Extract from FOOD PACKAGES N°3 2005

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Extract from FOOD PACKAGES N°3 2005
G iu 2005 - A NNO I
Bimestrale - N° 03 Mag-G
edizioni
ARTEK
Design
Il consumatore al centro
Poste Italiane s.p.a.- Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art.1,comma 1,DCB Varese.
User centred packaging design
Overview
Un genio di etichetta
A smart label
DOSSIER
La IV gamma
Vegetables ready to eat
Testing
Contaminazioni
sensoriali dell'acqua
minerale
Patrocinato da
B I M O N T H LY O N T E S T I N G , D E S I G N & T E C H N O L O G I E S I N F O O D PA C K A G I N G
DAI
BIOPOLIMERI ALLE CONFEZIONI ECOLOGICHE
Natural Box,
uno dei figli del PLA
Te c n o l o g i e
T e c h n o l o g i e s
È già ampia la scelta di biopolimeri come materie
prime per la produzione di imballaggi ecologici.
Tuttavia i processi per la realizzazione delle
conf ezioni non sono sempre scontati e
richiedono l’impegnativa messa a punto di
processi ad hoc. Coopbox Europe, dopo anni di
ricerca, ha prodotto un vassoio in PL A espanso.
Scopriamo attraverso le tappe del progetto
come si può arrivare a una conf ezione
ecologica par tendo dal biopolimero
A
ttualmente i biopolimeri sono
impiegati in settori di nicchia. Costano più dei materiali plastici tradizionali, ma l'aspetto economico
inaspettatamente non è la prima
sfida da vincere per determinarne
la massiccia introduzione sul mercato. Il costo più alto di produzione, purché nei limiti di un certo
range di competitività, riesce infatti ad essere giustificato facilmente
dalla loro natura ecologica. Un'evidenza sufficiente a scalzare potenzialmente i materiali concorrenti
vissuti come inquinanti. I terreni di
prova più duri e in un certo modo
prioritari sono altri. Prima fra tutti
la processabilità: è indispensabile
che i nuovi materiali possano essere processati sui normali impianti
termoplastici e che non debbano richiedere particolari precauzioni durante lo stoccaggio. In secondo
luogo la flessibilità di utilizzo che
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FOOD Packages
deve garantire la possibilità di utilizzare gli imballaggi realizzati con i
biopolimeri sui normali impianti di
confezionamento. Il Gruppo Coopbox ha presentato, allo scorso Emballage a Parigi, Natural Box, un
vassoio per alimenti, termoformato
in materiale plastico biodegradabile. Questa confezione è il risultato
di un intenso progetto di ricerca
avviato nell'Ottobre del 2000 che
aveva come obiettivo la commercializzazione di contenitori con una
sufficiente rigidità per sopportare
le sollecitazioni meccaniche del
confezionamento e in grado di mantenere forma e caratteristiche
meccaniche anche in presenza di liquidi, come si riscontra normalmente nell'imballaggio di diversi
prodotti alimentari. Il processo di
trasformazione basato sulle macchine già normalmente in uso si
proponeva di utilizzare come gas
Natural Box, one of
PLA's sons
Coopbox Group showed, to the last
Emballage in Paris Natural box, a
tray for foods, thermoformed and
made by biodegradable plastic material. This packaging is the result
of an intensive research project
started in october of 2000 whose
aim was the marketing of containers strong enough to bear the mechanical stress during the packaging phase and able to keep their
form and their mechanical characteristics also in presence of liquids,
as one can already discover in packaging of many foods.
The first stage of the project was
the choice of raw material, fallen
on PLA, a bio-polyester material
composed
by
lactic
acid
monomers.
T e c h n o l o g i e s
La scelta della materia
prima
La prima tappa del progetto è stata la scelta della materia prima,
come ci spiega Cesare Vannini,
Packaging Systems R&D in Coopbox Europe.
Avevamo a disposizione un ventaglio di possibilità. In generale, i biopolimeri possono essere suddivisi
in tre categorie. I polimeri estratti
direttamente da biomasse, come i
polisaccaridi (cellulosa, amido e chitina) e le proteine (caseina e collagene). La natura idrofila di questi
polimeri rende il loro utilizzo per il
confezionamento di alimenti umidi
alquanto problematico. D'altro canto sono considerati delle eccellenti
barriere nei confronti dell'ossigeno.
Una seconda nicchia comprende
polimeri prodotti da microrganismi
o da batteri geneticamente modificati. A oggi, l'unico esempio di tali
biopolimeri è rappresentato dal polidrossialcanoato. Infine sono disponibili sul mercato, polimeri prodotti secondo i classici processi di
sintesi, ma impiegando bio-monomeri rinnovabili. Fa parte di questa
categoria l'acido polilattico (PLA),
un biopoliestere sintetizzato a partire da monomeri di acido lattico. I
monomeri infatti possono essere
prodotti da normali processi di fermentazione di carboidrati. La scel-
Te c n o l o g i e
espandente uno scelto fra i tipi a
minor impatto ambientale, meglio
se fra i gas atmosferici (N2 o CO2).
Ripercorrere, insieme a Coopbox, le
tappe di questo progetto ci permetterà di comprendere meglio le
potenzialità dei biopolimeri, le loro
possibilità di trasformazione in imballaggi finiti e le potenziali applicazioni di confezionamento nel settore alimentare.
ta è proprio ricaduta sul PLA, unico a prestarsi a produzioni in scala
industriale di contenitori e la cui
produzione e il suo impiego aumenteranno in modo consistente nei
prossimi anni.
Quali sono le caratteristiche di
questo materiale?
Il PLA è caratterizzato da prestazioni di barriera nei confronti del
vapor d'acqua e dell'ossigeno non
particolarmente elevate. Relativamente alla permeabilità all'ossigeno, tuttavia i valori di OTR (Oxygen
Trasmission Rate) per un film di
PLA di spessore variabile tra 20 e
40 µm risultano variare tra 700 e
380 cm3 m-2 24h-1 (a 23°C e 50%
UR). Il modulo elastico di 3500
Mpa è comparabile a quello del PS
cristallo usato nella produzione di
vassoi espansi, pertanto questo
materiale possiede caratteristiche
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T e c h n o l o g i e s
Processo di
estrusione e
di espansione della foglia di PLA
dalla
testa
dell’estrusone al mandrino di calibrazione
Te c n o l o g i e
meccaniche idonee all'applicazione
che avevamo intenzione di sviluppare. La presenza di umidità non ne
compromette le caratteristiche
meccaniche percepibili nelle normali condizioni di uso. La trasformazione su estrusori e termoformatrici per termoplastici avviene già
normalmente nella produzione di
contenitori trasparenti.
La messa a punto del
processo
Dopo aver scelto il materiale prende il via la messa a punto del processo produttivo, come ci spiega
Walter Movilli, responsabile sviluppo tecnologie della divisione R&D
di Coopbox Europe.
Nella produzione di foglie espanse
si è soliti utilizzare estrusori tandem che consentono un controllo
ottimale della temperatura del
melt. Decidemmo dunque di utilizzare questo tipo di estrusore. Durante le prime prove di estrusione,
effettuate alla fine del 2001,
emersero immediatamente le difficoltà connesse con la trasformazione di questo materiale. Mentre
non sembrano esistere problemi
particolari per la produzione di manufatti compatti, l'estrusione di
schiume presenta problemi di non
immediata e scontata soluzione. In
effetti i risultati furono molto delu24
FOOD Packages
denti, con l'uscita dalla filiera di
una poltiglia assolutamente ingestibile, in luogo della schiuma che
ci si attendeva.
Un inizio poco promettente, cosa
accadde in seguito?
In effetti anche il passo immediatamente successivo non fu semplice.
Con un affinamento delle condizioni
operative, si riuscì ad ottenere un
estruso espanso, ma a densità molto alta, dell'ordine di 900-1000 g/L.
Diversi tentativi di scendere al di
sotto di questi valori furono senza
successo, portando immancabilmente a un collasso della struttura cellulare. Le difficoltà incontrate
dipendono dalla natura cristallina
del materiale e dalla sua bassa viscosità allo stato fuso. Ne consegue una resistenza del fuso molto
bassa che comporta una scarsissima stabilità della struttura cellulare, oltre alla difficoltà di sostentamento del tubolare estruso nel
tratto fra la filiera e il mandrino di
calibrazione.
Queste difficoltà erano in qualche
modo prevedibili?
Sì, ce l'aspettavamo. Avevamo già
affrontato questa problematica
nell'estrusione di schiume in polipropilene e in PET. La differenza era
che, mentre nel caso di questi due
After choosing the material, the
productive process has been set
up. The whole extrusion line with its
operating parts was fitted to the
characteristics of this material,
considering the difficulty to keep in
solution the atmospheric gases chosen as expanding substances. The
modifications concerned the screws
of the primary and secondary extrusion system and its head.
The tray for meat packaging is still
under implementation. We are
working hard to estimate the performances of packaging made
completely of PLA and composed
by an expanded and laminated PLA
box with a PLA lid. The examined
performances concern the transmission speed of gas and steam
and the evaluation of the draining
capacity. Concerning this one, the
expanded PLA obtained by the
process proved to have a high
draining capacity and a poor liquids
retention inside the material. The
liquid dispersion speed towards the
outside proved to be perfectly in
balance with the absorption speed.
In this way liquids are not retained
by packaging, but they are released
outside so slowly that they keep dry
the desks where they are placed.
These results together with specific
shelf life tests will allow to improve
new packaging typologies. materiali erano disponibili sul mercato prodotti con resistenza del
fuso migliorata anche se non confrontabile con quella dei materiali
amorfi, nel caso del PLA non avevamo questa possibilità. Si decise
pertanto di affrontare il problema
mediante interventi sulla tecnologia di trasformazione.
Nel dettaglio quali sono state le
modifiche?
Riguardo alla vite dell'estrusore pri-
mario, sono stati sperimentati due
diversi profili, con capacità di omogeneizzazione molto più spinta rispetto a quelle tradizionali.
Per poter ottenere nel melt una
temperatura prossima a quella di
fusione, senza scendere con le
temperature impostate al di sotto
di questa per evitare fenomeni di
cristallizzazione, si è dovuto ricorrere a viti dell'estrusore secondario
più lunghe dello standard, arrivando
fino a 40 D. Sono inoltre stati sperimentati quattro diversi profili tenendo conto, nella loro progettazione, di due necessità opposte. Da
un lato una forte azione miscelatrice per avere la massima omogeneità di temperatura, dall'altro un
basso shear per non innescare fenomeni di surriscaldamento per attrito. Infine riguardo alla testa di
estrusione, si è cercato di ritarda-
T e c h n o l o g i e s
Quindi avete effettuato dei veri e
propri interventi tecnologici sulla linea di estrusione?
Sì, l'intera linea di estrusione, nelle
sue parti operative, è stata adattata alle caratteristiche di questo
materiale, tenendo altresì conto
della difficoltà di mantenere in soluzione i gas atmosferici scelti come
espandenti. Le modifiche hanno riguardato le viti dell'estrusore primario e secondario e la testa dell'estrusore stesso. Questi sono
punti nevralgici più o meno comuni
a tutti i processi di estrusione di
polimeri espansi, ma nel caso del
polistirolo normalmente usato esiste una certa tolleranza, per cui la
finestra operativa è abbastanza
ampia e anche le caratteristiche
dell'impianto di estrusione non sono
particolarmente esasperate. In effetti esiste sul mercato una certa
varietà di estrusori (tandem, singoli, bivite), di viti e di teste. Tutti
questi sono ugualmente performanti ovvero in grado di produrre
espansi con caratteristiche soddisfacenti. Nel caso del PLA, invece,
non è ammessa quasi nessuna tolleranza, pertanto si sono rese necessarie molte modifiche.
Te c n o l o g i e
1 - La vite dell’estrusore
primario
deve assicurare la
massima dispersione dell’espandente
nel polimero in modo
omogeneo
2 - La vite dell’estrusore secondario deve
consentire l’abbattimento della temperatura del melt fino a un valore prossimo alla temperatura di fusione del PLA, senza
disomogeneità per non provocare la formazione di isole di materiale cristallizzato
all’interno della massa fusa
3 - La testa deve mantenere una pressione
interna sufficiente a
mantenere
il
gas
espandente disciolto
nel polimero fuso fino
all’uscita
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T e c h n o l o g i e s
Te c n o l o g i e
Estrusore primario ed estrusore secondario dell’impianto pilota nel reparto di R&S di
Coopbox Europe
re al massimo la caduta di pressione concentrandola in corrispondenza delle labbra di uscita. L'intervento sulle sole labbra, ipotizzato inizialmente, non è stato sufficiente e
sono pertanto state costruite due
diverse teste, attrezzate con vari
set di labbra.
In questo modo avevate finalmente
raggiunto l'obiettivo?
Eravamo a buon punto. A seguito
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FOOD Packages
delle prove durate dalla primavera
del 2002 alla fine del 2003 vennero selezionati i componenti che davano i migliori risultati, ma il processo soffriva ancora di un'eccessiva instabilità. Si dovette intervenire sul sistema di termostatazione,
in particolare dell'estrusore secondario e della testa, per avere il
massimo controllo possibile delle
temperature, in quanto anche variazioni normalmente non rilevanti
erano inaccettabili con questo materiale. Ad oggi è stato realizzato
un processo di accettabile stabilità, che consente la produzione di
foglie espanse e la loro trasformazione in vassoi mediante termoformatura. Rimane ancora da risolvere il problema della densità della
schiuma che per il momento è molto più alta di quella ottenibile con il
polistirolo (350 g/L invece di 50).
L'obiettivo del prossimo anno è di
abbassare significativamente la
densità senza penalizzare la stabilità del processo.
Te c n o l o g i e
Chiediamo a Veronica Cornini, ricercatrice R&D in Coopbox Europe,
quali sono gli specifici settori interessati dall'impiego di questa nuova
confezione.
Molti materiali definibili come biopolimeri sono caratterizzati da una
proprietà molto interessante ai fini
della corretta conservazione di vegetali e frutta: una differente e più
vantaggiosa selettività nei confronti della permeabilità ai gas, rispetto ai materiali plastici tradizionali.
Il confezionamento dei prodotti ortofrutticoli presenta infatti alcune
difficoltà legate alla fisiologia dei
prodotti, che continuano a respirare anche dopo la raccolta, consumando ossigeno, producendo anidride carbonica e traspirando elevate quantità di vapor d'acqua.
Questo metabolismo determina
una rapida diminuzione dell'ossigeno, un accumulo di CO2 e di vapor
d'acqua all'interno di confezioni ermetiche o comunque realizzate con
materiali che non consentano un
adeguato ricambio gassoso. Le
nuove condizioni create all'interno
prestazioni barriera nei confronti
dei gas. La coesistenza di tali rapporti stretti tra le differenti permeabilità non consente di realizzare al momento confezioni ottimali
per il condizionamento dei prodotti
ortofrutticoli. In particolare, il rapporto tra la permeabilità alla CO2
e quella all'O2 (selettività) risulta
essere mediamente e costantemente pari a circa 4 (ovvero, a parità di condizioni l'anidride carbonica permea quattro volte più velocemente rispetto all'ossigeno). Da
alcuni lavori sperimentali e dalla
letteratura scientifica emerge invece che tale rapporto, per consentire l'instaurarsi di una corretta atmosfera all'interno della confezione, dovrebbe essere mediamente pari a 1. Qualora un biopolimero riuscisse a garantire tali
prestazioni, o grazie alle sue peculiari prestazioni o per combinazione
di materiali e tecnologia di produzione delle confezioni, il suo impiego nel settore dei prodotti ortofrutticoli sarebbe vantaggioso sia
per la conservazione dei prodotti,
che per la possibilità di impiegare
materiali compostabili o comunque
facilmente smaltibili per la produ-
T e c h n o l o g i e s
Le applicazioni nell'alimentare
L'espansione delle materie plastiche consente di ottenere imballaggi che, a parità di prestazioni, utilizzano una minor quantità di materie prime, quindi un minor utilizzo di
risorse e un minor impatto ambientale. Questo, unito all'utilizzo di biopolimeri completamente degradabili nelle normali condizioni di compostaggio e derivanti da fonti rinnovabili, hanno reso l'impegno di Coopbox un progetto interessante e
concreto non solo dal punto di vista
commerciale e tecnologico ma anche sotto il profilo ambientale.
delle confezioni favoriscono numerose reazioni che hanno come risultato finale un decadimento notevole e rapido del prodotto. La mancanza di ossigeno determina una
modificazione profonda del metabolismo, che da respiratorio si trasforma in fermentativo, con produzione di alcoli, acidi e aldeidi che
conferiscono odori e sapori anomali al prodotto. L'accumulo di CO2 dà
origine a una serie di degradazioni
che comportano decolorazione e/o
imbrunimento dei prodotti. Il ristagnare di umidità all'interno della
confezione dà spesso origine a fenomeni di condensa che favoriscono la crescita microbica con conseguente comparsa di marciumi localizzati. Per favorire l'instaurarsi di
ottimali o comunque buone condizioni di conservazione, i materiali
dovrebbero consentire l'ingresso
controllato di ossigeno, la fuoriuscita controllata di anidride carbonica e di vapor d'acqua dalla confezione. Tuttavia, i polimeri plastici
sono sempre caratterizzati da prestazioni diffusionali in contrasto
tra loro: ottime caratteristiche di
barriera al vapor d'acqua sono
spesso accompagnate da scarse
Il DSA dell'Università di Reggio Emilia
Presso il Dipartimento di Scienze Agrarie della Facoltà di Agraria di
Reggio Emilia, opera un team specializzato nel settore del condizionamento alimentare. Il gruppo di lavoro, condotto da Patrizia Fava, si occupa prevalentemente di tematiche inerenti le interazioni tra alimenti e
materiali, nonché dello sviluppo e della validazione di materiali innovativi. In tale ambito, il coinvolgimento riguarda l'allestimento di prove di
conservazione di alimenti selezionati sulla base delle prestazioni dei
contenitori, preventivamente determinate. Di recente l'interesse si è
focalizzato sui materiali biodegradabili. Si intende infatti iniziare un progetto di valutazione molto ampio, a partire dall'individuazione delle potenziali applicazioni nel settore del "fresco confezionato", passando per
il miglioramento delle prestazioni di barriera. In collaborazione con il Dipartimento Ingegneria dei Materiali e dell'Ambiente della Facoltà di Ingegneria di Modena, si studierà la reale compostabilità di questi materiali (in particolare il PLA) e il loro comportamento in discarica.
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zione di confezioni che hanno un ciclo di vita molto breve.
Te c n o l o g i e
T e c h n o l o g i e s
Quali invece le possibilità per il settore delle carni?
Nel caso della carne fresca rossa,
tra le strategie di condizionamento
che si possono adottare per la sua
commercializzazione troviamo soluzioni agli antipodi: confezionamento
in vaschette in materiali espansi
con avvolgimento in film estensibile
(prestazioni di barriera all'ossigeno
nulle, che servono a mantenere il
colore rosso vivo tipico del prodotto fresco, ma consentono una
shelf-life di pochi giorni) oppure un
confezionamento in atmosfera modificata ad alto tenore in ossigeno
(60-70%) e di anidride carbonica
(20-30%), eventualmente con azoto a complemento di 100 (mantenimento del colore rosso, stasi della
crescita microbica, shelf-life prolungate). Durante la conservazione,
sia breve che prolungata, il muscolo tende a perdere una certa quantità di essudato, di entità variabile
e in funzione dello stato del muscolo al momento della macellazione,
dell'età del bovino macellato e della
carica microbica iniziale. L'essudato, ristagnando nella confezione,
insieme alla condensa che si può
formare all'interno, favorisce la
crescita microbica locale e comunque non risulta esteticamente gradito. Per tale motivo esso viene intrappolato o su accessori di confezionamento (pad assorbenti) o direttamente all'interno della vaschetta. Da una breve esperienza
condotta si sono ottenuti risultati
interessanti confezionando carne
fresca rossa in una confezione di
PLA, in cui l'atmosfera era stata
sostituita con una miscela ternaria
di O2/CO2/N2: il prodotto manteneva un buon colore, lo sviluppo microbico era contenuto e si notava
l'assenza di essudato sul fondo del28
FOOD Packages
la vaschetta, nel corso della conservazione a 4°C per 8 giorni. A
fronte di tali risultati, appare dunque possibile ipotizzare l'impiego
del PLA nel confezionamento della
carne fresca (rossa e non), con gli
indubbi vantaggi legati alla ecocompatibilità della confezione (breve ciclo di vita) e con prestazioni più che
adeguate.
E riguardo al confezionamento dei
formaggi?
Sicuramente rappresentano un'altra categoria interessante sia per
le porzioni tagliate al momento ai
banchi della gastronomia che per
quelle preparate all'interno del punto di vendita ed esposte nei banchi
a libero servizio. Una confezione
realizzata in PLA potrebbe sostituire vantaggiosamente quelle attualmente impiegate e che prevedono l'utilizzo di materiali espansi e
di un avvolgimento con film estensibili. Anche nel caso dei formaggi,
talvolta le prestazioni richieste alle
confezioni prevedono una selettività quasi simile a quella dei vegetali,
in particolare i prodotti erborinati
(gorgonzola e simili) e a crosta fiorita (taleggio), per i quali un corretto apporto di ossigeno e un'adeguata rimozione della CO2 rappresentano condizioni ottimali di
conservazione.
Le implementazioni in
corso
Veronica Cornini, in team con Patrizia Fava e Maria Laura Puglisi del
Dipartimento di Scienze Agrarie
dell'Università di Modena e Reggio
Emilia, stanno lavorando intensamente sulla valutazione delle prestazioni di confezioni interamente
costituite da PLA e composte da
una vaschetta in PLA espanso e laminato chiusa con un lid sempre in
PLA. Le prestazioni esaminate riguardano la velocità di trasmissio-
ne di gas e vapor d'acqua e la valutazione della capacità drenante.
Quest'ultima, unita a una scarsa ritenzione di liquidi all'interno del materiale, è risultata molto elevata
per il PLA espanso ottenuto dal
processo. La velocità di dispersione del liquido verso l'esterno in particolare si è rilevata perfettamente
in equilibrio con la velocità di adsorbimento, in questo modo i liquidi
non vengono trattenuti dalla confezione ma vengono rilasciati all'esterno così lentamente da non bagnare i banchi ove vengono appoggiate le confezioni.
Questi risultati uniti a prove di
shelf life specifiche consentiranno
la messa a punto di ulteriori tipologie di confezione.
Il gruppo Coopbox
"Coopbox Europe è una azienda che ha sempre puntato e
che punta sull'innovazione di
prodotto, di processo, di
mercato", spiega Federico
Lanzani Direttore R&D.
"Siamo un gruppo di persone
che lavorano coerentemente
con un sistema di valori cooperativi, in grado di valorizzare l'insieme di competenze, capacità e potenzialità.
La nostra mission è affermarci come operatore leader
nel mercato europeo degli
imballaggi per alimenti freschi destinati alla vendita
nelle strutture della GDO
fornendo un'ampia gamma di
prodotti di qualità. L'obiettivo principale è diventare un
partner capace di offrire
servizi integrati e completi,
sviluppando veri e propri sistemi di confezionamento innovativi".
Natural Box vince l'Oscar
leggia il mercato dell'imballaggio in
materiali espansi? "Sicuramente
sono fondamentali gli aspetti legati
alla comunicazione e all'identità,
questa edizione dell'oscar in effetti
lo ha dimostrato chiaramente. Si ha
quindi la richiesta di materiali di ottima stampabilità per realizzare imballaggi con nuove forme e colori distintivi. Il contenimento dei costi è
da sempre una delle priorità del
cliente di qui l'impegno nel proporre
bassi ingombri e spessori fini per ridurre i costi di trasporto e di magazzinaggio e soluzioni il più possibile versatili che consentano l'utilizzo
in molteplici settori di applicazione.
Ancora più sofisticati ma ormai di
imminente introduzione sono gli imballaggi intelligenti concepiti quasi
sempre per garantire la sicurezza. E
ovviamente l'attenzione all'ambiente
che non si risolve solo nella produzione di materiali biodegradabili ma
anche nel controllo globale del processo produttivo mediante l'utilizzo
di gas espandenti ecologici e non infiammabili". FOOD Packages
Te c n o l o g i e
ging per
alimenti
freschi
equivalente a
160
anni/uomo". Uno dei compiti più ardui della
R&D è quello di saper anticipare le richieste di mercato. Con Natural Box, frutto
di un progetto partito cinque anni
fa, Coopbox Europe ci è riuscita, e
la vincita dell'oscar lo testimonia:
"Le tematiche ambientali sono da
qualche anno all'attenzione della
clientela. Per Natural Box, Coop
Italia ha collaborato alla realizzazione del progetto (un grazie particolare va a Ulisse Pedretti, Innovative
Packaging Strategies Manager Enviromental Issues) e siamo davvero
soddisfatti di aver vinto per la sezione speciale ambiente. In effetti
questo vassoio può essere sigillato
con film in PLA e la confezione finale è così biodegradabile al 100%.
Natural Box è tre volte ecologico: il
materiale con cui è prodotto è biodegradabile, il gas con cui è espanso è un gas naturale, la struttura
espansa riduce la quantità di materia prima a parità di prestazioni
meccaniche. L'oscar è un vero e
proprio strumento di comunicazione
per le aziende e di promozione delle
novità e delle valenze del settore. È
un ottimo trampolino di lancio per la
nostra novità di prodotto e allo
stesso tempo anche l'ambiente ne
guadagna". Qual è la vision dei prodotti futuri, ovvero verso dove ve-
T e c h n o l o g i e s
Ha partecipato all'Oscar dell'imballaggio 2005, il noto concorso organizzato dall'Istituto Italiano Imballaggio, e ha vinto per la sezione
speciale ambiente - pensare al futuro. L'entusiasmo e la soddisfazione in Coopbox sono grandi, il progetto è frutto di un duro lavoro, di
impegno e di rischi. "L'innovazione di
prodotto è un processo lungo e
dispendioso", spiega Federico Lanzani, direttore R&D di Coopbox.
"Nella fase iniziale le prove e gli
scarti comportano la gestione contemporanea di molti fattori critici.
Non da ultimo il timore di perdere
immagine presso i clienti perché il
prodotto non va bene". Per una
grossa contropartita però... "Certo, a cominciare dal posizionamento rispetto alla concorrenza, alla
possibilità di competere con leve
diverse dal prezzo, al miglioramento della redditività, dei prodotti e
delle tecnologie esistenti. Ogni volta che ci apprestiamo a concepire
un nuovo progetto ci troviamo a rispondere a una serie di interrogativi: quale prodotto proporre? Quale processo e tecnologia? Quali impianti? Produco in modo redditizio?
I prodotti sono validi? E la concorrenza? Per rispondere in modo vincente è indispensabile coordinare al
meglio le risorse interne e avere un
contatto continuo con tutto ciò
che ci circonda. In Coopbox possiamo contare nella sezione R&D su
16 ricercatori e ingegneri di età
compresa tra i 25 ai 58 anni e con
un'esperienza nel settore packa-
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