Extract from FOOD PACKAGES N°3 2005
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Extract from FOOD PACKAGES N°3 2005
G iu 2005 - A NNO I Bimestrale - N° 03 Mag-G edizioni ARTEK Design Il consumatore al centro Poste Italiane s.p.a.- Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art.1,comma 1,DCB Varese. User centred packaging design Overview Un genio di etichetta A smart label DOSSIER La IV gamma Vegetables ready to eat Testing Contaminazioni sensoriali dell'acqua minerale Patrocinato da B I M O N T H LY O N T E S T I N G , D E S I G N & T E C H N O L O G I E S I N F O O D PA C K A G I N G DAI BIOPOLIMERI ALLE CONFEZIONI ECOLOGICHE Natural Box, uno dei figli del PLA Te c n o l o g i e T e c h n o l o g i e s È già ampia la scelta di biopolimeri come materie prime per la produzione di imballaggi ecologici. Tuttavia i processi per la realizzazione delle conf ezioni non sono sempre scontati e richiedono l’impegnativa messa a punto di processi ad hoc. Coopbox Europe, dopo anni di ricerca, ha prodotto un vassoio in PL A espanso. Scopriamo attraverso le tappe del progetto come si può arrivare a una conf ezione ecologica par tendo dal biopolimero A ttualmente i biopolimeri sono impiegati in settori di nicchia. Costano più dei materiali plastici tradizionali, ma l'aspetto economico inaspettatamente non è la prima sfida da vincere per determinarne la massiccia introduzione sul mercato. Il costo più alto di produzione, purché nei limiti di un certo range di competitività, riesce infatti ad essere giustificato facilmente dalla loro natura ecologica. Un'evidenza sufficiente a scalzare potenzialmente i materiali concorrenti vissuti come inquinanti. I terreni di prova più duri e in un certo modo prioritari sono altri. Prima fra tutti la processabilità: è indispensabile che i nuovi materiali possano essere processati sui normali impianti termoplastici e che non debbano richiedere particolari precauzioni durante lo stoccaggio. In secondo luogo la flessibilità di utilizzo che 22 FOOD Packages deve garantire la possibilità di utilizzare gli imballaggi realizzati con i biopolimeri sui normali impianti di confezionamento. Il Gruppo Coopbox ha presentato, allo scorso Emballage a Parigi, Natural Box, un vassoio per alimenti, termoformato in materiale plastico biodegradabile. Questa confezione è il risultato di un intenso progetto di ricerca avviato nell'Ottobre del 2000 che aveva come obiettivo la commercializzazione di contenitori con una sufficiente rigidità per sopportare le sollecitazioni meccaniche del confezionamento e in grado di mantenere forma e caratteristiche meccaniche anche in presenza di liquidi, come si riscontra normalmente nell'imballaggio di diversi prodotti alimentari. Il processo di trasformazione basato sulle macchine già normalmente in uso si proponeva di utilizzare come gas Natural Box, one of PLA's sons Coopbox Group showed, to the last Emballage in Paris Natural box, a tray for foods, thermoformed and made by biodegradable plastic material. This packaging is the result of an intensive research project started in october of 2000 whose aim was the marketing of containers strong enough to bear the mechanical stress during the packaging phase and able to keep their form and their mechanical characteristics also in presence of liquids, as one can already discover in packaging of many foods. The first stage of the project was the choice of raw material, fallen on PLA, a bio-polyester material composed by lactic acid monomers. T e c h n o l o g i e s La scelta della materia prima La prima tappa del progetto è stata la scelta della materia prima, come ci spiega Cesare Vannini, Packaging Systems R&D in Coopbox Europe. Avevamo a disposizione un ventaglio di possibilità. In generale, i biopolimeri possono essere suddivisi in tre categorie. I polimeri estratti direttamente da biomasse, come i polisaccaridi (cellulosa, amido e chitina) e le proteine (caseina e collagene). La natura idrofila di questi polimeri rende il loro utilizzo per il confezionamento di alimenti umidi alquanto problematico. D'altro canto sono considerati delle eccellenti barriere nei confronti dell'ossigeno. Una seconda nicchia comprende polimeri prodotti da microrganismi o da batteri geneticamente modificati. A oggi, l'unico esempio di tali biopolimeri è rappresentato dal polidrossialcanoato. Infine sono disponibili sul mercato, polimeri prodotti secondo i classici processi di sintesi, ma impiegando bio-monomeri rinnovabili. Fa parte di questa categoria l'acido polilattico (PLA), un biopoliestere sintetizzato a partire da monomeri di acido lattico. I monomeri infatti possono essere prodotti da normali processi di fermentazione di carboidrati. La scel- Te c n o l o g i e espandente uno scelto fra i tipi a minor impatto ambientale, meglio se fra i gas atmosferici (N2 o CO2). Ripercorrere, insieme a Coopbox, le tappe di questo progetto ci permetterà di comprendere meglio le potenzialità dei biopolimeri, le loro possibilità di trasformazione in imballaggi finiti e le potenziali applicazioni di confezionamento nel settore alimentare. ta è proprio ricaduta sul PLA, unico a prestarsi a produzioni in scala industriale di contenitori e la cui produzione e il suo impiego aumenteranno in modo consistente nei prossimi anni. Quali sono le caratteristiche di questo materiale? Il PLA è caratterizzato da prestazioni di barriera nei confronti del vapor d'acqua e dell'ossigeno non particolarmente elevate. Relativamente alla permeabilità all'ossigeno, tuttavia i valori di OTR (Oxygen Trasmission Rate) per un film di PLA di spessore variabile tra 20 e 40 µm risultano variare tra 700 e 380 cm3 m-2 24h-1 (a 23°C e 50% UR). Il modulo elastico di 3500 Mpa è comparabile a quello del PS cristallo usato nella produzione di vassoi espansi, pertanto questo materiale possiede caratteristiche FOOD Packages 23 T e c h n o l o g i e s Processo di estrusione e di espansione della foglia di PLA dalla testa dell’estrusone al mandrino di calibrazione Te c n o l o g i e meccaniche idonee all'applicazione che avevamo intenzione di sviluppare. La presenza di umidità non ne compromette le caratteristiche meccaniche percepibili nelle normali condizioni di uso. La trasformazione su estrusori e termoformatrici per termoplastici avviene già normalmente nella produzione di contenitori trasparenti. La messa a punto del processo Dopo aver scelto il materiale prende il via la messa a punto del processo produttivo, come ci spiega Walter Movilli, responsabile sviluppo tecnologie della divisione R&D di Coopbox Europe. Nella produzione di foglie espanse si è soliti utilizzare estrusori tandem che consentono un controllo ottimale della temperatura del melt. Decidemmo dunque di utilizzare questo tipo di estrusore. Durante le prime prove di estrusione, effettuate alla fine del 2001, emersero immediatamente le difficoltà connesse con la trasformazione di questo materiale. Mentre non sembrano esistere problemi particolari per la produzione di manufatti compatti, l'estrusione di schiume presenta problemi di non immediata e scontata soluzione. In effetti i risultati furono molto delu24 FOOD Packages denti, con l'uscita dalla filiera di una poltiglia assolutamente ingestibile, in luogo della schiuma che ci si attendeva. Un inizio poco promettente, cosa accadde in seguito? In effetti anche il passo immediatamente successivo non fu semplice. Con un affinamento delle condizioni operative, si riuscì ad ottenere un estruso espanso, ma a densità molto alta, dell'ordine di 900-1000 g/L. Diversi tentativi di scendere al di sotto di questi valori furono senza successo, portando immancabilmente a un collasso della struttura cellulare. Le difficoltà incontrate dipendono dalla natura cristallina del materiale e dalla sua bassa viscosità allo stato fuso. Ne consegue una resistenza del fuso molto bassa che comporta una scarsissima stabilità della struttura cellulare, oltre alla difficoltà di sostentamento del tubolare estruso nel tratto fra la filiera e il mandrino di calibrazione. Queste difficoltà erano in qualche modo prevedibili? Sì, ce l'aspettavamo. Avevamo già affrontato questa problematica nell'estrusione di schiume in polipropilene e in PET. La differenza era che, mentre nel caso di questi due After choosing the material, the productive process has been set up. The whole extrusion line with its operating parts was fitted to the characteristics of this material, considering the difficulty to keep in solution the atmospheric gases chosen as expanding substances. The modifications concerned the screws of the primary and secondary extrusion system and its head. The tray for meat packaging is still under implementation. We are working hard to estimate the performances of packaging made completely of PLA and composed by an expanded and laminated PLA box with a PLA lid. The examined performances concern the transmission speed of gas and steam and the evaluation of the draining capacity. Concerning this one, the expanded PLA obtained by the process proved to have a high draining capacity and a poor liquids retention inside the material. The liquid dispersion speed towards the outside proved to be perfectly in balance with the absorption speed. In this way liquids are not retained by packaging, but they are released outside so slowly that they keep dry the desks where they are placed. These results together with specific shelf life tests will allow to improve new packaging typologies. materiali erano disponibili sul mercato prodotti con resistenza del fuso migliorata anche se non confrontabile con quella dei materiali amorfi, nel caso del PLA non avevamo questa possibilità. Si decise pertanto di affrontare il problema mediante interventi sulla tecnologia di trasformazione. Nel dettaglio quali sono state le modifiche? Riguardo alla vite dell'estrusore pri- mario, sono stati sperimentati due diversi profili, con capacità di omogeneizzazione molto più spinta rispetto a quelle tradizionali. Per poter ottenere nel melt una temperatura prossima a quella di fusione, senza scendere con le temperature impostate al di sotto di questa per evitare fenomeni di cristallizzazione, si è dovuto ricorrere a viti dell'estrusore secondario più lunghe dello standard, arrivando fino a 40 D. Sono inoltre stati sperimentati quattro diversi profili tenendo conto, nella loro progettazione, di due necessità opposte. Da un lato una forte azione miscelatrice per avere la massima omogeneità di temperatura, dall'altro un basso shear per non innescare fenomeni di surriscaldamento per attrito. Infine riguardo alla testa di estrusione, si è cercato di ritarda- T e c h n o l o g i e s Quindi avete effettuato dei veri e propri interventi tecnologici sulla linea di estrusione? Sì, l'intera linea di estrusione, nelle sue parti operative, è stata adattata alle caratteristiche di questo materiale, tenendo altresì conto della difficoltà di mantenere in soluzione i gas atmosferici scelti come espandenti. Le modifiche hanno riguardato le viti dell'estrusore primario e secondario e la testa dell'estrusore stesso. Questi sono punti nevralgici più o meno comuni a tutti i processi di estrusione di polimeri espansi, ma nel caso del polistirolo normalmente usato esiste una certa tolleranza, per cui la finestra operativa è abbastanza ampia e anche le caratteristiche dell'impianto di estrusione non sono particolarmente esasperate. In effetti esiste sul mercato una certa varietà di estrusori (tandem, singoli, bivite), di viti e di teste. Tutti questi sono ugualmente performanti ovvero in grado di produrre espansi con caratteristiche soddisfacenti. Nel caso del PLA, invece, non è ammessa quasi nessuna tolleranza, pertanto si sono rese necessarie molte modifiche. Te c n o l o g i e 1 - La vite dell’estrusore primario deve assicurare la massima dispersione dell’espandente nel polimero in modo omogeneo 2 - La vite dell’estrusore secondario deve consentire l’abbattimento della temperatura del melt fino a un valore prossimo alla temperatura di fusione del PLA, senza disomogeneità per non provocare la formazione di isole di materiale cristallizzato all’interno della massa fusa 3 - La testa deve mantenere una pressione interna sufficiente a mantenere il gas espandente disciolto nel polimero fuso fino all’uscita FOOD Packages 25 T e c h n o l o g i e s Te c n o l o g i e Estrusore primario ed estrusore secondario dell’impianto pilota nel reparto di R&S di Coopbox Europe re al massimo la caduta di pressione concentrandola in corrispondenza delle labbra di uscita. L'intervento sulle sole labbra, ipotizzato inizialmente, non è stato sufficiente e sono pertanto state costruite due diverse teste, attrezzate con vari set di labbra. In questo modo avevate finalmente raggiunto l'obiettivo? Eravamo a buon punto. A seguito 26 FOOD Packages delle prove durate dalla primavera del 2002 alla fine del 2003 vennero selezionati i componenti che davano i migliori risultati, ma il processo soffriva ancora di un'eccessiva instabilità. Si dovette intervenire sul sistema di termostatazione, in particolare dell'estrusore secondario e della testa, per avere il massimo controllo possibile delle temperature, in quanto anche variazioni normalmente non rilevanti erano inaccettabili con questo materiale. Ad oggi è stato realizzato un processo di accettabile stabilità, che consente la produzione di foglie espanse e la loro trasformazione in vassoi mediante termoformatura. Rimane ancora da risolvere il problema della densità della schiuma che per il momento è molto più alta di quella ottenibile con il polistirolo (350 g/L invece di 50). L'obiettivo del prossimo anno è di abbassare significativamente la densità senza penalizzare la stabilità del processo. Te c n o l o g i e Chiediamo a Veronica Cornini, ricercatrice R&D in Coopbox Europe, quali sono gli specifici settori interessati dall'impiego di questa nuova confezione. Molti materiali definibili come biopolimeri sono caratterizzati da una proprietà molto interessante ai fini della corretta conservazione di vegetali e frutta: una differente e più vantaggiosa selettività nei confronti della permeabilità ai gas, rispetto ai materiali plastici tradizionali. Il confezionamento dei prodotti ortofrutticoli presenta infatti alcune difficoltà legate alla fisiologia dei prodotti, che continuano a respirare anche dopo la raccolta, consumando ossigeno, producendo anidride carbonica e traspirando elevate quantità di vapor d'acqua. Questo metabolismo determina una rapida diminuzione dell'ossigeno, un accumulo di CO2 e di vapor d'acqua all'interno di confezioni ermetiche o comunque realizzate con materiali che non consentano un adeguato ricambio gassoso. Le nuove condizioni create all'interno prestazioni barriera nei confronti dei gas. La coesistenza di tali rapporti stretti tra le differenti permeabilità non consente di realizzare al momento confezioni ottimali per il condizionamento dei prodotti ortofrutticoli. In particolare, il rapporto tra la permeabilità alla CO2 e quella all'O2 (selettività) risulta essere mediamente e costantemente pari a circa 4 (ovvero, a parità di condizioni l'anidride carbonica permea quattro volte più velocemente rispetto all'ossigeno). Da alcuni lavori sperimentali e dalla letteratura scientifica emerge invece che tale rapporto, per consentire l'instaurarsi di una corretta atmosfera all'interno della confezione, dovrebbe essere mediamente pari a 1. Qualora un biopolimero riuscisse a garantire tali prestazioni, o grazie alle sue peculiari prestazioni o per combinazione di materiali e tecnologia di produzione delle confezioni, il suo impiego nel settore dei prodotti ortofrutticoli sarebbe vantaggioso sia per la conservazione dei prodotti, che per la possibilità di impiegare materiali compostabili o comunque facilmente smaltibili per la produ- T e c h n o l o g i e s Le applicazioni nell'alimentare L'espansione delle materie plastiche consente di ottenere imballaggi che, a parità di prestazioni, utilizzano una minor quantità di materie prime, quindi un minor utilizzo di risorse e un minor impatto ambientale. Questo, unito all'utilizzo di biopolimeri completamente degradabili nelle normali condizioni di compostaggio e derivanti da fonti rinnovabili, hanno reso l'impegno di Coopbox un progetto interessante e concreto non solo dal punto di vista commerciale e tecnologico ma anche sotto il profilo ambientale. delle confezioni favoriscono numerose reazioni che hanno come risultato finale un decadimento notevole e rapido del prodotto. La mancanza di ossigeno determina una modificazione profonda del metabolismo, che da respiratorio si trasforma in fermentativo, con produzione di alcoli, acidi e aldeidi che conferiscono odori e sapori anomali al prodotto. L'accumulo di CO2 dà origine a una serie di degradazioni che comportano decolorazione e/o imbrunimento dei prodotti. Il ristagnare di umidità all'interno della confezione dà spesso origine a fenomeni di condensa che favoriscono la crescita microbica con conseguente comparsa di marciumi localizzati. Per favorire l'instaurarsi di ottimali o comunque buone condizioni di conservazione, i materiali dovrebbero consentire l'ingresso controllato di ossigeno, la fuoriuscita controllata di anidride carbonica e di vapor d'acqua dalla confezione. Tuttavia, i polimeri plastici sono sempre caratterizzati da prestazioni diffusionali in contrasto tra loro: ottime caratteristiche di barriera al vapor d'acqua sono spesso accompagnate da scarse Il DSA dell'Università di Reggio Emilia Presso il Dipartimento di Scienze Agrarie della Facoltà di Agraria di Reggio Emilia, opera un team specializzato nel settore del condizionamento alimentare. Il gruppo di lavoro, condotto da Patrizia Fava, si occupa prevalentemente di tematiche inerenti le interazioni tra alimenti e materiali, nonché dello sviluppo e della validazione di materiali innovativi. In tale ambito, il coinvolgimento riguarda l'allestimento di prove di conservazione di alimenti selezionati sulla base delle prestazioni dei contenitori, preventivamente determinate. Di recente l'interesse si è focalizzato sui materiali biodegradabili. Si intende infatti iniziare un progetto di valutazione molto ampio, a partire dall'individuazione delle potenziali applicazioni nel settore del "fresco confezionato", passando per il miglioramento delle prestazioni di barriera. In collaborazione con il Dipartimento Ingegneria dei Materiali e dell'Ambiente della Facoltà di Ingegneria di Modena, si studierà la reale compostabilità di questi materiali (in particolare il PLA) e il loro comportamento in discarica. FOOD Packages 27 zione di confezioni che hanno un ciclo di vita molto breve. Te c n o l o g i e T e c h n o l o g i e s Quali invece le possibilità per il settore delle carni? Nel caso della carne fresca rossa, tra le strategie di condizionamento che si possono adottare per la sua commercializzazione troviamo soluzioni agli antipodi: confezionamento in vaschette in materiali espansi con avvolgimento in film estensibile (prestazioni di barriera all'ossigeno nulle, che servono a mantenere il colore rosso vivo tipico del prodotto fresco, ma consentono una shelf-life di pochi giorni) oppure un confezionamento in atmosfera modificata ad alto tenore in ossigeno (60-70%) e di anidride carbonica (20-30%), eventualmente con azoto a complemento di 100 (mantenimento del colore rosso, stasi della crescita microbica, shelf-life prolungate). Durante la conservazione, sia breve che prolungata, il muscolo tende a perdere una certa quantità di essudato, di entità variabile e in funzione dello stato del muscolo al momento della macellazione, dell'età del bovino macellato e della carica microbica iniziale. L'essudato, ristagnando nella confezione, insieme alla condensa che si può formare all'interno, favorisce la crescita microbica locale e comunque non risulta esteticamente gradito. Per tale motivo esso viene intrappolato o su accessori di confezionamento (pad assorbenti) o direttamente all'interno della vaschetta. Da una breve esperienza condotta si sono ottenuti risultati interessanti confezionando carne fresca rossa in una confezione di PLA, in cui l'atmosfera era stata sostituita con una miscela ternaria di O2/CO2/N2: il prodotto manteneva un buon colore, lo sviluppo microbico era contenuto e si notava l'assenza di essudato sul fondo del28 FOOD Packages la vaschetta, nel corso della conservazione a 4°C per 8 giorni. A fronte di tali risultati, appare dunque possibile ipotizzare l'impiego del PLA nel confezionamento della carne fresca (rossa e non), con gli indubbi vantaggi legati alla ecocompatibilità della confezione (breve ciclo di vita) e con prestazioni più che adeguate. E riguardo al confezionamento dei formaggi? Sicuramente rappresentano un'altra categoria interessante sia per le porzioni tagliate al momento ai banchi della gastronomia che per quelle preparate all'interno del punto di vendita ed esposte nei banchi a libero servizio. Una confezione realizzata in PLA potrebbe sostituire vantaggiosamente quelle attualmente impiegate e che prevedono l'utilizzo di materiali espansi e di un avvolgimento con film estensibili. Anche nel caso dei formaggi, talvolta le prestazioni richieste alle confezioni prevedono una selettività quasi simile a quella dei vegetali, in particolare i prodotti erborinati (gorgonzola e simili) e a crosta fiorita (taleggio), per i quali un corretto apporto di ossigeno e un'adeguata rimozione della CO2 rappresentano condizioni ottimali di conservazione. Le implementazioni in corso Veronica Cornini, in team con Patrizia Fava e Maria Laura Puglisi del Dipartimento di Scienze Agrarie dell'Università di Modena e Reggio Emilia, stanno lavorando intensamente sulla valutazione delle prestazioni di confezioni interamente costituite da PLA e composte da una vaschetta in PLA espanso e laminato chiusa con un lid sempre in PLA. Le prestazioni esaminate riguardano la velocità di trasmissio- ne di gas e vapor d'acqua e la valutazione della capacità drenante. Quest'ultima, unita a una scarsa ritenzione di liquidi all'interno del materiale, è risultata molto elevata per il PLA espanso ottenuto dal processo. La velocità di dispersione del liquido verso l'esterno in particolare si è rilevata perfettamente in equilibrio con la velocità di adsorbimento, in questo modo i liquidi non vengono trattenuti dalla confezione ma vengono rilasciati all'esterno così lentamente da non bagnare i banchi ove vengono appoggiate le confezioni. Questi risultati uniti a prove di shelf life specifiche consentiranno la messa a punto di ulteriori tipologie di confezione. Il gruppo Coopbox "Coopbox Europe è una azienda che ha sempre puntato e che punta sull'innovazione di prodotto, di processo, di mercato", spiega Federico Lanzani Direttore R&D. "Siamo un gruppo di persone che lavorano coerentemente con un sistema di valori cooperativi, in grado di valorizzare l'insieme di competenze, capacità e potenzialità. La nostra mission è affermarci come operatore leader nel mercato europeo degli imballaggi per alimenti freschi destinati alla vendita nelle strutture della GDO fornendo un'ampia gamma di prodotti di qualità. L'obiettivo principale è diventare un partner capace di offrire servizi integrati e completi, sviluppando veri e propri sistemi di confezionamento innovativi". Natural Box vince l'Oscar leggia il mercato dell'imballaggio in materiali espansi? "Sicuramente sono fondamentali gli aspetti legati alla comunicazione e all'identità, questa edizione dell'oscar in effetti lo ha dimostrato chiaramente. Si ha quindi la richiesta di materiali di ottima stampabilità per realizzare imballaggi con nuove forme e colori distintivi. Il contenimento dei costi è da sempre una delle priorità del cliente di qui l'impegno nel proporre bassi ingombri e spessori fini per ridurre i costi di trasporto e di magazzinaggio e soluzioni il più possibile versatili che consentano l'utilizzo in molteplici settori di applicazione. Ancora più sofisticati ma ormai di imminente introduzione sono gli imballaggi intelligenti concepiti quasi sempre per garantire la sicurezza. E ovviamente l'attenzione all'ambiente che non si risolve solo nella produzione di materiali biodegradabili ma anche nel controllo globale del processo produttivo mediante l'utilizzo di gas espandenti ecologici e non infiammabili". FOOD Packages Te c n o l o g i e ging per alimenti freschi equivalente a 160 anni/uomo". Uno dei compiti più ardui della R&D è quello di saper anticipare le richieste di mercato. Con Natural Box, frutto di un progetto partito cinque anni fa, Coopbox Europe ci è riuscita, e la vincita dell'oscar lo testimonia: "Le tematiche ambientali sono da qualche anno all'attenzione della clientela. Per Natural Box, Coop Italia ha collaborato alla realizzazione del progetto (un grazie particolare va a Ulisse Pedretti, Innovative Packaging Strategies Manager Enviromental Issues) e siamo davvero soddisfatti di aver vinto per la sezione speciale ambiente. In effetti questo vassoio può essere sigillato con film in PLA e la confezione finale è così biodegradabile al 100%. Natural Box è tre volte ecologico: il materiale con cui è prodotto è biodegradabile, il gas con cui è espanso è un gas naturale, la struttura espansa riduce la quantità di materia prima a parità di prestazioni meccaniche. L'oscar è un vero e proprio strumento di comunicazione per le aziende e di promozione delle novità e delle valenze del settore. È un ottimo trampolino di lancio per la nostra novità di prodotto e allo stesso tempo anche l'ambiente ne guadagna". Qual è la vision dei prodotti futuri, ovvero verso dove ve- T e c h n o l o g i e s Ha partecipato all'Oscar dell'imballaggio 2005, il noto concorso organizzato dall'Istituto Italiano Imballaggio, e ha vinto per la sezione speciale ambiente - pensare al futuro. L'entusiasmo e la soddisfazione in Coopbox sono grandi, il progetto è frutto di un duro lavoro, di impegno e di rischi. "L'innovazione di prodotto è un processo lungo e dispendioso", spiega Federico Lanzani, direttore R&D di Coopbox. "Nella fase iniziale le prove e gli scarti comportano la gestione contemporanea di molti fattori critici. Non da ultimo il timore di perdere immagine presso i clienti perché il prodotto non va bene". Per una grossa contropartita però... "Certo, a cominciare dal posizionamento rispetto alla concorrenza, alla possibilità di competere con leve diverse dal prezzo, al miglioramento della redditività, dei prodotti e delle tecnologie esistenti. Ogni volta che ci apprestiamo a concepire un nuovo progetto ci troviamo a rispondere a una serie di interrogativi: quale prodotto proporre? Quale processo e tecnologia? Quali impianti? Produco in modo redditizio? I prodotti sono validi? E la concorrenza? Per rispondere in modo vincente è indispensabile coordinare al meglio le risorse interne e avere un contatto continuo con tutto ciò che ci circonda. In Coopbox possiamo contare nella sezione R&D su 16 ricercatori e ingegneri di età compresa tra i 25 ai 58 anni e con un'esperienza nel settore packa- 29