convenzioni della
società tanto da risultare isolato in
un mondo ideale, rappresentato
dal cerchio di ferro che lo circonda.
Camilla Agnese
Valentina Rosselli
J o e B e r ti
Pa g in a 15
Fragilità: il tuo nome è donna!
Venerdì 7 marzo, al
rettorato dell’Università
degli Studi di Torino in
Via Verdi 8, è stata organizzata dalla segreteria di Torino della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi e l'Istituto Psicoanalitico di Orientamento
Lacaniano (IPOL) una
tavola rotonda dal tema
“Fragilità, il tuo nome è
donna?”, battuta tratta
dall’Amleto di William
Shakespeare.
Il
primo
int ervent o,
di
introduzione al tema, è
stato di Rosa Elena
Manzetti, psicoanalista
specialmente attenta
alla condizione femminile, ci ha colpito molto,
poiché la relatrice ha
iniziato a definire la prima delle parole fondamentali del tema, ovvero la fragilità: dal dizionario di lingua italiana,
è la facilità di rompersi
al minimo urto o anche
facilità di cedere alla prima occasione.
Per quando riguarda la
seconda parola, ovvero la
questione del nome, ha
osservato che esso è intraducibile e perciò difficilmente definibile.
Si è arrivati infine a tentare di spiegare la parola più
difficile, ovvero donna; in
merito a quest’ ultima
questione, sono stati esaminati (ed esclusi) più casi: infatti, dal punto di
vista biologico, non è possibile una definizione, in
quanto
non basta
avere presente come sia il
c o r p o
femminile
per capire
cosa sia
una donna; idem
dal punto
di
vista
della maternità, in
quanto molte analizzanti si lamentano perché
dopo aver avuto un
figlio il compagno le
tratta come madri e non
come donne, dunque la
madre non riesce a rendere universale il concetto di donna; dal punto di vista emblematico,
cioè dai simboli che la
donna si attribuisce, è
altrettanto impossibile
una definizione poiché
ogni epoca ha i suoi simboli femminili, dai capelli
lunghi al rossetto.
Inoltre, se ci si agghinda
con le insegne femminili,
la questione non è “Sono
donna?”, bensì “Sono uomo o donna?”, sottolineava la Manzetti.
Infine, ha riportato la definizione di Lacan (uno dei
maggiori
psicanalisti
del
900), secondo cui la
donna può essere
identificata tramite il
godimento, colei che
gode in modo altro.
Un altro intervento è
stato quello di Monica Mazzi, che lavora
all’Asl 5 di Torino: lei ha
parlato invece della sua
esperienza personale, e ha
espresso la fragilità come
una cosa che si può dire
e/o sentire, e trasformarla
in qualcosa di buono: ha
riportato gli esempi di alcuni casi di depressione post
parto, le cui protagoniste
erano delle donne forti
che si sono scoperte molto
fragili, ma ha evidenziato
che spesso anche gli stessi dipendenti non riescono
ad accettare e a digerire la
fragilità dei pazienti, negando un livello minimo di
empatia con l’altro soggetto, che è necessario in casi difficili.
Pa g in a 16
M a r z o 2 0 1 4 — N um e r o 6
Secondo la Mazzi, quasi paradossalmente, la
fragilità può essere intesa come un punto di
forza; infatti,la
donna, grazie ad
essa riesce, ad
essere più empatica, più attenta alle emozioni proprie e di
quelli che le
stanno intorno e più pronta a
gestire situazione emotivamente difficili; per quanto riguarda gli uomini che hanno
invece una tradizione virile
che non prevede fragilità,
si trovano più impreparati
quando devono fare i conti
con la fragilità che nonostante tutto esiste anche in loro.
L’ultimo intervento che ab-
biamo ascoltato è stato quello della professoressa Monica
Gargano,
che ha ripreso
la definizione di
fragilità
ricavandone l’etimo dal verbo
latino frangere,
che vuol dire
rompere, abbreviare, sottomettere, addolcire, effeminare, commuovere.
Nonostante abbia molti
significati in italiano, ha in
sé l’idea di qualcosa di caduce ed effimero; la professoressa ha spiegato come
la fragilità si esplichi in 4
ambiti: contingenza, scrittura, poesia e filosofia.
Per la contingenza è partita
da un estratto di una poesia di Wislawa Szymborska, poetessa polacca
contemporanea: nulla due
volte accade. (…) si nasce
senza esperienza, si muore senza assuefazione.
Il fatto che il giorno segua
alla notte e viceversa, può
non dare assuefazione se
si accoglie la contingenza
e si pensa che ogni giorno
è diverso dal precendente e
lo sarà dal successivo. Resta
comunque qualcosa di molto
precario, poiché la precarietà è l’essenza della contingenza.
Per quanto riguarda poesia e
scrittura, esse salvano un
evento dall’oblio rendendolo
eterno anche in tempo di
privazione, secondo Holder-
lin, ma poiché non tutto si
può dire e scrivere esse
riescono a salvare solo
frammenti di vita e non la
vita intera.
Invece la filosofia, che secondo Lyotard,(filosofo francese del tardo 900) è necessaria, è sempre fuori
posto perché è sempre
costretta a chiedersi di epo-
ca in epoca cosa sia poiché è un prodotto storico e
deve fissare la sua atopia.
la professoressa
ha spiegato come
la fragilità si
esplichi in 4
ambiti:
contingenza,
scrittura, poesia e
filosofia
Serena Miceli e Martina
Renon
J o e B e r ti
Pa g in a 17
La grande Bellezza, nonostante
Sono passati quindici anni da quando Sofia Loren,
accantonando per un attimo la pronuncia inglese,
annunciava a gran voce il
nome di Roberto Benigni;
La vita è bella veniva incoronato miglior film straniero, Benigni esultava e
saltellava da una poltrona
all’altra per raggiungere il
palco dove avrebbe
ringraziato tutti in un
misto di italiano e inglese.
Molto più conciso Paolo
Sorrentino, che fa un discorso in cui racchiude la
grandezza e la follia di
essere italiani, ringraziando nella stessa frase Felli-
ni e Maradona. Certo, Benigni
aveva citato Dante, ma poco
importa. Ciò che importa sono
soprattutto i contenuti di questo
film particolare, un po’ barocco,
un po’ immaginifico, un po’ felliniano specie nella resa delle
immagini.
La grande bellezza è certamente un capolavoro a cui non eravamo ancora pronti
o a cui
non eravamo
più
abituati,
ottenebrati
come
siamo dai
Gambardella, giornalista
di costume e scrittore,
che si immerge in una
Roma caratterizzata dal
connubio stonato di antica bellezza e attuale mondanità.
Gambardella ha scritto
solo un libro, in gioventù.
E’ stato poi inghiottito
dalla sua pigrizia e dalla
mondanità di una città
che lo fa circondare di
persone vuote, prive di
valori.
E’
proprio sul
vuoto, sulla
decadenza,
che gioca il
film, non
tanto con
le parole quanto con le immagini.
Ad un certo punto del film Gambardella (il grande Toni Servillo,
che ancora una volta mostra il
suo talento camaleontico) si sfoga con la sua domestica, in un
momento di ebbrezza in una delle tante feste volgari a cui partecipa: “Mi
chiedono perché non ho più scritto un
libro. Ma guarda qua attorno. Queste
facce. Questa città, questa gente.
Questa è la mia vita: il nulla. Flaubert
voleva scrivere un romanzo sul nulla e
film, critiche nostrane, perché
all’estero tutto sommato ha conquistato tutti, forse perché ci dipingono proprio così. Invece i temi
del film in Italia non sono stati colti a fondo, perché ignorati.
La vita di Gambardella è scandita,
oltre che dalle feste, da magnifiche rovine, dall’angoscia del tempo che passa, l’amore che non
mantiene le promesse. Nonostante tutto la bellezza permane, ma è
una bellezza a sprazzi, come viene
detto in una delle battute finali.
Proprio come la bellezza a sprazzi
di Pompei, che il giorno dopo la vittoria della statuetta crollava ancora.
In Italia siamo circondati da grandi
bellezze che puntualmente ignoriamo,
critichiamo o addirittura disprezziamo,
perché non siamo capaci di comprenderle.
La grandezza dell’Italia sta proprio
nella sua grande bellezza e nella sua
grande follia. Bisognerebbe incanalarci con più vigore verso la bellezza. E
possiamo cominciare apprezzando, e
soprattutto comprendendo, un film
come questo.
Lorenzo Bazzano
non ci è riuscito, dovrei
riuscirci io?”. Forse è
proprio questo il manifesto di vent’anni di
crisi italiana, e con crisi
intendo la crisi culturale che ci sta circondando senza che noi ce ne
curiamo. Forse proprio
questa indifferenza e
questa inconsapevolezza dell’inconsistenza
culturale di cui stiamo
diventando fautori ha
portato alle critiche del
cinepanettoni (la c è volontariamente
minuscola), che infatti in Italia non è
stato capito a fondo. Non è un documentario su Roma, come ho sentito
dire, né vuole esserlo; non è un film
retorico, non è un film noioso, anche
se molto silenzioso.
I messaggi intellettuali ed esistenziali
del film si plasmano sulla scenografia
e sulla vicenda, incentrata su Jep
Pa g in a 18
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TITOLO BRANO INTERNO
I PENSIERI DI OLIVER
EP.6
DI
PAOLA GULLONE
29 marzo
Se mi chiedeste il perché
dell’estrema brevità delle nostre autogestioni (durano un
misero giorno scolastico, sei
misere orette), ebbene non saprei rispondervi. Mica sono il
rappresentante d’Istituto, io!
Naturalmente non sono l’unico
in tutta la scuola e non sono di
certo mancate le proteste da
parte dei simpatici studenti che
hanno scritto su tutti
i muri esterni della
scuola… perfino IO
non arrivo a tanto!
Peròòòò… una nota
positiva c’è: Marica
(la ragazza di Oscar,
sì?) è stata nominata
rappresentante
d’Istituto… perfetto!! Si farà portavoce
del pensiero popolare la settimana prossima: proporrà nel
suo programma di
fare le autogestioni
lunghe una settimana
come nelle altre scuole…
7 aprile
Non ci credo!!
Ci è riuscita! Li
ha
convinti!
Certo, ci è voluta qualche oretta… ma è stato
comunque un
successo. Il mese prossimo avremo la nostra
prima primissima autogest…
Assemblea Studentesca…
interamente dedicata al relaaaax. Io ed Oscar abbiamo un
sacco di gruppi da proporre!
Ridipingere le pareti
Obiettivamente parlando,
non è propriamente invitante un grigetto stantio interrotto da una striscia verdevomito che percorre tutta la
stanza…
Lezione di origami
Completa di storia
dell’origami ed esempi pratici
Sessione di meditazione
Il Dr. Chang ci insegnerebbe a dire un perfetto
“ommmmm”
Gruppo degli assaggiatori
reali
Che individuerebbero dopo
vari tentativi la merendina
Gara di battute
Uno studente dice una battuta
di un film e chi riesce a recitare tutte le altre scene a
memoria vince la chiave
dell’ascensore
Scuola di pasticceria
Special guest Buddy Balastro, direttamene da Real
Time qui per noi.
…Non so quanto queste
proposte possano esser
prese di buon grado.
Autogest… ASSEMBLEA STUDENTESCA
proporrà nel suo
programma di fare
le autogestioni
lunghe
più nutriente tra
quelle in vendita alle macchinette
Gli Hunger Games dei prof
Si commenta da solo…
Classe pisolino
Dove chi nel weekend è abituato a dormire fino a mezzogiorno potrebbe provare
l’ebrezza di farlo per tutta la
settimana!
speriamo bene…